Bisognerà analizzare le conseguenze e mettere in guardia dai pericoli, ma nessuno può essere sorpreso da ciò che è successo. Era una questione di tempo. Sia l'assassinio dell'ambasciatore russo ad Ankara che il bombardamento di Berlino si iscrivono in una logica imparabile, prodotto di un'accumulazione storica precedente, che ha avuto inizio cinque anni fa. Che la rivista Esprit ha chiamato il "nuovo disordine mondiale" e Pablo Bustinduy*, in modo più eloquente, "geopolitica del disastro". DiSantiago Alba Rico Σαντιάγκο Άλμπα Ρίκο سانتياغو البا ريكو Cuartopoder Per capire questo quadro disastroso che produce nuove catastrofi, in un rimbalzo continuo tra pareti chiuse, dobbiamo affrontare questo contesto dalla denuncia di un'illusione molto pericolosa che sembra prevalere tra la sinistra, proprio quando la sinistra è in declino in tutto il mondo. Noti militanti antimperialisti in America Latina, per esempio, interpretano l'uccisione dell'ambasciatore russo in Turchia come una "risposta" per il ruolo crescente della Russia e della Cina nel mondo, che descrive questo ruolo in un tono positivo, come "il peggior incubo per gli Stati Uniti". Questa interpretazione incorre, a mio parere, in un doppio accecamento. Il primo è quello di considerare che l'uomo armato turco, sparando al diplomatico ha difeso in un modo o nell'altro gli interessi degli Stati Uniti, se non era diretto o controllato direttamente da Washington. Il secondo, più grave, è quello di considerare che un "incubo per gli Stati Uniti" è necessariamente una liberazione per l'umanità; che qualsiasi evento o alleanza o cambiamento strategico che mette in difficoltà gli Stati Uniti, corrisponde automaticamente ad un'erosione del capitalismo e rafforzamento della democrazia, della giustizia sociale e dei diritti umani in tutto il mondo.
A breve Günther Oettinger non sarà più il Commissario europeo per l'economia e la società digitali perché è stato promosso alla Commissione bilancio.
Ma prima di lasciare, Oettinger ha presentato due proposte che rischiano di mettere in crisi due fondamenta cruciali di internet: link e caricamento di file. Anche se Oettinger sta andando via, le sue proposte dettate dalle lobby sono qui per restare.
Queste proposte assecondano le richieste di alcune media company che vogliono chiedere a motori di ricerca e social network di indirizzare traffico verso di loro (sì, avete letto bene) e le richieste dell’industria musicale di essere sostenuta nei suoi negoziati con YouTube.
Queste proposte causeranno danni collaterali di grande importanza: renderanno molte abitudini giornaliere e molti servizi usati ogni giorno sulla rete illegali, soggette a tariffe o quantomeno imprigionate in qualche modo dall’incertezza legale.
“La guerra contro la Siria: costruita su una menzogna”
“Gli Stati Uniti hanno il potere di decretare la morte di nazioni”, ha scritto Stephen Kinzer sul Boston Globe. L’articolo di Kinzer è intitolato: “I media stanno fuorviando il pubblico sulla Siria”. Nel suo testo lo studioso del Brown University Institute ha contestato che la disinformazione mediatica del suo paese sulla Siria sta determinando il tipo di ignoranza che consente al governo statunitense di perseguire qualsiasi politica, indipendentemente dalla sua imprudenza, nel paese arabo devastato dalla guerra.
Il governo statunitense può “decretare la morte di nazioni” con “sostegno popolare perché molti statunitensi – e molti giornalisti – si accontentano della storia ufficiale”, ha scritto. Kinzer, in linea di principio, coglie fortemente nel giusto. Il suo articolo, tuttavia, è stata particolarmente popolare tra quelli che ritengonoil governo siriano del tutto innocentedi qualsiasi colpa nella guerra in corso e che Iran e Russia non abbiano colpa alcuna; meglio ancora, il loro intervento in Siria è interamente mosso da motivi morali e altruistico.
