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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
26 gennaio 2012
LA NIGERIA A GOLDMAN SACHS?
Si è stabilita una nuova moda, per la quale ogni personalità politica o
istituzionale deve condire i suoi discorsi con inesorabili denunce dello
strapotere della finanza globale, che, da "servizio nei confronti della
produzione", è diventata scopo in sé e funzione primaria. Una volta
pronunciata l'astratta denuncia, si può tornare tranquillamente ad
obbedire alle banche.
COMIDAD
Il caso più clamoroso di questa schizofrenia, è dato dalla questione
dell'inserimento dell'obbligo del pareggio di bilancio nella
Costituzione. Strano che nessun costituzionalista abbia sentito il
bisogno di chiarire che una tale norma è di per sé incostituzionale,
poiché uno Stato che accetti di trasformare il pareggio di bilancio da
scelta politica in norma vincolante, si consegna in ostaggio ai propri
creditori. Tanto vale affermare chiaramente che la sovranità appartiene
alle banche.
Ma la contraddizione non è solo tra il dire ed il fare, è anche interna
al discorso. Persino Mario Monti, durante la trasmissione "Che tempo che
fa" ha recitato la sua litania sulla necessità di ridimensionare il
potere della finanza, senza però chiarire come si sia stabilito questo
potere, e che cosa abbia indotto i governi a compiere le scelte che
hanno finanziarizzato tutte le relazioni economiche e sociali. Ma forse
Monti non aveva bisogno di dirlo, dato che è proprio lui uno dei
maggiori rappresentanti di quel lobbying bancario che si è insinuato in
ogni ambito delle istituzioni.
Non è affatto dimostrato che il governo
del Tanghero di Arcore sia stato abbattuto da una trama della finanza
globale, né si comprenderebbe il motivo di tanto sforzo; mentre è invece
dimostrabilissimo che dal 1994 tutti i governi italiani siano stati
sotto il controllo diretto di poteri finanziari internazionali. Ci si
riferisce, tanto per iniziare, a Lamberto Dini, del Fondo Monetario
Internazionale, che fu ministro del Tesoro del primo governo
Berlusconi, e poi egli stesso Presidente del Consiglio. Poi basta
scorrere i nomi di Romano Prodi, Gianni Letta e Mario Monti, tutti e tre
consulenti di Goldman Sachs; ancora si può ricordare Mario Draghi,
anche lui di Goldman Sachs, nominato governatore della Banca d'Italia
dal secondo governo Berlusconi. Ed infine una citazione anche per
Giuliano Amato, il quale, a posteriori, ci ha rivelato il suo legame con
Deutsche Bank.
La forza del lobbying delle multinazionali non consiste nella strategia,
nella pianificazione o nella lungimiranza, ma semplicemente nella
onnipresenza e sulla ripetitività dello schema, per cui può cambiare
l'ordine dei fattori, ma il prodotto non cambia. Lo schema coloniale si
applica indifferentemente a tutti i Paesi, e senza troppe varianti.
Niente di strano quindi che anche uno Stato africano come la Nigeria,
nel marzo del 2010, si sia adeguato alla disciplina lobbistica,
inserendo nel governo un esponente di Goldman Sachs. La Nigeria è
vicina.[1]
La notizia che Goldman Sachs abbia occupato anche il governo nigeriano,
quindi non costituisce uno scoop; anzi sarebbe uno scoop la notizia
contraria. Nulla di strano neppure nella notizia che Robert Zoellick, ex
vicepresidente di Goldman Sachs, ex vicesegretario di Stato con Bush,
ed attualmente presidente del Gruppo Banca Mondiale, abbia espresso
apprezzamento per il fatto che, nel luglio 2011, la direttrice generale
della Banca Mondiale, Ngozi Okonjo-Iweala, sia tornata a far parte del
governo nigeriano in qualità di ministro delle Finanze. La notizia è sul
sito della Banca Mondiale.[2]
Quindi non bastava Goldman Sachs, ci voleva anche quell'altra sua longa
manus che è la Banca Mondiale. Appena arrivata, Okonjo-Iweala ha messo
sotto ricatto il governo presentando una lettera di dimissioni, che poi
deve essere stata ritirata, dato che risulta ancora lei il ministro
delle Finanze in carica. Nella lettera Okonjo-Iweala consigliava al
governo di raccomandarsi a Dio. Molto professionale.[3]
Oggi la Nigeria è sulle prime pagine dei quotidiani per la vicenda delle
aggressioni islamiche nei confronti dei cristiani; ma nel 2008, la
notizia era che la Nigeria si trovava nel pieno di un disastro ecologico
nel delta del fiume Niger, provocato dalla multinazionale Exxon. Ma il
Delta del Niger è una zona troppo ghiotta per le corporation e non manca
nessuno: Total ed Eni, Exxon-Mobil, Shell, Chevron-Texaco, StatOil, e
naturalmente BP. La maggior parte del petrolio nigeriano va a finire
negli USA; le immense riserve di gas del paese sono state bruciate con
trivellazioni maldestre ed esplosioni che hanno devastato il paese.
