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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
30 marzo 2013
BAMBINI PALESTINESI NELLE CARCERI MILITARI ISRAELIANE
Un
rapporto dell'Unicef denuncia i maltrattamenti "molto diffusi,
sistematici e istituzionalizzati" cui sono sottoposti i minori
palestinesi rinchiusi delle carceri israeliane. A differenza dei loro
omologhi israeliani, i bambini palestinesi non hanno il diritto di
essere accompagnati dai genitori durante un interrogatorio e sono
raramente informati dei loro diritti.
"Il test di una democrazia sta nel trattamento
riservato ai detenuti, alle persone in carcere, e in modo particolare ai
minori", dichiarava nel gennaio 2012 Mark Regev, Portavoce del Primo
Ministro israeliano, Benyamin Netanyahu[1].Un recentissimo rapporto
dell'Unicef, basato su oltre 400 casi documentati di detenzioni e
maltrattamenti di giovani detenuti, mette in dubbio il livello di
democrazia esistente in Israele[2].
Il Rapporto dell'Unicef conclude che "i minori
palestinesi che entrano in contatto con il sistema di detenzione
militare israeliano sono sottoposti a maltrattamenti molto diffusi,
sistematici e istituzionalizzati. Quanto descritto si basa sulle
ripetute denunce avvenute nel corso degli ultimi dieci anni, sulla loro
entità, fondatezza e persistenza." Tale conclusione è sostenuta anche
dall'esame dei casi documentati attraverso un sistema di monitoraggio e
reporting di gravi violazioni dei diritti dei bambini, così come dalle
interviste condotte con avvocati israeliani e palestinesi e con bambini
palestinesi.
Negli ultimi dieci anni, circa 7.000 minori
palestinesi di età compresa tra dodici a diciassette anni sono stati
arrestati, interrogati, perseguiti e/o imprigionati all'interno del
sistema di giustizia militare israeliana; una media di 700 bambini
l'anno, due al giorno. L'analisi dei casi monitorati da Unicef ha
identificato esempi di pratiche che equivalgono a trattamenti crudeli,
inumani o degradanti secondo la Convenzione sui diritti dell'Infanzia e
la Convenzione contro la Tortura. Il Rapporto Unicef conclude
raccomandando una serie di misure concrete per migliorare la protezione
dei bambini all'interno del sistema giudiziario israeliano, in linea con
le norme internazionali vigenti.
Il documento, dopo una breve introduzione al
contesto giuridico e alla struttura del sistema detentivo israeliano,
racconta con scarno ma raggelante realismo la spaventosa esperienza di
un adolescente palestinese qualunque, in genere accusato di aver
lanciato sassi contro un veicolo militare israeliano.
L'arresto
Una massiccia pattuglia di militari armati fino ai
denti irrompe violentemente in casa nel cuore della notte svegliando
tutti di soprassalto. Dopo una furiosa ricerca, spesso accompagnata da
devastazione di mobili e oggetti vari, il giovane sospetto è legato ai
polsi e, gli occhi bendati, viene strappato terrorizzato alla sua
famiglia. È molto giovane, spesso sui 14-16 anni di età. A volte
qualcuno è arrestato nelle vie attorno a casa, nei pressi delle strade
riservate ai coloni israeliani o ai posti di blocco dell'esercito
all'interno della Cisgiordania.
Per alcuni dei bambini la scena è devastante, tra
urla e minacce verbali, e membri della famiglia costretti a rimanere
fuori casa in camicia da notte mentre il giovane è portato via con
violenza da casa con vaghe spiegazioni come: "viene con noi, lo
riportiamo più tardi", o semplicemente che il giovane è "ricercato".
Raramente gli astanti sono informati di dove l'arrestato verrà condotto,
il motivo e fino a quando. Senza potere salutare i genitori né
rivestirsi in modo adeguato, il bambino è caricato su una jeep, bendato,
costretto a sedersi sul pavimento del veicolo e spesso colpito con
pugni e calci mentre viene legato.
Il viaggio verso il luogo dell'interrogatorio può
durare da un'ora a un'intera giornata e solitamente comprende delle
soste in insediamenti colonici o basi militari dove il giovane
prigioniero può aspettare ore e ore, a volte anche un giorno intero,
senza cibo né acqua e senza accesso al bagno. Durante queste fermate
intermedie molti bambini sono condotti davanti a personale medico che,
rimosse le bende dagli occhi, magari rivolge qualche domanda sul loro
stato di salute. Tuttavia, anche nel caso in cui sui loro corpi siano
evidenti segni di abusi, è molto raro che ricevano adeguata attenzione
medica. Di nuovo con occhi bendati, i bambini sono quindi condotti al
luogo definitivo dell'interrogatorio.
