2 agosto 2015
Rinviare la ristrutturazione del debito greco è deleterio
Il senso della ristrutturazione del debito è ridurre il volume dei nuovi prestiti necessari per salvare un’entità insolvente. I creditori offrono la possibilità di alleggerire il debito per avere indietro più valore e concedere meno finanziamenti possibili all’entità in questione.
I creditori della Grecia sembrano incapaci di comprendere questo semplice principio finanziario. Riguardo al debito greco, negli ultimi cinque anni è emerso un chiaro modello che a tutt’oggi resta inalterato.
Nel 2010, l’Europa e il Fondo monetario internazionale concessero all’insolvente stato greco prestiti per un valore pari al 44% del Pil del paese. Il solo accenno a una ristrutturazione del debito appariva come inammissibile ed era un pretesto per ridicolizzare quelli di noi che osavano suggerirne l’inevitabilità.
Nel 2012, essendo il rapporto debito-Pil schizzato alle stelle, i creditori privati della Grecia subirono un “haircut”, ovvero un taglio nominale del debito, addirittura del 34%. Allo stesso tempo, però, nuovi prestiti pari al 63% del Pil andarono a sommarsi al debito nazionale greco. Alcuni mesi più tardi, a novembre, l’Eurogruppo (che raduna i ministri delle finanze dei paesi dell’Eurozona) indicò che l’alleggerimento del debito sarebbe stato attuato entro dicembre 2014, una volta che il programma del 2012 si fosse concluso “con successo” e il bilancio del governo greco avesse raggiunto un avanzo primario (che esclude il pagamento degli interessi).
1 agosto 2015
FMI contro U€: Il debito greco va tagliato!
L'avevano già detto e ora rincarano la dose. Al fondo monetario non piace la dottrina tedesca e ci si sfila dalle clausole vessatorie imposte ad Atene.
Attenzione all'FMI!
So che molti, a leggere la sigla del Fondo Monetario Internazionale, vengono presi dall'orticaria, ma invito a fare uno sforzo: la realtà è più multiforme e complessa. L'FMI è un fondo a cui partecipano 186 Paesi del mondo (su 200): fino ad oggi, è stato certo una longa manus degli USA e di un certo tipo di interesse occidentale. Eppure, dalla settimana precedente il referendum greco, in maniera clamorosa sebbene ignorata da gran parte dei grandi organi di informazione, l'FMI è entrato in rotta di collisione con l'Unione Europea. La ragione di questo scontro inatteso deriva dal ribilanciamento dei pesi interni al fondo, cosa che ha a che fare con la nuova banca BRICS e con gli equilibri geopolitico-economici su scala globale.
Lunedì l'FMI - o qualcun altro - ha fatto avere un rapporto riservato a Reuters, un testo inviato a tutti i membri dell'Eurogruppo e compilato dopo aver letto la fatidica bozza di "accordo" da prescrivere ai greci. Il rapporto ripete ciò che aveva già detto il giovedì prima del referendum suscitando il gaudium magnum di Yanis Varoufakis.
So che molti, a leggere la sigla del Fondo Monetario Internazionale, vengono presi dall'orticaria, ma invito a fare uno sforzo: la realtà è più multiforme e complessa. L'FMI è un fondo a cui partecipano 186 Paesi del mondo (su 200): fino ad oggi, è stato certo una longa manus degli USA e di un certo tipo di interesse occidentale. Eppure, dalla settimana precedente il referendum greco, in maniera clamorosa sebbene ignorata da gran parte dei grandi organi di informazione, l'FMI è entrato in rotta di collisione con l'Unione Europea. La ragione di questo scontro inatteso deriva dal ribilanciamento dei pesi interni al fondo, cosa che ha a che fare con la nuova banca BRICS e con gli equilibri geopolitico-economici su scala globale.
