27 marzo 2009
IL CAPO MILITARE DELLA NATO ORDINA DI MASSACRARE 1000 AFGANI
Il generale Bantz Craddock, Comandante Supremo della Nato ha dato ordine all'esercito alleato di questa alleanza militare presente in Afghanistan di uccidere, di eliminare ogni persona che si trovi nella zona territoriale dove c'è un insurgenza, cioè ogni persona implicata nella semina e nel commenrcio della droga (coltivazione di papaveri), senza aspettare di sapere previamente se questi sono dei semplici contadini o se sono legati all' insurrezione.
Secondo il sito internet del giornale tedesco DER SPIEGEL, che ha rivelato questi fatti, l'ordine era stato confermato per iscritto il 5 gennaio del 2009 al Generale Tedesco Egon Ramms che si opponeva all'esecuzione di questo ordine e che l'aveva qualificato come crimine di guerra.
Queste rivelazioni hanno causato una gran commozione in Germania, ma curiosamente nessuna emozione in nessuno degli altri paesi implicati militarmente in Afghanistan.
Queste istruzioni si applicano in ogni zona di ribellione, ma non nella zona "pacificata" in Afghanistan, cioè la zona che si trova sotto l'autorità del Presidente (afgano) Karzai, e del suo fratellastro che lucra con il commercio e il traffico di oppio.
Significa che, il Generale Bantz Craddock ha ordinato di massacrare e/o eliminare ogni contadino che coltivasse la pianta del papavero (per creare eroina) e tutti i trafficanti che si scontrano nel commercio del traffico di droga con la famiglia monopolistica di Karzai.
Il Generale Bantz Craddock è l'ex capo del gabinetto militare di Donald Rumself. In quanto comandante del "Comando Del Sud", ha diretto l'installazione del centro di tortura di Guantanamo (la base militare Usa nel territorio cubano).
Ha anche partecipato attivamente alla pianificazione della guerra di Israele nel 2006 contro il Libano ed è stato nominato in quell'epoca come capo massimo della Nato in vista di un intervento dell'Alleanza Atlantica nel Libano, progetto che è stato bloccato dall'ex presidente francese Jacques Chirac durante una conferenza a Roma.
Ricordiamo che la droga prodotta dal clan Karzai in Afghanistan è destinata principalmente al Camp Bondstell (Kosovo), l'immensa base militare che gli Usa hanno costruito in quella zona, questa droga è amministrata dal Primo Ministro del Kosovo Haçim Thaci.
La droga viene distribuita dalla mafia kosovara principalmente in Europa Occidentale, i guadagni servono per finanziare le operazioni speciali della Cia fuori dal controllo dei fondi (economici) del Congresso degli Stati Uniti.
Fonte: http://www.voltairenet.org/article159446.html
Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa
26 marzo 2009
JAMES HANSEN: "IL PROCESSO DEMOCRATICO NON FUNZIONA"
di David Adam
Uno dei principali scienziati del mondo, dice che l'azione diretta e la protesta potrebbe essere l'unica forma di affrontare l'aumento delle emissioni di carbonio.
James Hansen, un climatologo della Nasa, ha dichiarato a The Guardian che le lobbies corporative stanno distruggendo gli intenti democrativi di ridurre l'inquinamento del carbonio. "Il processo democratico non sembra stia funzionando", ha detto.
Al punto di unirsi ad una protesta contro la sede centrale della compagnia energetica E.ON a Conventry, Hansen ha commentato: "La prima azione che la gente dovrebbe assumere è quella di usare il processo democratico." Ciò che sta demoralizzando le persone, incluso me stesso, è che l' azione democratica influisce sulle elezioni ma quello che otteniamo sono leaders politici in una posizione ecologica falsa.
"Si suppone che il processo democratico è una persona, un voto, ma se si converte in denaro parla più dei voti- Allora, non sono sorpreso del fatto che la gente si senta demoralizzata.
Penso che una manifestazione pacifica continui a funzionare, perchè ci rimane pochissimo tempo." Hansen ha detto che prendeva parte alla manifestazione a Coventry perchè vuole una moratoria internazionale sulle nuove centrali termiche a carbonio.
E.ON vuole costruire una centrale di questo tipo a Kingsnorth nel Kent, una sollecitazione che il Ministro dell'Energia e Cambio Climatico, ED Miliband recentemente ha rimandato.
