La Costituzione Europea, gettata dalla finestra, è rientrata dalla porta dentro al Trattato di Lisbona. L’Irlanda è stata costretta a ripetere il referendum e a votare sì. In Grecia, il referendum sull’austerity è stato impedito dalle banche prima ancora di riuscire ad essere indetto. Come dice Nigel Farage: l’Europa conosce solo due risposte possibili alle consultazioni popolari: “Sì” e “Sì, per favore!”.
28 gennaio 2012
Eccovi gli Stati Uniti d'Europa
(Immagine di Josetxo Ezcurra) Mario Monti è lì per costruire l’Europa unita. Politicamente unita, sfruttando le condizioni propizie per la cessione della nostra sovranità. La persegue lui, la persegue Draghi, la persegue la Merkel, Papademos, la perseguono tutti tranne i popoli, che ogni volta cui è stato concesso di esprimersi sul tema hanno bocciato il progetto. Un referendum in Irlanda ha bocciato il Trattato di Lisbona. I referendum francesi e olandesi hanno bocciato la nuova Costituzione Europea. Ogni volta che questo accade, la UE trova un modo nuovo per aggirare la volontà popolare.
Byoblu
La Costituzione Europea, gettata dalla finestra, è rientrata dalla porta dentro al Trattato di Lisbona. L’Irlanda è stata costretta a ripetere il referendum e a votare sì. In Grecia, il referendum sull’austerity è stato impedito dalle banche prima ancora di riuscire ad essere indetto. Come dice Nigel Farage: l’Europa conosce solo due risposte possibili alle consultazioni popolari: “Sì” e “Sì, per favore!”.
La Costituzione Europea, gettata dalla finestra, è rientrata dalla porta dentro al Trattato di Lisbona. L’Irlanda è stata costretta a ripetere il referendum e a votare sì. In Grecia, il referendum sull’austerity è stato impedito dalle banche prima ancora di riuscire ad essere indetto. Come dice Nigel Farage: l’Europa conosce solo due risposte possibili alle consultazioni popolari: “Sì” e “Sì, per favore!”.
In Italia un referendum sulla questione è tabù. Nessuno lo chiede. Nessuno lo concede. Il Trattato di Lisbona è stato ratificato dal Parlamento a Ferragosto del 2008, quando la gente era ebbra di vino. Una questione di mera precauzione, quasi inutile. Se lo avessero ratificato in qualsiasi altro giorno sarebbe stato lo stesso: i media avrebbero parlato della Champions o degli acquisti di Natale in forte calo.
27 gennaio 2012
L' IMPERIALISMO AL « VERDE »: Tempeste sotto la superficie (Parte I)
La strategia di difesa degli Stati Uniti illustrata dal presidente Barack Obama a Washington il 5 gennaio viene condizionata dalla necessità di tagliare la spesa del Pentagono di quasi mezzo bilione (500 miliardi) di dollari nel prossimo decennio. Innegabilmente, esiste qualche nota positiva nella prospettiva che questa sia una strategia determinata da disgrazie di bilancio - anche se Obama e il capo del Pentagono Leon Panetta hanno insistito sul fatto che si tratta in verità di pura e semplice strategia.
Di MK Bhadrakumar
Strategic Culture Foundation
Nelle parole di Obama, “la marea della guerra si sta ritirando, quindi la questione a cui questa strategia risponde è di quale tipo di esercito noi [gli USA] avremo bisogno molto tempo dopo che le guerre dell’ultimo decennio si saranno concluse.”
Però una valutazione rigidamente contraria è stata attribuita all’influente repubblicano, presidente alla Camera dei Rappresentanti della commissione sulle Forze Armate, Buck McKeon, che ha affermato: “Si tratta di una strategia condotta alla nostre spalle a favore di un’America di sinistra. Il presidente ha confezionato la nostra [statunitense] ritirata dal mondo nelle vesti di una nuova strategia, per mascherare la sua dismissione della nostra difesa militare e nazionale.”
La questione può essere risolta con una certa sicurezza solo dal mese prossimo, quando il ministero della Difesa degli Stati Uniti spiegherà nei dettagli le assegnazioni relative al suo bilancio proposte per il 2013, e arriveremo a conoscere dove sono stati fatti i tagli.
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Leggi anche: L’Imperialismo in un’epoca a corto di liquidi: gli Stati Uniti possono far fronte solo ad una… “mezza guerra” fredda (Parte II)
Di MK Bhadrakumar
Strategic Culture Foundation
Nelle parole di Obama, “la marea della guerra si sta ritirando, quindi la questione a cui questa strategia risponde è di quale tipo di esercito noi [gli USA] avremo bisogno molto tempo dopo che le guerre dell’ultimo decennio si saranno concluse.”
