Lunedì 16 novembre 2009. In Spagna è cominciata la vaccinazione contro la “pandemia” dell’influenza A. Come molti operatori sanitari hanno avvertito durante gli ultimi mesi, la medicina può essere peggiore della malattia. Questo vaccino è stato venduto diffondendo la paura tra la popolazione perché si inoculi il vaccino che senza il marketing della paura non si farebbe, o non nella misura in cui interessa ai laboratori produttori dello stesso. L’influenza A è una malattia lieve, più di un’influenza stagionale ed i vaccini possono sempre causare reazioni avverse di diversa gravità. Dovete sapere che la Commissione Europea ha autorizzato per tutta l’ Europa due vaccini: Focetria, del laboratorio Novartis e Pandemrix della GlaoSmithKline. Tutti e due hanno come conservante il mercurio, il polemico Timorosal. Questo eccipiente può causare autismo (disturbo generalizzato dello sviluppo che si caratterizza per un’alterazione dell’interazione sociale e della comunicazione, così come da modelli di comportamenti ripetitivi e stereotipati) nei bambini, tra gli altri danni neurologici.
La Corte Nazionale spagnola ha dichiarato ammissibile una domanda di responsabilità per danni al Ministero della Salute e ai laboratori GlaxoSmithKline, Sanofi Pasteur MSD, Wyeth, Lederle e Berna Biotech Spagna, produttori di vaccini con timorosal per i possibili danni cha ha causato. La domanda è impulsata dall’ Associazione Vincere l’Autismo (AVA) e l’ Associazione per la Protezione Ambientale attraverso dell’ Ecoturismo e nella Difesa della Salute (ANDECO), a nome di 59 famiglie (ce ne sono altre 35 da formalizzare) e portate avanti dall’avvocato Felipe Holgado, uno specialista in diritto sanitario. E’ la prima volta che in Spagna si presenta una richiesta collettiva che questiona gli effetti dei vaccini sui nostri organismi, o per lo meno quelle che contengono mercurio (la denuncia include anche i danni che le' amalgama dentale prodottea con questo metallo possono causare). Alla Corte Nazionale il caso ha la precedenza in commissione, sia dei richiedenti che dei contestatari. Il Ministero della Salute ha risposto alla richiesta di suddetto tribunale che non è dimostrato scientificamente la relazione del mercurio dei vaccini con l’autismo. Lo ha fatto con considerazioni generiche, senza allegare studi individualizzati di ogni bambino con autismo. Adesso è il turno dei cinque laboratori imputati.
“E' stato comprovato che dopo la vaccinazione o la collocazione di amalgame dentali che hanno mercurio, aumentano i livelli di questo metallo nel corpo dei pazienti. Esistono studi che hanno dimostrato che, dopo una vaccinazione con timorosal, si rilevano nell’organismo dei livelli di mercurio superiori a quelli raccomandati dall’ Agenzia di Protezione Ambientale degli Stati Uniti (EPA) e dall’ Organizzazione Mondiale della Salute (OMS)”, afferma Felipe Holgado, l’avvocato responsabile della domanda. “Un rapporto di valutazione terapeutica sui vaccini con thimorosal pubblicato dal vecchio Insalud nell’anno 2000 spiega la sua pericolosità- continua. Inoltre, si suggerisce che i laboratori producano i vaccini senza questa sostanza”. Che si, questa pubblicazione evidenzia che in nessun momento si tagli il limpido getto della vaccinazione sui bambini dato che i suoi benefici “sono molto superiori rispetto ai potenziali rischi derivati dall’esposizione ai vaccini che contengono timorosal”. Esistono più di 10.000 studi sulla tossicità del mercurio.
I laboratori conoscono i danni alla salute del mercurio nei vaccini. Nel 2005, Robert F. Kennedy Jr, prestigioso avvocato in temi di salute ed ecologia, nipote del presidente degli Stati Uniti, John F. Kennedy, pubblicò un dossier sul Deadly Immunity (Immunità Mortale). Tra le tante altre informazioni, il lavoro offre dati su una riunione tenutasi a Simpsonwood (Georgia, USA) a giugno del 2003. La riunione fu convocata dal Centro per il Controllo delle Malattie (CDC), senza comunicati pubblici, ma soltanto tramite inviti privati a 52 assistenti. Tra essi: funzionari di alto livello del CDC e dell’ FDA (l’agenzia di medicina statunitense), lo specialista in vaccini più importante dell’ Organizzazione Mondiale della Salute, ed esecutivi dei principali produttori di vaccini, come Merck, Aventis, GlaxoSmithKline e Wyeth ( tre di questi laboratori sono a giudizio in Spagna alla Corte Nazionale).
Qual era l’obiettivo di tale inquietante appuntamento? Una ricerca aveva suscitato dubbi sulla sicurezza di una grande quantità di vaccini somministrati a neonati e bambini piccoli. L’epidemiologo del CDC, Thomas Verstraeten aveva analizzato un' enorme database contenente le storie cliniche di 100.000 bambini e aveva scoperto che un conservante con mercurio incorporato ai vaccini- il timorosal- sembrava essere il responsabile di uno spettacolare aumento dei casi di disturbi con deficit dell’attenzione, iperattività, e autismo nei bambini. In quel momento negli USA c’erano 4.200 cause presentate da genitori di bambini con autismo.
Dopo aver analizzato numerose statistiche che confermavano quei dati, funzionari e rappresentanti di laboratorio, invece di prendere misure volte a sensibilizzare il pubblico ed eliminare la fornitura di thimerosal nei vaccini, hanno perso buona parte del tempo a discutere su come nascondere un' informazione così importante per la cittadinanza e negli anni seguenti lo hanno fatto.
Altre info: Il libro “La salute che sta arrivando. Nuove malattie ed il marketing della paura” (Penisola, 2009), contiene un capitolo specifico su questo argomento, oltre ad altri capitoli su come si è realizzata la campagna della lobby e del marketing della paura del vaccino contro il papilloma virus umano o su come s’inventano queste malattie.
Pagare o fare la dieta: La FAO riconosce che la fame non è una “priorità”.
In base alla definizione di Wikipedia (in Spagnolo, ndt): “La fame è la sensazione che indica il bisogno di alimento. In condizioni di una normale alimentazione, è solita apparire dopo 4 ore dall’ultimo pasto, anche se questo tempo può essere molto variabile. La sensazione della fame è qualcosa di naturale, ma privarsi dell’alimento per molto tempo pregiudica la salute mentale e fisica. La privazione dell’alimento induce alla sonnolenza, attenua le emozioni ed impedisce di pensare con normalità. Il desiderio di mangiare diventa prioritario e si diluiscono i valori morali. La fame estrema può comportare un effetto disumanizzante che può portare al furto, all’assassinio e anche al cannibalismo. Spesso la fame è accompagnata da malattie e epidemie, che hanno origine nello stato di debolezza dei colpiti”.
Per il direttore generale dell’ Organizzazione per l’ Agricoltura e l’Alimentazione (FAO) delle Nazioni Unite, Jacques Diouf, l’assenza dei leader politici dei paesi ricchi al Summit Mondiale sulla Sicurezza Alimentare che sta avendo luogo a Roma, rivela che“il problema della fame non è una priorità per i paesi più ricchi”. Allo stesso modo, assicura che, “con 44.000 milioni di dollari si risolverebbe la fame nel mondo”. Questa cifra equivale al 66% della fortuna di Bill Gates, il primo milionario del pianeta. Cioè, se il buon Bill Gates rimanesse con 16.000 milioni di dollari e donasse il resto alla FAO, gli affamati del mondo mangerebbero.