Lunedì l'FMI - o qualcun altro - ha fatto avere un rapporto riservato a Reuters, un testo inviato a tutti i membri dell'Eurogruppo e compilato dopo aver letto la fatidica bozza di "accordo" da prescrivere ai greci. Il rapporto ripete ciò che aveva già detto il giovedì prima del referendum suscitando il gaudium magnum di Yanis Varoufakis.
31 luglio 2015
Putin non ha il carisma di Bill Gates!
Alcuni eccessi critici nei confronti del governo greco in conseguenza del suo ultimo accordo con l'Unione Europea, hanno determinato degli effetti comunicativi piuttosto paradossali. Condannare troppo Syriza per il suo cedimento, significa infatti assolvere indirettamente l'UE, il Fondo Monetario Internazionale e la NATO, come se l'uscita dall'euro fosse solo una questione di buone intenzioni, di coerenza o dell'adozione della teoria monetaria "giusta". In realtà nessuna teoria monetaria ti spiega come difenderti dalle minacce di morte o dalle prospettive di un colpo di Stato camuffato da "rivoluzione colorata".
Non si può poi fare a meno di notare la solitudine del governo greco in tutte le recenti vicissitudini. Non c'è dubbio che Tsipras si attendesse un po' più di solidarietà da parte del governo russo. Dei commentatori particolarmente estimatori di Putin hanno però visto nella sua rinuncia ad approfittare delle difficoltà della UE un atteggiamento di lungimiranza politica. In effetti Putin nella circostanza ha spinto la sua lungimiranza da qui ad un milione di anni, quando di tutto quello che accade ora non fregherà più niente a nessuno.
Non si può poi fare a meno di notare la solitudine del governo greco in tutte le recenti vicissitudini. Non c'è dubbio che Tsipras si attendesse un po' più di solidarietà da parte del governo russo. Dei commentatori particolarmente estimatori di Putin hanno però visto nella sua rinuncia ad approfittare delle difficoltà della UE un atteggiamento di lungimiranza politica. In effetti Putin nella circostanza ha spinto la sua lungimiranza da qui ad un milione di anni, quando di tutto quello che accade ora non fregherà più niente a nessuno.
30 luglio 2015
Daniel Munevar (ex consigliere di Varoufakis): "Ecco perché ho cambiato idea sul Grexit"
«Bisogna prendere atto che il sistema non funziona e che non esiste la volontà politica di risolvere i problemi strutturali dell’euro».
Daniel Munevar è un giovane economista post-keynesiano di Bogotá. Ha lavorato con Yanis Varoufakis come consigliere per politiche di bilancio durante il periodo in cui Varoufakis è stato ministro delle Finanze in Grecia. Precedentemente è stato consigliere fiscale al ministero delle Finanze colombiano, e consigliere speciale per gli investimenti esteri diretti al ministero degli Esteri dell’Ecuador. È considerato uno dei più autorevoli esperti nello studio del debito pubblico latinoamericano. Questo rende particolarmente interessante la sua valutazione delle trattative e dell’accordo fra Grecia e creditori. In questa intervista esclusiva spiega perché gli eventi delle ultime settimane gli hanno fatto cambiare opinione sul Grexit.
Cosa ne pensi dell’ultimo accordo raggiunto fra la Grecia ed i suoi creditori?
Prima di tutto non è ancora chiaro se l’accordo sarà effettivo – ci sono parecchi parlamenti che devono approvare la partecipazione dei rispettivi paesi al “piano di salvataggio” del Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM). Ma anche ammettendo che tutti i paesi approvino il piano, non c’è nessun modo che funzioni. Le misure economiche del programma sono semplicemente folli.
Daniel Munevar è un giovane economista post-keynesiano di Bogotá. Ha lavorato con Yanis Varoufakis come consigliere per politiche di bilancio durante il periodo in cui Varoufakis è stato ministro delle Finanze in Grecia. Precedentemente è stato consigliere fiscale al ministero delle Finanze colombiano, e consigliere speciale per gli investimenti esteri diretti al ministero degli Esteri dell’Ecuador. È considerato uno dei più autorevoli esperti nello studio del debito pubblico latinoamericano. Questo rende particolarmente interessante la sua valutazione delle trattative e dell’accordo fra Grecia e creditori. In questa intervista esclusiva spiega perché gli eventi delle ultime settimane gli hanno fatto cambiare opinione sul Grexit.
