9 novembre 2016
Terremoti e altro: un grande piano nazionale di messa in sicurezza e manutenzione
Mentre l'Italia è devastata da nuove scosse di terremoto, Moscovici, Commissario europeo per gli affari economici, e il ministro Padoan discutono se e in che misura le spese per il terremoto di agosto in Italia centrale possano essere defalcate dal computo del deficit di bilancio. Il punto imprescindibile, per Bruxelles, è, come sempre, rientrare nei limiti di bilancio. Francamente, ciò è ormai intollerabile. È ora di dire basta con il tira e molla tra governo Renzi e Commissione europea per una manciata di milioni per le spese per il terremoto, mentre si prevedono nella legge di bilancio super e iperammortamenti fiscali che andranno a beneficio soltanto delle grandi imprese.
Più che di permessi della Commissione europea a includere nella legge di bilancio cifre non esorbitanti, c'è bisogno di un grande piano di ricostruzione nazionale, che metta in campo risorse adeguate (miliardi e non poche centinaia di milioni) per la messa in sicurezza del territorio italiano da terremoti e alluvioni e per la manutenzione della infrastruttura stradale e ferroviaria. Proprio pochi giorni fa a Lecco è crollato un cavalcavia stradale e, mentre le autostrade, costruite con i soldi pubblici e ora a gestione privata, aumentano le tariffe, le autostrade ancora pubbliche subiscono crolli, come quello che ha interessato l'anno scorso un tratto dell'autostrada Palermo-Catania.
Più che di permessi della Commissione europea a includere nella legge di bilancio cifre non esorbitanti, c'è bisogno di un grande piano di ricostruzione nazionale, che metta in campo risorse adeguate (miliardi e non poche centinaia di milioni) per la messa in sicurezza del territorio italiano da terremoti e alluvioni e per la manutenzione della infrastruttura stradale e ferroviaria. Proprio pochi giorni fa a Lecco è crollato un cavalcavia stradale e, mentre le autostrade, costruite con i soldi pubblici e ora a gestione privata, aumentano le tariffe, le autostrade ancora pubbliche subiscono crolli, come quello che ha interessato l'anno scorso un tratto dell'autostrada Palermo-Catania.
8 novembre 2016
Cosa sta accadendo in Venezuela?
2. Il suo principale obiettivo da quando si è insediata in parlamento è stato quello di rovesciare il Presidente Nicolas Maduro.
3. Per raggiungere tale obiettivo, la destra ha impiegato QUATTRO mesi di dibattito su quale dovrebbe essere il modo di disinsediare il Presidente, considerando alla fine le seguenti opzioni:
- Esigere le sue dimissioni.
- Accusarlo formalmente mediante la Procura.
- Dichiararne il suo stato di incapacità mentale.
- Annullare le elezioni asserendo che il presidente è di nazionalità colombiana.
- Modifica o riforma della Costituzione per accorciarne il periodo di mandato.
- Formare un'assemblea costituente.
- Esercitare pressioni sociali nelle piazze.
- Indire un referendum revocatorio (1)
4. Solo alla fine di aprile, ha deciso di attivare la procedura per l'indizione del referendum revocatorio della carica.
Attivando il meccanismo in aprile anziché in gennaio, quando era già compiuta la metà del periodo costituzionale di carica del Presidente, la destra non avrà il tempo per indire il referendum revocatorio entro il 2016, a causa dei termini stabiliti nella normativa che regola la sua attivazione e convocazione che prevedono una procedura della durata di almeno 260 giorni.
6 novembre 2016
La “mediocrazia” ci ha travolti, così i mediocri hanno preso il potere
Una «rivoluzione anestetizzante» si è compiuta silenziosamente sotto i nostri occhi ma noi non ce ne siamo quasi accorti: la “mediocrazia” ci ha travolti. I mediocri sono entrati nella stanza dei bottoni e ci spingono a essere come loro, un po’ come gli alieni del film di Don Siegel “L’invasione degli ultracorpi”. Ricordate?
“Mediocrazia” è il titolo dell’ultimo libro del filosofo canadese Alain Deneault, docente di scienze politiche all’università di Montreal. Il lavoro (“La Mediocratie”, Lux Editeur) non è stato ancora tradotto in italiano ma meriterebbe di esserlo se non altro per il dibattito che ha saputo suscitare in Canada e in Francia.
Deneault ha il pregio di dire le cose chiaramente: «Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia – scrive all’inizio del libro -, niente di comparabile all’incendio del Reichstag e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato nessun colpo di cannone. Tuttavia, l’assalto è stato già lanciato ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere». Già, a ben vedere di esempi sotto i nostri occhi ne abbiamo ogni giorno. Ma perché i mediocri hanno preso il potere? Come ci sono riusciti? Insomma, come siamo arrivati a questo punto?
