4 marzo 2011

L'inflazione sta tornando?

LA POLITICA MONETARIA DELLE BANCHE CENTRALI E' SOSPETTA
Di Werner Wüthrich  
Per troppo tempo i cittadini si sono disinteressati di questioni monetarie e del sistema bancario. Questa è una delle molte cause della crisi finanziaria che gradualmente hanno demistificato prima i direttori delle grandi banche, poi i governi, e ora i funzionari delle banche centrali. Ma le cose sono cambiate. Non solo i politici e le associazioni, ma anche molti cittadini si riuniscono, riflettono e discutono del sistema monetario, ufficialmente o in circoli privati, come conviene una società civile responsabile. Ed è giusto così. L'articolo che segue si propone di contribuire al dibattito. 

La più grande organizzazione economica della Svizzera, Economiesuisse, ha recentemente pubblicato un documento intitolato «Kehrt die Inflation zurück?» ("L'inflazione sta tornando?") I suoi due autori dell'Università di Saint-Gall, criticano l'attuale politica delle banche centrali. Riassumiamo qui le tesi principali di questo studio illustrandole con esempi di avvenimenti recenti. Gli autori presentano il loro studio sotto forma di tesi perché la complessità dei problemi non consente di fare previsioni affidabili. 

«Quantitative easing» 1 e 2  
Prima si parlava di « iniettare liquidità », strategia che i politici decidevano di attuare, in collaborazione con le banche centrali, quando non sapevano più cosa fare o quando era in corso una guerra o ne preparavano di nuove. Per nascondere la realtà si parla oggi di «quantitative easing», vale a dire di "alleggerimento quantitativo”. Il capo della FED Ben Bernanke è stato il primo a farlo. Nel novembre 2008 ha annunciato il programma QE1. Ha acquistato con dollari di nuova emissione quantitativi di titoli: 175 miliardi di mutui ipotecari dei giganti Fannie Mae e Freddie Mac (che svolgono entrambi un ruolo centrale nella crisi in immobiliare statunitense), 300 miliardi di titoli di Stato degli Stati Uniti e 1.250 miliardi di mutui ipotecari a rischio insolvenza. Questa politica avrebbe dovuto stabilizzare il mercato immobiliare. 
Quest’obiettivo non è stato raggiunto. I mercati finanziari si sono certamente calmati un po’ per diversi motivi, ma il mercato immobiliare non è stato assolutamente risanato.
Poche settimane fa, la banca centrale americana ha annunciato il programma QE2, minore rispetto al QE1: mentre il primo era di 1.750 miliardi di dollari, il secondo, di 600, è di circa 3 volte inferiore.
Altre banche centrali hanno seguito l'esempio della FED. Anche la Banca d'Inghilterra ha praticato il «quantitative easing», acquistando titoli di debito del governo con 200 miliardi di sterline di nuova emissione. E Londra ha già annunciato altre misure. Il Giappone e la Banca centrale europea (BCE) fanno lo stesso. Non vi è dubbio che la BCE continuerà a far funzionare la "stampatrice di denaro" (o meglio il suo equivalente elettronico), soprattutto per acquistare titoli di Stato spazzatura. Il capitale sociale della BCE dovrà presto essere raddoppiato da contributi dei suoi membri per coprire le perdite future. 

Come si è arrivati a questo? 

In molti paesi, la politica delle banche centrali è accompagnata da misure di salvataggio dell'economia e delle banche, che raggiungono somme record aumentando drasticamente il debito pubblico. Ma questa non è l'unica ragione della situazione attuale. L'enorme debito attuale è il risultato di debiti accumulati nel corso di quattro decenni, e che avevano già raggiunto un livello preoccupante prima della crisi. Il debito sovrano degli Stati Uniti, ad esempio, è quasi raddoppiato negli ultimi cinque anni e supera in questi giorni i 14.000 miliardi di dollari. E tale importo non include i debiti preoccupanti dei comuni e degli Stati federali. 

La politica monetaria delle banche centrali è realistica? 