Ma durante il summit, aldilà dei discorsi, nessuno, nessun paese ha messo una moneta per alleviare la carestia che devasta più di un miliardo di abitanti della Terra. Pazzia? Assurdità? Cannibalismo della propria specie? Niente di tutto questo:Pianeta retto dal sistema capitalista e mancanza di motivazione per investire nel “prodotto fame”. Investire nel mercato della povertà non produce guadagno aziendale e risulta un passivo sempre più intollerabile per i governi.La prova è evidente:Al Summit Mondiale sulla Sicurezza Alimentare i poveri e affamati del mondo (per una stretta valutazione dell’equazione “costo-beneficio” capitalista) sono stati già abbandonati al loro destino e condannati a mortesenza processo. E l’Apocalisse sociale non è più una teoria cospiratrice: La ribellione degli affamati si cucina a fuoco lento ma sicuro. Il capitalismo si suicida, e non lo sa, la sua demenza criminale è più forte che la stessa realtà che produce.
In base alle informazioni delle agenzie di notizie internazionali, in una delle peggiori assemblee mondiali dedicate al “più drammatico problema dell’umanità”, sessanta capi di Stato e di Governo, più delegati di tutti i paesi, lunedì hanno fatto solo una dichiarazione politica e non hanno dato neanche un centesimo per alleviare la fame che devasta mille milioni di abitanti della Terra. Per il direttore generale della FAO, Jacques Diouf, l’assenza dei leader politici dei paesi ricchi al Summit Mondiale sulla Sicurezza Alimentare che sta avendo luogo a Roma, rivela che “ il problema della fame non è una priorità per i paesi più ricchi”.
Ad eccezione del primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, la riunione si è caratterizzata per l’assenza degli altri membri del G-8, cioè, delle economie imperiali più potenti del mondo, fatto che è stato sottolineato dal direttore generale della FAO, Jacques Diouf, così come dai principali responsabili della società civile e delle organizzazioni non governative che hanno partecipato all’evento.
“Dà la sensazione che il problema della fame nel mondo non è una priorità” , ha affermato Diouf durante dichiarazione a Radio Nazionale di Spagna, raccolte da Europa Press, in relazione all’assenza di capi di Governo dei paesi del G- 8. “Ci sono dichiarazioni, compromessi, indicazioni ma a queste non segue l’azione”, si è lamentato. Secondo la FAO, ogni sei secondi nel mondo muore di fame un bambino e ogni giorno 17.000 bambini perdono la vita per non avere nulla da mangiare. Il direttore della FAO, Jacques Diouf, ha contato sei secondi in una pubblicità e aggiunse; “ Un bambino nel mondo è morto per la fame”. Nel giorno dell’assemblea mondiale contro il flagello, 17 mila persone sono morte di fame, ha aggiunto.
Il documento firmato dai 193 paesi, membri della FAO dice: “Ci allarma che persone che soffrono la fame e la povertà adesso siano più di 1.000 milioni. Questa situazione costituisce una cicatrice inaccettabile”. E anche se i partecipanti al Summit hanno manifestato il bisogno di raggiungere entro il 2015 gli scopi del primo Obiettivo dello Sviluppo del Millenio di ridurre il numero di persone affamate della metà, la dichiarazione non parla dei fondi con i quali si riuscirebbe ad ottenere questo. Il direttore della FAO si è lamentato del fatto che non si è parlato di una quantità concreta di denaro neanche di una data per questi obiettivi. “Se si fissa uno scopo è necessario quantificarlo e dire quando si deve realizzare”, ha spiegato Diouf durante le dichiarazioni stampa.
Durante il summit, il funzionario ha affermato che si necessita di 44 milioni di dollari per sradicare la fame nel mondo. In realtà, “si tratta di una quantità piccola se si compara con i 365.000 milioni di dollari di sovvenzioni ai produttori agricoli nei paesi dell’ OCDE nel 2007”, ha chiarito e insistendo sul bisogno di produrre alimenti nei posti dove risiedono i poveri e gli affamati, ha spiegato.
Pagare o fare la dieta.
Per l' ONU, nel mondo ci sono più di un miliardo di persone che soffrono la fame, la cifra più alta della storia ed in tutto il pianeta ci sono 3 miliardi di denutriti, che rappresentano quasi la metà della popolazione mondiale, di 6.500 milioni.Ma nella realtà, la produzione di alimenti è fuori dall’orbita di controllo statale dei governi. Le risorse essenziali per la sopravvivenza sono sottoposte alla logica del guadagno capitalista di un pugno di corporazioni transnazionali (con capacità informatica, finanziaria e tecnologica) che le controllano a livello globale e con la protezione militare-nucleare degli USA e delle superpotenze. In questo scenario, la produzione e la commercializzazione degli alimenti non è sotto la logica del “bene sociale”, bensì la più cruda logica del guadagno capitalista.
Secondo la stessa FAO, dieci corporazioni transnazionali controllano annualmente l’ 80% del commercio mondiale degli alimenti basici, e un numero simile di mega aziende controllano il mercato internazionale del petrolio, del cui impulso speculativo si nutre il processo dell’aumento dei prezzi degli alimenti, causa della fame, che si estende in tutto il pianeta. Tra i primi squali transnazionali dell’alimentazione, si trovano l’azienda svizzera della Nestlè SA, la francese Groupe Danone SA, e la Monsanto Co, leader mondiali della commercializzazione degli alimenti e che, oltre a controllare la commercializzazione e le fonti di produzione, possiedono tutti i diritti su scala globale su semi e prodotti agricoli.
Spogliati dalla loro condizione di “bene sociale” per la sopravvivenza, quelle risorse si convertono in merce capitalista con un valore fissato dalla speculazione del mercato, ed i prezzi non solo vengono stabiliti dalla richiesta del consumo massivo ma basicamente dalla richiesta speculativa dei mercati finanziari e agro-energetici. Ed i governi, nel non avere un potere di negoziare sulle loro risorse agro energetiche diventano burattini delle corporazioni che li controllano e che si appropriano del guadagno prodotto dal lavoro sociale di questi paesi. Quindi, non c’è una “crisi alimentare” (come sostengono la FAO, la ONU, la Banca Mondiale e le organizzazioni del capitalismo come il G-8) ma un aumento della fame mondiale a causa della speculazione finanziaria e la ricerca di guadagno capitalista con il prezzo del petrolio e degli alimenti.
Il controllo delle fonti, della produzione, della commercializzazione internazionale e dell’insieme delle risorse finanziarie emergenti dalle corporazioni transnazionali, fanno diventare impotenti i governi dipendenti (senza alcun potere su quelle risorse) per risolvere i problemi della fame che colpisce la loro popolazione. E per più appelli che le istituzioni “assistenzialistiche” del capitalismo come l' ONU e la FAO (che seguono la carità religiosa) facciano, le corporazioni transnazionali stabiliscono la loro dinamica produttiva a partire dalla relazione costo- beneficio.Questo è, e seguendo la logica essenziale che guida lo sviluppo storico del capitalismo, producono solo rispettando la legge del guadagno, la legge del beneficio privato e non la logica del beneficio sociale.
D’altra parte, i fondi che l' ONU, Banca Mondiale e altre organizzazioni del capitalismo transnazionale destinano, sono elemosine in comparazione ai guadagni multimilionari degli squali del petrolio e dell’alimentazione e la crescita delle fortune personali dei suoi manager e azionisti. In questo quadro, il risultato del Summit dell’Alimentazione a Roma, non poteva essere diverso. Pagare o fare dieta: la ricetta del sistema capitalista per la massa mondiale della popolazione che avanza e che resta fuori dal mercato del consumo. Incredibile, ma vero.
