12 novembre 2009

LA LUNGA OMBRA DEGLI RFID

di Marco Cedolin e Alba kan

Sempre più spesso negli ultimi anni le parole chip o R-Fid (la sigla significa Radio Frequency Identification Devices) stanno entrando prepotentemente nelle nostre vite, spesso passando dal buco della serratura, contenute nell’ambito di progetti ed iniziative apparentemente innocue e finalizzate a migliorare la qualità della nostra vita. La questione risulta comunque ancora sconosciuta ai più e viene spesso relegata nel novero degli argomenti di natura fantascientifica trattati dai “complottisti”, nonostante questi piccolissimi oggetti super tecnologici siano oramai ovunque e negli ultimi anni ci sia stata una vera e propria invasione, riguardo alla quale non siamo stati informati, costringendoci di fatto a subire l’imposizione di qualcosa che non conosciamo.

WIKIPEDIA: UNA BIBLIOTECA LIBERA?

di Carlos Martinez
El viejo Topo

L’enciclopedia che si è sviluppata grazie agli sforzi degli utenti di internet, soffre una crisi di credibilità. Il considerevole aumento delle sue entrate economiche grazie alle donazioni di fondazioni d’ispirazione neoliberali come quella di George Soros e di multinazionali come la Microsoft, insieme ai metodi abusivi da parte dell' elite del suo volontariato, hanno trasformato la biblioteca in un altro strumento di propaganda del “pensiero unico”.

Nel 1985, Richard Stallman, ha elaborato insieme ad altri collaboratori il “Manifesto Gnu”, nel quale si stabilivano i principi di una nuova forma di produzione di software basato sullo “spirito di cooperazione che prevalse nei periodi iniziali degli utenti di computer”. Quello stesso anno si è creato la Free Software Foundation (Fondazione per il Libero Software- FSF) che sarebbe l’incaricata di vegliare affinchè il software GNU rimanga libero in modo che tutti gli utenti potessero “consultarlo, copiarlo, modificarlo e distribuirlo”. Il progetto GNU, ha ricevuto un impulso significativo, quando l’informatico finlandese Linus Torvads donò il codice sorgente di Linux, un sistema operativo interamente libero. In ogni caso, senza la diffusione d’internet non sarebbe stata possibile l’esistenza, oggi, di mille di programmi con codici aperti che si sviluppano in una comunità di utenti di qualsiasi parte del mondo. L'indubbio successo di Gnu/Linux è dovuto al fatto che questo modello associativo è riproducibile in altri campi. L' era della digitalizzazione ha reso possibile che gran parte della nostra cultura possono essere memorizzati in codice binario e, di conseguenza, generare e distribuire attraverso internet.

11 novembre 2009

ACQUA PRIVATA


di Marco Cedolin

L’acqua, insieme all’aria che respiriamo e al cibo, rappresenta uno degli elementi indispensabili per la nostra sopravvivenza. La possibilità di accedere all’acqua potabile per bere e cucinare costituisce un bisogno primario il cui soddisfacimento dovrebbe essere garantito a qualsiasi essere umano, ma anche la disponibilità di risorse idriche da usare per l’igiene personale e l’agricoltura si rivela indispensabile per garantire una vita dignitosa e la sopravvivenza delle comunità.
Nonostante ciò la disponibilità di acqua a livello mondiale sta continuando a diminuire e proprio l'accesso all'acqua sembra destinato a diventare uno dei più potenti strumenti di speculazione per multinazionali senza scrupoli.

10 novembre 2009

LA DITTATURA DEI BANCHIERI



di Luis Alsò


“Il potere politico reale è esercitato a livello mondiale da un piccolo gruppo di individui senza scrupoli che si trovano negli USA, un paese governato da dirigenti di società segrete, che coincide con il fatto che sono i padroni delle sei banche principali. Questo piccolo gruppo dirigente costituisce il cervello che domina il mondo”
Luois De Brouwer, consulente dell’ ONU-UNESCO.

Nelle manifestazioni dello sciopero generale dello scorso 19 marzo in Francia, il manifesto principale recitava: “Il popolo prima dei banchieri”. Negli Stati Uniti, la furia popolare si è scatenata fino al punto di consigliare ai dirigenti bancari e dell’ AIG di non uscire per strada con nulla che possa identificarli. In Inghilterra si è anche scatenata la caccia al banchiere: Fred Goodwin, consigliere delegato della Royal Bank of Scotland, si trova in un domicilio sconosciuto, dopo essere stato minacciato. Il popolo, impoverito ed arrabbiato, comincia ad identificare il nemico.

I cittadini assistono stupefatti allo spettacolo di qualche governante che consuma fondi pubblici per salvare una banca che non risponde di fronte a loro, nè di fronte a nessuno, sul destino del denaro che ricevono; dei governanti che sembrano impotenti o rassegnati di fronte a ciò. Il motivo di questa paralisi- sottomissione è perché, nella sua immensa maggioranza, sono messi lì da loro, che li coopta o finanzia le loro campagne elettorali (Sarkozy e Gordon Brown sono protetti dalla Banca Rostchild; e Obama è praticamente rapito da Wall Street); i pochi che restano sono strettamente “controllati”. Sono i governi, quindi, quelli che rispondono alle banche e non il contrario. D’altra parte, le banche centrali, teoricamente indipendenti, sono, in realtà, tentacoli del clan bancario per consolidare il loro potere mondiale, e non rispondono a nessuno nè sono eletti democraticamente (l’analista messicano Alfredo Jalife Rhame si riferisce a loro come “la dittatura centralbancaria”)

Non esiste nelle costituzioni nè nei programmi elettorali dei paesi con un’ economia di mercato nessuna legge o principio che dica che qualsiasi azienda privata può fallire con eccezione delle grandi banche, dato che- qualsiasi cosa abbiano fatto- “sono troppo importanti per farli cadere”. Una dichiarazione simile supporrebbe un’arbitrarietà ed una vulnerabilità delle regole di questa economia di mercato, salvo che si considerassero le banche riscattate come aziende semi-pubbliche, sotto controllo, quindi, dello Stato; ma nel neoliberismo la nazionalizzazione della banca è, per principio, esclusa. Ma lo slogan- non dichiarato- “prima la banca” è stato una regola d’oro dietro il comportamento di tutti i governi occidentali che saccheggiano senza pudore i fondi pubblici (non dovrebbero essere perseguiti per appropriazione indebita?) come se il salvataggio delle banche private costituisse una priorità sopra qualsiasi altro problema economico o sociale. Le reticenze per salvare la General Motors, azienda emblematica dell’ industria statunitense, contrastano con l’aiuto immediato e incondizionato ricevuto da Citibank, esempio perfetto di banster (banca gangster). Questo ingiusto salvataggio dei carnefici con denaro delle vittime, lasciando queste nel più completo abbandono, non ha precedenti nella storia delle moderne democrazie e svela che i governi neoliberali sono semplici strumenti di una, fino ad ora, camuffata, dittatura dei Banchieri (con maiuscola per riferirci alla grande banca, dato che la piccola viene assorbita da questa).

Il credito bancario accessibile è fondamentale per il funzionamento dell’economia produttiva capitalista. Il suo taglio brusco e prolungato- e l’inoperatività dei governi- sta lasciando migliaia piccole e medie aziende fallite e milioni di lavoratori disoccupati. Quando, dopo un lungo riscatto- la Banca d’ Inghilterra prevede una decade di risacca bancaria- il flusso tornerà, saranno sariti molti di quelli che ne avevano bisogno ed i danni economici e sociali saranno saranno sostanziali e irreversibili. La recente riunione del G-20 che, presidiata da coloro che hanno creato la crisi (la volpe che protegge le galline!) si auto arroga la rappresentazione del pianeta, mantiene il principio “prima la banca” tra le altre misure per, previo trucco, rivitalizzare il sistema e impoverire ulteriormente il popolo. Come Lyndon Larouche dice, le ricette del G-20 “finiscono con il paziente”. Tutto questo giustifica il qualificato Juan Torres Lopez di “ crimine contro l’umanità” applicato a questa politica.

Un po' di storia.

Il titolo di questo articolo corrisponde a dichiarazioni fatte più di un decennio fa. Però, nonostante il fallimento di Lehaman Brothers (piuttosto una strategica “demolizione controllata”) e l’assorbimento di Merrill Lynch, non ha perso nulla: il clan dei grandi banchieri continua ad essere, basicamente, lo stesso; e l' oscura setta Bildelberg pguidata da loro, viene segnalata come “governo mondiale nell’ombra”. Recentemente Daniel Kaufman e Simon Johnson, ex economisti rispettivamente della Banca Mondiale e dell’ FMI, denunciavano un “colpo di Stato” della banca statunitense, che nell’ ultimo decennio ha corrotto i politici perché evitassero qualsiasi regolamentazione o controllo delle loro attività, favorendo l’apparizione di bolle speculative. Ma la storia di questo “golpe” viene da molto lontano.

Bisogna ritornare alla nascita della FED nel 1913, un' associazione di banche private che riesce ad avere il regime di importanti monopoli che erano prerogativa dello Stato. In precedenza, nel XIX secolo, la famiglia europea dei Rotschild era sbarcata negli USA per associarsi con John Rockefeller I e formare una potente lobby di grandi banchieri e industriali del paese. A inizio del XX secolo questo clan aveva installato lì diverse succursali di quello che chiamarono la Federal Reserve Banks (conosciuta come la FED), una associazione di banche private con una tale capacità di far pressione che in quell’anno ottenne l’autorizzazione del presidente Woodrow Wilson l’autorizzazione per emettere in esclusiva carta moneta con garanzia dello Stato e gestire ogni tipo d’interessi. Si dice che ogni presidente che ha cercato di cambiare questa insolita situazione è morto nell’intento. Quando, dopo la seconda guerra mondiale il dollaro sostituì l’oro diventando la moneta–standard, il potere economico- finanziario di questo gruppo di banchieri privati si espande a livello internazionale. Questo potere si moltiplica fino a diventare nella cima del potere capitalista mondiale quando, a partire dalla crisi degli anni '70, l’economia finanziaria si liberalizza (consenso di Washington) e il capitale finanziario passa a dominare tutta l’economia produttiva.

Come accennato in un altro lavoro, ogni potere economico finisce per convertirsi in un potere politico. In stretta alleanza con il potente complesso industriale-militare, la FED, in effetti, ha finito per controllare la politica interna ed estera della potenza più grande del mondo: gli Stati Uniti d’America. Già nel XIX secolo lo prediceva, con profetica lucidità, uno dei padri della patria nordamericana, Thomas Jefferson, quando, alla vista degli intrighi dei banchieri, avvisava: “Penso che le istituzioni bancarie siano più pericolose per le nostre libertà che interi eserciti pronti a combattere. Se il popolo americano permetterà un giorno che le banche private controllino la loro moneta, le banche e tutte le istituzioni che nasceranno intorno ad essi priveranno le persone di ogni possedimento, prima per mezzo dell’inflazione, seguita dalla recessione, fino al giorno in cui i loro figli si sveglieranno senza casa e senza un tetto sulla terra che i loro padri conquistarono”. Siamo in questa situazione: milioni di statunitensi dormono in tende o nelle macchine nelle lontananze dalle grandi città.

Per disarmare la dittatura

Come se si trattasse di un anti-Robin Hood, il G-20 cerca, con le sue ricette, di perpetuare la suzione criminale della ricchezza dal basso verso l'alto; cioè, rubare ai poveri per aiutare i ricchi. Questo finirà per portarci, come dicono alcuni analisti, ad una situazione neofeudale: tutti i diritti e tutto il potere economico concentrato in poche mani che sottomettono alla servitù all’immensa maggioranza della umanità. Credono di poter affogare la prevedibile ribellione con tecniche sofisticate di controllo sociale ed eliminando una buona parte di essa con un “caos controllato”. Di fronte a questi nuovi signori feudali- i quali, come quelli del Medio Evo, sono anche “signori della guerra”- portino a fine i loro criminosi propositi e consolidino la loro dittatura, dobbiamo far cadere i pilastri su cui il loro potere si basa.
Questi pilastri sono cinque: l' eradicazione delle banche pubbliche, la rete delle banche centrali pseudo-indipendenti, i paradisi fiscali, lo standard del dollaro e, in ultima istanza, il potere militare.