Quella che Deneault chiama la «rivoluzione anestetizzante» è l’atteggiamento che ci conduce a posizionarci sempre al centro, anzi all’«estremo centro» dice il filosofo canadese. Mai disturbare e soprattutto mai far nulla che possa mettere in discussione l’ordine economico e sociale. Tutto deve essere standardizzato. La “media” è diventata la norma, la “mediocrità” è stata eletta a modello.
“Mediocrazia” è il titolo dell’ultimo libro del filosofo canadese Alain Deneault, docente di scienze politiche all’università di Montreal. Il lavoro (“La Mediocratie”, Lux Editeur) non è stato ancora tradotto in italiano ma meriterebbe di esserlo se non altro per il dibattito che ha saputo suscitare in Canada e in Francia.
Deneault ha il pregio di dire le cose chiaramente: «Non c’è stata nessuna presa della Bastiglia – scrive all’inizio del libro -, niente di comparabile all’incendio del Reichstag e l’incrociatore Aurora non ha ancora sparato nessun colpo di cannone. Tuttavia, l’assalto è stato già lanciato ed è stato coronato dal successo: i mediocri hanno preso il potere». Già, a ben vedere di esempi sotto i nostri occhi ne abbiamo ogni giorno. Ma perché i mediocri hanno preso il potere? Come ci sono riusciti? Insomma, come siamo arrivati a questo punto?
Quella che Deneault chiama la «rivoluzione anestetizzante» è l’atteggiamento che ci conduce a posizionarci sempre al centro, anzi all’«estremo centro» dice il filosofo canadese. Mai disturbare e soprattutto mai far nulla che possa mettere in discussione l’ordine economico e sociale. Tutto deve essere standardizzato. La “media” è diventata la norma, la “mediocrità” è stata eletta a modello.
5 novembre 2016
Migrazione come rivolta contro il capitale
Il fatto che un gran numero di rifugiati, soprattutto da paesi che negli ultimi tempi hanno subito le devastazioni dell'aggressione e delle guerre imperialiste, stiano disperatamente tentando di entrare in Europa, è visto quasi esclusivamente in termini umanitari. Sebbene questa percezione sia indubbiamente valida, c'è un altro aspetto del problema che è sfuggito all'attenzione generale, vale a dire che per la prima volta nella storia moderna la questione delle migrazioni stia uscendo dal controllo esclusivo del capitale metropolitano. Fino ad oggi, i flussi migratori sono stati dettati esclusivamente dalle esigenze del capitale metropolitano. Ora, per la prima volta, le persone stanno violando i dettami del capitale metropolitano, tentando di dare seguito alle proprie preferenze rispetto a dove ci si desidera stabilire. Miseri e infelici, inconsapevoli delle conseguenze delle proprie azioni, questi rifugiati sfortunati sfidano l'egemonia del capitale metropolitano, che immancabilmente parte dal presupposto che le persone si sottomettano alle sue regole, anche rispetto alla questione di dove vivere.
4 novembre 2016
Elettrificare l'occupazione: Quello che Marocco e Enel nascondono alla COP22 a Marrakech
Sii consapevole di quello che ti viene detto sugli sforzi marocchini nel settore dell’energia rinnovabile. Una parte considerevole dei programmi che il Marocco sta proponendo nel settore, infatti, anche nel sito ufficiale della COP22, non sono situati in Marocco, ma nel Sahara Occidentale, un territorio che il Marocco occupa illegalmente e brutalmente da oltre 40 anni.
Dal 7 al 18 Novembre 2016, a Marrakesh, durante i negoziati sul clima per la COP22, sia il governo marocchino che un buon numero di aziende impegnate nel settore, commercializzeranno i loro sforzi per lo sviluppo di soluzioni per l’energia pulita.
Due aziende hanno vinto il bando con la compagnia del Re del Marocco nei territori occupati: l’italiana Enel e la tedesca Siemens. Il palazzo reale del Marocco, che regola il mercato energetico, accoglie contratti energetici di notevole portata nel territorio, e a farne le spese è il processo di pace guidato dalle Nazioni Unite nel Sahara Occidentale.
Due aziende hanno vinto il bando con la compagnia del Re del Marocco nei territori occupati: l’italiana Enel e la tedesca Siemens. Il palazzo reale del Marocco, che regola il mercato energetico, accoglie contratti energetici di notevole portata nel territorio, e a farne le spese è il processo di pace guidato dalle Nazioni Unite nel Sahara Occidentale.
3 novembre 2016
Nazionalismo Democratico: "NO agli Stati Uniti d'€uropa!"
