3 novembre 2009

UN PO' DI "SUCRE" IN UN MONDO DI AMAREZZA

Di Maximilien Arvelaiz e Manuel Cerezal

In meno di un anno, l’Alleanza Bolivariana dei Popoli d’America (ALBA- TCP) ha concepito e messo in moto un sistema regionale di compensazione dei pagamenti, il SUCRE*, associato ad un valore di scambio comune con stesso nome. Il meccanismo comincerà ad operare nel 2010.

Di fronte alla decadenza di un modello economico che molto presto sarà insostenibile, le autorità economiche internazionali si limitano a mantenerlo sotto perfusione e cercano, invano, le ricette necessarie per riattivare la crescita depressa. Si possono vedere gli sforzi, ampiamente diffusi, nei mass media, dei Premi Nobel Joseph Stiglitz e Amyarta Sen, diretti a ripensare, o meglio, a “ricalcolare”, lo sviluppo, l'espressione di una certa propensione universitaria di diluire l' emergenza della recessione attuale. Un' approcio così sterile quanto la promessa di alcuni, in vigilia dell’ennesimo summit del “G+qualcosa” di “rifondare il capitalismo”.

Non sorprende che l'interesse, per le élite economiche e politiche del mondo è quello di mantenere lo stato quo. Principalmente quando argomentano che la difesa del libero commercio, garantisce l’intensità del libero commercio, e necessario per preservare il tenore di vita degli occidentali. Però le maschere cadono quando diciassette dei venti paesi che condannano congiuntamente il protezionismo si sbrigano a proteggere le loro stesse economie nazionali e i loro sistemi industriali: il discorso economico del G-20 è chiaramente ingannevole. Tanto ingannevole quanto il signoraggio degli Stati Uniti, che rilancia la sua economia lasciando cadere il biglietto verde e continua, in questo modo, a succhiare le ricchezze al resto del mondo.

Al Sud la crisi non è nuova, e sta aggravando i suoi tre principali problemi:
  • L’ asimmetria, da una parte, tra i centri tecnologici di alto valore riconosciuti dal Nord, e dall’altra parte, tra i paesi del Sud, condannati ad essere i primi fornitori di materie prime, privandoli della possibilità di soddisfare le loro necessità fondamentali.
  • L’estrema difficoltà per gli Stati del Sud di sviluppare sistemi produttivi solidi che contribuiscano alla creazione di posti di lavoro dignitosi e al benessere della loro popolazione. Un’altra conseguenza, una in più, delle ricette neoliberali della crescita basate sulle esportazioni.
  • E, infine, l’ostacolo monetario appena sciolto dall’ FMI, che per ammortizzare le incoerenze di un mondo intossicato dai dollari mal ripartiti, recentemente ha optato per una ripartizione generale dei diritti speciali di prelievo (DTS). Diritti che, quando saranno liquidati, ci rinvieranno rapidamente alle negoziazioni delle politiche con un FMI “rinnovato” grazie ai “favori” artificiali del G-20.
Affrontandosi nella pretesa rassegnazione dei popoli di continuare a subire l'insopportabile,e come risposta modesta, ma molto concreta, a questi tre tumori che affliggono le economie del Sud, l’ ALBA (1) ha creato, il 16 ottobre scorso, il Sistema Unitario di Compensazione Regionale di pagamenti (SUCRE) (2), durante il suo settimo summit dei capi di Stato.

Questo meccanismo comincerà a compensare i flussi commerciali, ancora modesti, (3) tra la Bolivia, l’Ecuador, il Venezuela, Nicaragua e Cuba. Il SUCRE si emanciperà così simbolicamente da altri sistemi internazionali di pagamenti utilizzando un valore di scambio comune, il SUCRE. Come anteriormente l’ecu in Europa, il sucre sarà composto da un paniere di monete nazionali. Inizialmente servirà solo per i pagamentitra le banche centrali dei valori dei flussi di commercio internazionale, e non per trasferire capitali. Ma, questi sucre saranno relativamente virtuali, dato che ogni unità emessa e attribuita ad un paese avrà come contropartita il suo equivalente in moneta nazionale, depositata nel Consiglio Monetario Regionale, organo supremo del SUCRE.

Si tratta di un modo originale di utilizzare di meno il dollaro negli scambi tra i paesi vicini ed amici. Tuttavia, all’inizio il sistema dovrà necessariamente essere influenzato dalla pervasività della valuta utilizzata come riferimento per la conversione delle valute nazionali tra di loro, che è ancora il metodo di pagamento preferito di agenti commerciali; e resta anche il fatto che sarà un’ unità di riserva vincolante per le banche centrali. Dopo ogni semestre di operazioni effettuate in sucre sarà necessario, quindi, che le banche centrali convertano le loro partite in dollari, con lo scopo di ossigenare la loro bilancia dei pagamenti. Questa operazione sarà anche, e soprattutto, una forma per mantenere una politica di emissione fissa, garanzia di fiducia contro eventuali rischi speculativi.

Man mano che il commercio inter-regionale s' intensifica, il sucre guadagnerà in peso ed in credibilità. Intervallato da uno scioglimento progressivo di dollari nel tempo, si potrà farere un pagamento alternativo all’interno dell’ALBA, estendendolo anche ai servizi o anche usandolo con altri blocchi monetari in costruzione.

Emanciparsi dal dollaro implica che le autorità commerciali dei paesi membri del SUCRE rispettino il compromesso di consolidare le loro relazioni commerciali... Dal che derivano i due obiettivi a breve e medio termine:
  • In primo luogo, un' espansione equilibrata del commercio. Le prime cifre saranno simboliche: non supereranno l’equivalente di 1.000 milioni di dollari, con lo scopo di provare il sistema senza rischi. Progressivamente, queste quantità aumenteranno. Anche se oggi sono insignificanti, sarà sufficiente la crescita al ritmo degli scambi degli ultimi anni (dal 17 al 26% per anno dal 2005) per trasformarsi in consistenti. La particolarità del SUCRE sarà, in primo luogo, rispondere ai bisogni fondamentali dei paesi membri e di favorire il commercio “complementare”, riaffermando così il ruolo dello Stato nella pianificazione degli scambi;
  • L’investimento incrociato tra i paesi membri, centrato nella consolidazione dei suoi sistemi produttivi e l’applicazione del principio della solidarietà tra gli eccedenti e i deficitari cronici (4). Si tratta di essere interessati allo sviluppo degli altri con il fine di ridurre le asimmetrie commerciali e produttive.
Se il sistema si mette in marcia correttamente, allora, a fine del 2010- ed è in ogni caso quello che i presidenti degli Stati membri, desiderano- la trasformazione di una frazione delle posizioni in deficit in investimenti produttivi potrebbe cominciare a far concretizzare gli sforzi comuni diretti a consolidare il potenziale produttivo delle nazioni ricche sia nelle risorse che nella mano d’opera. L’intermediario di queste operazioni incrociate sarà il Fondo di Riserva e di Convergenza Commerciale (FRCC) che come la Camera Centrale di Compensazione, sarà diretto dalla banca dell’ ALBA (5).

L'orchestrazione di questi sforzi complementari, spetterà al Consiglio Monetario Regionale, il CMR, che a differenza di una banca centrale sovranazionale, non si limiterà ad uno o due obiettivi macroeconomici nè si conformerà emettendo gli orientamenti della politica economica sovranazionale. Il CMR definirà le variabili e i parametri del sistema dei pagamenti, della moneta, e servirà come trasmittente in materia d’informazione commerciale e di politica degli investimenti.

Restano molti “se”, certamente, e grandi sforzi da fare al di là di instaurare il sistema nel 2010. Ma già cinque firme presidenziali hanno dato tutto il loro appoggio ai primi grammi del SUCRE depositati nel piatto di un’economia reale e costruttiva. Di fronte all’arroganza accademica e l’amaro progetto di egemonia che non saranno eterne….

(1) L’Alba , L’Alleanza Boliviana dei Popoli d' America, è nata a dicembre del 2004 come reazione simbolica all’ ALCA, Zona del Libero Scambio delle Americhe. L’ALCA è stata sotterrata definitivamente nel Summit delle Americhe tenutasi a Mar Del Plata (Argentina) a novembre del 2005 in presenza di George Bush. Il presidente boliviano, Evo Morales, propose di aggiungere all’acronimo dell’ALBA la menzione TPC (TLC) che non sono altro che le versioni bilaterali di un ALCA screditata.