Cominciamo con quelli più problematici: i paradisi fiscali sono stati oggetto di una condanna formale durante l’ultimo summit del G-20, ma, nella pratica, continueranno a funzionare nei centri del potere finanziario, gli Stati Uniti ed l' Inghilterra. Ma, la coscienza del suo carattere criminale si estende nel mondo e, se persistiamo nella sua denuncia, sarà sempre più difficile continuare ad operare con essi. Per quanto riguarda il dollaro, attraversa anche una profonda crisi (la Cina allarmata ha chiesto di sostituirlo con “diritti speciali di prelevamento”, dell’ FMI al G-20) e, alla lunga, il suo ruolo è insostenibile per la mancanza di copertura e la proliferazione delle monete regionali o altri mezzi di scambio. Alcuni analisti- come il citato Jalife Rhame- pensano che la banca “anglosassone–israeliana” scatenerebbe una terza guerra mondiale se vedesse l’egemonia del dollaro direttamente minacciata. Tuttavia, questo era inevitabile, con la disumana mentalità di questi banchieri-guerrieri. Come dice Danielle Bleitrach, commentando un lavoro di Remy Herrera sul giornale Afrique-Asie “le dimensioni economiche e militari della crisi sono strettamente legate: la guerra aggrava gli squilibri dell’economia statunitense che l' alta finanza cerca di compensare attraverso il saccheggio e la guerra perpetua…..”

Più fattibile, in modo immediato, sarebbe un’offensiva contro gli altri due pilastri, a partire con la rivendicazione di una banca pubblica senza scopo di lucro e democraticamente controllata. Come dicevamo inizialmente, la consapevolezza della responsabilità della banca privata rispetto alla grave crisi che attraversiamo si estende in tutti i paesi occidentali. L’indignazione non è circoscritta solo alle classi popolari ma anche ai piccoli e medi imprenditori, vittime dirette del taglio del credito. Anche se, prevedibilmente, i governanti presenteranno una tenace resistenza, non potrebbero mantenerla per molto tempo, dato che, man mano che aumenta la penuria, la pressione sociale li sopraffarebbe: si tratta semplicemente di esigere che il denaro delle nostre tasse venga in nostro aiuto e non in quello delle odiate banche. Si tratta, come dice Micheal Husson, di rivendicare il credito come un servizio pubblico. Il raggiungimento di questo obiettivo- per il quale bisognerebbe organizzare e mettere in azione tutte le forme di mobilitazione cittadina- sarebbe un siluro alla linea di galleggiamento della dittatura dei Banchieri. Faciliterebbe, inoltre, l’offensiva contro le banche centrali “indipendenti”, con le quali una banca nazionalizzata diventerebbe incompatibile; e, più tardi, contro i paradisi fiscali e le spese militari. Nell' UE questa mobilizzazione dovrebbe farsi su due fronti, quello nazionale e quello europeo; per tentare un coordinamento dopo con gli USA, dove l’indignazione cittadina è maggiore.

Recentemente l’ex congressista ed ex candidato presidenziale Ron Paul, uno dei pochi politici statunitensi che si è pronunciato per la chiusura della FED, affermando che è un' organizzazione segreta istituzionale: “Ci avviciniamo non ad un fascismo hitleriano, ma ad un altro di apparenza molto più soft, che si manifesta con la perdita graduale delle libertà civili, dove le corporazioni dirigono il tutto….ed il governo è nello stesso letto con il grande denaro”. Ha mancato di sottolineare una somiglianza con l'hitleriano: una fiducia cieca nella sua tenebrosa “agenda occulta”, questo neo-fascismo sogna anche con un impero che dura da mille anni. Ma come quello- e come tutti gli imperi- ci porterà, se non lo disarmiamo, ad uno scenario di barbarie e di distruzione.

Fonte: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=94518&titular=la-dictadura-de-los-banqueros-

Traduzione perVoci Dalla Strada di VANESA

Video correlati:
Ron Paul: Governo Mondiale & Banche Centrali
CLEARSTREAM: La Scatola Nera Delle Banche

9 novembre 2009

THOMAS SANKARA: DISCORSO SUL DEBITO




Discorso di Sankara sul debito all’Organizzazione per l’Unità Africana del 29 luglio 1987


[...]Perciò vorrei proporre, Signor presidente,
che stabilissimo dei livelli di sanzione per i capi di stato che non rispondono all’appello.
Facciamo in modo che attraverso un sistema di punti di buona condotta, quelli che vengono regolarmente, come noi, per esempio, possano essere sostenuti in alcuni dei loro sforzi.

Per esempio: ai progetti che presentiamo alla Banca africana di sviluppo deve essere attribuito un coefficiente di africanità.

I meno africani saranno penalizzati.
Così tutti verranno alle riunioni qui.

[Il presidente del CNR e del Burkina Faso parla ora del problema del debito dei paesi africani.]

Noi pensiamo che il debito si analizza prima di tutto dalla sua origine.

Le origini del debito risalgono alle origini del colonialismo.


Quelli che ci hanno prestato denaro, sono gli stessi che ci avevano colonizzato.

Sono gli stessi che gestivano i nostri stati e le nostre economie.


Sono i colonizzatori che indebitavano l’Africa con i finanziatori internazionali che erano i loro fratelli e cugini.

Noi non c’entravamo niente con questo debito.
Quindi non possiamo pagarla.

Il debito è ancora il neocolonialismo, con i colonizzatori trasformati in assistenti tecnici anzi dovremmo invece dire "assassini tecnici".

Sono loro che ci hanno proposto dei canali di finanziamento, dei "finanziatori".


Un termine che si impiega ogni giorno come se ci fossero degli uomini che solo "sbadigliando" possono creare lo sviluppo degli altri (gioco di parole in francese sbadigliatore/finanziatore).


Questi finanziatori ci sono stati consigliati, raccomandati.

Ci hanno presentato dei dossier e dei movimenti finanziari allettanti.


Noi ci siamo indebitati per 50, 60 anni e più.

Cioè
siamo stati portati a compromettere i nostri popoli per 50 anni e più.

Il debito nella sua forma attuale,
controllata e dominata dall’imperialismo, è una riconquista dell’Africa sapientemente organizzata, in modo che la sua crescita e il suo sviluppo obbediscano a delle norme che ci sono completamente estranee.

In modo che ognuno di noi diventi schiavo finanziario, cioè schiavo tout court, di quelli che hanno avuto l’opportunità, l’intelligenza, la furbizia, di investire da noi con l’obbligo di rimborso.

Ci dicono di rimborsare il debito.
Non è un problema morale.

Rimborsare o non rimborsare non è un problema di onore.


Signor presidente: abbiamo prima ascoltato e applaudito la primo ministro norvegese intervenuta qui.

Ha detto, lei che è una europea, che il debito non può essere rimborsato tutto.


Il debito non può essere rimborsato prima di tutto perché
se noi non paghiamo, i nostri finanziatori non moriranno, siamone sicuri.
Invece se paghiamo, noi moriremo, siamone ugualmente sicuri.


Quelli che ci hanno condotti all’indebitamento hanno giocato come al casinò.
Finché guadagnavano non c’era nessun dibattito ; ora che perdono al gioco esigono il rimborso.
E si parla di crisi.
No, Signor presidente.

Hanno giocato, hanno perduto, è la regola del gioco.
E la vita continua.

Non possiamo rimborsare il debito perché non abbiamo di che pagare.
Non possiamo rimborsare il debito perché non siamo responsabili del debito.

Non possiamo pagare il debito perché, al contrario, gli altri ci devono ciò che le più grandi ricchezze non potranno mai ripagare: il debito del sangue.

E’ il nostro sangue che è stato versato.

Si parla del Piano Marshall che ha rifatto l’Europa economica.

Ma non si parla mai del Piano africano che ha permesso all’Europa di far fronte alle orde hitleriane quando la sua economia e la sua stabilità erano minacciate.

Chi ha salvato l’Europa?
E’ stata l’Africa.
Se ne parla molto poco.
Così poco che noi non possiamo essere complici di questo silenzio ingrato.

Se gli altri non possono cantare le nostre lodi, noi abbiamo almeno il dovere di dire che i nostri padri furono coraggiosi e che i nostri combattenti hanno salvato l’Europa e alla fine hanno permesso al mondo di sbarazzarsi del nazismo.


Il debito è anche conseguenza degli scontri.

Quando ci parlano di crisi economica, dimenticano di dirci che
la crisi non è venuta all’improvviso.
La crisi è sempre esistita e
si aggraverà ogni volta che le masse popolari diventeranno più coscienti dei loro diritti di fronte allo sfruttatore.

Oggi c’è crisi perché le masse rifiutano che le ricchezze siano concentrate nelle mani di qualche individuo.

C’è crisi perché qualche individuo deposita nelle banche estere delle somme colossali che basterebbero a sviluppare l’Africa.

C’è crisi perché di fronte a queste ricchezze individuali che si possono nominare, le masse popolari si rifiutano di vivere nei ghetti e nei bassi fondi.

C’è crisi perché i popoli rifiutano dappertutto di essere dentro Soweto di fronte a Johannesburg.

C’è quindi lotta, e
l’esacerbazione di questa lotta preoccupa chi ha il potere finanziario.
Ci si chiede oggi di essere complici della ricerca di un equilibrio.


Equilibrio a favore di chi ha il potere finanziario.
Equilibrio a scapito delle nostre masse popolari.

No! Non possiamo essere complici.

No! Non possiamo accompagnare quelli che succhiano il sangue dei nostri popoli e vivono del sudore dei nostri popoli nelle loro azioni assassine.

Signor presidente: sentiamo parlare di club – club di Roma, club di Parigi, club di dappertutto.
Sentiamo parlare del Gruppo dei cinque, dei sette, del Gruppo dei dieci, forse del Gruppo dei cento o che so io.
E’ normale che anche noi creiamo il nostro club e il nostro gruppo.
Facciamo in modo che a partire da oggi anche Addis Abeba diventi la sede, il centro da cui partirà il vento nuovo del Club di Addis Abeba.
Abbiamo il dovere di creare oggi il fronte unito di Addis Abeba contro il debito.
E’ solo così che potremo dire oggi che rifiutando di pagare non abbiamo intenzioni bellicose ma al contrario intenzioni fraterne.


Del resto le masse popolari in Europa non sono contro le masse popolari in Africa.
Ma quelli che vogliono sfruttare l’Africa sono gli stessi che sfruttano l’Europa. Abbiamo un nemico comune.
Quindi il club di Addis Abeba dovrà dire agli uni e agli altri che il debito non sarà pagato.

Quando diciamo che il debito non sarà pagato non vuol dire che siamo contro la morale, la dignità, il rispetto della parola.
Noi pensiamo di non avere la stessa morale degli altri.
Tra il ricco e il povero non c’è la stessa morale.

La Bibbia, il Corano, non possono servire nello stesso modo chi sfrutta il popolo e chi è sfruttato.

C’è bisogno che ci siano due edizioni della Bibbia e due edizioni del Corano.

Non possiamo accettare che ci parlino di dignità.

Non possiamo accettare che ci parlino di merito per quelli che pagano e perdita di fiducia per quelli che non pagano.

Noi dobbiamo dire al contrario che è normale oggi che si preferisca riconoscere che
i più grandi ladri sono i più ricchi.

Un povero, quando ruba, non commette che un peccatucolo per sopravvivere e per necessità.
I ricchi, sono loro che rubano al fisco, alle dogane.
Sono loro che sfruttano il popolo.
Signor presidente: non è quindi provocazione o spettacolo.
Dico solo ciò che ognuno di noi pensa e vorrebbe.