Cosa ne pensi dell’ultimo accordo raggiunto fra la Grecia ed i suoi creditori?
29 luglio 2015
Srebrenica: “Una città tradita”
Documentario dei registi norvegesi e giornalisti indipendenti Ola Flyum e David Hebditch. Parla dei fatti di Srebrenica del 1992-1995, durante la guerra in Bosnia-Erzegovina
28 luglio 2015
U€: Entro 10 anni la fine di ogni sovranità
Jean-Claude Juncker, Donald Tusk, Jeroen Dijsselbloem, Mario Draghi e Martin Schulz. E’ “la banda dei Cinque che risolve ogni cosa“, come cantava Elisabetta Viviani. Jean-Claude fa il presidente della Commissione Europea, una setta tipo Scientology che se ci entri poi non ne esci più, perché è ir-re-ver-si-bi-le. Donald invece è a capo di un club esclusivo, paramassonico, che di tanto in tanto finge di riunirsi al Consiglio Europeo per depistare mamma e papà dalle vere riunioni, che vengono organizzate in qualche grotta segreta, dove si tirano delle gran pippe sui cataloghi del Postal Market e pontificano sul futuro del pianeta (tipo “eravamo 4 amici al bar, uno s’è impiegato in una banca”).
Jeroen ospita una cricca di commercialisti falliti, dediti all’usura, dove di tanto in tanto per svagarsi organizzano un torneo di freccette scagliandole contro il malcapitato di turno, tipo “la cena dei cretini“: lo chiamano Eurogruppo e l’ultima volta hanno invitato un certo Varoufakis. Inoltre, per hobby Jeroen presiede anche il MES, una baby gang che ti presta i soldi per le merendine e poi in cambio pretende che gli consegni tutte le biciclette. Mario porta avanti una zecca clandestina chiamata BCE e Martin è a capo di di un’assemblea condominiale fatta da centinaia di inquilini che non conta niente e decide ancor meno, ma litiga su tutto e costa tantissimo: a sfottò lo chiamano Parlamento Europeo.
25 luglio 2015
"Cancelliamo il nome dell'€uropa dalle nostre menti e dai nostri cuori"
Una settimana amara
Domenica 5 luglio, la vittoria di OXI ci ha dato l'illusione che la rottura della catena finanziaria fosse possibile. Una settimana dopo, si scopre che la catena è più draconiana che mai. La settimana di umiliazione per i greci è stata una settimana di umiliazione della decenza e della democrazia in tutta Europa.
Per la terza volta nel giro di un secolo, la Germania ha distrutto l'Europa.
Ma dobbiamo imparare dall'esperienza di questa settimana amara. La prima lezione è questa: coloro che credono nell'unità dell'Europa sono perdenti. Coloro che disprezzano l'idea di Europa sono vincitori. I greci hanno accettato la miseria e l'umiliazione perché credono nell'Europa. I tedeschi non hanno mai accettato la solidarietà europea; sono sempre stati convinti che la gentaglia pigra del sud viene dopo i loro soldi. Il loro rifiuto di accettare la responsabilità per i migranti che provengono dal Mediterraneo, il loro rifiuto di pagare un risarcimento di guerra alla Grecia, e la violenza contro il governo Tsipras sono la prova del loro rifiuto assoluto della solidarietà europea. È per questo che sono vincenti.
Noi dobbiamo imparare una lezione: cancellare il nome dell'Europa dalle nostre menti e dai nostri cuori.
22 luglio 2015
Adiós Manuel
Manuel Talens è morto Martedì 21 luglio a Valencia dopo una lunga malattia. Con lui perdiamo un fratello, un amico, un compagno. Era insostituibile, sapevamo già da molto tempo, in quanto la malattia lo aveva allontanato da noi. La sua scomparsa lascia un buco nero.
