14 aprile 2014
L'AUTODISTRUZIONE USA INIZIA A BUNKERVILLE IN NEVADA?
Aggiornamento: Voci di strada
riferiscono che al momento vi è un movimento, fino a 5000 uomini delle
milizie popolari armate, in arrivo a Bunkerville, Nevada oggi (11/04/2014, N.d.E.)
E' evidente oramai che il governo
federale pensava di poter semplicemente occupare la terra circostante il
ranch di Bunkerville, NV e poter disporre di come meglio pensavano
della proprietà e del sostentamento della famiglia Bundy. Quello che non
si aspettavano era il grido degli americani in tutto il paese. E ora le
cose possono passare al livello successivo. Come Kim Paxton afferma,
molte milizie cittadini sono state convocate da diversi stati degli
stati uniti. Molti membri di queste organizzazioni stanno prendendo le
armi e si stanno dirigendo in Nevada.
E non sono solo le milizie
cittadine che si apprestano a prendere provvedimenti. Il governatore del
Nevada ha ufficialmente condannato le azioni del governo federale,
anche se deve ancora agire dal punto d vista legislativo. Lo Sceriffo
Richard Mack di Gilbert, Arizona, ha pensato bene di aumentare la tensione, chiamando questi eventi come azioni di "terrorismo".
Secondo le ultime stime ci sono
stati circa 200 agenti federali inviati da vari enti in Nevada e sembra
che centinaia, forse migliaia, di miliziani armati arriveranno presto a
confrontarsi con loro.
13 aprile 2014
LE MENZOGNE DEGLI USA: LA NATO NON SE SE ANDRA' DALL'AFGHANISTAN
Doveva
essere “l’ultimo
atto di redenzione” della guerra contro il terrore degli USA, la
promessa elettorale di un Barak Obama che nel 2012 accusava Mitt Romney
di non avere un calendario per portare a casa le truppe
dall’Afganistan. Ora il presidente statunitense vuole mantenere in
quel paese circa 16.000 soldati in forma ufficiale, e non si sa quante
altre migliaia sotto quali nomi e quali incarichi, e
prolungare ancor più quella che è stata la guerra più lunga del
paese. Alla fine, Obama soffre di quello che i greci chiamavano akrasia, debolezza
della volontà.
Il
nuovo presidente del
paese invaso e occupato dovrà legalizzare lo status di colonia che
Washington gli ha preparato. Né il presunto assassinio di Bin Laden in
Pakistan, né la rivelazione (del segreto di cui tutti
parlavano) del presidente Hamid Karzai, quest’uomo della CIA, del
fatto che “Al Qaeda è un mito”, hanno fatto sì che gli USA smettessero
di sottostimare l’intelligenza di chi li
ascolta.
“Non
possiamo lasciare adesso l’Afganistan. Ha bilioni di dollari in
minerali” disse il generale David Petraeus, smontando i motivi umanitari
(salvare
gli afgani dagli integralisti talebani) o di sicurezza (salvare
l’umanità dai terroristi di Al Qaeda) dell’invasione. Alla tentazione
delle risorse naturali dell’Asia Centrale si
aggiungono la posizione strategica del paese, che per secoli ha fatto
da cerniera tra Cina, Russia, Iran e India.
12 aprile 2014
SVENDONO L'ITALIA
Svendono tutto. L’Italia, lo Stato, - dicono – è in bancarotta e ogni suo gioiello dovrà essere messo all’asta per soddisfare i lupi usurai che lucrano decine e decine di miliardi di interessi ogni anno sul debito nazionale. Alla Grecia – e non era una battuta… - ci fu nell’Ue chi propose, due anni fa, di mettere “in garanzia” il Partenone. In attesa di vedere anche il Colosseo (su cui il patron di Tod’s ha già comunque lanciato una sorta di opa) diventare un bene privato, magari acquistato a prezzi di saldo con un carretto di quella carta straccia che viene definito “valuta” (dollaro, euro), il nostro (si fa per dire – demanio ha cominciato aste di realizzo per “beni minori”. Così, il cittadino teledipendente, o drogato, non avrà nulla da ridire.