Però una valutazione rigidamente contraria è stata attribuita all’influente repubblicano, presidente alla Camera dei Rappresentanti della commissione sulle Forze Armate, Buck McKeon, che ha affermato: “Si tratta di una strategia condotta alla nostre spalle a favore di un’America di sinistra. Il presidente ha confezionato la nostra [statunitense] ritirata dal mondo nelle vesti di una nuova strategia, per mascherare la sua dismissione della nostra difesa militare e nazionale.”
La questione può essere risolta con una certa sicurezza solo dal mese prossimo, quando il ministero della Difesa degli Stati Uniti spiegherà nei dettagli le assegnazioni relative al suo bilancio proposte per il 2013, e arriveremo a conoscere dove sono stati fatti i tagli.
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26 gennaio 2012
LA NIGERIA A GOLDMAN SACHS?
Si è stabilita una nuova moda, per la quale ogni personalità politica o
istituzionale deve condire i suoi discorsi con inesorabili denunce dello
strapotere della finanza globale, che, da "servizio nei confronti della
produzione", è diventata scopo in sé e funzione primaria. Una volta
pronunciata l'astratta denuncia, si può tornare tranquillamente ad
obbedire alle banche.
COMIDAD
Il caso più clamoroso di questa schizofrenia, è dato dalla questione dell'inserimento dell'obbligo del pareggio di bilancio nella Costituzione. Strano che nessun costituzionalista abbia sentito il bisogno di chiarire che una tale norma è di per sé incostituzionale, poiché uno Stato che accetti di trasformare il pareggio di bilancio da scelta politica in norma vincolante, si consegna in ostaggio ai propri creditori. Tanto vale affermare chiaramente che la sovranità appartiene alle banche.
Il caso più clamoroso di questa schizofrenia, è dato dalla questione dell'inserimento dell'obbligo del pareggio di bilancio nella Costituzione. Strano che nessun costituzionalista abbia sentito il bisogno di chiarire che una tale norma è di per sé incostituzionale, poiché uno Stato che accetti di trasformare il pareggio di bilancio da scelta politica in norma vincolante, si consegna in ostaggio ai propri creditori. Tanto vale affermare chiaramente che la sovranità appartiene alle banche.
25 gennaio 2012
Il progetto “Giorno del Giudizio” e gli avvenimenti nascosti: JFK, lo scandalo Watergate, l’Iran-Contra e l’11 settembre (2/2)
Nella seconda parte del suo saggio sullo Stato occulto in USA, Peter Dale Scott ritorna sull’assassinio di Robert Kennedy, lo scandalo Watergate e l’affare Iran-Contra. Strumentalizzando questi avvenimenti, il complesso militare-industriale si è progressivamente impossessato del potere in un paese ormai in stato di emergenza permanente. Secondo lo storico canadese, la prima rivendicazione di movimenti come Occupy Wall Street dovrebbe essere reclamare a gran voce l’abrogazione del Patriot Act, che rende legale la risoluzione dell’emergenza della crisi politica negli Stati Uniti tramite mezzi militari.
Di Peter Dale Scott
La firma del Patriot Act da parte di George W. Bush nel 2001. 10 anni più tardi, questa legge eccezionale è ancora in vigore, prorogata dalla firma automatica di un "autopen" (macchina da riproduzione firma) mentre Obama era al’estero. Questa legge permette in particolare al governo degli Stati Uniti la detenzione senza limiti e senza imputazione di ogni persona sospettata come “terrorista”.
La crescita del potere repressivo in seguito agli avvenimenti profondi
23 gennaio 2012
IL CIBO COME MERCE
Il cibo soddisfa uno dei bisogni umani basilari. L'accesso stabile a una dieta equilibrata è fondamentale sia per la crescita che lo sviluppo dei giovani, così come per la salute nel corso di tutta la vita. Anche se il cibo è in linea generale abbondante, la malnutrizione è ancora comune. La contraddizione tra la disponibilità di abbondanti scorte di cibo a livello mondiale e la malnutrizione e la fame diffusa, deriva principalmente dal considerare i prodotti alimentari alla stregua di qualsiasi merce.