Nella vita ordinaria, ognuno deve svolgere un lavoro prima di essere pagato. Contrariamente a una volta, le banche centrali procedono in maniera inversa: creano dal nulla il denaro con il quale, chi lo riceve, può comprare merci e servizi che altri possono ottenere solo lavorando duro. Questo è sano? Chi ha dei profitti? Chi è svantaggiato? Qual è lo scopo di questa politica? Ben Bernanke, capo della Fed, vuole rilanciare l'economia e ridurre la disoccupazione con denaro a buon mercato, creato dal nulla. Le banche ricevono il denaro per concedere prestiti destinati a consentire la creazione di posti di lavoro. Si spera di ridurre la disoccupazione al 5%, tasso ritenuto «normale», rispetto a quello attuale, poco meno del 10%.
Funzionerà? Nel 2009, le banche statunitensi hanno concesso 1.000 miliardi di prestiti in più rispetto al 2008. Nel 2010, la situazione era diversa. Molti americani hanno preso coscienza del fatto di aver vissuto a lungo al di sopra dei propri mezzi. Hanno iniziato a rimborsare i debiti, fatto di per sé positivo (che si protrarrà per molti anni).L'anno scorso, hanno rimborsato una somma maggiore del debito che hanno contratto. Alcuni privati e aziende stanno iniziando a estinguere i debiti. Ma questo non crea nuova occupazione. Dall’inizio della crisi, si sono persi 7,5 milioni di posti di lavoro e non ne sono stati creati di nuovi. 

Secondo le ultime statistiche, la disoccupazione si mantiene tra il nove e il 10%.Se si misura con i parametri del 1930, colpisce più del 20% della popolazione attiva. Ma oggi si contano solo i senza lavoro che percepiscono l'indennità di disoccupazione. Che cosa significa questo? Milioni di americani non contribuiscono allo sviluppo economico del paese, anche se la situazione è leggermente migliorata e un piccolo numero di posti di lavoro è stato creato. La percentuale di persone attive, sul totale della popolazione, continua a diminuire e non è mai stata così bassa come ora. Il numero dei beneficiari di buoni alimentari (Supplemental Nutrition Assistance Program) ha raggiunto 43 milioni, un record. 

Il denaro creato come per miracolo 

Oggi, le banche possono creare banconote premendo un pulsante. Tuttavia, esse non possono veramente decidere la destinazione di questo denaro. Negli ultimi anni, gli Stati Uniti e altri paesi hanno trasferito parte della loro produzione all'estero, in paesi come la Cina, Filippine, Corea, Indonesia e Sud America, dove i salari sono più bassi. I «meravigliosi» apparecchi della Apple sono venduti in tutto il mondo perché permettono di telefonare, giocare, navigare in Internet, etc. La società statunitense ha realizzato profitti record, ma crea poca occupazione negli Stati Uniti, perché questi dispositivi sono fabbricati in Asia. Come precisato dalla società, sono «progettati in California e prodotti in Cina».
Oggi, sarebbero necessari enormi settori economici per ridurre realmente la disoccupazione. In teoria, i posti di lavoro persi nell'industria dovrebbero essere compensati da posti di lavoro creati nei servizi. Ma è realistico questo? Possiamo offrire posti di lavoro a milioni di disoccupati? E' sempre più evidente che i problemi strutturali, come il tasso di disoccupazione, non possono essere risolti creando moneta. 

«Denaro vagabondo» 

Che cosa succede a questo denaro appena creato che non circola come dovrebbe? Esso «va in giro» e crea crescita e prosperità in altre parti del mondo. Ma è vero? Gli autori dello studio di Economiesuisse parlano nella loro tesi di «denaro vagabondo» che va innanzitutto nei paesi dove gli investitori si aspettano grandi profitti, perché sono prosperi, non hanno attraversato crisi immobiliari e non sono colpiti dalla crisi finanziaria che in modo marginale.
Parliamo innanzitutto del Brasile, che vive un periodo di prosperità. Durante il solo mese di agosto scorso, 242.000 posti di lavoro sono stati creati. I salari, l'inflazione e anche i tassi d'interesse aumentano. Le vendite di automobili hanno raggiunto livelli record. Sono state costruite un gran numero di case. Il tasso di disoccupazione non è mai stato così basso nella storia del Brasile. A prima vista, è molto positivo. 