Al via, attraverso l'Agenzia del Demanio, la dismissione di alcuni gioielli pubblici, tra i quali un castello, un ex convento e il diritto di superficie di un'isola veneziana. Con una gran faccia senza vergogna, Paolo Maranca, il superburocrate di nomina governativa alla guida del dipartimento e dell’Agenzia del Demanio, ha dichiarato la dismissione "un piano di vendita secondo un piano articolato e non solo per fare cassa, ma per favorire lo sviluppo dei territori" e volto "ad un'imprenditoria capace e illuminata che capisca questo progetto" chiamato 'Valore Paese'. I cinque beni di pregio del valore sopra i 400 mila euro finiranno in un’asta che avverra' on line e “senza una base d'asta, ad offerta libera "che Maranca si è augurato “congrua”. Si tratta del castello del 1400 a Gradisca d'Isonzo (Gorizia), un complesso costituito da sei edifici dal grande valore storico-architettonico (11.500 mq, di cui 7.200 mq coperti); di una palazzina nel centro di Trieste (24 mila mq di cui 3.000 coperti); dell'ex convento del 1.600 a S.Domenico Maggiore Monteoliveto (Taranto), la 'Casa Nappi' a Loreto (Ancona).
Al via, attraverso l'Agenzia del Demanio, la dismissione di alcuni gioielli pubblici, tra i quali un castello, un ex convento e il diritto di superficie di un'isola veneziana. Con una gran faccia senza vergogna, Paolo Maranca, il superburocrate di nomina governativa alla guida del dipartimento e dell’Agenzia del Demanio, ha dichiarato la dismissione "un piano di vendita secondo un piano articolato e non solo per fare cassa, ma per favorire lo sviluppo dei territori" e volto "ad un'imprenditoria capace e illuminata che capisca questo progetto" chiamato 'Valore Paese'. I cinque beni di pregio del valore sopra i 400 mila euro finiranno in un’asta che avverra' on line e “senza una base d'asta, ad offerta libera "che Maranca si è augurato “congrua”. Si tratta del castello del 1400 a Gradisca d'Isonzo (Gorizia), un complesso costituito da sei edifici dal grande valore storico-architettonico (11.500 mq, di cui 7.200 mq coperti); di una palazzina nel centro di Trieste (24 mila mq di cui 3.000 coperti); dell'ex convento del 1.600 a S.Domenico Maggiore Monteoliveto (Taranto), la 'Casa Nappi' a Loreto (Ancona).
11 aprile 2014
UN MICROCHIP SOTTOCUTANEO PER TUTTI?
ORA NON E' PIU' FANTASCIENZA, MA REALTA'
Come riportato dall'Ansa il 31 marzo scorso, il capo della divisione di cardiologia della University of South California, Leslie Saxon, ha affermato che entro al massimo dieci anni tutti i bambini potrebbero avere il loro microchip celebrale già poche ore dopo la nascita, chip in grado di monitorare tutti i parametri vitali. Come riporta Tgcom 24 del 7 aprile ,all'ospedale Santa Chiara di Pisa è stato impiantato per la prima volta il microstimolatore wireless, un chip sottocutaneo che dovrebbe controllare il dolore cronico delle persone che non rispondono alla somministrazione di farmaci. Negli Stati Uniti e in Russia le principali compagnie di credito stanno spingendo le banche e i commercianti per la totale conversione alla tecnologia dei microchip, che dovrà iniziare da ottobre 2015.
Insomma, nel futuro tutti saranno dotati di un chip sottopelle sin dalla nascita e quella che sino a pochissimo tempo fa era considerata fantascienza e visione distopica del futuro, ora è realtà. Da molti anni dei ricercatori avevano avvertito che entro un breve periodo tutto ciò sarebbe successo e sarebbe stato propagandato come necessario e positivo in un primo tempo.
Come riportato dall'Ansa il 31 marzo scorso, il capo della divisione di cardiologia della University of South California, Leslie Saxon, ha affermato che entro al massimo dieci anni tutti i bambini potrebbero avere il loro microchip celebrale già poche ore dopo la nascita, chip in grado di monitorare tutti i parametri vitali. Come riporta Tgcom 24 del 7 aprile ,all'ospedale Santa Chiara di Pisa è stato impiantato per la prima volta il microstimolatore wireless, un chip sottocutaneo che dovrebbe controllare il dolore cronico delle persone che non rispondono alla somministrazione di farmaci. Negli Stati Uniti e in Russia le principali compagnie di credito stanno spingendo le banche e i commercianti per la totale conversione alla tecnologia dei microchip, che dovrà iniziare da ottobre 2015.
Insomma, nel futuro tutti saranno dotati di un chip sottopelle sin dalla nascita e quella che sino a pochissimo tempo fa era considerata fantascienza e visione distopica del futuro, ora è realtà. Da molti anni dei ricercatori avevano avvertito che entro un breve periodo tutto ciò sarebbe successo e sarebbe stato propagandato come necessario e positivo in un primo tempo.
I PIANI SEGRETI DI STEVE JOBS SVELATI IN UNA MAIL
Destinatari 100 persone influenti, convocate per tre giorni in una località segreta.
