2 luglio 2009

IL MITO DEL LIBERO COMMERCIO


"Un modo per minare l'agricoltura messicana è inondando il mercato con le esportazioni degli Stati Uniti, che sopravvivono grazie a sovvenzioni, risalenti al periodo di Reagan. Questo non è il libero commercio".
Noam Chomsky


Noam Chomsky ha risposto ai lettori di BBC World in un'intervista in cui ha parlato dal "interesse nazionale" di Washington nel punire Cuba fino all'immagine "demoniaca", che si è dipinta di Hugo Chávez negli Stati Uniti, passando per il "mito "del libero commercio", tema principale della terza ed ultima parte di questa conversazione.

Linguista, attivista, filosofo, Chomsky è stato per quattro decenni uno dei più feroci critici della politica estera del suo paese.

Dopo 80 anni, anche il mondo accademico mette in guardia contro i pericoli di ripetere parole senza chiedersi davvero cosa significano. Ad esempio, il Trattato di Libero Commercio del Nord America è veramente un accordo di libero commercio?

Durante queste tre interviste Noam Chomsky ha risposto a questa e ad altre domande da Boston, dove ha insegnato per più di mezzo secolo presso il prestigioso Massachusetts Institute of Technology. L'intervista è stata condotta da Dalia Ventura.

NAFTA E IL MITO DEL LIBERO SCAMBIO

Alcuni lettori si chiedono che cosa ne pensi degli accordi di libero commercio.

Quando le persone mi chiedono in merito al libero commercio, mi ricordo un commento fatto da Gandhi, quando gli hanno chiesto che cosa pensasse della civiltà occidentale. E la sua risposta è stata: "potrebbe essere un'idea interessante", e lo stesso succede con il libero commercio.
Il cosiddetto libero commercio, in realtà, ha poco a che fare con il libero commercio. In realtà, a volte non hanno molto a che fare neanche con il commercio.

Consideremos, por ejemplo, el tratado de libre comercio entre EE.UU. Si consideri, ad esempio, il trattato di libero commercio tra gli Stati Uniti e il Messico (NAFTA). Ha tutti i tipi di elementi altamente protezionista per il profitto delle imprese. Comprende misure che non hanno nulla a che fare con il commercio, come le condizioni speciali di diritti di investimento.

Il commercio, nel senso di scambio attraverso le frontiere, è aumentato dopo il NAFTA, ma questo commercio, è in gran parte la costruzione di un programma ideologico.

Al tempo dell'Unione Sovietica, se una fabbrica di produceva componenti di auto in Leningrado, li inviavano a varsavia per essere montati, eppoi a Mosca per la vendita, non possiamo chiamare questo scambio commerciale, anche se attraversavano le frontiere. Todo se daba dentro de una economía dirigida. Tutto è all'interno di un' economia.

E una parte sostanziale del commercio tra gli Stati Uniti Messico ed è all'interno di economie. Quindi, se la General Motors produce componenti in Indiana, li invia al Messico del nord per poi essere assemblati e poi vende le vetture a Los Angeles, questo viene chiamato commercio a doppio senso (in entrambe le direzioni), ma tutto si svolge all'interno di un economia.

Non abbiamo dati precisi, le corporations li mantengono segreti, ma probabilmente più della metà di ciò che è chiamato commercio, non è il libero commercio.

Inoltre, un modo per minare e distruggere l'agricoltura messicana eventualmente è inondando il mercato con esportazioni agricole degli Stati Uniti, che sopravvivono con notevoli sovvenzioni pubbliche che risalgono al periodo di Reagan. Questo non è il libero commercio.

Sicuramente, gran parte dell'economia americana si basa sul settore statale, compresi i suoi principali settori come l'informatica e Internet, che è stato sviluppato a livello statale per decenni. La fabbricazione e l'esportazione di aerei, per esempio, un' industria è nata in gran parte dalle Forze aeree.

DA HAITI AL MESSICO
Quindi, quello che è chiamato il libero commercio è uno scambio con alcuni elementi del mercato, ma non è di libero scambio.

E questa si nota. L'anno scorso, per esempio, la grande crisi alimentare in gran parte del mondo in via di sviluppo, in primo luogo, e in forma grave ad Haiti, dove vi sono stati scontri perché la gente non aveva da mangiare.

Fino a non molto tempo fa Haiti era autosufficiente nella sua produzione alimentare, ma questa produzione è stata distrutta da misure di libero commercio che le furono imposte, per esempio, quando Clinton ha deciso di porre fine al terrore di Haiti, che lui stesso aveva sostenuto, ha deciso che non poteva consentire il ritorno di Aristide e ha imposto misure molto restrittive, neo-liberali. Egli non ha consentito ad Haiti a fissare tariffe per proteggere la sua economia.

Gli agricoltori haitiani sono produttori di riso molto efficienti, ma non possono competere con l'industria alimentare degli Stati Uniti che ottiene gran parte dei loro profitti dalle sovvenzioni statali.
Nel caso del Messico, questo accade con la produzione di mais.

Non dobbiamo farci ingannare con il termine "libero commercio". E come disse Gandhi, forse il libero commercio è una buona idea, ma non è il regime che si sta imponendo.

PROTEZIONISMO DEGLI USA.

In realtà, il vero libero commercio non è mai stato messo in atto dai paesi ricchi, tranne per brevi periodi in cui conveniva loro.
Gli Stati Uniti ad esempio, durante il suo periodo di rapido sviluppo nel XIX secolo fino a dopo la seconda guerra mondiale è stato probabilmente il più protezionista del mondo con tariffe molto elevate per bloccare l'entrata di beni di qualità superiore del Regno Unito, Giappone o altri paesi.
Negli anni'50 gli Stati Uniti possedeva la metà della ricchezza del mondo, ha vinto in ogni competizione, così ci siamo mossi in direzione del libero scambio, ma temporaneamente.

Reagan era considerato il profeta del libero commercio, mentre in realtà è stato il presidente più protezionista nella storia del dopoguerra degli Stati Uniti. Raddoppiò le barriere protezionistiche per cercare di salvare l'industria statunitense dalla migliore qualità di merci provenienti dal Giappone.
Molto di ciò che viene detto in merito a tali questioni è mito è davvero necessario smantellare questi miti, prima ancora di iniziare a parlare seriamente di questi temi.

Soprattutto nel caso di Reagan c'è un'organizzazione chiamata L'eredità di Reagan che ha inventato una splendida figura, un po 'come Kim Il Sung (leader della Corea del Nord), che non avevano nulla a che fare con la realtà.

Reagan è stato anche responsabile di molte morti, distrutto quasi quattro paesi in America centrale e sostenuto le atrocità commesse dal Sudafrica in Mozambico e Angola, che hanno causato la morte, forse un milione di persone. E' un record che spaventa molto.

Fonte: http://www.bbc.co.uk/mundo/participe/2009/06/090618_participe_chomsky_librecomercio_3.shtml

1 luglio 2009

PRIMO COLPO DI STATO DI OBAMA

di Eva Golinger

(Note: Sono le 11:15, ora di Caracas, il Presidente Zelaya è in diretta su Telesur da San Jose, Costa Rica. Ha confermato che i soldati sono entrati nella sua residenza nelle prime ore del mattino, sparando e minacciando di uccidere lui e la sua famiglia se si fosse opposto al golpe. È stato costretto a seguire i soldati, che lo hanno portato alla base aerea ed imbarcato su un aereo per in Costa Rica. Ha chiesto al Governo degli Stati Uniti di condannare pubblicamente il colpo di Stato; non facendolo ammetterebbero di fatto la propria complicità).

Caracas, Venezuela – L' sms che ho ricevuto questa mattina diceva “Attenzione, Zelaya è stato sequestrato, colpo di Stato in Honduras, diffondere”. Risveglio brusco per una domenica mattina, soprattutto per i milioni di honduregni che si stavano preparando ad esercitare il sacro diritto di votare oggi per la prima volta in un referendum consultivo sulla convocazione di un'assemblea costituzionale per la riforma della costituzione. Presumibilmente al centro della controversia c'è il referendum previsto per oggi, che non è vincolante ma semplicemente un sondaggio d'opinione per determinare se una maggioranza di honduregni desideri entrare in un processo volto a modificare la loro costituzione.

Tale iniziativa non ha mai avuto luogo nella nazione dell'America Centrale, che ha una costituzione molto limitata che prevede una partecipazione minima del popolo dell'Hunduras al processo politico. La costituzione attuale, scritta nel 1982 al culmine della sporca guerra dell'Amministrazione Reagan in America Centrale, doveva servire a far sì che l'élite che deteneva il potere, sia economico che politico, potesse conservarlo con minime interferenze da parte della popolazione. Zelaya, eletto nel novembre del 2005 per la piattaforma del Partito Liberale dell'Hunduras, aveva proposto il referendum consultivo per determinare se la maggioranza di cittadini concordasse sulla necessità di una riforma costituzionale. Godeva del sostegno della maggioranza dei sindacati e dei movimenti sociali del paese. Se il sondaggio di opinione avesse potuto svolgersi, a seconda dei risultati durante le elezioni del prossimo novembre si sarebbe tenuto un referendum per votare la convocazione di un'assemblea costituzionale. Ma il voto previsto per oggi non era legalmente vincolante.

Anzi, in precedenza la Corte Suprema dell'Honduras lo aveva dichiarato illegale, su richiesta del Congresso: entrambi sono guidati da maggioranze che si oppongono a Zelaya e da membri del partito ultra-conservatore, il Partito Nazionale dell'Honduras (PNH). Questa iniziativa ha portato alla massiccia protesta a favore del Presidente Zelaya. Il 24 giugno il presidente ha rimosso il capo di stato maggiore delle forze armate, il Generale Romeo Vásquez, quando questi si è rifiutato di consentire ai militari di distribuire il materiale elettorale per le elezioni di domenica. Il Generale Romeo Vásquez ha tenuto il materiale sotto rigido controllo militare, rifiutandosi di distribuirlo perfino ai collaboratori del presidente, affermando che il referendum era stato dichiarato illegale dalla Corte Suprema e di non poter ubbidire all'ordine del presidente. Come negli Stati Uniti, anche in Honduras il presidente è Comandante in Capo e ha l'ultima parola sulle azioni dell'esercito. Zelaya ha dunque ordinato la rimozione del Generale. In risposa a questa situazione sempre più tesa si è dimesso anche il Ministro della Difesa, Angel Edmundo Orellana.