Ma guardando più da vicino, si comincia a dubitarne. I fondi esteri speculativi stimolano artificialmente la crescita e provocano una situazione malsana e fragile. Ci sono già segni di surriscaldamento, di boom immobiliare e di «bolla immobiliare». I crescenti tassi d’interesse potrebbero causare un collasso dell'economia, soprattutto perché i proprietari non possono più pagare gli interessi e i consumatori non saranno in grado di rimborsare i debiti contratti a cuor leggero. Questo fenomeno ci è molto familiare. Gli americani, spagnoli, e irlandesi ne sanno qualcosa.
A ciò si aggiunge il fatto che gli speculatori stranieri si riprendono rapidamente i loro soldi quando le prospettive economiche cominciano ad essere tetre. Dieci anni fa, durante la crisi asiatica, molti paesi l'hanno sperimentato. Gli hedge fund stranieri, soprattutto, hanno causato notevoli difficoltà finanziarie per questi paesi quando hanno stimolato artificialmente la crescita e in seguito sono stati ritirati in fretta quando le loro aspettative sono state deluse.
Molti paesi asiatici e soprattutto del Sud America stanno prendendo provvedimenti per limitare l'eccessivo e pericoloso afflusso di dollari. In questa direzione, la Corea del Sud ha già adottato norme per ridurre l'afflusso di capitali stranieri. L'Indonesia fa lo stesso. Il Brasile e la Tailandia hanno aumentato le imposte agli stranieri che vendono titoli in tali paesi.
 
Economiesuisse solleva nelle sue tesi un'altra domanda essenziale: perché il «quantitative easing», vale a dire raddoppiando o addirittura triplicando l'offerta di moneta in molti paesi, non ha comportato ancora  svalutazione?
Gli autori dello studio suggeriscono diversi motivi: in primo luogo, l'esperienza ha dimostrato che ci vogliono 3-4 anni perché aumentino i prezzi. Alcuni fattori accelerano il fenomeno e altri lo rallentano: così l'automazione progressiva della produzione rallenta l'aumento dei prezzi. Essa ha fatto sì che le capacità industriali in molti luoghi non siano pienamente utilizzate. Con il sistema di produzione attuale, potremmo produrre di più. In altre parole, l'offerta potenziale è superiore alla domanda.
La competizione globale ha lo stesso effetto. Ad esempio, se il gruppo VW facesse aumentare i suoi prezzi del 10%, molte persone in tutto il mondo preferirebbero comprare auto giapponesi o francesi i cui impianti non sono a pieno ritmo, e sarebbero felici di vendere le loro auto al vecchio prezzo.
La moneta di nuova emissione delle banche centrali è certamente pronta a creare domanda aggiuntiva nei paesi occidentali colpiti dalla crisi, ma per ora il fenomeno è poco percettibile. Gli americani, per esempio, consumano meno. Nonostante i tassi di interesse bassi, hanno cominciato a risparmiare e rimborsare i loro debiti. Il denaro fresco cerca un altro impiego e comincia a «vagare», come evidenziato dagli autori dello studio di economiesuisse. Serve all'acquisto di titoli e viene investito nelle Borse di materie prime dove si registrano alcuni nuovi record. Oppure viene investito - come abbiamo detto - nei paesi Asiatici o nel Sud America che sono stati meno colpiti dalla crisi e dove gli investitori stranieri si aspettano rendimenti elevati. 

