Niente. E’ una normalissima dinamica democratica che si ripete da sempre in tutti i paese che possono ancora reputarsi tali. Tuttavia nello stato di diritto di eccezione in cui si trova incastrata da anni l’Italia all’interno dell’eurozona, commissariata di fatto dai "mercati" finanziari, ogni azione, che abbia una lontana parvenza di democraticità, diventa incredibilmente pericolosa e delicata.
13 dicembre 2012
LA DITTATURA DELLO SPREAD E IL PROGRAMMA DELLA SHOCK ECONOMY IN ITALIA
Ieri è stata una
giornata di fibrillazione e passione in Italia: tutti gli occhi degli
analisti, degli opinionisti e degli organi di informazione erano puntati sull’andamento
dello spread, che dopo essere sceso nei giorni scorsi intorno ai 300
punti base, è risalito sopra quota 350 punti base. L’indice di Piazza Affari è crollato
di -2,21%. I titoli bancari sono andati a picco. L’Italia si è avvicinata di
nuovo pericolosamente al cosiddetto baratro. Visi preoccupati dappertutto,
catastrofismo a fiotti, paura sparsa a piene mani e raffiche di dati allarmanti.
Persino il Vaticano ha ritenuto
opportuno pronunciarsi, per bocca del Presidente della Conferenza Episcopale
Italiana Bagnasco: “La casa brucia.
Irresponsabile chi pensa a sé. Non si possono mandare in malora i sacrifici di
un anno. Monti? Errore non avvalersene in futuro”.
Di Piero Valerio
Ma cosa è accaduto di così straordinariamente minaccioso per l’Italia?
Come mai la propaganda di regime italiana si è mossa all’unisono con tanta
aggressività e compattezza? E’ accaduto un fatto normalissimo. Uno dei partiti
di maggioranza, il PDL, che
appoggiava il governo dei banchieri
guidato da Monti ha avuto l’insolenza di dire la verità: tutti i dati
economici, dal PIL, all’occupazione, alla produzione industriale, ai consumi, ai risparmi, al debito pubblico,
alla pressione fiscale sono
peggiorati dopo un anno di governo Monti, e quindi il PDL ha preferito non
garantire più il suo sostegno incondizionato. Cosa c’è di tanto strano in tutto questo?
Niente. E’ una normalissima dinamica democratica che si ripete da sempre in tutti i paese che possono ancora reputarsi tali. Tuttavia nello stato di diritto di eccezione in cui si trova incastrata da anni l’Italia all’interno dell’eurozona, commissariata di fatto dai "mercati" finanziari, ogni azione, che abbia una lontana parvenza di democraticità, diventa incredibilmente pericolosa e delicata.
Niente. E’ una normalissima dinamica democratica che si ripete da sempre in tutti i paese che possono ancora reputarsi tali. Tuttavia nello stato di diritto di eccezione in cui si trova incastrata da anni l’Italia all’interno dell’eurozona, commissariata di fatto dai "mercati" finanziari, ogni azione, che abbia una lontana parvenza di democraticità, diventa incredibilmente pericolosa e delicata.
Tralascio ovviamente tutto lo squallore dei tatticismi
e delle questioni interne al PDL, basate su alcune rivendicazioni tipiche di un
partito padronale (la riforma della giustizia, la legge sulle intercettazioni,
l’incandidabilità dei condannati etc), e vado subito al sodo: in linea di principio la bocciatura al governo Monti non fa una
piega. I presunti tecnici, che in realtà sono solo degli sciacalli mercenari al soldo degli
interessi dei grandi poteri finanziari internazionali, hanno fallito su
tutta la linea e qualcuno doveva farglielo notare a livello pubblico e
istituzionale. In realtà, prima della bocciatura del PDL, il governo Monti
allineato ai principi folli dell’”austerità espansiva” dell’eurozona era
stato bocciato addirittura dal FMI, che senza mezzi termini ha dimostrato in un
suo documento, con tanto di grafici e dati inequivocabili, che continuando a
fare tagli alla spesa pubblica e aumenti
di tasse la situazione economica avrebbe finito per peggiorare
inesorabilmente.
Tutti i più accreditati
ed autorevoli economisti del mondo, da qualunque latitudine del globo,
hanno fatto notare a più riprese, non senza qualche accenno di ironia e
sarcasmo, che la strada percorsa
dall’Europa è senza ritorno e non ha via di uscita. Chi governa oggi in
Europa probabilmente sa già di stare percorrendo una vicolo cieco, che prefigura la recessione
come unica soluzione alla crisi: secondo loro, la deflazione dei salari dei lavoratori è l’unico modo per
incoraggiare i nuovi investimenti, mentre la deflazione dei prezzi favorirà alla fine i consumi, perché la
ricchezza finanziaria reale accumulata dalle famiglie aumenterà il suo potere
d’acquisto e chi ha qualche risparmio da parte sarà invogliato a spendere.