Di Fred Magdoff
Per molti millenni dall'origine della nostra specie, gli esseri umani sono stati cacciatori e raccoglitori, un'esistenza che si potrebbe pensare fragile. Tuttavia, a giudicare da evidenze archeologiche, corroborate da esempi recenti, i cacciatori e raccoglitori in genere hanno seguito una dieta varia che ha fornito una nutrizione adeguata. Per esempio, gli studi nei decenni 1960 e '70 sui Kung dell'Africa meridionale, raccoglitori per letteralmente migliaia di anni, dimostrano che, nonostante mangiassero la carne che cacciavano, traevano circa i due terzi del loro nutrimento da una base vegetale - noci (per oltre un terzo del consumo calorico), frutta, radici e bacche - con un apporto di circa 2.400 calorie al giorno. I gruppi di cacciatori-raccoglitori erano egualitari e tutti partecipavano all'approvvigionamento del cibo.
L'Ecuador è forse il posto più radicale ed emozionante sulla Terra?
Da NetworkIdeas qualcuno ci ricorda che non esiste solo debito e austerità, che un altro mondo è possibile, che è veramente successo, e non stiamo sognando...
Di Jayati Ghosh
L'Ecuador, in questo momento, deve essere considerato uno dei luoghi più emozionanti sulla Terra, nel senso che indica un nuovo paradigma di sviluppo. Mostra quanto può essere realizzato con la volontà politica, anche in tempi di incertezza economica. Solo 10 anni fa, l'Ecuador era più o meno un caso disperato, una quintessenza di "repubblica delle banane" (in effetti è il più grande esportatore mondiale di banane), caratterizzato da instabilità politica, disuguaglianze, un'economia scarsamente performante, e l'impatto sempre incombente degli Stati Uniti sulla sua politica interna.
Nel 2000, in risposta a un'iperinflazione e a problemi di bilancia dei pagamenti, il governo ha “dollarizzato” l'economia, sostituendo il sucre con la valuta statunitense come moneta a corso legale. Questo ha ridotto l'inflazione, ma non ha fatto nulla per affrontare i fondamentali problemi economici, e ha ulteriormente limitato lo spazio della politica interna.
Un punto di svolta è arrivato con l'elezione a Presidente dell'economista Rafael Correa.
L'Ecuador, in questo momento, deve essere considerato uno dei luoghi più emozionanti sulla Terra, nel senso che indica un nuovo paradigma di sviluppo. Mostra quanto può essere realizzato con la volontà politica, anche in tempi di incertezza economica. Solo 10 anni fa, l'Ecuador era più o meno un caso disperato, una quintessenza di "repubblica delle banane" (in effetti è il più grande esportatore mondiale di banane), caratterizzato da instabilità politica, disuguaglianze, un'economia scarsamente performante, e l'impatto sempre incombente degli Stati Uniti sulla sua politica interna.
Nel 2000, in risposta a un'iperinflazione e a problemi di bilancia dei pagamenti, il governo ha “dollarizzato” l'economia, sostituendo il sucre con la valuta statunitense come moneta a corso legale. Questo ha ridotto l'inflazione, ma non ha fatto nulla per affrontare i fondamentali problemi economici, e ha ulteriormente limitato lo spazio della politica interna.
Un punto di svolta è arrivato con l'elezione a Presidente dell'economista Rafael Correa.
22 gennaio 2012
L'UE VUOLE SANZIONARE BUDAPEST MA ORBAN "SE NE FREGA"!
È rottura tra Budapest e Bruxelles. L’Europa ha aperto una procedura d’infrazione nei confronti dell’Ungheria chiedendo di modificare alcuni aspetti della Costituzione in vigore dal primo gennaio, come l’indipendenza della Banca centrale, l’autonomia della magistratura e il garante della privacy, pena la non riattivazione del prestito Ue-Fmi. L’ala di sinistra del Parlamento di Strasburgo chiede la sospensione dei diritti dello Stato magiaro come membro dell’Ue, mentre in patria Orban cerca di minimizzare i rilievi europei a mere questioni tecniche e tira dritto.
Da Linkiesta
L’Ungheria e l’Europa. La partita corre lungo due binari. Nei giorni scorsi la Commissione ha aperto una procedura d’infrazione contro Budapest, esortando il governo magiaro, guidato dal discusso Viktor Orban, a rettificare le norme costituzionali entrate in vigore il primo gennaio. Violano ordinamento e principi comunitari: così si sono pronunciati Barroso e i commissari. Gli interventi richiesti sono tre. Il primo riguarda l’indipendenza della Banca centrale,
L’Ungheria e l’Europa. La partita corre lungo due binari. Nei giorni scorsi la Commissione ha aperto una procedura d’infrazione contro Budapest, esortando il governo magiaro, guidato dal discusso Viktor Orban, a rettificare le norme costituzionali entrate in vigore il primo gennaio. Violano ordinamento e principi comunitari: così si sono pronunciati Barroso e i commissari. Gli interventi richiesti sono tre. Il primo riguarda l’indipendenza della Banca centrale,
L'Elite globale nasconde 18 trilioni di dollari in banche offshore
Nei giorni scorsi, il fatto che Mitt Romney ha milioni di dollari parcheggiati nelle Isole Cayman, ha fatto notizia in tutto il mondo. Ma quando si tratta di banche off-shore, quello che Mitt Romney sta facendo è insignificante. La verità è che l'elite globale nasconte una quantità quasi incredibile di denaro nelle banche offshore. Secondo una scioccante ricerca fatta dal Fondo monetario internazionale, l'elite globale possiede un totale di 18.000 miliardi di dollari nelle banche offshore. E questa cifra non tiene conto neppure dei soldi che hanno in Svizzera.