«Ebbene sì, lo confesso: sono un convinto nazionalista! La grande maggioranza dei politici e degli intellettuali invoca più Europa per uscire dalla crisi in cui l'Unione Europea è precipitata: chiede una Europa federale perché teme il ritorno dei nazionalismi nel vecchio continente. Per combattere il risorgere degli spettri del nazionalismo molti (soprattutto a sinistra) chiedono più UE e più federalismo. A mio parere la rottura dell'eurozona prima o poi è inevitabile e la UE dell'euro è entrata in coma politico. Occorre allora innanzitutto difendere decisamente l'interesse nazionale. E introdurre anche forme di autonomia monetaria.
2 novembre 2016
Patti chiari, sudditanza lunga
L'arte della guerra. Nel quadro della strategia Usa/Nato - documenta la Casa Bianca - l'Italia si distingue quale «saldo e attivo alleato degli Stati uniti». Lo dimostra il fatto che «l'Italia ospita oltre 30 mila militari e funzionari civili del Dipartimento Usa della difesa in installazioni dislocate in tutto il paese»
Dopo aver chiamato gli italiani a votare Sì al referendum, ingerendosi nella nostra politica nazionale col complice silenzio dell'opposizione parlamentare, il presidente Obama ha confermato al «buon amico Matteo» che con l'Italia gli Usa hanno «patti chiari, amicizia lunga». Non c'è dubbio che i patti siano chiari, anzitutto il Patto atlantico che sottomette l'Italia agli Usa. Il comandante supremo alleato in Europa viene sempre nominato dal presidente degli Stati uniti d'America e sono in mano agli Usa tutti gli altri comandi chiave.
Dopo la fine della guerra fredda, in seguito alla disgregazione dell'Urss, Washington affermava la «fondamentale importanza di preservare la Nato quale canale della influenza e partecipazione statunitensi negli affari europei, impedendo la creazione di dispositivi unicamente europei che minerebbero la struttura di comando dell'Alleanza», ossia il comando Usa. Concetto ribadito dal segretario della Nato Stoltenberg nella recente tavola rotonda sulla «grande idea di Europa»: «Dobbiamo assicurare che il rafforzamento della difesa europea non costituisca un duplicato della Nato, non divenga una alternativa alla Nato».
Dopo aver chiamato gli italiani a votare Sì al referendum, ingerendosi nella nostra politica nazionale col complice silenzio dell'opposizione parlamentare, il presidente Obama ha confermato al «buon amico Matteo» che con l'Italia gli Usa hanno «patti chiari, amicizia lunga». Non c'è dubbio che i patti siano chiari, anzitutto il Patto atlantico che sottomette l'Italia agli Usa. Il comandante supremo alleato in Europa viene sempre nominato dal presidente degli Stati uniti d'America e sono in mano agli Usa tutti gli altri comandi chiave.
Dopo la fine della guerra fredda, in seguito alla disgregazione dell'Urss, Washington affermava la «fondamentale importanza di preservare la Nato quale canale della influenza e partecipazione statunitensi negli affari europei, impedendo la creazione di dispositivi unicamente europei che minerebbero la struttura di comando dell'Alleanza», ossia il comando Usa. Concetto ribadito dal segretario della Nato Stoltenberg nella recente tavola rotonda sulla «grande idea di Europa»: «Dobbiamo assicurare che il rafforzamento della difesa europea non costituisca un duplicato della Nato, non divenga una alternativa alla Nato».
1 novembre 2016
La redistribuzione non basta, va affrontato il nodo della produzione della ricchezza
Il capitale non è più fattore di crescita ma di distruzione delle forze produttive della società
Nella presente fase storica di accumulazione capitalistica la questione centrale non è più soltanto quella della redistribuzione "equa" della ricchezza prodotta, classico tema della politica socialdemocratica, e della redistribuzione del lavoro (riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario), storico cavallo di battaglia del movimento operaio. Il perseguimento di questi due importanti temi, così come quello della inclusione dei migranti nella società europea, non può prescindere dall'affrontare il tema della produzione della ricchezza e quindi dei rapporti di produzione e del rapporto sta Stato e economia, che diventano la priorità e il tema centrale della lotta politica per una sinistra che voglia essere di classe e adeguata alle condizioni della realtà.
La crisi, iniziata nel 2007/2008 e ancora in corso, è di natura e profondità diversa rispetto a quelle che si sono verificate ciclicamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di una crisi che è manifestazione di una sovraccumulazione di capitale (cioè di un eccesso di investimenti di capitale sotto forma di mezzi di produzione) assoluta e senza precedenti. Tale crisi è irrisolvibile nell'ambito dell'attuale quadro di rapporti economici e politici se non mediante massicce distruzioni di capacità produttiva e capacità lavorative, che possono arrivare fino alla guerra. Come ho cercato di spiegare più ampiamente nel mio libro "Globalizzazione e decadenza industriale. L'Italia tra delocalizzazioni, crisi secolare e euro", ciò che caratterizza oggi il modo di produzione capitalistico, nei suoi punti centrali (la cosiddetta Triade: Usa, Europa occidentale e Giappone), è la separazione tra accumulazione (produzione di profitto) e crescita economica (misurata mediante il Pil).
