A tutte le redazioni con preghiera di pubblicazione.
Roma, Lunedì 25 gennaio 2010,
con l’invio di una lettera indirizzata al Ministro Giulio Tremonti - Ministero delle Finanze e al Ministro Franco Frattini - Ministero degli Affari Esteri, e in concomitanza con la Conferenza Internazionale dei Paesi Donatori che si sta svolgendo in queste ore a Montreal, in Canada,
è stata lanciata la Campagna nazionale “HAITI BASTA DEBITO, ADESSO!”che sostiene la “Cancellazione immediata e incondizionata del debito bilaterale e multilaterale di Haiti”.
La Campagna nazionale che ha tra i suoi promotori,Mani Tese, Campagna Riforma Banca Mondiale, Osservatorio Selvas.org, Coordinamento Italia Nicaragua e SdL Intercategoriale, chiama a raccolta tutte le Associazioni, ONG e Istituzioni che operano nel mondo della Cooperazione Internazionale, chiedendo al Governo italiano, già impegnato nell’opera degli aiuti internazionali in soccorso delle vittime del terremoto del 12 gennaio ad Haiti, di sostenere una posizione di rilievo internazionale nell’estinzione incondizionato del debito della nazione caraibica.
“Il governo e' pronto a cancellare i 40 milioni di euro di debito estero di Haiti verso l'Italia”: lo ha annunciato il ministro degli Esteri Franco Frattini, il 17 gennaio 2010, quando ancora le prime pagine dei quotidiani mondiali aprivano con le prime drammatiche immagini e notizie dalla nazione caraibica. Nel giugno del 2009, Haiti aveva ottenuto la cancellazione di 1,2 miliardi di dollari di debito dai suoi principali creditori nell'ambito dell'iniziativa HIPC (Heavily Indebted Poor Countries) rivolta a quelle nazioni, che come Haiti hanno un tasso di povertà estremo. Nonostante questo passo in avanti molto importante, il debito estero di Haiti ammonta ancora a più di 800 milioni di dollari.
Il terremoto della settimana scorsa e i tre uragani devastanti che hanno colpito l'isola nel corso del 2008 hanno distrutto l'economia del Paese, incapace, adesso più che mai, di generare le entrate necessarie a servire il debito estero sia oggi che nel prossimo futuro. Risorse che a parere della Campagna, qualora e non appena l'economia del Paese riprendesse a funzionare, dovrebbero essere investite in via prioritaria nella ricostruzione interna, delle infrastrutture di base e nella fornitura dei servizi di base per i milioni di senzatetto prima che al servizio del debito.
La storia recente di Haiti ha dimostrato che sono grandi le responsabilità del mondo, verso la condizione attuale di Haiti: trent’anni di dittatura di Duvalier padre (François Duvalier) e poi il figlio (Jean-Claude Duvalier), e i successivi colpi di mano militare diretti dall’estero, trasformarono quest’angolo dell’isola Hispaniola in un inferno di violenza e terrore, con decine di migliaia di morti e desaparecidos, nell’ambito dello schieramento sostenuto dapprima dalla Guerra Fredda e successivamente dall’applicazione selvaggia delle regole della competizione economica. Solo ad esempio trent’anni fa Haiti coltivava tutto il riso di cui aveva bisogno, ora il Dipartimento dell'agricoltura Statunitense indica Haiti come tra i primi importatori del riso prodotto negli U.S.A..
Alla luce del grave disastro umanitario, aggravato dal terremoto del 12 gennaio 2010, la Campagna HAITI BASTA DEBITO, ADESSO!Chiede al Governo italiano
· di contribuire alla ricostruzione di Haiti attraverso la concessione di aiuti a perdere (Grants) e non attraverso la concessione di crediti di aiuto che il governo di Haiti dovrebbe poi restituire;
· Usare la propria rappresentanza e il proprio voto nel Board dei Direttori Esecutivi del Fondo Monetario e della Banca Interamericana di Sviluppo per assicurare la cancellazione immediata e incondizionata del debito rimanente di Haiti verso queste istituzioni e contemporaneamente di spendersi per ottenere una moratoria immediata sul servizio dei pagamenti del debito da parte di Haiti verso le stesse istituzioni, congelando anche il maturare degli interessi;
· Chiedere al FMI di mobilitare risorse interne per pagare il servizio del debito di Haiti con risorse proprie nel momento in cui le rate dei pagamenti verrebbero a scadenza.
La Campagna HAITI BASTA DEBITO, ADESSO! Ha deciso di mantenere attivo un Osservatorio di controllo della società civile affinché dopo gli annunci da parte del nostro Governo si concretizzino azioni decisive e immediate.
Si attendono nelle prossime ore numerose adesioni di associazioni e anche di singole persone attraverso il Blog internet:
Europa, il vecchio continente che ha colonizzato estesi territori in Africa, America Latina e Asia, dai quali ha estratto ricchezze che le hanno permesso lo sviluppo dei suoi paesi e società, appare nei censimenti di questo XXI secolo con più di 80 milioni di abitanti poveri.
Come alcuni analisti segnalano su un nuovo progetto che sembra più propaganda che realtà, l’Unione Europea, ha informato che il 2010 sarà l’anno della lotta contro la povertà e l’esclusione sociale che si izierà a Madrid con una cerimonia il 21 gennaio.
Distruggere il nemico con il mito della “teoria della cospirazione, controllare e trasformare la massa individuale in potenziale sociale manovrato con scopi di controllo politico ed economico, sono i due obiettivi chiave della struttura mediatica mondiale che determina e decide quello che la maggioranza deve capire (e consumare) come “informazione obiettiva”.