La lunga guerra legale tra Apple e Samsung sta portando alla luce alcuni dettagli interessanti che, se il conflitto non fosse iniziato, sarebbero rimasti segreti. Di recente è stata resa pubblica un'email scritta da Steve Jobs nel 2010 per annunciare il contenuto dell'incontro super-segreto riservato ai Top 100 per quell'anno. I Top 100 sono - o erano - un gruppo particolare all'intero di Apple: 100 persone convocate da Steve Jobs per tre giorni in una località segreta ma fornita di tutti i comfort per parlare della strategia aziendale per il futuro.
Il gruppo era composto da manager importanti ma anche da singole persone che avevano magari avuto un'idea brillante, tanto da colpire Jobs stesso. E nessuno che avesse l'onore di partecipare una volta aveva la garanzia di essere riconvocato: bisognava confermare il privilegio con il duro lavoro.
Per il fondatore di Apple questi incontri erano importantissimi: non solo permettevano di condividere la strategia con l'élite più importante, ma gli consentivano di «fare circolare le idee», un'attività che egli considerava parte fondamentale del proprio lavoro.
La lunga guerra legale tra Apple e Samsung sta portando alla luce alcuni dettagli interessanti che, se il conflitto non fosse iniziato, sarebbero rimasti segreti. Di recente è stata resa pubblica un'email scritta da Steve Jobs nel 2010 per annunciare il contenuto dell'incontro super-segreto riservato ai Top 100 per quell'anno. I Top 100 sono - o erano - un gruppo particolare all'intero di Apple: 100 persone convocate da Steve Jobs per tre giorni in una località segreta ma fornita di tutti i comfort per parlare della strategia aziendale per il futuro.
Il gruppo era composto da manager importanti ma anche da singole persone che avevano magari avuto un'idea brillante, tanto da colpire Jobs stesso. E nessuno che avesse l'onore di partecipare una volta aveva la garanzia di essere riconvocato: bisognava confermare il privilegio con il duro lavoro.
Per il fondatore di Apple questi incontri erano importantissimi: non solo permettevano di condividere la strategia con l'élite più importante, ma gli consentivano di «fare circolare le idee», un'attività che egli considerava parte fondamentale del proprio lavoro.
10 aprile 2014
La politica transatlantica del Bail-in trascina il mondo verso la guerra
Da quando il mese scorso i ministri delle Finanze europei hanno adottato lo schema del prelievo forzoso (bail-in) per colpire azionisti, obbligazionisti e depositi bancari, l’intero sistema finanziario monetarista che fa perno sulla City di Londra e Wall Street è spacciato. Dal punto di vista oligarchico, il modo per evitare un default inevitabile è provocare una guerra che consentirà ai vincitori di cancellare la massa di debito impagabile in una riorganizzazione post-bellica.
Per questa ragione la NATO ha chiuso tutti i canali di collaborazione con la Russia, accelerando così la prospettiva di uno scontro militare strategico. Allo stesso tempo, il Presidente Obama si sta muovendo per spingere i rapporti con la Cina lungo la stessa china. Durante un’audizione al Congresso la scorsa settimana, il sottosegretario USA per l’Asia ed il Pacifico Daniel Russel ha minacciato direttamente la Cina di rappresaglie se dovesse intraprendere passi che vadano nella direzione del "modello Crimea" nelle isole disputate nel Mar della Cina.
Dietro ordini della Casa Bianca, il ministro della Difesa USA Chuck Hagel ha annunciato che due nuovi cacciatorpediniere americani dotati di sistemi di difesa missilistica Aegis verranno dispiegate in Giappone nel 2017, stringendo così il laccio di contenimento intorno alla Cina. Il dispiegamento punta chiaramente alla Corea del Nord, ma Pechino lo leggerà come parte di un disegno per creare un’alleanza contro la Cina nell’Asia e nel Pacifico. Al contempo, gruppi di opposizione a Taiwan continuano a inscenare violente provocazioni che mirano allo scontro ora che i rapporti tra Cina e Taiwan si erano sviluppati nel senso della riconciliazione ed eventualmente della riunificazione.
LE TORTURE DEI MILITARI ITALIANI A NASSIRIYA
Il racconto choc al programma tv "Le Iene" di un
militare che nel 2003 si trovava nella base di White Horse. L'uomo parla
di violenze e torture sui prigionieri interrogati dai soldati italiani
durante la missione in Iraq.
