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9 maggio 2017
Attali, cioè Macron: salvare la Francia a spese dell’Italia
Ho riletto recentemente un libro importantissimo, il saggio “Come finirà” di Jacques Attali: ebreo, estremamente influente, consigliere di svariati presidenti francesi senza distinzione partitica e soprattutto vero mentore di Emmanuel Macron, molto probabilmente il prossimo presidente d’oltralpe. Oggi molti in Italia pensano erroneamente che avere un giovane come presidente in Francia sia una buona notizia. Nulla di più errato, sarà il perfetto contrario per gli interessi italici. Visto che quanto verrà fatto da Macron ricalcherà le idee di Attali ben spiegate nel saggio in oggetto, vale la pena di spiegarvi quale può essere la strategia eurofrancese del nuovo presidente in relazione all’Italia. Notasi: il saggio citato è del 2010, ossia antecedente a tutti gli eventi più scottanti che hanno riguardato l’Italia, di fatto anticipati in modo addirittura imbarazzante. In breve, i concetti fondamentali che emergono dallo splendido saggio sopra citato sono, secondo chi, scrive quattro. Primo: la storia insegna che gli Stati perdono la loro autonomia venendo fin anche smembrati principalmente a causa dell’eccesso di debito (normalmente in presenza di un debito eccessivo si diventa un protettorato alla mercè di chi detiene le tue obbligazioni).
11 dicembre 2016
Giulietto Chiesa: ultima chiamata contro il commissariamento
Giulietto Chiesa parla del dopo Renzi, richiama l’attenzione sulle insidie del ricorso al fondo salva stati (volgarmente detto Esm o Esm) e lancia la sua proposta per impedire ai ladri di sovranità di portare a termine i loro piani sulla pelle dei cittadini.
http://www.byoblu.com/
7 dicembre 2016
5 settembre 2016
Zoé Konstantopoulou rivela la natura del debito imposto alla Grecia e invita a continuare la resistenza
I debiti soffocano i cittadini e i governi che scelgono di salvare le banche o il settore dell'edilizia abitativa, invece di proteggere la vita delle persone. Zoé Konstantopoulou e Eric Toussaint parlano del "sistema debito" nel Forum sociale organizzato a Benicàssim.
Spese, tagli di bilancio, crescita del debito, salvataggio delle banche ... Questo tipo di vocabolario sembra segnare la vita quotidiana di molti paesi. Quando il pagamento di un debito implica che i diritti di base come la sanità e l'istruzione, tra gli altri, sono crudelmente macellati per pagare un debito che non smette di crescere. Ma cos'è che ha generato questo debito? Ci sono alternative? Sono i temi affrontati nel corso del dibattito Face à la dettocratie, liberté et dignité (Affrontare la Debitocrazia, libertà e dignità) che ha ospitato il Forum Sociale del Festival di Reggae Rototom il 19 agosto 2016 a Benicàssim, in Spagna.
Zoé Konstantopolou ( ex presidente del Parlamento greco e fondatrice della Commissione per la Verità sulla pubblica debito greco ) e Eric Toussaint (portavoce della Rete Internazionale del Comitato per l'abolizione dei debiti illegittimi e coordinatore scientifico della Commissione per la verità su il debito pubblico greco) hanno analizzato, davanti ad un pubblico di 200.000 persone, come i debiti illegittimi sacrificano i diritti dei cittadini, mentre le banche sono salvate.
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11 agosto 2016
La Gran Bretagna se ne va
Dopo l’esito del Brexit, la maggior parte degli analisti a livello internazionale si sono chiesti quali saranno le conseguenze sui mercati, sulle monete, sulle economie. Ma a noi pare molto più importante capire cosa significa in termini politici la decisione dell’elettorato britannico.
Un dato fondamentale del referendum è la sua polarizzazione “di classe”.
Capita poche volte di poter definire così chiaramente un fatto: eppure in questo caso chi ha votato maggioritariamente per l’uscita da quel mostro in cui si è trasformata l’Unione Europea – che era nata, almeno a parole, come un progetto sociale e politico progressista - è stato il proletariato delle metropoli inglesi, quello delle zone più povere del paese, i lavoratori impoveriti dai tagli sociali, dalla scomparsa dei diritti del lavoro. Se nella Londra capitale, quella della “l’intellettualità” delle università, del mondo finanziario e industriale dove si gridava al disastro nel caso di un’uscita, ha vinto il SI, nelle zone operaie di East Midlands, nel North West, nel South West, nello Yorkshire, nell’Humber e in Galles ha vinto il NO. La località dove più ha trionfato il Brexit è stata il West Midlands, zona tradizionalmente laburista, dove l’UKIP (il partito nazionalista e razzista) non ha rappresentanza e dove non esiste un’immigrazione significativa.
