15 ottobre 2009

GUERRA, DROGA E POLITICA: ELEMENTI DEL MONDO BIPOLARE (2° Parte)


Studenti messicani alla conferenza del prof. Chomsky


di Noam Chomsky (Conferenza in Messico)


Sofisticazione tecnologica nel terzo mondo
Il bisogno di un nuovo pretesto ha guidato anche la reazione ufficiale di Washington di fronte al collasso della superpotenza nemica. Il governo di Bush padre aveva tracciato, dopo pochi mesi, il nuovo corso: riassumendo, tutto si sarebbe mantenuto abbastanza uguale, ma ci sarebbero stati nuovi pretesti. Avevano ancora bisogno di un enorme sistema militare, ma adesso c’era una nuova giustificazione: la sofisticazione tecnologica delle potenze del terzo mondo. Dobbiamo mantenere la base industriale della difesa, eufemismo per descrivere l’industria dell’alta tecnologia sostenuta dallo Stato. Dobbiamo mantenere le forze d' intervento dirette verso le regioni ricche in risorse energetiche del Medio Oriente, dove non addebiteremo al Cremlino le minacce significative ai nostri interessi, a differenza degli anni di inganno in cui ciò accadeva.

Tutto questo avvenuto prima è passato sotto silenzio, era stato appena notato. Ma per chi ha la volontà di capire il mondo, è molto indicativo. Come pretesto per un intervento, è stato utile invocare una guerra contro le droghe, ma come scusa è molto estrema. Ben presto l' èlite si è dedicata a compiere la sua missione. Hanno dichiarato una rivoluzione normativa che ha dato agli Stati Uniti il diritto ad intervenire per motivi umanitari scelto per definizione, come più nobile dei motivi.

Per dirla in maniera sottile, neanche le vittime tradizionali sono mutate. Le conferenze ad alto livello nel Sud del mondo hanno aspramente condannato il cosiddetto “diritto ad un intervento umanitario. Era necessario un ulteriore affinamento, quindi è stato disegnato con il concetto di "responsabilità di proteggere". Chi presta attenzione alla storia non si sorprenderà di scoprire che le potenze occidentali esercitano la loro responsabilità di proteggere in modo molto selettivo, aderendo ai tre aforismi descritti. I fatti sono inquietanti per quanto sono ovvi, e richiedono una agilità considerevole da parte delle classi intellettuali: un’altra storia rivelatrice che lascio da parte.

Conforme il momento unipolare si è illuminata, un ‘altra questione che ha messo di fronte al destino della NATO. La giustificazione tradizionale per tale organizzazione era la difesa contro le aggressioni sovietiche. Essendo sparita l’Unione Sovietica è evaporato il pretesto. Le anime ingenue, che hanno fede nelle dottrine del momento, avranno sperato che la NATO sarebbe anche sparita; ma contrariamente, si è espanse con rapidità. I dettagli rivelano molto sulla guerra fredda e su quello che ne è seguito. Ad un livello più generico rivelano come si formano e si effettuano le politiche degli stati. Man mano che l’Unione Sovietica è collassata, Mijail Gorbaciov ha fatto una concessione sorprendente: ha permesso che una Germania unificata si unisse ad una alleanza militare ostile capeggiata dalla superpotenza mondiale, nonostante che la Germania avesse quasi distrutto da sola la Russia in due occasioni durante il XX secolo. Ma fu un quid pro quo, un questo per quello, uno scambio. Il governo di Bush aveva promesso a Gorbaciov che la NATO non si sarebbe estesa fino alla Germania Occidentale e che sicuramente non sarebbe arrivata più ad Est.

Aveva anche assicurato al capo sovietico che l’organizzazione si sarebbe trasformata in un ente politico in più. Gorbaciov aveva anche proposto una zona libera da armi nucleari dal mar Artico al Mar Nero, un passo verso una zona di pace che eliminasse qualsiasi minaccia all’Europa occidentale o orientale. Questa proposta è stata ignorata, senza alcuna considerazione. Poco dopo è arrivato Bill Clinton. Molto presto gli impegni presi con Washington svanirono. Non c’è bisogno di soffermarsi sulla promessa che la NATO si sarebbe diventata un ente politico. Clinton espanse l’organizzazione verso l’est, e Bush è andato oltre. Apparentemente Barack Obama intende continuare con l’espansione.

