Ricorderete che questa estate non passava giorno che i giornali non ci informassero della devastante situazione in Venezuela – crisi economica, proteste violente, atti terroristici, centinaia di morti - sicura anticamera del rovesciamento del governo bolivariano di Nicolàs Maduro, il peggior “dittatore” al mondo (Eduardo Galeano, il grande scrittore uruguaiano, ricordava la stranezza di questa “dittatura”: elezioni ogni anno, questa è la 22°, e riconoscimento delle sconfitte quando sono avvenute).
Sono stati 120 giorni (da aprile a giugno) di brutale offensiva, una guerra fatta di terroristi perfettamente addestrati ed equipaggiati – stile truppe speciali statunitensi - paramilitari, uso di tecnologie di ultima generazione ed impiego di propaganda che ha visto la stampa globalizzata trasformata anch’essa in un esercito mediatico che combatteva la guerra psicologica. Questa è andata ad aggiungersi alla guerra economico-finanziaria – fatta di accaparramento e scarsità di generi alimentari e medicine organizzata da 20 multinazionali dei settori.
Mentre nel nostro paese qualche sciocco se la prende con gli scioperi dei dipendenti di Amazon in Italia, gli Stati Uniti ci mostrano qual è il destino di questi lavoratori: una vita da nomadi sottopagati alla mercé delle esigenze delle multinazionali. Mentre una ristrettissima classe privilegiata diventa sempre più ricca, i componenti di quella che una volta era la classe media sono costretti a rinunciare, un pezzo alla volta, alla possibilità di vivere dignitosamente. Milioni di americani lottano con l’impossibilità di sostenere un normale stile di vita da classe media. In tante case nel Paese il tavolo di cucina è sommerso dalle bollette da pagare. Nella notte le luci restano accese fino a tardi. I conti vengono fatti e rifatti, sempre gli stessi, fino all’esaurimento e alcune volte alle lacrime.
Papa Francesco ha perduto l’occasione storica di stabilire la sua eredità separata da quella degli altri papi. Ahimè, anche per lui la convenienza politica ha superato tutto il resto. Nella sua visita in Birmania (Myanmar) il 27 novembre 2017, ha evitato di usare la parola ‘Rohingya.’
Ma che cosa c’è in un nome?
Nei nostri frenetici tentativi di comprendere ed esprimere la brutta situazione della minoranza musulmana dei Rohingya in Birmania, spesso, forse senza accorgercene, ignoriamo il nocciolo della questione: la lotta dei Rohingya è, essenzialmente una lotta per l’identità.
Lo sbruffone che occupa la Casa Bianca colpisce ancora: ha appena annunciato che riconoscerà Gerusalemme come capitale di Israele. Le reazioni non si sono fatte attendere, da Ramallah a Gaza, da Amman a Jendouba (Tunisia). Come per magia, gli “Arabi” si sono risvegliati. Gli Arabi, da un secolo non smettono di svegliarsi, per poi riaddormentarsi, nell’attesa della prossima occasione per risvegliarsi. Immaginate: la Lega araba forse terrà una “riunione straordinaria” sabato o domenica. Staremo a vedere.
Capitale mondiale dei droni da guerra, base avanzata per le forze speciali e di pronto intervento USA e NATO e, da oggi, anche centro strategico per i programmi di supremazia nucleare planetaria delle forze armate degli Stati Uniti d’America. Segretamente, senza che mai il governo italiano abbia ritenuto doveroso informare il Parlamento e l’opinione pubblica, sta per entrare in funzione nella grande stazione siciliana di Sigonella la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), la stazione di ricezione e trasmissione satellitare del sistema di “pronto allarme” USA per l’identificazione dei lanci di missili balistici con testate nucleari, chimiche, biologiche o convenzionali. Una specie di “scudo protettivo” tutt’altro che difensivo: i moderni dottor Stranamore del Pentagono puntano infatti al controllo “preventivo” di ogni eventuale operazione missilistica nemica per poter scatenare il “primo colpo” nucleare evitando qualsiasi ritorsione da parte dell’avversario e dunque i limiti-pericoli della cosiddetta “Mutua distruzione assicurata” che sino ad ora ha impedito l’olocausto nucleare.