Chi non vorrebbe qui che il debito fosse semplicemente cancellato?

Quelli che non lo vogliono possono subito uscire, prendere il loro aereo e andare subito alla Banca Mondiale a pagare!

Lo vogliamo tutti!

Non vorrei poi che si prendesse la proposta del Burkina Faso come fatta da "giovani", senza maturità e esperienza.

Non vorrei neanche che si pensasse che solo i rivoluzionari parlano in questo modo.

Vorrei semplicemente che si ammettesse che è una cosa oggettiva, un obbligo.

E posso citare tra quelli che dicono di non pagare il debito dei rivoluzionari e non, dei giovani e degli anziani.

Per esempio Fidel Castro ha già detto di non pagare.

Non ha la mia età, anche se è un rivoluzionario.
Ma posso citare anche François Mitterrand che ha detto che i Paesi africani non possono pagare, i paesi poveri non possono pagare.
Posso citare la signora Primo Ministro (di Norvegia).
Non conosco la sua età e mi dispiacerebbe chiederglielo È solo un esempio.

Vorrei anche citare il presidente Félix Houphouët Boigny
Non ha la mia età, eppure ha dichiarato pubblicamente Che almeno il suo Paese, la Costa d’Avorio, non può pagare.
Ma la Costa d’Avorio è tra i paesi che stanno meglio in Africa, almeno nell’Africa francofona.
(E’ per questo d’altronde che è normale che paghi un contributo maggiore qui...)
Signor Presidente la mia non è quindi una provocazione.

Vorrei che molto saggiamente lei ci offrisse delle soluzioni.

Vorrei che la nostra conferenza adotti la necessità di dire chiaramente che noi non possiamo pagare il debito.

Non in uno spirito bellicoso, bellico.

Questo per evitare che ci facciamo assassinare individualmente.

Se il Burkina Faso da solo rifiuta di pagare il debito, non sarò qui alla prossima conferenza!

Invece, col sostegno di tutti, di cui ho molto bisogno, col sostegno di tutti potremo evitare di pagare... consacrando le nostre magre risorse al nostro sviluppo.

E vorrei terminare dicendo che ogni volta che un paese africano compra un’arma è contro un africano.

Non contro un europeo, non contro un asiatico.
E’ contro un africano.

Perciò dobbiamo anche,
nella scia della risoluzione sul problema del debito, trovare una soluzione al problema delle armi.
Sono militare e porto un’arma.

Ma Signor presidente, vorrei che ci disarmassimo.

Perché io porto l’unica arma che possiedo.

Altri hanno nascosto le armi che pure portano.
Allora, cari fratelli, col sostegno di tutti, potremo fare la pace a casa nostra.
Potremo anche usare le sue immense potenzialità per sviluppare l’Africa perché il nostro suolo e il nostro sottosuolo sono ricchi.

Abbiamo abbastanza braccia e un mercato immenso, da Nord a Sud, da Est a Ovest.

Abbiamo abbastanza capacità intellettuali per creare, o almeno prendere la tecnologia e la scienza in ogni luogo dove si trovano.

Signor presidente: facciamo in modo di realizzare questo fronte unito di Addis Abeba contro il debito.

Facciamo in modo che a partire da Addis Abeba decidiamo di limitare la corsa agli armamenti tra paesi deboli e poveri.

I manganelli e i coltellacci che compriamo sono inutili.

Facciamo in modo che il mercato africano sia il mercato degli africani.

Produrre in Africa, trasformare in Africa, consumare in Africa.

Produciamo quello di cui abbiamo bisogno e consumiamo quello che produciamo, invece di importarlo.

Il Burkina Faso è venuto ad esporvi qui la cotonnade, prodotta in Burkina Faso, tessuta in Burkina Faso, cucita in Burkina Faso per vestire i burkinabé.

La mia delegazione ed io stesso siamo vestita dai nostri tessitori, dai nostri contadini.

Non c’è un solo filo che venga d’Europa o d’America.
Non faccio una sfilata di moda ma vorrei semplicemente dire che dobbiamo accettare di vivere africano.

E’ il solo modo di vivere liberi e degni.

La ringrazio Signor presidente.
La patria o la morte, vinceremo!


Traduzione di Antonio Mele


Fonte: http://www.thomassankara.net/

PRIMI DECESSI CAUSATI DAL VACCINO H1N1: I MEDIA TACCIONO!

Un messaggio da condividere, spedire per mail, stampare e diffondere

La tossicità del vaccino contro l’influenza suina ha già causato le prime morti

L’Unione europea ha messo fuorilegge i termometri al mercurio, perché il mercurio è una sostanza altamente tossica eppure …i governi europei hanno acquistato decine di milioni di dosi di vaccino contro l’influenza suina contenente mercurio come conservante!

Il mercurio causa gravi danni al sistema nervoso ed al sistema immunitario! Se avete un computer collegato ad internet guardate come questa giovane ragazza è stata ridotta dal vaccino http://www.youtube.com/watch?v=oGT0r-udstQ.

Inoltre il vaccino contiene lo squalene, sostanza che iniettata nel corpo umano causa gravissimi danni al sistema immunitario fino a generare complicanze mortali. Un vaccino contenente squalene ha causato circa 160.000 casi di “sindrome del Golfo” quando è stato iniettato ai soldati statunitensi partiti per la guerra in Iraq nel 1991: esso ha causato 30.000 casi gravi e migliaia di morti - vedi http://en.wikipedia.org/wiki/Gulf_War_syndrome

Non desta stupore che, appena iniziata la campagna di vaccinazione in Svezia sono morte 4 infermiere dopo avere ricevuto la vaccinazione contro l’influenza suina. Ovviamente giornali e televisioni nazionali tacciono queste inquietanti notizie mentre mettono in evidenza le morti di persone già gravemente malate che muoiono in seguito all’influenza suina, dimenticando di dire che ogni anno di casi come questi ce ne sono stati migliaia causati dalle normali influenze. La mortalità dell’influenza suina è infatti molto bassa.

Intanto in Germania le forze armate, i ministri e le altre persone appartenenti all’élite governativa riceveranno un vaccino senza quelle sostanze pericolose a differenza della popolazione; il veleno è per noi, per il popolo?

A che servono i vaccini per l’influenza se già da 10 anni i dottori Gorton e Jarvis hanno dimostrato che la vitamina C è molto più efficace dei vaccini nel prevenire l’influenza e nel mitigarne i sintomi (tre dosi da un grammo al giorno per un adulto a livello preventivo, un grammo ogni ora per sei ore per mitigare i sintomi dell'influenza)?

Vedi “The effectiveness of vitamin C in preventing and relieving the symptoms of virus-induced respiratory infections” (Manipolative Physiol Ther, ottobre 1999 vol 22 (8), pag 530-533, il cui sunto è reperibile al sito http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/10543583?dopt=AbstractPlus)

A che servono se il Dott. John Cannell (medico di un manicomio criminale) è riuscito a preservare i suoi pazienti da un violento attacco d’influenza che aveva colpito tutti gli altri reparti nell'aprile 2005? Nessuno dei suoi 32 pazienti ha contratto quella forma influenzale, nonostante avessero contatti anche con gli altri reclusi. Cannell ha somministrato ai suoi pazienti nei mesi invernali un supplemento di 5.000 unità di vitamina D.

Vedi http://sottovoce360.blogspot.com/2007/09/la-verit-sullinfluenza.html

L’assunzione di integratori di vitamina C e D renderebbe di fatto inutile una qualsiasi vaccinazione anti-influenzale con la differenza che tra gli effetti collaterali del vaccino vi è lo sviluppo di malattie croniche e persino mortali.

Maggiori informazioni sono reperibili sul dossier presente su internet all’indirizzo
http://scienzamarcia.altervista.org/suina.html

Fonte: http://scienzamarcia.blogspot.com/2009/11/un-messaggio-da-condividere-spedire-per.html

Articoli correlati:
I VACCINI SONO PIU' LETALI DELL'INFLUENZA SUINA
H1N1: I VACCINI NON SONO UGUALI PER TUTTI...(COME LA LEGGE)
BUGIE E DISINFORMAZIONE IN RELAZIONE ALL'INFLUENZA SUINA
CIRCA L'AFFARE DELL'INFLUENZA A...
H1N1:
4 infermiere morte e centinaia di ricoveri in Svezia in seguito al vaccino

8 novembre 2009

LA FAME COLPISCE ANCHE CHI HA LA PANCIA PIENA


di Paul Virgo

Chiedete agli esperti dell’alimentazione se la lotta contro la fame è nell'interesse di chi ha la pancia piena nei paesi ricchi, e vi risponderanno di sì. Ma chiedetegli se è il caso di informarli in merito, e probabilmente vi risponderanno “forse no”.


Ci sono tanti motivi per cui anche chi non versa in situazioni di insicurezza alimentare la dovrebbe considerare un problema, perfino al netto di considerazioni morali sulla giustizia sociale.
Il motivo più evidente è che, generando disperazione, la fame diviene fonte di conflitti e una minaccia per la sicurezza di ognuno.

"Si fa leva sul terrorismo e sulla sicurezza nazionale: laddove si vive nella miseria e nella fame, il terreno è fertile per reclutare terroristi", ha osservato David Dawe, economista senior alla sede romana dell’agenzia ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO).

"Il tema è forte".
Anche Josette Sheeran, capo del Programma Alimentare Mondiale (PAM/WFP), un’altra agenzia ONU con sede a Roma, ritiene che lo stomaco vuoto sia foriero di guai. "Un mondo affamato è un mondo pericoloso" aveva dichiarato la Sheeran alcuni mesi fa alla stampa. "Senza cibo, rimangono solo tre possibilità: rivolta, emigrazione o morte. Nessuna delle tre è accettabile".

Anche se si tratta di “argomentazioni forti” che dovrebbero indurre le nazioni potenti a darsi da fare, le loro implicazioni innervosiscono alcune ONG che si occupano di lotta alla fame. Alcune arrivano addirittura a rifiutarle.
"Non me la bevo questa storia, che se non facciamo ciò che è giusto quelli vengono qui da noi e ci rovinano la vita", ci ha detto John Hilary, direttore esecutivo del gruppo londinese anti-povertà War on Want. "È una posizione troppo vicina a quella dell’estrema destra e del British National Party".

Per Oxfam International, la prospettiva autoreferenziale ha sì un fondamento, ma teme si presti alle manipolazioni di alcuni gruppi dei paesi industrializzati per frenare l’immigrazione e le importazioni dai paesi in via di sviluppo.
"È pur vero che debellare la fame è negli interessi del mondo industrializzato, ma il messaggio mi sembra un po’ controverso", ha dichiarato Teresa Cavero, capo dipartimento di ricerca della sede spagnola di Oxfam.

"Alla luce della crisi economica e della tentazione di serrare le maglie del protezionismo, potrebbe risultare una lama a doppio taglio. Per esempio, si potrebbe dire che stimolando la crescita nei paesi in via di sviluppo la gente avrà più opportunità di lavoro nel proprio paese e quindi la migrazione sarà minore. In parte è vero, ma non significa che l’immigrazione in sé sia negativa".
È anche vero che nonostante decenni di tentativi di responsabilizzare il mondo industrializzato sulla necessità di sradicare la fame in quanto obiettivo di giustizia sociale, i risultati non sono eclatanti.

Potremmo addirittura affermare che il mondo industrializzato riterrà necessario impegnarsi nella lotta alla fame solo quando questo tema avrà scalato l’agenda politica internazionale. Un’impennata che potrebbe verificarsi solo se l’insicurezza alimentare diventasse per gli elettori dei paesi più ricchi un problema che è nel loro interesse risolvere.
"Preferisco la parte del messaggio legata alla giustizia, ma è vero che il mondo industrializzato ha tutto l’interesse a debellare la fame, pertanto qualsiasi motivazione riesca a smuovere i paesi industrializzati, va bene", ha detto Cavero.