"Penso che le azioni pacifiche che cercano di dirigere l'attenzione della società verso la questione non siano inappropiate", ha commentato Hansen.
Aggiunse che l'incontro scientifico della settimana scorsa(*) a Copenhagen,aveva lasciato in chiaro "l'urgenza della scienza e della non azione intrappresa dai governi."
I funzionari riuniti a Bonn alla fine di questo mese continueranno il dialogo su un nuovo trattato globale per il clima, per il quale gli attivisti, hanno chiesto che sia firmato l'incontro a Copenhagen a Dicembre. Hansen ha avvisato che il nuovo trattato ha "il fallimento garantito" nella riduzione delle emissioni.
Hansen ha affermato che :"Quello di cui si parla a Copenhagen è un rinforzare il protocollo di Kyoto, un limite e un commercio con le riduzioni e trappole per fuggire, e questo garantirà il fallimento nei termini di ottenere una riduzione veloce delle emissioni. Parlano di obiettivi che suonano incredibili, ma quando vedi che queste azioni saranno impossibili da raggiungere, posso capire che il pubblico informato si senta deluso."
Ha detto che è sempre più "preoccupato" per la presa di posizione della nuova amministrazione degli Stati Uniti. "Non sono ancora chiare le loro intenzioni, ma se sosterranno il limite e il commercio di emissioni allora, sfortunatamente, penso che sarà un altro caso di falsa posizione ecologica. Abbiamo bisogno di azioni più decise."
*(NdT:l'incontro è stato due settimane fa)
Fonte: http://www.guardian.co.uk/science/2009/mar/18/nasa-climate-change-james-hansen
Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa
USA: 2 OPZIONI PER SALVARE L'ECONOMIA...
Gli Stati Uniti sono i maggiori mutuatari al mondo. Il debito pubblico degli USA ha già superato il livello di 11 trilioni di dollari all'inizio del 2009 e continua a crescere come una valanga. Gli esperti sostengono che gli USA hanno soltanto due modi per risolvere il problema: dichiarare l'insolvenza o scatenare una guerra.
25 marzo 2009
FORUM MONDIALE DELL'ACQUA: TANTE PROMESSE, NESSUNA GARANZIA
Le organizzazioni civili criticano i risultati del Forum mondiale sull'Acqua.
I rappresentanti di organismi civili hanno richiesto più azioni e compromessi per difendere una risorsa che serve a tutti: l'acqua. Dicono che i documenti firmati in Istabul sono insufficienti.
Il Forum Mondiale sull'Acqua si è concluso domenica nella città di Istanbul con una grande quantità di proposte e di promesse per conservare le risorse di acqua nel nostro pianeta.
24 marzo 2009
CACCIA AGLI ORSI...IN PARLAMENTO
Franco Orsi del PDL dovrebbe chiamarsi "Big Hunter" o "Il Figlio di Boss(ol)i". Dovremmo introdurre le ronde per vigilare sui parlamentari. Ogni giorno cercano di rendere la nostra vita più miserabile.
Riporto, tra le tante ricevute, una mail sul disegno di legge Orsi.
"Il disegno di legge del senatore Franco Orsi: una lista di orrori senza fine.
Dal Senato della Repubblica parte in questi giorni uno dei più gravi attacchi alla Natura, agli animali selvatici, ai parchi, alla nostra stessa sicurezza: un disegno di legge di totale liberalizzazione della caccia. E' firmato dal senatore Franco Orsi.
Animali usati come zimbelli, caccia nei parchi, riduzione delle aree protette, abbattimenti di orsi, lupi, cani e gatti vaganti e tante altre nefandezze.
La legge 157/1992, l’unica legge che tutela direttamente la fauna selvatica nel nostro Paese, sta per essere fatta a pezzi.
Ecco la lista degli orrori:
*Sparisce l’interesse della comunità nazionale e internazionale per la tutela della fauna.L’Italia ha un patrimonio indisponibile, che è quello degli animali selvatici, alla cui tutela non è più interessato!
*Scompare la definizione di specie superprotette. Animali come il Lupo, l’Orso, le aquile, i fenicotteri, i cigni, le cicogne e tanti altri, in Italia non godranno più delle particolari protezioni previste dalla normativa comunitaria e internazionale.
