Il suo ultimo discorso è una vera e propria Geremiade. Migliaia di aziende sono "sull'orlo del collasso". Grandi masse di persone prendono il sussidio di disoccupazione o rischiano di perdere il posto di lavoro. L'altissimo tasso di disoccupazione giovanile (41%) sta portando verso un pericoloso stato di alienazione.
18 dicembre 2013
NAPOLITANO TEME UN'INSURREZIONE VIOLENTA NEL 2014 ?
Ambrose Evans Pritchard dal Telegraph commenta gli
allarmi di Napolitano sui "Forconi" e le minacce non tanto velate di
Draghi, che non offrono risposte alle tensioni sociali, ma solo
imperativi impossibili. Non si può rimanere in recessione e
disoccupazione di massa quando le soluzioni esistono e sono a portata di
mano: la protesta sta diventando un movimento anti-Euro.
In Italia gli eventi stanno volgendo al peggio. Il presidente
Giorgio Napolitano ha lanciato l'allarme su possibili "tensioni
sociali e disordini diffusi" nel 2014, mentre la lunga
recessione si trascina. Coloro che vivono ai margini vengono
coinvolti in "atti di protesta indiscriminata e violenta, verso
una forma di opposizione totale".
Il suo ultimo discorso è una vera e propria Geremiade. Migliaia di aziende sono "sull'orlo del collasso". Grandi masse di persone prendono il sussidio di disoccupazione o rischiano di perdere il posto di lavoro. L'altissimo tasso di disoccupazione giovanile (41%) sta portando verso un pericoloso stato di alienazione.
Il suo ultimo discorso è una vera e propria Geremiade. Migliaia di aziende sono "sull'orlo del collasso". Grandi masse di persone prendono il sussidio di disoccupazione o rischiano di perdere il posto di lavoro. L'altissimo tasso di disoccupazione giovanile (41%) sta portando verso un pericoloso stato di alienazione.
17 dicembre 2013
IRLANDA: "Aiuti dalla Troika? No grazie!"
Noonan ha ringraziato i cittadini irlandesi che sono stati costretti a sopportare maggiori tagli nei servizi pubblici a causa del programma di austerità di bilancio. Secondo lui, il governo irlandese ha ora a che fare con due questioni fondamentali: garantire una crescita economica sostenibile e aumentare il tasso di occupazione nel paese.
A metà novembre 2013, le autorità irlandesi hanno deciso di non rinnovare il programma di sostegno finanziario dell'UE e del FMI, che doveva scadere nel dicembre 2013, e ha anche accolto una linea di credito precauzionale internazionale del valore di 10.000 milioni di euro, vista come assicurazione nel caso in cui il paese torni ad affrontare problemi finanziari.
16 dicembre 2013
BRUXELLES PRODUCE ODIO, CRESCE IL RISCHIO DI UNA GUERRA
Ciò che sta accadendo in Italia va letto nel contesto della deflagrazione dell’Unione Europea, provocata dall’aggressione finanzista guidata dalla Banca centrale europea e dal governo tedesco. Da Maastricht in poi, il ceto finanzista globale ha deciso di cancellare in Europa le tracce della forza operaia del passato, la democrazia, la garanzia salariale, la spesa sociale. In nome del fanatismo liberista ha finito per sradicare le radici del consenso su cui si fondava l’Unione Europea. L’effetto, però, non è solo il dimezzamento del monte salari dei lavoratori europei, la distruzione della scuola e della sanità pubblica, l’abolizione del limite dell’orario di lavoro, la precarizzazione generalizzata. E’ anche la guerra. Era prevedibile, era previsto, ora comincia ad accadere.
La disgregazione finale dell’Unione europea possiamo leggerla sulla carta geografica. Cominciamo da est. L’insurrezione ucraina è prova di come sia
mutata la natura d’Europa. Nata come progetto di pace tra tedeschi e francesi, e quindi di pace in tutto il continente, l’Unione è oggi divenuta l’esatto contrario. Gli europeisti ucraini usano l’europeismo come arma puntata contro l’imperialismo russo, e risvegliano fantasmi del nazismo. L’ingresso inEuropa è visto come una promessa di guerra, e la precipitazione del conflitto in Ucraina non potrà che avere conseguenze spaventose per l’Europa intera. Bruxelles reagirà aprendo un confronto con la Russia di Putin, oppure lascerà che la Russia di Putin soffochi una rivolta che è nata nel nome dell’Europa?