Però il giorno successivo la Corte Suprema dell'Honduras ha restituito alle sue funzioni il Generale Romeo Vásquez, dichiarando che la sua deposizione era stata “incostituzionale”. Migliaia di persone si sono riversate nelle strade della capitale dell'Honduras, Tegucigalpa, manifestando il proprio appoggio al Presidente Zelaya ed evidenziando la propria determinazione ad assicurare che il referendum legalmente non vincolante di domenica avesse luogo. Venerdì il presidente e un centinaio di sostenitori hanno marciato verso la vicina base aerea per raccogliere il materiale elettorale che si trovava nelle mani dell'esercito. Quella sera Zelaya ha convocato una conferenza stampa nazionale insieme a un gruppo di rappresentanti di diversi partiti politici e movimenti sociali, richiamando tutti all'unità e alla pace nel paese.

Sabato la situazione in Honduras veniva segnalata come tranquilla. Ma all'alba di domenica un gruppo di circa 60 soldati armati è entrato nella residenza presidenziale e ha preso in ostaggio Zelaya. Dopo varie ore di confusione si è saputo che il presidente era stato portato in una vicina base aerea e condotto in aereo nel vicino Costa Rica. Finora non sono state diffuse immagini del presidente e non si sa se la sua vita sia ancora in pericolo.

La moglie del Presidente Zelaya, Xiomara Castro de Zelaya, in diretta su Telesur alle 10:00 circa, ora di Caracas, ha raccontato che nelle prime ore di domenica mattina i soldati hanno fatto irruzione sparando nella residenza e hanno picchiato e portato via il presidente. “È stato un atto di vigliaccheria”, ha dichiarato la first lady riferendosi al sequestro, che ha avuto luogo in un'ora in cui gli occupanti della casa non erano in grado di reagire. Casto de Zelaya ha anche chiesto che fosse salvata la vita di suo marito, facendo capire che nemmeno lei sa dove si trovi. Ha affermato che le loro vite sono ancora in “grave pericolo” e ha chiesto alla comunità internazionale di denunciare questo colpo di Stato e di agire rapidamente per ristabilire l'ordine costituzionale nel paese, con la liberazione e il ritorno del presidente democraticamente eletto Zelaya.

Il Presidente della Bolivia Evo Morales e quello del Venezuela Hugo Chávez hanno entrambi fatto dichiarazioni pubbliche, domenica mattina, condannando il colpo di Stato in Honduras e chiedendo alla comunità internazionale di reagire per far sì che venga ristabilita la democrazia e che il presidente costituzionale sia reintegrato alle sue funzioni. Mercoledì 24 giugno in Venezuela si è tenuto un incontro straordinario dei paesi membri dell'Alternativa Bolivariana per le Americhe (ALBA), di cui fa parte anche l'Honduras, per accogliere l'Ecuador, Antigua & Barbados e St. Vincent. Durante l'incontro, cui ha partecipato il Ministro degli Esteri dell'Honduras, Patricia Rodas, è stata letta una dichiarazione di supporto al Presidente Zelaya e di condanna di qualsiasi tentativo di minare il suo mandato e i processi democratici dell'Honduras.

Le notizie arrivate dall'Honduras informano che il canale televisivo pubblico, Canal 8, è stato chiuso dai golpisti. Pochi minuti fa Telesur ha annunciato che in Honduras l'esercito sta interrompendo le forniture di elettricità in tutto il paese. Secondo il Ministro degli Esteri Patricia Rodas le stazioni televisive e radiofoniche che sono ancora in grado di andare in onda non stanno dando la notizia del colpo di Stato o del sequestro del Presidente Zelaya. “Sono state tagliate le linee telefoniche e la corrente elettrica”, ha confermato pochi minuti fa Rodas attraverso Telesur. “I media trasmettono telenovele e cartoni animati e non informano la popolazione dell'Honduras su ciò che sta accadendo”. La situazione ricorda in modo inquietante il colpo di Stato dell'aprile 2002 contro il Presidente Chávez in Venezuela, nel quale i media svolsero un ruolo cruciale prima manipolando l'informazione per spalleggiare il golpe e poi oscurando tutto quando la popolazione cominciò a protestare e infine riuscì a sopraffare e a sconfiggere i golpisti, liberando Chávez (anche lui era stato sequestrato dai militari) e ristabilendo l'ordine costituzionale.

Nello scorso secolo l'Honduras è stato vittima di dittature e di forti interferenze statunitensi, comprese diverse invasioni militari. L'ultimo intervento del governo degli Stati Uniti in Honduras ebbe luogo negli anni Ottanta, quando l'Amministrazione Reagan assoldò squadroni della morte e mercenari perché eliminassero ogni possibile “minaccia comunista” in America Centrale. All'epoca John Negroponte era l'ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras ed era responsabile del finanziamento e dell'addestramento degli squadroni della morte honduregni che furono colpevoli di migliaia di sparizioni e assassini in tutta la regione.

Venerdì l'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) si è riunita per discutere la crisi in Honduras e ha poi diffuso una dichiarazione in cui condanna le minacce alla democrazia e autorizza il viaggio in Honduras di un gruppo di rappresentanti dell'OAS. Nonostante questo venerdì il Segretario di Stato aggiunto degli Stati Uniti, Phillip J. Crowley, si è rifiutato di chiarire la posizione del governo degli Stati Uniti in merito al potenziale colpo di stato contro il Presidente Zelaya, rilasciando invece una dichiarazione più ambigua che sottintendeva il sostegno di Washington agli oppositori del presidente honduregno. Mentre la maggior parte dei governi latinoamericani ha chiaramente espresso una netta condanna dei piani golpisti in corso in Honduras e il proprio sostegno al presidente costituzionalmente eletto dell'Honduras, il portavoce degli Stati Uniti ha dichiarato: “Siamo preoccupati per la rottura del dialogo politico tra i politici honduregni in merito alla consultazione del 28 luglio sulla riforma costituzionale. Sollecitiamo tutte le parti in causa a cercare una soluzione democratica congiunta nell'attuale stallo politico che rispetti la costituzione honduregna e le leggi dell'Honduras e sia coerente con i principi della Carta Democratica Interamericana”

Alle 10:30 di domenica mattina Washington non aveva diffuso altre dichiarazioni sul colpo di Stato militare in Honduras. La nazione centro-americana dipende fortemente dall'economia degli Stati Uniti, che le assicura una delle principali fonti di reddito: si tratta delle rimesse di denaro mandate dagli honduregni che lavorano negli Stati Uniti in base al programma dello “statuto protetto temporaneo” attuato durante la guerra sporca di Washington negli anni Ottanta in seguito all' immigrazione di massa verso il territorio statunitense di honduregni in fuga dalla zona di guerra. Un'altra importante fonte di entrate in Hunduras è USAID (United States Agency for International Development, Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale), che ogni anno fornisce più di 50 milioni di dollari per programmi di “promozione della democrazia” e generalmente finanzia organizzazioni non governative e partiti politici favorevoli agli interessi americani, come è accaduto in Venezuela, Bolivia e altri paesi della regione. Inoltre il Pentagono mantiene la base militare di Soto Cano in Honduras, con circa 500 soldati e molti aerei ed elicotteri da combattimento.

Il Ministro degli Esteri Rodas ha detto di aver cercato più volte di entrare in contatto con l'Ambasciatore degli Stati Uniti in Honduras, Hugo Llorens, il quale finora si è negato. Il modus operandi del golpe fa capire che Washington vi è coinvolta. Né l'esercito honduregno, che è in gran parte addestrato dalle forze statunitensi, né la dirigenza politica ed economica agirebbero per deporre un presidente democraticamente eletto se non godessero del sostegno e dell'appoggio del governo degli Stati Uniti. Il Presidente Zelaya è stato frequentemente oggetto di attacchi da parte dell forze conservatrici honduregne per i suoi rapporti sempre più stretti con il paesi dell'ALBA, soprattutto il Venezuela e il Presidente Chávez. Molti ritengono che il golpe sia un mezzo per far sì che l'Honduras non continui a perseguire il processo di unificazione a paesi più progressisti e socialisti dell'America Latina.

Fonte: http://www.soaw.org/presente/index.php?option=com_content&task=view&id=217&Itemid=74

Tradotto per Voci Dalla Strada da LORIS

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30 giugno 2009

LIBERTA' D'ESPRESSIONE VS. VIGILANZA NELL'ERA DIGITALE

© 2009 Amy Goodman

Gli strumenti di comunicazione di massa, che in un periodo hanno occupato interi settori del governo e aziende, adesso hanno la misura di una tasca. I telefoni cellulari possono filmare e inviare video su internet attraverso la connessione senza fili. La gente può inviare testimonianze, foto, video, toccando soltanto qualche tasto, a mille e perfino milioni di persone attraverso i siti di rete sociale. Man mano che si sono sviluppate queste tecnologie, si è anche sviluppato la capacità di controllarle, filtrarle, censurarle e bloccarle.

Un dossier sul Wall Street Jorunal pubblicato questa settimana, ha indicato che “Il regime iraniano ha sviluppato, con l’aiuto di aziende esperte in telecomunicazioni europee, uno dei meccanismI più sofisticati di controllo e di censura su internet del mondo, che permette di esaminare il contenuto delle comunicazioni elettroniche individuali su larghissima scala”. L’articolo menziona la Nokia Siemens Networks come il fornitore di un kit capace di realizzare “una esaustiva ispezione dei pacchetti-dati” (DPI la sua sigla in inglese). La DPI, per il Centro d’Informazione sulla Privacy Elettronica (EPIC), “permette ai fornitori dei servizi internet d’intercettare praticamente tutta l’attività su Internet dei suoi clienti, come i dati di navigazione su internet, la posta elettronica, e il download di archivi peer-to-peer”.

Nokia Siemens ha negato , dicendo in un comunicato stampa che l’azienda “ha dato all' Iran la tecnologia per l’Intercettazione Telefonica Legale unicamente per controllare le chiamate telefoniche locali”. E’ precisamente la questione “legale” quella che si vuole affrontare. “Intercettazione Legale” significa che le persone possono essere controllate, localizzate e censurate. E’ necessario che vengano prese delle misure mondiali che proteggano la libertà di comunicare e di non essere d’accordo.

La Cina ha un sistema molto sofisticato di controllo e censura in Internet, conosciuto come la “Grande Muraglia Di Fuoco Cinese”, che aveva colpito molto prima dei Giochi Olimpici del 2008. Un documento filtrato in un’udienza sui diritti umani del Senato degli Stati Uniti ha coinvolto la Cisco, un fabbricante di router con sede in California, nella commercializzazione di tecnologia al governo cinese, perché dopo venissero adattati allo scopo di controllare e censurare. Il governo cinese adesso esige che tutti i pc venduti dopo il 1 giugno 2009 includano il software “Greem Dam”, i critici dicono che darà ancora più potere ai governo di controllare l’uso di Internet.

