15 gennaio 2010

CACCIA AL NERO

Un capitolo profetico da "Servi" di Marco Rovelli (Feltrinelli, 2009)

A Rosarno è in corso una rivolta di braccianti subsahariani. Ancora una volta qualcuno gli ha sparato contro, e loro si sono presi le strade. Ripubblico il capitolo di "Servi" in cui raccontavo della mia esperienza rosarnese. Dove, come si può leggere, quel che accade oggi non è che una conseguenza naturale degli eventi. Naturale e giusta.


di Marco Rovelli
Nazioneindiana.com

La sezione è ancora quella del Pci. Uno stanzone con del materiale vario accatastato in fondo, vicino alla porta, dall'altro lato un vecchio tavolo, alla sua sinistra una bandiera del Pci, aperta, dispiegata, e a destra una televisione. Davanti alla televisione, o meglio sotto, ché la televisione è poggiata su un ripiano a due metri da terra, è seduto un vecchio iscritto al partito. Gli siedo accanto, ai piedi una stufetta elettrica, e lui smette di guardare la tv, ci mettiamo a parlare, e mi racconta di quando il suo maestro se ne andò a Varese che lui aveva quattordici anni e gli aveva lasciato la forgia, e lui doveva sostenere la clientela di tutti i contadini della zona, e fare falci zappe e roncole per tutti.


La casa del popolo di Rosarno è intitolata a Peppe Valarioti, che ne era segretario nel 1980, quando lo ammazzò la 'ndrangheta. A cinquanta metri da qui c'è anche una piazza che gli è stata intitolata: non lontano da quella piazza un paio d'anni fa hanno ucciso un ucraino che ripartiva per il suo paese con un pulmino, come d'uso i suoi connazionali gli avevano affidato i soldi da portare alle famiglie, quei soldi guadagnati nelle campagne raccogliendo arance e mandarini, conviene far così, mandarli col pulmino ché la commissione della Western Union è più alta e il pulmino i soldi li porta direttamente a casa, ma le voci corrono, e in questa zona sono velocissime, tanto veloci che le cose qui si sanno prima che accadano, così l'ucraino lo hanno aspettato che era buio e stava per partire, dev'essere andata che gli si sono presentati davanti con una pistola e lui ha fatto resistenza, così la pistola ha declinato il suo verbo e lui è caduto al suolo, crepato, accanto al nome di Peppe Valarioti, crepato anche lui per una pistola mafiosa, in un ristorante, accanto al suo compagno sindaco Peppino Lavorato, che per festeggiarlo, la notte di capodanno dopo il suo insediamento, gli avevano regalato una pioggia di fuoco, cinquantanove attentati in una notte, fucili mitragliatori che sparavano contro le serrande dei negozi, contro i vetri del comune, contro i portoni delle case, e poi il botto finale, con Peppe Valarioti, giovane intellettuale, crepatogli in faccia, al tavolo di un ristorante, un'altra pietanza da offrire all'altare del sacrificio.Io ho paura, mi dice Giuseppe (c'è un'eccedenza di Giuseppi qui, almeno nei nomi la tradizione ancora resta), Ho paura perché non sono da solo, perché c'è la mia famiglia con me. Un giorno davanti alla sezione hanno appeso delle teste di vitello mozzate, e qui il senso di queste cose ce l'abbiamo chiaro.


Quando hanno ucciso Valarioti la gente aveva paura anche di pensare. C'erano trecentocinquanta iscritti alla sezione, allora, e dopo l'omicidio in questo stanzone erano in quattro. Uno di loro era il vecchio compagno che guarda la televisione, il vecchio compagno che tutti chiamano mastro Melo.


Avevo quattordici anni, dice mastro Melo, Non un mese in più non un mese in meno. E oggi a quello di trent'anni, anche di quaranta, lo chiamano "u' figghiolu". Ma quale figghiolu, dice mastro Melo, figghiolu ero io a quattordici anni, quello a trent'anni è vecchio! Oggi c'è corruzione, dice mastro Melo. Non mi piace affatto.


Rosarno, dove la famiglia Pesce che è la cosca più potente del luogo ha fatto pure l'impianto di condizionamento in chiesa, comincia da qui, dalla casa del popolo Peppe Valarioti, e proprio dietro l'angolo, affacciato su piazza Valarioti, c'è l'ambulatorio di Medici Senza Frontiere, dove forse era andato a visitarsi anche l'ucraino ammazzato lì vicino. Quelli di MSF, prima, stavano nel palazzo dell'Azienda Sanitaria Locale, ma poi li hanno cacciati, La cittadinanza non li vuole qui, dicevano, Hanno paura per l'igiene, le mamme vengono con i bambini e si trovano tutti questi neri, non è igienico, loro hanno paura, giustamente hanno paura. La paura è reciproca, signora mia. Solo che per i neri è elevata alla milionesima potenza.


Lo sport più praticato dai giovani di Rosarno è la caccia al nero. Dove "nero" non designa un subasahariano, ma indica indistintamente - senza discriminazione - un africano: di pelle scura o chiara è lo stesso. Il lunedì mattina, sugli autobus che portano a scuola, i ragazzi si fanno i reportage dei rispettivi pestaggi, sono motivi di vanto, di onore, a misurare il valore, tante croci sul petto. Ci sono delle tecniche, per linciare un nero. Anzitutto, evidentemente, essere in gruppo. Poi appostarsi nei luoghi strategici, dove sei obbligato a passare se vuoi andare da un punto all'altro del paese. Luoghi come via Carrara, via Roma, via Convento. Su via Convento, ad esempio, c'è un muraglione da dove si ha a portata di sasso chiunque passi di sotto. Ma anche sul corso (il corso, nei paesi come Rosarno, non ha un altro nome: è il corso e basta) - anche sul corso ci sono i presìdi, si aspetta che passi un nero per dargli la caccia. Appena due mattine fa, dice Antonino (ha i capelli alle spalle, un maglione colorato, un giubbotto di pelle scamosciato - "pure io quando cammino, mi sento dire drogato, frocio, come sei combinato."), un ragazzino maghrebino correva, terrorizzato, lo rincorrevano in tre, con delle verghe in mano, l'ho fatto salire in macchina e l'ho portato via. E lo stesso ha fatto qualche tempo prima Giuseppe con un ragazzo algerino, a inseguirlo erano dei ragazzi più giovani di lui, avranno avuto dodici o tredici anni.


Io, quando li vedo passare, mi metto sul ciglio della strada, e lancio un sasso in aria, un bel sasso grosso, così gli faccio vedere che non ho paura, che sono pronto a reagire. Così mi dice Michael James, liberiano, che ho già incontrato all'ex zuccherificio di Rignano, vicino a Foggia, dove raccoglieva i pomodori, e che incontro di nuovo all'ex cartiera di via Spinoza, un posto che il miglior scenografo hollywoodiano saprebbe difficilmente restituire in tutto il suo scenario apocalittico, entri e ti trovi in mezzo a una cortina di fumo, e l'abbaglio di fuochi in mezzo a questo lucore tagliato da fasci di luce che entrano dalle feritoie del tetto coperte da plastica gialla ondulata, come fosse una cattedrale della desolazione, questa è la vera, realissima wasteland che nessuno spettacolo illumina, fuochi per cucinare accanto alle baracche di assi di legno inchiodate, con pareti di cartone e plastica e ancora cartoni a far da tetto, fissati da scarpe, sassi e stivali. Cumuli di terra. Rifiuti. Ethernit. Detriti. Laterizi. Sul grande muro in fondo al capannone ci sono scritte, e numeri di telefono.Tra le scritte, Procrastination is a thief of time. By Goding King, Prisoner of conscience mess.

A giugno dell'anno scorso sono entrati nella cartiera, hanno bruciato le baracche, le fiamme sono arrivate fino al tetto. Un'altra volta dei ragazzini , "bad guys" hanno detto i ragazzi della cartiera, sono entrati in macchina nel cortile, Ve ne dovete andare, hanno gridato, agitavano le pistole, e anche stavolta le pistole hanno declinato il loro verbo ad altezza d'uomo, nessuno però stavolta è caduto sui detriti.

E se qualcuno fosse caduto, si sarebbe trattato di un regolamento di conti tra questa gente clandestina e dunque portatrice di colpa, gente che la propria innocenza deve sempre e solo dimostrarla. Come è successo quando hanno fatto in piazza la festa per la fine del ramadan, un vero e proprio gesto politico, un gesto forte, una manifestazione d'esistenza. A notte se ne sono andati a gruppetti, per non restare soli, ma qualcuno è stato costretto a fare un tratto di strada da solo, gli pareva che non ci fosse nessuno alle spalle, e invece sono sbucati all'improvviso, loro sì davvero uomini neri, clandestini, gli si sono parati davanti e gli hanno detto Negro di merda devi andartene di qua, e giù botte, il ragazzo (anche lui un nero di quelli chiari) è rimasto a terra, il viso coperto di sangue, qualcuno ha chiamato la polizia, e la polizia al nero chiaro gli ha detto, Ma tu che ci facevi in giro a quest'ora? Il terzo giorno d'ospedale, il ragazzo, appena ha avuto un po' di forze per alzarsi dal letto, è scappato. Ché il clandestino, per la legge, è lui.

Mi inoltro nella cartiera, cammino tra le baracche. Luogo di fantasmi. Fantasmi realissimi, però. Che stanno attorno a un fuoco e si cucinano un pezzo di carne. E' tarda mattinata, e oggi non si lavora che fino a poco fa pioveva. Mi avvicino al fuoco, per scaldarmi. Un ragazzo mi saluta, ci presentiamo. Lui si chiama Charles, è liberiano. E' venuto l'anno scorso col barcone, non parla ancora italiano. Qui aveva degli amici. Le sue venticinque euro a giornata, a cui vanno sottratte le due e cinquanta da dare al guidatore del pulmino, non riesce a guadagnarsele tutti i giorni. A volte sono solo tre in una settimana, a volte cinque. Dice che non vuole tornarci in Liberia, in Italia ormai si sta ambientando, ha da lavorare. Finita la raccolta delle arance tornerà a Castelvolturno, nel casertano, dove fa base. E dove ogni tanto riesce pure a trovare qualcosa da fare, nella campagna. Il suo amico che sta cuocendo la carne, invece, è togolese, è qui da un anno e mezzo, e anche lui fa base a Castelvolturno.