(2) In riferimento al nome del Libertador (liberatore) Josè Antonio de Sucre e all’antica moneta dell’Ecuador la cui economia si è “ dollarizzata” nel 200. Leggere: http://www.medelu.org/spip.php?article211

(3) Attualmente, il volume degli scambi interregionali tra i membri del SUCRE rappresentano appena il 5 % del loro commercio globale

(4) Un’idea sviluppata da John Maynard Keynes nel piano che opponeva a Dexter White, capo della delegazione statunitense nella conferenza di Bretton Woods.

(5) La banca dell’Alba dispone di uno statuto giuridico da settembre del 2009.

Fonte: http://www.medelu.org/spip.php?article285

NDT: *Il titolo gioca con la parola “sucre” che in francese significa zucchero e in spagnolo è il nome della nuova organizzazione della moneta dell’ALBA.

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di VANESA

L'ORA DELLA SOVRANITA' ALIMENTARE

di Izaskun Sanchez Aroca

Recuperare il seme locale è molto più che un atto ambientale. E’ un gesto politico che vincola il Nord con il Sud. Si tratta di un gesto politico che collega il nord con il sud e sfida il modello neoliberista di monopolio che ha invaso la nostra alimentazione.

Guardiamo l’etichetta: mele cilene, asparagi peruviani, gamberetti dall’Ecuador, pomodori marocchini, zucche senegalesi...chilometraggio alimentare della terra da cima a fondo per raggiungere i nostri piatti. L’idea di frutta e verdura di stagione o di prodotti locali fanno parte della lista di concetti obsoleti, come ne fanno parte molte varietà orticole. Di fatto, per la FAO, il 75% delle varietà genetiche delle coltivazioni agricole sono scomparse nell’ultimo secolo. E tutto grazie ad una logica neoliberale di mercato che è entrata in pieno nel settore dell’alimentazione. Una logica di monopoli, di mono-coltivazioni che si traduce in prezzi più bassi per i consumatori dei paesi del Nord, alimenti di pessima qualità, grandi benefici per gli intermediari e le multinazionali del settore, e fame e miseria per i paesi impoveriti dove, causalmente, risiedono la maggior parte dei produttori e dei produttori di generi alimentari. Una logica che condanna il movimento contadino alla scomparsa e alla povertà. In effetti, gli ultimi dati della FAO affermano che sono 1.020 milioni le persone mal nutrite. Una cifra che peggiora con la crisi alimentare del 2008, frutto della speculazione, degli agro combustibili, e della congiuntura economica globale. Ciò che è ironico è che il 70 % delle persone che soffrono la fame sono o erano produttori di alimenti.

Il discorso ufficiale parla con allarmismo della mancanza di cibo e del bisogno di una nuova rivoluzione verde nei continenti come l’Africa (questo significa: più semi geneticamente modificati e agro-tossici) per aumentare la produttività. Una rivoluzione che favorirebbe le grandi corporazioni del settore, come la Monsanto, che aumenterebbe considerevolmente le sue entrate e che pregiudicherebbe direttamente i contadini, rendendoli più dipendenti con l’acquisto dei semi modificati ogni anno (i semi OGM si devono acquistare ogni anno, questa è una delle condizioni imposte dalle aziende come la Monsanto, NDT), inquinando la loro terra e la loro acqua e rovinando le coltivazioni tradizionali. Qualcosa che già succede in molti paesi come il Brasile o il Paraguay. Così, mentre nel 2008, il numero di famelici aumentava a 100 milioni, la Monsanto annunciava che durante l’ultimo trimestre di quell’anno i suoi guadagni si erano duplicati grazie alla vendita di pesticidi (glisofato), specialmente in America Latina, e all’aumento dei prezzi dei semi tra il 15 e il 20 %. Semi transgenici destinati alle mono-coltivazioni di soia che sarà esportata perché l’Europa alimenti il suo bestiame. Secondo i dati del Ministerio de Medio Ambiente Rural y Marino (Ministero delle Aree Rurali e Marine, NDT), solo allo stato spagnolo arrivano ogni anno circa 6 milioni di tonnellate di soia transgenica per far mangiare i polli, mucche e maiali. Una soia che nel suo luogo d’origine lascia deforestazione- circa tre milioni di ettari, che equivale alla grandezza della Galizia - inquinamento e migliaia di sfollati e profughi. Di fronte a questa situazione la risposta del movimento contadino non si sta facendo aspettare.

Sta affrontando gli Stati, gli organismi internazionali e le multinazionali, lottando per la sua sovranità alimentare. Questo è definito come il diritto dei popoli a decidere le loro politiche alimentari, produttive e distributive degli alimenti, in modo che si garantisca l’accesso ad un cibo sano, sostenibile e adeguato. Gli alimenti, quindi, restano fuori dall’esigenza dei mercati e delle multinazionali, fuori dalla speculazione. La Via Contadina, una coalizione di 148 organizzazioni creata nel 1992, è la maggior rappresentante a livello internazionale di questa lotta. Un momento centrale per questo movimento è stato il Foro Mondiale sulla Sovranità Alimentaria celebrato a Mali, nel 2007. Lì, più di 500 rappresentanti hanno presentato la dichiarazione di Nyéléni, dove reclamavano il diritto all’acqua, ai semi, alla gestione della terra.

Diritti negati

Diritti che fino ad oggi non sono garantiti in nessun paese. Neanche nello stato spagnolo, in cui il movimento contadino si trova ad affrontare, secondo Isabel Alvarez, del sindacato agrario EHNE, il problema dell’accesso alla terra, “si dà priorità alle infrastrutture e la speculazione prima che all' alimentazione locale”. L’altro grande problema, afferma Alvarez, è la “privatizzazione di tutte le nostre fonti di vita, come l’acqua o i semi”. Ma le alternative si stanno articolando, ed attraverso diversi sindacati agrari e organismi di lavoro, si sta reclamando la sovranità alimentare. Un esempio molto chiaro sono le mobilizzazioni contro le coltivazioni del mais transgenico in Spagna. Il sistema agroalimentare mondiale non è a vantaggio dei consumatori che in modo indiretto ingeriscono transgenici senza saperlo (attraverso la carne e l’allevamento industriale) e vedono scarseggiare la qualità dei loro alimenti (meno sapore, più chimici, meno varietà). Per Isabel Alvarez il loro ruolo è anche importante nella lotta per la sovranità alimentare. Di fatto, un’altra linea su cui si sta lavorando è “l’alleanza con i consumatori ed i produttori, se le persone prendono coscienza e sono capaci di vedere cosa c’è dietro un piatto di cibo, possono costituire una grande forza. Modificando le nostre abitudini di consumo giorno dopo giorno, la situazione può cambiare”.

“Dumping” nel Sud

Pratica attraverso la quale i paesi ricchi invadono, grazie alle sovvenzioni che ricevono, i mercati locali di altri paesi e affondano la loro produzione nazionale. Nel 2004, in Ghana, un chilo di pollo locale costava quasi il doppio di quello proveniente dall' UE.

La cura per l'ambiente

Lo studio più recente dell’ organizzazione internazionale Grain Cuidar, dimostra dai dati sul suolo, come l’agricoltura familiare e contadina possano contribuire ed essere un buon strumento, per combattere il cambiamento climatico, non essendo così inquinante.

Sicurezza alimentare

La sicurezza alimentare difende il diritto delle persone ad avere accesso al cibo necessario ogni giorno. Non dice nulla circa la precedenza o la forma di produzione dell’alimento e le conseguenze che questo può avere.

Fonte: http://www.diagonalperiodico.net/La-hora-de-la-sob-erania.html

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di Vanesa

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2 novembre 2009

HAITI NON COMPRA LA LIBERTA' E LA DEMOCRAZIA AL MERCATO!


Non c'è dubbio che il movimento politico Lavalas si opponeva al modello neoliberale di sviluppo è ora in fase di attuazione in Haiti.

L'insistenza del FMI, la Banca Mondiale e la Inter-American Development Bank sugli "aggiustamenti strutturali", compresa l'eliminazione dei dazi sulle importazioni e le esportazioni, la vendita delle industrie e delle aziende che erano nelle mani dello Stato, il mantenimento di uno salario minimo e una dipendenza ossessiva sul settore privato come motore di sviluppo economico è stato chiamato "il piano mortale".

di Kevin Pina
www.suramericapress.com/

"L'ostacolo maggiore al piano delle istituzioni finanziarie di Haiti è stata la stessa democrazia, il modo in cui il movimento Lavalas rappresentava gli interessi della maggioranza dei poveri e il presidente, due volte eletto Jean-Bertrand Aristide.
Il governo si è rifiutato di privatizzare le industrie chiave come la compagnia telefonica (Teleco) e la società elettrica (EDH) e mentre le istituzioni finanziarie insistevano sul fatto che i programmi sociali sono stati tagliati, il partito Fanmi Lavalas ha beneficiato di queste imprese di Stato per investire nell' alfabetizzazione e fornire milioni di pasti sovvenzionati per i poveri.