L'inflazione ritorna 

La politica monetaria estremamente espansiva di oggi aumenta in modo significativo l'offerta di moneta in circolazione. Tuttavia l'effetto sui prezzi si fa sentire con notevole ritardo. «La politica monetaria di oggi determina il tasso d'inflazione di dopo domani.». (Economiesuisse). Certamente, i banchieri centrali sostengono che nei paesi occidentali l'inflazione sarà limitata e che loro saranno vigili, ma si guardano dal fare previsioni per i prossimi anni.
Ecco un esempio attuale: Il 3 febbraio il Consiglio direttivo della BCE ha deciso di continuare la sua politica monetaria espansiva e mantenere il suo tasso d'interesse all’1% nonostante l'inflazione. Il presidente Jean-Claude Trichet ha detto di non vedere alcun rischio per la stabilità dei prezzi e che la BCE non ha alcun motivo per modificare la sua politica monetaria.
Non ci sono solo i fattori che rallentano la comparsa dell'inflazione, ci sono anche alcuni che lo accelerano:
  • 1. I prezzi delle materie prime, dell'energia e degli alimenti aumentano drammaticamente sui mercati mondiali. Il petrolio costa di nuovo 100 dollari al barile, il prezzo del ferro è quasi raddoppiato, quello del gas e dell'elettricità è aumentato del 25% in Germania, quello dei cereali è aumentato di quasi il 50% nelle Borse di materie prime, quello del cotone è raddoppiato etc. E come al solito, la speculazione rafforza la tendenza.
  • 2. La Cina, il Brasile, l'India ed altre economie emergenti sono in piena espansione. Subiscono già un'elevata inflazione e hanno adottato misure severe. Così le banche devono avere più riserve e moderare la concessione di prestiti. La banca centrale cinese ha già aumentato i tassi d'interesse due volte. La Corea del Sud e la Tailandia hanno fatto lo stesso. I paesi occidentali acquistano gran parte dei loro prodotti industriali in Asia e Sud America. Il surriscaldamento dell'economia e l'inflazione in rapida ascesa in questi paesi, aumentano il costo delle merci che importiamo. Ce ne accorgeremo molto presto nei nostri acquisti.
  • 3. Una guerra monetaria si delinea: mentre durante la crisi economica globale del 1930, i paesi proteggevano le loro economie attraverso dazi doganali, un fenomeno analogo si verifica oggi con la moneta. Così gli Stati Uniti indeboliscono il dollaro ricorrendo alla stampa di denaro, in modo che le loro imprese possano offrire i loro prodotti e servizi ad un costo inferiore sul mercato mondiale. Allo stesso tempo, la FED colma di denaro fresco i «buchi» del bilancio federale e ammortizza i debiti accumulati nel corso di decenni che diventano impagabili.
Questa politica non passa inosservata.  Altre banche centrali imitano gli Stati Uniti distruggendo il vantaggio di questi ultimi nel commercio mondiale. Così, la BCE, grazie alla stampa di denaro, riempie le casse vuote dei paesi in crisi, svalutando le loro monete e debiti. Altri paesi, tra cui il Giappone, fanno lo stesso. Quali saranno le conseguenze di questa politica?
La fiducia nelle autorità monetarie diminuisce in generaleggi autori dello studio di Economiesuisse arrivano alla conclusione che rischia di verificarsi una vera e propria «guerra monetaria», innescando nel mondo una massa di liquidità e molto probabilmente un'inflazione a livello globale, le cui conseguenze per le popolazioni saranno devastanti. Gli indici sono già percettibili? Chi pagherà il conto? 

Il tasso di inflazione è cresciuto in Inghilterra oltre il 3% e nella zona euro oltre il 2%. La tendenza continua quest'anno, anche se le statistiche ufficiali sono controverse. Un professore dell'Università di Friburgo, in Breisgau, calcola l'inflazione «percepita» utilizzando un metodo che dà maggior rilievo all'aumento dei prezzi dei beni di consumo. Così è stato ottenuto per la Germania un tasso di quasi tre volte superiore rispetto alle statistiche ufficiali.
Per riassumere, mi riferisco ai lettori di un articolo nel «Neue Zürcher Zeitung» del 18/01/11, dal titolo «La sofferenza della gente comune - Anche una bassa inflazione riduce in modo significativo il potere d'acquisto della moneta a lungo termine». L'autore si riferisce in particolare al calcolo della Bundesbank secondo il quale il dollaro ha perso da agosto 1973, data in cui è stato istituito l'attuale ordine monetario, l'86,6% del suo potere d'acquisto. 

Le banche centrali sono tenute al guinzaglio dai politici? 

Le banche centrali potrebbero porre fine alla loro politica monetaria eccessivamente espansiva. Tecnicamente, questo non sarebbe un problema, ma costerebbe molto caro agli Stati troppo indebitati, perché gli interessi più elevati sui loro bilanci frenerebbero l'economia. Un aumento dell'1% del tasso nella zona euro dovrebbe aumentare di 70 miliardi di euro gli oneri per gli interessi. Secondo lo studio di Economiesuisse, non c'è dubbio che le banche centrali siano pronte a resistere alla pressione politica ed economica esercitata su di loro dai governi, affinché continuino a praticare, o intensifichino, il «quantitative easing». Il piano di «Quantitative easing 2» scade il 30/06/2011.Tom Hoenig, presidente della Federal Reserve di Kansas City e membro dell'Open Market Committee, si è opposto nei mesi scorsi alla politica ufficiale della FED. Oggi ci dice che intende attuare un piano di «Quantitative easing 3» se le condizioni economiche continuano ad essere deludenti.