Prigionieri torturati, con la testa incappucciata e le mani legate con
fascette da elettricista, che venivano sistematicamente malmenati in un
crescendo di violenze, passando da una camera alla successiva finchè non
parlavano. E' quello che accadeva nella missione militare italiana a
Nassiriya, in Iraq, secondo il racconto di un militare al programma tv
'Le iene'. A più di 10 anni dalla strage che costò la vita a 19 italiani
(tra civili e militari) e 9 iracheni, queste testimonianze potrebbero
costringere a rivedere gli scenari sulla presenza italiana in Iraq. Gia
la settimana scorsa, lo stesso programma aveva mandato in onda un
servizio in cui un ex militare aveva raccontato al giornalista Luigi
Pelazza delle presunte torture che sarebbero avvenute durante la
missione in Iraq nel 2003. Questa volta lo stesso Pelazza ha incontrato
un altro militare, che ha raccontato nuovi dettagli.
9 aprile 2014
MES: "Si può ostacolare solo mettendo in discussione l'€uro"
Non è più l'Europa a
chiedercelo. Sono le organizzazioni finanziarie internazionali e
l'Europa e gli Stati accettano di essere “delegittimati”. Lidia Undiemi, studiosa di diritto e economia, editorialista di Wallstreet Italia. La
prima e principale accusatrice in Italia di MES e Fiscal Compact. Le sue
tesi saranno sintetizzate in un volume di prossima pubblicazione.
- Sono passati ormai tre anni da quando ha iniziato la sua battaglia per impedire che l'Italia si legasse a trattati intergovernativi come il MES – Meccanismo europeo di stabilità – ed il Fiscal Compact. La sua azione di divulgazione continua oggi per cercare di trasmettere nell'opinione pubblica la consapevolezza delle tremende conseguenze pratiche sulla società di questi trattati. Ci può spiegare cosa rappresenta il MES e perché i paesi per salvare l'euro hanno avuto la necessità di scavalcare il diritto comunitario?
Il MES è un trattato di diritto internazionale che ha come base giuridica il “meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme”, introdotto con la modifica dell'art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE). In parole più semplici, per far fronte alla crisi della zona euro si è deciso di ricorrere ad un accordo di diritto internazionale, con regole proprie che fuoriescono dal sistema normativo comunitario. Qual è il risvolto politico di una simile scelta? Basti pensare al sistema di votazione: nel processo decisionale dell'organizzazione MES, il peso di ciascun paese aderente dell'Eurozona è proporzionato al potere finanziario che esso riesce ad esprimere mediante il versamento delle quote di partecipazione; la Germania, guarda caso, possiede la quota maggiore.
- Sono passati ormai tre anni da quando ha iniziato la sua battaglia per impedire che l'Italia si legasse a trattati intergovernativi come il MES – Meccanismo europeo di stabilità – ed il Fiscal Compact. La sua azione di divulgazione continua oggi per cercare di trasmettere nell'opinione pubblica la consapevolezza delle tremende conseguenze pratiche sulla società di questi trattati. Ci può spiegare cosa rappresenta il MES e perché i paesi per salvare l'euro hanno avuto la necessità di scavalcare il diritto comunitario?
Il MES è un trattato di diritto internazionale che ha come base giuridica il “meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme”, introdotto con la modifica dell'art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE). In parole più semplici, per far fronte alla crisi della zona euro si è deciso di ricorrere ad un accordo di diritto internazionale, con regole proprie che fuoriescono dal sistema normativo comunitario. Qual è il risvolto politico di una simile scelta? Basti pensare al sistema di votazione: nel processo decisionale dell'organizzazione MES, il peso di ciascun paese aderente dell'Eurozona è proporzionato al potere finanziario che esso riesce ad esprimere mediante il versamento delle quote di partecipazione; la Germania, guarda caso, possiede la quota maggiore.
MONSANTO STA COMPRANDO GLI AMBIENTALISTI?
A fine ’800 e a inizio ’900 quelle che
poi diventarono le multinazionali della chimica e del farmaco pare che
facessero sparire i loro oppositori. Un medico che curava senza farmaci, o
non si atteneva ai protocolli, stranamente aveva un incidente o spariva
senza lasciar traccia. Altri tempi, oggi non si ricorre più a tali
metodi, che oltre ad essere deprecabili possono creare martiri e fare
continuare l’opposizione invece che fermarla. Parte del mio addestramento comprendeva
lo studio dell’opera di Sun Tzu, “L’Arte della Guerra”. Il modo migliore
di vincere il nemico è quello di renderlo partecipe del tuo mondo,
delle tue ricchezze, dei tuoi beni. A quel punto i confini non
esisteranno più, e il suo territorio farà parte del tuo, insieme alle
sue ricchezze e i suoi beni, un’annessione senza colpo ferire. Che sia la nuova strategia usata dalle multinazionali?