Per la prima volta nella storia, Haiti aveva una rete di sicurezza che proteggeva contro la fame e la malnutrizione diffusa. Nonostante le obiezioni delle istituzioni finanziarie e dell' élite economica depredatrice di Haiti, il salario minimo è stato raddoppiato per due volte durante il primo e il secondo mandato di Aristide, per la forza lavoro peggio pagata dell'emisfero. Non è un caso che i due mandati di Aristide sono stati falciati da un golpe.

Dovrebbe essere molto chiaro, anche per l'osservatore più distratto, che questo era uno dei motivi principali del colpo di stato del febbraio 2004, che non solo ha rovesciato il presidente, ma che ha rimosso oltre 7,400 eletti dal livello comunale a incarichi nazionali in tutta Haiti.

Non è stato altro che un tentativo di distruggere movimento maggioritario dei poveri haitiani e il loro diritto di stabilire, attraverso le elezioni, le proprie priorità per lo sviluppo economico basato sulla sovranità e la giustizia sociale.
L'amministrazione Bush e il partito repubblicano appoggiarono l'élite haitiana per rovesciare il governo costituzionale e orchestrare la transizione". Lontani dalla mitologica "rivolta popolare", menzionata spesso dai ben pagati giornalisti, il rovesciamento della democrazia in Haiti, nel 2004 è stato violento e perpetrati dalle antiche forze militari e dai comandanti degli squadroni della morte che fecero una strage.

La minoranza pagata dall' elite benestante scesa in strada per dare l'impressione di una rivolta popolare non è stata in grado di far cadere il governo, per questo lanciarono i cani di guerra ben curati che avevano nella vicina Repubblica Dominicana.

E non era diverso dai recenti sviluppi in Honduras: un presidente rapito in casa sua contro la sua volontà nel bel mezzo della notte e costretto a salire su un aereo, mentre il crimine cominciava per assicurare il trionfo dei cospiratori.

Due anni dopo il colpo di Stato 2004, in Haiti ha chiarito quali fossero le intenzioni della Organizzazione degli Stati Americani, Nazioni Unite e la comunità internazionale. Tutti hanno beneficiato del regime instaurato dagli Stati Uniti che prese il potere e scatenò una campagna senza precedenti di esecuzioni sommarie, episodi regolari di sparare ai manifestanti disarmati e di arresti arbitrari.

Tutto questo fatto nel nome di “restaurare la democrazia”. E’ stato un periodo di grandi violazioni dei diritti umani commessi sotto la protezione delle Nazioni Unite che con successo oscurarono e occultarono quello che è successo fino ad oggi. Confrontando migliaia uccisi, imprigionati e costretti all'esilio, il movimento Lavalas poté eleggere Rene Preval, il nuovo presidente nel 2006. La sua speranza era che avrebbe potuto fermare la repressione, liberare i prigionieri politici e permettere il ritorno di Aristide ad Haiti.

Quello che non potevano sapere è che lui aveva già firmato a favore del cinico progetto di distruggere il movimento popolare come preparazione per portare Haiti in un nuovo campo di sviluppo economico neoliberale e al “piano mortale” che tanto loro avevano contrastato. Nonostante i più di 4 miliardi di dollari di aiuti internazionali dopo il golpe del 2004, la vita ad Haiti è peggiorata, mentre l’elite depredatrice era libera di spremere più profitto possibile dalla disperata popolazione.

Con un limitato investimento, l’elite avrebbe usato il suo monopolio sulle importazioni di prodotti alimentari a rubare più di 1.500 milioni di dollari che familiari e amici inviavano annualmente dall’estero ai loro familiari e affetti in Haiti nello sforzo di mantenerli vivi. Un accordo “dolce” per i monopolisti che si assicuravano che la ridistribuzione della ricchezza cadesse nelle loro tasche, anche quando le proteste pubbliche contro la crescente miseria e fame aumentavano in aprile del 2008.

Tutto il tempo il movimento Lavalas ed i poveri si sono mantenuti attivi dimostrando contro il golpe e richiedendo giustizia ed il ritorno di Aristide. I loro leader furono fatti sparire forzatamente, come nel caso di Lovinsky Pierre- Antoine nell’agosto del 2007, o forzati a marcire in carcere come Ronald Dauphin, o a soccombere ai maltrattamenti come nel caso del Padre Gerard Jean- Juste il 27 maggio 2009.

Tuttavia altri sono stati corteggiati da Preval e hanno ricevuto offerte di posizioni di potere all'interno del suo governo se davano le spalle alla loro storia e al movimento Lavalas. Dopo sono venute le ritardate elezioni al senato in aprile e giugno del 2009 dove si diede il colpo finale a Lavalas.

Il partito Fanmi Lavalas sarebbe stato escluso dalla partecipazione alle elezioni per una questione tecnica, non perché esistesse la possibilità che vincesse se entrava nuovamente in campo politico. Nonostante questo Lavalas boicottò le selezioni e lo fece così effettivamente diventarono uno scherzo in relazione a qualsiasi valorizzazione di partecipazione democratica.

Non è stato altro che un rifiuto collettivo a Preval e alla comunità internazionale. Uccidere, incarcerare, esiliare, dividere, escludere e comprare tanto quanto hanno potuto si presentò come la strategia a lungo termine per distruggere Lavalas e per far apparire Haiti come storia trionfante dell’esito neoliberale nei Caraibi.

Anche così la maggioranza povera di Haiti è una forza elastica e speranzosa. Spera che con l’elezione di Obama, come primo presidente con sangue africano degli Stati Uniti, la politica estera degli Stati Uniti verso Haiti cambi. Ma non è cambiata.

Si sperava, almeno fino alla sua visita a giugno a Andy Apaid sostenitore del golpe e promotore del modello neoliberale, che la nomina di Hillary Clinton come Segretaria di Stato facesse una differenza.

Si sperava nella nomina di Bill Clinton come Inviato Speciale a Haiti delle Nazioni Uniti, avrebbe segnato un cambiamento,fino a quando ha fatto del suo meglio per ignorare le petizioni che gli venivano fatte frequentemente, durante le sue brevi visite negli ultimi due mesi. Al contrario lui ha parlato di coordinare l’aiuto delle ONG in vista dell’istituzione di un nuovo “piano mortale” come venne postulato dal consigliere economico delle Nazioni Uniti, Paul Collier, lo stesso piano mortale neoliberale degli anni 80 fatto da Reagan per la conca dei Caraibi.

Ignorando la storia, apponendo il proprio nome e annunciandolo come nuovo ad una stampa acritica che no sa. Le istituzioni finanziarie lo scoro giugno hanno annunciato che hanno cancellato 1200 milioni di dollari di debito ad Haiti, la maggior parte era stata acquistata da ex dittatori e i loro soci dell' elite benestante, che erano stati sponsorizzati dagli Stati Uniti.

Deve essere rassicurante andare a letto la notte, in un mare di terribile povertà, ma sapendo che uno è il “motore dello sviluppo economico del mondo e che uno non ha mai sbagliato”. Adesso arriva l’atto finale del ritorno ufficiale di Haiti al neoliberismo: precisamente questa settimana il Parlamento haitiano ha decretato il lavoratore haitiano come peggior stipendiato dell’emisfero.

Votano a porte chiuse il “doppio stipendio minimo” di 3,75 dollari al giorno, circa di 38 centesimi l’ora in una giornata normale di 10 ore. Il "vantaggio comparativo" di Haiti, nel quadro della politica economica neoliberista si è solidificata, si tratta di lavoro a buon mercato che mantiene il prezzo basso del lavoro nell’emisfero e nel mondo. Il vantaggio di Haiti dall’epoca di Reagan è stata quella di mantenere gli stipendi bassi nell’emisfero, l’haitiana è la forza lavorativa più economica e contro di lei devono competere altre forze lavorative della regione.

Dovrebbe servire da consolazione sapere che anche se uno non potrà mai guadagnare sufficiente denaro per uscire dalla povertà, anche lavorando 10 ore al giorno, almeno sta svolgendo un piccolo ruolo nel mantenere il prezzo del lavoro “sufficientemente basso” in modo che i manifatturieri tessili e i loro soci dell' elite ricevano buoni guadagni.