Esco dal teatro di fantasmi, nel piazzale. Un ragazzo camerunense mi si avvicina, è disperato perché gli hanno rubato il portafoglio e dentro c'era il foglio di via. Non sa di preciso cosa sia, sa solo che è un documento, l'unico peraltro che attesti la sua esistenza qui,. Gli dico che non si deve preoccupare se l'ha perso, al limite è meglio così. Si fa felice d'un tratto, il volto risplende di un sorriso, Thank you! E' sollevato, sa che non ha perso un'occasione, un rimpianto non gli sta più sullo stomaco, basta poco per riaprire il tempo.

Poi comincio a spiegare come funzionano le regolarizzazioni, e si forma un capannello. Nessuno sa niente. E tutti mi ringraziano, strano essere ringraziati per informazioni che dovrebbero scontate, e che per loro sono vitali. Poi mi raccontano dei loro problemi, siamo in trecento qui, e tutti senza documenti. "Ci mandano via con un decreto di espulsione, ma noi non abbiamo soldi, dove andiamo? E poi è assurdo che il comune ci fa docce e bagni, poi il giorno dopo arriva la polizia e ci lascia per strada, o nella migliore delle ipotesi ci prende i soldi dalla tasca." Un ragazzo nero, lo sguardo teso, si fa largo con la voce e chiede di essere ascoltato. Mi chiamo Mohamed Bashir, dice, vengo dal Niger. "Ho bisogno di aiuto." Parla un po' in inglese e un po' in italiano. "Sono un musulmano, sposato a una cristiana. Do you understand what i'm telling you? My foliodivia is here, I can give you right now! Ma se io torno, muoio. Ho trent'anni. I can die anytime, I don't care, 'cos I'm tired." Mia moglie è morta, dice. "Lei mi disse che non poteva sposarmi se non ero cristiano. Io volevo questa donna, e avrei fatto qualsiasi cosa che potesse soddisfarla. Così mi sono convertito. Because of my woman. Hanno avvelenato il cibo: i miei genitori, tutta la mia famiglia, sono stati loro. Hanno avvelenato mia moglie e mio figlio."

Mi mostra l'orecchio accartocciato - they beated me - ed è evidentemente dovuto a una ferita. Ha anche una cicatrice vistosa sul labbro. "Sono venuto via dal Niger lo scorso anno, poi sono stato quattro mesi in Libia. Sono sbarcato a Pozzallo, poi mi hanno portato a Trapani. Lì mi hanno fatto l'intervista per l'asilo. Ma me l'hanno negato. Quando sono uscito da lì sono andato a Palermo, al centro di Biagio Conte. Ho avuto un contatto con un avvocato, ma voleva quattrocento euro per il ricorso, e io non li avevo. Ma io al commissioner che mi faceva l'intervista gli avevo spiegato tutto. Mi aveva anche chiesto se so cos'è la comunione. Yes: the bread is the body of Christ and the wine is the blood of Christ. .and the glory of god. Io non posso più essere un musulmano. Io ho chiesto al commissioner di cambiare nome, non più Mohamed Bashir, ma un nome cristiano. Ha rifiutato. I don't worry, I can die anytime, I give my life to God."

Telefono subito all'avvocato, la mia amica Alessandra, gli espongo il caso. Ed è dura dire a Bashir "There is nothing you can do". "Ok, I go back to Niger." E' dura sostenere il suo sguardo che mi oltrepassa e va a infilarsi in un vuoto che solo lui sa. E' dura vederlo girarsi e rientrare nel teatro dei fantasmi. Quando ripassiamo dalla cartiera, nel pomeriggio, Bashir mi saluta. Ma il suo sguardo è spento, l'espressione incupita, cammina a testa bassa.

Prima di scendere a Rosarno avevo telefonato a Michael James, il liberiano incontrato a Rignano, dove ci eravamo scambiati i numeri, anche perché gli avevo promesso di informarmi a che punto era la sua domanda per lo status di rifugiato. Mi aveva detto che al tempo della mia discesa non ci sarebbe più stato - invece lo trovo dentro la cartiera. Quando mi vede mi si fa incontro con un cinque. Ma come, gli dico, Non dovevi già essere partito? Lui risponde con un sorriso, Ho trovato lavoro tutti i giorni quest'anno! - e chi se l'aspettava. Ehi che cappellino, gli dico. E' un cappellino da baseball rosso e bianco con una foglia di marijuana sul davanti. Ma ho smesso di fumare, dice, anche le sigarette, guarda qui. E mi fa vedere un dente, marrone dal fumo. Eh, il nervoso dice. Mi racconta che a Monrovia era un taxi driver, e che i suoi genitori sono scappati da qualche parte in Ghana ma non sa dove.

Poi racconta che molti dei suoi amici stanno andando in Spagna, che proprio ieri un suo amico gli ha telefonato, lavora in campagna, come qui, ma guadagna quaranta euro al giorno. E poi molti altri vanno in Inghilterra, e Andama, quello che era con lui a Rignano, è riuscito ad arrivarci, nascosto in un camion, e adesso lavora in una piccola azienda. Ci vado anch'io, dice, appena ho un po' di soldi per il viaggio.

"Devi avere i soldi anche per pregare - dice. Se hai i soldi allora preghi e dici, Grazie Dio! Se non li hai, la tua mente non riesce a pregare, e allora dici, Oh Dio perché mi hai punito." Quando ci salutiamo, con un abbraccio, fa l'ultima invocazione: "Dio dei documenti!" Non riesce a pregare Dio, ma invoca un dio che potrebbe salvargli la vita.

Qualche settimana fa nella cartiera c'era anche Philip, un ragazzo ghanese. Me ne racconta Antonino. Al nord aveva avuto problemi con lo spaccio, e qui lavorava nei campi. Stava andando dal padrone a riscuotere la paga, lo accompagnava un amico con la sua auto. Un trattore esce da una stradina laterale d'improvviso e colpisce l'auto, che resta danneggiata. Che facciamo adesso? Il signore del trattore sembra disponibile, venite cinquanta metri più avanti, lì sulla destra c'è la campagna mia, ci fermiamo e parliamo. Ma appena all'ingresso del fondo, quello prende un badile e li colpisce sulla testa. L'amico riesce a scappare, Philip resta tramortito a terra, sul bordo della strada, finché una macchina passa e, guardandosi bene dallo scendere per aiutarlo vedendolo tutto sanguinante con uno squarcio sulla testa, chiama la polizia. Un'ambulanza lo porta in ospedale, dove gli danno dei punti di sutura, e insieme la polizia gli consegna il foglio dell'espulsione. Philip non ha voluto far denuncia, per paura di quello che l'aveva picchiato. Non si sentiva protetto per farlo, né sentiva di avere qualche chance per avere giustizia. Del resto la polizia non aveva proceduto nemmeno alla denuncia d'ufficio.

La polizia, agli abitanti della cartiera, si era fatta conoscere nel gennaio 2006 arrivando con le camionette, facendo uscire tutti e disponendoli in fila sul bordo della strada. Trattati con i guanti, nel senso che tutti i poliziotti avevano i guantini da infermieri, e il messaggio che passa è quello di infezione. Quando all'indomani del blitz Antonino era entrato nella cartiera, aveva incontrato chi aveva la macchina spaccata e gli erano state portate via le chiavi, chi diceva che i poliziotti gli avevano preso le borse con dentro telefonino e documenti, chi diceva che gli avevano preso cento euro. Tutto era stato sfondato, le baracche dove dormivano, le porte del bagno, un televisore con la parabola unica ricchezza, i due piccoli chioschi interni al luogo, e anche le stanze dove si esercitava la prostituzione. Perché questi sono come eserciti di uomini, e come tutti gli eserciti di uomini non manca mai il battaglione delle donne che vendono piacere.

La cartiera non è l'unico luogo abitato da questi braccianti. Ce ne sono almeno altri cinque. L'ex fabbrica della Rognetta, il ponte dei maghrebini, il ponte dei neri, il casolare della Fabiana, il casolare in collina dei senegalesi. Ci vado con Antonino e Giuseppe, che distribuiscono vestiti. Se alla cartiera ci sono solo subsahariani, alla Rognetta ci sono anche egiziani, marocchini, tunisini. Mi fermo a parlare con un egiziano di Alessandria che è stato due anni e mezzo a Milano, abitando in un appartamento con molti amici nella zona di Loreto, facendo il carpentiere. Dopo l'obbligo del cartellino voluto dal decreto Bersani ha avuto grosse difficoltà per lavorare, finché è stato trovato in metropolitana, dove oltre alla multa gli hanno dato il foglio di via. Così ha deciso di scendere. Solo che se lavorando tanto a Milano riusciva, col padrone che aveva, a guadagnare anche 120 euro al giorno, adesso non supera le 25. E in Egitto ha una moglie e due figli da mantenere.

Alla Fabiana c'è un casolare isolato dove ci stanno regolari. Lui si chiama Michael, è del Burkina Faso dove ha moglie e tre figli, e quando gli nomino Marcella della Campagna Tre Titoli si stupisce, Come fai a conoscerla! Poi, condividiamo anche un altro nome - onorato non solo dai burkinabé: quello del presidente Thomas Sankara, rivoluzionario e martire.

Ci sono quelli più fortunati che stanno in affitto, per la maggior parte esteuropei, otto persone per stanza, anche cento euro a persona. Una manna per i padroni di casa di qui, dove gli affitti sono molto bassi. Gli esteuropei tendono spesso a risiedere sul territorio per tutto l'anno, un po' meno i maghrebini: negli ultimi anni sono rimasti in meno ad abitare in queste zone, e qualcuno dice che dietro a questo decremento c'è la mano della 'ndrangheta. Si tratta di due tipi di migrazioni differenti, del resto: la maggior parte degli esteuropei viene con la famiglia, le donne cercano posto come badante, ma lavorano anche nella raccolta (non solo le arance, ma anche le fragole nelle serre di Lamezia, o le cipolle a Tropea); i maghrebini invece - le cui case si riempiono a rotazione, per far festa con tè alla menta, violino e tamburello - sono giovani soli. I subashariani, poi, sono legati al circuito della stagionalità, e arrivano a Rosarno tra ottobre e novembre. Come Michael, come Charles.

Rosarno veniva chiamata Americanicchia, una volta, quando i braccianti della Jonica ci andavano a lavorare, e i grandi commercianti amalfitani e napoletani aprivano negozi, empori. Oggi la 'ndrangheta si è mangiata tutto, si sta comprando le terre stabilendo i prezzi con minacce e intimidazioni, il mercato delle arance e dei mandarini è in mano a un oligopolio criminale, le cooperative dei produttori a cui i singoli agricoltori devono rivolgersi sono legate con le mafie, e sono loro che gestiscono il denaro dell'integrazione dell'Unione europea, il cui sostegno non era indirizzato alle strutture o alla qualità del prodotto, ma al prezzo: questo ha favorito truffe organizzate su vasta scala (le cosiddette "arance di carta"). Così, si trovano agrumeti ovunque, a Rosarno, anche dove dovrebbero essere gli alvei di fiume, riempiti appositamente per strappare incentivi europei.