“I regolamenti sui brevetti dell' UE, USA e molti altri paesi, così come anche i cosiddetti Accordi Trips dell' OMC devono essere rivisti con urgenza per mettere freno alla monopolizzazione e al controllo aziendale delle risorse genetiche del mondo. Questa revisione dovrebbe condurre ad una regolamentazione che garantisca il diritto alla alimentazione ed al divieto di brevetti su piante e animali da fattoria”. Allerta globale della coalizione “No ai brevetti sui Semi!”.
Negli ultimi anni, le organizzazioni di agricoltori del mondo intero, gli allevatori e coltivatori, le istituzioni dell' ONU, così come le organizzazioni per lo sviluppo e ambientali hanno espresso molte volte la loro preoccupazione di fronte alla crescente monopolizzazione dei semi e degli animali delle aziende agricole attraverso i brevetti. La perdita della loro indipendenza ed l’aumento del debito degli agricoltori, la diminuzione della diversità vegetale e animale e le sempre maggiori restrizioni alle attività della coltivazione, l'allevamento e la ricerca sono alcune delle conseguenze più preoccupanti di questa tendenza. Ma nonostante queste esperienze allarmanti ancora non esistono misure legali per fermare questa tendenza. Al contrario, un recente studio sulle sollecitazioni presentate alla World Intellectual Property Organization (WIPO), mostra che le grandi aziende internazionali di semi cercano ancora di imporre le loro rivendicazioni di monopolio senza preoccuparsi delle conseguenze per la sicurezza alimentare globale ed il sostentamento degli agricoltori di tutto il mondo. Questo risulta ovvio analizzando le recenti sollecitazioni sui brevetti, presentatedalle tre più grandi multinazionali di semi: la Monsanto (USA), Dupont (USA) e Sygenta (Svizzera).
I sottoscritti firmatari, singoli, organizzazioni ed istituzioni lanciano un appello ai governi e agli uffici brevetti per frenare questo sviluppo preoccupante e perché siano riviste le regole sui brevetti esistenti. Le regolamentazioni sui brevetti dell' UE, gli USA e molti altri paesi così come gli accordi chiamati Trips dell' OMC devono essere rivisti con urgenza per frenare la monopolizzazione e il controllo aziendale delle risorse genetiche mondiali. Questa revisione dovrebbe condurre ad una regolamentazione che garantisca il diritto all' alimentazione e il divieto di brevetti sulle piante e animali delle fattorie.
I seguenti esempi mostrano alcune sollecitazioni di brevetti portati all’estremo.
Molte delle rivendicazioni presentate in queste sollecitazioni possono solo essere descritte come assurde. Questi brevetti mostrano fin dove si è arrivati con le norme sui brevetti esistenti che sono completamente carenti. In solo quattro anni, tra il 2005 ed il 2009, la Monsanto ha presentato quasi 150 sollecitazioni per i brevetti su coltivazioni di piante alla WIPO. Queste sollecitazioni mostrano la crescente tendenza ad esigere diritti di proprietà esclusivinon soltanto sulle piante o animali geneticamente modificati, ma anche sulle biodiversità esistenti ed sui metodi di coltivazione e dell’allevamento tradizionale. Mentre negli anni precedenti al 2005 furono presentati soltanto pochi brevetti di questo tipo, più del 30% delle sollecitazioni di brevetti della Monsanto presentate tra il 2005 ed il 2009 includono i metodi di coltivazione convenzionali. Questa tendenza si può osservare tra le altre grandi aziende delle sementi. Durante lo stesso periodo, Dupont, ha presentato intorno alle 170 sollecitazioni di brevetti su coltivazioni, il 25% di essi implicano metodi di coltivazioni tradizionali. Syngenta ha presentato circa 60 sollecitazioni, il 50 % di esse centrati sulle coltivazioni tradizionali. Tra le grandi aziende di semi, la Monsanto è l’unica che presenta anche brevetti su animali da fattoria. Dal 2005, circa 20 brevetti su metodi di allevamento sono stati presentati dall’azienda statunitense.
Esempi:
Sollecitazione di brevetti della Monsanto WO200821413, “il brevetto che monsantorizza il mais e la soia”, rivendica metodi che ampiamente si utilizzano nella coltivazione e l’allevamento tradizionale. In più di 1000 pagine e attraverso 175 rivendicazioni, la Monsanto rivendica varie sequenze di geni e di variazioni genetiche, specialmente per la soia ed il mais. La Monsanto va così lontano che esige esplicitamente che tutte le piante di mais e soia che contengono quegli elementi genetici. Inoltre estende la lista a tutte le utilizzazioni in alimenti, raccolti e biomassa. Con la presentazione di sollecitazioni regionali specifiche, la Monsanto mostra un interesse particolare nel richiedere questo brevetto in Europa, Argentina e Canada.
Nella richiesta del brevetto WO 2009011847 , “il brevetto che monsantorizza la carne ed il latte”, la Monsanto rivendica ampiamente i metodi dell’allevamento del bestiame, animali così come anche del latte, il formaggio, il burro e la carne.
Altre aziende hanno anche presentato in modo aggressivo delle richieste sulle risorse genetiche, necessarie per la produzione di alimenti e raccolti. Un esempio è la richiesta del brevetto WO 2008087208 , “il brevetto Syngenta sulla semina del mais”, che si concentra sulle condizioni genetiche del mais per la produzione del grano. La Syngenta rivendica le piante ed anche la loro coltivazione.
Vari brevetti simili sono stati già concessi, come il brevetto sulla coltivazione di soia, come la WO 98/45448 , “il brevetto Dumont sul tofu” dato in Australia, Europa e USA che include la salsa di soia, il tofu, il latte di soia ed un preparato per biberon di questa soia. Questo brevetto (o brevetti della stessa famiglia) sono stati presentati anche per il Brasile, Canada, Cina, Giappone, Norvegia e Nuova Zelanda.
Questa classe di brevetti sono la colonna vertebrale di una strategia per prendere il controllo globale della produzione alimentare a tutti i livelli. Questi brevetti non eliminano la ricerca e l’innovazione. Il loro obiettivo è bloccare l’accesso alle risorse genetiche e alla tecnologia e creare una nuova dipendenza per gli agricoltori, allevatori e coltivatori. La resistenza, tuttavia, è in aumento. Nel 2007, le organizzazioni degli agricoltori e le ONG di tutto il mondo ha creato la piattaforma globale "No ai brevetti sulle sementi". Nel 2008, centinaia di lettere furono spedite all’ Ufficio Europo dei Brevetti (EPO) nel “caso del brevetto sui broccoli”, EP 1069819, che costituiva un precedente. Nel 2009, migliaia di agricoltori e cittadini, ONG e anche autorità governative hanno presentato una opposizione al “brevetto europeo sull’allevamento dei maiali”, EP 1651777, un brevetto richiesto dalla Monsanto nel 2004.
Le persone, organizzazioni ed istituzioni che hanno firmato chiedono ai politici e agli uffici dei brevetti di tutto il mondo di assicurare che i brevetti come quelli menzionati sopra non possano essere concessi. Si necessita di un cambiamento radicale sia da parte della legislazione sui brevetti sia sulle piante e animali da fattorie. Non dovrebbe essere permesso che le aziende di continuare ad usare male e monopolizzare i semi, piante e animali da fattoria attraverso le leggi sui brevetti. In caso contrario, questi brevetti diventeranno un pericolo maggiore per la sicurezza alimentare e per la sovranità alimentare regionale.