C'è da aggiungere un altro fattore: colpisce il fatto che le banche centrali più importanti come la Fed, Bank of England, BCE, Bank of Japan e anche la BNS (Banca Nazionale Svizzera, N.d.T.), coordinano le loro politiche monetarie. Certamente ci sono delle differenze, ma queste banche sincronizzano le loro politiche monetarie, sotto la guida della Fed e del suo capo Ben Bernanke. Quest’ultimo ha ceduto all’illusione secondo cui, per mettere fine alla crisi, bisognerebbe dare uno stimolo all’iniezione di liquidità, e questa politica non deve essere abbandonata troppo in fretta. Non è facile per le altre banche centrali adottare una strategia diversa. L'inflazione a venire - così concludono gli autori dello studio di Economiesuisse - sarà molto probabilmente globale.
 
Dunque, è così grave? 

«Nel lungo periodo saremo tutti morti”. È' con questo «argomento» che l'economista John Maynard Keynes del 1930 rispose ai critici che sostenevano che, a lungo termine, la politica di riduzione del debito finanziato attraverso la creazione di moneta, potrebbe portare in un vicolo cieco. A questo proposito, gli autori dello studio di Economiesuisse osservano giustamente che «a lungo termine accadrà ancora. E noi non saremo tutti morti, ma occupati a rivedere l'attuale politica monetaria globale». 

Conclusione 

Gli autori dello studio pervengono alla seguente conclusione:
«Oggi, gli attori economici adeguano molto più velocemente le loro aspettative di inflazione alle nuove informazioni, rispetto agli anni 1970-1980. L'aumento del tasso d'inflazione potrebbe quindi essere più rapido. Successivamente, gli investitori vogliono vedere le loro perdite compensate da maggiori tassi d'interesse. La reputazione delle banche centrali, dovrebbe volere ed essere in grado di garantire la stabilità dei prezzi, e soffrendo non fa che aumentare le aspettative di inflazione. Ne consegue che gli attori economici prevedono un tasso d'inflazione costantemente elevato. L’aumento dei prezzi delle materie prime si ripercuote sull'andamento generale dei prezzi. La spirale prezzi-salari, che nulla indica attualmente, porta tassi d'inflazione non solo più elevati, ma persistenti.[...] Molti segnali parlano sfortunatamente in favore di questo scenario inflazionistico. Pertanto, una politica monetaria restrittiva delle banche centrali, per il ritorno alla stabilità dei prezzi, condurrebbe a una recessione globale. La riduzione dell'enorme surplus di liquidità globale sarà molto costosa. Più si aspetta, più gravi saranno le conseguenze per l'economia globale.».
1 www.nzz.ch/finanzen/nachrichten/das_leiden_der_kleinen_leute_1.9130923.html 

Gli Stati durante la crisi del debito - crisi di liquidità e sovraindebitamento
Un paese è in crisi di liquidità quando, temporaneamente, attraversa difficoltà finanziarie e la sua capacità di pagamento non è più garantita. In queste situazioni, la concessione di crediti è sufficiente. Se l'insolvibilità è evidente o il debito è eccessivo, la capacità di pagamento del paese è in discussione in modo permanente.  I crediti aggiuntivi non migliorano la situazione, al contrario, l'aggravano, perché il debito non viene eliminato mediante l'assunzione di altro debito. In questo caso, solo il risparmio e un risanamento attentamente pianificato consentono di ripristinare la situazione. Fanno parte di queste misure i tagli dolorosi e i programmi draconiani, che possono innescare una vera crisi di adattamento. Il motivo è chiaro: in termini di spesa pubblica sono le imprese e i privati che ricevono questi fondi. Se tali spese sono carenti o le tasse aumentano, la spesa deve essere regolata e tutti devono stringere la cinghia.
Esempi attuali: la Grecia ha «congelato» le pensioni dei suoi pensionati, ha ridotto gli stipendi dei funzionari e previsto tagli in materia di assicurazioni sociali. L'imposta sul valore aggiunto dovrebbe essere aumentato di due punti percentuali. Anche l'Italia e il Portogallo hanno deciso di procedere con dei tagli. L'Irlanda si appresta a licenziare 250.000 dipendenti. Tasse di ogni genere saranno aumentate e una nuova tassa di proprietà sarà stabilita.  