L'interrogatorio
I luoghi più comuni per gli interrogatori dei
bambini in Cisgiordania sono le stazioni di polizia negli insediamenti
colonici di Gush Etzion e Ari'el, la prigione di Ofer e il Centro di
Huwwara.
Nessun bambino è accompagnato da un avvocato o un
familiare durante l'interrogatorio, nonostante l'articolo 37 (d) della
Convenzione sui diritti dell'infanzia preveda che: "Ogni bambino privato
della sua libertà abbia diritto a rapido accesso ad assistenza legale o
ogni altra assistenza adeguata." Nonostante quanto affermato dallo
stesso art. 37, i bambini prigionieri raramente sono informati dei loro
diritti, in particolare del diritto di non auto accusarsi. Non esiste
alcuna supervisione indipendente del processo dell'interrogatorio che
spesso assomma intimidazioni a minacce e violenze fisiche, con il chiaro
intento di costringere il bambino a confessare.
I piccoli detenuti
durante l'interrogatorio sono legati, in alcuni casi alla sedia su cui
siedono. Questa posizione viene fatta mantenere a forza, a volte per
lunghi periodi di tempo, con conseguente dolore a mani, schiena e gambe.
Alcuni bambini sono minacciati di morte, di violenza fisica, isolamento
e abusi sessuali su di loro o sui membri della loro famiglia. Alla fine
dell'interrogatorio, la maggior parte dei prigionieri ammette tutto ciò
di cui erano stati accusati (di solito di "lancio di sassi") e firma la
confessione su di un modulo in ebraico, nella maggioranza dei casi
senza la minima idea di quanto sia in esso contenuto.
Alcuni bambini sono stati rinchiusi in celle
d'isolamento per un periodo da due giorni a un mese prima dell'udienza e
dopo la condanna. In queste celle, secondo il rapporto dell'UNICEF,
sono trattati in modo "crudele" e "disumano". L'impatto negativo della
pratica dell'isolamento sul benessere psicologico di un bambino ha
convinto la Commissione sui Diritti dell'Infanzia a imporre il più
severo divieto a tale trattamento.
L'udienza e la sentenza
Dopo l'interrogatorio il piccolo imputato è in
genere condotto davanti a un tribunale militare per l'udienza. Entra in
aula con manette ai polsi, catene alle gambe e indosso l'uniforme
carceraria. Tutto questo è in contrasto con le norme minime per il
trattamento dei detenuti, che prevedono di non utilizzare catene e
ceppi, mentre altre forme di contenzione devono essere usate solo in
determinate, limitate circostanze. Il giovane incontra per la prima
volta il proprio avvocato nel tribunale militare per i minorenni e la
sua custodia cautelare può essere estesa, contrariamente a quanto
prescritto dalle norme internazionali, fino a un periodo di 188 giorni.
Pure in violazione della Convenzione sui Diritti dell'Infanzia non
esiste in pratica alcuna possibilità di rilascio su cauzione.
Non tutti gli avvocati hanno un facile accesso alla
necessaria documentazione militare e alla legislazione criminale di
Israele poiché' non sempre disponibili in lingua araba, come invece
sarebbe richiesto dal diritto internazionale. Per questo motivo gli
avvocati difensori palestinesi si trovano in netto svantaggio rispetto
al procuratore israeliano con il rischio di compromettere le possibilità
di un bambino accusato di ricevere un processo equo.
Infine, arriva la punizione, di solito molto severa.
Due delle carceri dove la maggior parte dei bambini palestinesi sconta
la pena si trovano, in violazione della Convenzione di Ginevra,
all'interno di Israele, il paese occupante. In termini pratici, questo
fatto rende assai difficili, e in alcuni casi impossibili, le visite dei
familiari a causa dei regolamenti che vietano ai palestinesi della
Cisgiordania di viaggiare all'interno di Israele e del tempo necessario
per rilasciare un permesso. Secondo l'articolo 37 (c) della Convenzione
sui Diritti dell'Infanzia, un bambino "ha il diritto di mantenere i
contatti con la sua famiglia per mezzo di corrispondenza e di visite,
tranne che in circostanze eccezionali".
La carcerazione dei piccoli
prigionieri ha su di loro ovvi effetti deleteri nel lungo termine.