Di Manuel Freytas
Quando la stampa del sistema e i suoi giornalisti stipendiati vogliono screditare (o ridicolizzare) un' informazione pericolosa (per gli interessi dei loro padroni) la catalogano immediatamente come “teoria del complotto”.
Per Wikipedia, “"Una teoria del complotto è la spiegazione di un evento o una catena di eventi già avvenuti o che ancora devono accadere (solitamente politici, sociali, popolari o storici) partendo dall’occultazione delle sue vere cause alla conoscenza pubblica o a un complotto segreto, spesso ingannevole, da parte di un gruppo di persone o organizzazioni potenti e influenti che rimangono nell’ombra”.Nel circuito delle corporazioni dominanti della stampa commerciale, l’espressione “teoria cospirativa” si usa per mettere in risalto la mancanza di fondamenta di una spiegazione, valutandola come speculativa, falsa o stravagante.
Un decreto impone ormai un’autorizzazione per poter diffondere dei filmati sulla rete. L’opposizione critica un attacco alla libertà d’espressione.
In Italia i video su internet hanno i minuti contati. Secondo un decreto adotatto dal Parlamento italiano e che entrerà in vigore il prossimo 27 gennaio, al fine di “diffondere e distribuire su internet immagini animate, accompagnate o meno dal sonoro”, è ormai obbligatoria un’autorizzazione rilasciata dal ministero italiano delle Comunicazioni.
“La legge assoggetta la trasmissione di immagini sulla rete alle stesse regole caratteristiche della televisione,
Sullo sfondo delle elezioni in Ucraina s'intravede la lotta politica tra Mosca e Bruxelles che ha alimentato la campagna elettorale, ma che ha confuo e forse deluso i cittadini alle prese con un tasso di disoccupazione che tocca il 10%, e che forse non vede nella politica la soluzione ai problemi della classe più disagiata.
Con la rivoluzione arancione nel 2004 e l'avvento al potere di Viktor Yushchenko e Yulia Tymoshenko, l'integrazione europea è stata l'obiettivo principale dei leader ucraini. Che cosa rimane di questa politica dopo sei anni? Domenica gli ucraini saranno chiamati alle urne per le elezioni presidenziali e forse trasparirà una risposta.
Con il presidente Viktor Yushchenko, Kiev ha sviluppato una politica Euro-Atlantica a 360°, dall'adesione all'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) nel 2008, all'istituzione di un accordo di libero scambio con l' Unione Europea. Ha anche cercato di aderire all' Organizzazione del Trattato Nord Atlantico (NATO), nonostante un disaccordo di gran parte dell'opinione pubblica e una forte opposizione da Mosca.
Questa politica è stata fortemente accompagnata (o guidata?) da Bruxelles, che ha prevalso nel processo verso la creazione di una partnership privilegiata. L'Ucraina, uno dei paesi più grandi d'Europa, svolge un ruolo strategico per la sua posizione geografica e le sue frontiere con quattro paesi dell' UE: Polonia, Romania, Slovacchia, Ungheria, e con i principali partner commerciali e diplomatici dei 27 e la Russia.
L'UE vorrebbe che questa politica si basasse sulla disponibilità di alcune élite ucraine, perchè spingano il paese a tagliare il cordone ombelicale con la Russia. Così, 494 milioni di euro saranno erogati in forma di aiuti nel periodo 2007-2010 a Kiev, che completerà due iniziative europee: la politica europea di vicinato (PEV) nel 2003, e una partnership orientale, nel maggio 2009. La prima è quella di circondarsi di "Stati amichevoli e ben governati". E la seconda si prefigge di rafforzare la sicurezza energetica, economica di libero scambio e la lotta contro l'immigrazione clandestina.
In questo modo esaudirà i desideri dell' UE, senza farne parte. Kiev rappresenta per Bruxelles, una sfida geostrategica notevole per tre ragioni: "E' un paese di transito per il gas russo, un potere economico con forte potenziale di crescita e un partner commerciale di primo piano", e forse c'è anche una quarta ragione, molto importante per gli eurocrati: "La stabilità del paese è la chiave della politica di sicurezza del confine orientale dell'Europa."
Oggi, il desiderio di allargare l'Unione europea verso est è stato un po' rivisitato dopo il conflitto russo-georgiano, dell' agosto 2008, portanto un ritorno di fiamma verso la Russia sulla scena internazionale e nello spazio post-sovietico. Infatti Mosca è tornata ad essere un alleato strategico su molte questioni per l'Europa e l'Occidente energia, Afghanistan, Pakistan, Iran. Il cambiamento di atteggiamento della Francia nei confronti di Kiev è sintomo interessante. Nicolas Sarkozy durante la presidenza francese dell'Unione europea nel 2008, durante il conflitto tra russi e georgiani, ha ripetuto più volte il suo desiderio di rafforzare la collaborazione (strategica) tra l'Europa e l'Ucraina. Oggi, Pierre Lellouche, Segretario di Stato per gli affari europei, ha chiarito che l'adesione non ha mai vissuto momenti più opportuni . Inoltre, ha firmato con le controparti britanniche e tedesche una lettera agli Ucraini sollecitando il paese ad adottare "misure di liberalizzazione" ma anche rapporti cordiali con la Russia.
Le promesse dell' Ucraina come cuore d'Europa, che aveva accompagnato la vittoria del "Orange", cinque anni fa, sembrano molto lontane. Alla vigilia delle elezioni presidenziali Domenica, i candidati principali hanno capito e si sta utilizzando molto meno la retorica pro-europea, ancora una volta incentrata su un rapporto più ampio con la Russia. In particolare le decisioni liberali desiderate dall' UE sono state costose per il paese che è stato duramente colpito dalla crisi economica e che riceve aiuto dal FMI in cambio di una politica di maggiore austerità. L'Ucraina, con 45 milioni di abitanti, una disoccupazione al 10% e confinando con Russia, Polonia, Romania, Moldavia, Ungheria, Slovacchia e Bielorussia, sarà forse condannata allo stato di eterna candidata all'adesione e al ruolo di guardia di frontiera dell'Unione Europea.