Manuel aveva lasciato il camice del medico per indossare l'abito dello scrittore e del traduttore. Ha mantenuto dalla sua formazione ed esperienza medica un'enorme attenzione verso l'altro e la sofferenza. Era uno dei tre fondatori della rete Tlaxcala e redattore principale del Manifesto per il lancio della nostra rete e del sito di Tlaxcala nel febbraio 2006.
Manuel era un comunista senza partito un rivoluzionario senza dogmi, un "socratico primario", dal momento che avrebbe potuto fare suo il motto del saggio di Atene: "Io so solo una cosa: non so nulla".
Intervista al romanziere, traduttore e articolista Manuel Talens: "Nessuno può sfuggire alle proprie origini di classe quando è il momento di parlare o di scrivere"
In omaggio a Manuel Talens, scomparso il 21 lulglio 2015, ripubblichiamo una intervista rilasciata allo scrittore Enric Llopis nel febbraio del 2014
Manuel Talens (Granada 1948) è medico, romanziere, traduttore e articolista per la carta stampata e sulle piattaforme digitali di lingua spagnola. Per undici anni è stato opinionista su El País. Nel 2005, dopo essersi occupato per cinque anni del coordinamento dei traduttori di Rebelión, è passato a far parte di Tlaxcala, la rete internazionale di traduttori per la diversità linguistica – gruppo plurinazionale e multilingue di cui è membro fondatore assieme ad altri traduttori europei e latinoamericani di una dozzina di lingue e culture. Finora, ha pubblicato tre romanzi - La parábola de Carmen la Reina (1992) (La parabola di Carmen la Regina), Hijas de Eva (1997) (Figlie di Eva) e La cinta de Moebius (2007) (Il Nastro di Moebius) - oltre a tre libri di racconti -, Venganzas (1995) (Vendette), Rueda del tiempo (2001, Premio Andalucía de la Crítica 2002) (Ruota del Tempo) e La sonrisa de Saskia y otras historias mínimas (2003) (Il sorriso di Saskia e altre storie brevi). Nel 2008 è uscito il suo libro di saggi Cuba en el Corazón (Cuba nel Cuore).
Manuel Talens (Foto: Asun Harguindey) |
In qualità di traduttore professionista, ha tradotto in castigliano più di settanta opere di narrativa, semiotica, linguistica, psichiatria, teatro, saggistica e cinema di autori tanto diversi come Groupe µ, Georges Simenon, Edith Wharton, Groucho Marx, Paul Virilio, Blaise Cendrars, Derek Walcott, James Petras, Donna J. Haraway, Natan Zach, Fred Goldstein o Guy Deutscher. Oggi, si dedica esclusivamente alla traduzione professionistica, sebbene sia stato uno dei membri fondatori di Tlaxcala –la rete internazionale di traduttori per la diversità linguistica – con cui, per giunta, ha collaborato per diversi anni. Quali differenze esistono tra i due lavori? Come ha sviluppato la militanza politica nel lavoro di traduzione?
Leggi tutto...21 luglio 2015
Il IV Reich e la "questione tedesca"....
Uno dei più frequenti, e stupefacenti, fenomeni della storia umana è la prevaricazione esercitata sentendosi vittime: vittime si sentono gli israeliani che rinchiudono i palestinesi in una prigione a cielo aperto, vittime del terrorismo palestinese, vittime dell'insicurezza, vittime dell'ostilità araba. Vittime si sentono i razzisti italiani che rinchiudono i richiedenti asilo in lager inumani: vittime dell'invasione di immigrati clandestini, di rifugiati che minaccerebbero la loro sicurezza, le loro vite, il loro benessere.