Tagliando fuori un bambino dalla sua famiglia, a volte per mesi, la
detenzione provoca un profondo stress emotivo, oltre a violare il
diritto del giovane alla istruzione.
I piccoli palestinesi accusati di reati seguono un
iter giudiziario molto diverso dai loro coetanei israeliani, compresi
quelli residenti in insediamenti ebraici in Cisgiordania. Mentre i primi
sono processati in tribunali militari ai sensi della legislazione
militare israeliana, i bambini israeliani fruiscono del diritto penale e
civile israeliano che naturalmente offre loro ben maggiori garanzie.
Conclusione
Non è la prima volta che organismi internazionali
denunciano il maltrattamento di bambini palestinesi detenuti
dall'esercito israeliano. Preoccupazioni in merito erano state sollevate
nel luglio 2012 dalla Commissione speciale delle Nazioni Unite sulle pratiche israeliane nei Territori occupati.
"Secondo le testimonianze raccolte, Israele pratica l'isolamento nel
12% dei bambini palestinesi detenuti", aveva affermato in un comunicato
stampa il presidente della Commissione, l'ambasciatore Palitha Kohona
dello Sri Lanka.
La Commissione speciale aveva anche messo in guardia
su un modello di detenzione e maltrattamenti dei bambini di più vasta
portata. "Testimoni hanno riferito alla Commissione che il
maltrattamento dei bambini palestinesi inizia dal momento dell'arresto.
Un gran numero sono sistematicamente imprigionati. Le abitazioni dei
bambini sono circondate da soldati israeliani a tarda notte, "bombe
sonore" sono fatte esplodere nelle abitazioni, le porte sono abbattute,
vengono sparati colpi di armi da fuoco, nessun mandato viene mostrato ai
residenti. I bambini sono legati, bendati e costretti all'interno dei
veicoli militari." In pratica quanto descritto dal rapporto dell'Unicef.
Un rapporto di Defence for Children International (DCI)
dell'aprile 2012 dal titolo "Legati, bendati e imprigionati" rilevava
come, su 311 testimonianze giurate raccolte tra il 2008 e il 2012, il
75% dei detenuti palestinesi dai dodici ai diciassette anni di età
subivano maltrattamenti durante l'arresto, gli interrogatori e la
detenzione in attesa di giudizio[3].
Le prove presentate da DCI dimostravano che i
bambini arrivano ai centri di interrogatorio israeliani bendati, legati e
privati del sonno. A differenza dei loro omologhi israeliani, i bambini
palestinesi non hanno il diritto di essere accompagnati dai genitori
durante un interrogatorio e sono raramente informati dei loro diritti,
in particolare del loro diritto alla propria non-incriminazione. Le
tecniche di interrogatorio sono spesso mentalmente e fisicamente
coercitive, incorporando un mix di intimidazioni, minacce e violenza
fisica, con lo chiaro scopo di ottenere una confessione.
Come raccomanda un editoriale del Lancet[4],
"Le autorità militari israeliane devono immediatamente adottare e far
rispettare le raccomandazioni [dell'Unicef]. I bambini palestinesi
prigionieri devono essere trattati in conformità con il diritto e gli
standard internazionali, con divieto assoluto di tortura e di tutte le
forme di altri maltrattamenti, senza eccezioni."[5]
Commenta amaramente il giornalista israeliano Gydeon
Levy rivolgendosi ai suoi connazionali: "Tutto questo avviene in un
paese dove i bambini sono considerati una fonte di gioia, in cui la
preoccupazione per il loro benessere è la massima priorità. Tutto questo
accade nel vostro paese, a meno di un'ora dalle stanze da letto dei
vostri figli."[6]
1. The Palestinian children - alone and bewildered - in Israel's Al Jalame jail.
Special report: Israel's military justice system is accused of
mistreating Palestinian children arrested for throwing stones. The
Guardian, 22.01.2012
2. UNICEF. Children in Israeli Military Detention: Observations and Recommendations. February 2013. [PDF: 1,4 Mb]
3. DCI-Palestine, Report. Defence for Children
International, Bound, Blindfolded and Convicted: Children held in
military detention. April, 2012. [PDF: 75 Kb]
4. Protecting the rights of Palestinian children detained in Israel. The Lancet 2013; doi:10.1016/S0140-6736(13)60657-1
5. United Nation News Center. Israel urged to treat Palestinian child detainees in accordance with rights law - UN.
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