L’incursione militare degli Stati Uniti ad Haiti ha generato grande preoccupazione nella comunità internazionale, a causa degli antecedenti di ingerenza politico-sociale che la nazione ha nel paese caraibico.
Di fronte all’ondata di haitiani che cercano di migrare dall’isola, dopo il potente sisma che ha distrutto gran parte della nazione caraibica, funzionari statunitensi hanno disegnato piani per controllare l’esodo di massa e si stanno preparando per imprigionare chi insiste nell’abbandonare Hait, nella prigione della base illegale che gli USA mantengono a Guantanamo, Cuba.
In base all’intervista realizzata dall’investigatrice statunitense, Eva Golinger, che cita, tra le altri fonti il giornale inglese The Telegraph, l’operazione aerea, marittima e terrestre, chiamata “Sentry Vigilante” e stata lanciata ufficialmente questo martedì dal Pentagono e dal Dipartimento di Stato degli USA, sotto la supervisione della Segretaria di Stato, Hillary Clinton, che si trova a Haiti.
La Golinger racconta che la portaerei USS Carl Vinson, insieme ad una flotta di navi militari statunitensi, è preparata per intercettare gli haitiani che cerchino di uscire dal loro paese con destinazione Miami; ed il Comandante della Guardia Costiera degli USA, Christopher O’Neill ha spiegato che l’obiettivo è “intercettarli in alto mare e rimpatriarli”.
L’ambasciatore di Haiti a Washington, Raymond Joseph, clandestinamente ha registrato un messaggio in creolo ai suoi compatrioti, mettendoli in guardia dall' uscire dal paese. “Se credi che arriverai agli USA e tutte le porte sono aperte, non è così” ha detto.
“Loro ti intercetteranno in mare e ti manderanno indietro”, aggiunge il funzionario haitiano nel suo messaggio.
In contrapposizione con la posizione presa dal governo di Washington, il presidente del Senegal, Abdoulaye Wade, ha offerto agli haitiani l’opportunità di rimpatriare “alla terra dei loro antenati”, ed ha anche offerto terreni nei paesi africani.
“L’Africa deve offrire la possibilità agli haitiani di ritornare alla loro terra madre. E’ un loro diritto”, ha dichiarato il presidente Wade.
Nel testo scritto dall'avvocato Eva Golinger, è riferito che migliaia di haitiani sono alla ricerca di una via d'uscita dalla capitale, Port-au-Prince, dopo essere stata distrutto dal terremoto, questo è stato criticato dalle autorità statunitense perchè credono che queste azioni mirano a distogliere l'attenzione dagli aiuti umanitari che, teoricamente, stanno dando alla nazione caraibica.
Di fronte alla militarizzazione con la leadership degli USA, in Haiti, la comunità internazionale ha manifestato preoccupazione, perché questo potrebbe indicare una nuova ingerenza della nazione nordamericana nel contesto politico- sociale dell’isola dei Caraibi.
Washington è stato coinvolto nel rovesciamento del presidente del 2004, Jean Bertrand Aristide, attualmente in Sud Africa.
Si è scritto molto su Gomorra, il libro di Roberto Saviano. I critici e le rassegne stampa lo hanno presentato come un lavoro di investigazione sulla Camorra Napoletana, ma leggendo i metodi di lavoro di quell' organizzazione criminale, i suoi principi, i suoi obiettivi e l’assenza di scrupoli, si scopre che la Camorra è il riflesso fedele del neoliberalismo e della globalizzazione. Si tratta della migliore organizzazione che ha capito come funziona l’economia capitalista e quali strategie deve usare per districarsi in essa. Il risultato- racconta Saviano- è che la Camorra “ha finito per alimentare il mercato internazionale del tessile, l’enorme arcipelago dell’eleganza italiana”. Sfruttamento del lavoro con stipendi miseri, delocalizzazione di imprese di produzione verso luoghi meno controllati dallo Stato, evasione fiscale….In due parole: il paradiso neoliberale.
Nel porto di Napoli transitano 150.000 container: i capi d’abbigliamento che i bambini parigini vestiranno in un mese, i bastoncini di pesce che mangeranno a Brescia in un anno, gli orologi che vestiranno i polsi dei catalani, la seta di tutti i vestiti inglesi di una stagione. 1.600.000 tonnellate provenienti dalla Cina. Per l’agenzia della dogana italiana, in quel porto, il 60 % della merce scappa ai controlli. Tutto sotto il potere della Camorra. Le tasse, l’IVA e il carico massimo dei tir sono fonte di lucro, autentiche dogane di cemento armato per la circolazione di merce e di denaro. Tutto questo deve essere bluffato dalla Camorra. E’ il nirvana della globalizzazione, il sogno di Friedrich Hayek.
Il Sistema- termine con il quale definiscono la Camorra- soffoca il piccolo imprenditore in modo da mettere fine alla sua indipendenza e lavori per loro. Alla scuola di Chicago questo lo chiamano competizione. La similitudine tra la Camorra criminale ed il neoliberismo non è una mia fantasia, la riconosce lo stesso Saviano, ma a questo dettaglio nè critici, nè mass media hanno prestato troppa attenzione: “La logica dell’imprenditoria criminale, il pensiero dei boss coincide con il neoliberismo più radicale. Le regole dettate, le regole imposte, sono quelle degli affari, del guadagno, la vittoria su qualsiasi concorrente. Il resto è uguale a zero. Il resto non esiste. Essere nella situazione di decidere sulla vita e la morte di tutti, di promuovere un prodotto, di monopolizzare un segmento del mercato, di invertire i settori all’avanguardia…”. Puro Milton Friedman.
