Il grande
saggista e scrittore inglese Aldous Huxley morì cinquant’anni fa, lo
stesso giorno dell’assassinio di John F. Kennedy a Dallas.
Malgrado il suo pessimismo di fondo sulla natura umana (si legga, a
riprova, l’opera principale “I diavoli di Loudun”, in cui i veri diavoli
sono gli esseri umani tutti), Huxley era un democratico convinto e
piuttosto tradizionalista, che considerava comunismo e capitalismo alla
stregua di ideologie totalitarie e perniciose: non a caso i protagonisti
del suo “Mondo nuovo” (1932) hanno cognomi come Marx, Bakunin,
Rothschild, e nomi come il buffissimo Lenina dell’avvenente miss Crowne.
La trovata, tanto spiritosa quanto rivelatrice delle idiosincrasie
dell’autore, è stata presa a prestito da Altieri per il suo Magdeburg,
ma il lascito di Aldous Huxley non è solamente ideologico-letterario. Il
nostro è, infatti, un attento e preoccupato osservatore dell’animo
umano che, alla maniera di uno psicostorico (figura inventata dal suo
quasi collega Isaac Asimov), anticipa le tendenze evolutive della
società, tracciando un quadro cupo ma attendibile del futuro. Nell’ultimo
capitolo – significativamente intitolato “Che fare?” - di “Ritorno al
mondo nuovo”, del ’58, Huxley scrive:
“Crescendo senza controllo
popolazione e organizzazione, è probabile che nei paesi democratici noi
assisteremo al rovescio del processo che fece dell’Inghilterra una
democrazia, serbando intatte le forme esteriori della monarchia. (…)
crescendo l’efficacia dei mezzi per la manipolazione dei cervelli, le
democrazie muteranno natura; le antiche, ormai strane, forme rimarranno:
elezioni, parlamenti, Corti Supreme eccetera. Ma la sostanza, dietro di
esse, sarà un nuovo tipo di totalitarismo non violento. Tutti i nomi
tradizionali, tutti i vecchi slogan resteranno, esattamente com’erano ai
bei tempi andati. Radio e giornali continueranno a parlare di
democrazia e libertà, ma le due parole non avranno più senso. Intanto
l’oligarchia al potere, con la sua addestratissima élite di soldati,
poliziotti, fabbricanti del pensiero e manipolatori del cervello,
manderà avanti lo spettacolo a suo piacere.”
Dopo aver analizzato al Natural News Forensic Food Labs [un progetto di analisi in laboratorio che Mike Adams sta portando avanti da tempo] 1000 cibi, tra cui “superfoods”, vitamine, junk foods (cibi da fast food) e note bevande, per misurare la presenza o meno di metalli pesanti in essi, le mie conclusioni sono così allarmanti ed urgenti che posso solo dirle fuori dai denti. Sulla base di ciò che sto vedendo attraverso l’analisi con spettroscopio atomico, riguardo alle sostanze alimentari che le persone stanno consumando quotidianamente, devo annunciare che la battaglia per l’umanità è quasi persa. Le forniture di cibo sembra siano intenzionalmente progettate per porre fine alla vita umana, piuttosto che nutrirla. Tossine per dustruggere la vita, inserite intenzionalmente nel cibo Il mio laboratorio ha scoperto prova scientifica che le sostanze sono intenzionalmente formulate e messe nei prodotti alimentari, per indurre nei consumatori disturbi mentali, causando al contempo infertilità a largo raggio, danno agli organi e perdita di ogni abilità di poter pensare in modo razionale e consapevole. Queste sostanze tossiche si possono trovare in tutta la catena alimentare, inclusi cibi convenzionali, cibi biologici, prodotti “naturali” e integratori alimentari.
Questo va ben oltre la semplice contaminazione da metalli pesanti nei cibi: un tema in sè che comunque si scava la fossa da solo. Si tratta invece diuna formulazione intenzionale di sostanze tossiche nei prodotti consumati regolarmente dalle masse. Leggi tutto...
La Nazione è Indipendenza e Libertà delle comunità Di Vàturu Erriu Onnis Sayli SaDefenza
Da dove partire?
Ovviamente dalla concezione di nazione, il significato da cui deriva la
parola nazione (nascita in latino) oppure dalla sua implicazione
sociale?