A quanto pare Mark Lynas, che una volta
combatteva fianco a fianco con Greenpeace, ha sposato il credo di
Monsanto e affini. Viene da chiedersi se sia stato comprato
dall’industria della biotech, dato il suo voltafaccia totale e senza
riserve. Il 29 Aprile 2013 Mark Lynas ha fatto il
discorso che segue al College of Agriculture and Life Sciences (50th
Anniversary Celebration), and the Atkinson Center for a Sustainable
Future, Cornell University.
8 aprile 2014
PERCHE' CI SI AMMALA?
“I batteri
e i virus non producono malattia: è la malattia che li produce”
Non ci si ammala
per colpa dei germi, dei batteri, dei virus, del destino o del
patrimonio genetico. La genetica incide minimamente sulla percentuale di
malattie e in gran parte ridimensionabili attraverso un corretto stile
di vita. Il diabete e il cancro non arrivano dall’esterno: è il corpo
che li sviluppa. L’obesità non si prende: è il corpo che accumula
grasso. Il mal di testa, il mal di schiena, l’artrite, l’impotenza, non
si prendono: sono tutte condizioni patologiche che il corpo sviluppa dal
suo interno.
Ci ammala perché
vengono violate le leggi naturali che ogni organismo vivente, a seconda
della sua specie, deve rispettare. Quando la popolazione assume
standard di vita sbagliati, viola le leggi naturali e si alimenta con
prodotti industrializzati, le persone incominciano ad ingrassare, ad
ammalarsi, a sviluppare i disturbi della civiltà moderna. Le malattie
sono dovute a: tossine, caos elettromagnetico, stress psicofisico, ma
soprattutto a causa della cattiva alimentazione dovuta a cibo cotto,
industriale che causa carenze nutrizionali (nonostante la
sovralimentazione) e le nostre cellule restano affamate e assetate per
carenza di veri nutrienti.
7 aprile 2014
MES: Tutto quello che non vi dicono e che dovreste sapere
In molti si rincorrono oggi a criticare un Trattato internazionale, il
cosiddetto Fiscal compact, che avrà i suoi effetti dirompenti e
drammatici per il nostro paese dal prossimo anno. A chiedere la
rinegoziazione di un accordo che prevede per il nostro paese l'obbligo
del perseguimento del pareggio di bilancio per Costituzione, quello del
non superamento della soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5%
del Pil e una significativa riduzione del debito pubblico al ritmo di un
ventesimo (5%) all'anno, fino al rapporto del 60% sul PIL nell'arco di
un ventennio, sono, in modo sorprendente e tragicomico, anche quei
partiti che l'hanno ratificato in Parlamento nel luglio del 2012 dietro
le direttive dell'allora premier Mario Monti. La campagna elettorale per le elezioni europee di maggio, del resto, è iniziata
e il regime del partito unico che governa il paese dall'ex Commissario
dell'Unione Europea, Monti, a Renzi, passando per Letta, continua nella
sua opera di mistificazione verso una popolazione, della quale non
interessa nemmeno più il voto.
Troppo poco, a torto, si sa di un altro Trattato internazionale, quello istitutivo il Meccanismo europeo di stabilità (MES),
che, in modo complementare al Fiscal Compact, ha istituito una nuova
governance europea per la gestione della crisi. Il MES ha già prodotto
risultati pratici tangibili e enormi. L'Italia, considerando anche il
vecchio Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) di cui il Mes è
stato l'erede, ha già versato 46 miliardi di euro dei 125 miliardi
previsti fino al 2017. Soldi che chiaramente potevano essere utilizzati
per rilanciare la nostra economia attraverso quei progetti eternamente
sospesi per la mancanza di coperture.
"IL TRADITORE DELLA PATRIA E DELLA COSTITUZIONE"
![]() |
Napolitano & Kissinger |
La Nato ha trasformato l'Italia in una gigantesca camera a gas. Ogni giorno i velivoli militari irrorano i centri abitati, scaricando nell'aria sostanze tossiche come alluminio, bario, stronzio, manganese, e così via, determinando gravi conseguenze sulla salute dell'ignara popolazione italiana. Ma Napolitano che fa in qualità di capo delle forze armate tricolori per tutelare il popolo sovrano, in virtù dell'articolo 32 della Costituzione? Assolutamente niente. E' complice di questo crimine contro l'umanità. Inoltre, espone 60 milioni di persone nello Stivale al pericolo nucleare, consentendo al governo degli Stati Uniti d'America di detenere illegalmente e segretamente, violando il Trattato internazionale di non proliferazione nucleare (TNP), centinaia di bombe atomiche proprio sul suolo italiano.
5 aprile 2014
L’INSOSTENIBILE PESANTEZZA DEI VINCOLI MONETARI E DI BILANCIO
«A chi paventa catastrofi nel caso di un’eventuale fine dell’euro – è stato fatto anche qui – io rispondo che al punto in cui siamo l’onere della prova va rovesciato, perché la catastrofe c’è già.»