Come mi racconta Peppino Lavorato, l'ex sindaco che era al ristorante con Valarioti quando venne ucciso, i nuovi agrari, soppiantando i baroni, sono diventate le cosche - che si sono arricchite col traffico di droga e di armi, e hanno fatto investimenti in attività immobiliari al nord sia d'Italia che d'Europa. Gli investigatori stimano che l'80% della cocaina d'Europa arriva dalla Colombia attraverso il porto di Gioia Tauro, insieme a consegne di Kalashnikov e Uzi, e il commercio è controllato dal centinaio di famiglie delle cosche.

I capitali accumulati, poi, vengono reinvestiti. Immobiliari e finanza anzitutto. Ma anche gli anelli più bassi della catena mafiosa riescono a reinvestire: Don Giuseppe Demasi, referente dell'associazione Libera in questa zona, mi racconta, quando lo vado a trovare a Polistena nella sua canonica, che molte persone legate alla 'ndrangheta e che lavorano nell'edilizia si sono spostate al nord, tra Reggio Emilia e Modena, una zona piena di affiliati. Hanno un piccolo capitale accumulato che reinvestono in quel modo, utilizzando manodopera e distribuendo lavoro, e possono farlo in territori dove possono godere di una sostanziale anonimità.

I migranti sono l'anello debole di questa catena: è anzitutto su di loro che si riversa la crisi generalizzata prodotta sul territorio dall'egemonia criminale (che ovviamente non esita a usarli al gradino più basso della catena, per spaccio o prostituzione). Un latifondista ha raccontato a don Giuseppe che la 'ndrangheta stabilisce anche la paga giornaliera dei migranti, che impone una sorta di calmiere: Tu non puoi dare più di questi soldi, dice all'agricoltore. La crisi generale del settore ha aumentato la concorrenza sul mercato del lavoro per i braccianti immigrati, dell'est Europa o africani. I subsahariani - i neri più neri - sono quelli che ci hanno rimesso di più, e lavorano di meno.

La cifra normale per una giornata di lavoro è di 25 euro, ma trattandosi di clandestini capita più o meno regolarmente che qualche caporale non paghi. C'è chi fa parte di una squadra in maniera continuativa facendo riferimento a un caporale "compaesano" e - per la maggior parte - c'è chi cerca lavoro giorno per giorno, trovandosi prima dell'alba sulla strada principale di Rosarno, radunandosi per gruppi "etnici": i maghrebini, i rumeni e i bulgari, i rom (rumeni anche loro, ma a distanza), i subsahariani. Come Michael.

Sono le cinque di mattina, sul lungo viale. Davanti all'International Phone Center c'è un gruppo numeroso di marocchini. Sono quelli che, per la pelle chiara, hanno più facilità a trovare lavoro. Più avanti un gruppo di Craiova, un signore anziano, con un berretto tipico, è in Italia con la moglie da un anno e mezzo: dice che sono qui da tre mesi ma lavorano poco, una giornata a settimana per 25 euro. Ho già conosciuto diverse persone di Craiova, e sono rom. Gli chiedo se anche lui lo è. Risponde con un sì sottovoce, come se fosse sorpreso di essere scoperto, e in quella voce che si abbassa risuona la paura. I rumeni, suoi connazionali, sono a distanza.

Più avanti parlo con un tunisino che è qui da 17 anni, ed è regolare. Dice con orgoglio di gestire una squadra di sessanta persone. Io dò di più degli altri, dice, 32 euro al giorno. I miei sono solo marocchini, tunisini, algerini - gli altri non mi piacciono. Ma oggi la mia squadra non lavora perché piove, per me va bene, allora vengo a reclutare altri lavoratori. Incontro anche dei nigeriani, loro abitano a Napoli e mi chiedono notizie sulle leggi sull'immigrazione, vogliono sapere se una sanatoria la fanno o no. Macché nuova legge, gli rispondo.

I pulmini arrivano, si sale in fretta e in fretta si riparte. La donna che sta seduta davanti è rumena ma ha l'accento napoletano. Che cazzo guardi guaglio'? Sul parabrezza una busta di pane e il giornale Business. Sui sedili di dietro, giovanissimi maghrebini.

Sono clandestini, senza di loro le arance resterebbero sugli alberi. Di loro hanno bisogno i padri nei campi, ma di loro hanno bisogno anche i figli per prenderli a sassate, che nelle loro figure espiatorie trovano il bersaglio ideale della loro cultura modellata dalla mafiosità, che di sacrifici si nutre, come Peppe Valarioti sacrificato su un tavolo di ristorante, quella mafiosità che fa cultura, che sempre più spesso fa rispondere, alla domanda Cosa vuoi fare da grande? - Il boss.

Fonte: Resistenze.org

14 gennaio 2010

AGENZIE DI PENETRAZIONE IMPERIALE (2° Parte)

I fondi dell' USAID

In tutta l'America Latina sta aumento il bilancio dell' USAID e del Dipartimento di Stato per promuovere l'agenda e gli interessi degli Stati Uniti.
Vediamo qualche esempio:
  • Bolivia: fondi per l’USAID/DOS per il 2009: 86 milioni di dollari; Fondi per il 2010: 101 milioni di dollari.
  • Ecuador: Fondi per l’USAID/DOS per il 2009: 35 milioni di dollari; Fondi per il il 2010: 38 milioni di dollari
  • Honduras: Fondi per l’USAID/DOS per il 2009= 43 milioni di dollari; Fondi per il 2010= 68 milioni di dollari
  • Nicaragua Fondi per l’USAID/DOS per il 2009= 27 milioni di dollari; Fondi per il 2010= 65 milioni di dollari.
C’è anche un Fondo Speciale nel 2010 di 3 milioni $ al Fondo il Rafforzamento della Democrazia dell’Organizzazione degli Stati Americani (OEA), per “difendere e consolidare la democrazia rappresentativa in Nicaragua, Venezuela, Ecuador e Bolivia….” Non è una casualità che il fondo sia diretto per promuovere la “democrazia rappresentativa” in quattro paesi dove si implementa un modello di democrazia partecipativa. Non è neanche una coincidenza che sono i paesi dell’ALBA, e che l’Honduras non è incluso nella lista, dato che con il colpo di Stato contro il Presidente Zelaya si era dato per risolta la “minaccia” della democrazia partecipativa in questo paese.

Inoltre, il bilancio del Dipartimento di Stato per l'anno 2010 prevede 447,7 milioni di dollari per "migliorare la sicurezza, rafforzare le istituzioni democratiche, promuovere la prosperità e investire nelle risorse umane"
in America Latina. In questo ambito ci sono 200,7 milioni di dollari destinati alla Colombia per “consolidare i successi del governo della Colombia nella lotta contro i gruppi illegali e armati ed il narcotraffico”, e 20 milioni di dollari per “promuovere la democrazia” a Cuba, “aiutare i detenuti politici ed altre vittime della repressione” e “promuovere la concorrenza politica a Cuba”. Questi fondi includono anche, sei milioni di dollari per “rafforzare e promuovere la società civile, la partecipazione cittadina, i mass media indipendenti, le organizzazioni dei diritti umani e i partiti politici democratici” in Venezuela, ed un fondo di 91,1 milioni di dollari per l’uso, a discrezione, del Presidente Obama per “promuovere gli interessi” degli Stati Uniti nella regione. L’anno scorso, questo fondo arrivava a soli 23 milioni di dollari.

In totale, ci sono 2,2 miliardi di dollari
che il Dipartimento di Stato e l’USAID useranno in America Latina nel corso del 2010. Questo è un aumento del 12% rispetto alla finanziaria del 2008, ultimo anno dell’amministrazione di George W. Bush, che dava circa 1,9 miliardi di dollari per tutta l'America Latina. Tutte queste grandi cifre evidenziano l’enfasi che il governo di Obama pone nel suo lavoro politico in America Latina e l’intenzione di riprendere il dominio e l’influenza degli USA nell’emisfero, informa l’avvocatessa e giornalista statunitense venezuelana, Eva Golinger.

Lo scorso 14 dicembre diceva che la CIA usa l’USAID come facciata, come confermato da “un alto funzionario dell’Agenzia Internazionale dello Sviluppo degli Stati Uniti” (USAID). Da sempre si sapeva che l’Agenzia Centrale dell’Intelligence degli Stati Uniti (CIA) usa il nome dell’USAID per dare fondi e appalti a terzi che promuovono le loro operazioni. Per il funzionario, un veterano dell’agenzia che occupa l’incarico di manager regionale, la CIA sta fornendo contratti sotto il nome dell’USAID senza che ne sia coinvolta. Dalla CIA e dall’USAID ci si può aspettare di tutto.

Così, nei giorni scorsi, il
NY Times informava che un funzionario del Development Alternatives, Inc (DAI), un’azienda contrattista dell’USAID, del Dipartimento di Stato e del Pentagono, fu arrestato a Cuba mentre distribuiva volantini a settori della controrivoluzione. La relazione tra l’USAID, una agenzia del Dipartimento di Stato, e la CIA non è nuova. Nel 1974, il Congresso statunitense chiuse una divisione dell’USAID usata dalla CIA per addestrare, finanziare ed armare più di un milione di poliziotti in America Latina, Asia e Medio Oriente.

L’ ufficio della Pubblica Sicurezza (Office of Public Safety “OPS”) fu creato nel 1957 dal presidente Eisenhower con la missione di addestrare e formare forze della polizia in altri paesi. Documenti declassificati della CIA confermano che la finanziaria della OPS fu inclusa nei milioni dati annualmente all’USAID, ma le sue operazioni furono coordinate dall’agenzia clandestina, in base al dossier speciale di E. Golinger.


Segnala che,
l’USAID, durante la guerra nel Vietnam, fu responsabile della distribuzione dell’ “appoggio materiale” insieme alla CIA nell’operazione Fenix, responsabile dell’assassinio di mille di vietnamiti. In Haiti, l’USAID è stata accusata di finanziare organizzazioni coinvolte nel colpo di Stato contro il Presidente Jean Bertrand Aristide nel 2004. Da giugno 2002, l’USAID mantiene un Ufficio per le Iniziative verso una Transizione (OTI) nel Venezuela, attraverso il quale ha canalizzato milioni di dollari all’opposizione del Presidente Hugo Chavez. Più di duemila pagine parzialmente declassificate dell’USAID sulle sue attività nel Venezuela, dimostrano un modello di finanziamento e supporto strategico volto esclusivamente settori dell'opposizione, con programmi che cercano di “rafforzare” i partiti politici, disegnare le loro campagne elettorali e aiutarli a consolidare un movimento contro il governo venezuelano.