^Il World Book Dictionary definisce la nazione come “la popolazione che occupa uno stesso luogo geografico, unita sotto lo stesso governo, e parlante usualmente la stessa lingua”. Un'altra definizione considera la nazione come uno "stato sovrano" che può far riferimento ad un popolo, a un'etnia, a una tribù con una discendenza, una lingua e una storia in comune."
Avendo chiaro il
significato che abbiamo sopra riportato, pensiamo a che tipo di società
deve assumere una nazione sovrana, come si determina, che aspetto
istituzionale deve avere e quali i valori deve esprimere per essere
tale. Mancini:
le nazioni costituiscono una dimensione naturale e necessaria della
storia umana, la cui vitalità storica dipende tuttavia dalla loro
libertà e indipendenza, dal fatto cioè di essere non un mero aggregato
di fattori naturali e storici (territorio, lingua, ecc.), bensì un corpo
politico e di possedere un governo, una volontà giuridica e leggi
proprie. Senza lo Stato la nazione rischia di restare un corpo
inanimato.
Matteo Renzi è un mero esecutore degli ordini della
massoneria bancaria europea. La UE e la Merkel ordinano, lui esegue. Che
non sarà lui a salvare l’Italia, lo abbiamo capito fin da subito, anzi,
finirà di affossarla nei prossimi 12-18 mesi portandoci ai livelli
della Grecia. E lo si evince anche dai discorsi che sta tenendo: tante
chiacchiere insensate, pochi discorsi concreti, zero fatti.
Perfino il Financial Times, pochi
giorni fa, rivolgendosi a lui, precisava che a nulla serviranno le
fantomatiche riforme perché il vero problema dell’Italia è l’euro
(ovviamente nessun quotidiano o media italiano, nonostante si tratti di
un quotidiano di caratura internazionale, ha solo minimamente accennato
la notizia).
Da fanalino di coda dell’eurozona a paese su cui puntare i riflettori nel 2014. Secondo quanto scrive l’Huffingtonpost,
la promozione del governo Renzi passa anche dai mercati, che a
giudicare da questa intervista di Bloomberg annusano un vento
favorevole.
“È probabile che nel giro di un anno vedremo delle riforme
significative nel sistema italiano”, spiega Francesco Garzarelli,
codirettore della ricerca mercati a Goldman Sachs, uno dei pezzi grossi
del gigante finanziario.“I mercati, come si sa, spesso anticipano i cambiamenti. E se annusano qualcosa di positivo, potrebbero dare un contributo”. Garzarelli, intervistato sulle riforme promesse da Matteo Renzi e sul
suo atteggiamento nei confronti delle economie internazionali, elenca i
due punti fondamentali che, secondo lui, dovrebbero guidare l’agenda
del neo premier. “Renzi deve far crescere la produttività nel prossimo
anno”, spiega.
Nel paese fantastico sta andando in onda la sceneggiata dell'ulteriore tassazione delle rendite finanziarie. Il messaggio che viene veicolato al cittadino è quello secondo il quale sarebbe "immorale" che le rendite finanziarie scontino livelli impositivi inferiori ai redditi prodotti dal lavoro, e che quindi occorrerebbe un ribilanciamento del prelievo fiscale al fine di ridurre il carico tributario sul lavoro, aumentando la tassazione sui risparmi. Purtroppo la verità è sempre maledettamente diversa da come viene raccontata, e per onorarla occorre scavare, scavare e scavare ancora, al fine di capire come stanno realmente le cose.
Se andassimo sul sito del Ministero dell'Economia e delle Finanze (precisamente QUI) consultando gli ultimi dati disponili sul sito, relativi al periodo d'imposta 2011, si scoprirebbe questa tabellina che ci consente di smentire l'affermazione secondo la quale il lavoro sarebbe tassato di più delle rendite finanziarie.
Smettiamola di prenderci in giro, quello di oggi è il primo Governo monocolore che vede la luce dai tempi della DC, sostenuto cioè da un unico partito monolitico e unito. Ma come accade ormai di sovente di questi tempi ai cittadini bisogna raccontare che si tratta di un’altra cosa. Del resto in questi anni ci siamo abituati a sentire spacciare addirittura la guerra come missione di pace; siamo allenati!