Si può dormire la notte sapendo che il Congresso degli Stati Uniti hanno così tante speranze, come uno in che la legislazione che assicura ai manifatturieri tessili degli USA buoni di tasse, paghino i ben guadagnati 3,75 dollari al giorno che il Parlamento haitiano ha appena approvato.

Tutto ciò che rimane della piattaforma ad Haiti della ex signora delle ONG e attuale primo ministro, Michele Duviviere Pierre- Louis è di sedersi nel teatro con Bill Clinton per annunciare “formalmente” che il periodo di incubazione del nuovo-vecchio Piano Mortale è finito e che è nato con rinnovata speranza ad Haiti.

I corpi sono seppelliti e il sangue è stato lavato, e quindi adesso Haiti può girare pagina su Lavalas e quelli che nella maggior parte dei poveri hanno avuto l’audacia di pensare che le selezioni significano che loro possono scegliere un’alternativa. Qualsiasi analista degno di questo nome che capisce la storia haitiana non scommetterebbe, però, che la situazione sia finita.

Vale la pena di ripetere le parole del presidente haitiano eletto democraticamente e fatto cadere nel 2004 e ancora esiliato in SudAfrica, Aristide, che una volta disse “Pèp pa achte libète ak demokrasinan mache" o “Il popolo non compra la sua libertà e democrazia al mercato”.

Nel mondo d’oggi qualsiasi cosa sembra possibile, con un Democratico alla Casa Bianca e un altro nel Congresso- specialmente uno deve il suo successo alla piattaforma di “Cambio nel quale lei possa credere”. La lezione per i poveri del mondo continua ad essere la stessa; quando parliamo di Partito Democratico non confondere speranza con cambiamento, specialmente se quello è tutto ciò che ricevi per le tue 10 ore di lavoro”.
upsidedownworld.org

Fonte: http://selvasorg.blogspot.com/2009/10/haiti-no-compra-libertad-y-democracia.html

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di Vanesa

OBIETTIVO: SCHEDARE IL DNA DI TUTTA LA POPOLAZIONE

di Jean Marc- Manach
Bug Brother
  • Il primo passo consiste nello stabilire l’infrastruttura e impegnare tecnici di laboratori. E questo dovrebbe portare via almeno un anno.
  • L’obiettivo è schedare, finalmente, tutta la popolazione.
  • La nostra meta è quella di ottenere i campioni di un milione di persone all’anno, e questo dovrebbe richiedere 10 anni, se teniamo conto dell’evoluzione della popolazione.
Il DR. Ahmed al Marzooqi, è il responsabile della base nazionale dei dati del DNA del ministero degli Interni degli Emirati Arabi Uniti.

Gli Emirati sono il primo paese che ha deciso di creare uno schedario delle impronte genetiche di tutta la sua popolazione, incluso gli espatriati, gli immigraTi ed i "visitatori", in modo indefinito, o almeno fino alla sua morte.

I primi ad essere schedati saranno i minorenni, dato che la maggior parte dei crimini cominciano quando sono giovani. Se li identifichiamo a quell’età, sarà più facile riabilitarli prima che commettano crimini più gravi”.

The National, il giornale inglese (controllato dalla famiglia reale di Abu Dhabi) che pubblica l’informazione, segnala ad un passo, che alcuni “funzionari” hanno suggerito che la schedatura generale dell’informazione genetica della popolazione, poteva richiedere una nuova legislazione.

Il DR. Al Marzooqi non è d’accordo:
  • Si tratta di una semplice misura di sicurezza e si ordinerà a tutta la popolazione di aprire la bocca per permettere che i tecnici delle forze di sicurezza prendano un pò di saliva. Non è necessario fare un dibattito pubblico, una legge o un controllo di conformità delle più alte cariche dello Stato
D'altronde, la banca dati nazionale è stata creata, e i kit di prelievo sono stati ordinati.

Apprendisti stregoni o all'avanguardia?

Certamente, alcuni s'interrogano su determinate questioni etiche, cominciando dal fatto di schedare innocenti, così come a tutta la popolazione, mentre, fin' ora, si schedavano solo i criminali.

Il DR. Al Marzooqi rifiuta totalmente questo tipo di critiche:
  • “Questo sforzo sarà di enorme utilità nel caso di un disastro naturale o umano (per poter identificare i resti dei cadaveri, fare le prove di paternità e concedere la cittadinanza ai figli espatriati, N.DR) Questo ridurrà anche drasticamente i crimini, così come la quantità di innocenti sospettati erroneamente, e permetterà, in maniera scientifica, d’identificare i criminali molto più velocemente”
Alec Jeffreys, il padre del DNA giudiziale, si mostra più dubbioso e ha chiesto una “giustificazione trasparente dei motivi per elaborare uno schedario universale al posto di un data base unicamente con il DNA dei criminali

  • Sarà interessante vedere come si svilupperà. Avrà un’importanza considerevole nel modo in cui altri paesi affrontino il problema.
  • Se si percepisce come un gran successo totalmente accettato dalla popolazione, penso che porterà molti altri paesi a seguire la stessa strada.
  • Se, per qualunque motivo, sarà un disastro, sarà la fine di questa storia. Per questo motivo, questa esperienza è interessante.
Il DR al Marzooqi si dichiara cosciente dell’importanza di questa “sfida”:

  • “Siamo convinti che gli aspetti positivi vinceranno su quelli negativi. La protezione della vita privata è così importante per noi quanto lo è per il pubblico.
  • Stabiliremo norme di applicazione molto ristrette e procederemo ad esami supplementari quando le mostre saranno usate in processi giudiziali, per garantire la loro validità”.
Il 75 % delle persone schedate non è stata condannata.
Nel suo editoriale, The National, sottolinea che “la chiave è la fiducia nel governo”.
Ma si sa che, matematicamente parlando, quante più persone schedate ci sono, maggiore è il rischio d’errore.

Falsi positivi (una persona identificata per errore), falsi negativi (una persona dichiarata innocente per errore), errori di manipolazione, conservazione, etichettatura, analisi; gli annuari giudiziari già menzionano decine di casi di errori giudiziali sulla questione delle impronte genetiche: Il ne faut pas “croir” les “ experts” (Non bisogna credere agli esperti)

Per non parlare del rischio di “perdita” di dati, venduti o cambiati da persone senza scrupoli, o la possibilità di usare questi DNA con scopi medici, per identificare futuri malati, aumentare o diminuire le polizze vita, e senza dimenticare le velleità di alcuni eugenisti.

Schedare tutta la popolazione è una scelta politica alla quale sono stati coinvolti anche, in particolar modo, la Francia e il Regno Unito, che hanno preso l’abitudine di schedare non solo le persone con condanne, ma anche semplici sospetti e anche coloro che successivamente sono dichiarati innocenti (che è il caso di 800.000 sui 4,5 milioni di britannici schedati, vedere "Le père de la preuve ADN critique le fichage de ses concitoyens britanniques" – Il padre della prova del DNA critica la schedatura dei suoi concittadini britannici)

Olliver Joulin, del sindacato della magistratura, me l'aveva spiegato molto bene nel 2007:
  • Secondo un metodo collaudato, in un primo momento si giustifica un attentato generale contro le libertà pubbliche insistendo sul suo carattere eccezionale (delitti sessuali gravi) e sull’importanza delle forme di controllo, in modo particolare per quanto riguarda l’abilitazione del personale e i protocolli che saranno messi in pratica.

  • Tutto questo viene messo in evidenza per tranquillizzare coloro che gridando a rischio di attentati alla libertà.
    Dopo si estende al campo applicativo del FNAEG
    (Archivio Nazionale Automatizzato delle Impronte Genetiche francese, N.d.R) che attualmente interessa quasi tutte le infrazioni, e riduce le possibilità di controllo. L’eccezione diventa la norma.”

Creato nel 2002 per schedare i criminali sessuali, il FNAEG si è esteso a quasi tutti i crimini e delitti (137, per essere precisi, con notevole eccezione dei delitti finanziari). Ormai sono schedate 1.080.000 persone, delle quali 263.000 sono state condannate, si registrano 30.000 schedature mensili (la cui tariffa unitaria è stata fissata a 17 euro, ma questa spesa potrebbe arrivare a 300€).