Saviano mette in evidenza che il quartiere di Secondigliano, epicentro della Camorra nella città di Napoli, mantiene “i pilastri dell’economia, il filo nascosto, le tenebre dove trova energia il cuore battente del mercato”. Cioè, il sistema produttivo neoliberale trova nella legge della Camorra l’ambiente perfetto per il suo sviluppo. Si, nel capitalismo, un sindaco vuole industrializzare una città, la può lasciare in mano alle organizzazioni criminali che sono quelle che meglio capiscono le leggi per vincere nel mercato.
I parallelismi sono impressionanti. L’autore dice che quando sono caduti i regimi comunisti nell' Europa dell’Est, i clan della Camorra sono entrati in quei paesi ed hanno negoziato con i nuovi dirigenti convertiti al mercato dei depositi di armi (hanno anche trasportato nei camion le armi che avevano il simbolo della NATO) e, più tardi, hanno portato in quei paesi varie produzioni industriali con buone condizioni per i datori di lavoro. Precisamente, questa è la stessa cosa che ha fatto il capitalismo nei paesi ex comunisti.
Per quanto riguarda il narcotraffico, il successo dei clan di Secondigliano, racconta Saviano- si è bastato nel “liberare a livello locale completamente la cocaina permettendo che chiunque potesse diventare un narcotrafficante, consumatore e spacciatore”, “null’altro che imprenditori”, afferma Saviano. Il capo della mafia siciliana, Totò Riina chiamava “comunisti” i giudici e tutti lo attaccavano e lo criticavano, precisamente quello che i neoliberali fanno ai loro oppositori.
Ai partiti che sono appoggiati dalla Camorra succede la stessa cosa che a quelli che sono appoggiati dal denaro e dalle aziende: si dividono i voti. Nel 1992, a Casal Di Principe, i clan hanno litigato con la DC ed hanno deciso di sostenere il Partito Liberale Italiano, e questo è passato da un 1% dei voti ad un 30%.
Saviano dice che "l'imprenditore italiano che non ha le basi del suo impero nel cemento (costruzione) non ha alcuna speranza". Così la camorra controlla la costruzione nelle regioni in cui è impiantato. Casal di Principe è un punto di riferimento comune della camorra, non vi è il posto più logico in una città dove il capitalismo sta trionfando: figura tra i primi posti in Europa per vendite auto Mercedes. Ma ha anche il più alto tasso di omicidi in Europa. La legge della camorra, come il mercato deve essere imposto in molte occasioni da ferro e fuoco.
Saviano dice che il funzionamento della Camorra “assottiglia la barriera che si innalza tra la legge e l’imperativo economico, tra quello che la norma proibisce e quello che il beneficio (guadagno) impone”. Mentre la Camorra violenta la legge, il neoliberismo propugna la sua assenza, il laissez faire. Tutti e due hanno lo stesso obiettivo e, anche, lo stesso mezzo.
L’ultimo capitolo di Gomorra è raccapricciante. Esso passa in rassegna gli oltraggi ambientali di questo sindacato del crimine che gli ha permesso di arricchirsi trasformando le loro terre in veri discariche tossiche dell’Europa. Perché non hanno avuto il più piccolo scrupolo nel ricoprire di veleno i loro stessi paesi, lasciando marcire le terre che circondavano le loro stesse ville e proprietà?
La risposta la offre Saviano, è una risposta ideale per comprendere il funzionamento del capitalismo in tutto il pianeta: “Affogare un territorio di rifiuti tossici, circondare i paesini con montagne di veleno può essere un problema solo per chi possiede un terreno a lungo termine e con responsabilità sociale. Nell’immediatezza dell’affare, invece, non c’è che un alto margine di profitto e l’assenza di qualsiasi controindicazione”. Avvelenare la terra è stato il metodo più efficace per essere competitivi, hanno capito come funziona il sistema economico: E sai quanti operai hanno potuto salvare il culo perchè io ho fatto in modo che le loro aziende non spendessero un cazzo?, dice a Saviano un giovane imprenditore, di quelli che si dedicano a disfarsi illegalmente dei rifiuti tossici delle aziende. “Molte aziende del nord erano in grado di crescere, contrattare, essere competitivi nel tessuto industriale del paese fino al punto di poterlo esportare in Europa, grazie al fatto che si sono liberate di quel peso rappresentato dal costo dei rifiuti, che i clan napoletani e casertani avevano alleggerito”, afferma l’autore.
La Camorra, il crimine organizzato, non è un eccesso aberrante del neoliberismo e della globalizzazione, è il suo epicentro, il suo nucleo duro, il suo principio più puro di funzionamento. Gomorra non è un semplice libro sul crimine, è un libro che mostra come il capitalismo è il crimine. Si è scritto molto per spiegare il funzionamento criminale del capitalismo, ma Saviano riesce a spiegare il funzionamento puramente capitalista del crimine.
Scegliendo di trascurare la sovranità alimentare dell'Italia e la nostra preziosa biodiversità, il Governo ha deciso di imboccare la strada che ci vedrà colonizzati dalle multinazionali chimico-farmaceutiche-biotech detentrici dei brevetti sugli Ogm.
A quanto risulta dall'articolo che pubblica "La Stampa" ("L'Italia sdogana gli Ogm", 17/01/10), è imminente il 28 gennaio il via libera formale alla bozza sugli Ogm, che prevede le linee guida per la coesistenza (tra colture tradizionali e colture Ogm) richieste dall'Unione Europea, che tuttavia non sono state elaborate dalla grande maggioranza degli Stati membri fino ad oggi.
