Intervista a Keeanga-Yamahtta Taylor, attivista e scrittrice
Keeanga-Yamahtta Taylor (nella foto) dice che il suo nome se lo inventò suo padre, dal momento che poter chiamare i suoi figli come voleva era l'unico spazio di libertà che avevano i neri negli anni '70 negli Stati Uniti.Più di quattro decenni dopo, beve dallo spirito ribelle di suo padre e lo porta oltre. Accademica, attivista e scrittrice, ha recentemente visitato Madrid per presentare il suo ultimo libro Un destello de libertad. De #BlackLivesMatter a la liberación negra(Ed. Traficantes de Sueños) e parliamo di razzismo, capitalismo, politica, cosa è stato realizzato e di quanto resta da fare.Molto. Nel suo libro dice che l'80% delle persone uccise dalla polizia tra il 2007 e il 2013 erano afro-americani.Non sembra troppo esagerato dire che le vite nere negli Stati Unitisono in pericolo ...
Il problema è che non si tratta solo di Philadelphia, ma dell'intero paese.In tutte le categorie che servono a misurare la qualità della vita, i neri sono nella posizione peggiore: in termini di povertà, disoccupazione, sottoccupazione o godimento delle risorse delle istituzioni pubbliche.
La legge dello stato-nazione lo rende chiaro.Israele è solo per ebrei, scritto nero su bianco.È più facile per tutti in questo modo.
La Knesset sta per emettere una delle sue leggi più importanti e quella più in linea con la realtà. La legge dello stato-nazione metterà fine al vago nazionalismo di Israele e presenterà il sionismo così com'è.La legge metterà anche fine alla farsa che Israele sia "ebraico e democratico", una combinazione che non è mai esistita e non potrebbe mai esistere a causa della contraddizione intrinseca tra i due valori che non possono essere conciliati, se non con l'inganno. Se lo Stato è ebraico non può essere democratico a causa della mancanza di uguaglianza, se è democratico non può essere ebraico perché una democrazia non concede privilegi basati sull'etnia. Così ora la Knesset ha deciso: Israele è ebraico.Israele sta dichiarando che è lo stato-nazione del popolo ebraico, non uno stato dei suoi cittadini, non è uno stato dei due popoli che vivono al suo interno e quindi ha cessato di essere una democrazia egualitaria, non solo nella pratica, ma anche nella teoria.Ecco perché questa legge è così importante.È una legge sulla verità.
La sconfitta subita da Israele a seguito della cancellazione della partita amichevole contro l'Argentina ripete, ancora una volta, una lezione che abbiamo imparato tante volte nelle favole e nei racconti infantili: "Chi stringe troppo la corda, poi resta impiccato" ... I pianeti sembravano allineati affinché Israele guadagnasse un nuovo trionfo, nella serie di progressi e conquiste, di impunità e disinformazione, processi con cui si è abituato a vincere ultimamente.
Il fascista [1] Benyamin Netanyahu ha creato un gabinetto di allegri assassini confessi di palestinesi, come Naftali Bennet, Ministro dell'Istruzione, che ha tranquillizzato il suo pubblico scherzando su questi omicidi: "Nella mia vita, ho ucciso molti arabi.Questo non è un problema".[2] O la ministra della giustizia Ayelet Shaked, che sostiene la morte per le madri palestinesi, "perché danno alla luce serpenti" ... (ibid).
Franco Berardi, Bifo, è professore di filosofia all'Università di Bologna.Inoltre, è autore di articoli, sceneggiature per documentari e libri come l'ultimo, Fenomenología del
fin(Ed. Caja Negra).Ma soprattutto, Bifo è uno dei pilastri di quegli anni 70 italiani dell'autonomia operaia, dell'insurrezione attraverso la fondazione di Radio Alice e del pensiero critico europeo contro il neoliberismo che viviamo.Berardi sbarcò a Madrid al Museo Reina Sofía per partecipare a Sovversione o barbarie.La fine del mondo come la conosciamo, un dibattito sulla Rete, emozioni, nuove mascolinità.Ha anche presentato il suo ultimo lavoro come sceneggiatore nel documentario diretto da Andrea Groppiero Comunismo Futuro, di fronte ad una platea piena e attenta per due giorni consecutivi.In una delle pause ha parlato con La Marea.
Sarebbe strano non iniziare questa intervista senza chiederle il suo punto di vista sulla situazione post-elettorale in Italia.