Più del 75 % delle persone ha il DNA schedato in Francia, continuano ad essere, quindi, “presunti innocenti”, ma per essere state sospettate un giorno, vennero processate e schedate.

Dall’altra parte, questi “innocenti” costituiscono la fonte principale di alimentazione del FNAEG, come si può osservare in questo grafico:

http://www.rebelion.org/imagenes/94223_1.jpg

La schedatura generalizzata è in marcia.

Le Monde ha rivelato recentemente che, dalla sua creazione, il FNAEG, ha permesso 25.000 comparazioni tra le impronte prese nella scena di un delitto e le impronte schedate.

“Certo, è possibile risolvere i casi, ma adesso ci troviamo in una logica di alimentazione dello schedario, pensa Matthieu Nonduelle, segretario generale del Sindacato della Magistratura. Nessuno predica lo schedario generalizzato ma, di fatto, lo stiamo facendo”.

Due personalità della politica francese, Jean–Christophe Lagarde e Christian Estrosi, si sono pronunciati a favore della schedatura generalizzata della popolazione, fin dalla nascita (vedere “ la petition pour l’abrogation du FNAEG” – petizione per abrogare il FNAEG ) si è presentato un progetto di modifica in questo senso che dopo è stato tolto dall’agenda parlamentare perché era troppo costoso.

Coloro che rifiutano (volontari, sindacalisti, militanti politici...) questa forma di schedatura rischiano un anno di prigione e 15.000 euro di multa. Tra il 2003 e il 2005, su 452 persone che hanno rifiutato la schedatura genetica, 108 sono state dispensate da pene, 267 sono state in carcere (3 mesi in media), 16 hanno avuto la condizionale e 58 hanno pagato multe ( in media 300 euro).

Il collettivo “RefusADN” ha lanciato una campagna di cancellazione dal FNAEG citando il caso particolare di un adolescente che, per aver fatto un sit-in di fronte ad un istituto per protestare contro la soppressione degli esami preparatori- una questione chiusa poi per mancanza di prove- si è visto le sue impronte digitali e genetiche schedate dalla polizia. La CNIL è intervenuta e quei dati furono cancellati.

Secondo il collettivo RefusADN, da come riporta il quotidiano The Brick, il 10% di rifiuti è sufficiente per intasare completamente i tribunali ...

Si legga anche del mio collega Bruno Fay, Les maitres de l’ADN (I maestri del DNA, NDT) sulla privatizzazione del patrimonio genetico di tutti gli islandesi; e sul mio blog Bug Brother:
Il ne faut pas “croire” les “ experts (Non bisogna credere agli esperti, NDT) (sugli errori giudiziale vincolati in modo speciale al DNA),
Comment légaliser les fichiers policiers? (Come per legalizzare gli archivi della polizia)
Le quart des 58 fichiers policiers est hors la loi (Un quarto dei 58 archivi di polizia è fuorilegge) e
En 2008 , la CNIL a constate 83% d’erreurs dans les fichiers policiers (Nel 2008, la CNIL ha rilevato l'83% di errori nellle schedature della polizia)

Fonte: http://bugbrother.blog.lemonde.fr/2009/10/08/objectif-ficher-ladn-de-toute-la-population/

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di Vanesa

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31 ottobre 2009

ALIMENTANDO LA POLVERIERA SOCIALE

Aziende e banche si “salvano” mentre mantengono la disoccupazione negli USA.

La tendenza sembra essere confermata: Nonostante l’annunciata “riattivazione” della prima economia imperiale, le banche e le aziende, maggiormente, non riassumono personale e, al contrario, cercano di migliorare i loro margini di guadagno mantenendo lo stesso gruppo di mano d’ opera, nonostante che, apparentemente, le condizioni di produzione e di commercializzazione siano migliorate.

In uno scenario, caratterizzato da una dubbiosa “ripresa economica” (della quale tutti dubitano) e con un aumento del deficit e della disoccupazione negli USA, la borsa, le macro aziende e banche quotate a Wall Street, continuano a raccogliere guadagni multimilionari che si contraddicono con i numeri ufficiali dell’economia reale. La cosiddetta “riattivazione” ha chiaramente due letture parallele: Da una parte, la piovra finanziaria di Wall Street e le borse mondiali, riciclano una nuova “bolla” di profitto, non più con denaro speculativo proveniente dal settore privato ma da fondi pubblici (delle tasse pagate da tutta la società), messi compulsivamente al servizio di un nuovo ciclo di guadagno capitalista attraverso la crisi. Attualmente, le grandi banche di Wall Street (responsabili della crisi finanziaria) stanno guadagnando nuovamente delle cifre milionarie, ma non attraverso prestiti ai consumatori e aziende produttive, ma dalla comra-vendita speculativa di azioni e dell’acquisto di istituzioni fallite che dopo ricapitalizzano in borsa.

Tuttavia, i settori non finanziari non godono dello stesso recupero, come segnala il Wall Street Journal.

Nonostante gli annunci di un recupero dell’economia, aziende e banche stanno ancora licenziando ed ottenendo guadagni attraverso la riduzione dei costi (inclusa la riduzione degli stipendi) al posto di potenziare l’aumento della produzione e delle vendite attraverso la ri-occupazione lavorativa. Come giornalmente registra la stampa economica, le aziende in tutti i settori dell’economia statunitense, mantengono congelati i contratti, anche nei momenti in cui le prospettive di guadagno migliorano. La storia si ripete in tutti i settori dell’economia statunitense, in fabbriche, hotel e banche. La settimana media di lavoro adesso è scesa a 33 ore, la cifra più bassa da quando si è iniziato con il registro di statistiche durante il 1960. La produttività, o la produzione per ore di lavoro, è aumentato ad un tasso annuale del 6,6 % nel secondo trimestre, man mano che i datori di lavoro licenziavano più velocemente di quanto non ritagliassero la produzione.

I contratti di lavoro restano sempre relegati durante i periodi di recupero economico, ma questa volta le prospettive sono peggiori, affermano gli economisti citati dal Wall Street Journal. “A Wall Street, si sente parlare di ritorno alla redditività, di fine della recessione e della necessità di una 'strategia di uscita", ha detto Lawrence Summers di recente, consigliere economico della Casa Bianca. “Posso assicurarvi che per la gente comune, per la quale la disoccupazione è in aumento, la situazione è molto diversa” Eppure, a molti statunitensi, sembra che Wall Street sia stata riscattata ma non loro, per Summers. “Così come in una guerra, ci sono vittime non intenzionali, così anche nei riscatti economici ci sono beneficiari non intenzionali”, ha aggiunto. La maggioranza degli analisti si aspettano un prolungato periodo di elevata disoccupazione, e molte aziende hanno dubbi persistenti su quanto durevole sarà il momento positivo e attribuiscono l’aumento della domanda in gran parte alla decisione di molti clienti di ricomporre i loro inventari e ai piani di stimolo del governo, più che a una forza di fondo nel mercato.

Le aziende affrontano incertezze sui costi potenziali di misure di regolamentazione – come un ampliamento della copertura medica e leggi sul cambiamento climatico- che potrebbero aumentare i costi lavorativi. Inoltre, dice il Journal, molti datori di lavoro hanno imparato come produrre di più con meno persone rispetto a quanto credevano fosse possibile. “Considerate le prospettive di incertezza nell’economia e le condizioni per ottenere un credito, le imprese sono riluttanti ad assumere i lavoratori”, afferma l’economista Mark Gertler dell’ Università di New York. “Questo è un mercato del lavoro molto difficile. Sembra che sarà un lento processo”.

Nel breve termine, esigere più personale esistente significa meno contratti. Inoltre, c’ è un altro fattore che contribuisce alla mancanza di opportunità lavorative: le aziende che hanno eliminato le ore extra e hanno ritagliato le giornate di lavoro durante la recessione possono aumentare la loro produzione semplicemente aumentando le ore di lavoro della sua squadra. Il capitalismo industriale o commerciale statunitense, con l’argomento della “catastrofe economica” riduce il “costo del lavoro” licenziando, riducendo stipendi e sopprimendo i benefici sociali e “sfruttamento”delle forze che restano impiegate. Rimpiccioliscono altre spese (e investimenti) della produzione per guadagnare lo stesso producendo e vendendo di meno, il che acutizza la recessione e genera una riduzione del consumo e licenziamenti.