Questa allerta sarà consegnata ai governi e agli uffici dei brevetti il 26 marzo del 2010- tre anni dopo l’inizio ufficiale della coalizione globale “No ai Brevetti sui Semi”.
Ritengo sia scontato, scontatissimo lo dicono tutti no? ma nei fatti poi….
Credo che l’ambiente debba essere la priorità di tutto, di ogni singola azione. L’ambiente non è un lusso, un accessorio, una voce di bilancio, l’ambiente è il fondamento su cui si poggia tutto il resto; se l’ambiente non è in equilibrio, tutto il resto è in pericolo. E ricordo che nel termine “tutto il resto” ci siamo anche noi essere umani….ed attenzione che gli ultimi dati sono terribili, secondo il recentissimo ultimo rapporto dell’IUCN (International Union for Conservation of Nature – un’organizzazione internazionale all’interno della quale partecipano ben 140 Paesi, con una rappresentanza di 77 Stati, 114 agenzie governative, più di 800 organizzazioni non governative, più di 10.000 scienziati ed esperti internazionalmente riconosciuti provenienti da più di 180 Paesi che lavorano all’interno delle Commissioni – quindi non degli sprovveduti quaraquaquà..) dichiara che oltre un terzo della flora e della fauna sono a rischio di estinzione.
Sono cifre che lacerano, che spaventano, anche se quasi nessuno si commuove. Al massimo, gli acrobati del sentimento, i frigidi della ragione o i nostalgici dell’infortunio. Come se la disgrazia e Caronte fossero compagni ben abbinati di un viaggio verso l’ignoranza o l’impunità assoluta. Sono i numeri della vergogna meglio portata da questa Europa che è troppo superba per arrendersi all’evidenza. Numeri che nascondono la radice quadra dell’infinita sofferenza, serie incatenate di logaritmi di avversità e biografie malfatte il cui guadagno emozionale aumenta le cifre dell’audience. Cifre incorporate alla statistica altisonante e a discolpa del buonismo interculturale, cifre di scandalo per una società amnesica e auto compiacente. Vite e morti narrate in diretta ma sentite in differita. Morti nei confini dell' inclemente verità, quella che rimbomba senza eco. Perché lì, ai confini dei mari, nelle periferie dei deserti, nei bordi più affilati delle frontiere della soddisfazione, si muore giorno dopo giorno senza lasciare traccia. E non succede nulla. Appena una lacrima di sangue congelata nella notte del deserto. Sono i numeri in rosso dell’eccedenza, di quel mondo amaro e duro che espelle 160 milioni di immigrati che giungono qui per pulire i culi dei nostri nonni, per alzare le nostre case o raccogliere la frutta che dopo mangiamo. Sono i numeri della povertà meglio nascosta e truccata del mondo che sa solo gestire la sua crisi. Ed è che le frontiere di questa Europa amnesica e fastosa che ha festeggiato 20 senza muro, sono state chiuse e sbarrate per coloro che sopravvivono col corpo alle intemperie. Perché tra loro e noi c’è un spazio immenso. Io mi posso muovere da Bilbao a Dakar per 380 euro. Mi basta una carta d’identità e 7 ore di volo. Ibrahima ha avuto bisogno di quattro mesi per attraversare il deserto, 10 giorni struggendosi nell’ Atlantico e 4000 euro di debito con il pirata che ha dato prezzo alla sua avventura. Ancora sta pagando quell’ipoteca senza euribor ma con un alto prezzo sulla sua testa. Quel viaggio, quello dell’immigrazione, si chiude con numeri in rosso. Sono le cifre date dall’ Osservatorio sulle vittime dell’emigrazione. E dal 1988, cioè, un anno prima che cadesse il muro, fino ad oggi, sono morti 14.714 immigrati che cercano di raggiungere i confini dell'Europa. Di loro, 6.344 giacciono in fondo al mare, in quel Mediterraneo di cui cantò Ovidio, che ha affascinato Omero e che tanto ha sedotto Llach. Dall’altra parte, 4.445 uomini e donne che un giorno hanno abbandonato le loro famiglie in Marocco, Argelia, Mauritiana e Senegal, terre di fuoco e sale, di sabbia e vento, sono morti nella lunga traversata del deserto cercando di arrivare al Regno di Spagna attraverso le isole Canarie. Precisamente in quel paradiso di pensionati nordici abbronzati da un amichevole sole che dolcifica il loro perfetto futuro. Ed è che mentre loro cercano un luogo dove cadere vivi, ogni anno la sfolgorante Parigi-Dakar gli sbatteva in faccia la sua potenza tecnologica sotto forma di competizione verso un niente senza senso. Le loro insignificanti biografie, marcite nelle periferie del cuore dell’ Africa, appena causeranno qualche lacrima. Al massimo un prolungato e lontano sospiro che uscirà dal quell' insignificante 0,7 % penitenziale. Non lontano da lì, nel Canale della Sicilia, sono morte 4.100 persone tra le coste della Libia, Tunisi e Malta. Il 10 agosto 2007 furono riscattati 14 cadaveri dall’ equipaggio di una nave di lusso, il Giulio Verne, che raccolse anche 12 naufraghi alla deriva. La notizia posteriore non fu il dramma dei naufraghi ma la solidarietà mostrata dai turisti e la commozione che questo ha teoricamente implicato per le loro vite. C’è chi dà di più in questo spettacolo mediatico al servizio di una morale priva di polvere e paglia? Non poche morti ci sono state anche negli insospettabili nascondigli che la povertà è capace di inventare. Santiago Alba Rico, forse l’intellettuale spagnolo più lucido e compromesso con l’attuale e sporca realtà culturale spagnola, ha detto che i turisti quando viaggiano sono pecore, gli immigrati avventurosi, noi siamo comici nei nostri viaggi e loro epici nei loro spostamenti, i turisti visitiamo, gli immigrati viaggiano, i turisti sono esseri anonimi, gli immigrati concrezioni individuali. Qui c’è la differenza. Ed è un bisogno epico dello spostamento nel capitalismo di ultima generazione e globale quello che ha provocato che, almeno dal 2000, siano morti per asfissia, nascosti nei camion, 357 persone schiacciate dal peso della carica o a causa di incidenti in Albania, Francia, Germania, Grecia, Inghilterra, Irlanda, Italia, Olanda, Spagna e Ungheria. Che 300 persone siano morte affogate nei fiumi che fanno da frontiera tra la Croazia e la Bosnia, Turchia e Grecia, Slovacchia e Austria, Slovenia e Italia. Che altre 112 persone siano morte congelate cercando di attraversare le montagne delle frontiere della Grecia, Turchia, Italia e Slovacchia durante i rigidi inverni scorsi. Il Canale Della Manica accoglie non pochi cadaveri, 30 persone sono morte a Calais cadendo nelle rotaie dell’eurotunnel che unisce le rive della Francia e dell’ Inghilterra. La lista segue come se l’infinito non si sciogliesse: 217 persone, tra le quali si sa che c’erano donne e minori, sono stati uccisi dai militari della Turchia, Grecia, Francia, Germania, Gambia, Egitto, Sahara Occidentale, Libia, Spagna e l’antica Iugoslavia. Nel frattempo, la fiammante Dichiarazione dei Diritti Umani che chiede l’uguaglianza tra tutti gli esseri umani si stropiccia impassibile. O guarda da un’altra parte. Ogni anno, la società nordamericana ricorda a New York i suoi morti delle Torri Gemelle. Ancora questa società di facili ricordi e memorie deboli, sta aspettando che le capitali europee evochino i mille di immigrati morti cercando di arrivare alle sue frontiere scappando dal terrorismo globalizzato del capitalismo attuale. Come dice il teologo Fraz Hinkelammer, quelle migliaia di morti che giacciono nell’anticamera dei nuovi campi di concentramento e deserti in Europa e nel nord d’ Africa sono, senza alcuna esagerazione, il nuovo genocidio strutturale di questa società alla deriva. Fonte: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=95180 Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di Vanesa Articoli correlati: LA ROTTA DELL'URANIO E DEI CLANDESTINI RECRUDESCENZA DI BARBARIE AI CONTROLLI DELLE FRONTIERE IN EUROPA: IL CASO ITALIANO BAMBINI IMMIGRATI: UN AFFARE PER LA PSICHIATRIA
La concessione fatta lo scorso giovedì (5 nov. NDT) sui diritti per sviluppare l’immenso campo petrolifero di Qurna Ovest, al sud dell’ Iraq, all’ Exxon-Mobil e alla Royal Dutch Shell, sottolinea ancora una volta il carattere criminale della continua occupazione statunitense. Come conseguenza diretta della guerra all’ Iraq, i principali conglomerati energetici statunitensi e transnazionali adesso stanno intensificando il controllo su alcune delle più grandi piattaforme petrolifere del mondo.