14 dicembre 2013
NELSON MANDELA: Discorso a Cuba del 26 Luglio 1991
Discorso di Nelson Mandela pronunciato il 26 Luglio 1991 all'evento
per il 38° anniversario dell'assalto alla caserma Moncada, inizio della Rivoluzione Cubana, tenutosi in provincia di Matanzas.
Primo Segretario del Partito Comunista, Presidente del Consiglio di
Stato e del governo di Cuba, Presidente della Repubblica Socialista di
Cuba, Comandante in Capo Fidel Castro, Internazionalisti cubani che tanto hanno fatto per la liberazione del nostro continente, Popolo cubano, compagni e amici:
Per me è un grande piacere e un onore essere qui oggi, soprattutto in un giorno così importante nella storia rivoluzionaria del popolo cubano. Oggi Cuba commemora il 38° anniversario dell'assalto alla caserma Moncada.
Senza la Moncada, la spedizione del Granma, la lotta nella Sierra Maestra e
la straordinaria vittoria del 1 gennaio 1959 non avrebbero avuto luogo.
Oggi è questa la Cuba rivoluzionaria, la Cuba internazionalista, il paese che tanto ha fatto per i popoli dell'Africa.
Da molto tempo volevamo visitare il vostro paese ed esprimere i nostri
sentimenti verso la Rivoluzione cubana e il ruolo svolto da Cuba in Africa, nel Sudafrica e nel mondo.
Il popolo cubano occupa un posto speciale nei cuori dei popoli dell'Africa.
Gli internazionalisti cubani hanno contribuito all'indipendenza, alla
libertà e alla giustizia in Africa in un modo che non ha eguali per il loro carattere di principi e altruismo.
13 dicembre 2013
SOVRANISMO: ARMA ANTILIBERISMO E ANTIEGEMONICA
Blocco europeo sovrano ostacolato dagli "euroatlantisti" e dall'incapacità tedesca di trasformare il primato economico in egemonia geostrategica
La sovranità è l'arma concettuale che ha orientato il Sudamerica ad uscire dalle sabbie mobili in cui lo sprofondò il neoliberismo, dai tempi del suo moderno progenitore Pinochet. La resistenza contro la “globalizzazione”, venduta come superiore e ineluttabilile modernità, generò poderosi e diversificati movimenti sociali. Questi, cacciarono dalla scena pubblica partiti moribondi, e si trasformarono in vettori diventati poi governi. All'insegna della revisione o sospensione del pagamento del debito estero (Ecuador); rifiuto unilaterale delle esazioni e confische del FMI (Argentina) nazionalizzazione degli idrocarburi (Bolivia e Venezuela); delle telecomunicazioni e banche (Venezuela) o priorità della crescita con redistribuzione sul dogmatismo monetarista (Brasile). Dove vi furono assemblee costituenti e si riscrissero le costituzioni, legittimate dal voto popolare come in Venezuela, Ecuador e Bolivia, il cambiamento fu più profondo e prolungato. Il recupero della sovranità iniziò dal potere politico e si estese a quello monetario, banca centrale e difesa.
La sovranità è l'arma concettuale che ha orientato il Sudamerica ad uscire dalle sabbie mobili in cui lo sprofondò il neoliberismo, dai tempi del suo moderno progenitore Pinochet. La resistenza contro la “globalizzazione”, venduta come superiore e ineluttabilile modernità, generò poderosi e diversificati movimenti sociali. Questi, cacciarono dalla scena pubblica partiti moribondi, e si trasformarono in vettori diventati poi governi. All'insegna della revisione o sospensione del pagamento del debito estero (Ecuador); rifiuto unilaterale delle esazioni e confische del FMI (Argentina) nazionalizzazione degli idrocarburi (Bolivia e Venezuela); delle telecomunicazioni e banche (Venezuela) o priorità della crescita con redistribuzione sul dogmatismo monetarista (Brasile). Dove vi furono assemblee costituenti e si riscrissero le costituzioni, legittimate dal voto popolare come in Venezuela, Ecuador e Bolivia, il cambiamento fu più profondo e prolungato. Il recupero della sovranità iniziò dal potere politico e si estese a quello monetario, banca centrale e difesa.