Paolo Gentiloni l’ha spuntata: il ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale sostituisce l’amico fraterno Renzi alla Presidenza del consiglio. Da quando circolava con sempre più insistenza il suo nome, un ricordo sfocato mi è tornato alla mente. Correva l’autunno 1983 e a Roma si era conclusa da poco una delle più grandi manifestazioni per la pace della storia italiana. Un milione di persone per dire No ai missili nucleari Nato-Usa in Sicilia. Poi i sit-in di fronte al Parlamento duramente repressi dalle forze dell’ordine.
Con alcuni dei componenti del Comitato XXIV ottobre ci si vede a cena in un signorile appartamento del centro. Tra gli ospiti, schivo e austero, c’era il giornalista Gentiloni, una breve e invidiata esperienza nel movimento studentesco di Mario Capanna, in procinto di assumere la direzione de La nuova ecologia, il periodico di Legambiente ideato con Chicco Testa ed Ermete Realacci che, non vorrei sbagliare, quella sera erano con noi pacifisti e antinucleari. Le evoluzioni o involuzioni del trio legambientalista sono note: Testa volò alla presidenza del Cda di Enel che contribuì a privatizzare; Realacci è oggi presidente della Commissione ambiente della Camera dei deputati, anch’egli in quota Giglio-Renzi, mentre il nobile di origini Gentiloni è incoronato Capo di governo.
Il tempo delle incertezze retoriche è finito. Le cose devono essere chiamate con il loro nome per rendere possibile dare avvio a una reazione democratica coordinata, soprattutto nel campo dei servizi pubblici. Il liberalismo è una dottrina, al tempo stesso politica ed economica, derivata dalla filosofia dell’Illuminismo, che mirava a imporre allo stato la necessaria distanza [dai cittadini] per garantire il rispetto delle libertà e l’emancipazione democratica. E’ stato il motore per l’ascesa, e il continuo progresso, delle democrazie occidentali. Il neoliberismo dei nostri giorni è una forma di economicismo che colpisce continuamente tutti i settori della nostra comunità. Si tratta di una forma di estremismo.
Il fascismo può essere definito come la subordinazione di ogni parte dello Stato a una ideologia totalitaria e nichilista.
Io sostengo che il neoliberismo è una specie di fascismo, perché l’economia ha soggiogato non solo il governo dei paesi democratici, ma anche tutti gli aspetti del nostro pensiero.
Il primo colpo storico contro l’Italia lo mette a segno Carlo Azeglio Ciampi, futuro presidente della Repubblica, incalzato dall’allora ministro Beniamino Andreatta, maestro di Enrico Letta e “nonno” della Grande Privatizzazione che ha smantellato l’industria statale italiana, temutissima da Germaniae Francia. E’ il 1981: Andreatta propone di sganciare la Banca d’Italia dal Tesoro, e Ciampi esegue. Obiettivo: impedire alla banca centrale di continuare a finanziare lo Stato, come fanno le altrebanchecentrali sovrane del mondo, a cominciare da quella inglese. Il secondo colpo, quello del ko, arriva otto anno dopo, quando crolla il Muro di Berlino. LaGermaniasi gioca la riunificazione, a spese della sopravvivenza dell’Italia come potenza industriale: ricattati dai francesi, per riconquistare l’Est i tedeschi accettano di rinunciare al marco e aderire all’euro, a patto che il nuovo assetto europeo elimini dalla scena il loro concorrente più pericoloso: noi. A Roma non mancano complici: pur di togliere ilpoteresovrano dalle mani della “casta” corrotta della Prima Repubblica, c’è chi è pronto a sacrificare l’Italia all’Europa“tedesca”, naturalmente all’insaputa degli italiani.