Quando è stato rilasciato dalla prigione nel 2014, Sekou Odinga si è sentito come se fosse appena sbarcato in un paese sconosciuto.Dopo aver trascorso 33 anni dietro le sbarre, l'ex leader del partito delle Black Panthers (Pantere Nere) ha dovuto confrontarsi con un paese che non ha riconosciuto, una strana tecnologia e nipoti che non aveva mai abbracciato.
Sebbene abbia festeggiato con la sua famiglia e i suoi sostenitori il fatto di essere ancora una volta un uomo libero, Odinga, 73 anni, ha continuato a pensare a tutti quei difensori dei diritti umani che non erano stati così fortunati: "Hai sempre la sensazione di non voler lasciare nessuno indietro".
I suoi sostenitori si sono incontrati lo scorso fine settimana davanti ai cinema di New York per fornire informazioni ai partecipanti alla premiere del film campione d'incassi Black Panther , sulle autentiche Black Panthers che difendevano le libertà dei neri negli anni Sessanta e Settanta.Alcuni di loro oggi in prigione hanno combattuto per decenni per ottenere la loro scarcerazione.
Uno stato di polizia globale sta emergendo mentre il capitalismo mondiale sprofonda in una crisi senza precedenti, data la sua magnitudine, la sua portata globale, il grado di degrado ecologico e il deterioramento sociale e l'enorme portata dei mezzi di violenza che si dispiegano in tutto il mondo.
Lo stato di polizia globale fa riferimento a tre dimensioni intrinseche. Innanzitutto, si riferisce all'esistenza di sistemi sempre più diffusi di controllo sociale di massa, di repressione e guerra promossi da gruppi dominanti per contenere la reale o potenziale ribellione della classe operaia globale e dell'umanità superflua.
In secondo luogo, si riferisce alla crescente dipendenza dell'economia globale dallo sviluppo e dalla diffusione di questi sistemi di guerra, controllo sociale e repressione semplicemente come un mezzo per trarre profitto e continuare ad accumulare capitale di fronte alla stagnazione - ciò che chiamo l'accumulazione militarizzata, o l'accumulazione per repressione.
Ogni giorno la povertà aumenta in tutto il mondo, mentre le grandi fortune crescono esponenzialmente: i capitalisti degradano sempre più il pianeta e riducono in schiavitù e reificano altri esseri viventi.Escludono milioni di esseri umani da una vita sana e dignitosa.Sterminano specie ed ecosistemi. Milioni di esseri umani, impoveriti dal saccheggio perpetrato dalle multinazionali che capitalizzano sulla distruzione di montagne e fiumi, finiscono per affollarsi nelle cinte delle grandi città.
Il 15 dicembre un cecchino dell'esercito israeliano ha sparato un colpo ad un adolescente palestinese di 14 anni, Mohammed al-Tamimi. L'incidente è
avvenuto durante la manifestazione settimanale nel villaggio di Nabi
Saleh, un luogo in cui le autorità israeliane hanno progressivamente
sottratto terra e risorse idriche a beneficio del vicino insediamento
di Halamish.
Al-Tamimi è stato gravemente ferito dal proiettile di gomma che è penetrato nel suo cervello causando gravi lesioni. E' stato indotto in coma farmacologico dal quale dovrebbe riprendersi.
Un rapporto della NBC News sull'inchiesta insiste sul grave errore comunemente usato dalle forze israeliane per giustificare le sparatorie a bambini e adolescenti con questo tipo di munizioni: i proiettili rivestiti di gomma sono spesso usati per disperdere la folla.Sebbene non siano considerati letali, possono essere molto pericolosi.
Ma i proiettili di gomma sono letali.Feriscono, mutilano e uccidono abitualmente manifestanti palestinesi innocenti.Accettare la prospettiva israeliana su questo problema costituisce una negligenza giornalistica.
Nel sistema educativo sembra non esserci più cittadinanza per la pace. Quella vera, disarmata e giusta. Nessuna intenzione di riflettere sul ruolo della Sicilia negli scenari di guerra planetari, sull’iperdronizzazione di Sigonella o sul MUOStro di Niscemi. Da Messina a Trapani, Catania o Comiso, “militari Usa brava gente”. E l’inno dei sommergibilisti prende piede. Sembrava avessimo chiuso con la retorica colonial-fascista-razzista e subito ci si imbarca nel sommergibile, pattugliatore o nave o velivolo da guerra con istruttori del 60° Stormo. Non mancano esercitazioni e addestramenti. Si osservano i droni militari. Torna prepotente il mito del supereroe combattente. Musica e propaganda bellica, scuola e forze armate: binomi utili e perfetti da replicare ovunque con la compiacenza di generali e ammiragli, presidi e docenti. Si aspettano tempi migliori per l’educazione alla pace.