"Per prima cosa, i governi e gli abitanti dei paesi industrializzati devono conoscere la portata del problema. Oggi sempre più persone soffrono la fame; le stime diffuse dal WFP parlano di
oltre un miliardo di persone che soffre la fame nel mondo. Sono cifre vergognose". Se da un lato è la paura a far saltare sulla sedia i ben pasciuti, Dawe individua il secondo motivo nel denaro: "Da un punto di vista economico, se i paesi poveri superano la fame e la povertà, divengono un enorme bacino di potenziale domanda di prodotti del primo mondo".

Cavero è d’accordo: "Alla Oxfam sappiamo bene che peso può avere il commercio sullo sviluppo economico, se condotto secondo regole eque - che al momento non ci sono - e con mercati forti e trasparenti. Una crescita sana comporterebbe un miglioramento generale del welfare, con benefici sia per il sud che per il nord del mondo.
"Il nord ha tutto l’interesse a eliminare la fame nel sud del mondo, poiché essa incide sull’economia globale.

Un sud non più ridotto alla fame può attivarsi per il proprio sviluppo. Ma per superare la povertà, prima bisogna sconfiggere la fame; solo allora si può prendere parte all’economia globale. La fame è un peso morto troppo oneroso per consentire il welfare".
Secondo Cavero, evidenziare la connessione tra la sicurezza alimentare e la minaccia del cambiamento climatico è un ulteriore incentivo per smuovere i paesi industrializzati. Infatti, se i paesi in via di sviluppo cercheranno di eliminare la povertà e la fame seguendo il modello di sfruttamento intensivo delle risorse diffuso nel nord, si avrà un ulteriore innalzamento delle temperature in tutto il pianeta.

"Il modo per raggiungere un accordo e avviare l’intervento sui cambiamenti climatici passa prima attraverso l’accertamento che i paesi poveri, quelli dove povertà e fame si concentrano soprattutto tra comunità agricole indigenti, gestiscono la sicurezza alimentare in maniera sostenibile. Così - ha continuato Cavero - potremo poi implementare politiche atte ad evitare una catastrofe planetaria”.
"Questo obiettivo è raggiungibile attraverso un modello di agricoltura sostenibile.

Abbiamo ancora la possibilità di ribilanciare il tutto globalmente e raggiungere una situazione tre volte vincente: una vittoria sul piano della sicurezza alimentare, una nei cambiamenti climatici e una nella sostenibilità sociale, economica e ambientale".
Dawe ritiene che il mondo industrializzato trarrebbe beneficio dal contributo alla scienza e alla cultura dato dalle persone affrancate dall’insicurezza alimentare. "Viviamo in un mondo interdipendente. La conoscenza oggi si crea grazie al contributo e alle visioni di tutti”, dice.

"Quante più persone intelligenti si dedicano alla soluzione di un problema, che sia l’AIDS piuttosto che il surriscaldamento del pianeta o altro, tanto più è probabile farcela. Lo stesso vale per la cultura, l’arte, la musica ed altri ambiti”.
"La fame e l’insicurezza alimentare stanno impedendo alle persone di sviluppare le proprie potenzialità e contribuire al potenziale dell’umanità tutta. Non siamo ricchi quanto potremmo esserlo. Non intendo in senso economico". War on Want rimane del parere che la battaglia si dovrebbe giocare sul terreno della giustizia sociale, non dell’interesse personale.

"Lo scandalo sta nel fatto che
molte persone che producono alimenti in zone rurali non possono permettersi di comprare ciò che producono. Questo meccanismo basta a condannare il modello di cui abbiamo consentito la diffusione", commenta Hilary.

"Dobbiamo dotarci di un modello agricolo di sfruttamento meno intensivo: vaste zone dei paesi in via di sviluppo vengono usate per il pascolo o la coltivazione di soia per il bestiame o i biocombustibili, necessari al mondo ricco per mangiare più carne e guidare auto ecologiche, mentre la priorità dovrebbe essere garantire il cibo a tutti.
"Sono convinto che la questione morale sia molto forte e che la fame ponga una immensa sfida al nostro concetto di progresso. Se fossimo consapevoli che le nostre vite privilegiate si reggono sullo sfruttamento, il grosso sarebbe fatto. La questione è sia morale che politica".

© IPS (FINE/2009)

7 novembre 2009

IL MIRAGGIO DI OBAMA

LA NUOVA POLITICA ESTERA NORDAMERICANA

di Higinio Polo
El viejo topo

E' trascorso un tempo sufficiente per capire che cosa c' è di verità e ciò che è improbabile nelle promesse che Obama ha fatto durante la campagna elettorale e assumendo la carica. Finora, pochi sono i fatti, e le parole sempre più ambigue. E se non ci credete, chiedete a Zelaya.

Quasi sul punto di compiere il suo primo anno alla presidenza nordamericana, Barack Obama contempla come gli Stati Uniti continuano ad essere impantanati in una grave crisi economica e sociale, nonostante l’annuncio che la recessione è finita, che mostra più i desideri che la realtà. A gennaio del 2009, Obama arrivava con l’aureola per essersi opposto alla guerra in Iraq, promettendo la ritirata del suo esercito, e, sembra, disposto a realizzare serie riforme negli USA, liquidando inoltre, l’avventurosa e aggressiva politica estera che era stata avviata da Bush. Il nuovo presidente ha ereditato due guerre e la rottura degli accordi di disarmo che erano stati sottoscritti con l’ Unione Sovietica (L’ ABM, del 1972, sui missili antiproiettili , che era il più importante compromesso di disarmo, sulle cui fondamenta posavano tutti gli altri convegni), oltre ad una aggressiva scommessa per un falso “scudo missilistico” in Europa, che era, in realtà , un pericoloso strumento contro la sicurezza strategica della Russia.

Se giudichiamo la figura di Obama in base ai criteri della stampa europea (in generale, affascinata da un presidente che hanno qualificato come progressista, che ha abbagliato anche la sinistra moderata, che ne ha fatto del suo nome una bandiera), dovremo concludere che la sua presidenza inizia una nuova era.
Questa stessa stampa europea, che si è astenuta, in modo generale, dal criticare la ferocia di Bush e la sua dottrina fascista delle “guerre preventive”, e che cominciò a dargli torto, timidamente, solo quando la sua presidenza stava per finire, ha creato il mito di un Obama riformista, dell’ inizio di una nuova era…..che è molto lontano dalla realtà. Le ridicole lodi dai giornali e dalla tv, elevando i suoi discorsi alla categoria del pensiero politico, hanno creato una confusione enorme nell’opinione pubblica, perché non bisogna aspettarsi grandi cose da parte di Obama, anche se è certo che la sua elezione, dopo il lungo periodo dell’ incompetente e spietato Bush, la sua condizione di afroamericano, o meticcio, e la sua relativa gioventù, unita alla forza e simpatia della sua famiglia, lo hanno trasformato in un’icona popolare, alla quale anche le organizzazioni più o meno provenienti dalla sinistra, emulano.

Però, Obama condivide la generalizzata convinzione nordamericana sul ruolo provvidenziale degli Stati Uniti e la sua missione come leader del pianeta, e, fino ad ora, non ha mostrato di fermezza nell' avviare riforme progressiste, anche la sua scommessa di un nuovo sistema sanitario che raggiunga tutti i nordamericani è positiva, come lo è la rinegoziazione delle ipoteche dei cittadini che hanno perso il loro lavoro e sono rovinati, ma,
fino ad oggi, ha approvato molti più aiuti alle banche e al corrotto capitalismo rappresentato da Wall Street che partite dedicate al soccorso dei più poveri, ai milioni di disoccupati che vedono il futuro senza speranza. Ci concentreremo qui nell’esame della sua azione estera. La definizione di una nuova politica estera porta tempo, senza dubbio, ma è trascorso quasi un anno dall’arrivo della nuova squadra alla Casa Bianca e si può dire che l’inerzia dell’apparato militare nordamericano trascina Obama, e che se l' insopportabile petulanza che Washington ha mostrato in tutti i fori internazionali da mezzo secolo comincia a sparire parzialmente, non è perché il nuovo presidente abbia smesso di credere in quella caricatura di “popolo scelto” con la quale tutti i dirigenti statunitensi hanno investito il loro stesso paese di fronte al resto del mondo. Perché quella infantile e ridicola convinzione di credersi il miglior paese al mondo, di mostrarsi come il culmine del progresso universale, è condivisa anche da Obama, e i suoi discorsi ne sono la prova inconfutabile. E’ certo che Obama ha vietato l'uso della tortura, tanto usata dall’esercito nordamericano all’estero, e non si è rifiutato affinchè i responsabili della sua applicazione rispondessero di fronte ai tribunali, ma, alla fine, il Dipartimento della Difesa ha bloccato la pubblicazioni di fotografie che documentavano le torture e tutto indica che non ha nessuna intenzione di chiedere chi siano i responsabili. Inoltre, il Segretario di Difesa di Bush, Robert Gates, continua a svolgere la stessa funzione con Obama, e la finanziaria per la difesa è aumentata nonostante quanto fosse già stato destinato da Bush.

Dopo quasi un anno , Guantanamo non è stato ancora chiuso, anche se è stata annunciata la chiusura a gennaio del 2010. Non ha messo fine al terrorismo di Stato, nè si ha finito con i bombardamenti su popolazioni civili, né Obama ha rinunciato all'uso di mercenari in diversi scenari. Durante la campagna elettorale, è stata fatta una sorprendente differenziazione tra Afghanistan e Iraq, come se la guerra e l’occupazione di tutti e due i paesi non formasse
parte dello stesso progetto di controllo e di dominio del Medio Oriente e, se possibile, dell’ Asia Centrale. In Iraq, è stato annunciato il ritiro dell’esercito americano ad agosto del 2010, anche se è un annuncio trappola, come vedremo. Con l’ambizione di cambiare la percezione che il resto del mondo ha degli Stati Uniti, finendo con la politica estera aggressiva di Bush, Obama ha teso la mano alla Russia, alla Cina, ed ha annunciato il suo impegno di cambiare il Medio Oriente, dedicando speciale attenzione al conflitto tra Israele e i palestinesi, e ad una nuova relazione con l’ America Latina.

Il discorso a Il Cairo, il 4 giugno, offrendo una mano tesa ai musulmani del mondo, manteneva nell’essenza l' abituale politica nordamericana, con una nuova retorica. Animato dai precari successi in Iraq, mentre si tesse un filo spinato di un protettorato, Obama ha annunciato che
la priorità sarà la guerra in Afghanistan, inviando altre truppe e facendo pressione sui suoi alleati della NATO perché seguano la stessa strada, nonostante la reticenza della Germania e della Francia. Ignorando l’evidenza, Obama continua a mantenere la retorica bushiana che l’ intervento in Afghanistan è fondamentale per evitare altri attacchi terroristici sul territorio statunitense, anche se l’invasione del paese è stata progettata per controllare l’ Asia Centrale. Il ricorso alla “guerra contro il terrorismo” suppone di continuare ad utilizzare una bugia per camuffare gli interessi nordamericani, perché il terrorismo, degli attacchi mortali e vistosi come alcuni dei loro attentati, è il problema minore nel mondo, utile per manipolare l’emozione dei cittadini e incapace di creare il minor problema per potere globale nordamericano. Mentre il Pakistan minaccia la bancarotta, in Iran la diplomazia nordamericana apre la sua via alla negoziazione, anche senza rinunciare alla destabilizzazione. In Europa è molto difficile che Obama inizi una nuova politica, definita oggi dalla costante pressione sui suoi alleati, convertiti di fatto in ostaggi (la Francia e la Germania, ma anche la Gran Bretagna),per il rifiuto ad una maggiore autonomia europea e per l’uso dei nuovi governi dell’ Est continentale (i Baltici, Polonia, Ucraina, Georgia) come arieti degli interessi nordamericani in Europa, nazioni che agiscono come veri paesi satelliti di Washington, a volte adottando atteggiamenti più cattolici dello stesso Papa nordamericano.