In Bolivia, l’USAID è stata mandata via quest’anno dagli abitanti di due comuni, Chapare e El Alto, sotto l’accusa di interventista. A settembre, il presidente Evo Morales ha annunciato la fine del convegno ufficiale con l’USAID dato che
erano stati sviati fondi multimilionari verso gruppi separatisti che cercavano la destabilizzazione del paese. Nel 2005, l’USAID è stata anche mandata via dall’Eritrea e accusata di essere un’agenzia “neocolonialista”. L’Etiopia, la Russia e la Bielorussia, hanno ordinato il ritiro dell’USAID e dei suoi contrattisti durante gli ultimi cinque anni. Un documento dell’ufficio della contabilità generale degli USA (GAO) del 2006, determinò che esistevano “problemi con la gestione dei sussidi” del Programma Cuba dell’USAID. Milioni di dollari destinati per “promuovere la democrazia” a Cuba sono finite in mano di organizzazioni mafiose a Miami.

Per il giornalista Jean-Guy Allard, uno dei casi più espliciti del lavoro sporco dell’USAID è stato in Uruguay, “Dan Anthony Mitrione, istruttore nordamericano di tecniche di tortura, era apparso in Uruguay con credenziali dell’USAID, a fine degli anni 70, per addestrare poliziotti, in un programma segreto di distruzione delle forze della sinistra in tutta l' America Latina”.


L’USAID, nel 2009, venne normalmente incorporata all’Iniziativa Interagenziale della Controinsurrezione degli Stati Uniti, insieme al Dipartimento di Stato ed il Pentagono. Nel 2007, è stato pubblicato un documento,
“La Controinsurrezione per i politici del governo degli USA: Un lavoro in progresso”, che risaltava l’USAID come fondamentale per assicurare il successo delle operazioni della controinsurrezione. “L’USAID può aiutare con gli sforzi della controinsurrezione degli USA…L’USAID ha uffici di campo in 100 paesi in via di sviluppo, lavora da vicino con organizzazioni private, gruppi indigeni, associazioni di professionisti, organizzazioni di fede e altre agenzie governative…..L’USAID ha relazioni, attraverso convegni e contratti, con più di 3.500 aziende e 300 organizzazioni private degli USA”, sostiene il giornalista canadese Jean-Guy Allard.

E’ fondamentale conoscere che la Controinsurrezione è un’operazione militare contro gruppi considerati “ribelli” o
insorti. Movimenti di sinistra sono stati considerati dagli USA come “insorti” dagli anni 50. Tattiche di controinsurrezione includono l’uso del conflitto armato per fomentare la sovversione, operazioni psicologiche e sabotaggio economico per riuscire a neutralizzare il nemico.

Se prima la CIA aveva usato l’USAID come facciata, senza che i suoi lavoratori lo sapessero, oggi è diffusamente noto che l’USAID si incorpora alle iniziative di contro insorgenza contro i movimenti e Stati considerati da Washington come “avversari”. Questa novità fa sì che
dal suo mandato originale di dare aiuto umanitario al mondo la trasformi ufficialmente in un’agenzia di guerra e aggiunge che l’USAID ha confessato pubblicamente di aver speso il denaro dei contribuenti nordamericani nella guerra sporca che da 50 anni mantiene contro Cuba.

L’USAID è la stessa agenzia federale nordamericana incaricata di ingrassare a colpi di decine di milioni la sovversione e lo spionaggio a Cuba.


Jean-Guy Allard segnala che decine di agenti dell’USAID si muovono all’ombra delle organizzazioni di destra, inventate a secondo delle circostanze, e patrocinate dall’Istituto Repubblicano Internazionale (IRI), l’Istituto Democratico Nazionale (IDI), la stessa Freedom House, ed ha molte facciate ancora, sempre sotto l’orientamento CIA. Questa nefasta organizzazione statunitense possiede attualmente agenti in 16 paesi dell' America Latina e dei Caraibi dove realizza azioni, oltre a numerose altre operazioni strategiche in diverse parti del mondo.


Ad Haiti, l’USAID si trova tra le agenzie nordamericane che hanno organizzato, orientato e finanziato varie delle organizzazioni politiche haitiane che hanno causato il sequestro e il grottesco esfratto del presidente Jean- Bertrand Aristide. Nel Venezuela, l’agenzia è stata scandalosamente attiva nel sostegno e finanziamento ai settori che hanno realizzato il colpo di Stato dell’ 11 aprile 2002.


L’ininterrotto sperpero dei fondi dell’USAID e delle sue filiali con operazioni d' ispirazione “golpiste” hanno già superato i 15 milioni di dollari attraverso il finanziamento di centinaia di gruppi e gruppetti alienati con l’Ambasciata nordamericana a Caracas. In Bolivia, il programma dell’USAID, si era concentrato nella balcanizzazione del paese e nel finanziamento di
azioni violente contro l’autorità del presidente Evo Morales.

L’USAID ha nel paese andino una lunghissima storia che illustra tutta la falsità delle sue pretese “umanitarie”.


Nel 1971, la CIA organizzò un tentato assassinaio contro il presidente Fidel Castro, approfittando di un viaggio del leader cubano in Cile. Incarucò di questo progetto un vecchio socio della mafia statunitense, Antonio Veciana.


Questo terrorista dell’Alpha 66, complice del complotto contro Kennedy, lavorava all’epoca in Bolivia, nell’Ambasciata statunitense dove si trovava come funzionario dell’USAID.


Confessando di aver perso da tempo il controllo delle proprie finanze, l’USAID ricopre il carattere odioso dell’insieme delle sue attività.
Fedele esecutore dei piani della CIA, fervente collaboratore dei propositi segreti del Dipartimento di Stato, l’USAID è una delle armi principali dell’impero per mantenere il suo dominio su coloro che è abituato a denominare come il suo "cortile posteriore".

L’ingerenza imperiale negli affari interni dei nostri paesi aumenterà per il 2010, sotto il governo del Premio Nobel per la Pace e migliore della Guerra, Barack Obama. Così:

  • I fondi per l’USAID ed il Dipartimento di Stato aumenta del 12% per il 2010, con 2.2 miliardi di dollari destinati all' America Latina.
  • 447,7 milioni di dollari sono per “promuovere la democrazia” in America Latina.
  • 13 milioni di dollari per “promuovere la democrazia” nel Venezuela.
  • 101 milioni di dollari per la “transizione verso la democrazia” in Bolivia
  • 20 milioni di dollari per la “transizione verso la democrazia” a Cuba.
La finanziaria del Comando Sud aumenta di un 2% per arrivare ai 200 milioni di dollari per il 2010, più di 46 milioni di dollari addizionali per migliorare la base militare a Palanquero, Colombia, per uso statunitense. Ancora non si sa la quantità di dollari che saranno destinati alle sette basi militari consegnate da Uribe all’impero. Bush guardava quasi con sprezzo olimpico l' America Latina. Barack Obama ha iniziato con un discorso differente e sembrava che una nuova diplomazia sarebbe stata inaugurata tra gli Stati Uniti e l’America Latina, ma alla fine di questo 2009, la realtà ha picchiato duramente il sogno di ricominciare ad avere relazioni diverse basate sul principio che l’America Latina ha bisogno di soci e non di padroni.

Adesso, non resta neanche il dubbio di una nuova scalata di dominazione e colonizzazione che iniziò con l’appropriarsi di
sette basi militari in Colombia, che si sono trasformate in una vera minaccia per l’America Latina, per la consolidazione dell’UNASUR e in special modo per la pace regionale e la stabilità dei governi del Venezuela ed Ecuador. Nessuno dovrebbe dubitare dell’esistenza di nuove aggressioni imperiali verso l’America Latina.

Queste aggressioni hanno avuto inizio “con il colpo di Stato contro il Venezuela nel 2002, con il sequestro del presidente Aristide dell’Haiti nel 2004, gli interventi nei diversi processi elettorali nella regione, la riattivazione della IV Flotta dell’armata statunitense nel 2008, i tentativi di creare un conflitto regionale tra la Colombia, Venezuela ed Ecuador, il separatismo in Bolivia, e perfino il colpo di Stato contro l' Honduras nel 2009 e l’allarmante aumento della presenza militare degli Stati Uniti nella regione. Tutto mette in evidenza che l’impero è all’offensiva, nuovamente, in America Latina. Ma aldilà della manifestazione visibile di questa aggressione, che cerca di neutralizzare i processi di cambiamenti rivoluzionari nella regione, esistono
forti elementi di prova-innegabili- che oggi, Washington sta puntando verso il Sud con il suo gran potere militare, diplomatico, economico e comunicativo. L’evidenza sull’aumento della finanziaria durante gli ultimi anni delle agenzie di Washington ai settori dell’opposizione in Venezuela, Bolivia, Ecuador ed altri paesi che stanno costruendo modelli alternativi al capitalismo statunitense, si sono presentate, si sono denunciate e non sono state smentite.

Esiste una tendenza nel finanziare ed appoggiare la destabilizzazione regionale da parte dell’impero, dall’arrivo della Rivoluzione Boliviana di 10 anni fa, ed è un fatto. Ma non dobbiamo esaminare l’evidenza da 10 anni fino ad oggi, possiamo semplicemente guardare da oggi al futuro per verificare che Washington finanzia non soltanto la destabilizzazione regionale, ma sta anche aumentando tale finanziamento, come argomentano Eva Golinger e Jean-Guy Allard,che hanno appena presentato il loro libro:
L’Aggressione Permanente nel quale si spiega, per esempio, che “il Capo dell’Intelligence nordamericana, Dennis Blair, ha rivelato che spendono 74 miliardi di dollari per penetrare, per sapere, per influire, per comprare coscienze. E ha confermato che la CIA ha 200 mila ufficiali, senza parlare di agenti, collaboratori, o persone che sono sotto l’influenza della Comunità dell’Intelligence (costituita da 16 agenzie che sono nell’affare dello spionaggio, dell’infiltrazione).