Un giorno prima del primo viaggio di Obama in Russia, il suo assistente speciale in Sicurezza Nazionale ed in Affari Euroasiatici aveva informato la stampa: Non andiamo a rassicurare i russi, nè avremo nulla da scambiare riguardo l’espansione della Nato o la difesa missilistica. Si riferiva ai programmi di difesa con missili statunitensi nell’Europa Orientale e alla possibilità di trasformare in membri della NATO a due vicini della Russia, l’Ucraina e la Georgia. Entrambi i passaggi erano visti dagli analisti internazionali come una serie minacce alla sicurezza della Russia, allo stesso modo, potevano infiammare le tensioni internazionali.

Adesso, la giurisdizione della NATO è ancora più ampia. L’assessore alla Sicurezza Nazionale di Obama, il comandante della Marina James Jones richiama all' organizzazione di espansione verso sud e anche ad est, in modo da rafforzare il controllo statunitense su queste riserve energetiche del Medio Oriente. Il generale Jones spera anche in una risposta di forza da parte della NATO che dia all' alleanza militare capeggiata dagli Stati Uniti maggior capacità e flessibilità per effettuare azioni in modo veloce e su lunghe distanze, obiettivo che adesso Washington si impegna di ottenere in Afghanistan.

Il segretario generale della NATO, Jaap De Hoop Scheffer, ha informato alla conferenza dell’organizzazione che l’esercito dell' alleanza deve custodire i condotti di greggio e di gas che vanno direttamente in Occidente e, in modo più generico, di proteggere le rotte utilizzate dalle petroliere ed altre infrastrutture cruciali del sistema energetico. Questa decisione esprime in modo più esplicito le politiche post-guerra fredda: rimodellare la NATO per farla diventare una forza d’intervento internazionale guidata dagli Stati Uniti, il cui interesse in particolare è il controllo delle fonti energetiche.

Teoricamente, il compito include la protezione in un condotto di 7 mila e 600 milioni di dollari che avrebbe condotto gas naturale dal Turkmenistan fino al Pakistan e l’India, passando dalla provincia di Kandahar, in Afghanistan, dove è insediato l’esercito canadese. Lo scopo è quello di bloccare la possibilità che un condotto alternativo dia al Pakistan e all’India gas proveniente dall’Iran e sminuire il dominio russo sulle esportazioni energetiche dell’Asia centrale, secondo informazioni della stampa canadese, disegnanando con realismo alcuni dei contorni del nuovo gran gioco nel quale la forza di intervento internazionale guidata dagli Stati Uniti sarà il giocatore principale.

Dai primi giorni dopo la guerra fredda, si capiva che l’Europa occidentale poteva scegliere per un percorso indipendente, forse con una visione gollista dell’Europa, dall’Atlantico fino agli Urali. In questo caso il problema non è un virus che possa essere contagioso, ma una pandemia che potrebbe smantellare tutto il sistema del controllo globale. Si suppone che, almeno in parte, la NATO cerchi di contrastare questa seria minaccia. L’espansione attuale dell' alleanza, e gli obiettivi ambiziosi della nuova organizzazione , danno un nuovo impulso a questi scopi.

Gli avvenimenti continuano ad attraversare il momento unipolare, aderendo piuttosto ai principi che reggono gli affari internazionali. Più specificamente, le politiche si conformano in modo molto vicino alle dottrine dell’ordine mondiale formulate da pianificatori statunitensi di alto livello durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal 1939, hanno riconosciuto che, qualunque fosse il risultato della guerra, gli Stati Uniti sarebbero diventati una potenza mondiale, mettendo da parte la Gran Bretagna.