La funzione della NATO, che a Washington è vista come lo strumento di una nuova politica imperiale nordamericana nell’insieme del pianeta, è un’ altra delle questioni sospese, e Obama, come Bush, si orienta a trasformarla nell’agente universale degli interessi nordamericani. Così acquista senso l’esigenza dei suoi alleati europei dell’invio di nuovi soldati in Afghanistan. In America Latina, dove gli Stati Uniti sono in evidente declino, Obama non ha cambiato nella sostanza la politica verso Cuba, Venezuela e Bolivia, accompagnata da un’azione a volte contraddittoria: in Honduras, Washington qualifica il governo di Micheletti illegale, ma la USAID lo finanzia, anche se l’agenzia giustifica le proprie azioni con il pretesto di "Aiuti umanitari". L’apparizione di nuovi attori progressisti nel continente è stata facilitata dai grossi problemi di Washington in altri scenari, e si sta consolidando, con prudenza, la nuova autonomia del Brasile e sorge all’orizzonte il pericolo di un maggiore allontanamento argentino. Il Brasile ha preso distanza dal dollaro, anche se non rompe la sua alleanza con Washington. La risposta del nuovo governo di Obama è la militarizzazione della Colombia, installando sette nuove basi militari, e un nuovo disegno nel suo tradizionale dispiegamento nel continente. Il Medio Oriente è uno dei grandi scenari della lotta internazionale per la divisione di nuove aree d’influenza e la questione palestinese contagia tutti gli attori. Obama avrebbe difeso i diritti del popolo palestinese, anche se dalla presidenza, nelle questioni fondamentali, mantiene la posizione tradizionale degli Stati Uniti, la cui diplomazia continua a sostenere che la violenza palestinese è il grande problema del conflitto: ieri la OLP, e oggi Hamas, senza riconoscere che il vero scopo dell'espropio delle terre palestinesi è la creazione di uno Stato razzista, che cerca la sua espansione territoriale e che non è disposto a riconoscere uno Stato palestinese, nonostante le tante rinunce delle organizzazioni palestinesi: Hamas aveva accettato la soluzione dei due Stati sulle frontiere prima delle guerre del 1967.

Washington esige la cessione della “violenza palestinese” ma omette questa esigenza per Israele,
nonostante l’ enorme differenza tra la sofferenza causata dagli uni e dagli altri, e senza far nessun riferimento al potere atomico israeliano (mentre si insiste sul pericolo del programma nucleare iraniano), nè ai cinque milioni di rifugiati palestinesi che in tutta la zona a malapena riescono a sopravvivere. Nonostante la nomina del burattino George Mitchell, e una retorica che insiste nel diritto alla pace e alla terra per israeliani e palestinesi, che potrebbe basarsi nella risoluzione 242 del Consiglio di Sicurezza della ONU, Obama non si è distanziato minimamente dal sostegno statunitense allo Stato di Israele. La finzione di presentare la diplomazia nordamericana come la mediatrice tra due nemici, israeliani e palestinesi, nasconde egoisticamente la realtà che Israele è un' efficace Stato cliente che mantiene il dominio occidentale e nordamericano soprattutto in Medio Oriente. Così, la mascherata antipatia di Netanyahu con le nuove proposte di Obama non nasce dal fatto che siano veramente equilibrate e cerchino una giusta soluzione e definitiva al dramma palestinese, ma dal fatto che a Tel Aviv sono troppo abituati ad imporre i loro punti di vista, come lo testimoniano gli anni persi sotto la direzione di Condoleezza Rice. E’ bastata una piccola petizione nordamericana perché Israele non costruisse nuovi insediamenti (illegali da ogni punto di vista, anche per la giustizia israeliana) perché Netanyahu si mostrasse provocatorio. Il primo ministro israeliano ha chiarito il suo rifiuto per l'esistenza di due Stati, e tutto indica, che nonostante l’appoggio di Obama alla creazione di uno Stato palestinese (anche Bush lo aveva detto), gli Stati Uniti non forzeranno la mano del loro alleato- cliente israeliano.

Non c’è, quindi, una svolta nella politica verso Israele
, e neanche nella pretesa di continuare emarginando la Siria, e se Abbas crede che la creazione dello Stato palestinese avverrà per mano di Obama sta commettendo un grave errore. Per l’Iraq, il nuovo presidente si riserva il ruolo della grande portaerei dell’esercito nordamericano in Medio Oriente: non bisogna dimenticare che la responsabile della diplomazia, Hillary Clinton, ha annunciato che quasi 100.000 soldati nordamericani sarebbero rimasti nel paese per altri 15 o 20 anni, cioè, fino al 2029, quando- se il mondo non lo impedisce- si compirà un quarto di secolo di occupazione militare. In modo che l’annuncio della ritirata dell’esercito fatto da Obama nasconde la realtà che l’ Iraq continuerà ad essere un paese occupato. In Afghanistan, trasformato in un “narcostato”, alla frode elettorale che ha proclamato vincitore Hamid Karzai si aggiunge una sanguinosa occupazione che non ha risolto nessuno dei problemi del paese. I signori della guerra, complici di Washington, continuano a controllare il territorio, e il fratello del dittatore, Wali Karzai, è uno dei principali trafficanti di armi e di droga afgane. La speranza che le elezioni consolidassero il processo politico si è rivelata nulla, e il rischio che il Pakistan sia coinvolto nel combattimento è reale, perché, otto anni dopo l’inizio dell’occupazione, Obama non punta sulla fine del conflitto ma per la continuazione della guerra. La nomina del generale Stanley McChristal come capo dell’esercito nordamericano in Afghanistan non è neanche una buona notizia: durante il suo soggiorno in Iraq, le torture ai prigionieri facevano parte delle tattiche giornaliere. Neanche nel Pakistan le cose con Obama sono cambiate: i bombardamenti nordamericani, con frequenza sulla popolazione civile, sono continuati come durante il periodo di Bush. Né vi è alcun approccio alle esigenze di difesa iraniane, e l'offerta di Obama di negoziazione con Teheran inoltre nasconde la pressione costante sul teocrazia iraniana.

Al di là delle considerazioni sul sanguinario regime politico degli ayatollah (che condivide con Israele il fatto di essere governati dall' estrema destra e dal fanatismo religioso), la legittima preoccupazione per la difesa dell’ Iran fa si, che anche se continuano senza riconoscerlo apertamente, la scommessa di Jatamì e Ahmadineyad per ottenere l’arma nucleare sia vista come legittima da molti paesi: si, nella zona, Israele la possiede, e il Pakistan e l’ India anche, perché l’ Iran, non dovrebbe farlo? Inoltre, conformemente agli accordi internazionali è insostenibile che le grandi potenze abbiano armi atomiche e contestare all’ Iran il voler pretendere la stessa cosa. Senza dimenticare che gli Stati Uniti hanno 29 basi militari nella regione, tra la Turchia, l’ Arabia, il golfo, Oman, Pakistan e Afghanistan, più l’insediamento in Iraq e le sedi in Asia Centrale, vicine anche all’ Iran…..da aggiungere al potere militare israeliano.
Non è ragionevole che l’ Iran pensi alla sua difesa? Nonostante tutto, l’accettazione da parte di Teheran che l' OIEA ispezioni le installazioni di Qom da un' opportunità alla diplomazia. La relazione con la Russia continua ad essere una delle questioni centrali della politica estera di Washington. A febbraio, durante la Conferenza Internazionale sulla sicurezza, a Monaco, il vicepresidente Joseph Biden, che ha parlato della “nuova era”, ha offerto il “reinizio” delle relazioni con Mosca dopo il periodo Bush, ma non ha rinunciato allo scudo antimissili nè ha chiarito la posizione nordamericana in relazione al disarmo atomico, nonostante i desideri espressi da Obama di lavorare per un mondo senza armi nucleari. Quando Obama è andato a Mosca, gli Stati Uniti e la Russia hanno firmato accordi per un nuovo trattato START, avanzando l’idea che i sistemi balistici dovrebbero collocarsi tra le 500 e 1.100 unità, con un totale tra i 1500 e 1675 testate atomiche, da completare in un periodo fino al 2017.

I contatti diplomatici e gli incontri tra Medveded e Obama sono serviti per raggiungere alcuni accordi parziali: tutti e due erano d’accordo che avrebbero fatto uso solo di armi nucleari strategiche offensive nel loro proprio territorio. La Russia ha accettato che gli Stati Uniti potessero realizzare 4500 voli, all’anno, senza bisogno di pagare nulla, per facilitare il trasporto di esercito e di armi attraverso il territorio russo in direzione dell'Afghanistan. Ancora c'erano divergenze sullo scudo antimissile e la Georgia; di fatto, Medvedev aveva firmato nella riunione del G-8 che la Russia avrebbe dispiegato sistemi di missili Iskander nella regione di Kaliningrado se gli Stati Uniti continuavano con i loro piani sullo scudo, falsamente difensivo, e anticipò che l’accordo su START sarebbe dipeso dalla rinuncia di Washington di installarlo in Polonia e Repubblica ceca. Il clamore con cui l’annuncio di Obama, che rinunciava allo scudo e dei missili intercettori in Polonia, è stato colto dai mass media europei era infondato, perché gli Stati Uniti non hanno mai sostenuto che lo “scudo antimissili” non si sarebbe mai creato in Europa, ed è molto probabile che prenda un’altra forma: può essere dispiegato in navi nei mari freddi del nord dell’ Europa.
Non c’è una “rinuncia” allo scudo, ma una rielaborazione, con lo sguardo verso Mosca per riuscire ad avere una collaborazione sulla questione iraniana.

Ci sono molti altri problemi che avvelenano la relazione tra i due paesi: le frontiere della Georgia, e l’ipotetica incorporazione alla NATO, forzata dagli Stati Uniti, di questo paese e dell’ Ucraina (la cui popolazione rifiuta l’entrata), inoltre le questioni legate con lo sfruttamento degli idrocarburi nella zona del Caspio e dell’ Asia Centrale. C’è anche la questione del Kosovo, la cui indipendenza è rifiutata da Mosca e augurata da Washington. Mosca rifiuta duramente la possibilità che la piccola Georgia e la gigantesca Ucraina si incorporino alla NATO, e cerca di limitare la penetrazione nordamericana nel Caucaso e nel nord del Mar Nero. La crisi economica, e la debolezza del dollaro sono altri dei motivi di frizione: il governo russo ha ammesso, in occasione del summit del BRIC a giugno, che pensava di collocare una parte delle sue riserve monetarie in strumenti finanziari (buoni) di paesi come la Cina, India e Brasile, qualcosa che Washington interpreta come un’azione aggressiva da parte di Mosca. Il New York Times e il resto della stampa nordamericana speculavano, allarmando la popolazione sul desiderio di Mosca di “colpire gli Stati Uniti”.