*Si apre la caccia lungo le rotte di migrazione. Un fatto che arrecherà grande disturbo e incentiverà il bracconaggio, in aree molto importanti per il delicatissimo viaggio e la sosta degli uccelli migratori.
*Totale liberalizzazione dei richiami vivi! Sapete cosa sono i richiami vivi? Gli uccelli tenuti “prigionieri” in piccolissime gabbie per attirarne altri. Già oggi questa pessima pratica è consentita, seppure con limitazioni. Ma il senatore Orsi vuole liberalizzarla totalmente Sarà possibile detenerne e utilizzarne un numero illimitato. Spariranno gli anelli di riconoscimento per i richiami vivi. Sarà sufficiente un certificato. Uno per tutti! Tutte le specie di uccelli, cacciabili o non cacciabili, potranno essere usate come richiami vivi. Anche le peppole, i fringuelli, i pettirossi.
*700 mila imbalsamatori. I cacciatori diventeranno automaticamente tassidermisti, senza dover rispettare alcuna procedura. Animali uccisi e imbalsamati senza regole. Quanti bracconieri entreranno in azione per catturare illegalmente animali selvatici e imbalsamarli?
*Mortificata la ricerca scientifica. L’Autorità scientifica di riferimento per lo Stato (l’Istituto Nazionale per
*Si apre la caccia nei parchi a specie non cacciabili. Un’incredibile formulazione del Testo Orsi rende possibile la caccia in deroga (cioè la caccia alle specie non cacciabili) addirittura nei Parchi e nelle altre aree protette! Saranno punite le regioni che proteggono oltre il 30% del territorio regionale! Norma offensiva! Chi protegge "troppa" natura sarà punito. Come se creare parchi dove la gente e gli animali possano vivere e muoversi sereni, fosse un reato!
*Licenza di caccia a 16 anni. Invece che educare i ragazzi al rispetto, ecco a voi i fucili!
*Liberalizzato lo sterminio di lupi, orsi, cervi, cani e gatti vaganti eccetera! Un articolo incredibile, che dà a i sindaci poteri di autorizzare interventi di abbattimenti e eradicazione degli animali, in barba alle più elementari norme europee. Basterà che un singolo animale “dia fastidio”. Un vero e proprio Far West naturalistico.
*Leggi regionali per cacciare specie non cacciabili. Non sono bastate quattro procedure di infrazione dell’Unione europea, non sono bastate due sentenze della Corte Costituzionale. Il senatore Orsi regalerà a Veneto e Lombardia, ovvero agli ultrà della caccia, la possibilità di continuare a cacciare specie non cacciabili, e di farlo con leggi regionali. E le multe europee le pagheremo noi!
*Caccia con neve e ghiaccio. Si potrà cacciare anche in presenza di neve e ghiaccio, cioè in momenti di grandi difficoltà per gli animali a reperire cibo, rifugio, calore.
*Ritorno all’utilizzo degli uccelli come zimbelli! Puro medioevo! Le civette legate per zampe e ali e utilizzate come esca!
*Ridotta la vigilanza venatoria. Le guardie ecologiche e zoofile non potranno più svolgere vigilanza! Nel Paese con il tasso di bracconaggio tra i più alti d’Europa, cosa fa il Senatore Orsi? Riduce la vigilanza!
*Cancellato l’Ente Nazionale Protezione Animali dal Comitato tecnico nazionale. Le associazioni ambientaliste presenti nel Comitato sulla 157 saranno ridotte da quattro a tre. L’ENPA, storica associazione animalista italiana, viene del tutto estromessa
Diffondete questo documento, iscrivetevi alle liste in difesa degli animali selvatici che stanno nascendo sui blog.
Evitiamo che l’Italia precipiti in questa forma di barbarie. La natura è la nostra vita."
Testo disegno di legge Franco Orsi (PDL) confrontato con la legge esistente, dal sito della LIPU
1. Contattate i componenti della Commissione Territorio e Ambiente del Senato che devono discutere la legge Orsi.
Fonte: www.olambientalista.it/ddlprocaccia.htm
disinformazione.it
23 marzo 2009
IL MONDO SOTTO SORVEGLIANZA (Jean- Claude Paye)
Le conseguenze delle legislazioni antiterrorismo sul semplice cittadino
22 marzo 2009
MADAGASCAR: UN GOLPE CONTRO UNA MULTINAZIONALE
Ricorda (vagamente) quel che successe in Bolivia contro le multinazionali dell'acqua, la situazione in Madagascar. E' che quando la svendita è troppa, è troppa.