Di conseguenza, hanno sviluppato dei piani perché gli Stati Uniti esercitassero il controllo su una parte consistente del pianeta. Questa grande area, come la chiamano, doveva comprendere almeno l’emisfero occidentale, l’antico impero britannico, il Lontano Oriente e le risorse energetiche dell’Asia occidentale. In questa grande area, gli Stati Uniti dovevano mantenere un potere indiscusso, una supremazia militare ed economica, avrebbero agito per garantire i limiti di qualsiasi tentativo di sovranità da parte degli stati che avrebbero potuto interferire nei loro disegni globali.

Inizialmente i pianificatori avevano pensato che la Germania avrebbe dominato in Europa, ma la Russia, cominciò a demolire la Wermacht (le forze armate naziste), la visione si è fatta sempre più estesa, hanno cercato di includere alla grande area, la maggior estensione possibile verso l’Eurasia, almeno l’Europa Occidentale, il cuore economico dell' Eurasia.

Furono sviluppati piani dettagliati e razionali per l’organizzazione globale, e ad ogni regione fu assegnata la sua funzione. Ad Sud in linea generale fu dato un ruolo di servizio: fornire risorse, mano d’opera economica, mercati, opportunità d’investimenti e più tardi altri servizi, tali come ricevere l’esportazione di rifiuti e inquinanti. In quell’epoca, gli Stati Uniti non erano interessati all’Africa, quindi la consegnarono all’Europa perché sfruttasse la sua ricostruzione dopo la distruzione della guerra. Ci si potrebbe immaginare diversi rapporti tra l’Africa e l’Europa alla luce della storia, ma non sono stati presi in considerazione.

Al contrario, si è riconosciuto che le riserve di petrolio del Medio Oriente erano una stupenda fonte di potere strategico e uno dei premi materiali più grande nella storia del mondo: la più importante delle aree strategiche del mondo, per dirlo con le parole di Eisenhower. E i pianificatori si rendevano conto che il controllo del greggio nel Medio Oriente avrebbe dato agli Stati Uniti il controllo sostanziale del mondo.

Chi considera come significativa la continuità nella storia forse si ricorderà che i pianificatori di Truman facevano eco alle dottrine dei democratici jacksoniani al momento dell’annessione del Texas e della conquista del Nuovo Messico, un secolo prima. Tali predecessori avevano anticipato che le conquiste avrebbero dato agli Stati Uniti un monopolio virtuale del cotone, il combustibile della prima rivoluzione industriale: Questo monopolio, adesso assicurato, mette tutte le nazioni ai nostri piedi, aveva dichiarato il presidente Tyler. In questo modo, gli Stati Uniti potevano sfuggire alla disanima britannica, il più grande problema all’epoca, e guadagnare un’ influenza internazionale senza precedenti.

Simili concetti hanno guidato Washington nella sua politica petrolifera. In base a questa, spiegava il Consiglio di Sicurezza Nazionale di Eisenhower- gli USA dovevano sostenere regimi rudi e brutali e bloccare la democrazia e lo sviluppo, anche se questo avrebbe causato una campagna di odio contro di noi, come osservò il presidente Eisenhower 50 anni prima che George W. Bush domandasse in tono sorpreso perché ci odiano e abbia concluso che doveva essere perché odiavano la nostra libertà.

Rispetto all’America Latina, i pianificatori precedenti alla Seconda Guerra Mondiale avevano concluso che la prima minaccia verso gli interessi statunitensi era rappresentata dai regimi radicali e nazionalisti che si appellavano alle masse della popolazione e cercavano di soddisfare la richiesta popolare di miglioramento immediato dei bassi standard di vita delle masse e lo sviluppo a favore delle necessità interne del paese. Queste tendenze entrano in conflitto con la richiesta di un clima economico e politico che favorisca l’investimento privato, con l’adeguata divisione dei guadagni e la protezione delle materie prime. Gran parte della storia è conseguenza di questi concetti che nessuno questiona.

TLC: cura raccomandata.