La tenaglia del potere politico+movimenti da un lato, e la crescente unione civico-militare dall'altro, riuscirono a stritolare l'ALCA (1), progetto di annessione agli Stati Uniti delle economie a sud del Messico. Fu l'apogeo del sovranismo che -a partire dalla protezione della produzione endogena- recuperò l'iniziativa geopolitica per conformare il “grande spazio” del blocco sudamericano. La Patria Grande si inoltrò negli spazi aperti dalla lucidità multipolare di Chàvez con la Russia, Cina e Iran.
12 dicembre 2013
QUESTA E' LA MARCIA.... (inno nichilista d’Italia)
Riceviamo e pubblichiamo...
Questa è la marcia (perepepe) di Berlusconi con tutti quanti i suoi coglioni ladri, mafiosi e piduisti e i più simpatici. Ma chi ? Beh ! I fascisti.
Questa è la marcia (perepepe) dei berlusconizzati
contenti, allegri e abbindolati
che se gli spieghi: vota diverso
poi t’accorgi ch’è tempo perso.
Questa è la marcia (perepepe) dell’altra parte
senza più parte e neanche l’arte
perchè ha deciso di esser più trendy
col comunismo firmato Fendi.
11 dicembre 2013
VIA L'€URO...SE VOGLIAMO DEMOCRAZIA IN EUROPA!
Monete sovrane svalutabili, o sarà la fine: dobbiamo uscire immediatamente dall’euro, per salvare la nostra economia e ripristinare la democrazia in Europa. Lo sostiene l’economista italo-danese Bruno Amoroso: l’euro non è che un dogma smentito dai fatti, mentre in realtà rappresenta un fattore devastante di disgregazione. Prima ha spaccato l’Europa in due, opponendo i 17 paesi dell’Eurozona ai 10 rimasti fuori, e ora ha diviso la stessa Eurozona, scavando un solco incolmabile tra nord e sud. La disastrosa moneta della Bce? Con la sua rigidità «è la causa prima dell’attuale situazione di crisi del progetto europeo». Un piano oligarchico, i cui gestori oggi hanno “gettato la maschera”: il rigore promosso dalla Troika formata da Bce, Fmi e Ue non è altro che l’esecuzione, in Europa, dell’ideologia neoliberista imposta dalla globalizzazione, che comprime i diritti del lavoro e mortifica lo Stato sovrano, disabilitandolo come garante dei cittadini. Fiscal Compact, Patto di Stabilità: sono gli strumenti con cui l’oligarchia finanziaria ha deciso di metterci in crisi.
9 dicembre 2013
I POTERI FORTI HANNO TROVATO IL NUOVO BERLUSCONI
Renzusconi |
Naturalmente questo fenomeno disvela qualcosa del rapporto tra istituzioni e macchina dei partiti. La scienza politica classica, ossia quella che inizia con Vilfredo Pareto e Gaetano Mosca e raggiunge poi i suoi vertici con i lavori di Roberto Michels e di Moisei Ostrogorsky, poneva al centro della delineazione del sistema e della società politica le macchine dei partiti. Per comprendere il funzionamento sia della partecipazione politica sia dei meccanismi decisionali, secondo questa scuola bisognava e bisogna partire dai partiti. La politologia che invece si è affermata dopo gli anni Cinquanta del Novecento, con poche eccezioni, tra cui ricordo il compianto Paolo Farneti, Theodor Lowy e Mauro Calise, pone invece al centro i sistemi elettorali. Sono questi ultimi a determinare la meccanica dei sistemi istituzionali e della stessa partecipazione politica.
7 dicembre 2013
"RICORDATI DI SANTIFICARE IL PROFITTO"!
Aperture domenicali e festive e conseguenze sulla vita dei lavoratori
Una volta si chiamavano feste comandate. Le domeniche, innanzitutto. E poi Natale, Pasqua. E poi quelle strappate con la lotta, il 1° Maggio, 25 Aprile… Ma il capitalismo conosce un unico comandamento: sacrifica qualunque cosa, preferibilmente i lavoratori, sull'altare del profitto. E così da qualche anno anche in Italia, a un numero sempre crescente di lavoratori viene impedito di godersi un riposo settimanale degno di questo nome, magari in compagnia delle proprie famiglie, dei propri figli.