Josh Silver, Direttore Esecutivo di Free Pass, un gruppo di politica sui mass-media, dice che le azioni dell’Iran e della Cina dovrebbero allarmarci sulla questione del controllo interno negli Stati Uniti. Silver mi ha detto: “Questa tecnologia che controlla tutto quello che circola in rete è qualcosa che già funziona, che è disponibile non c’è una legislazione negli Stati Uniti che impedisca al governo statunitense di utilizzarla. E’ di dominio pubblico che la Agenzia di Sicurezza Nazionale (NSA) durante il governo Bush, durante gli ultimi 7-8 anni, precisamente dal dopo 11 settembre, ha sollecitato le principali aziende fornitrici di Internet, in modo particolare la AT&T e Verizon, perchè usassero dei componenti tecnologici costruiti da alcune aziende come questa Cisco, che avrebbero fatto quello descritto prima, che avrebbero fatto intercettazioni per controllare il contenuto che circolava su internet e sulle linee telefoniche di tutto il paese”. Questo kit è stato la colonna vertebrale del programma “intercettazioni telefoniche senza richiesta giudiziaria.”

Thomas Tamm è stato avvocato del Dipartimento di Giustizia e denunciò questo programma. Nel 2004 chiamò il New York Times da un telefono pubblico in un metrò e raccontò al giornalista Eric Lichtblau dell’esistenza di un programma di vigilanza segreto a livello nazionale. Nel 2007, l’FBI perquisì la sua casa sequestrando 3 pc e archivi personali. Ancora adesso può subire un possibile processo.

Tamm mi ha detto: “Credo di aver messo il mio paese prima di me (….) Abbiamo un procedimento legale vigente attraverso il tribunale della FISA (Legge di Vigilanza d’Intelligenza Estera) che ci permette di fare le intercettazioni telefoniche ritenute legali degli statunitensi che vanno all’estero. Si deve dimostrare (perché siano legali, ndt) che esiste una causa probabile che siano collegati con il terrorismo ma questo aspetto non rappresenta una difficoltà per il governo. E sono convinto che molti altri statunitensi sono stati sottomessi a intercettazioni telefoniche e delle quali non si sa nulla. Non sappiamo cosa si è fatto con queste informazioni. E appena iniziamo a sapere quante persone sono state torturate in nome nostro cominciamo anche a sapere poco a poco la portata che hanno le intercettazioni. Purtroppo, devo dire che non mi sorprende, perché il governo non sta rispettando la legge quando ho parlato con il NYT e, sembra, che non la stia rispettando neanche adesso”.

Il programma sulle intercettazioni telefoniche senza alcun ordine dall’organo giuridico è considerato illegale da una maggioranza di persone. Dopo aver cambiato di colpo posizione durante la campagna politica, l’allora senatore Barack Obama, votò insieme alla maggioranza del Congresso per dare alle aziende di telecomunicazione, come AT&T e Verizon, immunità retroattiva per non essere processate. Il NYT recentemente ha informato che la NSA ha una date-base di chiamate telefoniche denominata Pinwale, con milioni di e-mail intercettate, anche alcune dell’ex presidente Bill Clinton.

In una recente udienza del Senato, il senatore Russ Feingold chiese al Procuratore Generale degli Stati Uniti, Eric Holder, se pensava che il programma originale delle intercettazioni senza l’ordine dell’organo giuridico fosse illegale.

Feingold: “Adesso che è Procuratore Generale, ha qualche dubbio sull' illegalità del programma di intercettazioni telefoniche senza l’ ordine giuridico?

Holder: “Credo che il programma sulle intercettazioni telefoniche senza l’ ordine giuridico, con le caratteristiche che aveva in quel momento, non era di certo un modo “poco saggio” dato che è stato introdotto senza il consenso del Congresso.“

Feingold: “Pensa che fosse illegale?”

Holder: “Bene, come ho già detto, non era in accordo con la Legge di Vigilanza Estera e non era una politica indovinata”.

I dissidenti in Iran e in Cina rimangano sulle loro posizioni nonostante la repressione, che è possibile, d’altra parte, per l' equipe di aziende statunitensi e europee. Negli Usa, il governo di Obama sta seguendo una strada pericolosa con i programmi di spionaggio dell’era di Bush, che dovrebbero essere sospesi e messi sotto il controllo dalla Giustizia, invece di essere ampliati e difesi.

Fonte: http://www.truthdig.com/report/item/20090623_free_speech_vs_surveillance_in_the_digital_age/

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

29 giugno 2009

LE RAGIONI DELL'ESISTENZA DELLA NATO

di Domenico Moro

A sessanta anni dalla sua fondazione nel 1949, l’esistenza stessa della Nato rappresenta oggi una forzatura storica, dato che fu creata allo scopo di contrastare il Patto di Varsavia e l’Urss, dissoltisi entrambe da venti anni. La Nato non solo è rimasta in funzione, ma ha esteso il suo terreno d’intervento molto al di là dell’Atlantico Settentrionale, al quale l’articolo 5 del suo statuto limita il suo intervento.
Un asse d’espansione della Nato è rappresentato dai Balcani, dove l’indipendenza unilaterale del Kosovo, pretesa dagli Usa, ha costituito un passaggio cruciale. Un altro asse è rappresentato dal Caucaso e dagli stati prodottisi a seguito del dissolvimento dell’Urss, come l’Ucraina e la Georgia, che permetterebbero alla Nato di posizionarsi minacciosamente a ridosso della Russia. Ma la Nato va ben oltre, arrivando, con la presenza in Afghanistan, fino in Asia centrale. A tutto questo si aggiunge il compattamento delle nazioni della Nato, dall’Europa occidentale alla Turchia, nel progetto di “scudo spaziale Usa”.

Dietro tali mosse, si nasconde una fondamentale partita a scacchi, che gli Usa stanno giocando su scala globale per il mantenimento del proprio domino ed in cui il controllo delle risorse planetarie, soprattutto energetiche, e delle loro vie di trasporto occupa una posizione centrale. Gli Usa da tempo devono fronteggiare una grave crisi di comando, che deriva dal definitivo incrinarsi del loro primato economico e finanziario. Tale tendenza si è bruscamente accelerata con la “crisi dei mutui”, che ha portato in superficie la grave recessione che affligge gli Usa e che è stata tenuta a bada per anni attraverso l’erogazione di credito facile, con l’effetto di produrre un doppio debito, commerciale e federale, di proporzioni ormai insostenibili. E’ in tale contesto che gli Usa stanno perdendo il loro primato finanziario mondiale a favore dell’Europa e il dollaro non è più in grado di svolgere il ruolo di “moneta mondiale”.

Ma, soprattutto, gli Usa stanno incontrando sempre più difficoltà a trovare chi finanzi la loro economia parassitaria. La Cina, il principale acquirente dei Treasury bond, i titoli del Tesoro Usa, negli ultimi mesi sta tramutando le sue riserve da dollari in oro, il cui ammontare è cresciuto del 75%, e ha proposto la costituzione di una nuova moneta mondiale. Se gli Usa riescono ancora a finanziare il loro debito è solo aggrappandosi al controllo sul Golfo Persico, presidiato dalla VI Flotta. Infatti, ad acquistare le Treasury sono rimaste le banche centrali delle monarchie del “Consiglio di Cooperazione del Golfo”, le cui valute sono ancorate al dollaro.

Il controllo sul Medio Oriente è anche un controllo sulla Cina e sulla Ue, attraverso il dominio sulla maggiore area energetica mondiale e contro l’eventualità che il petrolio venga quotato in valute diverse dal dollaro. In questo quadro la Russia rappresenta una valida alternativa al Golfo come fornitore energetico dell’Europa, anche grazie alla realizzazione di due pipeline, il North Stream (del cui consiglio di sorveglianza è membro l’ex cancelliere tedesco Schröder) e il South Stream, che bypasseranno stati filo-statunitensi come la Polonia e i Balcani controllati, mediante il Kosovo, dagli Usa.

Non è, quindi, un caso che gli Usa cerchino di minare i legami tra Europa Occidentale e Russia, provocando quest’ultima attraverso la Georgia e con la minaccia dello scudo spaziale, che ben difficilmente può essere giustificato con la protezione da missili nucleari lanciati contro gli Usa dall’Iran. L’assorbimento nello scudo spaziale non solo della Ue ma anche del Giappone, visto che il sistema ha dimensioni mondiali, permette agli Usa di legare a sé questi stati militarmente e politicamente e, nello stesso tempo, di incanalarne le notevoli risorse tecnologiche e finanziarie verso il proprio complesso militar-industriale. Infatti, spese massicce in ricerca e sviluppo dovrebbero, secondo i fautori del “keynesismo militare” Usa, far emergere nuove tecnologie generaliste in grado di aumentare la produttività e ridare fiato all’economia.

Ma, non avendo la base industriale Usa da sola la capacità di assolvere a questo compito ed essendo il debito Usa enorme, si rende necessario il ricorso a risorse tecnologiche e finanziarie internazionali. Lo scudo non è certo diretto contro il terrorismo, che non si serve di missili intercontinentali, ma al rafforzamento della superiorità strategica nucleare degli Usa nei confronti non solo della Russia, ma anche della Cina. La competizione con la Cina è ormai globale e si estende anche all’Africa dove, con la costituzione di un nuovo comando militare (Africom), gli Usa contrastano il tentativo cinese di accedere alle enormi riserve di materie prime.

Il tentativo di controllare l’Afghanistan, origina, come all’epoca del “grande gioco” ottocentesco tra Inghilterra e Russia, dalla sua posizione strategica a cerniera tra Asia, Medio Oriente e Mediterraneo. Oggi le rotte dei commerci e del trasporto di petrolio passano per le “autostrade del mare”, per il cui controllo gli Usa mantengono una flotta da guerra oceanica senza rivali al mondo. Se tali rotte dovessero cambiare per preferire vie terrestri, attraverso l’Asia centrale (dove sono state rinvenute, nella zona del Caspio, le maggiori riserve degli ultimi anni) e l’Afghanistan, la supremazia navale Usa perderebbe il suo valore.

E’ la guerra o la sua minaccia a restare l’opzione con cui gli Usa sono più determinati a risolvere la crisi del loro dominio. L’esercizio statunitense del controllo militare appare, però, incerto e traballante per l’evidente logoramento delle forze armate Usa nel fronteggiare l’endemicità di due conflitti contemporanei, in Iraq e Afghanistan. Le Forze armate americane si sono rapidamente consumate nella fornace irachena, rivelandosi insufficienti a coprire le necessità dello sforzo bellico. Riserva e Guardia nazionale, circa il 46% delle forze impiegate in Iraq, hanno registrato un marcato declino nella leva e nella ferma.

Il Pentagono, che è stato costretto ad abbassare gli standard di reclutamento e ad impedire i congedi, prevede nel futuro la creazione di una sorta di “legione straniera”, pari al 20% della forza totale. Ma, le difficoltà per gli Usa sono state soprattutto politiche, visto che il sostegno alla politica aggressiva di Bush si è progressivamente indebolito, all’interno e all’estero.