Svalutazione della moneta
In generale, la riduzione del debito si compie attraverso i seguenti canali: si devono aumentare le entrate, ridurre le spese o interrompere il rimborso. Solo lo Stato ha un'altra possibilità: grazie al diritto esclusivo di emettere moneta, che esercita attraverso la banca centrale, può creare denaro e quindi garantire il debito, che porta infine alla svalutazione della moneta.
L'inflazione è una spada a doppio taglio. Se il valore del debito diminuisce, la stessa tendenza colpisce il risparmio e il denaro che i cittadini versano per i fondi pensione per molti anni. Questo processo ha lo stesso effetto delle tasse sui cittadini. Lo Stato riduce il valore del suo debito, senza dover richiedere direttamente la creazione di nuove tasse. L’esperienza dimostra che i governi considerano una forte svalutazione della moneta come un modo collaudato di ridurre un debito enorme. Tuttavia, questo percorso è chiuso a vari membri dell'Unione Europea, la BCE è l'unica in grado di «stampare» moneta per tutti.
Negli Stati Uniti, sempre più voci (quella del premio Nobel Paul Krugman, per esempio) risuonano, chiedendo apertamente un'inflazione «controllata» per ridurre il debito. Si parla di obiettivo «rilancio» della politica monetaria. Tuttavia, alcune persone negano che l'inflazione può davvero essere controllata.  Alte ondate di rincari hanno sempre avuto un effetto catastrofico finora, almeno sulla popolazione. 

Unione di trasferimenti
Un'altra possibilità per risolvere una crisi di eccessivo indebitamento è di effettuare trasferimenti di fondi. I membri economicamente il più forti sono incoraggiati ad assumersi il carico di altri. Tuttavia, questo metodo non risolve i problemi dei paesi deboli perché non hanno alcun incentivo a tenersi sulle proprie gambe. Invece, questo sistema è costruito per spingere i forti nell'abisso. Più giudizioso, per un nuovo inizio, sarebbe un aiuto generoso accompagnato. 

Risanamento in ordine
Resta la possibilità di mettere ordine in un bilancio con l'adozione di eccessive misure di risanamento del debito e invitando i creditori a rinunciare ad alcune delle loro richieste. Essi dovrebbero accettare di sottoporsi ad un «taglio di capelli», come si dice nel gergo del settore. Questo percorso è necessario solo se il risparmio si traduce in una situazione insostenibile e non risolve il problema.
Tuttavia si pone una questione: quando un’impresa privata vede il suo debito superare il suo patrimonio, la legge regola esattamente la procedura (Svizzera, articolo 725 Codice delle obbligazioni).[1] Gli azionisti si incontreranno per esempio in un'assemblea generale per intraprendere misure correttive. Nel caso occorra, concludono un accordo con i creditori che riduce il peso del debito e garantisce la sopravvivenza della società.
Tali norme, nel caso di stati troppo indebitati, sono carenti. Non è neanche fissato con precisione in quale momento il sovraindebitamento dello Stato sopraggiunge, né se è necessario procedere ad un risanamento. Vi sono tuttavia casi esemplari recenti, da cui imparare, come la crisi del debito del Sud America degli anni Ottanta o dell'Argentina nel 2002.

L'Islanda potrebbe trarre vantaggio da un risanamento, se la gente si attiene alla decisione popolare di non rimborsare i vecchi debiti del settore bancario in linea con la banca in fallimento Kaupthing. All'inizio del 2010, i cittadini d'Islanda avevano rifiutato questo piano, con il 93% di No, sebbene il Parlamento lo avesse adottato. Questi risultati riflettono l'ampio divario che si è creato tra i politici e la gente, e non solo in Islanda.

[1] Art. 725
VII. Perte de capital et surendettement
1. Avis obligatoires
S’il ressort du dernier bilan annuel que la moitié du capital-actions et des réserves légales n’est plus couverte, le conseil d’administration doit convoquer immédiatement une assemblée générale et lui proposer des mesures d’assainissement (art. 725 al. 1 CO).
S’il existe des raisons sérieuses d’admettre que la société est surendettée, un bilan intermédiaire est dressé et soumis à la vérification d’un réviseur agréé. 2 S’il résulte de ce bilan que les dettes sociales ne sont couvertes ni lorsque les biens sont estimés à leur valeur d’exploitation, ni lorsqu’ils le sont à leur valeur de liquidation, le conseil d’administration en avise le juge, à moins que des créanciers de la société n’acceptent que leur créance soit placée à un rang inférieur à celui de toutes les autres créances de la société dans la mesure de cette insuffisance de l’actif. (art. 725 al. 2 CO).