Un po' di storia
Quella della liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali è una storia che va avanti da quasi vent'anni. Nel 1995 un referendum popolare boccia con il 62% dei voti la prima proposta di liberalizzazione. Nel 1998 ci riprova Bersani, ministro dell'allora Governo Prodi di centro-"sinistra", con il decreto che porta il suo nome, il quale prevede (in barba all'esito del referendum di soli tre anni prima) che gli esercizi commerciali possano restare aperti tutti i giorni della settimana per un massimo di tredici ore. Le domeniche sono ancora quasi escluse dalla liberalizzazione: pur conferendo poteri di deroga ai comuni, le aperture domenicali sono previste solo per le domeniche del mese di dicembre e per altre otto domeniche nei restanti mesi dell'anno. Le cose peggiorano nel 2001: con la riforma del titolo V della Costituzione la competenza in materia passa alle Regioni, che fanno largo uso dei poteri di deroga previsti dal decreto Bersani.
Una volta si chiamavano feste comandate. Le domeniche, innanzitutto. E poi Natale, Pasqua. E poi quelle strappate con la lotta, il 1° Maggio, 25 Aprile… Ma il capitalismo conosce un unico comandamento: sacrifica qualunque cosa, preferibilmente i lavoratori, sull'altare del profitto. E così da qualche anno anche in Italia, a un numero sempre crescente di lavoratori viene impedito di godersi un riposo settimanale degno di questo nome, magari in compagnia delle proprie famiglie, dei propri figli.
Un po' di storia
Quella della liberalizzazione degli orari di apertura degli esercizi commerciali è una storia che va avanti da quasi vent'anni. Nel 1995 un referendum popolare boccia con il 62% dei voti la prima proposta di liberalizzazione. Nel 1998 ci riprova Bersani, ministro dell'allora Governo Prodi di centro-"sinistra", con il decreto che porta il suo nome, il quale prevede (in barba all'esito del referendum di soli tre anni prima) che gli esercizi commerciali possano restare aperti tutti i giorni della settimana per un massimo di tredici ore. Le domeniche sono ancora quasi escluse dalla liberalizzazione: pur conferendo poteri di deroga ai comuni, le aperture domenicali sono previste solo per le domeniche del mese di dicembre e per altre otto domeniche nei restanti mesi dell'anno. Le cose peggiorano nel 2001: con la riforma del titolo V della Costituzione la competenza in materia passa alle Regioni, che fanno largo uso dei poteri di deroga previsti dal decreto Bersani.
6 dicembre 2013
ERRARE UMANUM EST, PERSEVERARE AUTEM "PORCELLUM"
ITALIA ALLO SBANDO
Non sono un esperto di diritto Costituzionale ma, alla luce della sentenza della Corte Costituzionale che ha stabilito l'illegittimità del Porcellum, immagino che qualsiasi semplice cittadino come il sottoscritto, si ponga numerosi interrogativi ai quali, almeno apparentemente, non risulta agevole trovare risposta. Certo che, in prima istanza, una sentenza di questo genere stimolerebbe il dubbio se questa possa avere effetto retroattivo o meno.
Perché, nel primo caso, si determinerebbero effetti sconvolgenti di difficile immaginazione. Ciò deriverebbe dal fatto che, a rigor di logica, essendo incostituzionale una legge elettorale, sarebbero illegittimi anche tutti gli effetti prodotti in virtù di una norma incostituzionale. Quindi, già da otto anni, i parlamentari eletti con questa legge avrebbero occupato una posizione in maniera illegittima, poiché in contrasto con lo spirito costituzionale e quindi con quanto affermato dalla Consulta. Ne deriverebbe che sarebbero illegittimi anche tutti gli atti normativi (e non solo) prodotti in questo periodo. Di conseguenza tutte le leggi varate e tutti gli atti compiuti dal parlamento sarebbero affetti dal vizio di illegittimità.
5 dicembre 2013
MANDELA DAY
Sono 25 anni che hanno portato via quell’uomo
ora la libertà si avvicina ogni giorno di più
asciuga via le lacrime dai tuoi occhi rattristati
hanno detto che Mandela è libero e allora esci fuori...
CONTRO I MIGRANTI ARRIVA IL DRONE €UROPEO
Accordo tra 7 Paesi UE per la produzione di aerei senza pilota che competano con Israele e USA. Obiettivo: gli immigrati clandestini. Intanto Tel Aviv bombarda Gaza.