Quale dubbio resta:
Gli Stati Uniti sono stati destinati dalla Provvidenza per distruggere l’America Latina in nome della libertà, la democrazia allo stile nordamericano, i diritti umani manipolati con scopi di penetrazione imperiale. L’ingerenza attraverso aggressioni militari, cammina verso nuove strategie per fare la guerra della controinsurrezione che usa armi così letali come le chimico- batteriologiche o nucleari e che si chiamano agenzie governative come l’USAID o organizzazioni no governative come la NED ed un indeterminato numero di filiali seminate in lungo ed in largo nella geografia latino americana e dei Caraibi. E’ stata una costante storica il saccheggio delle risorse naturali e lo sfruttamento dei popoli latino americani che oggi si torna a ripetere con Obama, curiosamente nominato Premio Nobel per la Pace. Ma in questi tempi storici, i popoli della Nostra Grande Patria hanno preso nuove forme di coscienza che impulsano alla lotta anti imperialista perché comprendono molto bene che non ci sarà patria degna e sovrana se persiste la tutela yankee e che non ci sarà futuro se si permette all’impero di consolidare i suoi piani espansionistici con i suoi obiettivi di ricolonizzazione cominciata in Colombia con l’uso di sette basi militari pianificate per minacciare i nostri popoli con lo scatenarsi di guerre imperiali.

Perché ci siano patrie libere e sovrane è indispensabile espellere dai nostri territori le agenzie di penetrazione imperiale.


Fonte:
http://www.nodo50.org/ceprid/spip.php?article692

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
VANESA

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AGENZIE DI PENETRAZIONE IMPERIALE (1° Parte)

Il “Liberatore” Simon Bolivar, nel 1829, nella sua profetica Lettera di Guayaquil avvertiva: “Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza a seminare miseria in America Latina in nome della libertà”, la democrazia, i diritti umani. Questi principi che appartengono ai popoli sono stati manipolati grossolanamente dall’impero per destabilizzare nazioni e Stati, far cadere governi in realtà democratici e progressisti e sostituirli con dittature militari crudeli e sanguinarie, fasciste e inumane.

I documenti declassificati dimostrano fino alla nausea che
gli Stati Uniti si sono specializzati nel pianificare ed eseguire colpi di Stato, assassinii, imprigionamenti e torture, sparizioni forzate di leader politici, sindacali, sociali, intellettuali, sia direttamente o attraverso le loro agenzie ufficiali come l' USAID, DEA o CIA, Comando Sud, o attraverso un certo numero di Organizzazioni no Governative (ONG) e tra di esse la National Endowment for Democracy (NED), l’istituto Repubblicano Internazionale (IRI) o l’Istituto Democratico Nazionale (NED), non mancano le organizzazioni religiose come i Testimoni di Geova, le sette protestanti “evangelizzatrici” e altre organizzazioni come i Corpi di Pace vincolati alla CIA o come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), Banca Mondiale (BM) o Banca Interamericana dello Sviluppo (BID) responsabili del dominio economico, si completerebbe, in qualche modo, la mappa della penetrazione imperiale nelle nostre patrie, anche perpetrati da organizzazioni che si definiscono difensori dei diritti umani, come la Human Rights Foundation.

È che la violazione dei diritti umani, provoca genocidi,
impone blocchi, assicura la lotta al narcotraffico, scatena guerre imperiali nell’ex Jugoslavia, in Iraq o Afghanistan, prende in giro elementari principi del Diritto Internazionale e appare agli occhi del mondo come guardiana delle libertà, diritti umani e democrazie è un grande affare per la potenza imperiale che si è anche specializzata nel mentire ed ingannare i popoli.

Oltre alle sue agenzie ufficiali e non governative, gli Stati Uniti possiedono le risorse economiche, tecnologiche, forze militari, apparati dell’Intelligence e tra essi
la CIA e la DEA per effettuare qualsiasi tipo di operazione criminale dalla clandestinità.

Tra le agenzie di penetrazione imperiale, la CIA fondata nel 1947 dal presidente Harry Truman,
è diventata l'agenzia di spionaggio più terrificante, nefasta e onnipotente che ha seminato morte, distruzione, desolazione in tutti i popoli della nostra America Latina. La CIA è il braccio esecutore della politica interventista e criminale degli USA che, dalla Dichiarazione della sua Indipendenza, si è prefissata di dominare l' America Latina “in nome della libertà” e l’assurdità chiamata “destino manifesto”.

Il professore venezuelano, Samuel Moncada, analizzando le relazioni tra gli Stati Uniti e l’America Latina, sostiene che, sfortunatamente, si sono riprodotte le relazioni tra le Repubbliche eredi degli inglesi e le Repubbliche ereditate dagli spagnoli.
Che hanno segnato i rapporti tra gli Stati Uniti e America Latina. Spiega che questo fa si che il direttore della CIA abbia affermato che prevedeva, nei prossimi mesi, problemi nel suo "cortile" e che l'America di Obama ancora vede l'America Latina come il suo cortile e i Caraibi, come il suo lago privato. La CIA obbedisce al mandato della classe governante, della “classe superiore” statunitense ereditaria del “destino manifesto” che in apparenza promuoveva l' uguaglianza del genere umano, ma solo per gli anglosassoni che fossero nati negli Stati Uniti; quelli che erano donne o negri, o nascevano fuori dagli USA non appartenevano a questo genere umano del quale parla la Dichiarazione d’Indipendenza nordamericana, sostiene Moncada.

Gli USA nascono come una Repubblica, ma
sulla base di un mostruoso genocidio: lo sterminio del popolo indigeno del Nord America e l’appropriazione e annessione di territori spagnoli come la Louisiana o la Florida. Le guerre d’indipendenza della nostra patria sono state un’opportunità affinchè gli USA approfittassero di esse e si appropriassero di territori e debiti di guerra. Inoltre, gli Stati Uniti hanno avuto sempre avuto l'intenzione di annettere Cuba e quindi si sono opposti alla sua indipendenza nel 1825. Questa è l’origine dell’odio verso la Rivoluzione Cubana che ha proclamato l’indipendenza e la sovranità sui desideri yankee.

Gli USA si opposero all’indipendenza di Haiti perché non avrebbero mai riconosciuto una Repubblica fondata da schiavi negri
e sabotarono il Congresso di Panama, per impedire la creazione dell'Unione delle repubbliche latino-americane, che era stata la resistenza alla cosiddetta competitività dell'Unione del Nord America.

Nel 1823, il presidente James Monroe degli USA pone la famosa “dottrina Monroe” con la quale sostiene che gli USA non avrebbero permesso a nessun altro potere imperiale
di entrare nel territorio americano. Affermò semplicemente: “L’America per gli americani”. Cioè: l’America per gli Stati Uniti del Nord America. Da sempre, gli Stati Uniti hanno visto l’America Latina come paesi abitati da popoli inferiori, anarchici e bisognosi di un governo anglosassone statunitense che imponesse disciplina perché si permettesse un miglior uso del mercato e una veloce ed adeguata depredazione delle risorse naturali, umane e delle materie prime strategiche, “per la crescita, e per garantire anche una sorta di potente specie di vendita obbligatoria, in modo che acquistassero i loro manufatti.

Nelle loro campagne guerrafondaie, depredatrici ed espansionistiche, nel 1845 la metà del territorio messicano fu tolto, strappato, attraverso la guerra d’usurpazione commessa dagli Stati Uniti d’America: Texas, Arizona, Nuovo Messico, California, Nevada, Oregon, erano territori messicani.


Buona parte della prosperità degli Stati Uniti è stata fatta sull’espansione delle loro frontiere, sull’usurpazione e la conquista dei territori dei popoli indigeni e sull’usurpazione e la conquista di territori di popoli e nazioni nordamericane indipendenti, afferma Moncada.


Il XX Secolo è stato il secolo dell’espansione imperiale degli USA.
Hanno invaso decine di paesi dell’America Latina: Messico, Nicaragua, Cuba varie volte, la Repubblica Dominicana, Haiti, Panama varie volte, tolgono Panama alla Colombia nel 1903.

“E negli anni 50 appare un nuovo elemento: la guerra fredda. La componente della guerra fredda fa che gli USA, adesso, e non solo, si assicurino le risorse strategiche o i mercati sequestrati, ma il controllo politico attraverso le dittature militari, e appare la internazionale di spade,
e quasi tutta l' America Latina si riveste di dittature militari appoggiate, precisamente, dal governo degli USA”.

Nel 1954, la CIA è stata inaugurata in America Latina facendo cadere il Presidente Jacobo Arbenz e “tutta l' America Latina era inghiottita da una guerra contro il comunismo, ma il comunismo era chiunque chiedesse qualsiasi uguaglianza razziale,
la redistribuzione delle terre, che chiedesse la parità di retribuzione. Gli operai bananieri, i lavoratori bananieri in Colombia, che sono stati trascinati, massacrati, chiedevano solo acqua potabile per lavorare, e quello era comunismo, chi chiedesse acqua potabile era comunista”. Questa è l’ideologia di dominio politico per la quale l' America Latina ha pagato con migliaia di morti, sparizioni, esecuzioni extragiudiziali, torture, le prigionie, il sabotaggio, il terrorismo.

CIA, DEA, FBI, USAID, NED, e decine o centinaia di agenzie nordamericane sono state coinvolte
in ogni sorta di abusi e seminano morte e terrore nelle nostre patrie.

Chi potrebbe negare lo spietato, profondo e lungo intervento degli Stati Uniti, per mano propria o mano mercenaria in tutti gli affari delle piccole Repubbliche dell' America Latina e dei Caraibi? Nuove strategie di dominio.


Negli anni '90, alla fine della guerra fredda, gli Stati Uniti usano nuove strategie di dominio. Sparito il fantasma del comunismo, morta la Alleanza per il Progresso di Kennedy,
l’impero inventa l’orco del narcotraffico e ridisegna il ruolo degli eserciti e delle politiche nazionali, allo stesso tempo cerca il controllo economico neocoloniale assoluto con la tristemente celebre ALCA e con l’imposizione del neoliberalismo che cominciò i suoi primi esperimenti nella decade degli anni '80 con Bush in America Latina e Thatcher in Inghilterra. Il dominio militare si è allargato con il presidente Bush che con la sua politica guerrigliera riarmò gli eserciti dell’America Latina perché continuassero la difesa degli interessi geopolitici dell’impero, a scapito degli interessi delle loro stesse patrie, ma gli USA non hanno mai immaginato che in questi primi anni del XXI secolo sarebbero sorti una serie di governi democratici progressisti che desiderano la loro patria libera e indipendente dalla tutela imperiale e contro quei governi agiscono e lavorano le organizzazioni ufficiali e le organizzazioni no governative dell’impero.