Dalla parte sua, lo Stato nordamericano abbassa il “costo sociale” attraverso la riduzione della spesa pubblica (salute, abitazioni, educazione, ecc) per compensare la perdita dei guadagni durante la crisi. In questo modo, il sistema capitalista USA (Stato e aziende private) scaricano il costo del collasso recessivo economico (la crisi) sul settore stipendiato (forza lavorativa in massa) e la massa meno protetta e maggioritaria della società (popolazione povera con limitate risorse di sopravvivenza). Attraverso i licenziamenti e la riduzione della spesa sociale che aumentano i livelli di deprivazione economica e sociale di mercato, dalla precarietà economica all’esclusione in massa dal mercato del lavoro, le banche e le aziende mantengono i loro tassi di guadagno al costo di disoccupazione e depressione dell'economia reale.

Per il Journal, gli Stati Uniti hanno eliminato 7, 2 milioni di posti di lavoro da quando è cominciata la recessione a dicembre del 2007, la maggior concentrazione dal periodo della Grande Depressione. Anche -afferma- se il mercato del lavoro cominciasse a creare lavoro con la velocità che si è registrata durante l’auge degli anni 90, quando si sono aggiunti 2,15 milioni di posti di lavoro nel settore privato annualmente, gli Stati Uniti non recupererebbero un tasso di disoccupazione del 5% fino alla fine del 2017. In questo processo, di “sfruttamento capitalista” (che retrocede le conquiste sociali e sindacali a fasi inferiori) si spiega il mantenimento del guadagno aziendale (guadagni capitalisti) mentre l’economia reale continua a frantumarsi a causa della disoccupazione e della non riattivazione del consumo.

Fonte: http://www.iarnoticias.com/2009/secciones/norteamerica/0106_alimentando_polvorin_social_26oct09.html

Tradotto per Voci Dalla Strada da
Vanesa

30 ottobre 2009

IL NUOVO PACCHETTO TELECOM DELL'UE: L'IMPERO DEL COPYRIGHT CONTRATTACCA

Ci troviamo di fronte ad uno dei momenti più duri della storia d’Internet Dopo due tentativi falliti, le lobby dell’industria del copyright cercheranno di fare in modo che il parlamento europeo approvi il pacchetto Telecom. Questo pacchetto di misure legali rappresenta un taglio dei diritti digitali che non ha precedenti:
  • a) permetterà che ti stacchino la connessione ad internet senza garanzie giudiziarie (potrai andare in giudizio tre anni dopo per far valere i tuoi diritti)
  • b) terminerà la neutralità della rete, cioè, gli operatori potranno filtrare il traffico che promuove i web con cui hanno dei contratti firmati emarginando (o direttamente censurando) il traffico che infastidisce i loro interessi (Skype, youtube, P2p, o quello che volete) e infine,
  • c) raccoglierà e legalizzerà le intercettzioni e il monitoraggio del traffico senza garanzie giuridiche, nè rispetto per la presunzione di innocenza, nè garanzie per la privacy degli utenti.






Sign for CONDIVIDERE NON E' RUBARE: LEGALIZE P2P




Informati ed agisci prima che sia troppo tardi.

Cosa sta succedendo proprio ora con il Pacchetto Telecom?

Twitter appena pubblicato dal Telecomix New Agency, che l'emendamento 138, che tutela il diritto di accesso a Internet come uno dei nostri diritti, è morto.

Le lobby del copyright hanno ottenuto che alcuni euro-rappresentanti abbandonino la loro missione di rappresentare i suoi cittadini e salvaguardare il bene comune per consegnare i nostri diritti alla privacy e la possibilità di accedere ad un internet neutrale alle industrie dell’intrattenimento. Diversi mass media allertano sulla preparazione di una bozza di “Telecom Package” da parte della Commissione Europea ed una delegazione del Parlamento. Tutto fa pensare ad una proposta che elimina l' Emendamento 138 o meglio includerà altre ammende che permetteranno all’industria dell’intrattenimento di tagliare le nostre libertà.

Un chiosco di “democrazia” corrotta su misura dell’industria della proprietà intellettuale.

La politica democratica europea di corridoi occulti e movimenti invisibili, inscrutabili per la cittadinanza, arriva alle più alte cime delle sue istituzioni; accordi e emendamenti manipolati con chiari interessi per trasormare il nostro stile di vita. Non è qualcosa che comincia adesso: il furto delle nostre libertà nell’Europarlamento è antico come se stesso. In questi ultimi anni abbiamo visto di tutto: dall’introduzione di emendamenti sulla “Proprietà intellettuale e brevetti” in commissioni di pesca cercando non vi è alcuna possibilità di discussione, fino al più recente tradimento politico di Alejo Vidal- Quadras che, contro l’88% degli Europarlamentari che hanno votato per mantenere l’ Emendamento 138, l’ha annullato completamente nella prima negoziazione della conciliazione del pacchetto (i progetti di legge passano a commissioni di conciliazione per arrivare ad un consenso, le lobby sono riuscite a far passare Vidal- Quadras come capo della commissione dedicata al pacchetto telecom). Perché vi facciate un' idea, agli europarlamentari del gruppo Verde/Partito Pirata e GUE/NGL (appartenenti alla commissione!) non è stato neanche permesso di leggere il testo finale. Vidal- Quadras ha finito la sessione dicendo che il testo “era stato discusso da tutti” ( proprio dopo aver negato la possibilità di leggere il testo agli europarlamentari della commissione) puoi verificarlo personalmente andando sul blog dell’europarlamentare svedese Henrik Alexandersson.

Offensiva mediatica delle lobby e complicità del governo.

Nel frattempo questa settimana accade un' incredibile offensiva mediatica da parte della multinazionali dell’intrattenimento come la Warner o EMI, che sostenute dalla Federazione Internazionale dell’ Industria Fonografica (IFPI) hanno seminato su mass media disinformazione e confusione in modo massiccio. Intanto, il governo spagnolo (Miguel Sebastian e Paco Ros) invita a tornare a sedersi al tavolo la coalizione dei creatori e gli operatori associati a REDTEL nonostante la rottura senza accordi di un mese fa. Ora ha chiesto di ricercare un accordo sulla base di quello che proporranno se il pacchetto telecom viene approvato, con una proposta che lo permetta, con tutto pagato da noi, tutto contro di noi.
Mentre ci dicono che difendono la libertà, cercano di creare nuove leggi Internet, per tagliare le nostre libertà, che Internet non è più libero di tutelare gli interessi degli azionisti miliardari, è un vero esempio di democrazia.

Chiamata all’azione

I professionisti delle lobby da più di due anni perseguono le libertà dei cittadini Europei attraverso il Pacchetto Telecom. Quale emendamento sarà introdotto per permettere di evitare le garanzie giuridiche? Potrò continuare a usare Skype o VoIP con la mia connessione internet? Qualche entità privata sta monitorando o spiando le cose che scarico?.... Ogni giorno durante questi due anni ci siamo fatti queste e molte altre domande, come se dovessimo vergognarci di voler mantenere le nostre libertà civili, il nostro diritto all’intimità e alla privacy, e a condividere.

Essendo questa rete una forma dell’espressione di resistenza P2P e di spazio di cooperazione, facciamo una chiamata a tutte le persone interessate a mantenere una rete libera e neutrale per l'organizzazione della resistenza contro il Pacchetto Telecom.

Partecipa e vinci.

Perché il computer è connesso a una rete neutrale, sei un punto con la stessa importanza, come il resto, siamo in grado di rispondere ad altre forme di fare politica; alcune aziende come Google graffiano milioni di centesimi da ogni movimento nel suo web: noi possiamo graffiare collettivamente milioni di click per bloccare compagnie. Solo attraverso la partecipazione si supera l'inerzia nella quale ci vogliono.
Per fare un piccolo gesto puoi tagliare e incollare il codice nel tuo sito web e mettere un banner contro il pacchetto telecom:

Organizzati e crea

C'è poco sforzo inutile o, forse solo mal distribuito. Crea banner, video che smontino le bugie pubbliche sul tuo blog, diffondi i comunicati, scrivi alla stampa, crea contenuti che amplifichino le lotte, unisciti ad altre persone ed altre associazioni per connetterle, domanda e partecipa agli incontri, sii attento alle azioni collettive sul tuo territorio e a livello Europeo. Non aspettare che si associno per te, associati e moltiplica la tua partecipazione, cerca punti d’incontro e genera un movimento. Ogni parola conta ma conta anche la forma in cui la organizzi.

Mettiti in contatto con noi per coordinarti e /o visitare il Foro de Cultura Libre, FCFORUM a Barcellona.