Facciamo così. I 5Stelle prendono atto della loro manifesta incapacità di governare Roma, sfiduciano Virginia Raggi e rimandano i romani alle urne. Siccome però c’è il rischio che i cittadini romani – inspiegabilmente scettici sulla capacità di governare di quelli capaci, cioè dei partiti di ogni colore che hanno così bene amministrato la Capitale negli ultimi vent’anni – rivotino M5S, annunciano anche la rinuncia a ripresentarsi alle Comunali, per avere la matematica certezza che il prossimo sindaco non sia un grillino, ma uno capace. Siccome, poi, chi non riesce ad amministrare Roma difficilmente riesce ad amministrare l’Italia, i 5Stelle rinunciano fin da subito anche alle elezioni politiche: i sondaggi infatti li danno in calo per il disastro capitolino, ma ancora favoriti alle urne. Così salteranno almeno un turno e si prenderanno una o più legislature sabbatiche per studiare, imparare come si fa e tentare di formare una classe dirigente all’altezza delle ambizioni. Quando saranno pronti, torneranno a candidarsi alle Politiche e Amministrative, e si vedrà se qualcuno ancora si ricorderà e avrà bisogno di loro: circostanza tutt’altro che scontata, visto che nel frattempo l’Italia e Roma, liberatesi finalmente dall’incubo dei populisti incapaci, saranno saldamente tornate nelle mani dei democratici capaci. Cioè ridiventate il regno di Saturno e la città di Bengodi, com’erano rispettivamente fino a quattro anni e a sei mesi fa, prima della calata degli Unni.
Noi ve lo abbiamo raccontato più volte, in un mondo infarcito di psicopatici ovunque questa è la normalità, da domani, il minor profitto ovviamente soggettivo, diventa giusta causa di licenziamento.
Le motivazioni e le analisi le lascio leggere a Voi, questa è una deflazione salariale bellezza e le riforme sono le riforme, non importa cosa prevedono, l’importante è che si continui a svalutare salari, diritti, welfare e via dicendo e la shock economy bellezza.
Gli investigatori della Commissione d'inchiesta hanno individuato uno stabile in zona Balduina, proprio vicino via Mario Fani. Pubblicata la seconda relazione: trattativa aperta grazie all’Olp di Yasser Arafat, con l’intermediazione del famoso colonnello Giovannone, ma ai primi di maggio qualcuno la fa saltare. Occhi puntati su via Massimi, zona Balduina, proprio vicino via Mario Fani. Lì c’è una elegante palazzina, nel ’78 proprietà delloIor, la Banca vaticana, dove gli investigatori della Commissione Moro hanno individuato uncovo delle Bre dove assai probabilmente fu organizzata la prigione di Moro. E’ su quest’ultima ipotesi che si allungano le ricerche. Le novità più ‘pesanti’, da quel che si apprende, non sono state pubblicate nella II Relazione sull’attività della Commissione d’inchiesta: tutta roba che resta secretata per tutelare il lavoro istruttorio ma che è già sul tavolo dellaProcura di Roma.
I punti di partenza delle indagini sono stati tre: una nota della Guardia di Finanza che nell’immediatezza dei fatti parlava di una sede ‘extraterritoriale’, vicina al luogo dell’agguato, come possibile punto di primo riparo; alcuni accertamenti compiuti a suo tempo dalla polizia anche in seguito alla pubblicazione di un noto articolo di Pietro Di Donato pubblicato sul numero di dicembre 1978 della rivista statunitense Penthouse, nel quale venivano forniti precisi e inediti particolari; la ricostruzione delle modalità con cui sono state abbandonate le auto usate per l’agguato: i brigatisti le hanno parcheggiate tutte lì, in via Licinio Calvo, tornando su luogo del delitto, ma non dopo pochi minuti, come vuole la loro versione, ma in varie tappe nelle successive 48 ore.
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha approvato venerdì una risoluzione con 14 stati membri a favore e un astenuto (gli Stati Uniti) di condanna del sostegno del governo israeliano agli occupanti illegali israeliani che rubano terre palestinesi e vi si insediano nella West Bank palestinese.
Poiché Israele è in grave violazione di un gran numero di trattati e di strumenti della legge internazionale sul trattamento delle persone in territori occupati da parte dell’Occupante, avrebbe potuto essere sanzionato per questo comportamento vergognoso.
Si noti che Netanyahu si è candidato su una piattaforma che negava uno stato palestinese. E il governo israeliano ha annunciato migliaia di nuovi insediamenti di appartamenti in terra palestinese solo negli ultimi pochi anni. Tel Aviv è chiaramente intenta ad annettere tutto il territorio palestinese nella West Bank e a cacciare i palestinesi. L’UNSC vuole preservare la possibilità di una soluzione a due stati, ma quella via è già stata bloccata dal furto israeliano di terre su scala cosmica.