Qurna Ovest ha riserve per 8.700 milioni di barili di petrolio. Il totale delle riserve dell’ Iraq attualmente è di 115.000 milioni di barili, anche se ci sono decine di piattaforme potenziali che ancora non sono state esplorate adeguatamente. Prima dell’invasione statunitense nel 2003, il regime baazista di Saddam Hussein aveva concesso i diritti su Qurna Ovest alla petrolifera russa Lukoil. Il regime–burattino pro-statunitense ha proceduto ad annullare tutti i contratti precedenti alla guerra.
Exxon- Mobil, che ha sede negli USA, è il primo gigante petrolifero a beneficiarne. Secondo le condizioni di un contratto di vent’anni, la Exxon-Mobil e la Shell pianificano di aumentare la produzione giornaliera a Qurna Ovest da meno di 300.000 barili a 2,3 milioni di barili al giorno durante i prossimi sei anni. Allo stesso modo il governo iracheno compensa le compagnie per i costi che le migliorie alle piattaforme possono implicare- che possono arrivare fino ai 50 miliardi di dollari- queste pagheranno 1,9 dollari per ogni barile che estrarranno, cioè intorno ai 1.500 milioni di dollari all’anno. La Exxon-Mobil ha una partecipazione dell’ 80 % e la Shell del restante 20 %.
Il contratto è solo il secondo firmato dal regime di Bagdad con compagnie energetiche straniere. Martedì scorso, il governo iracheno ha concluso un accordo con la British Petroleum (BP) e con la China National Petroleum Corp (CNPC), dando loro i diritti allo sfruttamento dell’immenso campo di Rimaila e le sue riserve di 17.000 milioni di barili. BP mantiene una partecipazione di un 38% e CNPC il 37%. Lo scopo è di incrementare la produzione da un milione di barili al giorno a 2,85 milioni, che genereranno profitti per 2.000 milioni di dollari l’anno.
L’unico punto di attrito che hanno incontrato le transnazionali è che i contratti non si basano sul modello postulato dal Production Sharing Agreement (Accordo Di Produzione Condivisa), che concede fino al 40% delle entrate totali di un campo petrolifero. Anche i corrotti individui che compongono il governo iracheno hanno rifiutato di cedere i più grandi campi petroliferi a quelle condizioni. Invece, i patti appaiono classificati come un accordo di “servizio”. Questo ha permesso che il Primo Ministro, Nuri al-Maliki, e il suo Ministro del Petrolio, Hussain al–Shahristani, ignorassero il parlamento ed approfittassero dell’assenza di una legge sugli idrocarburi che regoli l’industria energetica.
Ma ci sono altri accordi sul punto di concludersi. Un consorzio composto dalla compagnia italiana ENI, Occidentale, con sede negli USA, e Kogas, della Corea del Sud, hanno firmato un accordo provvisorio per il campo petrolifero di Zubair, che conta con una riserva di circa 4.000 milioni di barili. Eni, il gigante giapponese Nippon Oil e la firma spagnola Repsol stanno spingendo per avere un campo in Nasiriya che ha riserve di simile grandezza. Al nord dell’ Iraq, la Royal Dutch Shell sta negoziando un contratto per sviluppare aree non ancora sfruttate dell’importante campo di Kirkuk, dal quale si pensa si possa avere una riserva di 10.000 milioni di barili nonostante sia già in produzione dal 1934.
Mentre aspettano condizioni migliori, le compagnie energetiche stanno facendo accordi per migliorare i campi esistenti con la speranza che in questo si trovino in una posizione vantaggiosa quando ci saranno contratti più lucrativi che usino il modello PSA nei 67 campi non sfruttati che saranno messi all’asta quest’anno o il prossimo. Anche se ha portato via più tempo del previsto, i conglomerati energetici importanti hanno deciso che adesso che l’ Iraq è sufficientemente stabile per iniziare a far scaturire denaro ampliando in grande misura la produzione petrolifera del paese. Il primo passo già è stato dato nell’aprire l' industria petrolifera irachena, nazionalizzata nel 1975, agli investimenti stranieri.
Sottolineando il carattere neo-coloniale di questa operazione, due ex alti funzionari degli Stati Uniti dell'amministrazione Bush stanno facilitando operazioni societarie in Iraq. Jay Garner, il primo da parte dell'amministrazione d'occupazione americana in Iraq dopo l'invasione, è consulente per il Canadian Energy Company Vast Exploration, che ha una partecipazione del 37% in un giacimento di petrolio nel nord curdo. Zalmay Khalilzad, ex ambasciatore in Afghanistan, l'Iraq e alle Nazioni Unite, ha installato la sua società di consulenza per le imprese nella città curda di Erbil.
L’invasione e l’occupazione statunitense in Iraq è sempre stata una guerra per le risorse energetiche. Più di un milione di iracheni sono stati massacrati, milioni di feriti e traumatizzati, le sue città infrastrutture distrutte e decine di migliaia di soldati statunitensi morti o feriti, tutto questo perché gli USA ottenessero il controllo ed il dominio delle immense riserve di petrolio in Iraq come parte delle sue vaste ambizioni in Medio Oriente e Asia Centrale. Gli Stati Uniti non sono riusciti a raggiungere tutti i loro obiettivi dopo la prima Guerra del Golfo nel 1990-91. Il regime di Hussein è rimasto al potere e, nonostante le continue sanzioni delle Nazioni Unite, ha firmato contratti con compagnie come il gigante petrolifero francese Total e Lukoil. Dall'ultimo decennio del secolo scorso, la Russia e le potenze europee hanno fatto pressione perché fossero tolte le sanzioni e queste compagnie potessero raccogliere i profitti. La guerra è diventata per gli Stati Uniti l’unico mezzo per impedire che i loro interessi corporativi venissero tagliati.