L'Unione Europea, dopo avere emanato, con la lunga preparazione di 3 direttive e 4 regolamenti, le leggi per la tracciabilità e l'etichettatura degli Ogm, era tenuta, secondo il programma stabilito, a produrre anche le regole per la coesistenza (tra coltura tradizionali e colture geneticamente modificate).
Si può avere l’idea che si vuole sul modo in cui si governa in Venezuela o in Italia ma ci sono cose che sono ben chiare. Il presidente del paese latino americano non ha il potere politico che ha quello italiano come conseguenza della sua fortuna e del suo impero mediatico. Hugo Chavez non si è visto coinvolto in processi, come quelli che colpiscono Berlusconi, per corruzione, menzogne, tangenti ed altri reati simili. E, certamente, non ha mai osato proporre delle leggi per evitare di essere processato. Mi chiedo cosa direbbero se Chavez facesse in Venezuela la decima parte di quello che Berlusconi fa in Italia. Venti bombe atomiche sarebbero già state lanciate su Caracas. Come minimo.
Il Nobel Obama ha mandato 10.000 elementi del suo esercito per aiutare Haiti. Il distaccamento, battezzato Esercito della Salvezza Sismica (ESS), s'inquadra nella lotta al terrorismo naturale.Il costo iniziale dell'operazione è stimato in 100 milioni di dollari per il lavoro straordinario delle truppe e 2.500 dollari in striscette per la popolazione. I salvatori della libertà devono proteggere gli haitiani dagli effetti delle onde P e S che causano la distruzione di massa. Siccome si prevedono repliche del sisma, distaccamento resterà per 20 anni in territorio haitiano e sarà progressivamente sostituito da agenti-antisismici della Blackwater.
La posizione del Dipartimento di Stato Usa ha deplorato il fatto che Cuba si è limitato ad inviare 600 medici armati con pericolosi strumenti chirurgici e che di fronte alla scarsità di anestetici recitano ai feriti passaggi di La fine della Storia di Francis Fukuyama, per addormentarli e guarirli senza alcuna considerazione. Essi sostengono che questo violi la libertà di pensiero critico e che hanno già inviato un reclamo formale all' OEA, che è stato sostenuto immediatamente da Micheletti Il Vitalizio.
D'altra parte il sisma di Haiti pregiudica gravemente la sicurezza degli Stati Uniti in quanto si nota la penuria di cocaina a Wall Street, non dimenticate che Haiti è lo scalo da cui la cocaina colombiana raggiunge la Florida in piccoli aerei. Il secondo compito del SSE sarà ripristinare immediatamente il traffico aereo attraverso l'apertura di 70 piste. Si stima che questo ripristinerà la fornitura di polvere bianca che, proprio ieri, ha causato il ribasso di 1 punto nell'indice Dow Jones. Larry Snif, broker degli assessori di capitali fungibili Rich & Poor Corporation, ha detto che "ieri ha vissuto scene di panico immobiliste, il parquet è crollato, alcuni assaggiavano e sniffavano carte di valori, altri ribassavano il loro tasso metabolico cerebrale a valori Bushiani, e alcuni ordinavano operazioni e contro-operazioni in favore di imprese statali della Corea del Nord. Un caos improduttivo e non come quello giornaliero che, almeno ci lascia dei profitti".
Donald Rumsfeld ha proposto di vaccinare gli haitiani "vivi" contro l'influenza A, "ci sono vaccini e dopo i disastri il principale pericolo sono le epidemie e il comunismo", ha detto al New York Times. Trinidad Jimenez appoggia la proposta, "così diamo fuori i milioni di vaccini che stanno per scadere".
In 1984, George Orwell descriveva un super Stato, Oceania, il cui linguaggio bellico trasformava le bugie che, all’essere introdotte nella Storia, diventavano realtà. “Chi controlla il passato” diceva lo slogan del Partito, “controlla il futuro: e chi controlla il presente controlla il passato”. Barack Obama è il leader dell’attuale Oceania.
In due discorsi che concludono un decennio, il premio Nobel per la Pace afferma che la pace non è più la pace, ma una guerra permanente che “si estende oltre l’Afghanistan ed il Pakistan” verso “regioni caotiche, Stati falliti, nemici diffusi”. A che lo qualificavano come “sicurezza mondiale” e ci chiedeva di essere ringraziato. Si è rivolto al popolo afgano, invaso e occupato dagli USA, per affermare con cinismo:“Non abbiamo nessun interesse ad occupare il vostro paese”.
Mentre da tutto il mondo arrivano aiuti alimentari, medicine, acqua potabile, vaccini, impianti di rimozione delle macerie ed ospedali da campo, gli Stati Uniti hanno inviato navi da guerra (nucleare e no) e diecimila soldati. Si sono impossessati dell'unico aeroporto funzionante, e da lì hanno respinto tutti quelli che sono arrivati senza il simbolo della bandiera a stelle strisciate. Senza nessuna distinzione, che si trattasse di delegazioni ufficiali di piccole nazioni o della Francia, o di sbarchi dei soccorsi inviati dalla comunità internazionale. La precedenza assoluta è il rimpatrio dei cittadini nordamericani, e tutti devono adeguarsi a questo: haitiani e stranieri.
Gli Stati Uniti hanno precisato che "siamo stati invitati" (da chi? ONU o governo haitiano?) e che si fermeranno a lungo perchè "l'invito" sarebbe senza data di scadenza. Funzionano di già come filtro tra la tragedia degli isolani ed il resto del mondo. Non è tutto: anticipano che vogliono centralizzare lo smistamento e la distribuzione degli aiuti, ad opera del loro corpo di spedizione militare.