The Economic Collapse
Questa è una quantità impressionante di denaro. Tenete presente che il PIL degli Stati Uniti nel 2010 era solo di 14.580 miliardi di dollari. Allora perché l'elite mondiale si da tanto da fare a nascondere i soldi nelle banche offshore? Beh, ci sono due ragioni principali. Una è la privacy e l'altra è la bassa imposizione fiscale. La privacy è un grosso problema per quelli che sono coinvolti in imprese illegali come il traffico di droga, ma il motivo principale per cui le persone spostano i soldi nelle banche offshore è per evitare le tasse. Alcuni conti bancari vengono aperti in nazioni straniere per minimizzare legalmente le tasse ed altri conti bancari vengono aperti in nazioni straniere, per evitare illegalmente le tasse. Restereste assolutamente stupiti di quello che alcune grandi corporazioni e individui ricchi fanno, per evitare di pagare le tasse. Purtroppo, la maggior parte del resto di noi non ha le risorse o le conoscenze per fare questi giochi, così veniamo tassati fino all’estremo.
The Economic Collapse
Questa è una quantità impressionante di denaro. Tenete presente che il PIL degli Stati Uniti nel 2010 era solo di 14.580 miliardi di dollari. Allora perché l'elite mondiale si da tanto da fare a nascondere i soldi nelle banche offshore? Beh, ci sono due ragioni principali. Una è la privacy e l'altra è la bassa imposizione fiscale. La privacy è un grosso problema per quelli che sono coinvolti in imprese illegali come il traffico di droga, ma il motivo principale per cui le persone spostano i soldi nelle banche offshore è per evitare le tasse. Alcuni conti bancari vengono aperti in nazioni straniere per minimizzare legalmente le tasse ed altri conti bancari vengono aperti in nazioni straniere, per evitare illegalmente le tasse. Restereste assolutamente stupiti di quello che alcune grandi corporazioni e individui ricchi fanno, per evitare di pagare le tasse. Purtroppo, la maggior parte del resto di noi non ha le risorse o le conoscenze per fare questi giochi, così veniamo tassati fino all’estremo.
Allora, perché le chiamano "banche offshore"?
21 gennaio 2012
I FALSIFICATORI DI NOTIZIE
Chi manipola certe immagini drammatiche su YouTube?
Il “rumore” è sempre stato solito avere una cattiva reputazione. Nelle opere di Shakespeare si presupponeva che i “rumori”, le dicerie, avessero il significato di abili bugie e servissero alla diffusione di resoconti seppur dettagliati, ma falsi, di vittorie e sconfitte. Nessun giornalista potrebbe credibilmente parlare di massacri, torture e arresti di massa, citando solo “forti rumori”, come prove uniche dei suoi rapporti.
I membri della redazione, a qualunque giornale, televisione o stazione radio lavorasse il giornalista, scuoterebbero la testa increduli in presenza di fonti tanto vaghe e incerte, e quasi certamente si rifiuterebbero di seguirlo.
Ma supponiamo che il nostro giornalista eliminasse il termine “rumore”, diceria, il sentito dire, e lo sostituisse con “YouTube” o “blogger”, come fonte d’informazioni. Allora, secondo esperienze recenti, i redattori non scuoterebbero più la testa, magari si congratulerebbero con il/la collega per l’uso giudizioso e opportuno di Internet.
I membri della redazione, a qualunque giornale, televisione o stazione radio lavorasse il giornalista, scuoterebbero la testa increduli in presenza di fonti tanto vaghe e incerte, e quasi certamente si rifiuterebbero di seguirlo.
Ma supponiamo che il nostro giornalista eliminasse il termine “rumore”, diceria, il sentito dire, e lo sostituisse con “YouTube” o “blogger”, come fonte d’informazioni. Allora, secondo esperienze recenti, i redattori non scuoterebbero più la testa, magari si congratulerebbero con il/la collega per l’uso giudizioso e opportuno di Internet.