Un dato fondamentale del referendum è la sua polarizzazione “di classe”.
Capita poche volte di poter definire così chiaramente un fatto: eppure in questo caso chi ha votato maggioritariamente per l’uscita da quel mostro in cui si è trasformata l’Unione Europea – che era nata, almeno a parole, come un progetto sociale e politico progressista - è stato il proletariato delle metropoli inglesi, quello delle zone più povere del paese, i lavoratori impoveriti dai tagli sociali, dalla scomparsa dei diritti del lavoro. Se nella Londra capitale, quella della “l’intellettualità” delle università, del mondo finanziario e industriale dove si gridava al disastro nel caso di un’uscita, ha vinto il SI, nelle zone operaie di East Midlands, nel North West, nel South West, nello Yorkshire, nell’Humber e in Galles ha vinto il NO. La località dove più ha trionfato il Brexit è stata il West Midlands, zona tradizionalmente laburista, dove l’UKIP (il partito nazionalista e razzista) non ha rappresentanza e dove non esiste un’immigrazione significativa.
27 maggio 2016
Uscire dall'€uro?
L'analisi di quanto accaduto a partire dall'introduzione dell'euro e soprattutto dallo scoppio della crisi nel 2007-2008 dimostra la necessità di mettere a tema la disgregazione dell'area euro. Su questo bisogna fare due precisazioni. La prima è che l'obiettivo primario deve essere la Uem (Unione economica e monetaria) e non la Ue nel suo complesso. Nonostante la Ue sia una istituzione tutt'altro che neutrale dal punto di vista di classe e funzionale alle istanze del capitale, è l'euro lo strumento attraverso cui passa la ristrutturazione capitalistica a livello continentale. Senza di esso il capitale perderebbe gran parte della sua capacità di imporre politiche antipopolari e alla Ue mancherebbe il braccio operativo. La seconda è che il nostro primo compito consiste nel chiarire la necessità della disgregazione dell'area euro. Il come questo debba avvenire è importante, ma è successivo. La disgregazione dall'euro può avvenire in modi diversi: per mutua decisione di tutti i Paesi partecipanti, oppure per decisione unilaterale di uno o di più Paesi. La mia opinione è che l'uscita dall'euro anche unilaterale di uno o più Paesi non debba più essere considerata un tabù, bensì come una opzione praticabile e soprattutto necessaria. Tuttavia, il quando e il come ciò possa avvenire non è indifferente, ed è legato alle condizioni del contesto generale e della lotta di classe, sebbene già oggi, come accennerò più avanti, sia necessario inserire l'uscita dall'euro in una elaborazione programmatica più complessiva. L'aspetto più importante, però, è che chi intende rappresentare il punto di vista dei lavoratori abbia, e presenti pubblicamente, una posizione chiara, la quale non può che essere la necessità del superamento dell'euro.
21 aprile 2016
Globalizzazione, decadenza industriale e €uropa
Globalizzazione e decadenza industriale è il titolo dell'ultimo libro dell'economista Domenico Moro. In questo libro Domenico analizza alcuni temi fondamentali legati allo sviluppo del capitalismo degli ultimi 50 anni. Il baricentro della sua analisi sta proprio nelle modificazioni strutturali che hanno prodotto questa nuova fase chiamata fase transnazionale della produzione industriale e come tali modificazioni diventano la leva per il formarsi di nuove sovrastrutture politiche e accordi internazionali finalizzati al controllo dei profitti e al dominio sul mercato in questa "nuova" era sociale . Ne parliamo con l'autore. Prima parte.
D. Domenico, il punto di partenza della tua analisi non poteva che essere lo sviluppo delle forze produttive e le caratteristiche della crisi che hanno prodotto la fase attuale detta del capitalismo transnazionale, ci potesti dire, magari usando delle parole chiave, quali sono le caratteristiche principali di questa fase?
R. Alla metà degli anni '70 il centro del capitalismo (Usa, Europa occidentale e Giappone) si è trovato in un grave crisi economica e politica per il riemergere della sovrapproduzione di capitale e della conseguente caduta del saggio di profitto, e per il successo delle lotte delle classi subalterne nel centro e nella periferia del sistema capitalistico mondiale. Allo scopo di rispondere a questa crisi, a partire dalla fine degli anni '80 il modo di produzione capitalistico ha cominciato il passaggio da una fase di "capitalismo monopolistico di stato" a una fase di "capitalismo globalizzato", che ora si è completata.