Con l’avvento al soglio governativo del giovanotto di Firenze si compie finalmente la fusione ideologica e fisica tra gli ideali sostenuti dalla destra padronale di stampo berlusconiano e la destra finanziaria, affaristica e cooperativa, di stampo democratico. l’Urgenza di venire al mondo del Governo Renzi e la sua sostanziale ragion d’essere risiede primariamente nel cambio di maggioranza politica che lo sostiene. I commentatori ‘mainstream’ raccontano che nulla dal punto di vista politico sia cambiato, che il Governo continua a essere sostenuto dalla stessa maggioranza di prima, solo con più donne e più giovani, ma questo non ci deve ingannare. Le manovre di annullamento ed emarginazione delle frange estreme dei due maggiori schieramenti politici, Lega da una parte e Sinistre varie dall'altra, si sono praticamente concluse ed entrambi sono al fine confluiti allegramente in un pastone “indifferenziato” - l’aggettivo non è casuale.
per svariati mesi sono stato il vostro insegnante di italiano tra Mumbai e Bangalore. La maggior parte di voi veniva dal Kerala.
Alcuni dei vostri genitori erano pescatori. Ricordo i sacrifici dei
vostri familiari, che speravano di regalarvi un futuro con una laurea in
infermieristica e un corso di italiano. Ricordo che l’Italia e l’Europa
rappresentavano ai vostri occhi la possibilità di una svolta nella
vostra professione e nelle vostre vite. Ricordo anche che, come tutti gli studenti, l’uso delle preposizioni italiane vi metteva in difficoltà. Per presentarvi, dicevate: “Sono nato a Kerala”. Io allora spiegavo
che la regola grammaticale vuole l’uso della proposizione “in + nome
dello stato” e “a + nome di città. Per questo si dice “Sono nato in
Italia” e “Sono nato a Roma”. Dato che il Kerala è uno stato (l’India è
una confederazione di stati, come gli Usa per capirci) si deve dire:
“Sono nato in Kerala, a Trivandrum”, come si dice “Sono nato in
Colorado, a Boulder”. Capirete il mio stupore e la mia tristezza, dopo l’assassinio dei due pescatori Valentine Jalestine e Ajeesh Binki,
colpiti da colpi d’arma da fuoco provenienti dalla petroliera Enrica
Lexie (è un dato di fatto: le istituzioni italiane hanno già versato un
indennizzo ai parenti delle vittime in un accordo extra-giudiziario di
cui si parla poco nel bel paese).
Passano i mesi, diventano anni, e la possibilità che i paesi periferici dell’Eurozona superino questa crisi attraverso un percorso diverso da una soluzione di rottura si allontana sempre di più all’orizzonte. Contro quanti insistono nel sostenere che esistano soluzioni riformiste capaci di affrontare l’attuale situazione di deterioramento economico e sociale, la realtà si sforza di dimostrare che la fattibilità di queste proposte richiede una condizione previa ineludibile: la modificazione radicale della struttura istituzionale, delle regole di funzionamento e della linea ideologica che guida il funzionamento dell’Eurozona.
Il problema di fondo è che questo contesto risulta funzionale ed essenziale al processo di accumulazione del gran capitale europeo; ma è anche funzionale, ed è qualcosa che dobbiamo avere sempre presente, al consolidamento del ruolo egemonico della Germania in Europa, e del ruolo al quale essa aspira nel nuovo ambito geopolitico multipolare in costruzione. Per questo motivo possiamo avanzare almeno due argomenti fondamentali per rafforzare la tesi della necessità della rottura del contesto restrittivo imposto dall’euro, se si desidera aprire il ventaglio di possibilità a percorsi di uscita da questa crisi che consentano una minima possibilità di emancipazione per l’insieme dei popoli europei.
"Il mondo è pronto per raggiungere un governo mondiale. La sovranità sovranazionale di una elite intellettuale e di banchieri mondiali è sicuramente preferibile all’autodeterminazione nazionale praticata nei secoli passati ." - David Rockefeller, 1991
Record mondiale: tre primi ministri extraparlamentari, uno dietro l'altro. Perché? In ossequio a chi? Grazie ai giochetti dell'onnipervadente massoneria italidiota e non, la farsa continua in barba alla democrazia. Sul sito internet del governo tricolore si legge ora la seguente frase:
«La Carta costituzionale disciplina la formazione del Governo con una formula semplice e concisa: "Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei ministri e, su proposta di questo, i ministri"»..