Secondo stime approssimate per difetto, più di 400 milioni di litri di
petrolio sono finiti nel delta. La manutenzione degli impianti è fatta
in economia; così, quando ci sono delle perdite, le compagnie se la
cavano parlando di sabotaggio. Tutte le corporation assoldano truppe
paramilitari che, con la scusa di difendere gli impianti dai sabotaggi,
aggrediscono la popolazione in modo sistematico; villaggi di migliaia di
persone sono stati costretti alla fuga dai mercenari.[4]
La popolazione nigeriana, stimata in centocinquantacinque milioni di
abitanti, è costretta a vivere nella miseria, mentre la Nigeria è
l'ottavo o nono paese esportatore al mondo di petrolio. Uno dei disastri
ambientali più recenti è stato provocato dalla Shell, i cui manager
hanno attribuito la rottura di alcune tubature ai "ladri" (forse era un
velato riferimento a se stessi).
L'altra notizia era che le autorità nigeriane non riuscivano ad assumere
alcun provvedimento per controllare l'estrazione del petrolio, e ciò a
causa dell'attività di lobbying della British Petroleum.[5]
Il governo nigeriano ha preso invece altri provvedimenti, oltre quelli
di imbarcare Goldman Sachs e Banca Mondiale nel governo. Va registrata
infatti l'istituzione di un fondo federale per far fronte alla
volatilità dei prezzi del petrolio; attorno a queste risorse finanziarie
si è scatenato il lobbying di Goldman Sachs e di JP Morgan per ottenere
la concessione della gestione del fondo. La stampa africana ne ha
diffuso con preoccupazione la notizia, sottolineando le resistenze che
questa prospettiva aveva suscitato in Nigeria nell'ottobre dello scorso
anno.[6]
L'altra misura assunta dal governo, anzi direttamente dal ministro delle
Finanze Okonjo-Iweala, è molto "montiana"; riguarda infatti l'aumento
del prezzo dei carburanti, che sta causando in Nigeria un movimento di
protesta sindacale molto acceso ed esteso. Sulla questione il ministro
delle Finanze ha concesso un'intervista ad Al Jazeera.[7]
Solo che adesso, a proposito della Nigeria, non si parla più di disastri
ecologici causati dalla Exxon o dalla Shell, né del lobbying di BP,
Goldman Sachs e JP Morgan, né del protettorato imposto dalla Banca
Mondiale, e neppure del grande movimento di protesta sindacale, ma della
guerra civile fra musulmani e cristiani, e di prospettiva di secessione
del Paese tra sud cristiano e nord islamico. Tutto questo lobbying e
l'invio di un'emissaria di Zoellick, chissà perché, non hanno portato
bene alla Nigeria. Del resto, che c'è di meglio di un conflitto
etnico-religioso per neutralizzare un movimento di protesta sindacale?
L'indispensabile complemento del lobbying è infatti la psywar, la guerra
psicologica: non basta infiltrare un Paese, bisogna confondergli le
idee creandogli falsi nemici. Guarda caso, la CIA aveva previsto che le
cose non sarebbero andate bene per la Nigeria. Cinque anni fa, un
rapporto della CIA profetizzava che la Nigeria non aveva più di dieci
anni di vita come Stato unitario. Anche questa notizia è stata ripresa
dalla stampa africana in questi giorni di guerra civile in Nigeria.[8]
Ovviamente il rapporto della CIA aveva un mero scopo scientifico, e non
sarebbe lecito sospettare di nessuna azione della stessa CIA nel
fomentare la guerra civile in Nigeria. Neppure è concesso ipotizzare che
tutti quei mercenari al servizio delle multinazionali abbiano qualcosa a
che vedere con le aggressioni.
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