Bisogna ricordare che, violando i compromessi sottoscritti con Gorbaciov, l’espansione militare nordamericana è continuata: la NATO degli anni sovietici contava 16 paesi membri, mentre che attualmente ha 28 paesi integrati, e si continua a speculare sul suo allargamento. Senza dimenticare che, nonostante le buone parole, gli Stati Uniti hanno impulsato una strategia di vero accerchiamento verso la Russia e di intromissione nella sua periferia: Washington dispone di basi militari in 7 delle 15 vecchie repubbliche sovietiche, e inoltre, con Obama, la tentazione di continuare ad organizzare e finanziare “rivoluzioni arancioni” continua ad essere presente a Washington. Questa politica combatte Mosca con l’intento di articolare uno spazio economico e difensivo che integri il maggior numero possibile di vecchie repubbliche sovietiche, e nella crescente collaborazione con la Cina, sia nell' Organizzazione di Cooperazione di Shanghai, che si è consolidata negli ultimi cinque anni, così come nella coordinazione di fronte a potenziali conflitti diplomatici come l’ Iran o Corea del Nord. Inoltre, Mosca affronta la riforma delle forze armate russe e delle sue truppe di missili strategici, e con la sua fulminante risposta alla provocazione georgiana dell’estate 2008 (equipaggiata con armi fornite da Washington, che ha dato il suo consenso all’aggressione e alla guerra) tracciò una chiara linea rossa agli Stati Uniti. D’altra parte, con Obama, i nordamericani non hanno annullato i piani elaborati sotto la presidenza di Bush sull’ampliamento della NATO ed il suo intervento in aree non coperte dal Trattato fondante (come in Afghanistan, per esempio), sulla creazione di nuove basi militari nei suoi paesi satelliti dell’ est europeo (trasportando le installazioni dalla Germania e altri paesi della parte occidentale del continente), sulla militarizzazione dello spazio e, anche, sull’introduzione di dispositivi militari aggressivi nella regione gelida dell’ Artico. La negoziazione sul nuovo trattato che sostituisca lo START-1 è una delle prove di fuoco per Obama, ma, perché sia credibile il proposito annunciato di costruire un mondo senza armi nucleari, gli Stati Uniti dovrebbero accettare nuovamente l’ ABM o accettare di aprire negoziazioni incamminate ad elaborare un nuovo accordo che raccolga il suo spirito.

La Cina è la grande priorità della politica estera nordamericana: Hillary Clinton ha riconosciuto che le relazioni bilaterali decisive nel XXI secolo saranno quelle della Cina e degli Stati Uniti. A metà febbraio, il primo viaggio all’estero della nuova segretaria di Stato è stata in Cina. Il tour è stato decorato con visite parallele in Giappone e Corea del Sud, tradizionali alleati, e in Indonesia, ma la meta chiave era Pechino. Non c' è da meravigliarsi:
gli Stati Uniti sono il paese più indebitato del pianeta: la congiunzione del debito dello Stato, più quello delle sue aziende e delle famiglie, sale a 70 miliardi di dollari, con i costi per il pagamento degli interessi che, in pratica, hanno fatto fallire il sistema nordamericano, che è sostenuto dalla continua stampa di moneta, di dollari- spazzatura che consegnano al mondo in cambio di beni e di prodotti e per il ricorso al finanziamento estero. E l'acquisto da parte della Cina di buoni del tesoro è stata una premessa fondamentale per l’attività governativa degli USA. Il doppio deficit, commerciale e fiscale, crea una situazione che non si può sostenere per molto tempo. Questo era il punto del viaggio della segretaria di Stato. A marzo di quest’anno, il primo ministro cinese, Wen Jiabao, ha reso pubblica la sua preoccupazione per la sicurezza delle riserve cinesi in dollari, in vista della crisi nordamericana. Di fatto, è un’evidenza che l’attuale sistema permette a Washington di mantenere dei grandi deficit e un enorme spesa militare che, in altro modo, sarebbero al di fuori delle possibilità reali dell’economia nordamericana.

Inoltre, il sempre più precario
e discusso ruolo del dollaro come valuta di riserva internazionale, ha indotto il governatore della Banca Popolare Cinese, Zhou Xiaochuan, a proporre di sostituire la moneta nordamericana con i diritti speciali di prelievo del FMI. La Russia ha anche proposto idee, simili, proponendo d’includere lo yuan cinese e del rublo, inoltre dell’oro, nel paniere di divise (dollaro, euro, libra e yen giapponese) che definisce questi diritti speciali di prelievo. La Cina possiede più di due milioni di miliardi di dollari in divise, buona parte di essi in buoni del tesoro nordamericano (che ha deciso di continuare a comprare), ed è preoccupata per il futuro di questi attivi, e ritiene, inoltre, che l' attuale ruolo insostenibile del dollaro offre indebitivantaggi agli Stati Uniti. La proposta di creare una moneta internazionale di riserva che sostituisca il dollaro è stata rifiutata da Obama, cosciente che questo implicherebbe l’inizio della fine del predominio nordamericano- Nonostante tutto, la Cina sa che non le interessa una crisi non controllata del dollaro che causerebbe severe perdite alle sue riserve. In pratica è un curioso paradosso: Pechino ha la capacità per danneggiare seriamente la divisa nordamericana, ma al prezzo di causare un simile danno irreparabile alla sua propria economia. Oggi come oggi, ancora non esiste una divisa alternativa al dollaro: da qui, l’inesistenza nella creazione di una nuova moneta internazionale di riserva. Le differenza tra i due paesi sul modo di affrontare la crisi sono note e la tentazione protezionistica, molto presente nel circolo Obama, ha portato a Washington a riscuotere tariffe abusive pneumatici cinesi, per esempio, violando le disposizioni della OMC, pur affermando che gli Uniti non vogliono una guerra commerciale con la Cina, facendo pressione su Pecchino, tramite un'intermediario di Gordon Brown, ed esigendo che la Cina "compri di più in altri paesi”, come se questa circostanza fosse una delle cause della crisi economica degli Stati Uniti, e il summit di giugno a Ekaterinburg tra i principali capi della Russia, Cina, India e Brasile, dove si è discussa la convenienza di una nuova moneta di riserva internazionale, indicava anche la nascita di un nuovo polo mondiale.

La proposta (lanciata da circuiti vicini al potere nordamericano: Brzezinski, per esempio, che consiglia Obama, è stato visto con massima preoccupazione dall' UE e dal Giappone) per stabilire un G-2, che fosse, di fatto, un direttorio mondiale per affrontare la crisi economica e i problemi globali, è stata rifiutata da Pechino, che insiste nel multilateralismo come strumento di collaborazione internazionale. Wen Jiabao ha considerato che l’ idea di un G-2 era una strada senza uscita. Gli Stati Uniti stanno cercando di stabilire un direttorio simile, ma la rilevanza politica che ha questa proposta è che significa un'implicita ammissione che il programma di unilateralismo americano lanciato da Bush e la sua posizione dominante solitaria a livello mondiale (XXI secolo Americano) non è riuscito. Così gli USA si muovono ancora tra la forzata rinuncia ai piani di Bush, sconfitti dalla realtà, il bisogno di collaborare con la Cina e un’inerzia imperiale che Obama non ha rotto. Poco dopo di essere stato confermato dal presidente, il segretario della Difesa; Robert Gates, ha detto di fronte al Senato che il suo paese era preparato per affrontare “qualsiasi minaccia militare che potesse provenire dalla Cina”, come ha raccolto il New York Times il 27 gennaio. A marzo, il Dipartimento della Difesa nordamericana presentava un documento sul potere militare cinese dove criticava la riforma e lo sviluppo del suo esercito e suggeriva che Pechino stava cambiando la sua concezione tradizionale strategica (guerra esclusivamente per difendere il proprio territorio) con la possibilità di guerre limitate alla sua sfera di influenza prossima.

L’evidente travisamento della politica estera cinese è stata tale che Pecchino presentò una protesta diplomatica. In relazione all’arsenale nucleare, la Cina, in occasione della solenne celebrazione del 60° anniversario della rivoluzione, ha affermato, allo stesso modo della Russia, la sua decisione di non essere mai “il primo paese ad usare armi nucleari”. Gli Stati Uniti si rifiutano a contrarre un simile impegno.
Da parte sua, Timothy Geithner, segretario dell’ Economia, ha accusato Pechino di manipolare la sua moneta, rendendo responsabile la Cina di una parte delle difficoltà nordamericane. E’ una costante: a febbraio, il responsabile dell’ Intelligence nordamericana, Dennis Blair, ha presentato al Senato l’analisi dei suoi servizi, identificando la crisi economica come la minaccia principale e la Cina e l’ India come i paesi che avrebbero concentrato il potere mondiale, a lungo termine, e anche se ha riconosciuto che la Cina lavora per mantenere buoni rapporti con il resto delle grandi potenze e che la sua politica estera è pacifica, ha comunque sorpreso il crescente potere economico cinese e il rafforzamento della sua Armata e dell’ esercito popolare, e sottolineò il desiderio cinese di aumentare la sua influenza nel mondo. In questo senso, il cambiamento politico del Giappone e la proposta del nuovo primo ministro, Yukio Hatavama, di creare una Comunità dell’ Asia orientale, dotata di una moneta comune (che ha già avuto l’ OK da parte di Pechino) è vista con molta preoccupazione da parte di Washington. Obama è disposto a fare maggiore affidamento sul Giappone, il cui governo era sospettoso delle misure prese da Bush nel trattamento della denuclearizzazione della penisola coreana. Le negoziazioni con Pygongyang sono un altro punto di frizione tra Pechino e Washington. Allo stesso tempo, gli Stati Uniti mantengono la pressione su altri scenari: gioca la carta di Taiwan, e dispone di portaerei di propulsione nucleare per controllare la zona, dotati di decine di aerei da combattimento, con basi permanenti in Giappone.

In una riunione con Clinton a Washington, il ministro degli esteri cinese, Yang Jiechi, ha sottolineato l'impegno cinese per la collaborazione, ma non ha dimenticato di menzionare che gli Stati Uniti deve agire con cautela nella questione di Taiwan (e nell’affrontare le questioni riguardanti il Tibet), ricordando
l' impegno degli Stati Uniti per l'idea di "una sola Cina". La vittoria di Koumintang nelle elezioni di Taiwan ha fortificato la cooperazione tra i due lati dello Stretto, indebolendo le posizioni indipendentiste che per molto tempo sono state stimolate dagli USA. L’incontro tra Obama e Hu Jintao è servito anche per rilanciare la cooperazione e la discussione sulle questioni militari: Pechino aveva ben presente che, con il governo di Bush, una delle ultime decisioni di Washington era stata la vendita di un nuovo armamento a Taiwan per un valore di quasi sette mila milioni di dollari. Allo stesso tempo, Washington assiste impotente alla consolidazione dell’ Organizzazione di Cooperazione di Shangai, OCS, anche se sembra che il suo ruolo continuerà ad aumentare sia in Asia che nel mondo. In altre riunioni, Obama ha riattivato la sua politica estera: a fine luglio, Hillary Clinton, annunciava il “ritorno“ degli Usa sulla scena del sudest asiatico, attraverso l’impulso di una nuova relazione con la ASEAN ( formata da dieci paesi dell’ Asia, tra cui l’ Indonesia, la Malesia , le Filippine, la Birmania, la Tailandia e Vietnam), decisione che era un riconoscimento implicito del declino nordamericano nella zona e la proclamazione di una volontà di contenere la Cina, i cui legami ed influenza sono aumentati considerevolmente nel sudest asiatico. Le esagerate e teatrali lodi della stampa europea al nuovo presidente nordamericano, occultano la realtà del vero miraggio Obama. Perché non vi è, in sostanza, una nuova politica estera americana, a prescindere dalle correzioni forzate dall'evoluzione dei conflitti. Possiamo concludere che, con la nuova presidenza, la politica estera nordamericana è la continuazione della precedente epoca, anche se con espressioni più moderate, e che il multilateralismo di Obama è, più che una decisione del suo governo, una revisione obbligata e Washington non ha altra scelta che adottarla, di fronte all’evidenza che gli Stati Uniti, durante gli otto anni di Bush, hanno fallito nel loro intento di imporre la loro visione messianica del ruolo nordamericano nel mondo, e, che il disastro dell' unilateralismo e la continuazione delle guerre in Iraq e in Afghanistan (otto anni dopo!) hanno precipitato la crisi, rendendo visibile al mondo che l’ inizio della decadenza nordamericana non è un’ipotesi del futuro, ma la precisa fotografia del momento storico.