Chiariamo subito che una tale eventualità non è mai accaduta in passato nella
storia del mondo, perché sappiamo bene quanto pesino le pessime aspettative e l’incertezza sul futuro sulle scelte di
investimento e di consumo degli agenti economici, eppure l’Europa continua ad
andare avanti e ad incoraggiare quei governanti che assecondano indefessamente
questa strategia suicida di stampo neoliberista,
mercantilista ed imperialista. Perché?
Perché i tecnocrati europei non sono affatto interessati
alla ripresa economica nel vecchio continente. Assolutamente no. Quella caso
mai arriverà per sfinimento, quando i lavoratori, i sindacati saranno sfiancati
e accetteranno tutte le ricette amare imposte dai loro governanti,
rassegnandosi ad una vita di indigenza senza fine e smettendo persino di
nutrire aspettative per il futuro. L’intenzione dei tecnocrati europei, in
perfetta sinergia con gli interessi finanziari dei “mercati” che sono i veri committenti del miope progetto europeista,
è invece quello di legittimare il loro predominio
assoluto e annientare qualsiasi timida
reazione democratica da parte della popolazione.
Cosa fa un monarca, un
despota, un dittatore quando vuole dimostrare la forza della sua reggenza e mortificare
le resistenze dei sudditi? Impone delle misure
impopolari e assurde, che in qualsiasi altro contesto sarebbero ritenute
senza senso e disumane. Non lo fa per sfizio, per spregiudicatezza o malvagità
ma solo per un preciso calcolo
psicologico, che deve condurre a determinati risultati. Anche il Dio
del Vecchio Testamento agì così con i suoi patriarchi, chiedendo
addirittura ad Abramo di
uccidere il figlio Isacco per dimostrare la sua abnegazione e fedeltà al
divino. Un pensiero unico monocratico,
monoteistico si fonda su queste
premesse, deve essere innanzitutto accettato
incondizionatamente per fede, e non presuppone nelle fasi successive un lavorio razionale della mente. Anzi,
più si affievolisce la ragione e maggiori sono le probabilità che la fede si
corrobori, e inversamente, più ci si incaponisce sul ragionamento e sulla
logica e più si finisce per allontanarsi dalla via della salvezza fideistica e
si viene etichettati come eretici. Togliamoci subito dalla testa che i tecnocrati europei siano quindi stupidi,
incapaci, incompetenti, perché non è così. Loro sanno perfettamente quello
che fanno, sanno che lo scopo dell’euro è quello di annientare i salari e i
diritti democratici delle popolazioni e continueranno a sostenere questo piano finché
non verrà cancellato persino il dubbio nella mente degli ultimi irriducibili riluttanti
che ci sia qualcosa di sbagliato in tutto questo.
Per abbattere gli ostacoli che li separano dal loro
obiettivo e piegare le residue spinte
democratiche che qua e la vengono dal basso, i tecnocrati europei spingono
molto sull’incessante opera di pressione della propaganda di regime, che deve essere a reti unificate, capillare,
implacabile, compatta, intrisa da una sfilza di messaggi subliminali che devono avere lo scopo di rassicurare il
popolo, il volgo e di abituare i sudditi a considerare lo status quo totalitario come
altamente desiderabile. Volete un esempio? Ieri, uno degli eurocrati che è
andato a ritirare ad Oslo il Premio
Nobel per la Pace, consegnato non a caso all’Unione Europea nell’anno del
suo più basso consenso popolare, ha fatto riferimento ad un quadro del pittore
senese del Trecento, Ambrogio Lorenzetti,
come significativa ed evocativa immagine a cui richiamarsi: l’Allegoria
del Buon Governo (vedi sopra). Guardatelo bene quel quadro, in modo da
poterlo imprimere nella mente. Cosa vi
suscita istintivamente? Non ci vuole molto a capire che si tratta di un
riferimento esplicito ad una forma di governo particolare: la monarchia teocratica. A sinistra siede
in trono la Giustizia retta dal divino, e a destra si erge imperioso il Monarca con tanto di scudo e di lancia.
In mezzo e sotto queste due Autorità
ultraterrene e insindacabili si trovano le masse,
il formicolio brulicante della gente,
i popoli, le persone comuni, che come sempre accade in questi casi vengono
raffigurate di dimensioni molto inferiori e in atteggiamento spesso implorante, supplichevole, ammirato e ossequioso
nei confronti dell’Autorità. Gli angeli della Giustizia da una parte decapitano
gli eretici, i disubbidienti e dall’altro premiano i mercanti, la gente
operosa, che si impegna per donare i frutti del duro lavoro al Monarca.