Nella presente fase storica di accumulazione capitalistica la questione centrale non è più soltanto quella della redistribuzione "equa" della ricchezza prodotta, classico tema della politica socialdemocratica, e della redistribuzione del lavoro (riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario), storico cavallo di battaglia del movimento operaio. Il perseguimento di questi due importanti temi, così come quello della inclusione dei migranti nella società europea, non può prescindere dall'affrontare il tema della produzione della ricchezza e quindi dei rapporti di produzione e del rapporto sta Stato e economia, che diventano la priorità e il tema centrale della lotta politica per una sinistra che voglia essere di classe e adeguata alle condizioni della realtà.
La crisi, iniziata nel 2007/2008 e ancora in corso, è di natura e profondità diversa rispetto a quelle che si sono verificate ciclicamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di una crisi che è manifestazione di una sovraccumulazione di capitale (cioè di un eccesso di investimenti di capitale sotto forma di mezzi di produzione) assoluta e senza precedenti. Tale crisi è irrisolvibile nell'ambito dell'attuale quadro di rapporti economici e politici se non mediante massicce distruzioni di capacità produttiva e capacità lavorative, che possono arrivare fino alla guerra. Come ho cercato di spiegare più ampiamente nel mio libro "Globalizzazione e decadenza industriale. L'Italia tra delocalizzazioni, crisi secolare e euro", ciò che caratterizza oggi il modo di produzione capitalistico, nei suoi punti centrali (la cosiddetta Triade: Usa, Europa occidentale e Giappone), è la separazione tra accumulazione (produzione di profitto) e crescita economica (misurata mediante il Pil).
29 ottobre 2016
Maradona al servizio dell’occupazione marocchina del Sahara Occidentale
Il Ragazzo d’oro ha dimenticato il suo sostegno alle Nonne della Piazza di Maggio e ai diritti umani in Birmania
Diego Armando Maradona, la stella del calcio che una volta ha detto “l’ingiustizia mi indigna” e ha sostenuto la difesa dei diritti umani in Myanmar (Birmania) e si è congratulato con la presidente delle Nonne della Piazza di Maggio quando ha ritrovato il suo nipotino, utilizza nuovamente la sua immagine per giustificare l’occupazione del Sahara Occidentale, ove dal 1975 avvengono centinaia di sparizioni forzate.
Diego Armando Maradona, la stella del calcio che una volta ha detto “l’ingiustizia mi indigna” e ha sostenuto la difesa dei diritti umani in Myanmar (Birmania) e si è congratulato con la presidente delle Nonne della Piazza di Maggio quando ha ritrovato il suo nipotino, utilizza nuovamente la sua immagine per giustificare l’occupazione del Sahara Occidentale, ove dal 1975 avvengono centinaia di sparizioni forzate.
Per il secondo anno consecutivo Maradona si recherà a El Aaiún per partecipare alla celebrazione dell’anniversario della “Marcia verde”, con la quale il Marocco ha iniziato la sua invasione del Sahara Occidentale che la Spagna ha abbandonato senza procedere alla sua decolonizzazione. L’idolo argentino del calcio parteciperà ad una partita d'esibizione organizzata dalla Federazione calcistica reale del Marocco e la sua presenza servirà al regime marocchino per proclamare la propria sovranità sul Sahara occidentale, riconosciuta da nessun paese.
La presenza di Maradona nella vecchia colonia spagnola ove numerosi casi di tortura sono stati riportati dalle organizzazioni internazionali dei diritti umani come Amnesty International, Human Rights Watch, il Centro Robert F. Kennedy e la Rete Euromed si contrappone a certe sue performance precedenti.
26 ottobre 2016
U€: Non investire nelle armi: Petizione al Parlamento e al Consiglio €uropeo
Testo della petizione
Impedisca l’inclusione della ricerca per l’industria bellica nel nuovo budget dell’UE. Nessuna sovvenzione europea dovrebbe andare alla tecnologia militare. I finanziamenti per la ricerca dovrebbero essere destinati a progetti che sviluppano modi non violenti per prevenire e risolvere i conflitti ed in particolare per affrontare le cause alla radice dell’instabilità.►Firma la petizione
Perché è importante?
Vogliamo tutti vivere in un mondo pacifico ed è per questo che è stata creata l’Unione europea.Ma la Commissione europea, sotto la forte pressione dell’industria bellica, sta ora progettando di stanziare migliaia di milioni di euro di denaro pubblico per sviluppare una tecnologia militare avanzata per la prima volta da quando esiste l’Unione [1].
Anche se viene presentata come una misura di ‘difesa’, la verità è che lo scopo di questi sussidi è di preservare la competitività dell’industria bellica e la sua capacità di esportare all’estero, anche in paesi che contribuiscono all’instabilità e che prendono parte a conflitti letali, come l’Arabia Saudita [2].