I conglomerati energetici statunitensi non si sono limitati ad essere semplici osservatori passivi. Rappresentati di alto livello della Exxon-Mobil, Chevron, Conoco-Philips, BP America e Shell hanno partecipato agli inizi del 2001 a varie negoziazioni con il “Gruppo di Lavoro per l’ Energia” dell’amministrazione Bush, che era capeggiato dal Vicepresidente Dick Cheney. Uno dei documenti che sono stati preparati per le discussioni conteneva una mappa dettagliata dei campi di petrolio, oleodotti e terminali iracheni, e una lista di compagnie estere, non statunitensi, che progettavano di installarsi lì. Un documento di maggio del 2001 di questo gruppo di lavoro affermava, senza giri di parole, l’obiettivo degli Stati Uniti: “Il Golfo sarà il tema principale della politica energetica internazionale degli Stati Uniti”.
Gli attacchi terroristici dell’ 11 settembre del 2001 hanno offerto un pretesto per la guerra. Le bugie sulle armi di distruzione di massa irachene si sono mischiate alle stupidaggini sulle connessioni iracheni con Al-Qaeda. Nel periodo precedente all'invasione, gli esecutivi dell’industria petrolifera si riunirono ripetutamente con i funzionari dell’amministrazione di Bush. Come il Wall Street Journal commentò il 16 gennaio 2003: “Le compagnie petrolifere statunitensi cominciano a prepararsi per il giorno in cui avranno un' opportunità di lavorare in uno dei paesi più ricchi di petrolio del mondo”.
Dopo aver fatto affogare nel sangue al popolo iracheno, l’oligarchia finanziaria e corporativa statunitense crede che quel giorno è finalmente arrivato. Anche se le corporazioni statunitensi non sono le uniche a beneficiare dei contratti, non c’è alcun dubbio che hanno l’ultima parola sul suolo iracheno. Con immense basi militari nel paese e con il regime di Bagdad vincolato a Washington, gli Stati Uniti sono nella posizione di dettare condizioni ai rivali europei e asiatici e, in mezzo alle tensioni tra le grandi potenze, blandire la minaccia di tagliare le forniture di petrolio, una premessa che non è precisamente nuova nella politica strategica statunitense.
Il governo laburista britannico approva un' ondata di privatizzazioni senza precedenti.
Il primo ministro britannico, Gordon Brown, ha annunciato che il governo venderà attivi per un valore di 16.000 milioni di sterline- circa 17.200 milioni di euro- durante i prossimi due anni per ridurre il deficit pubblico.
Il primo ciclo di privatizzazioni sarà di 3.000 milioni di sterline- 3.200 milioni di euro- e include la compagnia di scommesse Tote, una società specializzata in prestiti agli studenti, il ponte di Dartford, attraverso il quale le macchine attraversano il Tamigi, e la linea dei treni ad alta velocità High Speed One, che attraversa il canale della Manica. I conservatori sono affascinati dal fatto che i laburisti applichino le loro ricette. Dai sindacati affini al laburismo come risposta c’è stato il silenzio.
L’idea è quella di vendere “attivi non finanziari” che sono proprietà del Governo centrale e delle autorità locali, in base all’annuncio di Brown durante un discorso sull' economia nella City- centro finanziario di Londra. Nel programma figura anche la vendita del 33 % della partecipazione che possiede il Governo in Urenco, un' installazione di arricchimento di uranio destinata a centrali nucleari in tutto il mondo, ma Brown ha indicato che sarà salvaguardata la sicurezza nazionale.
Il Governo britannico spera che il deficit pubblico arrivi ai 175.000 milioni di sterline (circa 192.000 milioni di euro) nei prossimi due anni. Il capo del Governo ha spiegato che il Regno Unito è a metà strada nel processo di superare la recessione ed ha avvertito che c’è il rischio di entrare in un periodo di depressione se si taglia la spesa pubblica in modo veloce, come invece richiede l’opposizione conservatrice britannica.
Con questi progetti, il primo ministro vuole convincere l’elettorato che il Governo laburista ha programmi alternativi a quelli proposti dai “tories”, che già hanno anticipato che- se arrivano al potere nel 2010- ci sarà una forte riduzione della spesa pubblica per affrontare l'elevato deficit pubblico.
Per Brown è “essenziale” che, insieme al taglio del deficit, si continui con il programma di stimolo fiscale, gli investimenti per l'adeguamento della forza lavoro e di lavorare con l'Europa per migliorare l'economia globale. “C’ è una divisione fondamentale nella politica britannica. Alcune persone ritirerebbero adesso lo stimolo fiscale, in un momento in cui l’economia è ancora in difficoltà, alcuni avranno un sollievo quantitativo (iniezione di denaro nel sistema finanziario) e che rischierebbe di compromettere il recupero ", ha detto.
“Mi batterò nei prossimi mesi, per quello in cui credo. Credo che abbiamo dimostrato di aver fatto bene nell’ultimo anno ristrutturando il sistema bancario e assicurando che c’è una cooperazione internazionale”, ha aggiunto- Per il Primo Ministro, è necessario un piano di riduzione del deficit che sostenga la crescita e l’impiego e non uno che sopprima il recupero prima che sia iniziato.
Il portavoce del Tesoro del Partito Conservatore, Philip Hammod, ha segnalato che Brown con questo annuncio ha cercato “titolari” per salvare il suo futuro politico, dato che i “tories” sono favoriti per vincere le elezioni generali in Gran Bretagna l'anno prossimo. “Crediamo che vendere attivi per pagare il debito, tenendo in conto lo stato in cui siamo, è una forma sensata di vedere le cose- Ma questo ha a che fare con con il salvataggio del primo ministro-” ha puntualizzato Hammond.
Quinto anniversario della morte del leader storico dei Palestinesi.
Isabel Pisano con Yasir Arafat
Di Sandro Cruz
Ricordando il quinto anniversario della morte di Yasir Arafat, si pubblica la testimonianza di Isabel Pisano sulla vita dell’uomo che incarnava il combattimento del popolo palestinese. Per molti anni la giornalista latino americana- spagnola e il leader della OLP hanno vissuto in modo discreto una passione amorosa, un amore che ha attraversato il tempo e che è stato testimone di una tragedia storica. Questo libro dà una visione profondamente umana di un personaggio che ha segnato il nostro tempo e che i suoi avversari non hanno mai smesso di diffamare prima di assassinarlo per avvelenamento.
Sandro Cruz: Isabel Pisano lei è un' importante e famosa giornalista nel suo paese d’adozione (la Spagna) (1). Lei ha mantenuto un contatto privilegiato con Yasir Arafat per motivi professionali (giornalismo) ma anche una relazione sentimentale con lui. Perché gli ha consacrato una bibliografica che è stata pubblicata in francese e in castigliano?
Isabel Pisano: In vita e principalmente dopo la sua morte, l’insostituibile leader Yasir Arafat è stato calunniato ad oltranza. Ho voluto dare al mondo in generale, anche agli occupanti della Palestina, Iraq e Afghanistan, e senza dimenticare il martoriato Libano, la vera immagine di Abu Ammar (2). E ricordare inoltre che i progetti dei cinque proprietari del mondo non passeranno. Perché per sostituire Yasir Arafat, centinaia di bambini nei territori occupati stanno facendo la fila.E’ un libro utile anche, per i governanti smemorati che accettano passivamente l’olocausto del popolo palestinese.
Sempre più spesso negli ultimi anni le parole chip o R-Fid (la sigla significa Radio Frequency Identification Devices) stanno entrando prepotentemente nelle nostre vite, spesso passando dal buco della serratura, contenute nell’ambito di progetti ed iniziative apparentemente innocue e finalizzate a migliorare la qualità della nostra vita. La questione risulta comunque ancora sconosciuta ai più e viene spesso relegata nel novero degli argomenti di natura fantascientifica trattati dai “complottisti”, nonostante questi piccolissimi oggetti super tecnologici siano oramai ovunque e negli ultimi anni ci sia stata una vera e propria invasione, riguardo alla quale non siamo stati informati, costringendoci di fatto a subire l’imposizione di qualcosa che non conosciamo.