Voi vi domanderete, non è un po’ fuori luogo associare
l’immagine moderna dell’Europa a quella di una monolitica monarchia teocratica
di stampo medievale? Ma è scemo l’eurocrate a richiamarsi a quel quadro tanto reazionario e anacronistico, che
potrebbe suscitare non poche critiche e obiezioni di opportunità? E io vi
ripeto no, l’eurocrate non è scemo per niente, la sua è una scelta voluta e ben
ponderata, perché lui voleva proprio approfittare di un’importante occasione
ufficiale per sedimentare
nell’immaginario collettivo il messaggio che intendeva lanciare: l’Europa è
un’Autorità ultraterrena che sta al di
sopra delle parti, fatta di tecnocrati ed oligarchi che credono ciecamente
nell’infallibilità inappellabile dei “mercati”,
nella permanenza ad oltranza dell’ordine costituito, in una precisa gerarchia di ruoli e poteri che
sovrasta e domina dall’alto la stessa democrazia
dei popoli. E questi ultimi, i popoli delle varie nazioni, devono
impegnarsi con grande sofferenza e sacrificio per meritare la benevolenza
dell’Autorità (lo spread), pena la
bocciatura e la dannazione eterna. Questa è la nuova simbologia che deve
passare oggi in Europa e di cui la propaganda deve farsi instancabilmente
portavoce.
Si tratta evidentemente di un cambio imbarazzante e coraggioso di
paradigma che gli eurocrati stanno cercando di istigare e promuovere, non
senza qualche azzardo e qualche rischio, rispetto a ciò a cui fino a poco tempo
fa c’eravamo abituati, spesso inconsciamente, quando veniva pronunciata la
parola Europa. In pratica gli eurocrati stanno ostinatamente tentando di
cancellare e archiviare le origini
democratiche ed illuministe dell’Europa che affondano nella Rivoluzione Francese, per rispolverare
le medievali radici monarchiche e
aristoteliche del Sacro Romano
Impero. Voltaire deve essere
sostituito con San Tommaso D’Aquino. Il flusso inarrestabile della storia,
le umane sorti e progressive, devono essere stemperate e governate dall’alto da
un’inattaccabile e granitica piramide del potere, in cui ai vertici c’è sempre
e solo l’oro, l’euro, i soldi, di cui i tecnocrati
e banchieri sono gli unici e indiscussi depositari. Scommetto con chiunque
che se provassi a ripetere in rapida successione le parole Europa, Democrazia,
Libertà, Quadro, la prima immagine che vi verrebbe in mente, per normale
associazione di idee, è lo splendido dipinto del pittore francese Eugene Delacroix “La Libertà che guida il popolo”
(vedi sopra) del 1830. In questo caso la Libertà in primo piano è una donna del popolo a seno scoperto che
trascina tutti i suoi compagni di lotta alla rivolta, alla conquista dei diritti
democratici sottratti dai regnanti, anche a costo di sacrificare la propria
vita e di essere massacrata dal fuoco nemico dei soldati del re. C’è una bella
differenza di significato fra la tensione
dissacrante e dirompente della Libertà, che calpesta pure la morte e non ne
teme le conseguenze, e la sacralità
dell’ordine gerarchico ed immutabile del quadro visto prima ed evocato
dall’eurocrate, il cui intento non tanto nascosto era appunto quello di
sostituire nella mente dei sudditi l’immagine di Delacroix con quella di
Lorenzetti, eliminando persino il ricordo del primo ed esaltando la
magnificenza del secondo.
E’ un’operazione
di marketing molto subdola e
raffinata, che non ha nulla di improvvisato o casuale ma fa parte di un piano studiato da anni a tavolino da
esperti di comunicazione, che lavorano all’interno degli apparati
europeisti e sono parte integrante dell’intero progetto. Se il diavolo si
nasconde nei dettagli, possiamo senz’altro concludere che in quest’ennesima iniziativa promozionale
dell’Europa, presentata in pompa magna a Oslo per solleticare la
suscettibilità al luccichio dei lustrini dei sudditi, c’è senz’altro qualcosa
di diabolico, luciferino. La “nuova”
immagine dell’Europa deve istantaneamente ricollegarsi ai grandi Imperi totalitari di qualunque epoca e provenienza, romano,
prussiano, francese, spagnolo, asburgico, ridimensionando a puro aneddoto o
didascalia tutto ciò che è accaduto in mezzo, dalla Rivoluzione Francese in
poi. Le rivolte risorgimentali europee per la fondazione delle eroiche Repubbliche Costituzionali sono solo
una parentesi caotica e sanguinosa, che ha avuto il demerito di interrompere la
ben più gloriosa impostazione secolare,
imperiale, tomistica e reazionaria europea, che secondo una ben consolidata
prassi riceveva continua forza e sostegno dalla sacra legittimazione del potere
ecclesiastico. Così come accadeva in un vero Impero teocratico autoreferenziale, le Costituzioni Democratiche e Liberali non servono più, sono
ridondanti, perché possono essere agevolmente sostituite dai moderni trattati mercantili dell’Unione
Europea, molto più flessibili ed efficienti, e dalla impareggiabile Bibbia che rappresenta un robusto e
solido appiglio alla tradizione del passato per i più nostalgici. Cosa volete di più dalla vita?