25 ottobre 2016
Erdogan costruisce una dittatura fascista
Il 1 ottobre in Turchia è stato anche il canale socialista Hayat TV. Il golpe non c’entrava più niente. Un colloquio con Arif Kosar. Arif Kosar è coordinatore dei programmi di Hayat TV e presidente della direzione.
Le trasmissioni di Hayat TV il 1 ottobre sono state interrotte dal governo turco per la durata dello stato di emergenza. Contemporaneamente altri 22 media sono stati vietati. Che orientamento politico ha il canale?
Hayat TV è stato fondato dieci anni fa come voce critica della popolazione lavoratrice con indirizzo socialista. Decine di migliaia di persone e molti gruppi hanno raccolto denaro per rendere possibile il canale. Ci occupiamo soprattutto delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e dei problemi etnici del Paese, soprattutto della questione curda. Eravamo uno dei canali tv di opposizione e per questo continuamente bersaglio della repressione dello Stato. L’ente statale per il controllo dei media RTÜK già nei mesi precedenti al tentativo di golpe del 15 luglio ha emesso nei nostri confronti molti più decreti di condanna e denunce in tribunale che nel periodo precedente. Un quotidiano vicino al governo aveva già annunciato la chiusura di Hayat TV, dopo il 15 luglio tutto è peggiorato.
Le trasmissioni di Hayat TV il 1 ottobre sono state interrotte dal governo turco per la durata dello stato di emergenza. Contemporaneamente altri 22 media sono stati vietati. Che orientamento politico ha il canale?
Hayat TV è stato fondato dieci anni fa come voce critica della popolazione lavoratrice con indirizzo socialista. Decine di migliaia di persone e molti gruppi hanno raccolto denaro per rendere possibile il canale. Ci occupiamo soprattutto delle condizioni di lavoro e di vita dei lavoratori e dei problemi etnici del Paese, soprattutto della questione curda. Eravamo uno dei canali tv di opposizione e per questo continuamente bersaglio della repressione dello Stato. L’ente statale per il controllo dei media RTÜK già nei mesi precedenti al tentativo di golpe del 15 luglio ha emesso nei nostri confronti molti più decreti di condanna e denunce in tribunale che nel periodo precedente. Un quotidiano vicino al governo aveva già annunciato la chiusura di Hayat TV, dopo il 15 luglio tutto è peggiorato.
24 ottobre 2016
Solidarietà con Mikaël Doulson, processato il 7 novembre a Boulogne-sur-Mer per aver appoggiato i migranti di Calais L’accusa : “Partecipazione ad una manifestazione illegale, con dissimulazione del viso”
Riceviamo e pubblichiamo questo messaggio del nostro amico Mikaël Doulson, vittima dell’arbitrarietà imperante a Calais oramai da troppo tempo.
Mi chiamo Mikaël Doulson e sono un giornalista impiegato da un media associativo.
Il primo ottobre alle ore 17.15 sono stato interpellato dalla polizia francese di Calais dopo aver partecipato ad una manifestazione di sostegno a favore dei migranti che vivono in un campo chiamato “la Giungla” e che verrà demolito nei prossimi giorni.
Sono stato accusato di aver “partecipato ad una manifestazione illegale, dissimulando il mio viso”.
Ma in verità ero venuto a Calais solamente per animare dei workshop di percussioni coi migranti e per scrivere un articolo sulla manifestazione, della quale non sapevo che non fosse stata autorizzata. Inoltre avevo certamente coperto la mia bocca e il mio naso con una sciarpa per proteggermi dagli effetti deleteri dei gas lacrimogeni utilizzati tantissimo dalla polizia quel giorno, come prova anche il video che segue.
Mi chiamo Mikaël Doulson e sono un giornalista impiegato da un media associativo.
Il primo ottobre alle ore 17.15 sono stato interpellato dalla polizia francese di Calais dopo aver partecipato ad una manifestazione di sostegno a favore dei migranti che vivono in un campo chiamato “la Giungla” e che verrà demolito nei prossimi giorni.
Sono stato accusato di aver “partecipato ad una manifestazione illegale, dissimulando il mio viso”.
Ma in verità ero venuto a Calais solamente per animare dei workshop di percussioni coi migranti e per scrivere un articolo sulla manifestazione, della quale non sapevo che non fosse stata autorizzata. Inoltre avevo certamente coperto la mia bocca e il mio naso con una sciarpa per proteggermi dagli effetti deleteri dei gas lacrimogeni utilizzati tantissimo dalla polizia quel giorno, come prova anche il video che segue.