Certo, non c’è dubbio. Ma la stessa Costituzione repubblicana afferma prima di tutto e sopra a tutti che «il popolo è sovrano». Infatti, il popolo non ha eletto un Parlamento per fare le ammucchiate nel retrobottega di Palazzo Chigi e del Quirinale, dettate dai potentati economici stranieri, dopo la chiusura delle urne. Gli elettori hanno votato schieramenti diversi, ed apparentemente contrapposti in campagna elettorale. Prima Monti nominato senatore a vita senza avere i requisiti e con un numero enorme di conflitti di interesse (alla voce Trilateral+Bilderberg), poi Letta, adesso Renzi che spunta dal nulla. Ma chi pretendono di prendere in giro questi parassiti che occupato i gangli vitali del nostro Paese?
Secondo l’annuale classifica mondiale sulla libertà di stampa di Reporters Sans Frontières l’Italia è al 49° posto su 180 paesi analizzati nel 2014. Un miglioramento rispetto al 57° posto del 2013 e il 61° del 2012. Afferma RSF: “Nell’Europa meridionale l’unica evoluzione positiva si verifica in Italia, che è finalmente uscita da una spirale negativa e sta preparando una legge incoraggiante per depenalizzare la diffamazione a mezzo stampa.” Questa tendenza sembra dovuta ai governi più liberali che si sono succeduti in questi ultimi anni e che hanno fatto un minore uso di leggi bavaglio e denunce nei confronti della stampa. Eppure, analizzando la veridicità delle notizie date dai giornali, l’importanza che viene data ad alcune notizie tralasciandone altre, tagli e manipolazioni di contenuti e interessamento politico degli imprenditori della carta stampata, ci troviamo davanti una situazione totalmente opposta.
Parliamo di RCS, Mediaset e Repubblica, nominando con un acronimo e due parole i due maggiori quotidiani italiani e il secondo operatore televisivo per ascolti (dato AGCOM, 2013). A questi va aggiunta la Rai, intesa come operatore gestito dalla politica e per nulla indipendente ai cambi di governo.
L’assistente del segretario di Stato Victoria Nuland ha detto al National Press Club di Washington, lo scorso dicembre, che gli Stati Uniti hanno investito 5 miliardi di dollari «al fine di dare all’Ucraina il futuro che merita», così scrive Paul Craig Roberts sul suo blog. Lui è ex assistente al Tesoro degli Usa e dice cose documentate. E ho letto che la Nuland ha già scelto i membri del futuro governo ucraino per quando Yanukovic sarà stato spodestato (o fatto fuori). L’Ucraina potrà avere così “il futuro che merita”. Ma quale futuro merita l’Ucraina, gli ucraini? Per come stanno andando le cose nessuno: non ci sarà l’Ucraina. Nell’indescrivibile clangore delle menzogne che gronda daimedia mainstream la cosa principale che manca in assoluto è la banale constatazione che Yanukovic, l’ennesimo “dittatore sanguinario” della serie, è stato eletto a larga maggioranza dagli ucraini.
Nessuno ne contestò l’elezione quando sconfisse Viktor Yushenko, anche se fu un boccone amaro per chi di Yushenko aveva finanziato l’ascesa. E gli avevaperfino procurato la moglie. Pochi sanno che la seconda moglie di Yushenko si chiama Katerina Chumacenko, che veniva direttamente dal Dipartimento di StatoUsa(incaricata dei “diritti umani”). Ancora meno sanno che Katerina, prima di fare carriera a Washington, era stata uno dei membri più attivi e influenti dell’organizzazione neo-nazista Oun-B della sua città natale, Chicago. Oun-B sta per Organizzazione dei Nazionalisti Ucraini, di Stepan Bandera. L’Oun-B, tutt’altro che defunta, ha dato vita al Partito Svoboda, il cui slogan di battaglia è “l’Ucraina agli ucraini”, lo stesso che Bandera innalzava collaborando con Hitler durante la seconda guerra mondiale.