Queste agenzie dell'impero sono diventate una vera minaccia per le democrazie emergenti dei nostri popoli.
La CIA, DEA, Comando Sud, la IV Flotta, USAID, NED e i loro nessi sempre pianificano di destabilizzare e far cadere i governi del Venezuela, Nicaragua, Ecuador, Bolivia, senza mai dimenticare che la prima riconquista imperiale deve essere Cuba, secondo i sogni del cane della Casa Bianca. Per sconfiggere la Rivoluzione Cubana, gli USA hanno creato delle agenzie speciali unite alla CIA. In 50 anni tutti i piani della CIA sono falliti per l’annichilimento della Rivoluzione Cubana e ri-colonizzazione di Cuba, ma fortunatamente, in altri 50 anni, non ci sarà più l’impero. Altrove, in America Latina, le destre oligarchiche colombiane, le destre che beneficiano del narcotraffico, della violenza criminale paramilitare che hanno come leader il macabro Uribe, fedele e sottomesso servo dell’impero, ne beneficiano anche quelli dei guerriglieri Plan Colombia e Plan Patriota con i quali la Colombia riceve mille di milioni di dollari per sconfiggere il narcotraffico ed il terrorismo; cioè le guerriglie Farc-Ep e Eln.

La guerra per l'impero e per Uribe è un grande business con enormi vantaggi politici.
L’imperatore di turno Obama, il fiammante premio Nobel per la Pace o per la Guerra, è diventato un altro grande signore della guerra imperiale “necessaria”. Obama vorrebbe che le nostre patrie inviassero soldati o “carne da macello” in Afghanistan o Iraq. Questo sarebbe un motivo di orgoglio e felicità per il Nobel per la Pace e per i seguaci in America Latina, molto di più se si internazionalizza il conflitto interno della sorella Repubblica di Colombia, convertendosi in realtà di morte, spargimento di sangue, cocaina e distruzione. “Adesso che siamo la mano d’opera economica militarizzata per i compiti militari dell’impero, che non vogliono chiamare le reclute nel proprio paese e vuole usare i soldati poveri dell' America Latina, adesso si parla di grandi organismi o di grandi unità militari di azione veloce, che sono comandate da militari nordamericani ma che hanno soldati di tutta l' America Latina” perché servano da scudo o carne da macello, nell'ora della nuova sicurezza strategica dell'impero.

L’America Latina è vittima permanente dei modelli di aggressione della Casa Bianca
. Ciascun paese è stato condannato a servire gli interessi geopolitici e geostrategici dell’Impero. In questo contesto, gli Stati Uniti hanno considerato che le loro agenzie governative e non governative sono vitali nei loro movimenti strategici di dominio e penetrazione imperiale, e sono un perfetto braccio civile che non vacilla nel diventare il braccio armato di civili, militari e poliziotti per destabilizzare governi e procurare colpi di Stato contro Chavez nel Venezuela, Corra in Ecuador e Morales in Bolivia, Ortega in Nicaragua. In Honduras, nel far cadere Zelaya, ha compiuto con il tenebroso “destino manifesto”.

Gli Stati Uniti sono un impero che richiede la guerra per sopravvivere.
Nella loro politica estera non interessa loro il Diritto Internazionale, da loro fastidio e scartano le risoluzioni dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, e dell’Organizzazione degli Stati Americani deve essere, come sempre, il Ministero delle Colonie, una punta di lancia efficiente per aggredire le nostre patrie. Per sottomettere i popoli, nazioni e Stati latinoamericani e dei Caraibi al disegno degli Stati Uniti: neocolonialismo e neodipendenza economica, politica, militare, sociale, culturale e scientifico-tecnica, gli esperti della CIA, DEA, Pentagono, Dipartimento di Stati, Comando Sud, USAID ed altre agenzie hanno ideato programmi di “assistenza e aiuto” che agiscono come specchietti per le allodole e perle che i conquistatori hanno usato per sottomettere gli indigeni nella conquista e colonia che, uniti alle dottrine di dominazione che si effettuano fedelmente da parte delle ambasciate, consolati, agenzie governative, ONG made in USA, gruppi militari, culturali e di stampa, sette religiose, agenzie stampa internazionali con sede a Washington e da parte dell’FMI, BID, BM, BIRF, OEA, TIAR, JID. Tutti loro sono i molteplici tentacoli dell’Impero che strangolano i nostri popoli fino all' asfissia demenziale della ri-colonizzazione con lo sprezzante collaborazionismo delle destre politiche, economiche e militari dell’America Latina.

La USAID
è l' Agenzia Ufficiale dello Sviluppo degli Stati Uniti, ma in realtà è l’agenzia imperiale per la Destabilizzazione Imperiale. Questa organizzazione ha iniziato le sue attività come braccio finanziario del Dipartimento di Stato nell’anno 1962. Per i suoi fondatori fu creata come un sistema di “aiuto umanitario” per i paesi del Terzo Mondo, ma negli anni e durante i primi anni del XXI secolo si è trasformata in un’arteria vitale dell’impero nella loro lotta "anti-insurrezione" sotto la nuova dottrina della Guerra Irregolare di Washington. “Ad inizio del 2009 fu firmata questa dottrina dall’appena arrivato presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, come parte della sua nuova politica di “smart power”, il potere intelligente, una politica che impiega l’uso del potere militare insieme alla diplomazia, la cultura, la comunicazione, il potere economico e la politica, spiega Eva Golinger.

Ci sono due grandi punti di differenza tra la Guerra Irregolare e la Guerra Tradizionale: l’obiettivo e la tattica. La Guerra Tradizionale vede come il suo obiettivo il crollo delle forze armate dell’avversario, e la sua principale tattica è l’uso del potere militare nella sua forma più tradizionale: il combattimento e il bombardamento.
La Guerra Irregolare ha come obiettivo il controllo sulla popolazione civile e la neutralizzazione dello Stato, e la sua principale tattica è la controinsurrezione, che consiste nell’uso di tecniche indirette e assi metriche, come la sovversione, l’infiltrazione, le operazioni psicologiche, la penetrazione culturale e la delusione militare (l’intento di ingannare alle forze armate dell’avversario perché reagiscano a minacce che in realtà non esistono, distraendo e consumando le loro capacità e risorse).

Durante il XXI secolo, la USAID ha sviluppato divisioni nell’agenzia che funziona insieme al Pentagono, come le officine di Gerenza di Conflitti, Transizione e Ricostruzione, Democrazia e Governabilità, e Iniziative verso una transizione, che stanno riorientando il loro lavoro verso gli sforzi di controinsurrezione. Così, l’
USAID si è convertita in attore principale finanziario della destabilizzazione e penetrazione nella “società civile” in paesi strategicamente importanti per gli interessi statunitensi. Paesi “strategicamente importanti”, sono quelli considerati come pericolosi o non legati agli Stati Uniti d’America. Nel caso dell’America Latina, le cifre dell’investimento finanziario dell’USAID nei gruppi politici e nella “promozione della democrazia di tipo statunitense”, che si traduce in termini reali come un’invasione silenziosa, sono sconvolgenti. Attraverso un’ufficio per le Iniziative verso una Transizione (OTI, sigle in inglese, stabilita nel Venezuela nell’agosto del 2002 per annichilire la rivoluzione Cubana e il governo di Chavez), l’USAID ha investito milioni di dollari, e nel conflitto politico in Venezuela, soltanto durante l’ultimo anno e mezzo, la cifra è aumentata immoralmente e, hanno previsto una finanziazione di 23 milioni di dollari per il 2010. Questi milioni di dollari alimentano il conflitto nel paese, mantenendo in vita differenti gruppi dell’opposizione e aiutando a creare nuove organizzazioni per continuare con i loro piani destabilizzatori. I beneficiari in Venezuela sono conosciuti: Sumate, Sinergia, Liderazgo u Vision, CESAP e centinaia di gruppi politici, ONG, partiti politici che vivono col denaro e sostegno ciò che arriva da Washington, afferma E. Golinger.

Dall’esperienza venezuelana, la USAID ottiene redditi interessanti per trasferirli in Bolivia, Ecuador o Nicaragua.
(Continua...)

Fonte:
http://www.nodo50.org/ceprid/spip.php?article692

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
VANESA

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LA CIA UTILIZZA L'USAID COME FACCIATA

13 gennaio 2010

CORPORAZIONI E IMPIANTI CEREBRALI, NON SONO TANTO LONTANI


di Troyano
“A Pittsburg, l’ Intel Corporation sta lavorando seriamente allo sviluppo di impianti cerebrali che permettano alle persone di navigare su internet, controllare piccoli gadgets e altre azioni concrete che fino a pochi anni fa potevano essere considerate come illogiche o improprie dell’essere umano”.


Con la massiccia
connettività wireless a Internet, lo sviluppo delle nanotecnologie, e le recenti connessioni della biologia e dell’informatica, si comincia ad intravedere quanto semplice sarà nel futuro ricreare una realtà virtuale, dove gli esseri umani passeranno da uno stato “selvaggio” e naturale ad uno virtuale. Gli studi con cervelli di topi connessi a computer, più l’informatica quantica, fanno presagire che a breve si possa cominciare a costruire letteralmente l’ Intelligenza Artificiale.

SCANNER PER L'IDENTIFICAZIONE: UNA MINIERA D'ORO


scanner

Che siano tecnologia Rfid oppure onde radio ad altissima frequenza piuttosto che backscatter X-Ray poco importa. La violazione della privacy è assicurata e i produttori ci costruiranno imperi miliardari.

In Italia per ora sono preannunciati soltanto dieci body scanner, che verranno installati negli aeroporti di Malpensa, Fiumicino e Venezia, mentre l'Olanda pare ne abbia già ordinati una sessantina unitamente alla Gran Bretagna; altri Paesi dell'area europea sono in attesa di meglio definire le diverse questioni, che spaziano dall'effettivo incremento degli standard di sicurezza aerea agli eventuali rischi per la salute, anche se i produttori affermano che la tecnologia impiegata sia meno pericolosa dei cellulari.


Quanto agli Stati Uniti, i body scanner sono già da anni in funzione, anche se in vista della imminente "colonizzazione" dei mercati sul vecchio continente, la richiesta è schizzata a oltre 200 mila dollari al pezzo, con relativo salto alle stelle del valore dei titoli dei produttori General Electrics e L3 Communication che si dividono il mercato.


In USA vengono ritenuti "necessari" dalle autorità antiterrorismo, anche se qualcuno pensa che questa tecnologia possa servire, nella migliore delle ipotesi, a ridurre il pericolo di attentati ma non a debellare il fenomeno neppure nel settore del trasporto aereo.