21 ottobre 2016
La classe operaia contro il TTIP e il CETA
L'attuale fase di sviluppo del capitalismo richiede strumenti che offrano una maggiore espansione e reddittività alle multinazionali. Gli inganni denominati trattati di libero commercio, come il TTIP o il CETA, sono per ora, la formula più avanzata dei monopoli per esercitare la loro dittatura. L'imperialismo necessita delle proprie leggi e i trattati di libero commercio lo sono.
Il TTIP (Trattato Transatlantico di Commercio e Investimenti. In inglese. Transatlantic Trade and Investment Partneship) è un accordo commerciale che attualmente si trova in fase di negoziazione tra la Commissione Europea e gli USA.
Il CETA (Accordo Comprensivo Economico e di Commercio. In inglese: Comprehensive Economic and Trade Agreement) ha praticamente le stesse clausole del TTIP e le negoziazioni avvengono tra l'UE e il Canada.
Il CETA è considerato il fratello piccolo del TTIP, ma è ugualmente aggressivo contro i nostri interessi perché le negoziazioni sono già terminate e si solo in attesa della sua ratifica.
Il TTIP (Trattato Transatlantico di Commercio e Investimenti. In inglese. Transatlantic Trade and Investment Partneship) è un accordo commerciale che attualmente si trova in fase di negoziazione tra la Commissione Europea e gli USA.
Il CETA (Accordo Comprensivo Economico e di Commercio. In inglese: Comprehensive Economic and Trade Agreement) ha praticamente le stesse clausole del TTIP e le negoziazioni avvengono tra l'UE e il Canada.
Il CETA è considerato il fratello piccolo del TTIP, ma è ugualmente aggressivo contro i nostri interessi perché le negoziazioni sono già terminate e si solo in attesa della sua ratifica.
20 ottobre 2016
Stati Uniti: spese militari ed egemonia globale
Il discorso del presidente Barack Obama alle Nazioni Unite, ed anche le dichiarazioni della candidata democratica Hillary Clinton e del suo rivale repubblicano Donald Trump, coincidono su un punto: la "necessità" dell'egemonia mondiale degli Stati Uniti.
Nonostante alcune differenze tattiche e sfumature tipiche della campagna elettorale, nessuno dei tre sorprende il mondo quando conferma le aspirazioni di dominio di Washington.
Clinton e Trump competono da diverse settimane nell'illustrare agli elettori le loro posizioni in merito a tali questioni, e cercano di convincere i cittadini - senza molto successo, secondo le opinioni degli esperti - sulle loro rispettive capacità di mettere in pratica gli obiettivi della politica estera.
A suo modo, l'ex Segretaria di Stato vuole ripulire la sua immagine di "falco", e mentre pretende di mantenere ad ogni costo la supremazia statunitense, giura che se arriverà alla Casa Bianca userà la forza solo come ultima risorsa.
Da parte sua, Trump critica con veemenza la situazione in cui versano le forze armate e propone cambiamenti profondi in questa istituzione.
Ma il Comitato per un Bilancio Federale Responsabile - organizzazione non di partito - assicura in uno studio recente che i cambiamenti annunciati dall'imprenditore di New York potrebbero costare al contribuente più di 450 miliardi di dollari nel prossimo decennio, risorse che nessuno sa da dove verrebbero.
Nonostante alcune differenze tattiche e sfumature tipiche della campagna elettorale, nessuno dei tre sorprende il mondo quando conferma le aspirazioni di dominio di Washington.
Clinton e Trump competono da diverse settimane nell'illustrare agli elettori le loro posizioni in merito a tali questioni, e cercano di convincere i cittadini - senza molto successo, secondo le opinioni degli esperti - sulle loro rispettive capacità di mettere in pratica gli obiettivi della politica estera.
A suo modo, l'ex Segretaria di Stato vuole ripulire la sua immagine di "falco", e mentre pretende di mantenere ad ogni costo la supremazia statunitense, giura che se arriverà alla Casa Bianca userà la forza solo come ultima risorsa.
Da parte sua, Trump critica con veemenza la situazione in cui versano le forze armate e propone cambiamenti profondi in questa istituzione.
Ma il Comitato per un Bilancio Federale Responsabile - organizzazione non di partito - assicura in uno studio recente che i cambiamenti annunciati dall'imprenditore di New York potrebbero costare al contribuente più di 450 miliardi di dollari nel prossimo decennio, risorse che nessuno sa da dove verrebbero.
13 ottobre 2016
Brasile, la ragione e la storia
Il carattere anomalo dell’impeachment contro Dilma Rousseff -anomalo perché il fatto di aver rispettato ritualmente i passi costituzionali non è riuscito a occultare il dato fondamentale, cioè l’assenza del delitto- non deve impedirci di analizzare gli errori che lo hanno reso possibile, non per colpire il pugile già al tappeto ma per cercare di salvare il salvabile in un processo che merita attenzione.