"Ogni dollaro raccolto dai cittadini, ogni soccorso radunato dalle ONG ed istituzioni di vario tipo" saranno amministrati da Bill Clinton e George Bush, designati da Obama come plenipotenziari imperiali. La sinistra cronaca degli avvenimenti contribuisce a chiarire le intenzioni della Casa Bianca, molto di più di quanto traspare dalle ambigue dichiarazioni ufficiali. Centralizzare i soccorsi provenienti dagli USA o quelli del resto del mondo? La seconda.
Obama e il Pentagono hanno surrogato il residuale potere del governo locale di Preval, dopo una operazione militare che non è definibile correttamente in altro modo: invasione. Probabilmente la più ignobile messa a segno nella loro storia. E' un colpo di mano che punta ad estromettere l'ONU e la missione dei circa tremila caschi blu sotto il comando del Brasile.
Fuori l'ONU, fuori il Brasile, reistallarsi sul suolo di Haiti, come hanno fatto numerose volte nel passato, almeno fino stabilizzare con una definitiva repressione i movimenti sociali "aristidiani", anti-oligarchici, e poi mettere sul trono qualche nuova versione di Duvalier-Papa doc che faccia le loro veci. Un copione classico, per nulla orignale, solo che questa volta c'è la pretesa di imporre al mondo di sottostare a una cosa inaccettabile: che consegnino i soccorsi raccolti ai militari USA. A figuri come George Bush, e che rinuncino a qualsiasi contatto con i nativi.
Il mondo invia soccorsi di ogni genere, gli USA investono 100 milioni di dollari per finanziare l'invasione prolungata. Il Pentagono sogna di ri-costruire un Protettorato con gli sforzi di molti Paesi e della società civile internazionale. Questa è la pretesa di Obama.
"Non si può impedirgli di sognare di essere una nuova Portorico" diceva il neocolonialismo atlantista con la penna spiumata di Lucio Caracciolo. Tranquillo, la lunga storia di invasioni ha insegnato ad Haiti che "con Francia, Stati Uniti o Spagna non si magna". Chi "sogna Portorico" è il grigio funzionariato autoctono del protettorato, geloso della concorrenza scomoda degli "internazionali" nella gestione dei flussi economici "da catastrofe umanitaria". Loro si sono sempre intesi meglio con i colonnelli bianchi-occhi-azzurri. Hanno esperienza nell'economia della catastrofe, sanno rivendere al mercato nero -senza cambiar neppure le etichette- tutte le mercanzie generosamente affluite.
L'epigono dell'EuroNATO è molto preoccupato dalle forniture di benzina a basso costo che il Venezuela garantisce alle micro-nazioni dei Caraibi e dell'America centrale. Le definisce sprezzantemente "gesticolazioni bolivarianiste". Ma gli USA, oltre alla truppa scelta, vorranno fornire delle modeste bombole del gas alle famiglie haitiane per frenare la deforestazione?
La costituzione di un Protettorato permanente ha un costo, riusciranno a scaricarlo sul resto del mondo? I Caraibi difficilmente torneranno ad essere un "lago interno" dell'Unione. Non è interesse del Brasile agevolare questa manovra, nè del Mercosur, nè del BRIC che ha bisogno di rotte libere verso le concessioni ottenute nel megagiacimento "bolivarianista" della conca dell'Orinoco. Con l'ingresso del Venezuela -che è una cerniera geopolitica tra i Caraibi, le Ande e l'Amazzonia- aumentano le frecce nell'arco del blocco emergente sudamericano. Dopo l'Honduras, la sfida si è spostata nelle Antille e -per ora- implica lo schieramento di ben diecimila soldati e una portaerei nucleare. A carico di chi?
Haiti ha bisogno dell'annullamento del suo debito estero, dell'autodeterminazione e della coperazione permanente -non emergenziale- innanzitutto regionale. Null'altro.
La strategia geopolitica degli Stati Uniti dopo il 1945 si fondava su quello che sembravano pilastri solidi: controllare i suoi due nemici sconfitti durante la Seconda Guerra Mondiale, la Germania ed il Giappone. Per molto tempo, ogni paese è stato governato da un solo partito conservatore- l' Unione Democratica Cristiana (CDU) in Germania, ed il Partito Liberale Democratico (LPD) nel Giappone. Tutte e due i partiti hanno dato un impulso ad una politica di stretta alleanza con gli Stati Uniti, e di sostegno fedele alle loro posizioni geopolitiche.
Questo sostegno incondizionato cominciò a rompersi prima in Germania. La CDU iniziò ad alternare il potere con il Partito Socialdemocratico nel 1969, ed il suo cancelliere, Willy Brandt, lanciò un’Ostpolitik, cercando qualche tipo di tregua con l’Unione Sovietica. L’indebolimento dei vincoli tedeschi con gli Stati Uniti progredì lentamente fino alla rottura significativa nel 2003 quando la Germania si alleò alla Francia e la Russia per sconfiggere la risoluzione sostenuta dagli USA nel Consiglio della Sicurezza delle Nazioni Unite e che avrebbe costituito una legittimazione all’invasione statunitense in Iraq.
Niente di simile è successo per molto tempo in Giappone, fino ad agosto 2009, quando il Partito Democratico Giapponese (DPJ), con il suo leader Yukio Hatoyama, spazzò l’LPD dalla carica con una risoluzione che includeva un ripensamento della relazione “subordinata” del Giappone agli Stati Uniti. Nel 1996, Hatoyama, pubblicò un articolo dove si descriveva il Trattato di Sicurezza Giappone-Stati Uniti come “reliquia della Guerra Fredda” e chiamava il Giappone a “svezzarsi” della sua “eccessiva dipendenza” dagli Stati Uniti.