Intervento di Vladimiro Giacchè all’incontro “Titanic Europa?”, promosso da Re:Vision, 7 marzo 2014, Roma
Ringrazio Stefano Fassina per questa occasione di confronto che ha voluto estendere al di là dei confini del PD. Credo che il modo migliore per contribuire a questo incontro sia offrire il proprio punto di vista alla discussione, nel modo più diretto possibile. Credo infatti che il primo dovere nei confronti di noi stessi sia quello della chiarezza. In primo luogo sulla gravità della situazione. Il nostro paese ha perso, dall’inizio della crisi, poco meno del 10% del prodotto interno lordo, il 25% della produzione industriale, il 30% degli investimenti. A chi paventa catastrofi nel caso di un’eventuale fine dell’euro – è stato fatto anche qui – io rispondo che al punto in cui siamo l’onere della prova va rovesciato, perché la catastrofe c’è già. La priorità non può essere rappresentata dai moniti relativi a una catastrofe eventuale, ma dal tentativo di comprendere come siamo finiti nella catastrofe attuale e cosa si debba fare per uscire dal disastro economico in cui ci troviamo.
“Catastrofe”, “disastro”: purtroppo non si tratta di iperboli. Come hanno dimostrato i ricercatori del Centro Europa Ricerche nel luglio scorso (Rapporto CER n. 2/2013), ci troviamo, molto semplicemente, nella peggiore crisi dopo l’Unità d’Italia: peggiore di quella del 1866, e peggiore di quella del 1929.
“Catastrofe”, “disastro”: purtroppo non si tratta di iperboli. Come hanno dimostrato i ricercatori del Centro Europa Ricerche nel luglio scorso (Rapporto CER n. 2/2013), ci troviamo, molto semplicemente, nella peggiore crisi dopo l’Unità d’Italia: peggiore di quella del 1866, e peggiore di quella del 1929.
4 aprile 2014
« L'€URO E' UN'ARMA DI DISTRUZIONE DI MASSA »
Per il Ceo di Saxo Bank l'euro è "un esperimento pericoloso, irresponsabile che non deve essere mai più ripetuto" Il Ceo e co-fondatore di Saxo Bank Lars Seier Christensen nel suo blog TradingFloor.com torna a occuparsi dell'euro.
Dopo aver ribadito come la moneta unica sia "una monumentale cattiva idea",
Christensen sottolinea come l'euro ha creato un numero infinito di
vittime nel suo tragitto, ha costretto de facto al fallimento numerosi
paesi, ha prodotto la perdita di intere giovani generazioni nell'Europa
del sud e, infine, ha condotto l'Europa nella direzione di un super stato totalitario. Potrebbe scomparire un giorno non così lontano, prosegue il Ceo di Saxo
Bank, lasciando solo un ricordo triste e desolante di un esperimento pericoloso, irresponsabile che non deve essere mai più ripetuto.
Lascerà dietro di sè immensi costi sociali e umani, ma sarebbe molto
meglio subire queste perdite inevitabili il prima possibile. La ripresa
inizierebbe molto prima se la causa alla radice del malessere attuale
venisse rimossa.
3 aprile 2014
IRLANDA: ”PIANO B” PER USCIRE DALL’€URO E TORNARE ALLA STERLINA IRLANDESE
"I nostri attuali problemi economici non sono iniziati con la crisi del debito ma affondano le radici nella decisione di aderire all’Eurozona. Con la Troika che ha lasciato l’Irlanda nel Dicembre 2013, può sembrare strano chiedere il default sul nostro debito e l’uscita dall’Eurozona. Istintivamente, la gente non vuole nessuna delle due cose. La prima implicherebbe il rifiuto di quello stesso debito che ci siamo liberamente accollati. La seconda comporterebbe rinunciare all’attuale grande progetto dell’Unione Europea.
E dopotutto i problemi dell’eurozona sono stati risolti, no?
Ascoltate con attenzione le parole di qualcuno che dovrebbe saperlo – Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea.
A Gennaio Draghi ha respinto come “prematuri” gli ottimistici commenti di Jose Manuel Barroso, presidente della Commissione Europea, che in precedenza aveva previsto che l’eurozona si sarebbe lasciata la crisi alle spalle nel 2014.
O considerate le parole dell'ex presidente della Banca Centrale Tedesca, Axel Weber. Al World Economic Forum di Davos a gennaio egli ha detto che gli squilibri sottostanti alla crisi continuavano a deteriorarsi e che probabilmente quest’anno l’eurozona dovrà affrontare un nuovo attacco dei mercati. “L’Europa è sotto minaccia. Sono tutt’ora molto preoccupato. E’ migliorata la situazione dei mercati, ma non la situazione dell'economia della maggior parte dei paesi” ha dichiarato.