E in questo senso la prima cosa che occorre mettere in evidenza è il cambiamento di contesto. Com’è noto, a partire dal 2002-2003 l’America Latina ha vissuto un decennio di alta crescita economica che in alcuni Paesi ha raggiunto tassi cinesi (anche se si dovrebbe rivedere questo paragone perché ormai la Cina non cresce più a tassi cinesi). Il Brasile, anche se è cresciuto a un ritmo più lento della media regionale, è cresciuto in modo sostenuto finché, a un certo momento tra il 2011 e il 2012, si è fermato. La risposta di Dilma a questo cambio di direzione del vento è stata la peggiore tra tutte quelle possibili: tradendo le sue promesse elettorali, ha imposto un aggiustamento ortodosso non molto diverso da quello che proponeva l’opposizione di destra durante la campagna elettorale, incaricando di questo compito il banchiere ultraliberale Joaquim Levy al quale dopo ha tolto l’appoggio, a tal punto che alla fine rifiutava di farsi fotografare con lui.
E in questo senso la prima cosa che occorre mettere in evidenza è il cambiamento di contesto. Com’è noto, a partire dal 2002-2003 l’America Latina ha vissuto un decennio di alta crescita economica che in alcuni Paesi ha raggiunto tassi cinesi (anche se si dovrebbe rivedere questo paragone perché ormai la Cina non cresce più a tassi cinesi). Il Brasile, anche se è cresciuto a un ritmo più lento della media regionale, è cresciuto in modo sostenuto finché, a un certo momento tra il 2011 e il 2012, si è fermato. La risposta di Dilma a questo cambio di direzione del vento è stata la peggiore tra tutte quelle possibili: tradendo le sue promesse elettorali, ha imposto un aggiustamento ortodosso non molto diverso da quello che proponeva l’opposizione di destra durante la campagna elettorale, incaricando di questo compito il banchiere ultraliberale Joaquim Levy al quale dopo ha tolto l’appoggio, a tal punto che alla fine rifiutava di farsi fotografare con lui.
12 ottobre 2016
Il Congresso del Cile qualifica Augusto Pinochet come "dittatore artefice di un apparato di Stato terrorista"
Con una larga maggioranza, la Camera ha approvato una risoluzione che dichiara Pinochet "architetto di un apparato di stato terrorista". Inoltre chiede al Ministero della Difesa di vietare tributi all'interno delle forze armate.
La Camera dei Deputati ha approvato una risoluzione in cui dichiara Augusto Pinochet come il governante più 'Violento e criminale' che abbia avuto il Cile nella sua storia.
L'iniziativa è stata approvata con 69 voti a favore, 23 contrari e sei astensioni.
Il testo dichiara Pinochet come il "governante più violento e criminale che abbia avuto il Cile nella sua storia" e indica Pinochet come "il dittatore, creatore di un apparato statale terrorista e mente del premeditato e infido assassinio dell'ex ministro degli Esteri Orlando Letelier a Washington, nel 1976", questo, dopo la declassificazione di documenti della Central Intelligence Agency (CIA) delgli Stati Uniti.
I file hanno confermato che Pinochet ha ordinato l'attentato, il 21 settembre 1976 a Washington, che ha uccise l'ex ministro Orlando Letelier.
Inoltre, coincide anche con il 28° anniversario del Plebiscito in cui cileni dissero "NO" alla continuità di Augusto Pinochet.
11 ottobre 2016
Referendum Costituzionale: la “legge oscura”
La Costituente, prima di approvare il testo, lo fece rileggere a scrittori e letterati per renderlo più semplice e chiaro a tutti, con periodi lunghi in media 20 parole. Per De Mauro è l'unico testo comprensibile alla stragrande maggioranza degli italiani. Il testo della riforma Renzi-Boschi ha articoli di oltre 300 e 400 parole. In un caso si è passati da 9 a 439 e il punto arriva dopo oltre 170 vocaboli.
Articolo 1: l’Italia è Repubblica democratica, fondata sul lavoro. I 556 della Costituente l’avevano scritto così, forse solenne ma bruttino. Una, mancava una, una Repubblica. A mettere un colpetto di matita dopo la quarta parola della bozza di Costituzione uscita nel 1947 non fu un giurista né un funzionario del ministero né un parlamentare. Fu uno scrittore, si chiamava Pietro Pancrazi, scriveva anche sul Corriere della Sera, era di Cortona, non lontano da Laterina. Fu il presidente dell’Assemblea, Umberto Terracini, a chiamarlo a rivedere la legge fondamentale dello Stato che stava nascendo. A qualcuno dei costituenti il testo non piaceva, in qualche parte era troppo rigido, troppo tecnico, aulico. Insieme a Pancrazi, prima dell’approvazione finale, la Costituzione fu rivista anche dal latinista Concetto Marchesi (amico di Togliatti) e dal saggista Antonio Baldini. E’ così che diventò la più bella del mondo. “Un monumento in termini di sobrietà, di essenzialità, di economia e anche di eleganza del linguaggio” ha definito la Costituzione Michele Ainis.