L’enciclopedia che si è sviluppata grazie agli sforzi degli utenti di internet, soffre una crisi di credibilità. Il considerevole aumento delle sue entrate economiche grazie alle donazioni di fondazioni d’ispirazione neoliberali come quella di George Soros e di multinazionali come la Microsoft, insieme ai metodi abusivi da parte dell' elite del suo volontariato, hanno trasformato la biblioteca in un altro strumento di propaganda del “pensiero unico”.
Nel 1985, Richard Stallman, ha elaborato insieme ad altri collaboratori il “Manifesto Gnu”, nel quale si stabilivano i principi di una nuova forma di produzione di software basato sullo “spirito di cooperazione che prevalse nei periodi iniziali degli utenti di computer”. Quello stesso anno si è creato la Free Software Foundation (Fondazione per il Libero Software- FSF) che sarebbe l’incaricata di vegliare affinchè il software GNU rimanga libero in modo che tutti gli utenti potessero “consultarlo, copiarlo, modificarlo e distribuirlo”. Il progetto GNU, ha ricevuto un impulso significativo, quando l’informatico finlandese Linus Torvads donò il codice sorgente di Linux, un sistema operativo interamente libero. In ogni caso, senza la diffusione d’internet non sarebbe stata possibile l’esistenza, oggi, di mille di programmi con codici aperti che si sviluppano in una comunità di utenti di qualsiasi parte del mondo. L'indubbio successo di Gnu/Linux è dovuto al fatto che questo modello associativo è riproducibile in altri campi. L' era della digitalizzazione ha reso possibile che gran parte della nostra cultura possono essere memorizzati in codice binario e, di conseguenza, generare e distribuire attraverso internet.
L’acqua, insieme all’aria che respiriamo e al cibo, rappresenta uno degli elementi indispensabili per la nostra sopravvivenza. La possibilità di accedere all’acqua potabile per bere e cucinare costituisce un bisogno primario il cui soddisfacimento dovrebbe essere garantito a qualsiasi essere umano, ma anche la disponibilità di risorse idriche da usare per l’igiene personale e l’agricoltura si rivela indispensabile per garantire una vita dignitosa e la sopravvivenza delle comunità.
Nonostante ciò la disponibilità di acqua a livello mondiale sta continuando a diminuire e proprio l'accesso all'acqua sembra destinato a diventare uno dei più potenti strumenti di speculazione per multinazionali senza scrupoli.
“Il potere politico reale è esercitato a livello mondiale da un piccolo gruppo di individui senza scrupoli che si trovano negli USA, un paese governato da dirigenti di società segrete, che coincide con il fatto che sono i padroni delle sei banche principali. Questo piccolo gruppo dirigente costituisce il cervello che domina il mondo” Luois De Brouwer, consulente dell’ ONU-UNESCO.
Nelle manifestazioni dello sciopero generale dello scorso 19 marzo in Francia, il manifesto principale recitava: “Il popolo prima dei banchieri”. Negli Stati Uniti, la furia popolare si è scatenata fino al punto di consigliare ai dirigenti bancari e dell’ AIG di non uscire per strada con nulla che possa identificarli. In Inghilterra si è anche scatenata la caccia al banchiere: Fred Goodwin, consigliere delegato della Royal Bank of Scotland, si trova in un domicilio sconosciuto, dopo essere stato minacciato. Il popolo, impoverito ed arrabbiato, comincia ad identificare il nemico.
I cittadini assistono stupefatti allo spettacolo di qualche governante che consuma fondi pubblici per salvare una banca che non risponde di fronte a loro, nè di fronte a nessuno, sul destino del denaro che ricevono; dei governanti che sembrano impotenti o rassegnati di fronte a ciò. Il motivo di questa paralisi- sottomissione è perché, nella sua immensa maggioranza, sono messi lì da loro, che li coopta o finanzia le loro campagne elettorali (Sarkozy e Gordon Brown sono protetti dalla Banca Rostchild; e Obama è praticamente rapito da Wall Street); i pochi che restano sono strettamente “controllati”. Sono i governi, quindi, quelli che rispondono alle banche e non il contrario. D’altra parte, le banche centrali, teoricamente indipendenti, sono, in realtà, tentacoli del clan bancario per consolidare il loro potere mondiale, e non rispondono a nessuno nè sono eletti democraticamente (l’analista messicano Alfredo Jalife Rhame si riferisce a loro come “la dittatura centralbancaria”)
Non esiste nelle costituzioni nè nei programmi elettorali dei paesi con un’ economia di mercato nessuna legge o principio che dica che qualsiasi azienda privata può fallire con eccezione delle grandi banche, dato che- qualsiasi cosa abbiano fatto- “sono troppo importanti per farli cadere”. Una dichiarazione simile supporrebbe un’arbitrarietà ed una vulnerabilità delle regole di questa economia di mercato, salvo che si considerassero le banche riscattate come aziende semi-pubbliche, sotto controllo, quindi, dello Stato; ma nel neoliberismo la nazionalizzazione della banca è, per principio, esclusa. Ma lo slogan- non dichiarato- “prima la banca” è stato una regola d’oro dietro il comportamento di tutti i governi occidentali che saccheggiano senza pudore i fondi pubblici (non dovrebbero essere perseguiti per appropriazione indebita?) come se il salvataggio delle banche private costituisse una priorità sopra qualsiasi altro problema economico o sociale. Le reticenze per salvare la General Motors, azienda emblematica dell’ industria statunitense, contrastano con l’aiuto immediato e incondizionato ricevuto da Citibank, esempio perfetto di banster (banca gangster). Questo ingiusto salvataggio dei carnefici con denaro delle vittime, lasciando queste nel più completo abbandono, non ha precedenti nella storia delle moderne democrazie e svela che i governi neoliberali sono semplici strumenti di una, fino ad ora, camuffata, dittatura dei Banchieri (con maiuscola per riferirci alla grande banca, dato che la piccola viene assorbita da questa).
Il credito bancario accessibile è fondamentale per il funzionamento dell’economia produttiva capitalista. Il suo taglio brusco e prolungato- e l’inoperatività dei governi- sta lasciando migliaia piccole e medie aziende fallite e milioni di lavoratori disoccupati. Quando, dopo un lungo riscatto- la Banca d’ Inghilterra prevede una decade di risacca bancaria- il flusso tornerà, saranno sariti molti di quelli che ne avevano bisogno ed i danni economici e sociali saranno saranno sostanziali e irreversibili. La recente riunione del G-20 che, presidiata da coloro che hanno creato la crisi (la volpe che protegge le galline!) si auto arroga la rappresentazione del pianeta, mantiene il principio “prima la banca” tra le altre misure per, previo trucco, rivitalizzare il sistema e impoverire ulteriormente il popolo. Come Lyndon Larouche dice, le ricette del G-20 “finiscono con il paziente”. Tutto questo giustifica il qualificato Juan Torres Lopez di “ crimine contro l’umanità” applicato a questa politica.
Un po' di storia.
Il titolo di questo articolo corrisponde a dichiarazioni fatte più di un decennio fa. Però, nonostante il fallimento di Lehaman Brothers (piuttosto una strategica “demolizione controllata”) e l’assorbimento di Merrill Lynch, non ha perso nulla: il clan dei grandi banchieri continua ad essere, basicamente, lo stesso; e l' oscura setta Bildelberg pguidata da loro, viene segnalata come “governo mondiale nell’ombra”. Recentemente Daniel Kaufman e Simon Johnson, ex economisti rispettivamente della Banca Mondiale e dell’ FMI, denunciavano un “colpo di Stato” della banca statunitense, che nell’ ultimo decennio ha corrotto i politici perché evitassero qualsiasi regolamentazione o controllo delle loro attività, favorendo l’apparizione di bolle speculative. Ma la storia di questo “golpe” viene da molto lontano.