«La decisione di far uccidere Moro non venne presa alla leggera. Ne discutemmo a lungo, perché a nessuno piace sacrificare delle vite. Ma Cossiga mantenne ferma la rotta e così arrivammo a una soluzione molto difficile, soprattutto per lui. Con la sua morte impedimmo a Berlinguer di arrivare al potere e di evitare così la destabilizzazione dell’Italia e dell’Europa».
Così parlò nel 2006 Steve Pieczenik, il consigliere di Stato USA, chiamato al fianco di Francesco Cossiga per risolvere la condizione di crisi, in un’intervista pubblicata in Francia dal giornalista Emmanuel Amara, nel libro Nous avons tué Aldo Moro. Ancora prima il 16 marzo del 2001 in una precedente dichiarazione rilasciata a Italy Daily, lo stesso Pieczenik disse che il suo compito per conto del governo di Washington era stato quello
«di stabilizzare l’Italia in modo che la Dc non cedesse. La paura degli americani era che un cedimento della Dc avrebbe portato consenso al Pci, già vicino a ottenere la maggioranza. In situazioni normali, nonostante le tante crisi di governo, l’Italia era sempre stata saldamente in mano alla Dc. Ma adesso, con Moro che dava segni di cedimento, la situazione era a rischio. Venne pertanto presa la decisione di non trattare. Politicamente non c’era altra scelta. Questo però significa che Moro sarebbe stato giustiziato.
Il sistema bancario in Italia è come un piatto di spaghetti super-cucinati e mal conditi. Non si trova nè l’inizio nè la fine di ogni spaghetto. Tutti aggrovigliati, sembrano un serpente dalle mille teste, ma tutti sono infettati dallo stesso male, i loro crediti inesigibili. La cosa grave è che, dato che l’Italia è la terza economia dell’Unione Europea, una crisi bancaria in questo paese sarebbe una minaccia mortale per l’euro e non potrà essere scopata sotto il tappeto. Per il primo ministro Matteo Renzi, il referendum della scorsa domenica sulle riforme costituzionali avrebbe fornito un impianto più dinamico all'amministrazione pubblica per uscire dalla paralisi politica e dalla stagnazione economica. Ma i critici della riforma hanno rifiutato la maggiore centralizzazione del potere politico ed economico risultante dalla vittoria del Si.
Il risultato è stato schiacciante: circa il 60 per cento dei votanti hanno rifiutato le riforme proposte. In alcune regioni dove la disoccupazione è più elevata (ad esempio nel Mezzogiorno) il rifiuto ha raggiunto il 70 per cento. Cos’ha a che fare tutto questo con le banche italiane e l’euro?
Non possiamo dimenticare che Cuba ha subito un accanimento brutale dall'impero.Ha dovuto pagare il prezzo dell'Emendamento Platt* e degli accordi commerciali del 1902 e del 1934 che completavano questo.Fu invasa periodicamente dopo la sua indipendenza: nel 1906-1909, nel 1912, nel 1917-1920 e 1933-1934 e la presenza degli Stati Uniti nella più grande delle isole dei Caraibi, Guantanamo è, oltre ad essere un sito di torture, un residuo di questo interventismo. Questo interventismo nel subcontinente faceva parte del destino manifesto degli Stati Uniti, così l'invasione, l'interferenza e il blocco sono all'ordine del giorno in tutto il ventesimo secolo e nell'ultima parte del ventunesimo secolo. [1]A Cuba, tuttavia, il controllo è statopiù stretto, derivato, senza dubbio, dal processo di liberazione.Questo non ha impedito la formazione relativamente precoce (1923) di un movimento studentesco socialista, guidato dal l'avvocato e poeta Ruben Martinez Villena (1899-1934) e di un movimento socialista dal 1899. Dopo l'instabilità politica in seguito al governo di Gerardo Machado (1925-1933), una soluzione si trova con il binomio formato dall'avvocato Federico Laredo Brú e il militare Fulgencio Batista.Il processo è stato portato a compimento da un'Assemblea costituente eletta dal voto popolare, che ha prodotto la forma della Costituzione della Repubblica di Cuba nel 1940, una delle normative più avanzate per il suo tempo e più vicina al pensiero sociale progressista. [2]
Dopo l'esito del referendum costituzionale, visto il risultato inaspettato, molti si domandavano preoccupati: "Ed adesso cosa accadrà?" Alcuni cantilenavano "…via Renzi, cosa c'è?" Travaglio, in televisione ha detto, in uno dei suoi tanti passaggi: "Troveranno un clone ecc. ecc." Trovato il clone, è stato subito trovato.