20 gennaio 2012
19 gennaio 2012
Il “Progetto Giudizio Universale” e gli avvenimenti occulti: JFK, lo scandalo Watergate, l’Iran-Contra e l’11 settembre (1/2)
In questa analisi in due parti, l’ex diplomatico e docente di scienze politiche Peter Dale Scott mostra come e per quali tappe successive dall’assassinio di John Kennedy, gli Stati Uniti si sono trovati in bilico nella situazione che il presidente Eisenhower temeva e da cui aveva messo in guardia i suoi concittadini. Dal 26 ottobre 2011, con l’instaurazione del Patriot Act, è lo Stato nascosto, una struttura segreta al di là dell’immagine democratica, che governa ormai il paese.
Di Peter Dale Scott
Réseau Voltaire
Di Peter Dale Scott
Réseau Voltaire
Il 22 novembre 1963 alle 13, JFK viene dichiarato ufficialmente morto. Alle 14.38 il vice-presidente Lindon B. Johnson presta giuramento nell’aereo presidenziale Air Force One. Al suo fianco Jacqueline Kennedy, che indossa ancora il suo vestito Chanel imbrattato del sangue di suo marito. In un’intervista che concederà qualche mese dopo l’assassinio allo storico Arthur Schlesinger Jr, lei esprime la sua idea che sia stato Johnson stesso ad aver orchestrato l’assassinio di suo marito insieme con alcune lobbies petrolifere del Texas. (foto)
“Sono cosciente che esiste la possibilità di instaurare una tirannia vera e propria negli Stati Uniti. Dobbiamo dunque assicurarci che l’agenzia (la National Security Agency) e tutte quelle che possiedono tali tecnologie operino in un contesto di legalità e sotto controllo appropriato, in modo che non si debba mai cadere in tale baratro. Cadervi dentro significherebbe non poter tornare indietro.” Senatore Frank Church (1975).
In questo articolo vado ad affrontare quattro avvenimenti importanti e tuttavia poco conosciuti: l’assassinio di John F. Kennedy, lo scandalo Watergate, l’Iran-Contra e l’11 settembre. Analizzerò questi avvenimenti profondi come facenti parte di un processo politico ancora più occulto che li connette, un processo che ha favorito la costituzione di un potere repressivo negli Stati Uniti, a scapito della democrazia.
MARIO MONTI, LOBBISTA DEI BOMBANCHIERI DELLA NATO
Cresce l'interesse delle multinazionali finanziarie per i business "poveri", dalle pensioni agli ammortizzatori sociali. Tutto diventa occasione per privatizzazioni, imposizione di conti correnti e carte di credito (vedi la "flexsecurity"). Bisogna "liberalizzare", ma le assicurazioni diventano obbligatorie su tutto: oltre alle casalinghe, ora anche i professionisti devono essere assicurati e gli automobilisti, invece che un tagliando, dovranno avere un microchip.
Comidad
L'assalto del lobbying bancario ai business poveri ha determinato che ora si trovi nel mirino anche la categoria dei tassisti. La "liberalizzazione" dei taxi è già avvenuta da anni negli Stati Uniti, dove i tassisti sono ormai quasi tutti degli immigrati. Lavoratori indiani, pakistani o slavi sono stati costretti nel proprio Paese ad indebitarsi con qualche agenzia finanziaria, per essere poi indotti ad emigrare in modo da riuscire a pagare almeno gli interessi sul proprio debito. L'emigrazione non è una scelta, ma una conseguenza dell'indebitamento personale; e se la "corporazione" dei tassisti non si toglie di mezzo, le agenzie finanziarie non avranno modo di farsi ripagare i debiti. Va da sé che le agenzie finanziarie fanno quasi tutte parte di sottogruppi di grandi banche internazionali.[1]
Comidad
L'assalto del lobbying bancario ai business poveri ha determinato che ora si trovi nel mirino anche la categoria dei tassisti. La "liberalizzazione" dei taxi è già avvenuta da anni negli Stati Uniti, dove i tassisti sono ormai quasi tutti degli immigrati. Lavoratori indiani, pakistani o slavi sono stati costretti nel proprio Paese ad indebitarsi con qualche agenzia finanziaria, per essere poi indotti ad emigrare in modo da riuscire a pagare almeno gli interessi sul proprio debito. L'emigrazione non è una scelta, ma una conseguenza dell'indebitamento personale; e se la "corporazione" dei tassisti non si toglie di mezzo, le agenzie finanziarie non avranno modo di farsi ripagare i debiti. Va da sé che le agenzie finanziarie fanno quasi tutte parte di sottogruppi di grandi banche internazionali.[1]
18 gennaio 2012
TAMBURI DI GUERRA: Provocare l’Iran perché “spari il primo colpo”?