COME L’EUROPA UNITA HA DISINNESCATO LA SUA CULTURA E DIVISO I SUOI POPOLI
Questo è un articolo che apparirà, in qualche forma, in una futura edizione di Brooklyn Rail, una rivista d'arte di New York. Il mio intento era quello di scrivere un pezzo sugli effetti dell'unificazione europea sulla cultura europea.
1. Europa: Dalla divisione all'unità alla frammentazione
Mentre stava scendendo la cortina di ferro, “La doppia vita di Veronica” di Krzysztof Kieślowski (1991) non solo catturò con eleganza l'impatto emotivo della divisione post-bellica dell'Europa, ma tramise anche una rimuginante angoscia sulla promessa “ Unione Europea”. Il congegno utilizzato da Kieslowski era il travolgente legame tra due identiche sconosciute, Weronika in Polonia e Véronique in Francia (entrambe interpretate da Irène Jacob). Le loro strade si incrociano solo una volta, proprio mentre l'Europa sta per essere ri-unita. Felice per essere stata appena chiamata al provino per una parte importante di canto, Weronika corre verso casa passando dalla piazza principale di Cracovia per ritrovarsi nel bel mezzo di una dimostrazione. Un manifestante colpisce accidentalmente la sua borsa, e gli spartiti cadono a terra. Mentre li sta raccogliendo, nota Véronique che sale su un autobus. Gli occhi delle due donne si incontrano per una frazione di secondo. Dopo il provino, coronato dal successo, Weronika ottiene il ruolo da solista ma, mentre canta intensamente alla premiere del concerto, crolla sul palco e muore. In quello stesso momento, a Parigi, Véronique viene sopraffatta da un dolore profondo e inspiegabile.
1. Europa: Dalla divisione all'unità alla frammentazione
Mentre stava scendendo la cortina di ferro, “La doppia vita di Veronica” di Krzysztof Kieślowski (1991) non solo catturò con eleganza l'impatto emotivo della divisione post-bellica dell'Europa, ma tramise anche una rimuginante angoscia sulla promessa “ Unione Europea”. Il congegno utilizzato da Kieslowski era il travolgente legame tra due identiche sconosciute, Weronika in Polonia e Véronique in Francia (entrambe interpretate da Irène Jacob). Le loro strade si incrociano solo una volta, proprio mentre l'Europa sta per essere ri-unita. Felice per essere stata appena chiamata al provino per una parte importante di canto, Weronika corre verso casa passando dalla piazza principale di Cracovia per ritrovarsi nel bel mezzo di una dimostrazione. Un manifestante colpisce accidentalmente la sua borsa, e gli spartiti cadono a terra. Mentre li sta raccogliendo, nota Véronique che sale su un autobus. Gli occhi delle due donne si incontrano per una frazione di secondo. Dopo il provino, coronato dal successo, Weronika ottiene il ruolo da solista ma, mentre canta intensamente alla premiere del concerto, crolla sul palco e muore. In quello stesso momento, a Parigi, Véronique viene sopraffatta da un dolore profondo e inspiegabile.
“Voglio uscire subito dall’€uro e salvare la Democrazia!”
Intervista a tutto campo a Fabio Castellucci, ingegnere di Creazzo
(Vicenza) che sta raccogliendo consensi per presentarsi candidato di
Cinquestelle alle elezioni europee. Castellucci demolisce i miti della
moneta unica, ricordando che quando c’era la “liretta” gli operai
compravano casa ed oggi non lo possono fare. Poi lancia l’allarme
sull’estrema destra francese, che forse potrebbe togliere l’Euro, ma che
rischia di intaccare diritti e libertà fondamentali. E qui scatta un
paragone con il nazismo…
2 aprile 2014
L'ITALIA NELLA MORSA DEL FISCAL COMPACT
Il
Fiscal compact obbliga l'Italia a ridurre di un ventesimo l'anno la
distanza che separa il rapporto debito/Pil, visto nel 2014 sopra il
133%, dalla soglia di riferimento del 60%. In linea di
principio il Fiscal compact non è così rigido come lo descrivono certi
opinionisti. E non comporta una manovra correttiva di 45-50 miliardi in
ciascun anno. In teoria, per
ridurre il rapporto debito/Pil di un ventesimo all'anno è sufficiente
mantenere il pareggio di bilancio in termini strutturali -- cioè al
netto del ciclo e delle una tantum -- e avere una crescita nominale
(compresa l'inflazione) vicina al 3%. Il problema è
che l'Italia è lontana da queste condizioni. Commissione europea, Fondo
monetario internazionale e Ocse stimano che il Pil di quest'anno
crescerà in termini reali dello 0,6%. E dallo scorso ottobre
l'inflazione è scesa al di sotto dell'1%. Il deficit strutturale per
Bruxelles è oltre lo 0,5% che delimita il pareggio di bilancio. D'altro canto, la decisione finale sul rispetto delle regole ha margini di discrezionalità politica.