Nel caso particolare del Messico, il laboratorio di sviluppo di strategie per l’America Latina, celebrato nel Pentagono nel 1990, trovò che le relazioni tra gli Stati Uniti e il Messico erano straordinariamente positive, e che non le perturbavano nè il furto delle elezioni, nè la violenza di Stato, nè la tortura o lo scandaloso trattamento dei lavoratori e contadini, nè altri dettagli minori. I partecipanti al laboratorio hanno si visto una nube all’orizzonte: la minaccia di “una apertura alla democrazia, nel Messico”, che, temevano, poteva mettere in carica un governo più interessato a sfidare gli Stati Uniti per ragioni economiche e nazionaliste.

La cura raccomandata è stato un Trattato Stati Uniti-Messico che racchiudesse il vicino al suo interno e proponendogli le riforme neoliberali degli anni 80, che legassero le mani agli attuali e futuri governi messicani in materia di politiche economiche.

Riassumendo, il NAFTA, imposto puntualmente dal Potere Esecutivo in opposizione alla volontà popolare.

E nel momento in cui il NAFTA entrava in vigore, nel 1994, il presidente Clinton istituiva anche l’Operazione Guardiano, che militarizzò la frontiera messicana. Lui la spiegò in questo modo: non consegneremo le nostre frontiere a chi desidera sfruttare la nostra storia di compassione e giustizia. Non menzionò nulla sulla compassione e la giustizia che avevano inspirato l’imposizione di simili frontiere, nè spiegò come il gran sacerdote della globalizzazione neoliberale intendeva l’osservazione di Adam Smith che la libera circolazione della mano d’opera è la pietra fondamentale del libero commercio.

La scelta del tempo per attuare l’Operazione Guardiano non fu per nulla casuale. Gli analisti razionali avevano previsto che aprire il Messico ad una invasione di esportazioni agroalimentari altamente sussidiate, tardi o presto, avrebbero fatto sparire l’agricoltura messicana, e che le aziende messicane non avrebbero sopportato la competizione con le enormi corporazioni sostenute dallo Stato che, conforme al Trattato, dovevano operare liberamente in Messico. Una conseguenza probabile sarebbe stata la fuga di molte persone negli Stati Uniti insieme a chi fuggiva dai paesi del Centroamerica, colpiti dal terrorismo di Reagan. La militarizzazione della frontiera fu un rimedio naturale.

Gli atteggiamenti della popolazione nei confronti di coloro che fuggono dai loro paesi, conosciuti come stranieri illegali, sono complessi. Prestano servizi valorosi nella loro qualità di mano d’opera ultra economica e facilmente sfruttabile. Negli Stati Uniti gli agroalimentari, la costruzione e altre industrie si appoggiano sostanzialmente su di loro, e loro contribuiscono alla ricchezza delle comunità nelle quali risiedono. Dall’altra parte, suscitano sentimenti tradizionali anti-immigrati, caratteristica persistente e strana in questa società di migranti che si trascina una storia di comportamenti vergognosi verso di loro.

Poche settimane fa, i fratelli Kennedy furono considerati come eroi statunitensi. Ma a fine del XIX secolo, i cartelli “nè cani, nè irlandesi” non avevano permesso loro di entrare nei ristoranti di Boston. Oggi gli imprenditori asiatici sono una folgorante innovazione nel settore della alta tecnologia. Un secolo fa, azioni razziste di esclusione impedivano l’accesso di asiatici, perché venivano considerati come una minaccia alla purezza delle società statunitense.

Qualunque sia la storia e la realtà economica, gli immigranti sono stati sempre percepiti dai poveri e dai lavoratori come una minaccia per il loro lavoro, il loro modo di vita e la loro sussistenza. E‘ importante notare che la gente che oggi protesta con furia è quella che ha ricevuto reali rimostranze. E’ vittima dei programmi di controllo finanziario dell’economia e della globalizzazione neoliberale, disegnati per trasferire la produzione verso l'esterno e far competere i lavoratori, gli uni contro gli altri, su scala mondiale, diminuendo stipendi e le prestazioni, mentre si proteggono dalle forze di mercato gli studi professionali.