Come sappiamo bene questa fase convulsa di revisionismo storico è iniziata e ha ricevuto una
violenta accelerazione quando i 17 paesi dell’eurozona hanno rinunciato alla
propria moneta nazionale per accettare una nuova
moneta che fosse svincolata e indipendente dagli apparati democratici degli
stati membri. E’ stata casuale questa scelta di iniziare dalla moneta
invece che dalla integrazione istituzionale, politica e costituzionale? No. Perché
mai gli eurocrati dovevano dedicarsi ad una laboriosa e impegnativa attività di
sintesi delle costituzioni democratiche nazionali quando il loro vero obiettivo era
quello di stralciarle tutte insieme e per sempre? In fondo, su quale potere si
basa la supremazia di un Sovrano, di un Monarca, di un Despota? Non certo sulle
carte costituzionali concesse ai sudditi, che sono un sintomo di estrema debolezza
e arretramento della monarchia, ma sulla ricchezza
e la forza militare. E infatti gli
eurocrati hanno sia l’una che l’altra, perché si sono autonomamente assegnati
il privilegio di battere moneta e
con questa moneta sono liberi di finanziare come vogliono, quando vogliono, chi
vogliono, in particolare l’esercito di
tecnocrati, funzionari, politicanti europeisti che hanno invaso i palazzi
istituzionali e lavorano esclusivamente al servizio della loro stessa
sopravvivenza e degli interessi dei poteri forti che rappresentano. Serve
altro ad un Sovrano per iniziare a regnare? No, bastano i soldi, l’oro e un
manipolo agguerrito di soldati fedeli. Tecnicamente sappiamo poi che l’euro non
è servito soltanto per togliere agli apparati democratici la possibilità di utilizzare
la leva della spesa pubblica per fini sociali e per tutelare i diritti della
cittadinanza, ma anche come nuovo
strumento di redistribuzione interna della ricchezza: la moneta unica ha
costretto i singoli governi a puntare solamente su una strategia di svalutazione salariale come unica forma
di competizione commerciale e allo stesso tempo ha consentito ai grandi detentori di capitale di
investire, spostare liberamente i soldi da un paese all’altro dell’eurozona
senza incorrere in alcun rischio di
svalutazione monetaria. E’ facile quindi fare un rapido calcolo per capire chi
ha vinto e chi ha perso con l’euro. E non è affatto necessario conoscere tutti i principi
della dottrina economica per fare i conti della serva.
Il gioco è
fatto, le regole sono molto semplici
e chi non le capisce è soltanto un
mentecatto, buono solo come carne da macello. In pratica chi detiene il
capitale ha stabilito le regole ed ora fa in modo che chi non rispetta le
regole venga punito in base a criteri di giudizio che discendono dall’imposizione
e dalla passiva accettazione di quelle stesse regole. Facciamo un esempio per
capirci. In Europa i tecnocrati e gli oligarchi hanno stabilito dogmaticamente
e arbitrariamente che l’emissione della
moneta deve essere privata, autonoma, indipendente dalla politica perchè hanno
decretato per trattato che la spesa pubblica dello Stato è un male assoluto e i
“mercati” sono molto più efficienti
nel processo di allocazione delle risorse finanziarie. Ora, senza entrare nel
merito della correttezza scientifica ed economica della regola di cui ci
sarebbe tanto da discutere, chi giudica
se l’applicazione di questa regola sia effettivamente corretta? Chi dice se uno Stato sta usando bene o
male la spesa pubblica? Un ente esterno e terzo ai due contendenti?
Assolutamente no, ma i “mercati”
stessi, che sono la controparte che si è
avvantaggiata di più dall’introduzione di quella regola, e il loro metro di
giudizio si chiama spread.