Altri accampano riserve per quanto attiene la privacy, in quanto specialmente l'uso di microonde è in grado di definire forse troppi dettagli relativi al corpo del controllato essendo la pelle umana completamente opaca alla frequenza impiegata.


Un altro nodo nevralgico per l'identificazione e il controllo sono i chip Rfid, ormai comunemente impiegati non solo nella documentazione amministrativa ma persino alla cassa nei supermercati e nei taxi più "tecnologici".


Ultima novità nel settore sembra essere quella di Samsung, che al CES 2010 ha esibito il suo innovativo E-Passport, con un chip Rfid in grado di comunicare con gli apparecchi di controllo restituendo un'immagine dell'intestatario su schermo Oled in cui l'immagine ad alta definizione può anche essere fatta ruotare, per un migliore controllo dell'identità del titolare.


Anche qui non mancano gli scettici, sia per la possibilità di abusi sia per la intrinseca (in)sicurezza del sistema, tutt'altro che definita. Infatti, per quanto riguarda i correnti sistemi basati sul chip, è recente la notizia che un certo Chris Paget è riuscito a raccogliere in una manciata di minuti i dati personali di almeno due titolari di passaporto; il tutto con un portatile e lettore di Rfid da 250 dollari.


Fonte: http://www.zeusnews.com/

12 gennaio 2010

IL SENATO APPROVA IL "BAVAGLIO A INTERNET"

Questa settimana il testo approderà alla Camera

Il 7 gennaio il Senato ha approvato il cosiddetto pacchetto sicurezza (D.d.L. 733) tra gli altri con un emendamento del senatore Gianpiero D'Alia (UDC) identificato dall'articolo 50-bis: Repressione di attività di apologia o istigazione a delinquere compiuta a mezzo internet.

Questa settimana il testo approderà alla Camera diventando l'articolo nr. 60. Il senatore Gianpiero D'Alia (UDC) non fa parte della maggioranza al Governo e ciò la dice lunga sulla trasversalità del disegno liberticida della "Casta".

In pratica in base a questo emendamento se un qualunque cittadino dovesse invitare attraverso un blog a disobbedire (o a criticare?) ad una legge che ritiene ingiusta, i providers dovranno bloccare il blog.

Questo provvedimento può far oscurare un sito ovunque si trovi, anche se all'estero; il Ministro dell'Interno, in seguito a comunicazione dell'autorità giudiziaria, può infatti disporre con proprio decreto l'interruzione della attività del blogger, ordinando ai fornitori di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine.

L'attività di filtraggio imposta dovrebbe avvenire entro il termine di 24 ore; la violazione di tale obbligo comporta per i provider una sanzione amministrativa pecuniaria da euro 50.000 a euro 250.000.

Per i blogger è invece previsto il carcere da 1 a 5 anni per l'istigazione a delinquere e per l'apologia di reato oltre ad una pena ulteriore da 6 mesi a 5 anni per l'istigazione alla disobbedienza delle leggi di ordine pubblico o all'odio fra le classi sociali.

Con questa legge verrebbero immediatamente ripuliti i motori di ricerca da tutti i link scomodi per la Casta! In pratica il potere si sta dotando delle armi necessarie per bloccare in Italia Facebook, Youtube e tutti i blog che al momento rappresentano in Italia l'unica informazione non condizionata e/o censurata.

Vi ricordo che il nostro è l'unico Paese al mondo dove una media company ha citato YouTube per danni chiedendo 500 milioni euro di risarcimento. Il nome di questa media company, guarda caso, è Mediaset.

Quindi il Governo interviene per l'ennesima volta, in una materia che, del tutto incidentalmente, vede coinvolta un'impresa del Presidente del Consiglio in un conflitto giudiziario e d'interessi.

Dopo la proposta di legge Cassinelli e l'istituzione di una commissione contro la pirateria digitale e multimediale che tra poco meno di 60 giorni dovrà presentare al Parlamento un testo di legge su questa materia, questo emendamento al "pacchetto sicurezza" di fatto rende esplicito il progetto del Governo di normalizzare con leggi di repressione internet e tutto il sistema di relazioni e informazioni sempre più capillari che non si riesce a dominare.

Tra breve non dovremmo stupirci se la delazione verrà premiata con buoni spesa!

Mentre negli USA Obama ha vinto le elezioni grazie ad internet in Italia il governo si ispira per quanto riguarda la libertà di stampa alla Cina e alla Birmania.

Gli unici media che hanno fatto rimbalzare questa notizia sono stati il blog Beppe Grillo e la rivista specializzata Punto Informatico.

Fonte: http://www.liberacittadinanza.it/articoli/il-senato-ha-gia-approvato-il-bavaglio-a-internet

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11 gennaio 2010

GLI USA RECLUTANO IN TUTTO IL MONDO PER LA GUERRA IN AFGHANISTAN

di Rick Rozoff


I primi dei 33.000 soldati aggiuntivi degli USA sono arrivati in Afghanistan per un’ “ondata” natalizia e presto se ne aggiungeranno fino a 10.000 non statunitensi che serviranno la NATO nell’ISAF (Forza Internazionale di Assistenza per la Sicurezza). Washington avrà un personale in divisa composto da più di 100.000 soldati e decine di migliaia di nuovi contrattisti militari nella zona della guerra sud asiatica, e con più di 50.000 soldati della NATO e di partner della NATO, la somma delle forze supererà i 150.000.


Con l'eccezione di un piccolo numero di soldati assegnati alla Missione di Addestramento della NATO- Iraq, a Baghdad, è stato ordinato agli stati membri, soprattutto ai nuovi, della NATO, e agli Stati candidati, che trasferiscano le loro forze dall’Iraq all’Afghanistan circa un anno fa, e stanno inviando soldati alle missioni in Kosovo, Libano e Ciad verso la stessa destinazione. Il fronte di battaglia afgano, quindi, ha la maggior quantità di forze militari stazionate di qualsiasi altra zona del mondo. [1]


Soldati provenienti da paesi della NATO stazionati in Bosnia, Repubblica Centrafricana, Ciad, Libano e al largo delle coste della Somalia sono attualmente assegnati a missioni nell'Unione Europea (navi da guerra europee sono coinvolte anche in interdizione navale nell'Oceano Shield NATO nelle acque della Somalia e il Golfo di Aden) e il loro trasferimento verso il fronte Sud della guerra asiatica indica l'intercambiabilità virtuale di unità militari assegnate alla NATO e all'Unione Europea. [2]


Fin dall'inizio dell' escalation della guerra in Afghanistan quest'anno, e verso il vicino Pakistan, personalità pubbliche e mass media occidentali si sono occupati frequentemente e ampiamente del fatto che la guerra è un – o il- test per la NATO, apparentemente il maggior successo nella sua storia in 60 anni.


Quando il blocco, l’unica alleanza militare al mondo, ha invocato la clausola di aiuto reciproco dell’Articolo 5 a settembre del 2001 per sostenere il suo principale membro, gli USA, nella sua invasione ed occupazione dell’Afghanistan, l’Alleanza aveva appena vissuto la sua prima guerra: la campagna di 78 giorni di bombardamenti contro la Jugoslavia agli inizi del 1999, il primo attacco militare generalizzato contro una nazione europea dal periodo degli attacchi ed invasioni di Hitler e di Mussolini del 1939-1941.


Mediante l'attivazione dell'articolo 5,- “Le Parti accordano che un attacco armato contro uno o più di essi in Europa o NordAmerica sarà considerato un attacco contro tutte esse (e) aiuteranno alla Parte o le Parti attaccate”- la NATO si preparò per la sua prima guerra terrestre e la sua prima guerra in Asia.


Approfittò anche della sua situazione di guerra effettiva per lanciare la Operation Active Endeavor (Operazione Sforzo Attivo) all' inizio di ottobre del 2001, un programma esaustivo, ermetico, di controllo ed interdizione navale in tutto il Mar Mediterraneo che monitora tutta l’attività nel nuovo mare nostrum della NATO e domina tutti i punti di accesso al mare più importanti del mondo: Lo Stretto di Gibilterra, lo Stretto dei Dardanelli e il Canale di Suez, che collega il Mediterraneo con l'Oceano Atlantico, il Mar Nero, il Mar Rosso e quindi con l’Oceano Indiano, rispettivamente.


L’alleanza guidata dagli USA ha ottenuto il controllo di questa vasta gamma di vie navigabili attraverso l’adozione di pretesti statunitensi precedenti all’11 settembre del 2001 di combattere il terrorismo e le armi di distruzione di massa. Il primo è stato il pretesto per invadere l’Afghanistan, il secondo per invadere l’Iraq.


Tre anni dopo l’inaugurazione dello Sforzo Attivo, che continua con tutta la sua forza fino ad oggi, il summit della NATO in Turchia, ha sviluppato l’Iniziativa di Cooperazione di Strasburgo che ha aggiornato la cooperazione militare con i membri del Dialogo Mediterraneo del blocco- Algeria, Egitto, Israele, Giordania, Mauritana, Marocco e Tunisia ed ha proposto ai sei membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo- Bahrein, Kuwait, Oman, Qatar, Arabia Saudita e gli Emirati Arabi- di avere un rapporto simile, modellato secondo il programma di Cooperazione per la Pace che ha preparato a dodici nazioni europee orientali per il loro accesso alla qualifica di membro pieno della NATO durante l’ultimo decennio. [3]


In dieci anni il blocco militare si è esteso molto oltre i suoi limiti avuti durante la Guerra Fredda, Nord America, Europa Occidentale e Meridionale e a quasi tutto l’Europa Orientale, incluso gli Stati del vecchio patto di Varsavia e le repubbliche sovietiche e jugoslave. La divisione militare bipolare dell’Europa simbolizzata dal Muro di Berlino [4], che è caduto 20 anni fa, è stata sostituita da una espansione unilaterale dell’unico blocco militare del mondo verso le frontiere occidentali della Russia, del mar Baltico al Mar Nero e Adriatico. Da lì è arrivato, attraverso i suoi insediamenti e corporazioni verso il sud del Caucaso, Africa nord orientale e centrale, Asia centrale e del sud.


Se l’Afghanistan è una prova o il saggio della NATO nel suo 60° anniversario, non lo è per la NATO del 1949 ma per quella che importanti funzionari dell’Alleanza e altri difensori hanno chiamato negli ultimi anni: LA NATO del XXI Secolo, una NATO di spedizione, una NATO globale: Il primo intento nella storia di forgiare un’alleanza militare internazionale. Una rete armata internazionale che ha come suo fondamento e suo nucleo l' autoproclamata superpotenza esclusiva del mondo e il suo arsenale nucleare.