La Nato, definita dagli statunitensi organizzazione atlantica e non alleanza, come molti politici nostrani si ostinano a fare, viene così ad occupare un ruolo di rilevo nella “grande strategia” dell’imperialismo Usa, compensandone i limiti. Tale strategia, come quella dell’imperialismo della Roma antica, non casualmente preso come modello da Luttwak, uno dei principali consulenti del Pentagono, prevede l’impiego di “Stati clienti”, che permettano, in modo indiretto, l’esercizio dell’egemonia imperiale. Scopo del rilancio della Nato è, da una parte, suddividere il peso delle missioni di “proiezione di forza” con altri paesi, e, dall’altra, costruire sistemi di controllo e minaccia attorno a potenziali avversari locali ed eventualmente globali.

La nuova amministrazione Obama non sembra differenziarsi dall’orientamento che la politica estera Usa aveva preso già nell’ultima parte del secondo mandato di Bush. Infatti, Obama, da una parte, ha rispolverato la minaccia del terrorismo islamico, pronto a colpire in Europa, per convincere gli europei a mandare più truppe e mezzi in Afghanistan, e, dall’altra, sta enfatizzando il ruolo della Nato. Nel frattempo, il tanto atteso taglio alle spese militari, che ci si aspettava da Obama, in effetti non ci sarà. Nel 2010 il budget del Pentagono aumenterà del 4% (+20,4 miliardi) e per le guerre in Iraq ed Afghanistan sono previsti altri 75,5 miliardi quest’anno e 130 l’anno prossimo.

In questo modo la Nato si avvia a trasformarsi in una sorta di nuova “Santa Alleanza” reazionaria su scala globale, che, anziché stabilizzare un mondo in cui la globalizzazione subisce una battuta d’arresto per la più profonda recessione dalla fine della Seconda guerra mondiale, crea nuove ragioni di attrito e tensione.


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27 giugno 2009

THE MOTHERS ACT: Salva le madri dall'essere obbligatoriamente drogate

di Luciano Gianazza

Che cos'è il Mothers Act
Sto ricevendo email in cui mi si chiede di firmare la petizione online contro il "Mothers Act" e anche richieste di chiarimenti da parte di chi ha ricevuto il messaggio che ho fatto girare. In effetti non ho trovato granché in italiano e questo articolo dovrebbe dare un'idea adeguata a riguardo.
Letteralmente in questo contesto Act significa Decreto, Legge, quindi una legge a favore delle madri, nello specifico delle future e neo mamme e dovrebbe servire a far sì che le istituzioni si prendano cura di loro durante il periodo della gravidanza, del parto e dopo il parto. Questo perché alcune donne sono state soggette a disturbi di un tipo o di un altro in concomitanza con la gravidanza e il parto. Per quanto si potrebbe pensare che il Mothers Act sia un impegno della comunità nei confronti delle donne nel ruolo di madre, in realtà è stato elaborato dalla lobby di Big Pharma, con il solo scopo di trasformare la gravidanza, il parto e la nascita in una condizione medica in cui si verifica la presenza di malattie mentali da trattare con gli psicofarmaci.

La Lobby di Big Pharma
Sono diversi anni che Big Pharma cerca di far approvare dal Congresso Americano il Mothers Act, ma non è mai passato perché uno dei due schieramenti si opponeva all'altro che era finanziato dalla lobby al fine di farlo approvare.

Di solito le lobbies appoggiano finanziariamente uno o l'altro degli ormai soli due gruppi di partiti politicamente opposti per fare approvare provvedimenti favorevoli agli interessi che esse rappresentano o per far cadere quei provvedimenti che invece non sono affatto favorevoli.

Questo fa sì che un gruppo politico spinga le approvazioni di decreti o leggi nell'interesse dei loro finanziatori contrastati dagli oppositori che ovviamente portano avanti altri interessi. Questa situazione conduce spesso a un impasse e a logoranti lotte fino all'ultimo voto che possono durare intere legislature.

Il problema è che ora questa proposta ha maggiori probabilità di diventare legge perché Big Pharma ha cambiato strategia: Ha finanziato alla pari entrambi gli schieramenti politici con il risultato che sia i Repubblicani che i Democratici voteranno a favore.

Questa strategia è già stata adottata in Italia per la proposta di legge di vendere farmaci nei supermercati che è stata bocciata sia dalla maggioranza che dall'opposizione perché Federfarma, la potente lobby dei proprietari di farmacie, ha dato ai due schieramenti (centrodestra e centrosinistra) 250 mila euro complessivi, divisi in parti uguali, quindi 125 mila a uno schieramento, e 125 mila all'altro: sono la somma di tanti finanziamenti da 5 mila, 10 mila, 7 mila, 3 mila, 8 mila che di volta in volta sono finiti nelle tasche dei vari parlamentari, per non fare approvare determinate leggi o farne approvare delle altre che favoriscono gli interessi di Federfarma.

Cosa succederà se il Mothers Act verrà approvato? Negli Stati Uniti le donne in età fertile verranno sottoposte a screening allo scopo di identificare malattie mentali pre e post parto per sottoporle, nel caso di riscontri positivi, a trattamenti psichiatrici farmacologici obbligatori. Ovviamente tali malattie sono più o meno collezioni di sintomi di cui a volte possono essere affette anche persone in buone condizioni fisiche e mentali, ma in momenti particolari come la gravidanza o il parto possono essere fatte passare per veri e propri disturbi mentali che necessitano di trattamento con psicofarmaci come antidepressivi e antipsicotici.

Il problema investe anche il feto che rimarrebbe ugualmente drogato dai farmaci assunti dalla madre, con conseguenti possibili malformazioni fisiche e ottundimento delle capacità mentali, un futuro irto di difficoltà di apprendimento.

Perché la cosa dovrebbe riguardarci? Perché riguarda una serie di abusi che Big Pharma e il suo esercito di psichiatri perpetreranno su delle donne e i loro bambini e ognuno di noi dovrebbe fare la sua parte per evitarlo, non importa a quale nazione appartengano.

In ogni caso anche se volessimo egoisticamente pensare ai fatti nostri, il cartello farmaceutico non conosce frontiere e quanto avviene oggi negli Stati Uniti viene poi replicato nel resto del mondo e chi ha pensato che la cosa non lo riguardasse potrebbe invece ritrovarsi con la moglie, la sorella, la madre o la figlia sottoposte a screening e a trattamento psichiatrico.

Il Mothers Act attuale che Big Pharma sta spingendo per l'approvazione è noto come "Melanie Blocker Stokes Mom's Opportunity to Access Health, Education, Research, and Support for Postpartum Depression Act of 2009" e prende il nome da Melanie Blocker Stokes, una madre che, dopo aver partorito è stata sottoposta a una serie di trattamenti psichiatrici con psicofarmaci ed elettroshock e poi si è suicidata. Si sostiene che Melanie si sia suicidata perché non si è intervenuti preventivamente e quindi il Mothers Act è considerato un impegno che la comunità deve assumersi al fine di impedire che altre madri facciano la fine di Melanie e questa è la tesi che Big Pharma sostiene tramite i suoi gruppi di facciata.

Sarebbe assurdo immaginare che nessuno abbia il minimo sospetto che il suicidio possa essere la conseguenza del trattamento con gli antidepressivi e gli elettroshock quando "pensieri tendenti al suicidio" è uno degli effetti collaterali elencati nei foglietti illustrativi di tali psicofarmaci.

E' necessario quindi anche il tuo intervento, il minimo che si possa fare è firmare una petizione online a cui puoi accedere dal link in fondo alla pagina.

Passa il link di questo mio articolo ai tuoi amici e conoscenti per informarli di questo vero e proprio pericolo per il futuro dell'Umanità. Ho già inviato questo articolo a più di 2.800 persone. Queste sono briciole, insieme possiamo dare un sostanziale contributo alla lotta contro i nemici dell'umanità. Se ti sembra che sto esagerando è solo perché i media anestetizzano la nostra capacità di valutare.

Quello che segue un articolo che ho tradotto per aggiungere altri dati sull'argomento.

Il Mothers Act Alimenta un' Industria Multimiliardaria
di Evelyn Pringle - traduzione di Luciano Gianazza.

La maternità è diventata preda del cartello psico-farmaceutico. Se una nuova normativa conosciuta come Mothers Act diventerà legge, il numero dei bambini drogati tramite la propria madre durante la gravidanza e l'allattamento senza dubbio aumenterà.

Il Congresso ha giustamente rifiutato di far passare questo disegno di legge per otto anni. Il titolo ufficiale è attualmente "Melanie Blocker Stokes Mom's Opportunity to Access Health, Education, Research, and Support for Postpartum Depression Act of 2009".

La proposta di legge è stata introdotta in Aula durante il 110mo Congresso il 4 gennaio 2007, dal democratico dell'Illinois Bobby Rush e poi reintrodotta in entrambi gli organismi del nuovo Congresso, nel gennaio 2009, dopo che il disegno di legge cadde in prescrizione in Senato l'anno scorso.

Il senatore democratico Robert Menendez del New Jersey, dove risiedono un gran numero di aziende farmaceutiche, e Richard Durbin (D-IL) sono i principali sostenitori del progetto di legge al Senato.

In un discorso fatto durante l'Assemblea del 30 marzo 2009 dal deputato Rush divenne chiaro l'obiettivo di questa proposta di legge quando ha affermato che "dal 60 al 80 per cento delle nuove mamme sperimentano sintomi di depressione post parto, mentre la condizione più grave, la psicosi post parto, interessa fino al 20 per cento delle donne che hanno partorito da poco. "

Dopo che l'Assemblea ha votato per far passare la legge quel giorno, il deputato ha dichiarato: "La legge AR 20 metterà finalmente a disposizione significative somme di denaro e attenzione per la ricerca, selezione, trattamento e istruzione delle madri che soffrono di questa malattia."

Il vero obiettivo dei promotori di questa legge è quello di trasformare le donne in età fertile in consumatrici a vita di trattamenti psichiatrici mediante lo screening per tutta una serie di "disturbi dell'umore" e "ansia" e non semplicemente per la depressione post parto.

Mai abbastanza viene detto riguardo alla capacità di chiunque, con un camice bianco addosso e un titolo medico, di convincere le vulnerabili donne in gravidanza e le neo-madri che i pensieri e sentimenti che possono provare in un giorno qualsiasi potrebbero essere anormali.

La costante sorveglianza e il fuoco di fila di domande, tipo sei depressa?, sei preoccupata, hai cambiamenti di umore?, hai paura della maternità?, dormi bene?, ci sono cambiamenti nella tue abitudini alimentari?, è prevedibile che sortiranno senza ombra di dubbio l'effetto di convincere molte donne che normali pensieri ed emozioni sono segno di disturbi mentali.