1 aprile 2014
LA VITA IN DEBITO E LE MONETE LOCALI
"Molte volte spendiamo dei soldi che non abbiamo, comprando cose delle quali non abbiamo bisogno, per far bella figura con gente che non se ne importa."
Queste parole, attribuite all'attore americano Will Smith, caratterizzano la vita moderna. Siamo alla rincorsa costante dei soldi per vivere e pagare "i nostri debiti". Dobbiamo restituire il mutuo in banca, pagare le rate per i mobili di cucina, comprare libri e vestiti per i figli, pagare le bollette, il canone, la benzina per la macchina … mille cose e poi ancora alcune.
In un certo senso siamo diventati schiavi con le catene del debito. Ma la colpa è anche nostra: Ci vogliono due per indebitarsi. La banca e le finanziarie ci offrono del denaro a condizioni vantaggiose, almeno così ci pare, ma non basta. Ci vuole anche la nostra volontà di spendere...
Forse, prima di prendere un prestito che poi dobbiamo restituire con tanto di interessi, è bene farsi due domande. Prima, la cosa che stiamo per comprare è veramente necessaria? Se non è di prima necessità, si può anche aspettare. A volte è meglio andare a piedi o con la bici piuttosto che con la macchina, oppure di far senza la tv o di portare le scarpe ancora un'altra estate. Non c'è nessuno che ci impone di comprare quando non vogliamo. Possiamo anche pensare di far senza. La decisione è sempre volontaria.
L’APOCALISSE ALIMENTARE È GIÁ ALLE PORTE
Rivolte. Città a secco. Impennata dei prezzi. Fame
devastante. Se questo vi sembra allarmismo degli scienziati, parlate con
gli agricoltori
La madre di tutti i report sul clima è così spaventosa che uno dei suoi autori si è dimesso dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) in segno di protesta. "Gli agricoltori non sono stupidi", ha detto la scorsa settimana l'economista della Sussex University Richard Tol, mentre centinaia di ricercatori si sono ritirati a Yokohama, in Giappone, per elaborare il testo finale di un documento che lui ha definito "allarmista" quando tratta delle tante minacce del riscaldamento globale. La gente che coltiva il nostro cibo troveranno il modo di adattarsi, ha detto l’isolato scienziato del clima alla più importante riunione sulla scienza del clima degli ultimi sette anni.
Ma cambiare non è facile, soprattutto quando non si parla della tettonica terrestre. Il testo finale è arrivato oggi, e le le più allarmanti proiezioni del report dell’IPCC chiariscono ciò che avevano ipotizzato tanti altri studi: il futuro dell'agricoltura - della fame nel mondo, della vostro conto dal droghiere – è fottuto. O, come ha detto il Segretario Generale dell’ONU Ban-Ki Moon in modo un po’ più educato all'inaugurazione dei primi incontri per il report dell’IPCC nello scorso settembre: "Il caldo si fa sentire. Dobbiamo agire."
La madre di tutti i report sul clima è così spaventosa che uno dei suoi autori si è dimesso dal Gruppo Intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) in segno di protesta. "Gli agricoltori non sono stupidi", ha detto la scorsa settimana l'economista della Sussex University Richard Tol, mentre centinaia di ricercatori si sono ritirati a Yokohama, in Giappone, per elaborare il testo finale di un documento che lui ha definito "allarmista" quando tratta delle tante minacce del riscaldamento globale. La gente che coltiva il nostro cibo troveranno il modo di adattarsi, ha detto l’isolato scienziato del clima alla più importante riunione sulla scienza del clima degli ultimi sette anni.
Ma cambiare non è facile, soprattutto quando non si parla della tettonica terrestre. Il testo finale è arrivato oggi, e le le più allarmanti proiezioni del report dell’IPCC chiariscono ciò che avevano ipotizzato tanti altri studi: il futuro dell'agricoltura - della fame nel mondo, della vostro conto dal droghiere – è fottuto. O, come ha detto il Segretario Generale dell’ONU Ban-Ki Moon in modo un po’ più educato all'inaugurazione dei primi incontri per il report dell’IPCC nello scorso settembre: "Il caldo si fa sentire. Dobbiamo agire."
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