10 giugno 2017, base militare della Marina militare di Terravecchia, Augusta, sede del Comando Marittimo Sicilia. Nel salone-teatro si esibiscono, uno dopo l’altro, i cori degli istituti scolastici di una delle cittadine più militarizzate d’Italia.
L'isola delle Indie Occidentali non è in debito, è creditrice. È la Francia che le deve dei soldi.Spiega Jerome Duval, CADTM.
La miseria dei paesi colonizzati è notevolmente aumentata a causa del trasferimento del debito: i debiti contratti dalle potenze coloniali con la Banca Mondiale per massimizzare la redditività nelle loro colonie, sono stati trasferiti, senza il loro consenso, ai paesi colonizzati che hanno guadagnato la loro indipendenza.Essi costituiscono un caso di debito odioso, nonché i successivi debiti contratti per rimborsarli. A Santo Domingo, nella notte del 22-23 agosto 1791, decine di migliaia di schiavi entrarono contemporaneamente in insurrezione armata, provocando un lungo processo che conduce alla prima abolizione della schiavitù nella storia, il 29 Agosto 1793, e alla proclamazione dell'indipendenza. Santo Domingo, recuperando poi il nome di Haiti, diventa la prima repubblica nera indipendente nel 1804, caso unico nella storia di una rivolta di schiavi che hanno dato vita a uno Stato.La Francia probabilmente non ha mai perdonato questa insurrezione, con conseguente perdita di entrate del suo sistema schiavista e migliaia di piantagioni di zucchero e caffè distrutte.Haiti la paga molto cara:
Il barbaro assassinio del piccolo Alì – il bimbo palestinese bruciato vivo da un colono israeliano – non è un episodio isolato ma, al contrario, il punto d’arrivo di una politica di estrema destra basata sull’esaltazione della violenza, la protezione della malavita organizzata ed il ripudio della democrazia. Quasi in contemporanea al terrorismo sionista in Cisgiordania veniamo a sapere che un ebreo ortodosso – un tal Yishai Schlissel, di 40 anni – accoltella sei persone al Gay Pride di Tel Aviv. Un gesto isolato ? Assolutamente no, infatti questo balordo aveva compiuto lo stesso crimine nel 2005 ferendo tre persone alla medesima manifestazione. L’imbarazzo delle autorità israeliane, le stesse che avevano usato la difesa dei diritti degli omosessuali come protesi ideologica da contrapporre al proprio razzismo antiarabo ( e non solo ), è evidente: il sito web 0404 si limita ad ammettere che questo assassino era “già noto” alla polizia.
Essendo una persona che insegna regolarmente la filosofia politica di Martin Luther King, Jr,. spesso trascorro del tempo a discutere con gli studenti i modi in cui le idee del Dottor King sono estratte da un contesto e trasformate in citazioni per sostenere le posizioni che lui stesso non avrebbe preso. L’esempio più ovvio è il modo in cui la sua riga più memorabile del discorso “Ho un sogno” sul non giudicare le persone basandosi sul colore della loro pelle ma sul contenuto del loro carattere, è usato per giustificare attacchi contro una discriminazione costruttiva – una politica che certamente sosteneva – oppure citava in modo da dichiarare che la strada migliore verso la giustizia razziale è di ignorare in qualche modo la razza e di diventare privo di pregiudizi razziali. La violenza dei suprematisti bianchi a Charlottesville è la prova che ora non possiamo semplicemente cercare di ignorare i problemi del razzismo ora.
Lo storico israeliano Shlomo Sand scrive a Emmanuel Macron in seguito al discorso, tenuto in presenza di Benjamin Netanyahu, per la commemorazione del Rastrellamento del Velodromo d'Inverno
Cominciando a leggere il suo discorso sulla commemorazione della retata del vel’di Hiv, ho provato gratitudine verso di lei. In effetti, alla luce di una lunga tradizione di leader politici, di destra come di sinistra che, al passato e al presente, si sono defilati riguardo la partecipazione e la responsabilità della Francia nella deportazione nei campi della morte delle persone di origine ebraica, lei ha preso una posizione chiara e priva di ambiguità: “Sì, la Francia è responsabile della deportazione; sì, c’è stato antisemitismo in Francia, prima e dopo la seconda guerra mondiale. Sì, dobbiamo continuare a combattere tutte le forme di razzismo.” Ho visto queste posizioni come in continuità con la sua coraggiosa dichiarazione fatta in Algeria, secondo cui il colonialismo costituisce un crimine contro l’umanità. Per essere del tutto sincero, sono stato piuttosto infastidito dal fatto che lei abbia invitato Benjamin Netanyahu, che è indubbiamente da classificare nella categoria degli oppressori e non può quindi essere presente per rappresentare le vittime di ieri.