Vittime si sentono i tedeschi delle sanguisughe greche che stanno succhiando il benessere così duramente conquistato. Perché non c'è dubbio che a leggere gli economisti tedeschi, la crisi greca sembra una truffa fraudolenta attuata da fannulloni, incapaci, disonesti meridionali che vanificano l'alacre, parca, industriosa morigeratezza dei paesi dell'Europa del nord: è assai istruttivo il rendiconto che Jacob Soll ha pubblicato sul New York Times di un convegno di economia tenutosi a Monaco di Baviera all'inizio di luglio, convegno a cui partecipavano nomi tedeschi di rilievo come Hans-Werner Sinn, Clemens Fuest, Henrik Enderlein, Daniel Gros.
Un pulcinella e una farsa
Non passa giorno che non si parli della cosiddetta
potenziale bancarotta greca. I programmi televisivi traboccano di persone che
propongono soluzioni, fanno analisi, oppure criticano ora l’uno ora l’altro. Nonostante la questione sia di certo seria, in
realtà è stata trasformata in farsa, a vantaggio di chi non cerca soluzioni ma
ha interesse a creare ulteriori problemi.
Infatti, il perno centrale della questione dovrebbe
essere l’euro, e molti in Europa ormai hanno capito che questa moneta non
soltanto non è affatto degli europei, come dovrebbe essere, ma non è altro che
uno strumento di dominio sui popoli europei.
Per capirlo basta accendere per pochi minuti la
televisione e vedere quali sono i semplici fatti: una nazione (quella greca)
che dovrebbe essere libera e democratica, in realtà deve dare conto ad
un’autorità di un altro paese (in questo caso la Merkel) e deve andare a
sindacare persino sugli stipendi ai dipendenti pubblici o sulle tasse da far
pagare ai cittadini, avendo di fatto perduto ogni sovranità.
19 luglio 2015
Bono Vox e Monsanto inondano l'agricoltura dell'Africa con OGM
Mentre la sua carriera musicale continua la caduta libera nella totale irrilevanza, la pop star "Bono" degli U2 ha annunciato il suo appoggio a un programma sostenuto dagli Usa per saccheggiare l'Africa rubando le sue terre e i suoi sistemi agricoli per poi sostituirli con gli OGM (organismi geneticamente modificati) e con i pesticidi.
Al recente vertice del G8 tenutosi a Camp David nel Maryland, il regime di Obama ha incontrato i leader del settore privato per annunciare il lancio della "Nuova Alleanza per la nutrizione e la sicurezza alimentare", una malcelata Rivoluzione Verde 2.0 che mira a sradicare il sistema Africano di coltivazione autonoma basata sul lavoro del nucleo famigliare per sostituirlo con i sistemi tossici della monocoltura controllati da multinazionali come la Monsanto.
Islanda: "E se si togliesse alle banche la possibilità di creare denaro?"
Un rapporto parlamentare islandese suggerisce di dare solo alla Banca Centrale il monopolio per la creazione della moneta. Una vera e propria rivoluzione, se l'idea venisse applicata ...
L'Islanda è decisamente il paese della creatività finanziaria. Dopo aver mostrato - nel 2009 - che esisteva un modo alternativo al trasferire il debito bancario al debito pubblico, l'isola nordica potrebbe essere pronta a realizzare un grande esperimento monetario. Lo scorso 31 marzo, infatti, il presidente della commissione per gli affari economici dell'Althingi, il parlamento nazionale islandese, Frosti Sigurdjonsson, ha presentato una relazione al Primo Ministro, Sigmundur Gunnlaugsson sulla riforma del sistema monetario islandese. Ed è una vera e propria rivoluzione quella che propone.
L'Islanda è decisamente il paese della creatività finanziaria. Dopo aver mostrato - nel 2009 - che esisteva un modo alternativo al trasferire il debito bancario al debito pubblico, l'isola nordica potrebbe essere pronta a realizzare un grande esperimento monetario. Lo scorso 31 marzo, infatti, il presidente della commissione per gli affari economici dell'Althingi, il parlamento nazionale islandese, Frosti Sigurdjonsson, ha presentato una relazione al Primo Ministro, Sigmundur Gunnlaugsson sulla riforma del sistema monetario islandese. Ed è una vera e propria rivoluzione quella che propone.