Mentre Israele bombarda una Gaza allo stremo, l'Europa si mette in proprio e pensa a costruire droni made in Bruxelles, così da far concorrenza agli SpyLite di Tel Aviv e ai Predator di Washington. Una notizia che arriva mentre l'aviazione israeliana sganciava bombe a Sud della Striscia, a Khan Younis: quattro i target israeliani, contro due fattore nel quartiere di al-Manara e contro un tunnel controllato dalle Brigate Al-Qassam e un presunto sito di addestramento della Jihad Islamica. Secondo il portavoce dell'esercito israeliano, l'attacco sarebbe partito in risposta al lancio di un missile verso il confine Sud di Israele. I bombardamenti di ieri notte giungono mentre a Gaza la crisi cronica ha subito un drammatico peggioramento: la distruzione dei tunnel verso l'Egitto e la nuova politica restrittiva del Cairo stanno mettendo in ginocchio la Striscia. Scarsità di medicinali e carburante, solo 6-8 ore di elettricità al giorno e quartieri interi alle prese con le acque reflue che invadono le strade per il mal funzionamento degli impianti di pompaggio (a causa della mancanza di corrente).
4 dicembre 2013
MONSANTO, IL TTP E LA DOMINAZIONE GLOBALE DEL CIBO
I PROFITTI PRIMA DELLE PERSONE
"Controlla il petrolio e controllerai le nazioni", disse il Segretario di Stato Henry Kissinger negli anni settanta. "Controlla il cibo e controllerai la gente".
"Controlla il petrolio e controllerai le nazioni", disse il Segretario di Stato Henry Kissinger negli anni settanta. "Controlla il cibo e controllerai la gente".
Il controllo globale degli alimenti è stato quasi raggiunto, riducendo la diversità dei semi con sementi OGM (geneticamente modificate) che vengono distribuite solo da poche imprese transnazionali. Ma questo programma è stato implementato con un grave costo per la nostra salute, e se viene approvato il Trans-Pacific Partnership (TPP), il controllo non solo sul nostro cibo, ma sulla nostra salute, il nostro ambiente e il nostro sistema finanziario, saranno nelle mani delle multinazionali.
I profitti prima delle popolazioni
L'ingegneria genetica ha permesso la proprietà di semi brevettati da cui dipende l'approvvigionamento alimentare del mondo. I geni "Terminator" rendono possibile la produzione di semi sterili, utilizzando un catalizzatore chimico sintetico chiamato opportunamente "Traditore" per indurre la sterilità nei semi. Quindi, gli agricoltori devono comprare i semi anno dopo anno dai proprietari dei brevetti. Per coprire tali costi, i prezzi alimentari sono aumentati, ma il danno è molto maggiore di quello causato ai nostri portafogli.
QUALE “SOVRANISMO”?
A nostro giudizio non si può non condividere quanto
sostiene Gianfranco la Grassa in un suo recente articolo, vale a dire
che «si deve puntare nella fase attuale in modo speciale su ciò che
viene al momento definito […] come sovranismo. Ma in che modo? E fino a
quale punto? Con quali mezzi, strategie e forze in campo? Tutto da
discutere, ma non fra secoli» (1). A questo proposito, occorre precisare
che con il neologismo “sovranismo” ci si riferisce all’istanza di
riconquista della sovranità nazionale, ceduta quasi completamente dai
“nostri” politici non all’Europa (che come soggetto politico non esiste)
bensì all’UE, o meglio ad alcune istituzioni dell’UE quali ad esempio
la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea (che in realtà non è
affatto una banca centrale).
Purtuttavia, bisogna riconoscere che nell’attuale fase storica i singoli Stati non possono non rinunciare a una certa sovranità, giacché è evidente che lo “spazio” politico ed economico dei singoli Paesi è troppo piccolo perché uno Stato possa fare a meno di essere parte di un’area geopolitica più ampia e complessa. In questo senso, difendere il “sovranismo” (che ovviamente non deve essere scambiato per una forma di nazionalismo) non significa mettere in questione la necessità di un “grande spazio” europeo, tanto più che la questione della sovranità non può non concernere, oltre al rapporto tra l’UE e i singoli Stati europei, l’indipendenza del continente europeo, posto che il vero problema da risolvere sia quello di poter riguadagnare una certa sovranità nazionale innanzi tutto (non solo) allo scopo di ridefinire obiettivi e funzioni dell’Europa.