Fonte: http://www.elviejotopo.com/web/archivo_revista.php?arch=1336.pdf

Traduzione per Voci Dalla Strada a cura di
VANESA

Articoli correlati: GLOSSARIO DEL DISINCANTO
# EADV S.R.L. # Pubblicità Digitale e Programmatic Advertising # ___ ____ _ __ # ___ / | / __ \ | / / # / _ \/ /| | / / / / | / / # / __/ ___ |/ /_/ /| |/ / # \___/_/ |_/_____/ |___/ # # Contattaci per informazioni commerciali # Website: www.eadv.it # Email: marketing@eadv.it # START ads.txt - vocidallastrada.org - 2023-10-18 14:39:45 eadv.it, 13135, DIRECT 152media.info, 152M10, RESELLER 33across.com, 0010b00002MptHCAAZ, RESELLER, bbea06d9c4d2853c 33across.com, 0010b00002T3JniAAF, RESELLER, bbea06d9c4d2853c 33across.com, 0010b00002cGp2AAAS, RESELLER, bbea06d9c4d2853c 33across.com, 0013300001kQj2HAAS, RESELLER, bbea06d9c4d2853c 33across.com, 0015a00002oUk4aAAC, RESELLER, bbea06d9c4d2853c 33across.com, 0015a00003DKg9ZAAT, RESELLER, bbea06d9c4d2853c ad.plus, 352349, RESELLER adagio.io, 1294, RESELLER adcolony.com, 496220845654deec, RESELLER, 1ad675c9de6b5176 adform.com, 1226, RESELLER adform.com, 1819, RESELLER, 9f5210a2f0999e32 adform.com, 1889, RESELLER adform.com, 1943, RESELLER adform.com, 2110, RESELLER adform.com, 2112, RESELLER adform.com, 2437, RESELLER, 9f5210a2f0999e32 adform.com, 2464, RESELLER, 9f5210a2f0999e32 adform.com, 3027, RESELLER adform.com, 622, RESELLER adipolo.com, 617128b0fe110c0ddd7603b4, RESELLER admanmedia.com, 43, RESELLER admixer.net, b6d49994-83c5-4ff9-aa8a-c9eb99d1bc8c, RESELLER adsinteractive.hu, 258, RESELLER adswizz.com, consumable, RESELLER adswizz.com, entravision, RESELLER adswizz.com, targetspot, RESELLER adtech.com, 4687, RESELLER adtelligent.com, 537714, RESELLER advertising.com, 14832, RESELLER advertising.com, 21483, RESELLER advertising.com, 23089, RESELLER advertising.com, 28246, RESELLER advertising.com, 28305, RESELLER advertising.com, 28335, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 advertising.com, 6814, RESELLER advertising.com, 7574, RESELLER adyoulike.com, 83d15ef72d387a1e60e5a1399a2b0c03, RESELLER adyoulike.com, b3e21aeb2e950aa59e5e8cc1b6dd6f8e, RESELLER, 4ad745ead2958bf7 adyoulike.com, b4bf4fdd9b0b915f746f6747ff432bde, RESELLER, 4ad745ead2958bf7 ampliffy.com, 5037, RESELLER amxrtb.com, 105199548, RESELLER aniview.com, 5e82edf1634339243920a8e5, RESELLER, 78b21b97965ec3f8 aniview.com, 5ef4bc022e79664d2b473869, RESELLER, 78b21b97965ec3f8 aol.com, 27093, RESELLER aol.com, 46658, RESELLER aol.com, 58905, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 aolcloud.net, 4687, RESELLER appads.in, 107606, RESELLER appnexus.com, 10040, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 10200, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 10239, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 10371, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 11470, RESELLER appnexus.com, 11487, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 11664, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 11786, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 11924, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 12223, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 12290, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 12637, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 13044, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 13099, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 13381, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 1356, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 1360, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 13701, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 14077, RESELLER appnexus.com, 14416, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 1504, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 1538503, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 1550730, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 1577, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 1785, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 1868, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 1908, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 2234, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 2579, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 2725, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 2928, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 3153, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 3368, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 3480, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 3538, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 3539, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 3540, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 3703, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 6924, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 7265, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 7445, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 7556, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 7597, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 8183, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 8233, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 8804, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 8833, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 884, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 9316, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 9382, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 9393, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 appnexus.com, 9986, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 aps.amazon.com, 3854, RESELLER aps.amazon.com, 5044, RESELLER aps.amazon.com, 842701b4-f689-4de3-9ff4-bc1999093771, RESELLER aps.amazon.com, f83f3e5c-4e94-42f9-9d7a-022b2446a1cb, RESELLER axonix.com, 57264, RESELLER azeriondigital.com, 43710415, RESELLER azeriondigital.com, 4376054, RESELLER beachfront.com, 805, RESELLER, e2541279e8e2ca4d betweendigital.com, 45128, RESELLER connectad.io, 204, RESELLER, 85ac85a30c93b3e5 consumable.com, 2001458, RESELLER, aefcd3d2f45b5070 contextweb.com, 558827, RESELLER, 89ff185a4c4e857c contextweb.com, 560288, RESELLER, 89ff185a4c4e857c contextweb.com, 560577, RESELLER, 89ff185a4c4e857c contextweb.com, 562067, RESELLER, 89ff185a4c4e857c contextweb.com, 562499, RESELLER, 89ff185a4c4e857c contextweb.com, 562709, RESELLER, 89ff185a4c4e857c contextweb.com, 562940, RESELLER, 89ff185a4c4e857c conversantmedia.com, 100269, RESELLER, 03113cd04947736d criteo.com, B-060369, RESELLER, 9fac4a4a87c2a44f criteo.com, B-060808, RESELLER, 9fac4a4a87c2a44f criteo.com, B-061307, RESELLER, 9fac4a4a87c2a44f criteo.com, B-062031, RESELLER, 9fac4a4a87c2a44f criteo.com, B-062032, RESELLER, 9fac4a4a87c2a44f criteo.com, B-062033, RESELLER, 9fac4a4a87c2a44f criteo.com, B-062035, RESELLER, 9fac4a4a87c2a44f criteo.com, B-062285, RESELLER, 9fac4a4a87c2a44f criteo.com, B-068958, RESELLER, 9fac4a4a87c2a44f dailymotion.com, 128388946, RESELLER, fd25240165056a01 dailymotion.com, 134295479, RESELLER, fd25240165056a01 districtm.io, 100434, RESELLER districtm.io, 100600, RESELLER districtm.io, 101760, RESELLER, 3fd707be9c4527c3 durationmedia.net, 22487092286, RESELLER dynadmic.com, 175690165, RESELLER dyntrk.com, 175690165, RESELLER e-planning.net, 835fbafe26d231b1, RESELLER, c1ba615865ed87b2 e-planning.net, ec771b05828a67fa, RESELLER, c1ba615865ed87b2 emxdgt.com, 1289, RESELLER, 1e1d41537f7cad7f emxdgt.com, 1527, RESELLER, 1e1d41537f7cad7f emxdgt.com, 1701, RESELLER, 1e1d41537f7cad7f emxdgt.com, 1759, RESELLER, 1e1d41537f7cad7f emxdgt.com, 1836, RESELLER, 1e1d41537f7cad7f emxdgt.com, 2014, RESELLER, 1e1d41537f7cad7f emxdgt.com, 273, RESELLER, 1e1d41537f7cad7f eskimi.com, 2020000026, RESELLER freewheel.tv, 1076049, RESELLER freewheel.tv, 1076065, RESELLER freewheel.tv, 1076753, RESELLER freewheel.tv, 1076769, RESELLER freewheel.tv, 1091073, RESELLER freewheel.tv, 1091089, RESELLER freewheel.tv, 1100273, RESELLER freewheel.tv, 1100289, RESELLER freewheel.tv, 1126385, RESELLER freewheel.tv, 1131585, RESELLER freewheel.tv, 1132545, RESELLER freewheel.tv, 1133873, RESELLER freewheel.tv, 1135457, RESELLER freewheel.tv, 1135873, RESELLER freewheel.tv, 1135889, RESELLER freewheel.tv, 1177761, RESELLER freewheel.tv, 1177777, RESELLER freewheel.tv, 1186415, RESELLER freewheel.tv, 1186431, RESELLER freewheel.tv, 1186575, RESELLER freewheel.tv, 1186591, RESELLER freewheel.tv, 1220655, RESELLER freewheel.tv, 13755, RESELLER freewheel.tv, 13945, RESELLER freewheel.tv, 2031, RESELLER freewheel.tv, 20393, RESELLER freewheel.tv, 228, RESELLER freewheel.tv, 24377, RESELLER freewheel.tv, 30189, RESELLER freewheel.tv, 30269, RESELLER freewheel.tv, 328705, RESELLER freewheel.tv, 328721, RESELLER freewheel.tv, 64289, RESELLER freewheel.tv, 64305, RESELLER freewheel.tv, 654226, RESELLER freewheel.tv, 654242, RESELLER freewheel.tv, 745362, RESELLER freewheel.tv, 745378, RESELLER freewheel.tv, 768465, RESELLER freewheel.tv, 768481, RESELLER freewheel.tv, 770449, RESELLER freewheel.tv, 770769, RESELLER freewheel.tv, 770785, RESELLER freewheel.tv, 774673, RESELLER freewheel.tv, 893873, RESELLER freewheel.tv, 899777, RESELLER freewheel.tv, 985441, RESELLER freewheel.tv, 985473, RESELLER google.com, 1313834454494130, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-0796790890307838, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-1313834454494130, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-2500372977609723, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-2930805104418204, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-3393670702702316, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-3494520468788589, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-3565385483761681, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-3769010358500643, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-3805568091292313, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-4188807138211503, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-4573231550355221, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-4586415728471297, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-4770346047043508, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-4903453974745530, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-5717092533913515, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-6346866704322274, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-6623990572656718, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-7019376976432612, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-7279729872265667, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-7439041255533808, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-7538555282033458, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-8513389652387983, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-8536066741654249, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-8968579289092626, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-9685734445476814, RESELLER, f08c47fec0942fa0 google.com, pub-9829476400767085, RESELLER, f08c47fec0942fa0 groundtruth.com, 107, RESELLER, 81cbf0a75a5e0e9a gumgum.com, 11645, RESELLER, ffdef49475d318a9 improvedigital.com, 1010, RESELLER improvedigital.com, 1057, RESELLER improvedigital.com, 1129, RESELLER improvedigital.com, 1175, RESELLER improvedigital.com, 1210, RESELLER improvedigital.com, 1220, RESELLER improvedigital.com, 1221, RESELLER improvedigital.com, 1225, RESELLER improvedigital.com, 1227, RESELLER improvedigital.com, 1267, RESELLER improvedigital.com, 1341, RESELLER improvedigital.com, 1358, RESELLER improvedigital.com, 1532, RESELLER improvedigital.com, 1533, RESELLER improvedigital.com, 1668, RESELLER improvedigital.com, 1680, RESELLER improvedigital.com, 1781, RESELLER improvedigital.com, 1790, RESELLER improvedigital.com, 1863, RESELLER improvedigital.com, 1915, RESELLER improvedigital.com, 335, RESELLER improvedigital.com, 907, RESELLER indexexchange.com, 184349, RESELLER, 50b1c356f2c5c8fc indexexchange.com, 184785, RESELLER, 50b1c356f2c5c8fc indexexchange.com, 186318, RESELLER indexexchange.com, 189529, RESELLER, 50b1c356f2c5c8fc indexexchange.com, 189855, RESELLER indexexchange.com, 191497, RESELLER indexexchange.com, 191503, RESELLER, 50b1c356f2c5c8fc indexexchange.com, 191730, RESELLER, 50b1c356f2c5c8fc indexexchange.com, 191740, RESELLER, 50b1c356f2c5c8fc indexexchange.com, 192052, RESELLER indexexchange.com, 193091, RESELLER, 50b1c356f2c5c8fc indexexchange.com, 193216, RESELLER indexexchange.com, 194273, RESELLER, 50b1c356f2c5c8fc indexexchange.com, 194558, RESELLER indexexchange.com, 194730, RESELLER indexexchange.com, 195921, RESELLER, 50b1c356f2c5c8fc inmobi.com, 2c392c58f53745a39c3ba5e150476245, RESELLER, 83e75a7ae333ca9d inmobi.com, 94d702ada29c4b059e9aca837748b9fc, RESELLER, 83e75a7ae333ca9d inmobi.com, bd02179e969a4e5f8d78ee9bb7439113, RESELLER, 83e75a7ae333ca9d instreamatic.com, 99, RESELLER italiaonline.it, 1583961, RESELLER italiaonline.it, 5999, RESELLER jfacassoc.com, 1630, RESELLER lemmatechnologies.com, 399, RESELLER, 7829010c5bebd1fb lijit.com, 215294, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b lijit.com, 215294-eb, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b lijit.com, 260380, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b lijit.com, 308272, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b lijit.com, 308272-eb, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b lijit.com, 310770, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b lijit.com, 327078, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b lijit.com, 