D. Domenico, il punto di partenza della tua analisi non poteva che essere lo sviluppo delle forze produttive e le caratteristiche della crisi che hanno prodotto la fase attuale detta del capitalismo transnazionale, ci potesti dire, magari usando delle parole chiave, quali sono le caratteristiche principali di questa fase?
R. Alla metà degli anni '70 il centro del capitalismo (Usa, Europa occidentale e Giappone) si è trovato in un grave crisi economica e politica per il riemergere della sovrapproduzione di capitale e della conseguente caduta del saggio di profitto, e per il successo delle lotte delle classi subalterne nel centro e nella periferia del sistema capitalistico mondiale. Allo scopo di rispondere a questa crisi, a partire dalla fine degli anni '80 il modo di produzione capitalistico ha cominciato il passaggio da una fase di "capitalismo monopolistico di stato" a una fase di "capitalismo globalizzato", che ora si è completata.
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4 marzo 2016
Brexit ovvero l'uscita della Gran Bretagna dall'UE: nebbia nella Manica, proletariato isolato!
Prendendo spunto dai titoli dei giornali britannici tra il 1930 ed il 1940, appunto "Fog in Channel, Europe cut off! – Nebbia nella Manica, Europa isolata!", la notizia della settimana scorsa sull'accordo tra Gran Bretagna ed Unione Europea, dimostra ancora una volta quale sia l'obiettivo del capitalismo internazionale in questo momento storico: confondere, isolare il proletariato nascondendo le proprie responsabilità nell'attuale crisi economica.
Dopo la vittoria elettorale del partito conservatore nel maggio scorso, una vittoria inaspettata da parte di tutti in Gran Bretagna [1], ma fortemente spalleggiata dalla City (la Borsa di Londra), dalle banche, e dalle compagnie di assicurazione, divenne chiaro che le politiche di austerità volute dalla Troika (Fondo Monetario Internazionale-FMI, Banca Cetrale Europea-BCE, Unione Europea-UE), a partire dalla crisi delle banche britanniche nel 2007-2008, trovarono in David Cameron il loro migliore esecutore.
Dopo la vittoria elettorale del partito conservatore nel maggio scorso, una vittoria inaspettata da parte di tutti in Gran Bretagna [1], ma fortemente spalleggiata dalla City (la Borsa di Londra), dalle banche, e dalle compagnie di assicurazione, divenne chiaro che le politiche di austerità volute dalla Troika (Fondo Monetario Internazionale-FMI, Banca Cetrale Europea-BCE, Unione Europea-UE), a partire dalla crisi delle banche britanniche nel 2007-2008, trovarono in David Cameron il loro migliore esecutore.
12 ottobre 2015
Politiche del Portogallo: propaganda a pieno regime!
Che cosa potrà pensare un Candido (*) scarsamente informato sulla situazione politica portoghese delle dichiarazioni diffuse dall’oligarchia mediatica europea e dei suoi grandi titoli sui risultati delle ultime elezioni politiche in Portogallo? Cominciamo con un breve florilegio.
Il presidente della Commissione Europea - Jean-Claude Juncker – peraltro esperto di evasione fiscale, si è felicitato con Pedro Passos Coelho “per la vittoria della coalizione portata avanti dal partito del primo ministro ”. E il portavoce della Commissione Europea ha rilanciato:
“I risultati di questo scrutinio confermano l’auspicio della maggioranza dei portoghesi di voler proseguire il cammino delle riforme ” (tradotto : il proseguimento della politica d’auterità).
L’inenarrabile ministro tedesco delle Finanze - Wolfgang Schäuble – afferma di vedere dei "segnali incoraggianti" nell’esito delle urne.
24 settembre 2015
Grecia: la nuova faccia di Tsipras. Che al popolo va bene lo stesso. Evidentemente
"Alexis Merkel" |
Resta il fatto che ci rimane difficile immaginare - o forse anche solo concepire - il singolo soggetto, il singolo cittadino greco, che non più di solo qualche mese addietro concedeva la preferenza a Tsipras e a Syriza sposando lo slogan "fuori la Troika dalla Grecia" e che oggi torna a votare lo stesso uomo e lo stesso partito che alla Troika hanno concesso ancora maggiore cittadinanza, e ancora più reale potere esecutivo, sulle macerie del disastro che conosciamo tutti.
Insomma con la nuova schiacciante vittoria di Syriza, alla terza tornata elettorale greca in soli nove mesi, vince lo stesso partito pur presentando un programma (e avendo già offerto esempi eclatanti) in direzione diametralmente opposta alla prima affermazione elettorale. Come dire: o l’elettore tipo aveva sbagliato prima, oppure adesso o, ancora, il programma con il quale si presenta un partito alle elezioni alla fine del conti è del tutto irrilevante.