«Non è un caso, è un metodo. Con un pretesto, le “fake news”, e uno scopo finale: mettere a tacere le voci davvero libere». Marcello Foa avverte: stanno ingabbiando la libertà sul web. Negli Usa, dopo la vittoria di Trump, è partita una massiccia campagna «ispirata dagli ambienti legati al partito democratico con l’entusiastico consenso di quello repubblicano», consapevoli che la prima, grande e inaspettata sconfitta dell’establishment «non sarebbe avvenuta senza la spinta decisiva dell’informazione non mainstream». A seguire, un coro: la Germania in primis, ma anche la Gran Bretagna del post-Brexit e, ovviamente, l’Italia del post-referendum. «Sia chiaro: il problema delle “fake news” esiste, soprattutto quando a diffonderle sono società o singoli a fini di lucro», o quando le false notizie vengono usate dagli “haters”, gli odiatori, «ovviamente senza mai esporsi in prima persona». E’ un fatto: «Bisogna avere il coraggio di mettere la faccia», l’anonimato non è democrazia. Ma le proposte finora avanzate, tutte su iniziativa del Pd, tendono invece a delegare il giudizio a organismi extragiudiziali, talvolta anche extraterritoriali, con «l’intenzione di colpire arbitrariamente le parole e dunque, facilmente, anche le idee».
Un divieto israeliano contro le greggi di capre nere – con il pretesto che causano danni all’ambiente – sta per essere revocato dopo quasi sette decenni di vigore che hanno decimato le tradizioni pastorizie delle comunità palestinesi.
Il governo israeliano pare aver finalmente ammesso che, in un’era di cambiamento climatico, la minaccia di incendi dei boschi alle comunità israeliane sta rapidamente crescendo in assenza delle capre. Le capre tradizionalmente ripulivano il sottobosco, diventato una polveriera mentre gli israeliani sperimentano siccità estive sempre più lunghe e più calde. Esattamente un anno fa Israele è stato colpito da più di 1.500 incendi che hanno causato vasti danni.
La storia della docile capra nera, che è stata quasi eliminata da Israele, non è semplicemente una storia di conseguenze involontarie. Serve da parabola delle illusioni e dell’autodistruttività di un sionismo piegato a cancellare i palestinesi e a creare una fetta d’Europa nel Medio Oriente.
Un tavolo era apparecchiato per due, era un tavolo per fare pubblicità, un tavolo una foto di un tacchino enorme, due piatti eleganti e una bandierina americana che spuntava fuori.
“Festa del Ringraziamento al Café Royal di Angkor”, si leggeva su un volantino. E: “23 novembre, unitevi a noi per il tradizionale banchetto del Ringraziamento”.
Questo era in uno degli alberghi internazionali a Siem Reap, una città cambogiana vicino ai tesori architettonici di Angkor Wat e all’antica capitale Khmer, Angkor Thom.
Lo stesso giorno ho letto una mail inviatami dagli Stati Uniti dai miei amici Americani Nativi, dove c’era un link a un saggio pubblicato da MPN News, che si chiama: “Guida al Giorno del Ringraziamento: come festeggiare una storia indecente”. Cominciava con una sintesi:
Il principale stratega azionario di Goldman, David Kostin, aveva recentemente previsto tre anni di mercato in rialzo da “esuberanza razionale“, alzando il target di riferimento per il 2018 dell’indice S&P da 2.500 a 2.850 fino a raggiungere 3.100 nel 2020, e aveva affermato che, qualora l’esuberanza fosse diventata “irrazionale”, il prezzo base S&P sarebbe potuto arrivare fino a 5.300 entro la fine del 2020. Una settimana dopo Christian Mueller-Glissmann, un altro stratega Goldman, ha deciso che fosse invece meglio vestire i panni del poliziotto cattivo e prepararsi ad ogni evenienza. Così, in un rapporto pubblicato martedì scorso e intitolato “The Balanced Bear – Part 1: Low(er) returns and latent drawdown risk” [L’orso equilibrato – Parte 1: Rendimenti (più) bassi e potenziali rischi di declino, ndt] questo tipico rappresentante della Goldman, ora improvvisamente divenuto ribassista, avverte che, nel medio periodo, si profilano due possibili scenari:
La presunta superiorità tedesca cade anche su un altro tema: le politiche per il clima. Nonostante la Merkel tenti di ergersi a paladina delle politiche ambientali, le sue azioni di governo contraddittorie e ballerine su nucleare e carbone, unite allo sproporzionato peso dell’industria manifatturiera tedesca, condannano la Germania ad essere una delle nazioni più inquinanti del pianeta, con tendenza al peggioramento. Non esiste differenza tra le sue politiche e quelle di Trump, salvo il fatto che l’americano è più sincero a riguardo. Chi ha fatto peggio in tema di ambiente, il Presidente Trump o la Cancelliera tedesca Angela Merkel? Cerchiamo di chiarirlo. Le dichiarazioni di Trump e i suoi risultati Lo scorso 19 settembre, mentre si diceva che Trump avrebbe potuto invertire la rotta riguardo i cambiamenti climatici, la CNBC ha riferito che Trump intende sempre ritirarsi dagli Accordi di Parigi.