Mentre la possibilità di una guerra con l’Iran è riconosciuta nei servizi giornalistici degli Stati Uniti, le sue implicazioni regionali e globali sono solo superficialmente analizzate. Pochissime persone in America sono consapevoli od informate su quanto concerne la devastazione e la perdita di vite umane che si potrebbero verificare nel caso di un attacco contro l’Iran promosso dagli Stati Uniti e da Israele. I media sono coinvolti in un processo intenzionale di mimetizzazione e di distorsione.
Di Michel Chossudovsky
Global Research
I preparativi di guerra secondo il paradigma “Global Strike”, tutto accentrato e coordinato dal Comando Strategico degli Stati Uniti (STRATCOM), non sono presenti sulle prime pagine dei giornali, dove possiamo leggere invece notizie su questioni di interesse pubblico decisamente insignificanti, come quelle su scenari criminali a livello locale o le relazioni gossip dei tabloid sulle celebrità di Hollywood .
La “Globalizzazione della Guerra”, che prevede il dispiegamento egemonico di una formidabile forza militare USA-NATO in tutte le principali regioni del mondo, è irrilevante agli occhi dei media occidentali.
In un più ampio panorama, le implicazioni di questa guerra sono banalizzate o sottaciute. Le persone sono portate a credere che la guerra faccia parte di un “mandato umanitario”, e che l’Iran, così come gli alleati dell’Iran, in particolare Cina e Russia, costituiscano una implacabile minaccia per la sicurezza globale e per la “democrazia dell’Occidente”.
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Di Michel Chossudovsky
Global Research
I preparativi di guerra secondo il paradigma “Global Strike”, tutto accentrato e coordinato dal Comando Strategico degli Stati Uniti (STRATCOM), non sono presenti sulle prime pagine dei giornali, dove possiamo leggere invece notizie su questioni di interesse pubblico decisamente insignificanti, come quelle su scenari criminali a livello locale o le relazioni gossip dei tabloid sulle celebrità di Hollywood .
La “Globalizzazione della Guerra”, che prevede il dispiegamento egemonico di una formidabile forza militare USA-NATO in tutte le principali regioni del mondo, è irrilevante agli occhi dei media occidentali.
In un più ampio panorama, le implicazioni di questa guerra sono banalizzate o sottaciute. Le persone sono portate a credere che la guerra faccia parte di un “mandato umanitario”, e che l’Iran, così come gli alleati dell’Iran, in particolare Cina e Russia, costituiscano una implacabile minaccia per la sicurezza globale e per la “democrazia dell’Occidente”.
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17 gennaio 2012
USCIRE DALL'EURO COME ALTERNATIVA: IL CASO DELL'ARGENTINA
Una teoria che è stata promossa da importanti ambienti finanziari, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI), è quella sviluppata da due dei suoi economisti, Ken Rogoff e Carmen Reinhart, sorprendentemente definiti in un recente articolo come "nuovi guru dell' economia", i quali sostengono che le recessioni causate da crisi finanziarie devono essere risolte lentamente dopo molti anni di ripresa lenta e dolorosa. Nei loro scritti, questi autori sottolineano i termini lenta e dolorosa. La promozione di questa teoria da parte del FMI e la sua accettazione nei mezzi di comunicazione finanziari ed economici neoliberali, si spiega nel fatto che, discolpa le politiche pubbliche responsabili dello scarso recupero delle economie europee e, più in particolare, quelle dei paesi sprezzantemente definiti come PIIGS (Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna), suini in inglese.
Il problema di questa teoria è che facilmente si è dimostrata essere sbagliata. Cioè, ci sono prove per invalidano la sua tesi. Prendiamo, per esempio, quello che è successo in Argentina. Questo paese ha avuto un'enorme crisi finanziaria, dovuta in parte al fatto che il valore della sua valuta era fissato in euro (scusate, volevo dire in dollaro USA). Questa parità l'aveva portata ad avere un debito di 95.000 milioni di dollari. Era il discepolo prediletto del Fondo Monetario Internazionale, applicando le ricette di tale istituzione e raggiungendo un livello di debito impossibile da sostenere.
Quindi, contro il volere del FMI e con grande ostilità da parte di questa istituzione, alla fine del 2001, il governo argentino ha deciso di abbandonare l'ancoraggio al dollaro e non pagare il debito al prezzo fissato dal FMI.