La mancanza di controllo della banca centrale sul sistema monetario
17 luglio 2015
La vera natura dell'Unione €uropea
Diradatesi le nebbie nei cieli di Grecia, è possibile ora fare alcune considerazioni e tentare di trarre alcuni insegnamenti dalle vicende che si sono svolte in quel Paese.
E' emersa con chiarezza cristallina la natura dell'Unione Europea.
E' questa un'organizzazione interstatale che tutela gli interessi del capitale finanziario che opera sul continente a discapito dei popoli che vi ci abitano.
Tale è stata l'azione dei Capi di Governo europei che negli anni 2010-2011 hanno liberato le banche prevalentemente tedesche e francesi dal peso dei titoli di debito pubblico greco, che fino a quel momento avevano fruttato a quelle banche tassi d'interesse molto al di sopra della media, ma, poiché giudicati ormai difficilmente esigibili e quindi deprezzati rispetto al loro valore nominale, venivano acquistati dagli Stati europei e per tale via trasferiti a carico dei popoli.
E' emersa con chiarezza cristallina la natura dell'Unione Europea.
E' questa un'organizzazione interstatale che tutela gli interessi del capitale finanziario che opera sul continente a discapito dei popoli che vi ci abitano.
Tale è stata l'azione dei Capi di Governo europei che negli anni 2010-2011 hanno liberato le banche prevalentemente tedesche e francesi dal peso dei titoli di debito pubblico greco, che fino a quel momento avevano fruttato a quelle banche tassi d'interesse molto al di sopra della media, ma, poiché giudicati ormai difficilmente esigibili e quindi deprezzati rispetto al loro valore nominale, venivano acquistati dagli Stati europei e per tale via trasferiti a carico dei popoli.
16 luglio 2015
Fine dell'Europa
La decisione dell’Eurozona è una svolta storica. Sancisce molti cambiamenti, tutti irreversibili. Non è soltanto la condanna a morte economica della Grecia. E’ la fine dello stato di diritto per l’Europa intera.
Sono in molti a dire apertamente che ciò che si è consumato a Bruxelles il 13 luglio 2015 è stato un "colpo di stato". Realizzato con strumenti finanziari, con un ricatto dei forti contro i deboli, che implica e si regge su un atto di forza, su un'imposizione illegittima. Anzi è l'inizio della fine dell'Europa come entità che si proponeva di essere unitaria e si rivela ora un'accozzaglia di egoismi, che non è nemmeno possibile definire "nazionali", poiché sono stati dettati dalla frenesia del guadagno delle élites bancarie internazionali.
Un'Europa senza solidarietà e divisa, spaccata. Con la Germania (ma che dico?, con una parte della Germania; ma che dico?, con un partito tedesco — la CDU-CSU — guidato da un ministro delle Finanze, Wolfgang Shauble, che combatte contro la premier del suo partito Angela Merkel) che si trascina dietro sei stati dell'est, tutti antieuropei in sostanza, e che pretende di fare la lezione a tutta la restante Europa, per costringerla ad accettare il modello tedesco. Come ha scritto Varoufakis: "per mettere il timore di Dio nei francesi", costringendo la Grecia a uscire dall'euro".
15 luglio 2015
Grecia: Prime riflessioni dopo la dichiarazione del vertice europeo
Nelle ore e nei giorni a venire, mi siederò in Parlamento per esaminare le normative del recente accordo del vertice europeo sulla Grecia. Sono anche ansioso di sentire dal vivo i miei compagni Alexis Tsipras e Euclides Tsakalotos, che ne hanno viste di tutti i colori in questi giorni. Fino ad allora, mi riservo il giudizio sulle normative future. Nel frattempo, ecco alcune riflessioni impressionistiche sollevate dall'accordo.
- Un nuovo trattato di Versailles ossessiona l'Europa - ho usato questa espressione nella primavera del 2010 per descrivere il primo "salvataggio" che si stava preparando in quel momento. Se questa allegoria era pertinente allora, purtroppo, lo è ancora di più oggi.