Gli effetti sono stati gravi poichè dagli anni di Reagan, e frequentemente si manifestano in modi brutti e estremi, come mostrano le prime pagine dei giornali in questi giorni. I due partiti politici competono per vedere quali dei due può proclamare in modo più appassionato la sua dedizione alla sadica dottrina che la salute deve essere negata agli stranieri illegali. La loro posizione è coerente con il principio, stabilito dalla Corte Suprema, che, in conformità alle leggi, quelle creature non sono persone, e quindi non sono soggetti ai diritti concessi alle persone.

In questo stesso momento la Corte Suprema prende in considerazione la questione di sapere se le corporazioni devono poter comprare le elezioni apertamente incece di farlo in modo indiretto: affare costituzionale complesso, perché le corti hanno determinato che, a differenza degli immigrati senza documenti, le corporazioni sono persone reali, secondo alla legge, e così, di fatto, hanno diritti che superano quelli delle persone in carne ed ossa, inclusi i diritti consacrati dai così mal nominati accordi del libero commercio. Queste coincidenze rivelatrici non mi suscitano alcun commento. La legge è in verità un affare solenne e maestoso.

Lo spettro di pianificazioni è stretto, ma permette qualche variazione. Il governo di Bush II è andato così lontano, che è arrivato all’estremo del militarismo aggressivo ed ha esercitato un disprezzo arrogante, anche verso i suoi alleati. E' stato condannato duramente per queste pratiche, anche nelle principali correnti d’opinione. Il secondo periodo di Bush fu più moderato. Alcune delle sue figure più estremiste furono espulse: Rumsfeld, Wolfowitz, Douglas Feith e altri. A Cheney non lo hanno potuto togliere perché lui era l’amministrazione.

Le politiche cominciarono ad essere più nella norma. All’arrivo di Obama all’incarico, Condoleeza Rice prediceva che avrebbe continuato con le politiche del secondo periodo di Bush, e questo è in gran misura quanto è successo, aldilà dello stile retorico diverso, che sembra aver incantato gran parte del mondo...forse per il resto rappresenta il fatto che se ne sia andato Bush.

Nel momento più critico della crisi dei missili cubani, un assessore di alto livello del governo di Kennedy aveva espresso qualcosa che oggi è una differenza basilare tra George Bush e Barack Obama. I pianificatori di Kennedy prendevano le decisioni che letteralmente minacciavano la Gran Bretagna con l’annichilimento, ma senza informare i britannici.

In questo punto l’assessore aveva definito la relazione speciale con il Regno Unito. “La Gran Bretagna - aveva detto- è il nostro tenente”, la parola che oggi andrebbe di moda sarebbe socio. La Gran Bretagna, ovviamente, preferisce il termine in voga. Bush ed i suoi si rivolgevano al mondo trattando tutti come nostri tenenti. Così, nel dichiarare l’invasione dell’Iraq, avevano informato le Nazioni Unite che potevano ubbidire gli ordini statunitensi o diventare irrilevanti. E’ naturale che un' arroganza così sfacciata susciti ostilità.

Obama adotta un corso di azione diverso. Affabilmente saluta i leader ed i popoli del mondo come soci e unicamente in privato continua a trattarli come tenenti, come subordinati. I leader esteri preferiscono di gran lunga questa posizione, ed il pubblico in alcune occasioni rimane ipnotizzato da essa. Ma è saggio prestare attenzione ai fatti e non alla retorica o alle condotte gradevoli. Perché è pacifico che i fatti raccontano una storia differente. Anche in questo caso.

Tecnologia della distruzione

L’attuale sistema mondiale permane unipolare in una sola dimensione: l’ambito delle forze. Gli Stati Uniti spendono quasi quanto il resto del mondo messo insieme in forza militare, ed è molto più avanzato nella tecnologia della distruzione. E’ l'unico a possedere centinaia di basi militari in tutto il mondo, e ad occupare due paesi situati in regioni cruciali, produttrici di energia.

In queste regioni sta stabilendo, inoltre, enormi mega ambasciate; ognuna di esse è in realtà una città dentro un’alta: chiara indicazione delle intenzioni future. A Bagdad si calcola che i costi della mega ambasciata salga da 500 milioni di dollari in quest’anno a 800 milioni nei prossimi anni. Non si conoscono i costi delle sue controparti in Pakistan e Afghanistan, come non si conosce neanche il destino delle enormi basi militari che gli Stati Uniti hanno installato in Iraq.