Nella crisi dell'euro, ci sono, oltre all'inflazione deliberatamente pianificata, o intenzionalmente stimolata, due sole opzioni: un insieme di trasferimenti o una consolidazione del debito nel quadro di un risanamento ordinato, questo sarebbe il male minore a mio avviso.
Sotto le pressioni del cancelliere tedesco Angela Merkel, il recente vertice UE ha deciso di prendere in considerazione misure di risanamento delle finanze pubbliche, ma si realizzeranno solo dopo il 2013, cosa che l'economista degli Stati Uniti Nouriel Roubini considera troppo tardiva. 

Il debito pubblico degli Stati Uniti 

Alla fine di dicembre, il debito pubblico degli Stati Uniti ha superato la soglia dei 14 miliardi di dollari! Per accumulare l'ultimo trilione (1.000 miliardi), ci sono voluti solo sette mesi. Alla fine del 2008, era ancora pari a 10 miliardi di dollari. Nel febbraio 2010, il presidente americano Obama aveva alzato il limite massimo per il debito pubblico a 14,3 trilioni di dollari, ora ha dovuto imporre urgentemente una proroga. In precedenza, molti parlamentari hanno reclamato misure di risparmio vigorose da cui dipende il loro consenso. Un tempo si pensava ad intensi risparmi nel settore della sicurezza sociale e della sanità, così come nel settore degli armamenti. Secondo un sondaggio attuale fatto da Vanity Fair e CBS, il 61% degli intervistati erano, prima di eventuali altre misure, per un aumento delle tasse ai ricchi. I repubblicani si erano di recente impegnati con successo per i tagli fiscali decisi da George W. Bush, che in primo luogo facilitano la vita dei ricchi e dei super ricchi. Al secondo posto, con un grande divario - le richieste di riduzione della spesa per il settore degli armamenti. C'è solo il 35% che ancora sostiene la guerra in Afghanistan. La situazione finanziaria disastrosa, adesso ha coinvolto in pieno anche gli Stati federali e numerosi comuni. Si sono decise misure di risparmio, che noi europei non possiamo nemmeno (ancora) immaginare:

A Detroit, la metà delle scuole sono state chiuse, questo fa aumentare il numero di studenti per classe a sessantadue. Il sindaco di Detroit vuole ridurre del 20% le spese per la polizia e per la raccolta dei rifiuti. Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha chiuso il 20% dei vigili del fuoco, e vuole effettuare licenziamenti in tutte le amministrazioni pubbliche. Il governatore di New York Andrew Cuomo vuole chiudere il 20% dei servizi statali. La legislatura dell'Illinois ha deciso un aumento delle imposte sui redditi del 66%, e non ha pagato i propri dipendenti per sei mesi, come dichiarato dal ministro delle Finanze Dan Hynes alla CBS. A Prichard, in Alaska, i pensionati non ricevono più le pensioni. Il governatore del New Jersey ha smesso di pagare le pensioni per un importo di 3,1 miliardi di dollari.
  • Il New Jersey deve ancora colmare un deficit di bilancio 10 miliardi di dollari, anche se un miliardo è già stato economizzato dai tagli nelle scuole e dai licenziamenti degli insegnanti. 
  • A Newark, i tagli drastici alla spesa di polizia hanno portato ad un aumento netto del tasso di criminalità. 
  • La seconda città più pericolosa degli Stati Uniti, Camden, ha licenziato la metà dei funzionari di polizia a causa di problemi finanziari.
  • In Georgia, la Clayton County ha abolito i servizi di autobus pubblici per risparmiare denaro per un importo di otto milioni.
  • La polizia di Oakland non risponderà più ad alcuni incidenti, perché la sua capacità è ridotta dopo le misure di risparmio. Tra i casi cui non risponde, figurano i danni alle auto, furti e infrazioni. 
  • L'Arizona non paga più i trapianti di organi alle persone assicurate nell'ambito del programma di salute dello Stato Medicaid. L'Arizona ha venduto gli edifici del Campidoglio, della Corte Suprema e dell'amministrazione per necessità finanziarie. 
  • Ovunque negli Stati Uniti, i danni delle strade asfaltate non vengono riparati. I fori sono riempiti di ghiaia, più economica.
Fonte: Interinfo, febbraio 2011, n. 386 