- Mai prima di allora l'UE aveva preso una decisione che minasse in una maniera così fondamentale il progetto di integrazione europea. I leader europei, trattando Alexis Tsipras e il nostro governo come hanno fatto, hanno inferto un colpo decisivo al progetto europeo.
La costruzione dell'Unione €uropea: Un'organizzazione liberale al servizio del capitalismo
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i paesi capitalisti si trovano in una situazione economica molto complicata, con un debito enorme e paesi da ricostruire fisicamente ed economicamente. Poiché devono equilibrare i loro conti, fanno appello agli Stati Uniti, i quali, dopo aver tratto un buon tornaconto dalla guerra, offrono ai paesi europei il Piano Marshall, un piano di aiuti economici, di prestito. Il progetto è affidato alla OECE (Organizzazione per la Cooperazione Economica Europea), che ha lo scopo di organizzare una duratura cooperazione economica tra i paesi europei e mettere in atto un programma comune di recupero, l'Economic Cooperation administration e anche l'Export-Import Bank. Diciassette paesi europei ricevono così finanziamenti attraverso il Piano Marshall.
Gli Stati Uniti, grazie al Piano Marshall, emergono come regolatore dell'economia in Europa e come garante dell'imperialismo economico. Possono anche vegliare contro l'insorgenza di qualsiasi movimento comunista ad ovest della Germania, in particolare in paesi come la Francia, dove il Partito Comunista, alla fine della guerra esce notevolmente rafforzato. I liberali europei sostengono al tempo stesso l'idea di una comunità economica, volta a creare gli Stati Uniti d'Europa sul modello americano.
14 luglio 2015
Yanis Varoufakis: "L'Eurogruppo non ha esistenza legale ma ha il potere per decidere le vite degli europei. E il suo grande capo è Doc Schäuble"
Harry Lambert: come ti senti?
Yanis Varoufakis: (…) mi sento sollevato nel non dover più sostenere questa pressione incredibile a negoziare da una posizione che giudico difficile da difendere. (…) Le mie peggiori paure si sono confermate, ma la situazione si è rivelata perfino peggiore.Un cavallo di Troia nella Casa dell'austerità
Il ritorno del cavallo di Troia - Rico Schacherl, Sudafrica |
"Al giorno d'oggi solo i criminali osano danneggiare gli altri, senza l'aiuto della filosofia" Robert Musil, L'uomo senza qualità
Le cosiddette "istituzioni" dell'UE - insieme con i politici cosmicamente mediocri dei paesi ricchi dell'Unione Europea - tutti insieme, si sono comportati come barbari, dimostrando, graficamente, come tutta la costruzione kafkiana dell'UE ha un odio viscerale per la democrazia.
U€: L'Austria se va davvero!
Occorrevano 100mila firme, in un settimana ne hanno raccolte 261.000 ma solo perchè hanno dovuto fermarsi: la Corte Costituzionale austriaca aveva concesso sette giorni e non uno di più per raccogliere le firme necessarie ad ammettere la petizione popolare per l’uscita dell’Austria dall’Unione Europea, sperando che non sarebbero stati sufficienti. Ne avesse dati quindici, probabilmente la gran parte dei sei milioni e mezzo di elettori austriaci (in Austria il diritto di voto scatta a 16 anni) avrebbe votato a favore della ‘Volksbegehren EU Austritt‘.
Un successo, nonostante il boicottaggio dei media nazionali ed europei (ancora oggi e nonostante tutto la stampa italiana non parla di questo avvenimento e quella austriaca lo fa giusto perchè costretta dalla situazione), nonostante le difficoltà del voto ammesso solo nelle sedi comunali e nei tribunali.
Nonostante tutto 261mila Austriaci hanno deciso che il Parlamento deliberi immediatamente oppure indica un Referendum popolare perchè sia il popolo a decidere se restare o meno nell’Unione Europea.
Iscriviti a:
Post (Atom)