Abbiamo due settimane per conoscere la proposta definitiva, se pretendono monitorare le nostre connessioni o rompere la neutralità della rete non permetteremo che i politici che partecipino alla rapina se ne vadano senza essere segnalati come deve essere fatto.

Ulteriori informazioni:
Fonte: http://hacktivistas.net/node/38/

Traduzione per Voci Dalla Strada di Vanesa

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29 ottobre 2009

SIGNORAGGIO E GRANDE FINANZA

di Vittoriano Peyrani

Per rendersi meglio conto di che cosa sia il signoraggio della moneta e la perdita di sovranità monetaria ricorderò un aneddoto. Prima della istituzione della Federal Reserve, la banca centrale americana, un Rothschild che sarà poi uno dei principali azionisti della stessa, disse: “Datemi la possibilità di emettere la moneta di un paese e a me non interesserà che scriverà le leggi”.
Per meglio capire il concetto poniamo che io possa concedere ad uno di voi la possibilità di battere moneta, cioè di far circolare danaro emesso da voi e stampato attraverso una qualunque tipografia. Che pacchia! Potreste comperare tutto quello che volete.
Inoltre vorrei chiedervi se vi siete chiesti perché la legge punisce chi falsifica il denaro. In fondo un poco di denaro in più in circolazione faciliterebbe solo gli scambi. Ma nel metterlo sul mercato essi potrebbero acquistare e venire in possesso di beni. Credo che voi stiate cominciando a capire che rinunciare alla sovranità monetaria e cedere il signoraggio della moneta da parte dei nostri governanti non sia un fatto puramente tecnico ma un fatto economico di primaria importanza per la nazione tutta, in altre parole, per i vostri interessi.

Le banche di preminente interesse nazionale, nazionalizzate dal regime fascista durante la crisi economica del 1929, erano azioniste della banca d’Italia. Esse sono state liberalizzate una decina di anni fa consegnando senza contropartite la Banca d’Italia stessa al controllo dei privati.
Da questa concessione nasce il debito pubblico verso agenzie private, che assorbe più del quindici per cento delle nostre tasse solo per gli interessi passivi fermo restando il debito di qualche centinaio di migliaia di euro per ciascuno (!) dei sessantamilioni di Italiani. Questo debito è verso le banche ora private proprietarie delle azioni della Banca d’Italia.
Un altro esempio per meglio comprendere il meccanismo della formazione del denaro è il seguente. Se dovete acquistare una abitazione per la vostra famiglia dovete accendere un mutuo con una finanziaria. Questa vi presta dei soldi che ottiene da una banca, che li ottiene a sua volta dalla banca d’Italia che li crea dal nulla e ve li presta ad interesse ma senza alcuna garanzia. In altre parole se il giorno dopo vi fosse una grave svalutazione della lira, finanziaria, banca intermediaria e Banca d’Italia non ne risponderebbero. Ci sarebbe da spiegare che cosa è una finanziaria: è una società intermediaria che specula sulla differenza di interessi fra quelli bancari e quelli del mutuo, insomma un ente che ha una funzione puramente parassitaria ai vostri danni. Naturalmente le strutture sopra descritte con il loro rastrellamento continuo di denaro non sono la causa prima della crisi anche se contribuiscono all’abbassamento del tenore di vita generale ed all’inflazione con la massa enorme di denaro a loro disposizione.

Vorrei finire con un’ultima osservazione. Questa crisi finanziaria non è la prima. La prima si è riscontrata una nel 1907, sempre partita da manovre finanziarie negli Stati Uniti. Si è iniziata con la propalazione di voci incontrollate che affermavano falsamente che alcune banche fossero sull’orlo del fallimento. Quando tutti i clienti si affrettarono a ritirare i propri depositi essa fu costretta a ritirare il credito ai propri clienti che avevano fatto mutui o prestiti con rimborso dilazionato, costringendoli a svendere beni e attività produttive. Da quanto sopra nacque un generale cataclisma economico per cui si ricorse al Banchiere Aldrich (che poi sposerà una Rothschild) che propose l’istituzione della Federal Reserve, una banca centrale privata, che avrebbe dovuto controllare tutte le attività bancarie americane per evitare il ripetersi di gravi turbolenze finanziarie.

Esse invece si ripeterono nel 1920 con un improvviso ritiro dei finanziamenti facili che fecero fallire cinquemila banche esterne al sistema Fed. Il fatto che l’evento sia accaduto appena finita la grande guerra del 1914-18, dimostra la favola delle guerre fatte per salvare l’economia: le guerre se mai vengono fatte approfittando delle crisi e con tale pretesto.

Anche la crisi del 1929 fu generata da Rockfeller ed altri banchieri che applicarono la clausola del Margin Load e, chiedendo la copertura immediata del debito, fecero fallire quindicimila banche fuori dal sistema Fed, mentre le banche del cartello, che avevano venduto prima le azioni a prezzi pieni, acquistarono banche, titoli ed attività di ogni genere a prezzi di realizzo.
Anche la crisi attuale è stata architettata dalla cupola finanziaria internazionale con il ridicolo pretesto delle inadempienze dei clienti sui mutui dei subprime. E’ infatti poco credibile che le banche si facciano imbrogliare da clienti di solito molto più sprovveduti di loro. Per capire che cosa succederà bisognerebbe sapere che cosa stanno pensando di fare nelle alte sfere della finanza transnazionale: non penso che stiano architettando niente di buono per noi.

Fonte: http://www.rinascita.info/

BREVE RITRATTO DEL SISTEMA IMPERIALE USA

di Oscar Camero
zoopolitico. blogspot. com


Dire che gli USA vogliono il nostro petrolio, è uno dei luoghi comuni più appiccicosi di questo mondo. Che amano la nostra flora e fauna, le nostre terre mineralizzate e la geostrategia che questa offre, può risultare perfino più ridicolo per quanto realismo implica. Ma, cosa si può fare? E’ un fatto sul quale si può parlare all’infinito, come quando si commenta il tempo, anche se così si da la sensazione che con le nostre parole aggiungiamo un’altra goccia di acqua nel mare.


E’ un fatto del quale bisogna parlare, ma parlarne alla coscienza mentre potenzialmente potrebbe
influenzare le nostre vite con la sua eventualità; trattarlo con gravità, combattendo l’alone di ovvietà che lo avvolge, allo stesso modo in cui potrebbe portarci a percepirlo come un fatto dato della vita, vitalmente regolare, come il mare stesso, il cielo e la terra, quasi impercettibili a causa, precisamente, della loro condizione di superesistenza e quotidianità (non altrimenti citati nella cliché). La vita, quindi, la tua vita, l’imperialismo giornaliero delle nostre vite. E abitualmente insolito che sulle nostre esistenze penda una spada enorme di guerre e di appropriazioni, con tutto il flusso di sangue e di vite umane che sarebbe stato versato. Come se fossimo una mandria, un allevamento, in un delimitato recinto di proprietà di forze superiori; come se fossimo una dispensa da dove il bottegaio ci prende a dosi. Sperando che la nostra ora, vale a dire, quando al padrone imperiale cominciano a mancare i rifornimenti da un’altra parte (o gli sia difficile ottenerli), decida a sfruttarci frontalmente, sistematicamente, per continuare a succhiare una mammella che gli allunghi la vita.

Perché senza dubbio: nessuna vita chiede permesso per vivere, e nella misura in cui gli Stati Uniti comportino un sistema di vita (imperiale), in tale misura vivrà, se si vuole, ovviamente (non c’è un alto o basso istinto), procurando la dote che gli assicuri la sussistenza. Istintivamente, si può dire, dato che l’impulso è la forza primaria della vita.
Quindi non ti credo, sogna poco, sognatore e umanista socialista del cavolo, che loro vi chiederanno permesso per vivere, allo stesso modo in cui non lo farebbe, anche se non soddisfa le leggi di questo mondo e si parla di idealismo o di convinzioni personali. Non credo che loro diminuiranno volontariamente perché tu brilli come un sole magnifico in un nuovo sistema planetario mai combattuto. Che se ne andranno, che la lasceranno. Che moriranno perché tu nasca. Che si sacrificheranno perché tu viva, perché tu sei migliore e più bello. Per tutti gli dei! La vita stessa, la sua essenza, non procede così, con tanta innaturalezza.