“In guerra sono sempre gli stessi a perdere” è una frase detta in una scena del film spagnolo “Soldati di Salamina” e riflette quella che è sempre stata una costante in ogni conflitto bellico che sia avvenuto in qualsiasi luogo del nostro pianeta; cioè perdono coloro che hanno la disgrazia di non avere risorse sufficienti per non essere vittime della violenza e della distruzione scatenate. Quelli che in epoche passate erano definiti metodi corretti per fare la guerra sono stati sostituiti da altri che, nelle stesse epoche, sarebbero stati condannati da ogni punto di vista etico e morale, dato l’inutile eccesso di crudeltà, di distruzione e di morti di persone di qualsiasi età, osservato ad esempio durante la 2° Guerra Mondiale e, successivamente, nella guerra del Vietnam. Oggi nessuno si sorprende che, ogni giorno, si commettano eccessi contro intere popolazioni indifese, trasformate in bersaglio e scenario di conflitti bellici, generalmente aizzati dalle potenze occidentali con gli Stati Uniti alla guida, come succede da decenni nella regione del Medio Oriente senza che si veda una soluzione definitiva.
“Se il caffè è scuro al punto da essere troppo forte per me, lo allungo aggiungendo del latte. Lo integro con il latte. Se continuo ad aggiungere più latte, ben presto l’aroma del caffè cambia; è la natura stessa del caffè a cambiare. Aggiungendo ancora più latte, alla fine non si distinguerà più neanche la presenza di caffè nella tazza. Una cosa analoga è accaduta con la marcia su Washington. I bianchi non erano lì per integrarla, ma per infiltrarvisi. I bianchi sono entrati a farne parte; l’hanno sommersa; ne sono divenuti parte integrante al punto da farle perdere significato. Non era più una marcia di neri; non era più militante; non era più arrabbiata; non era più impaziente. A tutti gli effetti, non era più una marcia.” – Malcolm X
Negli anni ‘60, all’apice del movimento per i diritti civili, si svolse una tavola rotonda il cui tema era l’efficacia dello stesso movimento. La discussione includeva Alan Morrison, Malcolm X, Wyatt T. Walker e James Farmer insieme a un moderatore. Malcolm X si trovava in minoranza, poiché gli altri componenti del panel facevano parte dell’ala maggioritaria del movimento per i diritti civili, quella che si occupava quasi esclusivamente di organizzare marce, votazioni e regolamenti. Malcolm X era l’unico a raccontare, senza giri di parole, la verità sul fatto che la struttura patriarcale di potere in mano ai bianchi era molto più potente di quanto i suoi colleghi volessero far credere;
Aveva finito la giornata di lavoro, tornava a casa, era di pelle scura, un afro-venezuelano. Carlos Ramirez cercava una stazione del metro. Dimenticò di trovarsi nella zona chic di Altamira e Chacao, quella dei piú benestanti e reazionari di Caracas. Lí vivono soprattutto i discendenti dei migranti Europei, Arrivarono con valigie di cartone e pantaloni rattoppati, ora vedono come un pericolo tutto il resto dei venezuelani, vale a dire il 95% della popolazione. Avevano le pulci, sono diventati una lumpen-borghesia improduttiva, peró si credono discendenti diretti dell'aristocrazia spagnola. Quella che perse l'impero su cui non tramontava mai il sole, per mano di un certo Simon Bolivar e degli antenati di questo giovane vilmente sacrificato. Questo lavoratore afro-venezuelano, ha commesso il terribile errore di imbattersi in un assembramento di estremisti facinorosi dell'estrema destra razzista.
Sabato sera, 1° aprile, migliaia di palestinesi ed ebrei si sono riuniti a Gerusalemme per protestare contro l’occupazione della Cisgiordania, della Striscia di Gaza e delle Colline del Golan che ha avuto inizio nel 1967. La direttrice di “Breaking Silence” Yuli Novak si è rivolta ai manifestanti parlando dell’importanza della solidarietà e della resistenza contro la violenza e il razzismo del governo israeliano. Ecco il tenore di questo intervento. Sono giorni bui e tetri. Il nostro paese viene dominato dall’occupazione, dal messianismo, dal razzismo, dall’ignoranza, dall’indifferenza morale e dalla violenza. Non serve accusare il governo. E non serve neppure stare seduti nei nostri salotti e fantasticare sul giorno in cui questo governo verrà sostituito da un altro. E basta infine con la retorica “tutti fuorché Bibi”: Lapid non sarebbe diverso. Il cambiamentoche dobbiamo intraprendere richiede coraggio e onestà e la disponibilità a compiere dei sacrifici – si deve essere pronti a rinunciare ai propri privilegi e pagarne il prezzo. Fatemi vedere un politico – uno solo! – che vuole diventare primo ministro e che sarebbe pronto a farlo.