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Gli ungheresi vogliono uscire dall’Unione Europea
Alcune migliaia di persone hanno manifestato ieri a Budapest per
chiedere l’uscita dell’Ungheria dall’Unione europea. Nel corso del
raduno, indetto dal partito di estrema destra Jobbik
(che è all’opposizione), due deputati di tale forza politica hanno dato
alle fiamme una bandiera della Ue davanti alla rappresentanza della
commissione europea.
«Questa settimana la Ue ha dichiarato guerra all’Ungheria in modo
aperto e violento», ha detto Csanad Szegedi, europarlamentare di Jobbik,
come riferito dai media. Bruxelles ha duramente criticato una serie di
riforme costituzionali in chiave autoritaria varate dal governo
conservatore di Viktor Orban,
che prevedono in particolare il controllo del governo sulla Banca
centrale,
16 gennaio 2012
Audit sul debito, in Europa si fa così
Articolo dopo articolo, grazie anche all'attenzione che il manifesto sta ponendo, la questione dell'audit sul debito pubblico, cioè l'indagine su come è stato formato il debito, come viene gestito, quali interessi soddisfa e quali bisogni comprime, sta diventando un nodo del dibattito politico. E, forse, può diventare un tema di iniziativa politica, iniziativa democratica soprattutto, legata alla partecipazione e allo sviluppo di un movimento di massa. Sugli aspetti tecnici e anche sulla necessità di mettere al centro la partecipazione democratica, in particolare dal basso e a livello locale, hanno ben scritto Guido Viale e Francesco Gesualdi (li trovi su www.rivoltaildebito.org).
Di Salvatore Cannavò
Il Manifesto
Vale la pena rafforzare quelle analisi con uno sguardo più generale perché anche in Europa il tema dell'audit, in funzione di una ristrutturazione, rinegoziazione o annullamento del debito pubblico illegittimo, sta diventando un elemento dell'attività di associazioni, sindacati e partiti. In Francia, ad esempio, l'appello rilanciato in Italia da Rivolta il debito ha già superato le 50 mila adesioni mentre in Belgio, solo pochi giorni fa le associazioni Attac e Cadtm - in prima linea nell'impegno per l'annullamento del debito illegittimo - hanno presentato un ricorso legale al Consiglio di Stato per annullare gli aiuti da 54 miliardi di euro deliberati dal governo transitorio - da oltre un anno - a favore della banca Dexia (già fallita una volta e salvata dallo Stato e ora di nuovo a rischio fallimento). Ma l'attività più interessante è forse quella realizzata in Grecia dove un Comitato è stato insediato circa un anno fa e una vera e propria campagna ha accompagnato le mobilitazioni degli ultimi mesi.
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Di Salvatore Cannavò
Il Manifesto
Vale la pena rafforzare quelle analisi con uno sguardo più generale perché anche in Europa il tema dell'audit, in funzione di una ristrutturazione, rinegoziazione o annullamento del debito pubblico illegittimo, sta diventando un elemento dell'attività di associazioni, sindacati e partiti. In Francia, ad esempio, l'appello rilanciato in Italia da Rivolta il debito ha già superato le 50 mila adesioni mentre in Belgio, solo pochi giorni fa le associazioni Attac e Cadtm - in prima linea nell'impegno per l'annullamento del debito illegittimo - hanno presentato un ricorso legale al Consiglio di Stato per annullare gli aiuti da 54 miliardi di euro deliberati dal governo transitorio - da oltre un anno - a favore della banca Dexia (già fallita una volta e salvata dallo Stato e ora di nuovo a rischio fallimento). Ma l'attività più interessante è forse quella realizzata in Grecia dove un Comitato è stato insediato circa un anno fa e una vera e propria campagna ha accompagnato le mobilitazioni degli ultimi mesi.
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14 gennaio 2012
LA GUERRA ECONOMICA TRA GLI STATI UNITI E L'IRAN
Ecco qui un corso accelerato su come dare una picconata ulteriore all’economia mondiale. Un emendamento al National Defense Authorization Act firmato dal Presidente degli Stati Uniti Barack Obama, proprio l’ultimo giorno del 2011, – quando nessuno stava prestando attenzione – impone sanzioni a qualunque paese o società acquisti petrolio iraniano attraverso la banca centrale dell’Iran. Pena l’esclusione per chi lo fa, a partire dall’estate prossima, da ogni rapporto commerciale con gli Stati Uniti.
Questo emendamento – a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra economica – vede la sua origine dalla Commissione per gli Affari pubblici Israelo-statunitensi (AIPAC), agli ordini diretti del governo israeliano guidato dal primo ministro Benjamin “Bibi” Netanyahu.