Purtuttavia, bisogna riconoscere che nell’attuale fase storica i singoli Stati non possono non rinunciare a una certa sovranità, giacché è evidente che lo “spazio” politico ed economico dei singoli Paesi è troppo piccolo perché uno Stato possa fare a meno di essere parte di un’area geopolitica più ampia e complessa. In questo senso, difendere il “sovranismo” (che ovviamente non deve essere scambiato per una forma di nazionalismo) non significa mettere in questione la necessità di un “grande spazio” europeo, tanto più che la questione della sovranità non può non concernere, oltre al rapporto tra l’UE e i singoli Stati europei, l’indipendenza del continente europeo, posto che il vero problema da risolvere sia quello di poter riguadagnare una certa sovranità nazionale innanzi tutto (non solo) allo scopo di ridefinire obiettivi e funzioni dell’Europa.
3 dicembre 2013
ISLANDA: LIBERA E SOVRANA FUORI DALL'U€
Il governo islandese vuole ridurre i mutui delle famiglie. Gli islandesi sono orgoglisi del fatto che il loro paese sia libero e sovrano e per questo motivo hanno deciso di rimanere fuori dall'Unione Europea. Tale decisione permette ai politci islandesi un margine di manovra che in Italia possiamo solo sognare e grazie al fatto di essere fuori dalla UE il governo islandese ha deciso di varare un piano per cancellare parte dei mutui che le famiglie hanno contratto con le banche e di conseguenza ogni famiglia vedra' il suo mutuo ridotto per un valore massimo di 24 mila euro.
La crisi finanziaria che ha colpito l'Islanda qualche anno fa ha fatto crollare il valore della corona islandese e fatto esplodere il debito delle famiglie che, al 108% del PIL e' piuttosto alto e quindi il governo ha preso questa decisione per aiutare le famiglie e far aumentare il tasso di risparmio.
Questa riduzione del debito inizierà il prossimo anno e durerà quattro anni per un costo di circa due miliardi di euro.
2 dicembre 2013
BOLIVIA: otto anni di nazionalizzazioni, economia in crescita
Lo Stato boliviano controlla oggi il 38% dell’economia nazionale grazie alla politica di nazionalizzazioni applicata dal 2006, con l’arrivo al potere del primo presidente indigeno, Evo Morales, quando l’indice era del 15%. Esponendo il modello economico boliviano all’Universidad Gabriel René Moreno di Santa Cruz, motore economico del paese e roccaforte dell’opposizione conservatrice, il vice presidente Álvaro García Linera ha precisato che sono state nazionalizzate in modo progressivo le imprese-chiave dell’economia. In complesso sono state una ventina, fra cui quelle degli idrocarburi, delle telecomunicazioni, dell’elettricità, delle attività minerarie, della gestione degli aeroporti, della produzione del cemento.
Molte di queste aziende, tuttavia, non hanno ancora ricevuto le compensazioni dovute per le espropriazioni e hanno intrapreso azioni giudiziarie internazionali contro lo Stato o hanno minacciato di farlo.
Molte di queste aziende, tuttavia, non hanno ancora ricevuto le compensazioni dovute per le espropriazioni e hanno intrapreso azioni giudiziarie internazionali contro lo Stato o hanno minacciato di farlo.
SIGNORAGGIO: SIMEC, AURITI E...GRILLO
Dieci anni fa Grillo era amico e citava il professor Giacinto Auriti che
appena prima dell'introduzione dell'Euro fece questo esperimento
apparentemente folle nel suo paese in Abruzzo, in qualche modo simile a
quello di Silvio Gesell in un paesino austriaco. Auriti aveva creato
una moneta ("Simec") che valeva il doppio di quella corrente (1), cioè
100mila Simec valevano 200 mila lire e il cambio dei 100mila Simec in
200mila lire li faceva personalmente Auriti.
Poi contava sulla velocità di circolazione... (per evitare di infrangere le leggi Auriti lo aveva impostato in modo tale da rimetterci di tasca sua all'inizio, perchè per 100mila lire in pratica lui ti dava 200mila lire, ma dato che era lui l'emittente dei SIMEC poteva recuperare le perdite usandolo per comprare lui stesso e la sua famiglia una volta che fosse entrato in circolazione...Solo che non lo poteva dire apertamente, per cui la sua spiegazione sul punto cruciale qui sotto risulta poco chiara...). I magistrati gli sequestrarono tutto e poi Auriti vinse il ricorso, ma non riprovò più ed è morto nel 2006.