Il sistema globale delle basi militari si comincia ad estendere, adesso, in America Latina. Gli Stati Uniti sono stati espulsi dalle loro basi in SudAmerica; il caso più recente è la base di Manta, nell’Ecuador, ma recentemente è riuscito ad avere accordi per utilizzare sette nuove basi militari in Colombia, e si suppone che intenda mantenere la base di Palmerola, in Honduras, che ha svolto un ruolo centrale nelle guerre terroristiche di Reagan. La quarta flotta statunitense, disarmata negli anni 50 durante il XX secolo, è stata riattivata nel 2008, poco dopo l’invasione colombiana nell’Ecuador.

La sua responsabilità comprende i Caraibi, il Centro ed il Sud America, e le acque circostanti. La Marina include, tra le sue tante operazioni, azioni contro il traffico illecito, manovre simulate di cooperazione in tema sicurezza, interazioni esercito- esercito, e formazione bilaterale e multilaterale. E’ comprensibile che la riattivazione della flotta provochi le proteste e la preoccupazione dei governi come il Brasile, Venezuela ed altri.

La preoccupazione dei sudamericani è aumentata a causa di un documento dell’aprile 2009, creato dal comando di mobilità aerea statunitense (US Air Mobility Command) che propone che la base di Palanquero, Colombia, possa trasformarsi nel sito di sicurezza cooperativa dal quale possono realizzarsi operazioni di mobilità. Il dossier annota che, da Palanquero, quasi mezzo continente può essere coperto con un C-17 (un aerotrasporto militare) senza fare rifornimento. Questo potrebbe far parte di una strategia globale in cammino, che aiuti ad ottenere una strategia regionale di combattimento e con la mobilità dei tragitti verso l’Africa. Per adesso, la strategia di collocare la base a Palanquero deve essere sufficiente per fissare il punto dal quale si può avere mobilità aerea nel continente sudamericano, conclude il documento, ma continua esplorando possibilità per estendere il sistema in Africa con basi aggiuntive, tutto come parte di un sistema globale di sorveglianza, controllo ed intervento.

Questi piani fanno parte di una politica più generale di militarizzazione dell' l’America Latina. L’addestramento di ufficiali latinoamericani è aumentato repentinamente negli ultimi 10 anni, molto oltre i livelli raggiunti durante la guerra fredda.

La polizia è addestrata in tattiche di fanteria leggera. La sua missione è quella di combattere bande di giovani e il populismo radicale, termine quest’ultimo che ha da intendersi molto bene in America Latina.

Il pretesto è la guerra contro le droghe, ma è difficile prendere questo sul serio, anche se accettassimo la straordinaria teoria che gli Stati Uniti hanno il diritto di guidare una guerra in terre straniere. Le ragioni sono ben note, e furono espresse dagli ex Presidenti, Cardoso, Zedillo e Gaviria. Il loro dossier include che la guerra al narcotraffico è stato un totale fallimento e chiede un cambio drastico di politica, che si allontani dalle misure di forza negli ambiti interni e esterni e cerchi misure meno costose e più efficaci. Gli studi portati avanti dal governo statunitense, e altre investigazioni, hanno mostrato che le forme più efficaci e meno costose di controllare l’uso di droghe è la prevenzione, il trattamento e l’educazione. Hanno anche mostrato che i metodi più costosi e meno efficaci sono le operazioni al di fuori del proprio paese, tali come fumigazioni e la persecuzione violenta.

Il fatto che siano privilegiati costantemente i metodi meno efficaci e più costosi al posto di quelli migliori è sufficiente per mostrarci che gli obiettivi della guerra contro le droghe non sono quelli che vengono enunciati. Per determinare gli obiettivi reali, possiamo adottare il principio giuridico che le conseguenze prevedibili costituiscono le prove dell’intenzione. E le conseguenze non sono oscure: alla base di uno dei programmi anti-insurrezione all’estero e una forma di pulizia sociale all’interno, inviando enormi numeri di persone superflue, quasi tutti uomini di colore, nei carceri, fenomeni che hanno portato ad avere il tasso di detenuti più alto del mondo, e di molto, da quando, 30 anni fa, furono iniziati i programmi.