Se uno Stato utilizza molto la spesa pubblica
per finanziare
la sanità o l’istruzione, indebitandosi oltremisura con i “mercati” perché privo della sua
sovranità monetaria e costretto a chiedere i soldi ai privati, questi ultimi lo
puniranno perché da una tale operazione ricevono ben pochi ritorni economici
effettivi, a parte gli interessi sui titoli pubblici acquistati. Se uno Stato
invece utilizza una quota molto più elevata di spesa pubblica per finanziare o salvare una banca privata,
i “mercati” lo premieranno perché
verranno rivalutati i titoli di quella specifica banca e garantiti tutti i
debiti contratti da quella banca nei confronti degli stessi “mercati”. Stesso discorso vale per la tassazione: più uno Stato tassa e
maggiore sarà il premio dei “mercati”,
che avranno migliori garanzie di rimborso sui titoli pubblici acquistati, meno
uno Stato tassa e più i “mercati” lo
puniranno per il motivo opposto a quello espresso sopra. Capite bene che questa
è una regola assurda, perché il giudizio che ne deriva non è imparziale, obiettivo
o condiviso da tutte le controparti in gioco, ma viene stabilito
univocamente da chi è parte attiva in quella ipotetica contesa. E’ come se in
una partita di calcio non ci sia l’arbitro, ma siano solo gli undici giocatori
di una squadra a decidere quando fischiare il fallo o quando lasciare
continuare il gioco, senza concedere alcuna possibilità di replica agli avversari.
Per intenderci, se uno Stato ristruttura una
scuola attrezzandola con tutte le infrastrutture più moderne e facendo continui
corsi di aggiornamento ai professori, perché devono essere solo i “mercati”
a decretare l'opportunità o correttezza di una tale operazione? Non potrebbe essere anche
importante ascoltare il giudizio di studenti, professori, famiglie, piccoli
imprenditori appaltatori coinvolti che potranno usufruire di quel nuovo
servizio e investimento? Al massimo non sarebbe più opportuno fare una media fra
le due categorie di giudizi, siano essi qualitativi o quantitativi? Capite bene
che un tale meccanismo di giudizio si basa su una stortura illogica di fondo,
perché è stata l’imposizione della regola, ovvero la cessione del processo di emissione di moneta ad una banca autonoma,
privata, indipendente, a decretare per forza di cose da quale parte penderà
la bilancia del metro di giudizio adottato. Nei paesi in cui non esiste quella
regola, il giudizio su una o l’altra manovra di finanza pubblica, come la
stessa ristrutturazione di una scuola, viene emesso in base a criteri del tutto
diversi, perché è lo spread a discendere dalla regola e non viceversa (normalmente la spesa pubblica non fa aumentare lo spread, ma lo spread aumenta a causa della "regola" di finanziare la spesa pubblica soltanto con i soldi dei privati): come sappiamo ci sono
paesi come il Giappone, che pur avendo debito pubblico doppio rispetto
all’Italia, non vengono e non possono materialmente essere puniti dai "mercati" con la clava dello spread, perchè
hanno mantenuto intatta la loro prerogativa sovrana di finanziare tutta
o parte della spesa pubblica con i soldi emessi direttamente dalla
Banca Centrale Bank of Japan.
In Europa è stato in pratica reintrodotto lo stesso macabro e contorto schema logico utilizzato
per giustificare le torture medievali: il dogma stabilisce che tutte le
donne giovani (gli Stati) possono
essere accusate di stregoneria (la spesa
pubblica) e sottoposte a tortura (lo
spread),
in base a giudizio insindacabile degli inquisitori (i mercati). Come facevano gli inquisitori ad essere
sicuri che il loro giudizio era esatto? Ponevano le giovani donne a tortura
finchè non erano loro stesse a confessare di essere delle streghe. Nel dogma c’era già inclusa insomma la certezza
della sua infallibilità, perché il giudizio che ne derivava era tutt’uno
con il dogma stesso; così come oggi la spesa pubblica viene criminalizzata da
tutte le parti perché già penalizzata in partenza dal fatto di essere
finanziata a debito dai “mercati”
privati dei capitali. E non di rado sentirete tanti deficienti dire che se
aumentiamo la spesa pubblica oltre i livelli di tassazione saremo attaccati dai
“mercati” che ci richiederanno uno spread
più alto sui nostri titoli, senza considerare nemmeno lontanamente da quale "regola" assurda prende spunto il loro giudizio. Tuttavia se noi siamo severissimi nello
stigmatizzare la tortura medievale come uno
dei punti più bassi toccati dalla barbarie e inciviltà umana di fronte al
quale sentiamo ancora un brivido di terrore e incredulità, non siamo
altrettanto severi a capire di essere caduti nella stessa trappola mentale,
giustificando la tortura finanziaria
dello spread. Oggi siamo tutti
allineati e concordi a ritenere le torture medievali orribili, crudeli, malvage e il metro
di giudizio degli inquisitori iniquo, parziale e niente affatto obiettivo, in
quanto la confessione veniva estorta con la forza, ma non abbiamo la stessa
intelligenza e il medesimo scatto morale per capire che lo spread è lo stessa cosa, perché i suoi giudizi di merito discendono
dall’esistenza di una "regola", di un dogma, senza
il quale cadrebbe miseramente tutto l’impianto accusatorio.