E
così, alla fine, il governo italiano si è piegato ad Israele.
Ancora una volta.
La
visita annunciata di Leila Khaled in Italia è stata annullata perché
il governo italiano non le ha concesso il visto di entrata.
Fermata ieri all'aeroporto Fiumicino di Roma dalla Digos, l'ex
militante del Fronte popolare per la liberazione della Palestina,
è stata costretta ad imbarcarsi sul volo successivo per Amman,
perché il suo visto non era valido. Quanto
accaduto è inconcepibile, ingiustificabile, vergognoso, disgustoso,
dittatoriale. Che lo tengano a mente Gentiloni ed i suoi ministri e
chi comincerà a cercare d'imbonirci con la prossima campagna
elettorale. Quanto accaduto non è degno di un paese democratico.
DiFausto Giudice Фаусто Джудиче فاوستو جيوديشي Bastayekfi La data di lunedì 27 novembre 2017 segna una pietra nera nel calendario europeo di ladri e farabutti: la Commissione europea ha votato il rinnovo per 5 anni dell'autorizzazione all'uso del glifosato, un prodotto tossico, cancerogeno e superfluo ("conforto", dicono) prodotto dalla piovra Monsanto-Bayer. Così, i rappresentanti di 18 dei 28 Stati membri dell'UE hanno votato a favore, correndo il grave rischio di essere incriminati un giorno per complicità nei crimini contro l'umanità e la natura, mentre gli altri 9 hanno avuto la decenza di votare contro, e uno si è astenuto.
Delle tante pessime idee escogitate dalla civiltà occidentale per autodistruggersi, l’abolizione del denaro contante è forse la più folle e pericolosa. I pretesti variano secondo l’inclinazione del gregge: in Italia si dice per fermare l’evasione e all’estero – nientemeno – per sconfiggere il terrorismo e le mafie.
Ovviamente in un’ipotetica società cashless gli evasori e i criminali continuerebbero a frodare il fisco e a muovere miliardi truccando bilanci, creando società di comodo e corrompendo funzionari e politici, esattamente come fanno oggi. E i ladri troverebbero altri modi per rubare, esattamente come ne hanno già trovati. Le cose cambierebbero invece per tutti gli altri, quelli che non avendo conti in Lussemburgo e/o inclinazione al crimine non potranno più proteggere la propria ricchezza dalle crisi finanziarie e dall’arbitrio dei governi.
Un piccolo paese ricco di storia. Chiamiamolo X. Questo paese ha visto in tre millenni tutti gli invasori, tutti gli occupanti, tutti i liberatori possibili. Quasi tutti invocavano un'entità immaginaria con diversi nomi, quello che di solito chiamiamo un dio. L'impero di cui questo paese è stato parte per più tempo nella storia - lo chiamiamo Y - lo ha controllato per quattro secoli e un anno. Un altro impero - Z - gli successe per 30 anni. E non aveva chiesto il parere di nessuno per occupare X, e soprattutto non quello dei suoi abitanti. Z, nemmeno, ma aveva avuto il sostegno dei suoi simili. TLAXCALA ΤΛΑΞΚΑΛΑ ТЛАКСКАЛА تلاكسكالا 特拉科斯卡拉 Poi è avvenuto un evento straordinario. Un'assemblea di rappresentanti di 53 paesi, tutti estranei a X e che non avevano alcuna legittimità nel decidere il suo destino, ha votato un testo in cui si decise che X sarebbe stato suddiviso in 3 parti: una parte per il popolo di X, una parte per un gruppo di coloni venuti da altrove e qualificati come "popolo" - quello che non erano e che chiameremo J, e una terza parte, considerata come una città santa, sotto la tutela internazionale.
In giro per il mondo i migranti vengono chiusi nei campi, subiscono abusi e spesso arrivano a morire quasi di fame. Sono molti in effetti quelli che muoiono di fame. Sarebbe ora che anche questi crimini venissero finalmente puniti dalla Corte penale internazionale (CPI).DiIoannis Kalpouzos Ιωάννης Καλπούζος eItamar Mann Ιθαμαρ Μαν איתמר מן إيتامار مان Il 26 Ottobre Agnes Callamard, Relatrice Speciale sulle Esecuzioni extragiudiziali, sommarie ed arbitrarie dell'ONU ha presentato un nuovo importante rapporto* alla Assemblea Generale dell'ONU. Il rapporto è su "Unlawful Death of Refugees and Migrants" -" Morte illegale di rifugiati e migranti" - una materia non comune per questa relatrice che, negli ultimi anni, si era concentrata quasi esclusivamente su antiterrorismo e, in particolare, sulle morti per attacchi di droni.