E chiaramente a vecchie volpi, come D'Alema, non è sfuggita la solita tendenza al suicidio di questo partito che deriva, ed è una tragedia nella tragedia dall'ex Partito Comunista Italiano. Cosa ha mantenuto di quello? cosa esprime ora? cosa accadrà? Bene, io penso che di tutte queste domande, e di altre simili poco interessi. Quello che è successo, il 60% dei No al referendum con un'affluenza alta per la situazione, il 68,48%, è l'unico dato importante.
Si vede che quando le cose vanno vicino al delirio assoluto il popolo italiano, in qualche modo, reagisce. Lo aveva fatto con Berlusconi, dieci anni fa, lo ha fatto ora con Renzi. E la sconfitta alle votazioni - una testa un voto - ha disvelato il grandissimo vuoto di potere presente ora in Italia. Nei primissimi giorni dopo l'esito referendario nessuno sapeva cosa fare e cosa dire. Poi, coma aveva vaticinato Travaglio, ecco un clone che risolverà nulla, che garantirà tempo di governo buono per rimettere un po' di pezze, con alle spalle però questa chiara presa di posizione popolare.
La scelta di Gentiloni come Presidente del Consiglio rappresenta la completa prosecuzione del governo Renzi e delle sue politiche, della fedeltà del governo italiano alla UE, alla Nato e agli interessi della Confindustria e della finanza. Una vera e propria reincarnazione di Renzi nel nuovo Presidente del Consiglio, la cui figura è un evidente segnale per "rassicurare" la finanza e le istituzioni internazionali. Si cambia il presidente del consiglio per mascherare l'assoluta continuità delle politiche e degli interessi che sono alla base di esse. Il referendum costituzionale ha evidenziato la volontà dei settori popolari di questo paese di un cambio di passo, di una rottura con le politiche che oggi vengono poste in totale continuità. La risposta è un cambiamento fittizio che servirà solamente a mettere al riparo i risultati delle politiche antipopolari di questi anni. Le opposizioni presenti in Parlamento non sono realmente alternative agli interessi del grande capitale. Rappresentano solo diversi settori di esso in contrasto tra loro per determinare le rispettive quote di profitto, ma uniti nell'attacco ai diritti dei lavoratori, ai salari, nel peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari.
MarcoTravaglio sulla campagna stampa del regime contro la Raggi: “UNA DELLE PAGINE PIÙ VERGOGNOSE CHE SI SIANO MAI VISTE NEL MONDO DEL GIORNALISMO NON SOLO ITALIANO”
"L'ambasciatore degli Stati Uniti va bene, basta che non cospiri" Morales sostiene di non essere ancora pronto a lasciare la presidenza, benché rispetti la decisione del paese. Quanto alla vittoria di Trump, secondo lui è da attribuire alla rabbia contro la globalizzazione
Benché la Bolivia stia meglio senza ambasciatore degli Stati Uniti, se lo volessero potrebbero nominarne uno, ha dichiarato a La Jornada il presidente Evo Morales. Ma non chiunque, bensì un diplomatico e non un politico che si dedichi a cospirare contro la sovranità del Paese.
Gli Stati Uniti non hanno un ambasciatore in Bolivia da quando, nel settembre di 2008, il governo di Evo Morales aveva espulso Philip Goldberg, accusandolo di dividere il paese ed appoggiare l'opposizione. Come diplomatico, Goldberg aveva svolto un ruolo rilevante durante la guerra civile jugoslava.