La guerra “asimmetrica” in Afghanistan, che è al suo nono anno, è un’impresa seminale per la NATO sotto diversi aspetti. Oltre a rappresentare la prima guerra terrestre del blocco e la sua prima escursione coloniale fuori dal mondo euro-atlantico, la prolungata, ed in base a tutti gli indizi indefinita campagna nel sud dell’Asia è un laboratorio e campo di addestramento, poligono di tiro e punto di convergenza per la consolidazione statunitense di una forza globale di attacco e di occupazione provata per la prima volta in Kosovo nel 1999 con 50.000 soldati sotto il comando della NATO, dopo in Iraq nel 2004 con decine di migliaia di soldati della NATO, nuove nazioni della NATO e candidate al blocco. [5]


Adesso Washington e Bruxelles hanno obbligato contingenti armati di cinquanta nazioni di cinque continenti perché siano sotto il comando del generale Stanley McChrystal, capo di tutte le forze degli USA e della NATO in Afghanistan.


I nuovi Stati che contribuiscono sono anche paesi geograficamente lontani e diversi in altri sensi, come la Colombia, la Bosnia, Georgia, Montenegro, Mongolia, Armenia e Corea del Sud.Tutti, ad eccezione della Mongolia, sono stati scenari di guerre o potrebbero esserlo in qualsiasi momento. Come hanno stabilito numerose dichiarazioni di dirigenti politici e militari di nazioni che forniscono soldati alla NATO per la guerra afgana, quel campo di battaglia è un luogo e un' opportunità ideale per ottenere esperienza reale di combattimento con il fine di applicarla in casa. La maggior parte dei paesi in questa categoria confinano con la Russia sui versanti nord occidentale e sud occidentale. [6]


Il ministro di Difesa austriaco, una delle poche nazioni europee che ancora non è completamente membro della NATO, recentemente si è lamentato che funzionari statunitensi stessero facendo pressione al suo paese perché fornisse più soldati per il loro attacco in Afghanistan, ed ha dovuto ricordare ai lettori di uno dei giornali del suo paese che il suo paese continua ad essere uno Stato sovrano. Come informa il Deutsche Welle, “L’Austria e gli USA, discutono per la quantità di soldati austriaci in Afghanistan. Il governo austriaco dice che sente una forte pressione da parte degli USA perché si inviino altri soldati alla missione della NATO”.


Il giornale sud coreano Dong- A Ilbo, il 21 dicembre scriveva che “La NATO ha invitato per la prima volta una delegazione militare coreana ad una riunione il prossimo anno dove ci saranno i paesi che inviano soldati in Afghanistan”.


“L’invio di esercito coreano, programmato per luglio, probabilmente accelererà un’amplia cooperazione militare tra la Corea e la NATO”. La fonte ha aggiunto che la valutazione della Corea da parte della NATO sta cambiando con l’avvento del nuovo governo di Lee Myung-bak a Seul, dato che la Corea partecipa attivamente alla cooperazione internazionale sulla sicurezza, inclusa la decisione di inviare l' esercito in Afghanistan e di unirsi pienamente all’ Iniziativa della Sicurezza della Proliferazione”. L’iniziativa della Sicurezza della Proliferazione (PSI) è un altro meccanismo vincolato al progetto dell’armata di migliaia di navi USA, così come l’Operazione di Active Endeavor NATO, per impegnare più e più nazioni di tutto il mondo in una rete militare internazionale diretta da Washington. [7]


La Corea è quella che dalla NATO viene identificato come Paese di Contatto partner, gli altri sono il Giappone, l’Australia e la Nuova Zelanda, come fondamento per una “NATO asiatica” in caso di emergenza anche Singapore e Mongolia- che hanno o avranno per la prima volta un esercito al servizio della NATO in Afghanistan- così come le Filippine, Tailandia, Brunei e future possibilità come l’India, Bangladesh e Cambogia e le cinque ex repubbliche sovietiche in Asia Centrale, così come l’Afghanistan e il Pakistan. [8]


Mentre si sposta verso est, il blocco del Nord Atlantico lo fa anche verso il Sud ed ha cominciato a penetrare formalmente l’Africa, con una missione di trasporto aereo verso la regione del Darfur nel Sudan nel 2005 ed insediamenti navali di fronte alla Somalia nel Corno dell’Africa dal 2007.


Il principale alleato militare di Washington in Sud America e in tutta l'America Latina, la Colombia, consegnando sette basi militari al Pentagono in un’azione che potrebbe provocare una guerra con i vicini Venezuela ed Ecuador, sta inviando una compagnia di soldati addestrati dagli Stati Uniti, alla missione dell’ISAF della NATO. Daranno la propria esperienza bellica alla nazione sud asiatica e ritorneranno a casa, come i loro equivalenti militari georgiani e sud coreani, allenati anche dagli USA, meglio preparati per conflitti armati contro gli Stati vicini.


A parte la Gran Bretagna, Francia e Paesi Bassi sono tenuti a fornire i propri possedimenti coloniali in America Latina e le loro coste al loro alleato statunitense della NATO da usare contro i paesi membri dell'Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America (ALBA), Bolivia, Ecuador, Cuba, Nicaragua e Venezuela (Honduras post golpe si è ritirato) sono state adottate misure negli ultimi quindici anni per espandere i legami della NATO con altre nazioni latinoamericane. [9]


Nel 1995 il Cile e l’Argentina (sotto la presidenza Menem) hanno inviato truppe perché servissero la NATO in Bosnia, il primo attacco militare dell’Alleanza fuori dal territorio di uno Stato membro. Questa settimana il Cile ha accettato la continuazione dell’insediamento di esercito in questo paese- la missione è stata trasferita dalla NATO all’UE- ed un funzionario del governo ha dichiarato: “Abbiamo visto il Cile insieme alla NATO in un paese europeo, e l’interazione delle nostre forze armate con eserciti di prima categoria nel mondo”. [10]


La guerra e la storia militare dei candidati alla NATO e agli Stati partner della NATO durante gli ultimi 15 anni si sono estesi dalla Bosnia al Kosovo, alla Macedonia e all’Iraq, e finalmente all' Afghanistan. Le forze armate cilene, chiunque vinca il ballottaggio delle elezioni presidenziali, potrebbero essere inviate in Afghanistan.


Dal rafforzamento dei legami con il Cile, che è coinvolto nella controversia in corso multinazionale per i diritti nell’Antartide, e con il Sud Africa, dove hanno attraccato navi da guerra della NATO e realizzato esercitazioni navali durante gli ultimi due anni, oltre all’Australia che ha il più grande contingente di paesi non membri della NATO in servizio in Afghanistan, l’ Alleanza si posiziona per la corsa all’estremo sud del pianeta [11] come lo è attualmente per la parte superiore del mondo. [12]


Due mesi prima della demolizione del Muro di Berlino e la fine effettiva della Guerra Fredda, si è tenuto un summit triennale del Movimento dei Non-Allineati a Belgrado, Jugoslavia. Erano presenti i rappresentanti di 108 nazioni che sono stati definiti come non–allineati militarmente.


Venti anni più tardi, e con più di venti paesi supplementari nel mondo dopo la disintegrazione dell'Unione Sovietica, della Cecoslovacchia e Jugoslavia e l'indipendenza di Timor Est,di aderire agli accordi militari, associazioni, l'esercizio e la creazione di basi USA e della NATO è più intenso che durante la Guerra Fredda.


La recente attivazione del Comando Africa degli USA, conta solo 53 nazioni per associazioni individuali e collettive con il Pentagono. La guerra in Afghanistan oggi è un banco di prova più ampio a livello mondiale nella militarizzazione del mondo. Washington fa pressione su tutto il mondo perché contribuisca con eserciti, logistica e risorse finanziarie ed usa la guerra per stabilire legami bilaterali militari e l'interoperabilità di armi e tecnologia militare con le nazioni di tutto il mondo.


Il primo decennio del nuovo millennio è stata una guerra, che iniziò seriamente in Afghanistan, e l’espansione di basi e di eserciti statunitensi in Europa Orientale, Medio Oriente, Africa, Sud America e Asia Centrale e del sud. Aree che erano finora state risparmiate la presenza permanente del Pentagono.


Note

1) U.S., NATO Poised For Most Massive War In Afghanistan’s History, Stop NATO, September 24, 2009 http://rickrozoff.wordpress.com/2009/09/24/u-s-nato-poised-for-most-massive-war-in-afghanistans-history

2) UE, NATO, USA: L'alleanza del secolo per il dominio globale, Stop NATO, February 19, 2009
http://www.vocidallastrada.com/2009/03/ue-nato-usa-lalleanza-del-secolo-per-il.html
3) NATO In Persian Gulf: From Third World War To Istanbu, Stop NATO, February 6, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/08/26/nato-in-persian-gulf-from-third-world-war-to-istanbul
4) 1989-2009: Moving The Berlin Wall To Russia’s Borders, Stop NATO, November 7, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/11/07/1989-2009-berlin-wall-moves-to-russian-border
5) Afghan War: NATO Builds History’s First Global Army, Stop NATO, August 9, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/09/01/afghan-war-nato-builds-historys-first-global-army
6) Afghan War: NATO Trains Finland, Sweden For Conflict With Russia, Stop NATO, July 26, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/09/01/afghan-war-nato-trains-finland-sweden-for-conflict-with-russia
7) Proliferation Security Initiative And U.S. 1,000-Ship Navy: Control Of World’s Oceans, Prelude To War, Stop NATO, January 29, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/08/26/proliferation-security-initiative-and-us-1000-ship-navy-control-of-worlds-oceans-prelude-to-war
8) Global Military Bloc: NATO’s Drive Into Asia, Stop NATO, January 24, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/08/26/global-military-bloc-natos-drive-into-asia
U.S. Expands Asian NATO Against China, Russia, Stop NATO, October 16, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/10/16/u-s-expands-asian-nato-against-china-russia
9) Twenty Years After End Of The Cold War: Pentagon’s Buildup In Latin America, Stop NATO, November 4, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/11/04/stop-nato
10) Xinhua News Agency, December 22, 2009
11) NATO Of The South: Chile, South Africa, Australia, Antarctica, Stop NATO, May 30, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/08/31/nato-of-the-south-chile-south-africa-australia-antarctica
12) NATO’s, Pentagon’s New Strategic Battleground: The Arctic, Stop NATO, February 2, 2009
http://rickrozoff.wordpress.com/2009/08/26/natos-pentagons-new-strategic-battleground-the-arctic

Fonte: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=16653


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