In un articolo del 13 marzo 2008, "Etichettare la Gravidanza come Malattia Mentale", Byron Richards scrive nel NewsWithViews:

"Il Mothers Act ha il netto effetto di riclassificare il processo naturale della gravidanza e della nascita, come un disturbo mentale che richiede l'utilizzo di farmaci psicotropi non verificati ed estremamente pericolosi (che possono facilmente danneggiare il bambino). Il progetto di legge è stato ovviamente scritto dalla lobby di Big Pharma e la sua conversione in legge sarebbe considerata ridicola, se non stesse accadendo davvero."

Mentre manie, psicosi, agitazione, ostilità, ansia, confusione, depressione e tendenze suicide sono spesso citate come "sintomi" della malattia mentale, molti degli stessi esatti "sintomi" sono elencati come effetti collaterali sulle etichette di avvertimento per gli antidepressivi, antipsicotici e anticonvulsivanti .

Tutti questi farmaci sono attualmente prescritti per trattare "cambiamenti di umore" e "ansia", disturbi per i quali alle donne verrà fatto lo screening se la proposta diventerà legge. Nel caso di donne in gravidanza, nessun farmaco psichiatrico è stato approvato dalla FDA come di uso sicuro.

Le nuove clienti acquisite saranno stigmatizzata per tutta la vita con le etichette delle più gravi forme di malattia mentale, semplicemente perché sono abbastanza sfortunate di essere rimaste in gravidanza negli Stati Uniti, dove gravi disturbi procurano grandi profitti a chi prescrive sostanze psicotrope di ogni genere.

Nel Medical News Today del 1° settembre 2008 compare un titolo riguardante uno studio che dichiara: "Gli americani Mostrano Poca Tolleranza per la Malattia Mentale nonostante sia in aumento la credenza che la causa sia genetica". Lo studio del professore di sociologia Jason Schnittker dell'Università della Pennsylvania, ha messo in evidenza che mentre gli americani credono che la malattia mentale abbia cause genetiche, il paese non è più tollerante nei confronti del malato di mente di quanto lo fosse 10 anni fa.

Lo studio ha esaminato la tolleranza in termini di indisponibilità a vivere accanto a una persona malata di mente, con una casa famiglia per malati di mente nel quartiere, trascorrendo una serata a socializzare con una persona malata di mente, lavorando a stretto contatto con tale persona sul posto di lavoro, facendo amicizia con una persona con una malattia mentale o rimanere sposato una persona malata di mente in famiglia.

L'industria multimiliardaria
In un articolo per AlterNet del 18 giugno 2008, il dottor Bruce Levine, autore del libro, "Sopravvivere all'Epidemia di Depressione dell'America" (Surviving America's Depression Epidemic), spiega come funziona il cartello psico-farmaceutico. "Il trattamento della salute mentale negli Stati Uniti è ormai un'industria da miliardi di dollari", riferisce ", e ad essa vengono applicate tutte le regole tipiche di qualsiasi industria".

"Non solo Big Pharma ha influenti psichiatri sul suo libro paga, quasi ogni istituto della salute mentale da cui i medici, la stampa e il pubblico ricevono le informazioni sulla salute mentale è finanziariamente interconnesso con Big Pharma".

"L'American Psychiatric Association, l'organizzazione professionale della psichiatria, dipende fortemente dalle sovvenzioni da parte delle case farmaceutiche e questo vale anche per Alleanza Nazionale per i Malati Mentali e le altre cosiddette organizzazioni dei consumatori."

"Il dipartimento di psichiatria di Harvard e di altre prestigiose università prendono milioni di dollari da società farmaceutiche, e l'Istituto Nazionale della Salute Mentale da fondi a ricercatori che sono finanziariamente connessi con le aziende farmaceutiche".

Sono più i Democratici che i Repubblicani che spingono il Mothers Act. L'aumento dei finanziamenti per la campagna elettorale dei Democratici può spiegare questa svolta degli eventi. Nelle ultime otto campagne elettorali l'industria farmaceutica ha dato molti più fondi ai Repubblicani che ai Democratici. Nel 2006, la percentuale era pari al 28% per i Democratici e il 70% per i Repubblicani, secondo il Center for Responsive Politics, un gruppo no-profit che esegue il monitoraggio dei finanziamenti politici.

Ma per la campagna del 2008 i Democratici hanno avuto quasi gli stessi soldi dati ai Repubblicani con $5.099.942 rispetto ai $5.680.871 dati ai repubblicani, e questo è probabilmente il motivo per cui i democratici permetterebbero che tale palese schema di marketing di farmaci venga attuato.

"Il Mothers Act, mentre sembra un atto di benevolenza, è una misura inutile e pericolosa che si tradurrà in un ulteriore eccesso di prescrizione di farmaci che sono già esageratamente prescritti in modo grottesco.", spiega Kate Gillespie, uno dei legali di punta che stanno portando avanti le cause legali per i difetti di nascita causati dagli SSRI e per i casi di suicidio legati al Paxil, di stanza a Los Angeles presso lo studio legale Baum, Hedlund, Aristei & Goldman.

"La proposta di legge è una sentiero pericoloso", ammonisce, "verso la prescrizione forzata alle donne in età fertile di psicofarmaci di dubbia efficacia e con gravi problemi di sicurezza per le madri ed i loro bambini innocenti - farmaci che possono causare terribili effetti collaterali, tra cui, comportamenti con tendenza al suicidio, violenza e devastanti difetti di nascita."

Naturalmente, le madri che veramente non riescono a cavarsela da sole dovrebbero essere aiutate", dice la Sig.ra Gillespie, "ma abbiamo davvero bisogno di una legge che preveda che le madri debbano essere esaminate e drogate?"

"Togli la politica e Big Pharma, e la pressione per fare approvare questa legge non avrebbe più senso".

Secondo il Dottor Levine, per politici un impegno molto meno disastroso, piuttosto che fare il push di farmaci per le madri in gravidanza, sarebbe quello di promuovere l'espansione delle cure mediche per la depressione post parto".

Il Dott. Levine afferma che il Mothers Act" omette delle verità" riguardo a Melanie Blocker-Stokes, la donna da cui poi il disegno di legge ha preso nome, e le seguenti informazioni riguardanti il suo suicidio dovrebbero essere rese note:

"Melanie Blocker-Stokes ha di fatto ricevuto estesi trattamenti psichiatrici. E' stata ricoverata in ospedale per tre volte in sette settimane, le sono state date quattro combinazioni di farmaci antipsicotici, ansiolitici e antidepressivi, è stata sottoposta a terapia elettroconvulsivante (elettroshock). Ma, nonostante il trattamento psichiatrico - o a causa di esso - Melanie Blocker-Stokes si uccise gettandosi dal dodicesimo piano di un hotel di Chicago".

"Non vi è alcuna prova che l'uso di antidepressivi da parte di madri depresse abbassi il rischio di suicidio", dice il dottor Levine, "mentre vi è una grande quantità di evidenze che l'uso di antidepressivi può rendere alcune persone maniacali, agitate, e violente".

Promotori per soldi del Mothers Act
Katherine Stone gestisce un sito internet chiamato "Postpartum Progress" e inserisce dei post nel blog ogni giorno. Presta la sua opera anche nel consiglio di amministrazione del Postpartum Progress Internazionale come Presidente delle relazioni pubbliche. La sua biografia dice che "è riconosciuta a livello nazionale, premiata sostenitrice delle donne con disturbi dell'umore ed ansia perinatali."

"Katherine sul suo sito web riferisce che nel 2001, dopo la nascita del suo primo figlio ha sofferto di disturbo ossessivo compulsivo post parto. La sensazione di isolamento e di vergogna l'ha subito ispirata a creare Postpartum Progress, che è diventato il blog più letto negli Stati Uniti sulla depressione post parto, depressione pre parto, psicosi post parto e altri disturbi relativi a prima, dopo e durante il parto."

In un'altra pagina intitolata "L'Arte della Cura Psichiatrica", Katherine dice alle donne di cambiare farmaco se non funziona, perché per la sua diagnosi di Disturbo Ossessivo Compulsivo, afferma:

"Ho preso molti farmaci, compresi Effexor, Celexa, Seroquel, Risperdal, Wellbutrin, Luvox, Cymbalta, ecc. Usandoli tutti quanti sono guarita. Alcuni semplicemente hanno funzionato meglio di altri nella cura dei miei sintomi."

Termina il suo commento dicendo alle donne: "Troverai il farmaco che va bene per te e migliorerai."

La prescrizione di sette farmaci, tra cui due antipsicotici e cinque antidepressivi, per il trattamento dell'OCD (Disturbo Ossessivo Compulsivo) è un tipico esempio di medicalizzazione orientata al profitto che le donne arpionate dal Mothers Act dovranno affrontare, ma la descrizione che Katherine ha fornito si discosta molto dal comparativamente minore trattamento che ha ricevuto, come ha affermato nella pubblicazione del 7 giugno 2004 di Newsweek "Nel mio caso si è trattato di prendere un antidepressivo e di fare una seduta di terapia alla settimana."

A parte tutti i gravi rischi per la salute ormai noti per essere associati a questi farmaci, la maggior parte delle donne non potrebbe permettersi la"cura" dei sette farmaci che Katherine ingerito. Secondo DrugStore.com, da un conteggio del dicembre 2008, dal primo all'ultimo, per una fornitura di una dose media di 30 giorni, i farmaci avrebbero questi costi: Effexor $197.86, Celexa $279.92, Seroquel $388.38, Risperdal $652.07, Wellbutrin XI $202.08, Luvox CR $135.99, and Cymbalta $366.62. Il costo del "ecc." è impossibile da calcolare, senza sapere quanti altri farmaci ha preso.

Come Postpartum Progress ci sono altri siti finanziati da chi ha interesse che vengano somministrati farmaci. (Le cifre sopra sono riportate sono quelle che spenderebbe una singola persona per la "cura" di un messe e danno un'idea dell'entita del business della "Depressione Post Parto" - n.d.t).

Evelyn Pringle scrive editoriali per Scoop Independent News, è una giornalista investigativa focalizzata sull'esporre la corruzione nel governo e delle corporazioni Americane. Articolo sponsorizzato dallo studio legale Baum, Hedlund, Aristei & Goldman.

L'intero articolo in lingua originale è visibile su: Mothers Act Fuels Multibillion Dollar Industry

Firma la petizione:

Stop the Dangerous and Invasive Mothers Act

Altri link:

Video: Melanie's Voice (MOTHERS Act/Antidepressants/PPD/psychosis)

Unite for Life

Fonte: http://www.medicinenon.it/index.php

26 giugno 2009

NOTIZIE CENSURATE: FACEBOOK E' LA CIA?

di Ernesto Carmona

I media celebrano Mark Zuckerberg come il giovane prodigio che a soli 23 anni è diventato miliardario grazie al successo di Facebook, ma non prestano attenzione agli "investimenti di capitale a rischio" per più di 40 milioni di dollari effettuati dalla CIA per sviluppare la rete sociale.