Torrenti di contorte elucubrazioni hanno cercato di giustificare questo come il “piano B” dell’amministrazione Obama, come alternativa alla concessione ai cani da guerra israeliani di scatenare un attacco unilaterale contro l’Iran, dato il suo presunto programma di armi nucleari.
Di fatto, la strategia originale israeliana era ancora più isterica – quella di impedire efficacemente a qualsiasi paese o compagnia di pagare le importazioni di petrolio iraniano, con le possibili eccezioni di Cina e India.
Torrenti di contorte elucubrazioni hanno cercato di giustificare questo come il “piano B” dell’amministrazione Obama, come alternativa alla concessione ai cani da guerra israeliani di scatenare un attacco unilaterale contro l’Iran, dato il suo presunto programma di armi nucleari.
Di fatto, la strategia originale israeliana era ancora più isterica – quella di impedire efficacemente a qualsiasi paese o compagnia di pagare le importazioni di petrolio iraniano, con le possibili eccezioni di Cina e India.
Inoltre, coloro che hanno messo Israele al di sopra degli interessi degli Stati Uniti hanno cercato di convincere tutti che questo non avrebbe dato luogo ad aumenti inarrestabili del prezzo del petrolio.
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IRAN TRASFORMA L'EMBARGO IN GUERRA MONETARIA
Ajmedinajad in America latina - Teheran ha in pugno la continuitá e prezzo dei rifornimenti petroliferi agli aggressori - La Russia e l'India useranno le rispettive monete nazionali nel commercio con l'Iran - Malconcio lo status del dollaro come moneta internazionale.
Di Tito Pulsinellihttp://selvasorg.blogspot.com/
Da sei anni a questa parte, a settimane alterne, gli Stati Uniti e Israele hanno catapultato un crescendo di minacce bellicose contro l’Iran, in nome e per conto dell’igiene nucleare del pianeta. Il piú nuclearizzato del Medioriente, associato all’unica potenza che ha sganciato due atomiche contro la popolazione civile di due cittá, non si sono certo risparmiati nell’esibizione di muscoli anabolizzati o per rincarare la dose di truculente minacce. Nell’intermezzo, si sono puntualmente verificati atti di terrorismo contro scienziati o noti ricercatori iraniani. Prima di Natale, l’Iran ha risposto a tono dirottando
elettronicamente un aereo-spia senza pilota degli Stati Uniti, del costo di 2,4 miliardi di dollari, che sorvolava illegalmente il loro territorio. Poi ha iniziato le esercitazioni navali piú complesse della sua storia nelle acque territoriali.
Da sei anni a questa parte, a settimane alterne, gli Stati Uniti e Israele hanno catapultato un crescendo di minacce bellicose contro l’Iran, in nome e per conto dell’igiene nucleare del pianeta. Il piú nuclearizzato del Medioriente, associato all’unica potenza che ha sganciato due atomiche contro la popolazione civile di due cittá, non si sono certo risparmiati nell’esibizione di muscoli anabolizzati o per rincarare la dose di truculente minacce. Nell’intermezzo, si sono puntualmente verificati atti di terrorismo contro scienziati o noti ricercatori iraniani. Prima di Natale, l’Iran ha risposto a tono dirottando
elettronicamente un aereo-spia senza pilota degli Stati Uniti, del costo di 2,4 miliardi di dollari, che sorvolava illegalmente il loro territorio. Poi ha iniziato le esercitazioni navali piú complesse della sua storia nelle acque territoriali.
Repubblica istiga alla guerra fra poveri
Nessuno avrebbe potuto nutrire qualche dubbio in merito al sostegno offerto dal quotidiano Repubblica al decreto sulle liberalizzazioni, dal momento che il giornale di De Benedetti riveste il ruolo di supporter mediatico dell’usuraio Mario Monti, vero e proprio capofila del giornalismo d’accatto al servizio delle banche e della finanza.
Di Marco Cedolin
A stupire pertanto non è la vile condiscendenza con cui sulle sue pagine viene trattato l’argomento, bensì il vero e proprio linciaggio mediatico al quale sono stati sottoposti stamane i tassisti che protestano nel tentativo di difendere il proprio posto di lavoro, che la stampa politicamente corretta è usa definire privilegio.
Sul sito web del quotidiano campeggiano titoli come “Rivolta selvaggia” e “Violenze contro le auto circolanti”…….
Sul sito web del quotidiano campeggiano titoli come “Rivolta selvaggia” e “Violenze contro le auto circolanti”…….
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