346012, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b lijit.com, 397546, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b lkqd.com, 423, RESELLER, 59c49fa9598a0117 loopme.com, 11230, RESELLER, 6c8d5f95897a5a3b loopme.com, 11343, RESELLER, 6c8d5f95897a5a3b loopme.com, 11378, RESELLER, 6c8d5f95897a5a3b loopme.com, 11423, RESELLER, 6c8d5f95897a5a3b loopme.com, 11455, RESELLER, 6c8d5f95897a5a3b loopme.com, 11468, RESELLER, 6c8d5f95897a5a3b loopme.com, 5679, RESELLER, 6c8d5f95897a5a3b loopme.com, s-2411, RESELLER, 6c8d5f95897a5a3b markappmedia.site, 533994, RESELLER mars.media, 1010415, RESELLER, 8624339f102fb076 mars.media, 106054, RESELLER, 8624339f102fb076 media.net, 8CU5DERG1, RESELLER media.net, 8CUOP3R29, RESELLER nobid.io, 22487092286, RESELLER nsightvideo.com, 128388946, RESELLER, fd25240165056a01 nsightvideo.com, 134295479, RESELLER, fd25240165056a01 ogury.com, b1efeb16-b5ca-4788-8066-9be839b80a37, RESELLER onetag.com, 38980b46b0, RESELLER onetag.com, 3beb67743fabb4, RESELLER onetag.com, 461ee17dae8894d, RESELLER onetag.com, 59a18369e249bfb, RESELLER onetag.com, 5d49f482552c9b6, RESELLER onetag.com, 5d4e109247a89f6, RESELLER onetag.com, 5e18052625cfd00, RESELLER onetag.com, 6b859b96c564fbe, RESELLER onetag.com, 75601b04186d260, RESELLER onetag.com, 7f5d22b0006ab5a, RESELLER openx.com, 537100188, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 537145117, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 537149888, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 537153161, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 537153564, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 538959099, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 539624483, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 539625136, RESELLER openx.com, 539924617, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 540022851, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 540236498, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 540274407, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 540298543, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 540634022, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 540634628, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 540866936, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 540899591, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 541177116, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 544015448, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 544096208, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 556532676, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 557083110, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 openx.com, 558758631, RESELLER, 6a698e2ec38604c6 opera.com, pub8115928507584, RESELLER, 55a0c5fd61378de3 outbrain.com, 0091fe362aaa8eb3f9423eda75ad9e1457, RESELLER outbrain.com, 00fe7cdd9f63b40ea93c0c4ae346bf4541, RESELLER projectagora.com, 109337, RESELLER pubmatic.com, 120391, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 137711, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 150561, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 154037, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 155967, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156030, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156077, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156084, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156177, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156212, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156319, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156344, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156400, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156439, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156538, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156557, RESELLER pubmatic.com, 156813, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 156962, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 157743, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 157866, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 158154, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 158355, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 158481, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 158723, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 158810, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 158937, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 159110, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 159463, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 160907, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 160925, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 160993, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 161546, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 161562, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 161593, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 162223, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 163238, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubmatic.com, 81564, RESELLER, 5d62403b186f2ace pubnative.net, 1006576, RESELLER, d641df8625486a7b quantum-advertising.com, 3688, RESELLER quantum-advertising.com, 6222, RESELLER quantum-advertising.com, 6228, RESELLER rhythmone.com, 1575167821, RESELLER rhythmone.com, 2564526802, RESELLER, a670c89d4a324e47 rhythmone.com, 2968119028, RESELLER, a670c89d4a324e47 rhythmone.com, 3611299104, RESELLER, a670c89d4a324e47 rhythmone.com, 3948367200, RESELLER, a670c89d4a324e47 rhythmone.com, 609241817, RESELLER, a670c89d4a324e47 rhythmone.com, 895733750, RESELLER, a670c89d4a324e47 richaudience.com, 1BTOoaD22a, RESELLER richaudience.com, 1ru8dKmJJV, RESELLER richaudience.com, Ua8BIWjxkR, RESELLER richaudience.com, lDF5XleM05, RESELLER richaudience.com, ns9qrKJLKD, RESELLER risecodes.com, 6022, RESELLER rtbhouse.com, SVD2r5gUFAzBORmXyKG5, RESELLER rtbhouse.com, nVdJduCsS7CDMIuzQrx9, RESELLER rubiconproject.com, 11006, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 11498, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 13132, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 13344, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 13510, RESELLER rubiconproject.com, 15994, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 16114, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 16414, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 16418, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 16568, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 16824, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 17130, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 17184, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 17250, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 17280, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 17328, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 17762, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 17960, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 18194, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 18304, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 18694, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 19116, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 19396, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 19814, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 20736, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 20744, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 22494, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 23844, RESELLER rubiconproject.com, 24600, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 25198, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 25230, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 8769, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 9753, RESELLER, 0bfd66d529a55807 rubiconproject.com, 9755, RESELLER, 0bfd66d529a55807 se7en.es, 212459, RESELLER, 064bc410192443d8 seedtag.com, 5a0b259648b7920900cf1f70, RESELLER sharethrough.com, 18fe5ee0, RESELLER, d53b998a7bd4ecd2 sharethrough.com, 3c670613, RESELLER, d53b998a7bd4ecd2 sharethrough.com, AXS5NfBr, RESELLER, d53b998a7bd4ecd2 sharethrough.com, OAW69Fon, RESELLER, d53b998a7bd4ecd2 sharethrough.com, TZ1ahFV8, RESELLER, d53b998a7bd4ecd2 showheroes.com, 339, RESELLER smaato.com, 1100004890, RESELLER, 07bcf65f187117b4 smaato.com, 1100029325, RESELLER, 07bcf65f187117b4 smaato.com, 1100044045, RESELLER, 07bcf65f187117b4 smaato.com, 1100047713, RESELLER, 07bcf65f187117b4 smartadserver.com, 1408, RESELLER smartadserver.com, 1827, RESELLER smartadserver.com, 2058, RESELLER smartadserver.com, 2161, RESELLER smartadserver.com, 2441, RESELLER smartadserver.com, 2491, RESELLER smartadserver.com, 2640, RESELLER smartadserver.com, 2883, RESELLER smartadserver.com, 3050, RESELLER smartadserver.com, 3296, RESELLER, 060d053dcf45cbf3 smartadserver.com, 3554, RESELLER smartadserver.com, 3668, RESELLER smartadserver.com, 3713, RESELLER smartadserver.com, 3785, RESELLER smartadserver.com, 4012, RESELLER smartadserver.com, 4016, RESELLER smartadserver.com, 4071, RESELLER smartadserver.com, 4073, RESELLER smartadserver.com, 4074, RESELLER smartadserver.com, 4111, RESELLER smartadserver.com, 4537, RESELLER, 060d053dcf45cbf3 smartclip.net, 11958, RESELLER smartstream.tv, 6459, RESELLER smilewanted.com, 2246, RESELLER smilewanted.com, 2825, RESELLER sonobi.com, 7b37f8ccbc, RESELLER, d1a215d9eb5aee9e sonobi.com, 83729e979b, RESELLER soundcast.fm, 5e3301babc6b5, RESELLER soundcast.fm, 63038ce281dfc, RESELLER sovrn.com, 257611, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b sovrn.com, 260380, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b sovrn.com, 308272, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b sovrn.com, 310770, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b sovrn.com, 327078, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b sovrn.com, 346012, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b sovrn.com, 397546, RESELLER, fafdf38b16bf6b2b spotim.market, 4446666, RESELLER, 077e5f709d15bdbb spotx.tv, 146631, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotx.tv, 153598, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotx.tv, 178357, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotx.tv, 202009, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotx.tv, 230037, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotx.tv, 244525, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotxchange.com, 146631, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotxchange.com, 153598, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotxchange.com, 178357, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotxchange.com, 202009, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotxchange.com, 230037, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 spotxchange.com, 244525, RESELLER, 7842df1d2fe2db34 sublime.xyz, 2031, RESELLER supply.colossusssp.com, 194, RESELLER, 6c5b49d96ec1b458 synacor.com, 82171, RESELLER, e108f11b2cdf7d5b targetspot.com, 291, RESELLER, feb28ed826dcf532 teads.tv, 14211, RESELLER, 15a9c44f6d26cbe1 themediagrid.com, BQ9PNM, RESELLER, 35d5010d7789b49d themediagrid.com, ERS3KO, RESELLER, 35d5010d7789b49d themediagrid.com, JALYWI, RESELLER, 35d5010d7789b49d themediagrid.com, OWYXGT, RESELLER, 35d5010d7789b49d themediagrid.com, PIFK3H, RESELLER, 35d5010d7789b49d themediagrid.com, UI4ZER, RESELLER, 35d5010d7789b49d tremorhub.com, 0cc6w-h2tvh, RESELLER, 1a4e959a1b50034a tremorhub.com, 0cc6w-stphr, RESELLER, 1a4e959a1b50034a tremorhub.com, ewut4-b6zwq, RESELLER, 1a4e959a1b50034a triplelift.com, 10521, RESELLER, 6c33edb13117fd86 triplelift.com, 13567, RESELLER, 6c33edb13117fd86 triplelift.com, 2792, RESELLER, 6c33edb13117fd86 triplelift.com, 8495, RESELLER, 6c33edb13117fd86 triplelift.com, 9979, RESELLER, 6c33edb13117fd86 tritondigital.com, 106423, RESELLER, 19b4454d0b87b58b tritondigital.com, 123193, RESELLER, 19b4454d0b87b58b tritondigital.com, 44733, RESELLER, 19b4454d0b87b58b verve.com, 15503, RESELLER, 0c8f5958fc2d6270 vi.ai, 987349031605160, RESELLER video.unrulymedia.com, 1767448067723954599, RESELLER video.unrulymedia.com, 2564526802, RESELLER video.unrulymedia.com, 3948367200, RESELLER video.unrulymedia.com, 609241817, RESELLER video.unrulymedia.com, 7491264956381456664, RESELLER vidoomy.com, 2252369, RESELLER viralize.com, 339, RESELLER viralize.com, 3828, RESELLER voicemediagroup.com, 1554, RESELLER xad.com, 958, RESELLER, 81cbf0a75a5e0e9a xandr.com, 10736, RESELLER xandr.com, 14674, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 xandr.com, 4009, RESELLER, f5ab79cb980f11d1 yahoo.com, 49648, RESELLER yahoo.com, 57289, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 yahoo.com, 57857, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 yahoo.com, 58578, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 yahoo.com, 58905, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 yahoo.com, 59040, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 yahoo.com, 59244, RESELLER yahoo.com, 59361, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 yahoo.com, 59531, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 yahoo.com, 59702, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 yahoo.com, 59973, RESELLER, e1a5b5b6e3255540 yieldlab.net, 2172218, RESELLER yieldlab.net, 227224, RESELLER yieldlab.net, 495507, RESELLER yieldlab.net, 506261, RESELLER yieldlab.net, 5494672, RESELLER yieldlab.net, 5798882, RESELLER yieldlab.net, 6374282, RESELLER yieldlab.net, 6378054, RESELLER # END ads.txt - vocidallastrada.org - 2023-10-18 14:39:45