Nel 2008, quando la frenesia speculativa di Wall Street ha portato gli incauti a ritenere che il valore di Facebook fosse pari a 15 miliardi di dollari, Zuckerberg si trasformò nel più giovane miliardario "che si è fatto da solo" nella storia della classifica della rivista Forbes, con 1.500 milioni di dollari. Fino a quel momento, il capitale a rischio investito dalla CIA sembrava aver ottenuto un buon rendimento, ma il "valore" di Facebook nel 2009 si è attestato al suo livello reale facendo scomparire Zuckerberg dalla lista di Forbes.

La bolla Facebook è stata gonfiata quando William Gates, proprietario di Microsoft, nell'ottobre 2007 ha acquisito una partecipazione del 1,6% per la cifra di 240 milioni di dollari. Ciò ha portato ritenere che se l'1% di Facebook costava 150 milioni di dollari, allora il valore del 100% sarebbe stato pari a 15 miliardi di dollari, ma l’inganno finì per sgonfiarsi. La questione fondamentale è che Facebook esiste grazie ad un investimento di capitali a rischio da parte della CIA.

Nel 2009, i media non hanno lesinato nella "propaganda informativa" la celebrazione del culto di Zuckerberg come paradigma del giovane imprenditore vincente, ma la reiterata diffusione di questa "notizia" non ha sortito l'effetto di far sì che la rivista "Forbes" lo mantenesse nella versione 2009 della sua classifica (1). Il giovane prodigio era scomparso dalla lista, nonostante l'intensa campagna della CNN e dei principali media mondiali che riflettono gli interessi di Wall Street. "Forbes" è come l'Oscar delle grandi imprese e gonfia o sgonfia il valore delle azioni.

Secondo un'inchiesta del giornalista britannico Tom Hodgkinson pubblicata nel 2008 dal The Guardian (2) e commentata da alcuni media indipendenti di lingua inglese, ma senza alcuna ripercussione sulla grande stampa, la CIA ha investito su Facebook molto prima che diventasse uno dei più popolari social network di Internet.
La propaganda aziendale ha fatto sì che il portale diventasse un sinonimo di successo sociale, popolarità e di buoni affari. Facebook è presentato come un innocuo sito web di reti sociali che facilita i rapporti interpersonali.

La sua popolarità fa leva sul fatto che i suoi circa 70 milioni di utenti aumenteranno a 200 milioni in tutto il mondo in un paio di anni, basandosi sulla migliore performance settimanale in cui ha acquisito fino a due milioni di nuovi utenti. Tuttavia, Facebook non convince tutti.

Critici e detrattori

"Chi non è su Facebook non sta da nessuna parte o è antisistema", dicono alcuni. È come avere una nuova immagine ma senza contenuto, per darsi importanza nel megacentro commerciale in cui si è trasformato Internet, in sostituzione delle vecchie piazze, dicono altri. La maggior parte dice che è uno strumento pragmatico per rincontrare i vecchi compagni d'infanzia e della giovinezza persi nei passaggi della vita. I suoi fautori di sinistra lo ritengono utile per promuovere la lotta contro la globalizzazione ed il coordinamento delle attività, come per le campagne contro le riunioni del G8.

Il giornalista spagnolo Pascual Serrano ha descritto come è stato utilizzato dal governo della Colombia per coordinare la giornata internazionale contro le FARC che nel 2008 ha segnato l'inizio dell’offensiva propagandistica contro la guerriglia e che continua tuttora. Ed è palese che Facebook sia stato strumentalizzato dalla CIA. Per Walter Goobar, di MiradasAlSur.com, "è in realtà un esperimento di manipolazione globale: [...] è un sofisticato strumento di finanziamento da parte della Central Intelligence Agency, CIA, utilizzato non solo per il reclutamento di agenti e la raccolta di informazioni su tutto il pianeta, ma anche per le operazioni sotto copertura".

A grandi linee Facebook è uno strumento di comunicazione che permette di contattare e archiviare indirizzi e altre informazioni di amici e familiari. Si tratta di una miniera di informazioni sulle amicizie dei suoi utenti, per enti come il Dipartimento per la Sicurezza degli Stati Uniti, e in generale per gli organismi dell'intelligence, dall'era Bush impegnati con pari entusiasmo nei confronti del "nemico" esterno ed interno.

Milioni di utenti offrono informazioni sulla loro identità, fotografie e liste dei loro articoli di consumo preferiti. Un messaggio da un amico li invita a registrarsi e a partecipare a Facebook. I dati personali, che di solito sono catturati da tutti i tipi di truffatori e clonatori di carte di credito, finiscono anche nel disco rigido dei servizi di sicurezza degli Stati Uniti. Il sistema Beacon di Facebook compie un monitoraggio degli utenti e degli associati, compresi quelli che non sono mai stati registrati o che si disabilitano. Facebook è più pratico e veloce di InfraGard (2), ovvero le 23.000 microcomunità o "cellule" di piccoli commercianti-informatori, predisposto dal FBI per conoscere il profilo psico-politico della loro clientela.

Dal dicembre 2006, la CIA utilizza Facebook per reclutare nuovi agenti. Gli altri organismi pubblici per il reclutamento e l'assunzione sono tenuti a sottostare ai regolamenti federali, ma la CIA ha acquisito una libertà senza freni sotto l'amministrazione Bush, anche di torturare senza salvare le apparenze. "Non è necessario alcun permesso per inserirci nella rete sociale", ha detto la CIA.

Capitale a rischio CIA

Un allarme fondato sulla proprietà CIA di Facebook è stato lanciato dal giornalista britannico Tom Hodgkinson, e documentato in questo articolo “With friends like these ...” (Con amici come questi ...) pubblicato sul The Guardian del 14 gennaio 2008 (3). Egli dichiara che, dopo l'11 settembre 2001, è raddoppiato l'entusiasmo per l'alta tecnologia che aveva già catturato la comunità dell’intelligence statunitense quando due anni prima aveva creato il fondo di capitali "In-Q-Tel", per le opportunità di investimenti a rischio nelle alte tecnologie.

Per il giornalista Hodgkinson, i legami di Facebook con la CIA passano attraverso Jim Breyer, uno dei tre principali partner che ha investito nella rete sociale 12,7 milioni di dollari nell’aprile 2005, socio nel fondo di capitali Accel Partners, membro direttivo di giganti come Wal-Mart e Marvel Entertainment ed ex presidente della National Venture Capital Association (NVCA), che si caratterizza nell’investimento sui giovani talenti.

"L'ultimo round di finanziamento per Facebook è stato condotto da una società finanziaria denominata Greylock Venture Capital, che ha immesso 27,5 milioni di dollari", ha scritto Hodgkinson. "Uno dei principali partner della Greylock si chiama Howard Cox, altro ex presidente della NVCA ed anche lui nel consiglio di amministrazione di In-Q-Tel".

"Che cosa è In-Q-Tel?" si chiede Hodgkinson, "Bene, che ci crediate o meno (e verificatelo sul loro sito web) è un fondo di capitali a rischio della CIA". Creato nel 1999, la sua missione è di "identificare e associarsi alle aziende che stanno sviluppando nuove tecnologie per contribuire a fornire soluzioni alla Central Intelligence Agency".

Il sito web di In-Q-Tel (4) raccomandato da Hodgkinson è molto esplicito: "Nel 1998, il direttore della Central Intelligence (DCI) ha individuato la tecnologia come una delle massime priorità strategiche, direttamente collegata al futuro progresso tecnico dell’agenzia, per migliorare le missioni di raccolta e analisi. La direzione del Dipartimento di Scienza e Tecnologia ha ideato un radicale progetto per la creazione di una nuova società che consentirebbe all’agenzia di migliorare l'accesso all'innovazione nel settore privato". Cristallino come l’acqua, ha dichiarato Hodgkinson.

Note e fonti:
1) 2009 Forbes relazione: http://www.forbes.com/lists/2009/10/billionaires-2009-richest-people_The-WorldsBillionaires_CountryOfCitizen_18.html.
2) http://www.infragard.net
3) http://www.guardian.co.uk/technology/2008/jan/14/facebook
4) http://www.iqt.org/about-iqt/history.html

Fonte: http://www.argenpress.info/2009/05/noticias-censuradas-xxiii-facebook-es.html

Tradotto dal Centro di Cultura e Documentazione Popolare per www.resistenze.org

USA: Nuova Legge Anticyberbullying (?)

Vaga nel linguaggio, questa proposta di legge suscita diverse perplessità: con la «giusta» interpretazione, potrebbe far finire in galera chiunque.

Un nuovo progetto di legge sta prendendo forma nell’Amministrazione Obama: il nome in codice è HR 1966, the Megan Meier Cyberbullying Prevenction Act, ovvero un sistema per impedire a chiunque di utilizzare Internet per “costringere, intimidire, molestare o causare sostanziali stress emozionali a una persona”.

Il problema, spiega Ars Technica, è nella forma: come per moltissime altre leggi di questo genere, il linguaggio impiegato è torbido e vago. Ciò porta alla necessità di una interpretazione, il che ha suscitato talmente tante critiche da farla ribattezzare Censorship Act.

La necessità di una simile normativa è emersa dopo l’incidente di MySpace, sul quale una ragazza molestata è arrivata al suicidio. L’arrivo di questa normativa, spiega ancora Ars, è passato largamente inosservato fin quando Network World non ne ha parlato.

Resta però una sostanziale vaghezza del contenuto, al punto che secondo Ars l’interpretazione potrebbe portare tranquillamente ad applicare questa legge in qualsiasi situazione, compresa la scrittura di post che critichino un pubblico ufficiale su un blog.

Eugene Volok, professore di legge presso l’Università della Californa Los Angeles, ha esaminato in dettaglio questa proposta. Secondo il luminare, per effetto di questa legge, normali situazioni di tutti i giorni potrebbero rendere un qualsiasi cittadino reo, se il suo comportamento è giudicato con sufficiente severità.

Linda Sanchez, cioè colei che ha presentato la legge, scrive invece su The Huffington Post che il Congresso non ha alcun interesse a censurare la libertà di parola, e non lo farà, qualora la legge sia approvata. L’obbiettivo è solo quello di dare strumenti al giudice per valutare se un determinato comportamento possa o meno classificarsi cyberbullying.

Tuttavia, Ars Technica (e non solo) esprime dei dubbi: non c’è modo di prevedere come un giudice, sul punto, possa interpretare la legge. E la sua presenza non necessariamente agisce da deterrente. Sarà dunque approvata? Presto per dirlo: di sicuro, le critiche sono molte, e pesanti. Qualora lo fosse, c’è da augurarsi che chi dovesse decidere di adottarla in altri paesi, lo faccia almeno in termini legislativamente più chiari.