Basta vedere come gongolavano ieri tutti gli opinionisti e i giornalisti di regime
ricordandoci ad ogni minuto come sia aumentato lo spread in seguito alle dimissioni irrevocabili annunciate da Monti
sabato scorso, per capire in quale abisso
di idiozia e inciviltà siamo precipitati. Monti come sappiamo bene piaceva molto ai “mercati” perché assecondava alla lettera
tutte le loro indicazioni: in particolare garantiva ai “mercati” il rimborso dei titoli di stato a qualunque prezzo o costo
sociale, tramite tagli della spesa pubblica e aumenti delle tasse, mentre
indirizzava tutti gli aumenti di spesa pubblica per salvare le banche come Monte Paschi di Siena, rimborsare i derivati di Morgan Stanley, versare le quote di
partecipazione ai Meccanismi Europei di Stabilità scriteriati come l’EFSF o il MES, rispettare i termini di accordi
capestro come il Fiscal Compact.
Cosa c’è quindi di così straordinario o incredibile nell’aumento dello spread di ieri, visto che Monti
garantiva la stabilità dei “mercati” e
tutelava soltanto i loro interessi? Nulla. Era abbastanza prevedibile che
andasse così. E’ come dire: “vedete, lo
sapevo io che quella donna è una strega perché ha confessato!”.
Ma il giudizio non è esatto, non tanto per reali
questioni di merito quanto piuttosto perché la "regola" da cui emana e si ricava
quel giudizio è sbagliata e totalmente arbitraria, in quanto obbligava le giovani donne (gli Stati) ad
essere indiscriminatamente sottoposte a tortura (finanziaria, lo spread) al fine di estorcere il
giudizio, la confessione che volevamo ottenere. Se le giovani donne non fossero
state costrette con la forza (per dogma, per decreto, per trattato) a subire la
tortura e avessero avuto la possibilità di difendersi in un regolare processo
(per gli stati significa continuare a gestire la propria sovranità e politica
monetaria), nessuna di loro avrebbe mai confessato deliberatamente di essere
una strega. Fin qui ci siamo tutti, spero, e il parallelismo con ciò che accade
giornalmente agli stati una volta democratici d’Europa è evidente: i governi
sono stati privati della loro sovranità monetaria e costretti a finanziarsi
soltanto dai privati e questi ultimi possono torturare quanto vogliono i
governi e indirizzarne le scelte, perché sanno benissimo che gli stati non
hanno più armi finanziarie per difendersi. Lo spread non sarà mai quindi un criterio attendibile di valutazione
del benessere o dell’”innocenza” di
una nazione, ma solo il normale effetto dell’unico giudizio che avevamo
preventivamente deciso di ottenere: se uno stato farà l’interesse dei “mercati” sarà sicuramente virtuoso, in
caso contrario sarà vizioso, malato, corrotto, delinquenziale, criminale,
mafioso, canaglia e chi più ne ha più ne metta.
E ripeto, le persone che oggi non riescono ad
afferrare questi semplici ragionamenti sono le stesse rispettabili persone, politicamente
corrette e animate da impalpabili e
oltremodo vacui valori etici fondati sulla pace e la fratellanza universale,
che si indignerebbero non poco se qualcuno dicesse loro che se fossero vissute
nel medioevo avrebbero giustificato con la medesima
superficialità e imbecillità le accuse ingiuste di stregoneria rivolte alle
giovani donne innocenti. Orrore. Queste persone odiano la violenza, soprattutto
quando viene inferta sulla donne o lesiva dei diritti umani, ma non si accorgono
di giustificare lo stesso meccanismo logico quando i “mercati” torturano gli
Stati democratici e i diritti di intere popolazioni. Perché la persone
veramente stupide e idiote sono quelle che non sospettano assolutamente di
esserlo e hanno al contrario un’elevata considerazione di se stesse. E qui
stiamo parlando di un’apoteosi e di una
vetta inarrivabile di imbecillità, che difficilmente potrà ripetersi in
futuro su così larga scala, in nazioni mediamente evolute come quelle
occidentali. E sono quasi certo che fra 100 anni gli storici avranno parecchio
materiale da studiare e scartabellare sul caso Europa, per capire su quali basi puramente psicologiche e culturali si fonda la
forza di una solida Dittatura monocratica.
Un altro raccapricciante corto circuito logico è avvenuto per esempio qualche giorno fa
quando è stato confermato il piano di
salvataggio della Grecia da €44 miliardi tramite il fondo europeo EFSF.