Come spiega nella sua relazione si tratta di "un crimine internazionale la cui banalità agli occhi di così tanta gente rende la sua tragedia particolarmente grave e inquietante". Il contenuto del rapporto è piuttosto drammatico e riteniamo che sia un documento davvero storico, almeno per quanto riguarda le relazioni emanate da organismi delle Nazioni Unite.
Le grandi potenze avevano delle strategie segrete? Ci furono menzogne e propaganda di guerra? Per avere le idee chiare e capire come vi informeranno nelle prossime ore i mezzi di comunicazione, ecco qui un piccolo media-test che vi proponiamo.
Venti o trent’anni dopo si finisce sempre per scoprire che i media ci avevano presentato una versione ingannevole e abbellita delle guerre fatte dai nostri governi: Suez, Algeria, Vietnam …. Quando dovremo ancora aspettare per fare un bilancio della guerra contro la Yugoslavia e scoprire quanto ci è stato nascosto?
Questionario
1. La guerra cominciò nel 1991 con le secessioni slavacche e croate?
O Sí - O No - O Non lo so
2. La Germania provocò deliberatamente la guerra civile?
Il futuro dell’Italia si fa sempre più minaccioso man mano che il 2018 si avvicina: all’incertezza derivante dalle elezioni politiche si somma un quadro europeo ostile, dove la Germania, disposta forse a sobbarcarsi la Francia per ragioni geopolitiche, non ha alcuna intenzione di concedere sconti al nostro Paese. Un commissariamento esplicito o subdolo, sulla falsariga del governo Monti, è tra le ipotesi sul tavolo e, se a Berlino dovesse prevalere una linea ancora più rigorista, non si potrebbe neanche escludere l’imposizione di un “default ordinato”. Di fronte a questo scenario, l’Italia sarà costretta a scegliere: capitolazione o un’uscita dall’euro. Un soccorso può venire soltanto dalle potenze emergenti.
Nessuno sconto da parte della Germania (cui interessa solo il Veneto)
ZeroHedge pubblica un articolo su un pericoloso provvedimento, già a lungo paventato, ma ora probabilmente in via di attuazione, che rimuove ogni garanzia sui depositi bancari (anche al di sotto di 100.000 euro). La logica prevalente nella UE è che, tutto mascherato dietro la tutela dei “contribuenti”, anche i piccoli risparmiatori si possano considerare alla stessa stregua degli azionisti, e attaccabili in un eventuale bail-in. Per tutelarsi dal rischio di una corsa agli sportelli infatti, secondo la BCE, non ha senso mantenere la piena libertà di accesso ai conti, che potrebbero venire congelati a prescindere dal loro ammontare. È “opinione della Banca Centrale Europea” che il programma di protezione dei depositi non sia più necessario:
“La copertura dei depositi protetti e dei crediti soggetti al programma di compensazione degli investitori dovrebbe essere sostituita da esenzioni discrezionali limitate concesse dall’autorità competente al fine di mantenere un certo grado di flessibilità“.
L'Arabia Saudita ha costruito una potente rete di relazioni politiche, militari ed economiche regionali e locali che integrano un'appartenenza religioso-estremista condivisa. Di conseguenza, nonostante la reputazione di monarchia clericale dispotica e arretrata con una fortissima dipendenza dalle vendite di petrolio, l'Arabia Saudita è diventata una forza politica micidiale nel Medio Oriente e altrove.Per comprendere le dinamiche e le proiezioni del potere saudita, è importante identificare e analizzare come utilizza le sue armi militari, religiose ed economiche. Arabia Saudita: senilità e protezione mercenaria L'Arabia Saudita ha finanziato e fornito feroci eserciti mercenari in Siria, Iraq, Somalia, Yemen, Libia, Libano, Afghanistan, Pakistan, Filippine, Malesia e molti altri paesi asiatici e africani. L'intollerante ramo wahhabita dell'Islam sunnita, quello saudita e i suoi mercenari agiscono per rovesciare e distruggere i regimi arabi e le società che vantano una leadership moderna, nazionalista e laica indipendente o praticano la tolleranza multietnica o multireligiosa. Hanno anche preso di mira le repubbliche con governi a maggioranza sciita contro la dominazione saudita-wahhabita in Medio Oriente.