Fonte: http://nbtimes.it/

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25 giugno 2009

PRIVATIZZAZIONE DELLE TERRE FERTILI

La FAO mette in allarme sull’acquisto massiccio di terreni. Aziende multinazionali e paesi con abbondanti capitali e scarsità di terre coltivabili si lanciano nell’ acquisto compulsivo di terreni fertili nelle zone più povere del pianeta.


di Stefania Muresu


“L’incremento del massiccio acquisto di terreni in Africa e in altri continenti aumenta il rischio che i poveri si vedano privati, o bloccati nell' accesso, alla terra e all’acqua”. Questa è una delle conclusioni di uno dei primi studi sull' acquisto di enormi superfici di terre nei paesi dell’Africa, dell’America Latina e del sud-est asiatico, da parte di grandi aziende e Stati Importatori di alimenti. Il rapporto, commissionato dall' Organizzazione dell’ Onu per l’Agricoltura e l’Alimentazione (FAO) e pubblicato a fine maggio, rivela che questo affare è cresciuto in modo esponenziale negli ultimi cinque anni da parte di multinazionali, aziende locali- molte filiali di aziende estere- e degli Stati Uniti con un avanzo di capitale e deficit di terre destinate alla coltivazione. Acquistare i terreni viene quasi sempre accompagnato da espropriazioni. Secondo quanto dice questo studio, le legislazioni locali non proteggono il diritto di accesso alle terre da parte della popolazione, lasciando che gli accordi tra aziende e governi vengano fatti senza alcuna trasparenza e senza il consenso previo delle comunità rurali che ne sono implicate.

DAEWOO IN MADAGASCAR
Nonostante questo, le popolazioni colpite non sempre rimangono a guardare. Oltre la lunga lotta del popolo “mapuche” contro Benetton nel Cile e nell’Argentina, il caso del Madagascar è paradigmatico. Il 10 aprile del 2009, la multinazionale sudcoreana Daewoo Logistic, annunciava che sarebbe stato cancellato il progetto di investimento agricolo nel Madagascar che invece era stato stipulato a novembre del 2008 durante il governo di Marc Ravalomanana. L’accordo prevedeva la concessione per 99 anni di 1,3 milioni di ettari destinati alla produzione di mais e olio di palma. In cambio di investimenti in infrastrutture e mano d’opera, il governo del Madagascar era disposto a cedere la metà delle terre fertili dell’isola.

L’opposizione popolare e contadina non si è fatta attendere. Attraverso una forte resistenza in difesa dei diritti dei cittadini e dei contadini malgasci sulle loro terre, la popolazione si organizzò in gruppi come la Piattaforma Nazionale delle Organizzazioni della Società Civile del Madagascar, il Collettivo per la Difesa delle Terre Malgasce e Intervenants e Solidarité sur le Foncier (SIF), che appartiene al movimento internazionale Land Coalition. Poco dopo, a marzo del 2009, il presidente Marc Ravalomanana, dopo aver sottoscritto l’accordo con Daewoo, abbandonò il potere dopo un colpo di Stato e manifestazioni di massa, durante le quali 10 persone risultarono morte. Il nuovo presidente, Andry Rajoelina, ex sindaco della capitale, cancellò l’accordo con Daewoo uno dei suoi principali slogan politici*. Attualmente, secondo i rappresentanti della piattaforma IMS, il governo di Andry Rajoelina non rinuncia a proseguire con tali piani, ma bensì a rivedere la sua posizione.

L'AFFARE DELLA TERRA
Daewoo è solo una delle ultime aziende estere implicate in questo processo di accaparrare le terre a livello mondiale, e il Madagascar uno dei vari Stati del Sud minacciato da questa tendenza. Lontano dai tempi delle metropoli, gli Stati non colonizzati vivono ora un altro tipo di controllo sulle loro riserve, come denunciano innumerabili organizzazioni. L’azione di organismi come la Banca Mondiale e l’FMI durante gli ultimi decenni, ha costretto paesi periferici ad aprirsi ai mercati mondiali, attirando numerose multinazionali che adesso beneficiano dell'affare della terra e la richiesta di agro combustibili. La Banca mondiale, tra le tante altre istituzioni, difende questo modello dicendo che con questa forma circola il denaro e la tecnologia nei Paesi del Terzo Mondo. Insieme ad aziende transnazionali, i principali responsabili di questo accaparramento globale di terra sono gli Stati che dipendono dalle importazioni degli alimenti. La loro crescita economica e demografica insieme alla scarsità di risorse idriche ed agricole, hanno spinto questi governi ad assicurarsi riserve di alimenti comprando le terre a basso costo nei paesi stranieri. Uno degli Stati più attivi in questo affare, sempre in base ad un dossier pubblicato dalla ONG Grain, è l’Arabia Saudita: hanno comprato superfici in Africa, principalmente in Etiopia e Sudan, mentre la holding saudita Bin Landen Group ha firmato nel 2008 un accordo in nome del Consorzio di Alimenti in M.O per investire 4.300 milioni di dollari in Indonesia, acquistando 500.000 ettari (qualcosa come Madrid) per la produzione di riso. La Cina sta anche investendo in questo affare della terra: i suoi investimenti comprendono due milioni di ettari (qualcosa come la comunità di Valenza) di terreni coltivabili tra l’Est dell’Africa, le Filippine e l'Asia Centrale. Altri paesi che si sono lanciati in questo affare sono l’Egitto, Bahrein, diversi Stati del Golfo Persico, India o Giappone, paesi in genere con molte risorse in petrolio e scarse aree coltivabili in relazione alla quantità della loro popolazione. Nel totale, più di 8 milioni di ettari sono stati acquistati di recente. La Corea del Sud figura al primo posto, con 2.3 milioni di ettari.

COLTIVAZIONI PER L’ENERGIA
La produzione di agro combustibili è una delle cause che hanno portato a questa progressiva privatizzazione. La complicità dei governi locali, è un’altra.
In dichiarazioni fatte a DIAGONAL, Sue Brandford, editrice della pubblicazione Seedling della ONG Grain, parla sul ruolo dei Governi locali di fronte all’acquisto delle terre da parte di governi e aziende multinazionali: “Molti Stati Del Terzo Mondo sono colpiti dalla crisi mondiale, nonostante non abbiano fatto nulla per crearla. Non possono avere dei crediti commerciali e sono pregiudicati dalla caduta dei prezzi. In queste circostanze, un' offerta di un altro paese per affittare o acquistare terreni è molto allettante. A noi può sembrare scioccante che un paese come la Cambogia con il grave problema della fame al suo interno possa permettere che si vendano i terreni per produrre cibo per altri paesi. In realtà i paesi poveri si vedono costretti a cercare soluzioni a breve termine che porteranno dei benefici a lungo termine. Come risultato, molti di questi governi stanno facilitando l’entrata di paesi stranieri e multinazionali aiutandoli ad eludere i limiti legali sulla quantità di terra che uno straniero può possedere”. Sembra chiaro chi è che perde in questo affare. Terreni privati, base della sopravvivenza, decine di migliaia di contadini si vedono obbligati a lasciare annualmente i loro luoghi d’origine, quando non vengono costretti con la forza, e cercare in altri luoghi, nelle città o come immigrati nei paesi ricchi, un' alternativa alla fame.

I governi vendono o affittano le terre normalmente giustificandosi col fatto che nessuno le abita, quando nella maggior parte dei casi sono abitate o utilizzate durante gran parte dell’anno dalle famiglie contadine. “Queste famiglie”, continua Sue Brandford, del Grain, “spesso si trovano costrette ad unirsi all’esodo rurale. Quando perdono le loro terre, perdono anche la loro conoscenza sulla biodiversità e sulle piante locali. Un’altra conseguenza, certamente, è che, a lungo termine, questi accordi possono peggiorare il problema della fame sull’economia locale, dato che significano meno terre disponibili per i bisogni alimentari”. Come se non bastasse, le terre comprate si dedicano alla monocoltura, un tipo di agricoltura industriale, che dipende in gran parte da fertilizzanti chimici, pesticidi e macchinari agricoli che hanno un forte impatto sugli eco-sistemi e stili di vita tradizionali e di sussistenza, come denunciano le organizzazioni in difesa della sovranità alimentaria.

PAESI INTERESSATI
I paesi che sono principalmente colpiti da questo fenomeno sono stati, fino ad oggi, il Sudan, Pakistan, Kazajstàn, Cambogia, Birmania, Uganda, Filippine, Indonesia, Laos, Turchia, Ucraina, Tailandia, Mozambico, Nigeria, Camerun, Brasile, Perù, Bolivia, Ecuador, Colombia e Argentina, tutti con gravi problemi di denutrizione.

IL 10 % DELL’ARGENTINA
Secondo la Federazione Agricola Argentina, il 10% del territorio argentino è in mano a stranieri. Il più grande proprietario terriero del paese è Benetton, con circa 900.000 ettari. In alcune provincie, l’ettaro può costare 8 dollari. Personaggi come Ted Turner, Richard Gere e Matt Damon, aziende cilene, europee, nordamericane e paesi come la Malaysia hanno approfittato del basso costo del suolo per compare vaste estensioni di terreno lungo tutto il paese.

LA CINA A TERRA
Durante la prima metà del 2008, il ministro dell’agricoltura della Cina ha elaborato un misura ufficiale centrale per stimolare le aziende nazionali ad acquistare (affittare o acquistare) terre all’estero con finalità agricole, specialmente per assicurare alla Cina la fornitura di soia a lungo termine. Si supponeva che cinque aziende sarebbero state scelte per portare avanti questo progetto. A metà dell’anno si è saputo che questa misura è rimasta momentaneamente in sospeso, in base ai dati della ONG Grain.

MOLTO PETROLIO
A marzo del 2008, i ministeri del commercio, economia e finanze del Consiglio di Cooperazione del Golfo hanno emesso una raccomandazione comune che i membri di tale Consiglio considerassero la creazione di una azienda unica o un fondo comune per produrre alimenti all’estero, nel sud-est asiatico, nel Brasile e in altri paesi arabi, per soddisfare il mercato del Consiglio. Hanno anche proposto di creare una squadra di lavoro per monitorare i progetti e stabilire una strategia comune, secondo Grain.

GIAPPONE IN BRASILE
A novembre del 2007, il conglomerato giapponese Mitsui ha acquistato 100.000 ettari di terreno coltivabile in Brasile. L’equivalente del 2% della superficie coltivata in Giappone - per la produzione di soia. Le terre sono in Bahia, Minas Geirais e Maranhão. Mitsu ha comprato la terra con un 25% della sua partecipazione in Multigrain SA, il commerciante di grano brasiliano che formalmente ha chiuso l’accordo. Gli altri proprietari di Multigrain SA sono CHS Inc, un’azienda statunitense di energia e alimenti e la PMG Trading of Brasil.