Articolo 1: l’Italia è Repubblica democratica, fondata sul lavoro. I 556 della Costituente l’avevano scritto così, forse solenne ma bruttino. Una, mancava una, una Repubblica. A mettere un colpetto di matita dopo la quarta parola della bozza di Costituzione uscita nel 1947 non fu un giurista né un funzionario del ministero né un parlamentare. Fu uno scrittore, si chiamava Pietro Pancrazi, scriveva anche sul Corriere della Sera, era di Cortona, non lontano da Laterina. Fu il presidente dell’Assemblea, Umberto Terracini, a chiamarlo a rivedere la legge fondamentale dello Stato che stava nascendo. A qualcuno dei costituenti il testo non piaceva, in qualche parte era troppo rigido, troppo tecnico, aulico. Insieme a Pancrazi, prima dell’approvazione finale, la Costituzione fu rivista anche dal latinista Concetto Marchesi (amico di Togliatti) e dal saggista Antonio Baldini. E’ così che diventò la più bella del mondo. “Un monumento in termini di sobrietà, di essenzialità, di economia e anche di eleganza del linguaggio” ha definito la Costituzione Michele Ainis.
10 ottobre 2016
F-18 dipinti come Sukhoi: Preparano un False Flag?
E’ stato un giornalista canadese che lavora in Europa centrale, Christian Borys, a postare su Facebook le foto e la notizia: “Gli Usa dipingono i loro F/A 18 per somigliare al tipo di colori dei jets russi in Siria. Addestramento standard, ma però interessante”.
The U.S is painting their F/A-18's to match the paint schemes of Russian jets in #Syria. Standard training, but interesting nonetheless.
Può anche darsi... L’US Air Force dipinge i suoi aerei dei colori “nemici” a volte per abituare i suoi piloti durante delle simulazioni. Ma il fatto è che è diffusa una conversazione del ministro degli esteri John Kerry, il primo ottobre, captata nei locali della delegazione olandese all’Onu, a margine della assemblea plenaria. Kerry parla con non meglio identificati esponenti della “resistenza” siriana, e dice loro esasperato: I’ve lost the argument per l’uso della forza” militare (americana) contro Assad.
Onorate l'eredità di Edward Said sostenendo il movimento BDS
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Edward Said |
Per decenni, quando Said era ancora in vita, veniva accusato di essere un “professore del terrore”, e la rivista di destra Commentary lo offendeva, affermando che condurrebbe una “doppia carriera, da professore di letteratura ed ideologo del terrore”. Nel 2000 veniva diffamato e accusato di essere violento perché da un villaggio nel Sud del Libano, appena liberato dall’occupazione israeliana, durata ben 22 anni, aveva gettato una pietra in direzione di Israele. Durante la sua carriera sono stati compiuti degli sforzi concertati al fine di discreditare la sua erudizione e persino di negare la sua identità palestinese. Questa negazione è un’offesa vissuta da numerosi palestinesi della diaspora: anche se lo statuto di profugo palestinese è l'unico al mondo a venire trasmesso da una generazione all’altra, alla nostra gente nata al di fuori della sua patria storica e il cui stato di profugo non è stato documentato dalle Nazioni Unite viene negata l’identità palestinese mentre i sionisti cercano di cancellare il nostro diritto di ritorno, negando che centinaia di migliaia di palestinesi furono sfollati durante la nakba.
8 ottobre 2016
L'attribuzione del Premio Nobel per la Pace a Santos è uno scandalo!
Il Premio Nobel per la Pace al presidente colombiano Juan Manuel Santos, è di per sé un gesto che lascia senza parole. Noi non crediamo alle nostre orecchie e ci strofiniamo gli occhi: e, così, il merito della firma di un accordo di pace sarebbe solo di uno dei firmatari? Ma dunque a cosa ha pensato il comitato norvegese? Per firmare un accordo, bisogna essere almeno in due e in Colombia, i due firmatari sono stati: Santos e le FARC-EP.
Di Fausto Giudice Фаусто Джудиче فاوستو جيوديشي
Basta Yekfi !
Di Fausto Giudice Фаусто Джудиче فاوستو جيوديشي
Basta Yekfi !
Perché le FARC non hanno ricevuto anch'esse il premio? Per l'accordo di pace in Vietnam, furono Kissinger e Le Duc Tho che a ricevere il premio nel 1973 (il vietnamita lo rifiutò) per l'accordo tra Egitto e Israele, furono Sadat e Begin nel 1978, per l'accordo sudafricano, Mandela e De Klerk nel 1993, per gli accordi di Oslo, furono Arafat, Rabin e Peres nel 1994.
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