Gli Stati Uniti sono un essere vivente, casomai non lo sapessimo, con tendenze basiche come qualsiasi vita e fondamentalmente egoista, espropriatori, territorialisti, schiavisti, animali nella selva in fin dei conti, dove la legge del più forte è il gene. Ma vita degli animali più in là della animalità stessa, come è stata la condizione storica dell'uomo di destrutturare mondi:tanto più definita dalla condizione ideologica del capitalismo, che li porta al di là dell' istinto e della sopravvivenza. Perché sai ...Un animale selvatico non si esaurisce con il suo ambiente, non inquina finchè non ne può più, non distrugge in un solo colpo quello che si può mangiare, non uccide altri oltre la necessità e la sopravvivenza…Lo avete già visto: è come se volessero essere l'unica specie del pianeta e il pianeta distrutto da loro stessi, pronta nella sua bestialità tecnologica per iniziare a divorare a se stessa. Tali sono le proiezioni di questa rara specie al “timone” del pianeta Terra.


Lo hanno dimostrato con l’Iraq. Hanno invaso e basta, senza ONU nè tante storie, come si dice, senza chiedere consiglio a nessuno nemmeno ad un iracheno. Sparirono il paese, la loro gente, i loro musei, biblioteche, il loro lungo storia di essere stato un tempo la culla della civiltà più antica dell’umanità. Lo hanno depredato e basta: lo hanno deglutito, ed assimilitato. Il loro stile di vita consumistico, il loro terribile treno di sperpero e suntuosità, lo hanno sentenziato come una necessità urgente.
Il mammifero richiedeva petrolio per assicurare qualche anno in più al suo declinante sistema economico basato sull’energia degli idrocarburi. E lo spazio per la posizione geostrategica in Medio Oriente e per ottenere il primato nella lotta per i terreni del mondo, alludendo al suo avversario di sempre, la Russia, e alla fiammante e crescente economia cinese, che adesso figura come un gigantesco trampoliere esploratore di idrocarburi.

Padroni del petrolio, assicurerebbero per lunghi anni (sino ad esaurimento) la supremazia del loro modello imperiale. Sarebbero in condizioni di avere a disposizione risorse per alimentare il loro esercito, muoverlo, metterlo in campo ove richiesto dalla preminenza della sua specie "provvidenziale", costruire armi; e dentro il territorio, tra la frontiera sociale della loro nazione, continueranno con il sufficiente arresto di potere per mantenere in sospeso il loro ingannato popolo con la storiella della “miglior democrazia al mondo”, alla fine sotto l’ardire della competizione egoista e il galoppante consumismo, che fanno credere loro di essere liberi. Tale è l’embrione, embrione con combustibile, armi e denaro per durare finchè le riserve del loro modello di vita esistono. Ciò che viene dopo è un'altra storia.


Alcuni pronosticano che l’era del petrolio chiuderà nei 60 o 70, nonostante ci siano paesi (come il Venezuela) con riserve utili per i prossimi 200 anni. Ma il petrolio nel mondo, come massa energetica con potere civilizzante, potrebbe bastare per il primo secolo del millennio. Nel frattempo gli Stati Uniti, la cui vitalità politica e ideologica che basa la sua sussistenza imperiale nello sfruttamento degli idrocarburi, sta già fecando le sue mossei sulla scacchiera. Si tratta di uccidere o di morire per ottenere petrolio, per continuare a vivere; e, come vi ho detto, nessuno chiede permesso per vivere, e molto meno se si tratta di un impero, di tutto un sistema stabilito da poteri e sottomissioni, alimentato dal cosiddetto combustibile del diavolo.
E’ la guerra, dunque, non abbiate dubbi. Non esiste un altro modo di confronto, spiacevolmente per i sognatori. O è impero o non lo è, e questo implica un combattimento vitale, come in ogni essere. Nessuno toglie il combustibile ad una vita senza una guerra, e, nell’ ipotesi che il petrolio finisse oggi repentinamente, gli Stati Uniti difficilmente retrocederanno docilmente perché altri occupino le loro annichilite egemonie. Allora si avrà creduto in un rottura strutturale economica- ideologica (come già si stanno vedendo i segnali di questa decadenza del capitalismo), cedendo il passo a ciò che resta della lotta per lo spazio e le risorse nel corso dei secoli passati: le armi, la guerra, finchè il mondo avrà il suo nuovo ordine. E armi nucleari, per ulteriori segnali, entrando ora, con ogni semantica, nella completa Era Nucleare. (le guerre nel mondo sono inevitabili perché costituiscono lo spazio e il tempo per un punto di svolta critico, sociale, economico e ideologico)

Vedi la preoccupazione nordista: nel 1970 gli Stati Uniti producevano più di 10 milioni di barili, oggi arrivano appena a 5. Hanno riserve nell' ordine di 16.000 milioni e consumano annualmente 7.300 milioni, cioè hanno circa due anni di sussistenza. Giornalmente ingurgitano 19 milioni di barili, e come vi ho detto, ne producono 5!
Caspita, chiunque si spaventa e si munisce, sapendo che un orco devastatore con scarse prospettive di vita, ha come unica fonte di sopravvivenza la sua propria condizione di orco armato!. Non esiste nessun problema sillogistico (è, come ho detto, un luogo comune) nell’immaginare che, avidi di vita, necessitando di futuro, si riversino su di noi, annegati regionalmente come lo siamo di petrolio e con una insondata Amazzonia. Gente: senza chiedere permesso, perchè lo sappiate! Di fatto la regione dell’Amazzonia figura sui suoi libri scolastici come di loro proprietà, come una regione che attualmente è in mano di alcuni “indios” come noi che non ne abbiamo cura (preparano le loro truppe fin dall’infanzia).

Si, è un luogo comune tornare a menzionarlo, ma la nostra regione andina fornisce agli USA il 25% del petrolio che consuma (di questo il Venezuela fornisce il 15%)
ed è facile supporre, dopo il Venezuela (proprio questo) che è vicino a certificare riserve nell’ordine di 314 milioni di barili, più della stessa Arabia Saudita, che ne ha 170… Non è difficile supporre che, se oltre al petrolio, possedessero l’Amazzonia (una risorsa colossale) avrebbero abbastanza combustibile per allungare la vita a un tale impero impazzito.

Avete capito la mia preoccupazione per questo tanto schiacciante luogo comune con cui cercano di depredarci?
Io dico una cosa, in conclusione: certamente Eurasia-Caucaso-Medio Oriente ( il triangolo petrolifero) è la rete energetica più strategica del pianeta dato che possiede il 70 % delle riserve di petrolio del mondo, e dove l’impero statunitense se la gioca notte e giorno con le sue cospirazioni (l’ultima è stata la sua avventura in Georgia); e potrebbe essere Il Medio Oriente da solo, come dichiarò l’ex presidente Eisenhower, la “zona del mondo più importante strategicamente”, per le sue riserve di petrolio…..Ma niente è così facile ed economico come la nostra America, dove, come un evento, è possibile invadere i suoi paesi, estrarre dopo le sue risorse senza grandi difficoltà, mentre all’impero risolve le sue sconfitte nella suddetta zona “Più strategica del mondo”. Come sappiamo, non ci sono "qui" come lì, paesi armati atomicamente per difendere la propria sovranità, che offrano grandi resistenze (il Brasile poco tempo fa fece il primo passo comprando sottomarini nucleari per proteggere i suoi giacimenti scoperti recentemente). Come se fossimo, quindi, il mandarino di petrolifero, che si sbuccia con facilità; oppure, in altre parole, il carburante indispensabile per coloro che, inevitabilmente, cercano di consumare. Il pane, il carburante, cibo. Il pane, il combustibile, il cibo.

Non venire allora, signore, a biasimare il cliché: allo stesso modo in cui vengono da noi con il progetto di spogliarci, non è possibile che si nasconda il luogo comune conseguente: essi non possono essere amici, nè umanamente nè animalescamente parlando. (l’istinto, ricorda?) Chiaro come il cielo, elementare come l’acqua e la terra. Tale dovrebbe essere l’impronta di tutto questo lungo, sminuzzato e preoccupante racconto.

Note:

1-
Gli Usa circondano militarmente il Venezuela per le sue riserve petrolifere. Agenzia Boliviana di Notizia, 19 ottobre 2009. http://www.abn.info.ve/noticia.php?articulo=203518&lee=3. - [Consulta: 23 ott 2009]
2- Denunciano in Russia che basi in Colombia destabilizzano la regione. Sul giornale Gramma. 24 agosto 2009 http://granma.co.cu/2009/08/24/interna/artic15.html. - [Consulta: 23 ott 2009].

Fonte:
http://www.iarnoticias.com/2009/noticias/latinoamerica/0489_imperialismo_petroleo_27oct09.html

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di VANESA
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