Si chiama TTIP, Trattato Transatlantico, e se va in porto siamo rovinati. A decidere su tutto – lavoro,
salute, cibo, energia, sicurezza – non saranno più gli Stati, ma
direttamente le multinazionali. I loro super-consulenti, attraverso
lobby onnipotenti come Business Europe e Trans-Atlantic Business
Dialogue, in questi mesi stanno dettando le loro condizioni alle
autorità di Bruxelles e di Washington, che nel giro di due anni contano
di trasformarle in legge. A quel punto, la democrazia
come la conosciamo sarà tecnicamente finita: nessuna autorità statale,
infatti, oserà più opporsi ai diktat di questa o quella corporation,
perché la semplice accusa di aver causato “mancati profitti” esporrà lo
Stato nazionale – governo, magistratura – al rischio di pagare sanzioni
salatissime. Già oggi, vari Stati hanno dovuto versare 400 milioni di
dollari alle multinazionali. La loro “colpa”? Aver vietato prodotti
tossici e introdotto normative a tutela dell’acqua, del suolo e delle
foreste. E le richieste di danni raggiungono già i 14 miliardi di
dollari. La novità: quello che oggi è un incubo, domani sarà legge.
Quando abbiamo creato la rete Tlaxcala, alla fine
del 2005, non immaginavamo certo che saremmo esistiti ancora otto anni
più tardi. Eppure, per quanto incredibile possa sembrare, è vero:
esistiamo sempre! TLAXCALA ΤΛΑΞΚΑΛΑ ТЛАКСКАЛА تلاكسكالا 特拉科斯卡拉
Riconosciamolo, non è stato sempre facile
superare gli ostacoli che incontra un gruppo di persone sparpagliato ai
quattro angoli del pianeta e senza altre risorse che la propria volontà e
i propri talenti. Purtroppo, viviamo in un mondo trasformato in
arena da circo sanguinoso, dove si presume possano sopravvivere solo i
ricchi e i potenti. Ma per fortuna, non siamo i soli a fare resistenza. Qualche mese fa, dei militari colombiani hanno arrestato alcuni contadini. Li hanno
interrogati. Una delle loro domande è stata: « Perché questo sito,
Tlaxcala, parla di voi ?» La campagna lanciata da Tlaxcala, insieme ad
altri siti e reti amiche, ha permesso che questi contadini venissero
rimessi in libertà. I servizi di informazione del pianeta, per
fortuna, non sono gli unici lettori dei nostri articoli, anche se sono
tra i nostri più fedeli seguitori.
Il sito di Tlaxcala riceve circa 4500 visite al giorno dal mondo
intero. Dal lancio del nostro nuovo sito – il 14 luglio 2010 – ad oggi
abbiamo pubblicato 11 000 articoli, di cui 5000 testi originali e 6000
traduzioni, cioè una media di 8,33 articoli al giorno.La maggior parte
degli articoli sono stati pubblicati, in ordine di importanza, in 8
delle nostre 15 lingue : inglese, spagnolo, francese, tedesco, italiano,
portoghese, farsi e arabo. La nostra produzione è stata molto più
ridotta nelle nostre altre sette lingue: greco, turco, svedese, berbero,
catalano, russo ed esperanto. Leggi tutto....
Le nazioni occidentali, scrive il rapporto delResearch Team dell’EIR (Executive Intelligence Review, Washington) pubblicato il 2 febbraio, guidate dall’Unione Europea e dall’amministrazione Obama, sostengono un tentativo di golpe apertamente neonazista in Ucraina. Se riusciranno nell’intento, le conseguenze andranno ben oltre i confini dell’Ucraina e degli stati limitrofi. Per la Russia, tale colpo di stato costituisce un casus belli, in quanto esso avviene nel contesto dell’espansione della difesa antimissile della NATO in Europa centrale e dell’evoluzione della dottrina USA e NATO del "Prompt Global Strike,'' secondo cui gli Stati Uniti possono lanciare un primo attacco nucleare preventivo contro Russia e Cina e sopravvivere ad una rappresaglia.