Intervistato a bordo dell'aereo presidenziale, un Falcon 900 EX di fabbricazione francese, nel percorso tra Tarija e Cochabamba, il presidente boliviano assicura che il voto a favore di Donald Trump nelle elezioni statunitensi è stato il prodotto dello scontento indirizzato dalla destra contro la globalizzazione fallita.
Nella piramide della distribuzione della ricchezza, l'1% superiore possiede il 51% della ricchezza del mondo; il 10%, l'89% della ricchezza mentre il 50% inferiore possiede solo l'1%
Supponendo che non intervenga nessun cambiamento nella disuguaglianza della ricchezza globale, ci si aspetta che nei prossimi cinque anni compariranno altri 945 miliardari, portando il numero totale dei miliardari a quasi 3.000. Più di 300 dei nuovi miliardari saranno del Nord America. La Cina è proiettata ad aggiungere più miliardari di quanti non ne conti tutta l'Europa, spingendo il totale della Cina sopra 420.
Credit Suisse stima che la ricchezza totale globale è ora di $ 334trn, o circa quattro volte il PIL mondiale annuo. Dopo la fine del secolo, ci fu in un primo momento un rapido aumento della ricchezza globale, con la crescita più veloce in Cina, India e altre economie emergenti, che rappresentavano il 25% della crescita della ricchezza, sebbene possedessero solo il 12% della ricchezza mondiale nel 2000. La ricchezza mondiale è diminuita nel 2008, ma ha mostrato una ripresa lenta, a un tasso significativamente inferiore rispetto a quello pre crisi finanziaria.
Ora è ufficiale: Sergio Mattarella ha scelto Paolo Gentiloni per formare il nuovo governo in seguito alle dimissioni di Matteo Renzi sconfitto al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. Lo stallo, dunque, è superato. Mattarella ha sostenuto con enfasi, al termine delle consultazioni, che l’Italia «ha bisogno di un governo in tempi brevi», giacché vi sono «scadenze e impegni da rispettare, sul piano interno, europeo e internazionale».
E infatti si può ragionevolmente sostenere che il piano europeo è effettivamente impellente: giovedì 15 vi è il Consiglio Europeo. Entro quella data, Mattarella voleva un governo insediato e con pieni poteri. Per non arrivare impreparati all’appuntamento. Ma quali sono, in concreto, le posizioni di Gentiloni? Quale la sua visione? E come arriverà all’imperdibile appuntamento? Può forse giovarci per un chiarimento delle idee ciò che lo stesso Gentiloni scriveva in un tweet dal suo profilo il 2 agosto 2012: «Dobbiamo cedere sovranità a un’Europa unita e democratica».
Il «nuovo» governo. Il responso referendario e il suo «valore costituente»
Lo spettacolo è francamente inguardabile, a una settimana dal voto che ha travolto Matteo Renzi e il suo governo. Intendo lo spettacolo pubblico, recitato «in alto» dall’intero establishment. Il modo con cui nasce il governo Gentiloni, le procedure del suo incarico (con le cosiddette consultazioni parallele tra il Colle e Palazzo Chigi, cose mai viste!). E poi la sua composizione (fotocopia)
Sono un insulto al voto degli italiani, al principio di realtà, alla stessa Costituzione miracolosamente salvata il 4 dicembre: al suo articolo 1 naturalmente, e al meno noto articolo 54 (che impone, per le funzioni pubbliche «il dovere di adempierle con disciplina ed onore», cioè accettando i verdetti popolari e rispettando verità e parola data). Che a Palazzo Chigi sieda un «uomo di Renzi», che il governo Renzi succeda a se stesso nella maggior parte dei suoi membri, soprattutto che Matteo Renzi continui a detenerne la golden share mantenendo la segreteria del Partito e di lì accanendosi a inquinare la vita politica, dopo aver dichiarato che in caso di sconfitta si sarebbe ritirato da tutto, è un danno d’immagine devastante non solo per lui e il suo partito, ma per l’intero Paese.