Tutti gli organi di stampa di regime hanno salutato con grande favore la
decisione del governo greco europeista di destinare circa €38 miliardi di
questi aiuti per riacquistare (buy-back) i propri titoli di debito
pubblico circolanti e in possesso di grandi
operatori finanziari, banche, hedge
funds, soprattutto americani. Secondo voi non è normale che i “mercati”, attraverso i loro organi di
propaganda asserviti, con la stessa severità con cui hanno punito le dimissioni
di Monti, dovevano per forza di cose esultare per la decisione del governo
greco? Certo che sì. Nello specifico, se il governo greco garantisce ai venditori
privati un prezzo di riacquisto che assicura agli speculatori finanziari
rendimenti che vanno dal 100% al 400%, il giubilo dei “mercati” sarà incontenibile. Ma evidentemente siamo ancora
nell’ambito dell’imbecillità e della stregoneria, perché se lo stesso giudizio
venisse rimesso ad un semplice cittadino e contribuente greco bene informato la
reazione sarebbe sicuramente meno entusiasta ed esaltante, perché il debito della Grecia è rimasto tale e quale,
ma sono cambiati soltanto i creditori, che da privati sono diventati
istituzionali e quindi giuridicamente e
politicamente molto più invasivi ed invadenti. Nel grafico sotto possiamo
vedere come sono stati mediamente distribuiti tutti i fondi di salvataggio
forniti alla Grecia: solo il 19% di questi aiuti sono stati utilizzati per
rifinanziare la spesa pubblica greca, mentre il restante 81% è ritornato direttamente nella casse degli istituti
bancari nazionali e stranieri, con le relative plusvalenze (o minusvalenze
in caso di haircut sul valore
nominale dei titoli). Ora, non è necessaria chissà quale arguzia e brillantezza
di intelletto per capire a chi “serve” veramente l’euro e
l’eurozona.
Per avere un’immediata dimostrazione empirica di
come invece questa particolare tipologia
di crisi bancarie, iniziate per eccesso
di debito privato (ormai lo sanno anche le pietre che la crisi
dell’eurozona nasce da un eccesso debito privato e si è solo in un secondo
momento trasformata in una crisi di debito pubblico, quando i singoli governi
nazionali sono stati costretti ad andare in soccorso delle loro banche fallite)
possano essere risolte in tutt’altra maniera, basta osservare cosa è accaduto
in Islanda negli ultimi quattro
anni. Dopo il fallimento delle tre maggiori banche private, il governo è stato costretto democraticamente
e a furor di popolo a perseguire penalmente i banchieri truffatori, a
nazionalizzare i tre istituti bancari, a riconvertire in valuta nazionale i
debiti interni denominati in valuta estera, ad alleggerire il peso dei debiti
per i mutuatari nazionali, ad imporre un rigido
controllo dei flussi di capitali verso l’estero per difendere la parità di
cambio della propria moneta nazionale che rischiava una violenta svalutazione.
Osservando il grafico riportato sotto sull’andamento del PIL dell’Islanda, possiamo subito notare come la ripresa dell’isola
scandinava è stata repentina ed immediata, e pur nelle mille difficoltà ancora
da affrontare, il paese è ormai uscito
dalla crisi finanziaria anteponendo alle ragioni dei propri creditori esteri
(non tutti speculatori finanziari per la verità, ma anche semplici
risparmiatori inglesi e olandesi truffati allo stesso modo dai criminali
banchieri islandesi), le rivendicazioni
politiche e sociali del proprio popolo. E se pure il FMI ha dovuto
ammettere in un suo recente documento
che il controllo sui movimenti dei
capitali (cosa osteggiatissima nell’eurozona, che come abbiamo detto è nata
sul presupposto opposto della libera
circolazione dei capitali, a tutto vantaggio dei “mercati”) può favorire il rilancio dell’economia del paese
coinvolto, significa che ormai l’evidenza
è conclamata e non più aggirabile. Ed è
molto più probabile che l’eurozona crollerà a colpi di evidenze sperimentali,
piuttosto che sperare nel risveglio di un popolo europeo ormai intorpidito e massacrato
culturalmente, dopo anni di sistematica manipolazione dell’informazione.