In giornate buie come queste, caratterizzate dalla violenza quotidiana, l’odio intensificato, l’orribile razzismo e l’occupazione esiste solo un modo per vincere: la resistenza, la lotta, la solidarietà. La resistenza – ecco la nostra forza e la debolezza del governo. Partecipare a queste lotte per noi è la nostra speranza. E questa lotta porterà al crollo del regime. La solidarietà è la nostra forza civile e il grande timore del regime. E non ci sono momenti che i regimi cattivi temono di più del momento in cui i cittadini si rivoltano, resistono e combattono senza timore.
Questo articolo è un'introduzione alla nuova stampa del Boston Review, Forum I, intitolataRace Capitalism Justice.Ispirata al lavoro di Cedric Robinson sul capitalismo razziale, questo argomento è un manuale fondamentale per la giustizia razziale nell'epoca di Trump.
DiRobin Kelley Boston Review La morte di Cedric J. Robinson quest'estate all'età di settantacinque anni è passata quasi inosservata. L'emerito professore di scienze politiche e studi sui neri, presso l'Università della California, Santa Barbara, e forse uno dei teorici politici più originali della sua generazione, nessuno dei principali giornali degli Stati Uniti ha considerato che la morte di Robinson meritasse un singolo paragrafo.Anche se evitò deliberatamente i rischi della celebrità intellettuale, la sua influenza fu più grande di quanto probabilmente lui immaginava. Attualmente le insurrezioni dei neri contro la violenza dello stato e le incarcerazioni di massa chiedono la fine del "capitalismo razziale" e ritengono che il loro lavoro è parte di una "tradizione radicale nera", termini associati al lavoro di Robinson.
Il 26 e 27 maggio Taormina ospiterà il G7, la riunione dei capi di stato e di governo delle sette maggiori potenze mondiali (Usa, Canada, Francia, Germania, Giappone, Gran Bretagna e Italia). Il G7 periodicamente traccia le linee intervento e di coordinamento macroeconomico dei maggiori stati capitalistici, guidati dagli USA, sulla scena mondiale che determinano, concretamente, per tutti i popoli del pianeta guerre, oppressione, diseguaglianze sociali, devastazione ambientale, razzismo. La scelta di una città siciliana conferma il ruolo chiave che la nostra isola ha assunto: piattaforma aggressiva di valore globale delle forze USA e Nato (MUOS, Sigonella ed una capillare rete di basi militari, da Augusta a Pantelleria), macabro scenario dei risultati delle miopi politiche, europee e nazionali, d’immigrazione (proliferazione di tipologie di accoglienza degradanti, Hot Spot, CARA di Mineo, CIE), oggetto di devastanti scelte ambientali (trivellazioni, ciclo dei rifiuti, grandi impianti inquinanti, smaltimento del polverino dell’ILVA di Taranto a Melilli). La riunione del G7 avviene inoltre in una fase in cui l’Italia è una preda ambita della grande speculazione internazionale favorita dalle antipopolari scelte economiche degli ultimi governi.
Convinti che l'elezione di un presidente nero avesse finalmente inaugurato una società post-razziale, opinionisti e leader politici statunitensi avevano messo in pensione l'accusa di razzismo dal discorso pubblico.Con la maggior parte delle porte aperte di club privati e quartieri bene alle élite afro-americane, con celebrità, eroi dello sport e dello spettacolo di colore ampiamente accettate dai bianchi, le barriere razziali - ci avevano detto - erano cosa del passato.
Barack Obama fece molto durante la sua presidenza per evidenziare questa immagine, evitando sistematicamente qualsiasi allusione a modelli di ingiustizia o intolleranza razziale.
E quando la violenza razzista della polizia, inizialmente ignorata, è stata portata alla ribalta dalla denuncia inequivocabile delle onnipresenti videocamere e telefoni cellulari, i media e i leader politici l'hanno respinta come aberrante o legalmente ambigua.
Il presidente Obama ad aprile di quest'anno, tenendo una lezione ai giovani sul valore della pazienza e dell'incrementalismo a Londra [a proposito dell'allora eventuale Brexit, ndt], ha cercato di minimizzare la questione: "Non si può solo continuare a urlare", osservazione indirizzata al portavoce di Black Lives Matter, organizzazione statunitense contro la violenza della polizia.