Le rivelazioni di Alan Friedman sull’estate del 2011
confermano quello che tutti noi italiani sappiamo da sempre, il paese
non si governa attraverso le urne ma nelle stanze private dell’élite del
denaro, dell’informazione e della politica. Ma ce la doveva proprio
ricordare uno straniero questa verità? E lo doveva fare nella settimana
in cui la lotta intestina all’interno del Pd ci sta regalando l’ennesimo presidente del consiglio non eletto da noi? Coincidenze? E’ probabile, questo è il paese degli scandali politici
a catena, quindi secondo la legge dei grandi numeri è possibilissimo
che la scoperta di uno si accavalli con lo svolgersi di un altro. DiLoretta Napoleoni I più vecchi tra i lettori ricorderanno come il cambio della guardia alla guida del governo ogni qual volta mutava il segretario della Dc
faceva parte della ‘normalità’ della Prima Repubblica; costoro
ricorderanno anche le lotte all’ultimo sangue delle correnti
democristiane, vere e proprie bande, armate di lunghi coltelli che
venivano infilati al momento giusto nella schiena dei colleghi. Un film
questo che oggi vediamo proiettato sul grande schermo della nostra vita.
"Renzi andrà a Bruxelles a
tentare di ridurre i vincoli di bilancio. Ma un premier dovrebbe andare a
chiedere il permesso di governare il paese che rappresenta?"
Siamo “cavie” da laboratorio economico? Si domanda Lidia Undiemi
oggi sul suo sito per specificare meglio i concetti espressi nella
trasmissione di Rai 3. In tutti i paesi in cui è intervenuta la Troika
(UE, BCE e FMI) per fornire “assistenza finanziaria”, del resto, il debito pubblico è aumentato e non diminuito.
Inoltre, in Grecia, Spagna, Portogallo, Irlanda e Cipro i cittadini
europei colpiti dall’austerità hanno pagato a caro prezzo i salvataggi
degli interessi finanziari della zona euro.
La
neolingua mediatica che sprofonda nel gargarismo gergale in
cui è ridotta oggi la politica, che significato attribuisce
all'inflazionata accusa di populismo? A parte l'intenzione di usarlo
-chissà perchè- come offesa o insulto, sembra ignorare che si
tratta di una categoria politica presente nella storia repubblicana
del nostro Paese. Molto prima di quella iniziata nel 1946, e non solo
nella penisola italiana. Populismo è sempre anti-finanza, ma viene
arbitrariamente associato solo all'anti-politica. Gli untori
ne fanno una sorta di formula passepartout contenente
demagogia, estremismo e avventurismo. A cui contrappongono il
realismo e le superiori virtù immacolate degli economisti
neoliberisti. Tacciono sempre, giustificano o hanno una fede
granitica -come il gazzettiere E. Scalfari- nel decisionismo
unilateralista dei poteri sovranazionali segreti o auto-eletti.
A
tutto questo è sottesa una implicita negazione delle capacità di
scelta dei ceti bassi e medi, soprattutto quando esprimono
orientamenti critici o divergenti dal percorso a senso unico
tracciato dalle elites. Gli antipopulisti da talkshow,
non si azzardano ancora a dire a voce alta che le decisioni pubbliche
devono spettare solo alle elites economiche. Però poco ci manca, in
ogni caso è pretenzioso o “populista” credere il contrario. Per
loro non dovrebbero avere diritto di cittadinanza quei movimenti che
rivendicano la democrazia partecipativa o che svelano l'essenza
autoritaria della nuova oligarchia in via di formazione.
I risparmi dei 500 milioni di cittadini dell'Unione europea
potrebbero servire per finanziare gli investimenti a lungo termine, per
rilanciare l'economia e per aiutare a riempire il vuoto lasciato dalle
banche dopo la crisi finanziaria. Questo è quanto si legge da un
documento della UE. L'Unione europea sta cercando un modo per svezzare i 28 paesi membri
del blocco dalla loro forte dipendenza dai finanziamenti bancari e sta
cercando come trovare altri mezzi per finanziare le piccole imprese, con
progetti infrastrutturali e con altri tipi di investimento. "La
crisi economica e finanziaria ha compromesso la capacità che aveva il
settore finanziario nel convogliare fondi verso l'economia reale, in
particolare per gli investimenti a lungo termine" si legge nel documento che ha visto la Reuters.
Nella seconda metà di quest'anno la Commissione chiederà garanzie e
metterà i suoi cani da guardia a controllare i paesi del blocco per
studiare un eventuale progetto di legge "per mobilitare una maggior quantità di fondi pensionistici individuali da spostare nei finanziamenti a lungo termine" sempre secondo il documento. Leggi tutto...