17 settembre 2015
L'insabbiamento del ruolo distruttivo del Fondo Monetario Internazionale in Grecia
Per resistere alla depressione, l'indebitamento e all'inflazione che la troika intende aggravare, bisogna tenere a mente le dinamiche che rendono il FMI non suscettibile di riforma. Il ruolo distruttivo che ha giocato in Grecia costituisce una chiara lezione per i paesi dell'Europa meridionale relativa a come essi debbano rifuggire dal FMI e dalla sua orda di ideologi. Esattamente allo stesso modo in cui i paesi del terzo mondo hanno imparato ad evitarlo nel maggio 2013, l'anno in cui la Turchia ha dato il tocco finale alla liberazione del mondo dai “consigli” del FMI.
15 settembre 2015
Quello che ci dicono i greci, e quello che possiamo dire noi a loro
Quali lezioni si possono trarre dall'esperienza greca degli ultimi otto anni?* Sottopongo alla riflessione e al dibattito qualche (ipo)tesi che questa esperienza mi suggerisce:
1. La zona euro è una gabbia di ferro. Non si democratizzano le gabbie. Si distruggono.
2. Il potere è detenuto dalle grandi banche tedesche, francesi, inglesi e olandesi.
3. Un governo nazionale da una maggioranza parlamentare non ha alcun margine di manovra, nessun potere reale. Può solo applicare le direttive di Bruxelles, Berlino e Francoforte (1).
4. La sovranità nazionale oggi non ha più nessun senso. La sovranità popolare sì, ma a certe condizioni.
21 agosto 2015
Grecia: "Questo è l'opposto della solidarietà europea!"
La deputata tedesca Gesine Lötzsch del Partito "die Linke" al Bundestag nella seduta straordinaria del 19 agosto 2015 sul disastroso pacchetto di aiuti alla Grecia, prima del voto finale al 3° Memorandum. (113 No, 454 Si, 18 astenuti.
Il Parlamento tedesco approva il pacchetto di aiuti alla Grecia!)
Il Parlamento tedesco approva il pacchetto di aiuti alla Grecia!)
20 agosto 2015
Dietro la tragedia greca i segreti nascosti delle banche private
La Grecia si trova ad affrontare un problema enorme di debito pubblico e una crisi umanitaria senza precedenti. La situazione attuale è infinitamente peggiore di quella del 2010, quando la Troika - Fondo monetario internazionale, Commissione europea e Banca centrale europea - ha imposto il suo "piano di salvataggio" per il Paese, giustificato dalla necessità di sostenere la Grecia. In realtà, tale piano è stato un completo disastro per la Grecia, dal momento che il paese non ha ottenuto assolutamente alcun beneficio con i particolari accordi sul debito implementati da allora.
Di Maria Lucia Fattorelli
Auditoria Cidada
Ciò che quasi nessuno dice è che un altro piano di salvataggio, di successo, è stato effettivamente attuato in quello stesso momento, nel 2010, non per salvare la Grecia, ma le banche private. Dietro la crisi greca c'è un enorme ed illegale piano di salvataggio delle banche private. E il modo in cui tale piano è in atto è un enorme rischio per tutta l'Europa.
Di Maria Lucia Fattorelli
Auditoria Cidada
Ciò che quasi nessuno dice è che un altro piano di salvataggio, di successo, è stato effettivamente attuato in quello stesso momento, nel 2010, non per salvare la Grecia, ma le banche private. Dietro la crisi greca c'è un enorme ed illegale piano di salvataggio delle banche private. E il modo in cui tale piano è in atto è un enorme rischio per tutta l'Europa.
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5 agosto 2015
2 agosto 2015
Per Vatoufakis
Yanis Varoufakis, come ministro delle Finanze, ha preso la decisione di far penetrare illegalmente il sistema informatico delle autorità fiscali greche. Ci si è resi conto di questo "piano B" in questo libretto [2], ed è quello che gli rimproverano. Ma ha preso la sua decisione in accordo con il primo ministro, Alexis Tsipras. Ha preso questa decisione riguardante il sistema informatico delle autorità fiscali greche perché quest'ultimo era in realtà sotto il controllo degli uomini della "Troika ", vale a dire il Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea e la Commissione europea.
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Rinviare la ristrutturazione del debito greco è deleterio
Il senso della ristrutturazione del debito è ridurre il volume dei nuovi prestiti necessari per salvare un’entità insolvente. I creditori offrono la possibilità di alleggerire il debito per avere indietro più valore e concedere meno finanziamenti possibili all’entità in questione.