Da molto tempo c’era un problema di contenzioso nelle relazioni tra gli USA ed il Giappone: l’esistenza di basi militari statunitensi a Okinawa e le sue condizioni di governabilità. Per minimizzare il dissenso, gli USA stavano trattando un nuovo accordo con il governo precedente (dell’LPD) che potesse trasferire parte dell’esercito (non tutto) dall’isola di Okinawa a Guam, e risistemare la base militare esistente in un’aerea più lontana da Okinawa. Hatoyama, però, sembrava volere che l’esercito statunitense abbandonasse completamente l’isola. Questo era il punto di vista di uno dei soci della coalizione dell’DPJ, il Partito Socialdemocratico, espresso ad alta voce.
Ci fu un ulteriore complicazione. Proprio in quel momento, è venuto alla luce un accordo segreto tra l'America e il Giappone. Okinawa fu occupata dagli Stati Uniti dal 1945, sotto il loro totale controllo. Gli Stati Uniti accettarono allora di “ridare” l’isola al Giappone nel 1972, ma mantenendo le loro basi. Ma c’era un problema. Gli Stati Uniti avevano armi nucleari a Okinawa. Il Giappone manteneva la politica ufficiale dei “tre principi del no al nucleare” (non possedere, non costruire e non permettere l’entrata di armamenti nucleari al Giappone). Teoricamente, questi principi governerebbero adesso la base statunitense. Ma, sembra che il presidente Nixon ed il primo ministro giapponese Eisaku Sato firmarono un accordo nel 1969 che permetteva agli USA di reintrodurre i loro armamenti nucleari a Okinawa in caso di “emergenza”. Dato che questa era una violazione diretta della politica ufficiale giapponese, è stata mantenuta segreta e lo sapevano solo poche persone in Giappone.
Inoltre, dopo aver assunto l’incarico, Hatoyama aggiunse legna al fuoco facendo un appello pubblico per la creazione della Comunità dell’Asia Orientale, abbracciando la Cina, Corea del Sud e lo stesso Giappone, ma senza includere gli USA.
La reazione iniziale degli Stati Uniti, di fronte a tutti questi eventi, fu quella di considerare la posizione di Hatoyama come la retorica di un governo “populista e senza esperienza”, e che non doveva essere preso sul serio. Ma Hatoyama, ha continuato esitante il nuovo accordo proposto a Okinawa,il governo degli Stati Uniti sempre più sospettoso nei suoi confronti ha cominciato a preoccuparsi per le implicazioni a lungo termine di quella che sembrava una nuova svolta sulla strategia geopolitica giapponese. Alla fine di dicembre, la segretaria di Stato statunitense, Hillary Clinton, ha convocato l’ambasciatore giapponese per dire chiaro e tondo che gli Stati Uniti non avrebbero cambiato idea sui termini del nuovo accordo sulle basi militari. Il Washington Post informa che adesso gli USA sono “sconvolti” con Hatoyama, e considerano la posizione giapponese più “problematica” di quanto avessero pensato in precedenza.
E’ vero che i due giornali principali del Giappone, l’Asahi Shimbun e lo Yomiuri Shimbun, hanno scritto editoriali e articoli d’opinione durante quest’ultimo mese con cautela su questa rottura con gli USA. Ma lo hanno fatto anche i giornali conservatori della Germania quando si allontanò dall’allineamento totale dagli USA. Tuttavia, Hatoyama è sotto pressione politicaper diminuire la distanza dagli USA, e quindi esita. Ma esitare non è la stessa cosa che restaurare stretti legami con qualsiasi alleato che precedentemente non aveva bisogno di preoccuparsi della fedeltà dei suoi “solidi pilastri”.
Attualmente si pensa che il governo conservatore della Corea del Sud condivida il punto di vista statunitense verso il Giappone. Ma, lo stesso allontanamento della Corea del Sud rispetto agli USA cominciò tempo fa, ed inizialmente sotto lo stesso partito conservatore che adesso è al potere. Nel 2003, il governo sudcoreano ammisse che stava arricchendo uranio e plutonio, in segreto, da 20 anni. Il processo è stato ben al di là di tutto ciò che l'Iran è stato accusato di fare, creare armi nucleari, in violazione dell'Accordo di Salvaguardie.Questo non è mai stato trasmesso al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, International Atomic Energy Agency, ma rivela il grado di autonomia del governo della Corea del Sud per quanto riguarda la dipendenza degli Stati Uniti.
Se si unisce ciò che sta accadendo in Giappone e Corea del Sud con la crescente riaffermazione geopolitica della Cina, sembra abbastanza probabile che nel prossimo decennio assisteremo ad un movimento importante per creare la Comunità dell’Asia Orientale proposta da Hatoyama. E mentre la Germania e la Francia si avvicinano alla Russia, ed il Giappone e la Corea del Sud si avvicinano alla Cina, gli Stati Uniti non possono più contare, in nessun modo, con i due solidi pilastri sui quali costruì la sua strategia come potenza (un tempo) egemonica del sistema–mondo.
Intervento di Naomi Klein lo scorso 14 gennaio, nel programma di Amy Goodman Democracy Now!, sugli avvenimenti ad Haiti e su coloro che stanno già lucrando sulla tragedia.
Come ho scritto su “Shock Economy”, si approfitta delle crisi come pretesto per imporre politiche che non possono essere effettuate in condizioni di stabilità. Durante i periodi di crisi estreme, i popoli sono alla disperata ricerca di aiuti umanitari di ogni genere, qualsiasi forma di finanziamento, e non in una posizione favorevole per negoziare i termini di tale assistenza.
E voglio fare una digressione momentanea per leggervi uno straordinario documento, che ho appena pubblicato sul mio sito Web. Il titolo dice “Haiti: fermarli prima che impongano lo “shock” un’altra volta”. L’informazione è stata pubblicata poche ore fa sul Web di Heritage Foundation (una fondazione “think tank” dell’èlite della classe dominante statunitense che formula le politiche e le ideologie implementate dai governi di turno).