Fonte: http://www.diagonalperiodico.net/spip.php?article7901

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

24 giugno 2009

LUIGI XIX



di Pierluigi Sullo

Si chiamerebbe Nicolas, ma nel momento in cui convoca solennemente deputati e senatori nella storica reggia di Versailles, il presidente Sarkozy si esibisce come il re che non è mai seguito al disastroso Luigi XVIII, a sua volta erede di Luigi XVI, ghigliottinato dalla Rivoluzione e nipote del creatore della gran reggia di Versailles, Luigi XIV, il Re Sole. Non credo saremo accecati dal Sarkozy in versione regale: a deputati e senatori vuole annunciare le sue intenzioni per la seconda metà del mandato. Roba modesta.

E poi Versailles porta sfiga: è da lì che il governo illegittimo e servo dei tedeschi invasori mosse per massacrare la Comune di Parigi. E noi potremmo semplicemente scrollare le spalle, non fosse che Sarkozy altro non è se non una variante monarchico-megalomane dell’imbonitore-megalomane che ci governa, Berlusconi. In un caso e nell’altro, le forme un tempo consuete della democrazia, il dialogo e la mediazione, il conflitto e le alternative in competizione, vengono sostituite – a seconda dei costumi dei paesi – da show televisivi interpretati da istrioni a ruota libera.

E se la Francia repubblicana ha sempre nostalgia del suo passato imperiale [e coloniale], e ha avuto in passato presidenti simili a re [come De Gaulle], la nostra piccola Italia soffre di ambizioni frustrate da potenza mancata, così che ha ciclicamente esibito gradassi che sporgevano i labbroni dai balconi e vantavano prestazioni sessuali da super-uomo. La farsa si sta ripetendo, una guerra mondiale e una Costituzione dopo, con un anziano intrattenitore da villaggio turistico che crede di essere furbo nel far credere tutto quel che vuole e che la sera, per sentirsi potente, ingaggia ragazze che lo chiamano «papi».

La Francia e l’Italia, due sorelle disperate.

Fonte: http://www.carta.org/

ASPERATUS, LA NUVOLA MOSTRUOSA

Di Jean Etienne, Futura-Sciences

Delle strane forme di nuvole hanno fatto recentemente capolino nei cieli della Gran Bretagna e dellaNuova Zelanda, ma anche in altri luoghi del globo.
Particolarmente tormentate e opache, esse rassomigliano al mare agitato e oscurano consiederabilmente il paesaggio, dando l’impressione di annunciare una violenta tempesta. Eppure, esse finiscno sempre col dissiparsi senza produrre niente di particolarmente grave.
Queste nubi sono apparse su delle foto trasmesse regolarmente dai membri della Cloud Appreciation Society.
« Abbiamo provato ad identificare e classificare tutte le immagini di nubi che abbiamo, ma ce ne erano che non facevano parte di alcuna categoria, ho cominciato dunque a pensare che questo poteva essere un unico tipo di nube», racconta Gavin Pretor-Pinney, il fondatore dell’associazione.

Hanmer Springs, Nuova Zelanda. da Cloud Appreciation Society / Merrick Davies.

Cedar Rapids, Iowa (USA). da Cloud Appreciation Society / Don Sanderson.

Cedar Rapids, Iowa. Da Cloud Appreciation Society / Jane Wiggins.

Pianura di Canterbury, uva Zelanda. Da Cloud Appreciation Society / Laurie Richards.

Gli scienziati della RMS (Royal Meteorological Society) pensano che queste nubi dovrebbero essere inserite in una nuova categoria, che hanno deciso di chiamare asperatus, parola latina che significa brutale.

La proposta è stata presentata ufficialmente all’Organizzazione Meteorologica Mondiale a Ginevra. Se sarà accettata, asperatus prenderà definitivamente il suo posto nell’Atlante Internazionale delle Nuvole, un avvenimento che non si produceva da più di mezzo secolo.

Un asperatus en Nouvelle-Zélande (Ile du Sud). Source : Cloud Appreciation Society / Tanis Danielson

Asperatus in Nuova Zelanda. Da Cloud Appreciation Society / Tanis Danielson

Fonte: http://www.altrainformazione.it/


23 giugno 2009

E' LA FINE PER IL CAPITALISMO FINANZIARIO?


"Il capitalismo non scomparirà se non ci organizziamo noi stessi per avere un altro sistema"

di Izaskun Sánchez Aroca

Dopo i tempi dell'offensiva neoliberista in cui il movimento ha preso una "posizione difensiva", Walden Bello suggerisce l'opportunità di andare all'attacco nel momento in cui il sistema è "crollato".

Walden Bello: E 'difficile parlare di fine del capitalismo, perché il capitalismo è molto flessibile. E si può avere il capitalismo con una immagine sociale a livello mondiale e credo che Obama rappresenta questo tipo di capitalismo riformista, un nuovo compromesso di classe con alcune riforme, in cui il Nord e le Corporations trattano commercialmete con il sud. Ma l'idea di base è che i paesi impongano una certa stabilità per permettere la riproduzione del capitalismo, che sostiene i vantaggi delle grandi imprese transnazionali. Quindi, dobbiamo essere consapevoli che la soluzione non dovrebbe essere il regolamento, deve essere una grande trasformazione. Dobbiamo davvero parlare di responsabilizzazione dei cittadini.

Questo è per noi l'occasione di essere in grado di promuovere una più profonda e progressiva trasformazione del contesto economico e di organizzazione per andare al di là della semplice regolamentazione dei mercati della proposta di riforma del capitalismo. Il capitalismo non scomparirà se non ci organizziamo noi stessi per ottenere un sistema post-capitalista.

Che ruolo devono svolgere i movimenti sociali ora?

WB: I movimenti sociali dovrebbero lasciare che il flusso di immaginazione unisca tutte le forze per organizzare il mondo, a livello locale, nazionale e internazionale in un modo nuovo, diverso. In questo momento il grido di guerra deve essere una vera democrazia, la partecipazione democratica.

La rete internazionale e i movimenti anti-globalizzazione dovrebbero adottare e promuovere questa visione di un mondo democratico, che va al di là di una regolamentazione socialdemocratica istituita per i programmi sociali di stabilizzazione avviato dal G-20 e Obama. E 'molto allettante per i movimenti sociali essere d'accordo con gente come Obama, quando dice che la cosa più importante ora è quella di affrontare le emergenze, quando dice: "Non pensate a questo sogno strategico, dobbiamo lavorare insieme per fermare la crisi globale".
Io credo che lasciarsi sedurre da queste idee è sbagliato, perché noi non usciamo da questa crisi con soluzioni a breve termine che stabiliscono di nuovo il capitalismo. L'unico modo per uscire veramente da questa crisi capitalista è spingendo e lottando per ottenere una visione, un processo di trasformazione di una struttura, con i quali organizzare la nostra economia nazionale ed internazionale. E qui veramente l'immaginazione svolge un ruolo molto importante.
Negli anni'80, a causa della terribile brutalità dell' offensiva neoliberista, le persone agivano in modo difensivo pensando, "andiamo proteggere ciò che abbiamo", e ancora oggi molti mantengono questa posizione difensiva. Ma quello che è cambiato è che adesso il sistema è crollato e le persone sono veramente alla ricerca di alternative, per cui dobbiamo fornire loro, perché i cittadini sono stanchi di questa organizzazione del mondo capitalista, sono stanchi e alienati di tante strutture che creano la povertà, delle lacune economiche che separano le persone. La gente è veramente alla ricerca di nuove forme di organizzazione cooperativa, lontano dall'economia e dall'individualismo egoistico che suggerisce il neoliberismo. Se non rispondiamo a queste esigenze delle persone in cerca di collaborazione, per cercare una vera democrazia, altri lo faranno, altri dicono che sono anti-neoliberista, davvero voglionoo cambiare, ma che, in sostanza, intendono proporre programmi molto più pericolosi , lasciando fuori molte persone, che invece di unire le separano. Così la nostra responsabilità è quella di liberare la fantasia ed essere in grado di offrire nuove forme di cooperazione e di organizzazione economica.

Il G-20 ha deciso di triplicare i fondi del Fondo monetario internazionale (FMI). Di fronte al fallimento di istituzioni neoliberali si sta parlando di una nuova Bretton Woods.

WB: Non abbiamo bisogno di una nuova Bretton Woods, in realtà non abbiamo bisogno di una di Bretton Woods. La soluzione migliore sarebbe quella di abolire il FMI, la Banca mondiale e l'Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), perché sono le istituzioni centrali che promuovono il sistema del Nord e gli interessi delle Corporations e fondamentalmente nellla loro agenda appoggiano in modo sistematico le Corporations .
Da Sud dobbiamo affrontare queste istituzioni che vogliono apparire più socialdemocratiche, ma in realtà cercano solo di stabilizzare il capitalismo globale, piuttosto che trasformare il mondo in funzione degli interessi della popolazione. Los países del Sur necesitan crear sus propias instituciones y dejar de depender de otras que están promovidas y secuestradas por los intereses de las transnacionales. Paesi del Sud del bisogno di creare i propri e smettere di affidarsi ad altri che vengono rapiti e promosso gli interessi delle multinazionali.

Qual è la posizione della Cina in questa crisi?

WB: In termini di economia globale, nel corso degli ultimi anni, la Cina e Stati Uniti sono stati partner nel ballo. I prodotti fabbricati in Cina vengono venduti ai consumatori americani e la Cina presta denaro agli Stati Uniti per mantenere il ritmo di consumo dei cittadini statunitensi. Quindi questa è stata la danza dell'economia mondiale negli ultimi anni. Tuttavia, a causa del crollo di credito al consumo degli Stati Uniti, le industrie cinesi di esportazione stanno soffrendo.
Quindi penso che ci sarà una forte lotta in Cina, tra due diverse correnti di leadership, chi pensa che il paese deve riorganizzare la sua crescita nella domanda interna e quelli che vogliono aspettare che la crisi passa e i consumatori degli Stati Uniti ricomincino ad acquistare le cose. Così la Cina è a questo bivio: o cerca di recuperare e motivare la domanda interna o tuttora svolge il ruolo di esportatore di prodotti a basso prezzo basando la sua economia sulle esportazioni. Penso che questa sarà una battaglia politica importante in Cina perché la trasformazione non si limita a dire che va stimolata la domanda interna, è necessario creare nuove strutture che gli agricoltori abbiano un reddito, si deve cambiare l'intero modello di agricoltura subordinata all'industria.

La Cina può scegliere di percorrere un cammino di uno sviluppo sostenibile basato su una distribuzione del reddito interno o proseguire lo stesso percorso associandosi alle principali potenze economiche, è diventata la più grande fabbrica al mondo e il prestatore di enormi quantità di denaro al Nord.

Fonte: http://www.diagonalperiodico.net/spip.php?article8300
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