I creditori della Grecia sembrano incapaci di comprendere questo semplice principio finanziario. Riguardo al debito greco, negli ultimi cinque anni è emerso un chiaro modello che a tutt’oggi resta inalterato.
Nel 2010, l’Europa e il Fondo monetario internazionale concessero all’insolvente stato greco prestiti per un valore pari al 44% del Pil del paese. Il solo accenno a una ristrutturazione del debito appariva come inammissibile ed era un pretesto per ridicolizzare quelli di noi che osavano suggerirne l’inevitabilità.
Nel 2012, essendo il rapporto debito-Pil schizzato alle stelle, i creditori privati della Grecia subirono un “haircut”, ovvero un taglio nominale del debito, addirittura del 34%. Allo stesso tempo, però, nuovi prestiti pari al 63% del Pil andarono a sommarsi al debito nazionale greco. Alcuni mesi più tardi, a novembre, l’Eurogruppo (che raduna i ministri delle finanze dei paesi dell’Eurozona) indicò che l’alleggerimento del debito sarebbe stato attuato entro dicembre 2014, una volta che il programma del 2012 si fosse concluso “con successo” e il bilancio del governo greco avesse raggiunto un avanzo primario (che esclude il pagamento degli interessi).
30 luglio 2015
Daniel Munevar (ex consigliere di Varoufakis): "Ecco perché ho cambiato idea sul Grexit"
«Bisogna prendere atto che il sistema non funziona e che non esiste la volontà politica di risolvere i problemi strutturali dell’euro».
Daniel Munevar è un giovane economista post-keynesiano di Bogotá. Ha lavorato con Yanis Varoufakis come consigliere per politiche di bilancio durante il periodo in cui Varoufakis è stato ministro delle Finanze in Grecia. Precedentemente è stato consigliere fiscale al ministero delle Finanze colombiano, e consigliere speciale per gli investimenti esteri diretti al ministero degli Esteri dell’Ecuador. È considerato uno dei più autorevoli esperti nello studio del debito pubblico latinoamericano. Questo rende particolarmente interessante la sua valutazione delle trattative e dell’accordo fra Grecia e creditori. In questa intervista esclusiva spiega perché gli eventi delle ultime settimane gli hanno fatto cambiare opinione sul Grexit.
Cosa ne pensi dell’ultimo accordo raggiunto fra la Grecia ed i suoi creditori?
Prima di tutto non è ancora chiaro se l’accordo sarà effettivo – ci sono parecchi parlamenti che devono approvare la partecipazione dei rispettivi paesi al “piano di salvataggio” del Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM). Ma anche ammettendo che tutti i paesi approvino il piano, non c’è nessun modo che funzioni. Le misure economiche del programma sono semplicemente folli.
Daniel Munevar è un giovane economista post-keynesiano di Bogotá. Ha lavorato con Yanis Varoufakis come consigliere per politiche di bilancio durante il periodo in cui Varoufakis è stato ministro delle Finanze in Grecia. Precedentemente è stato consigliere fiscale al ministero delle Finanze colombiano, e consigliere speciale per gli investimenti esteri diretti al ministero degli Esteri dell’Ecuador. È considerato uno dei più autorevoli esperti nello studio del debito pubblico latinoamericano. Questo rende particolarmente interessante la sua valutazione delle trattative e dell’accordo fra Grecia e creditori. In questa intervista esclusiva spiega perché gli eventi delle ultime settimane gli hanno fatto cambiare opinione sul Grexit.
Cosa ne pensi dell’ultimo accordo raggiunto fra la Grecia ed i suoi creditori?
14 luglio 2015
Yanis Varoufakis: "L'Eurogruppo non ha esistenza legale ma ha il potere per decidere le vite degli europei. E il suo grande capo è Doc Schäuble"
Harry Lambert: come ti senti?
Yanis Varoufakis: (…) mi sento sollevato nel non dover più sostenere questa pressione incredibile a negoziare da una posizione che giudico difficile da difendere. (…) Le mie peggiori paure si sono confermate, ma la situazione si è rivelata perfino peggiore.Un cavallo di Troia nella Casa dell'austerità
Il ritorno del cavallo di Troia - Rico Schacherl, Sudafrica |
"Al giorno d'oggi solo i criminali osano danneggiare gli altri, senza l'aiuto della filosofia" Robert Musil, L'uomo senza qualità
Le cosiddette "istituzioni" dell'UE - insieme con i politici cosmicamente mediocri dei paesi ricchi dell'Unione Europea - tutti insieme, si sono comportati come barbari, dimostrando, graficamente, come tutta la costruzione kafkiana dell'UE ha un odio viscerale per la democrazia.
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