“Nel mezzo della sofferenza, la crisi di Haiti offre delle opportunità agli USA. Oltre a dare aiuto umanitario immediato, la risposta degli USA di fronte al tragico terremoto offre l’opportunità di ristrutturare il governo e l’economia di Haiti, disfunzionali da tempo, oltre a migliorare l’immagine degli USA in quella regione”. E il documento continua.
Non so se le cose stanno migliorando, dato che l’Heritage Foundation ha risposto dopo 13 giorni all’uragano Katrina con 32 proposte neoliberali per aiutare i colpiti di quel disastro. Pubblichiamo questo documento, anche sul nostro web. Le loro proposte per le vittime di New Orleans hanno portato alla chiusura delle case popolari, trasformando la costa del Golfo del Messico in una zona franca ed eliminando le leggi che hanno obbligato gli imprenditori a pagare un salario minimo ai loro dipendenti. Allora hanno impiegato 13 giorni nel formulare quella raccomandazione nel caso di Katrina, ma non hanno aspettato neanche 24 ore per Haiti.
Dico che “non so se le cose stanno migliorando” perché hanno tolto quel documento dal loro sito due ore fa. Allora, forse qualcuno li ha informati che non andava bene che ci fosse. Ed hanno messo un documento molto più ragionevole. Questo disastro, come ha detto Amy, da una parte è naturale, un terremoto, ma dall’altra parte è una creazione e sta peggiorando la povertà degli haitiani che si aggrava e della quale i nostri governi sono complici. I disastri naturali sono peggiori nei paesi come Haiti, per esempio, a causa dell’erosione del suolo, che si produce quando la povertà obbliga i settori emarginati a costruire le loro case in condizioni precarie. Come risultato, le case crollano facilmente. Tutti questi fenomeni sono collegati. Ma in nessun momento possiamo permettere che questa tragedia, in parte naturale e in parte artificiale, venga usata per indebitare ancora di più Haiti nè per promuovere politiche che favoriscano le nostre corporazioni. E questa non è una teoria di cospiratori. Lo hanno fatto una volta dopo l'altra.
Il direttore generale del Fondo Monetario Internazionale, Dominique Strauss Kahn, ha appena annunciato la sua ferma decisione di “muovere aiuti” per Haiti “molto velocemente”, con il rilascio di 100 milioni di dollari. Strauss Kahn ha detto che l’obiettivo è di “accompagnare Haiti nel difficile compito” ed ha espresso la sua “profonda simpatia verso le vittime”. Quello che il direttore generale ha dimenticato di dire è che i 100 milioni di euro non sono un aiuto. "In piccolo" c’è anche scritto chela somma sarà sbloccata sotto forma di “facilitazione estesa di credito”. Cioè gli haitiani dovranno restituirla, anche se sono sotto le macerie.E con gli interessi
Da due secoli, è un’abitudine di quella che si chiama comunità finanziaria internazionale. Autentico aiuto e autentica annullazione del debito estero di Haiti sono irrimediabilmente i compiti in sospeso del Nord con questo paese dalla sua nascita, nel 1804
Approfittando di uno degli episodi di restaurazione monarchica che la Francia ha sofferto nella prima metà del XIX secolo, gli ex coloni bianchi hanno imposto la loro vendetta. Il Re Carlo X ha inviato un emissario alla non riconosciuta repubblica nera nel 1825 con un chiaro messaggio: o Haiti accettava il debito per “indennizzarei coloni lesi” o la Francia avrebbe imposto un blocco navale, seguito da un’invasione.
Gli haitiani hanno dovuto capitolare, e così hanno caricato con un debito di 150 milioni di franchi d'oro dell’epoca dovuti alla Francia. Un importo che, proiettato in cifre attuali, corrisponderebbe a circa 23.000 milioni di dollari di debito di colpo ad un paese come la Bosnia- Herzegovina appena usciti dalla guerra.
Milizia fascista
Una volta che gli ex schiavi haitiani ruppero il primo sogno di libertà, la Francia, stanca, passò il timone agli USA. L’occupazione di Haiti da parte dei marines (1915-1934) non solo è servita a Washington per trasferirsi, nel cammino verso la repubblica nera, di soldati che venivano da famiglie del Sud, capaci di sopprime la ribellione contadina dei Los Cacos. E’ anche servito per formare una milizia ausiliare haitiana fascista.
Gli USA si ritirarono da Haiti nel 1934, ma lasciarono le milizie, battezzate Esercito regolare, e continuò ad amministrare l’economia e le dogane fino al 1945, per farsi pagare. Questo pagamento ha avuto la forma di tassa sul caffè d’esportazione che si ripercuoteva sui contadini.
Quell’esercito haitiano è servito per sostenere decennio dopo decennio dittature come quelle dei Duvalier, che hanno sviato circa 900 milioni di dollari su conti correnti cifraati svizzeri e monegaschi, denaro che nessuno ha ridato agli haitiani.
Attualmente, le rimesse degli emigranti haitiani, sono, di gran lunga, la fonte principale di entrate del paese, seguito dal tessile e dal caffè. Ma non riescono ad equilibrare la bilancia dei pagamenti che il paese ha.
Conseguenza: 1.885 milioni di euro lordi di debito estero nel 2008. Nonostante gli annunci della “comunità finanziaria internazionale” lo scorso luglio, solo una piccola parte del debito è stata annullata. Una buona parte è stata “qualificata cancellabile”, ma non annullata. Gli haitiani devono solo di interessi circa 430 milioni di euro.
Cosciente di questo, Christine Lagarde, la ministra francese d’Economia ha detto ieri che ha contattato il resto dei membri del Club Parigi per annullare il debito di Haiti.