Adesso che è morto, Grillo sfotte Auriti dipingendolo come un esaltato, ma se senti Grillo che parla qui per dieci minuti di Auriti, della moneta creata dal nulla, delle banche dell'oro ecc.. vedi che si era immerso in queste cose e poi ha deciso di lasciarle perdere.
Poi contava sulla velocità di circolazione... (per evitare di infrangere le leggi Auriti lo aveva impostato in modo tale da rimetterci di tasca sua all'inizio, perchè per 100mila lire in pratica lui ti dava 200mila lire, ma dato che era lui l'emittente dei SIMEC poteva recuperare le perdite usandolo per comprare lui stesso e la sua famiglia una volta che fosse entrato in circolazione...Solo che non lo poteva dire apertamente, per cui la sua spiegazione sul punto cruciale qui sotto risulta poco chiara...). I magistrati gli sequestrarono tutto e poi Auriti vinse il ricorso, ma non riprovò più ed è morto nel 2006.
Adesso che è morto, Grillo sfotte Auriti dipingendolo come un esaltato, ma se senti Grillo che parla qui per dieci minuti di Auriti, della moneta creata dal nulla, delle banche dell'oro ecc.. vedi che si era immerso in queste cose e poi ha deciso di lasciarle perdere.
29 novembre 2013
Il Protocollo ufficiale del Primo Congresso Sionista
“Così si può riassumere il Congresso di Basilea in una parola – che starò attento a pronunciare in pubblico: a Basilea è stato fondato lo Stato ebraico. Se oggi lo dicessi a voce alta, mi risponderebbero con una risata generale. Però, forse tra cinque anni, o comunque entro cinquanta, tutti lo vedranno”. Theodor Herzl, 3 settembre 1897
Il Primo Congresso Sionista, celebrato nel Casinò Municipale di Basilea (Svizzera) dal venerdì 29 alla domenica 31 agosto del 1897, è stato un evento storico. I 204 partecipanti, tra cui 162 delegati con diritto di voto (le donne presenti non godevano di questo diritto), portarono a termine l’atto della fondazione del movimento che, 50 anni più tardi, sfocerà nella proclamazione dello Stato di Israele. Quest’atto, che ipoteticamente poneva fine alla sofferenza degli ebrei in Europa – su cui antisemiti e sionisti erano d’accordo a considerare come un popolo – apre un nuovo capitolo nella Storia e segna l’inizio ufficiale della sofferenza di un altro popolo – quello palestinese – che vede negati i propri diritti naturali da 66 anni.
Gli atti del congresso, titolati “Protocollo ufficiale”, vennero pubblicati a Vienna nel 1898 e ristampati a Praga nel 1911.
Per quanto incredibile possa sembrare, si è dovuto aspettare 116 anni affinché questo documento storico fosse accessibile al pubblico francofono. Finora era disponibile solo in tedesco e in una traduzione in ebraico apparsa nel 1947.
Leggi tutto...28 novembre 2013
MERCATO TRANSATLANTICO: UN ATTACCO FRONTALE ALLA DEMOCRAZIA!
Bruxelles tace su un trattato che potrebbe consentire a corporazioni avide di sovvertire le leggi, i diritti e la sovranità nazionale
Lo scopo del Partenariato Transatlantico su Commercio e Investimenti è quello di eliminare tutte le differenze normative tra le nazioni americane ed europee. Ne ho parlato due settimane fa. Ma ho tralasciato il tema più importante: la notevole capacità che garantirebbe alle grandi imprese di far fuori giudizialmente i governi che tentano di difendere i propri cittadini. Consentirebbe a una giuria chiusa di avvocati delle imprese di revocare la volontà del parlamento e di distruggere le nostre protezioni legali. Tuttavia i difensori della nostra sovranità non dicono nulla. Il meccanismo attraverso il quale si ottiene ciò è noto come risoluzione di dispute tra stato e investitore. E’ già stato utilizzato in molte parti del mondo per affossare le norme che proteggono le persone e il pianeta.
22 novembre 2013
Appello da Gaza per la manifestazione del 30 Novembre a Torino
In questo breve video, cinque attivisti di Gaza invitano, ciascuno con le sue motivazioni, a partecipare alla manifestazione del 30 novembre a Torino contro il vertice Letta-Netanyahu.
Iscriviti a:
Post (Atom)