I compiti della Banca nazionale svizzera secondo la Costituzione e la Legge

Secondo l'articolo novantanove della Costituzione federale, il compito principale della Banca nazionale svizzera (BNS) è il seguente: «Nella sua qualità di banca centrale indipendente, la Banca Nazionale Svizzera conduce una politica monetaria al servizio degli interessi del Paese». Quanto all'articolo cinque , Legge federale sulla Banca nazionale, afferma che:
  • La Banca nazionale conduce la politica monetaria nell'interesse generale del paese. Essa garantisce la stabilità dei prezzi. In questo modo, essa tiene conto delle mutevoli condizioni [...]
La BNS è ricorsa a metodi poco convenzionali negli ultimi due anni. Ha acquistato soprattutto una quantità eccessiva di euro grazie al denaro appena creato, con risultati discutibili. Ha quasi triplicato il proprio bilancio parallelamente alla Fed e alla BCE – assumendo grandi rischi per se stessa e per il Paese. Ciò è accaduto in un momento in cui la Svizzera è molto meno colpita dalla crisi del debito rispetto ad altri paesi. I dirigenti della BNS hanno ceduto alle pressioni esterne, che spingono ad adeguare contemporaneamente la loro politica a una tendenza seducente ma illusoria?  

Alcuni paesi dell'UE saccheggiano le pensioni dei loro cittadini  

UE: cinque paesi dell'UE - Bulgaria, Polonia, Irlanda, Francia e Ungheria - vogliono confiscare in parte, o tutti ,i piani di previdenza complementare dei propri cittadini per ridurre il debito pubblico.
A Bruxelles, la stragrande maggioranza degli eurocrati si aspetta che i fondi di salvataggio dell'UE ,di 440 miliardi di euro per i paesi in fallimento, siano almeno raddoppiati entro l'estate del 2011. Inoltre, i governi europei, le banche e le imprese hanno bisogno, per il finanziamento di quest'anno, della somma colossale di 2.400 miliardi di euro. Il salvataggio dell'euro, se è ancora possibile, costerà ai contribuenti molto più di quello annunciato. Non volevano farli preoccupare.
Fonte: Interinfo, febbraio 2011, n. 386  

Una novità: l'«imperialismo austriaco» 

Il partito al potere, lo SPÖ, offre un’organizzazione di giovani i cui rappresentanti si riconoscono meglio nell'estremismo marxista che in una democrazia. Il fatto che quest’atteggiamento non impedisce di fare carriera, lo dimostra l'esempio dell'ex presidente dei giovani socialisti (JS), Josef Cap, o l'ex presidente dei JS di Vienna, Werner Faymann, in particolare la sua «stratega capo» Laura Rudas. Conformemente alla tradizione in materia di politica sociale dei JS, i rappresentanti di Linz/Römerberg chiedono il «diritto di soggiorno per tutti» e «l'abbandono dell'asilo politico razzista». Per i giovani aspiranti dei JS , la causa dell'afflusso di rifugiati di ogni tipo  è  dovuta al «meccanismo  capitalista dell'ordine mondiale » e all’«imperialismo austriaco». Agli occhi dei JS di Linz/ Römerberg l'imperialismo austriaco contribuisce al mantenimento dell'ordine mondiale capitalista. 
Fonte: Interinfo, febbraio 2011, n. 386 

1 commento:

  1. POVERTÀ MONDIALE, SOMMOSSE PER IL CIBO E CRISI ECONOMICA
    DI MICHEL CHOSSUDOVSKY
    Global Research
    http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=print&sid=8042

    geab 52 (1,2,3)
    - la caduta del muro dei petrodollari
    http://informazionescorretta.blogspot.com/2011/03/geab-52-terza-parte.html

    geab 51 (1,2,3)
    - 2011, l'anno spietato
    http://informazionescorretta.blogspot.com/2011/02/geab-51-2011-lanno-spietato-terza-parte.html

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