Terminata la giornata di “tortura finanziaria mediatica”
da spread pompata dagli organi della
propaganda di regime, concludo con una mia personale suggestione, che non ha in
sé nulla di complottistico ma si fonda solo su una naturale tendenza a cercare
di mettere insieme i tasselli. Il 13 novembre scorso si è tenuta a Roma una riunione straordinaria del Gruppo Bilderberg, rigorosamente a porte chiuse, a cui hanno partecipato i soliti
immancabili grandi managers delle
banche e delle società finanziarie internazionali, per incontrare in
particolare alcuni protagonisti del governo tecnico di Mario Monti ed altri
esponenti bipartisan della politica, dell’imprenditoria, della finanza, dell’informazione
italiana (quasi tutti già appartenenti ad un’altra organizzazione o comitato
d’affari internazionale dalle finalità molto dubbie come l’Aspen Institute Italia). Di
cosa dovevano parlare di così urgente? Vuoi vedere che il tema principale della
riunione era proprio la riorganizzazione politica italiana dopo la fine del
governo Monti? E se tutta questa messa in scena del ritorno in campo di
Berlusconi e dello sgambetto a Monti fosse funzionale alla ben più credibile e
apprezzata candidatura del professore bocconiano alle prossime elezioni? Se
qualcuno ha ascoltato bene il discorso del segretario del PDL Angelino Alfano alla Camera, con cui il
galoppino e fedele scudiero del cavaliere si apprestava a sospendere la fiducia
al governo Monti, si sarà accorto che la bocciatura ai tecnici non era dovuta
tanto ad una mancanza assoluta di qualcosa ma ad un’assenza di determinazione: i tecnici erano stati troppo leggeri e avevano fatto “troppo poco” sul versante delle riforme
strutturali. Detto in altre parole, Alfano e tutto il PDL speravano che
Mario Monti avesse potuto fare di più sul fronte della liberalizzazione e flessibilità del mercato del lavoro (ovvero
svalutazioni dei salari), privatizzazioni
e svendita di patrimonio pubblico, in modo da favorire le grandi imprese e
i detentori di capitale “italiani”.
Quindi nulla osta al piano estorsivo e
predatorio imperniato sull’euro, che estrae valore e ricchezza dal basso per
convogliarlo verso l’alto, mentre l’unica pecca dei tecnocrati italiani era stata
quella di non aver battuto i pugni abbastanza a livello comunitario, europeo, per far
valere di più le ragioni dei capitalisti
italiani nei confronti soprattutto di quelli tedeschi e francesi.
Tutto qui. Di maggiore tutela dei diritti democratici, contrattuali e sociali
dei cittadini non se ne parla proprio. La mattanza anzi deve essere portata
ancora più a fondo per essere molto più redditizia per i capitalisti, i grandi
imprenditori, i banchieri. Ci vuole un’altra bordata di shock economy, per instillare
ancora più paure, fobie, minacce incomprensibili nel popolo e costringerlo ad
accettare misure impopolari che in caso di normalità e stabilità economica
sarebbero ampiamente osteggiate. L’applicazione di queste
politiche di privatizzazioni selvagge, tagli alla spesa
pubblica e
liberalizzazioni dei salari verrà ovviamente effettuata senza il consenso popolare,
approfittando di una causa esterna (principalmente lo spread) e aumentando come da programma
sia la disoccupazione che l’impoverimento generale. Immaginatevi quindi in uno scenario del genere uno scontro fittizio fra Mario Monti e
Silvio Berlusconi, che si fronteggiano in un finto duello al fulmicotone per
polarizzare il confronto e l’attenzione degli italiani (sempre sensibili alla logica
delle appartenenze calcistiche) e per escludere dal dibattito tutti gli
estremismi, compresi i nascenti movimenti sovranisti e anti-europeisti oppure
lo stesso Movimento 5 Stelle, che fa
paura non tanto per i suoi contenuti inesistenti ma per la sua
intrinseca imprevedibilità e ingovernabilità politica interna. Per
spiazzare la
concorrenza, Berlusconi e Monti fanno finta di essere avversari in modo
da rafforzarsi
a vicenda, con il solito appoggio esterno al professore del PD di Bersani, che pur di non governare
e contemporaneamente non indebolire l’assetto europeista attuale continuerebbe
volentieri a recitare la parte della
povera vittima incastrata suo malgrado fra due fuochi. “Tutto cambia affinché nulla cambi”,
avrebbe detto il Principe Fabrizio del Gattopardo.
3 commenti:
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"...le origini democratiche ed illuministe dell’Europa che affondano nella Rivoluzione Francese, per rispolverare le medievali radici monarchiche e aristoteliche del Sacro Romano Impero. Voltaire deve essere sostituito con San Tommaso D’Aquino..."
RispondiEliminaO l'autore dell'articolo non conosce la storia (e òla filosofia) o la mistifica:
http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/rivoluzione_francese/
http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/rivoluzione_francese/vandea/
massoneria - voltaire
http://www.paginecattoliche.it/modules.php?name=News&file=article&sid=1894
http://www.totustuustools.net/altrastoria/MASSONERIA_EncCatt.html
http://www.nwo.it/cacciata_cristo.html
San Tommaso
http://digilander.libero.it/fedeeragione/fedeeragione/Pagine/s_tommaso_d%27aquino.htm
http://digilander.libero.it/avemaria78/tommaso/index.htm
http://holywar.org/italia/ds_mondialismo/testi/pdmcc0.htm
RispondiEliminahttp://holywar.org/italia/ds_mondialismo/testi/pdmcc30.htm
http://www.storialibera.it/epoca_contemporanea/I_guerra_mondiale/carlo_I_d_asburgo/
il gioco democratico
RispondiEliminahttp://novoordo.blogspot.it/2012/12/il-gioco-democratico.html