Anche se il mondo è unipolare nella dimensione militare non è sempre stato così nella dimensione economica. All’inizio degli anni 70, il mondo era diventato economicamente tripolare, con centri comparabili Nord America, Europa e il nord est asiatico. Adesso che l’economia globale è diventata ancora più diversa, particolarmente dopo la crescita veloce delle economie asiatiche che hanno sfidato le regole del neoliberale Consenso di Washington.

Anche l’America Latina comincia a liberarsi da sola da questo gioco. Gli sforzi statunitensi di militarizzarla sono una risposta a questi processi, particolarmente in Sud America, il quale, per la prima volta dalla conquista europea comincia ad affrontare i problemi fondamentali che hanno afflitto il continente. Ecco l’inizio dei movimenti verso l’integrazione di paesi che tradizionalmente si orientavano verso l’Occidente, non uno verso l’altro, e anche un impulso per diversificare le relazioni economiche e altre relazioni internazionali.

Sono anche, infine, alcuni seri sforzi per affrontare la patologia latinoamericana che sono i ridotti settori “ricchi” quelli che governano in mezzo ad un mare di miseria, lasciando i ricchi liberi da responsabilità, tranne quella di arricchire se stessi. Quest’ultimo è molto diverso rispetto all’Asia orientale, come si può misurare osservando la fuga di capitali. Nell’Asia orientale tali fughe sono state controllate con rigidità. In Corea del Sud, per esempio,durante il periodo della sua veloce crescita, l’esportazione di capitali poteva comportare la pena di morte.

Questi processi in America Latina, a volte guidati da impressionanti movimenti popolari di massa, sono molto significativi. Non è sorprendente che provochino amare reazioni tra le èlites tradizionali, sostenute dalla superpotenza emisferica. Le barriere sono formidabili, ma, se riescono a risalire, i risultati cambieranno significativamente il corso della storia latinoamericana, e l’impatto oltre se stessa non sarà piccolo.

Fonte:
http://www.voltairenet.org/article162390.html

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

Si consiglia la lettura della 1° parte:
GUERRA, DROGA E POLITICA: ELEMENTI DEL MONDO BIPOLARE (1° Parte)


2 commenti:

  1. che dire.
    grande Alba per la scelta.
    Chomsky è immenso ma non infinito d'accordo.
    se mi permetti dò un pochetto di ragione a Corrado.
    ma questo non toglie valore alla visione, più reale possibile, degli USA che ci fornisce Chomsky.
    fino dove arriva, volente o nolente, lo fa benissimo e personalmente fornisce ottimi pezzi per completare il puzzle, realizzato a più mani.

    RispondiElimina
  2. Non sono d'accordo Andrea,
    il fatto che Chomsky non si sia mai occupato con particolare riguardo all'11 settembre, non vuol dire che crede alla favola di Bin Laden.
    Quello che dice nella prima parte di questa conferenza è che quello che hanno fatto gli Usa in America Latina ha avuto molte più conseguenze e molto più gravi rispetto a quelle causate dall'11/9, soprattutto a livello di vite umane, il paragone è stato fatto sicuramente sulla base del "clamore mondiale" creato dall' 11/9, che per tutti i crimini perpretati in America Latina non c'è stato...anzi la maggior parte della gente non sa niente degli squadroni della morte di Pinochet (ad esempio) e di quante vittime ci siamo state nell'assoluto silenzio dei media.
    Mi è rimasta impressa una cosa che disse Chomsky in un'intervista:
    "Uno dei miei fallimenti è che nessun statunitense sappia cosa questo significhi"...(mostrando una foto nel suo ufficio dove l'angelo sterminatore col Cardinale Romero e sei gesuiti e intellettuali uccisi in El Salvador negli anni Ottanta dagli squadroni della morte)

    RispondiElimina

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