Bisogna ritornare alla nascita della FED nel 1913, un' associazione di banche private che riesce ad avere il regime di importanti monopoli che erano prerogativa dello Stato. In precedenza, nel XIX secolo, la famiglia europea dei Rotschild era sbarcata negli USA per associarsi con John Rockefeller I e formare una potente lobby di grandi banchieri e industriali del paese. A inizio del XX secolo questo clan aveva installato lì diverse succursali di quello che chiamarono la Federal Reserve Banks (conosciuta come la FED), una associazione di banche private con una tale capacità di far pressione che in quell’anno ottenne l’autorizzazione del presidente Woodrow Wilson l’autorizzazione per emettere in esclusiva carta moneta con garanzia dello Stato e gestire ogni tipo d’interessi. Si dice che ogni presidente che ha cercato di cambiare questa insolita situazione è morto nell’intento. Quando, dopo la seconda guerra mondiale il dollaro sostituì l’oro diventando la moneta–standard, il potere economico- finanziario di questo gruppo di banchieri privati si espande a livello internazionale. Questo potere si moltiplica fino a diventare nella cima del potere capitalista mondiale quando, a partire dalla crisi degli anni '70, l’economia finanziaria si liberalizza (consenso di Washington) e il capitale finanziario passa a dominare tutta l’economia produttiva.
Come accennato in un altro lavoro, ogni potere economico finisce per convertirsi in un potere politico. In stretta alleanza con il potente complesso industriale-militare, la FED, in effetti, ha finito per controllare la politica interna ed estera della potenza più grande del mondo: gli Stati Uniti d’America. Già nel XIX secolo lo prediceva, con profetica lucidità, uno dei padri della patria nordamericana, Thomas Jefferson, quando, alla vista degli intrighi dei banchieri, avvisava:“Penso che le istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre libertà che interi eserciti pronti a combattere. Se il popolo americano permetterà un giorno che le banche private controllino la loro moneta, le banche e tutte le istituzioni che nasceranno intorno ad essi priveranno le persone di ogni possedimento, prima per mezzo dell’inflazione, seguita dalla recessione, fino al giorno in cui i loro figli si sveglieranno senza casa e senza un tetto sulla terra che i loro padri conquistarono”. Siamo in questa situazione: milioni di statunitensi dormono in tende o nelle macchine nelle lontananze dalle grandi città.
Per disarmare la dittatura
Come se si trattasse di un anti-Robin Hood, il G-20 cerca, con le sue ricette, di perpetuare la suzione criminale della ricchezza dal basso verso l'alto; cioè, rubare ai poveri per aiutare i ricchi. Questo finirà per portarci, come dicono alcuni analisti, ad una situazione neofeudale: tutti i diritti e tutto il potere economico concentrato in poche mani che sottomettono alla servitù all’immensa maggioranza della umanità. Credono di poter affogare la prevedibile ribellione con tecniche sofisticate di controllo sociale ed eliminando una buona parte di essa con un “caos controllato”. Di fronte a questi nuovi signori feudali- i quali, come quelli del Medio Evo, sono anche “signori della guerra”- portino a fine i loro criminosi propositi e consolidino la loro dittatura, dobbiamo far cadere i pilastri su cui il loro potere si basa. Questi pilastri sono cinque: l' eradicazione delle banche pubbliche, la rete delle banche centrali pseudo-indipendenti, i paradisi fiscali, lo standard del dollaro e, in ultima istanza, il potere militare.
Cominciamo con quelli più problematici: i paradisi fiscali sono stati oggetto di una condanna formale durante l’ultimo summit del G-20, ma, nella pratica, continueranno a funzionare nei centri del potere finanziario, gli Stati Uniti ed l' Inghilterra. Ma, la coscienza del suo carattere criminale si estende nel mondo e, se persistiamo nella sua denuncia, sarà sempre più difficile continuare ad operare con essi. Per quanto riguarda il dollaro, attraversa anche una profonda crisi (la Cina allarmata ha chiesto di sostituirlo con “diritti speciali di prelevamento”, dell’ FMI al G-20) e, alla lunga, il suo ruolo è insostenibile per la mancanza di copertura e la proliferazione delle monete regionali o altri mezzi di scambio. Alcuni analisti- come il citato Jalife Rhame- pensano che la banca “anglosassone–israeliana” scatenerebbe una terza guerra mondiale se vedesse l’egemonia del dollaro direttamente minacciata. Tuttavia, questo era inevitabile, con la disumana mentalità di questi banchieri-guerrieri. Come dice Danielle Bleitrach, commentando un lavoro di Remy Herrera sul giornale Afrique-Asie “le dimensioni economiche e militari della crisi sono strettamente legate:la guerra aggrava gli squilibri dell’economia statunitense che l' alta finanza cerca di compensare attraverso il saccheggio e la guerra perpetua…..”
Più fattibile, in modo immediato, sarebbe un’offensiva contro gli altri due pilastri, a partire con la rivendicazione di una banca pubblica senza scopo di lucro e democraticamente controllata. Come dicevamo inizialmente, la consapevolezza della responsabilità della banca privata rispetto alla grave crisi che attraversiamo si estende in tutti i paesi occidentali. L’indignazione non è circoscritta solo alle classi popolari ma anche ai piccoli e medi imprenditori, vittime dirette del taglio del credito. Anche se, prevedibilmente, i governanti presenteranno una tenace resistenza, non potrebbero mantenerla per molto tempo, dato che, man mano che aumenta la penuria, la pressione sociale li sopraffarebbe: si tratta semplicemente di esigere che il denaro delle nostre tasse venga in nostro aiuto e non in quello delle odiate banche. Si tratta, come dice Micheal Husson, di rivendicare il credito come un servizio pubblico. Il raggiungimento di questo obiettivo- per il quale bisognerebbe organizzare e mettere in azione tutte le forme di mobilitazione cittadina- sarebbe un siluro alla linea di galleggiamento della dittatura dei Banchieri. Faciliterebbe, inoltre, l’offensiva contro le banche centrali “indipendenti”, con le quali una banca nazionalizzata diventerebbe incompatibile; e, più tardi, contro i paradisi fiscali e le spese militari. Nell' UE questa mobilizzazione dovrebbe farsi su due fronti, quello nazionale e quello europeo; per tentare un coordinamento dopo con gli USA, dove l’indignazione cittadina è maggiore.
Recentemente l’ex congressista ed ex candidato presidenziale Ron Paul, uno dei pochi politici statunitensi che si è pronunciato per la chiusura della FED, affermando che è un' organizzazione segreta istituzionale:“Ci avviciniamo non ad un fascismo hitleriano, ma ad un altro di apparenza molto più soft, che si manifesta con la perdita graduale delle libertà civili, dove le corporazioni dirigono il tutto….ed il governo è nello stesso letto con il grande denaro”. Ha mancato di sottolineare una somiglianza con l'hitleriano: una fiducia cieca nella sua tenebrosa “agenda occulta”, questo neo-fascismo sogna anche con un impero che dura da mille anni. Ma come quello- e come tutti gli imperi- ci porterà, se non lo disarmiamo, ad uno scenario di barbarie e di distruzione.