La splendida isola africana era non solo un Eden in Terra, ma era anche ricchissima di risorse naturali e minerarie. Il Presidente Ravalomanana, quello cacciato a calci nel sedere, aveva pensato bene di avviare la consueta politica di privatizzazioni selvagge con il premuroso sostegno dei soliti compagni di merende: il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Mondiale e l'Unione Europea (che quando si tratta di andare a depredare gli altri è pochissimo statalista).
Così, mentre il popolo malgascio continuava a fare la fame come tradizione, ecco chi si appropriava dei suoi tesori: il petrolio finiva alla francese Total, la bauxite e l'allumina alla Rio Tinto che malgrado l'esotico nome è inglese, il titanio alla sudafricana Exxaro, il carbone alla Island Minerals australiana, e infine il nichel e il cobalto alla canadese Sherritt. Naturalmente, le estrazioni minerarie avvengono come sempre senza alcun rispetto del ricchissimo ambiente malgascio, devastando allegramente foreste e habitat di specie preziose e in via di estinzione.
Fin qui, tutto normale. Ma alla fine la shock economy esagera sempre: e quando lo scorso novembre il presidente tycoon (sull'Independent lo paragonano apertamente a Berlusconi!) ha deciso di cedere, gratuitamente, l'uso di metà del territorio coltivabile alla multinazionale coreana Daewoo per sfamare Seoul, la popolazione ha deciso di mettere un punto. Si trattava di 1,3 milioni di ettari che alimentavano quattro milioni di persone, e la Daewoo li riceveva in dono limitandosi a ricambiare con "infrastrutture". Si, immaginiamo le grandi opere in programma...
Come dice Grillo, che fu tra i primi a parlarne, un tempo si regalavano collanine di vetro ai colonizzati, oggi neanche quelle. Però, almeno, è stato trovato il coraggio di ribellarsi a tutto ciò e di rovesciare un simile corrotto governo. Si spera ora nel sol dell'avvenir, ma il nuovo leader è un ex dee-jay... non esattamente Salvador Allende.
21 marzo 2009
NOAM CHOMSKY: INDEBOLENDO GAZA...
Foreign Policy in Focus
20 marzo 2009
IL NUOVO ORDINE MONDIALE DI OGM...
Una risoluzione del Parlamento europeo del 28 maggio 2008, nascosta dai media ( servi del potere) nazionali, attua una legittimazione del progetto di creazione di un grande mercato transatlantico per il 2015.
Prevede l'eliminazione delle barriere al commercio, d'ordine doganale, tecnico o regolamentare, come pure la liberalizzazione degli appalti pubblici, della proprietà intellettuale e degli investimenti.
L'accordo prevede un'armonizzazione progressiva delle regolamentazioni e soprattutto il riconoscimento reciproco delle norme in vigore dei due lati dell'Atlantico.
Nei fatti, è il Diritto statunitense che sarà applicato.
Questo significa libera importazione di sostanze OGM (Monsanto,Unilever ringraziano), polli al cloro, carni stracariche di ormoni e cibi extravitaminici fino ad ora vietati in UE.
L' accordo sul libero mercato (o libero avvelenamento) è passato grazie ad una organizzazione ONG, la Transatlantic Policy Network composta da una lunga serie di aziende, banche , multinazionali e organizzazioni come ad esempio ASPEN ITALIA (Luigi Abete, Giuliano Amato, Lucia Annunziata, Alberto Bombassei, Francesco Caltagirone, Giuseppe Cattaneo, Fedele Confalonieri, Francesco Cossiga, Maurizio Costa, Gianni De Michelis, Umberto Eco, John Elkann, Pietro Ferrero, Jean-Paul Fitoussi, Franco Frattini, Cesare Geronzi, Piero Gnudi, Gian Maria Gros-Pietro, Enrico Letta, Gianni Letta, Emma Marcegaglia, Francesco Micheli, Paolo Mieli, Mario Monti, Tommaso Padoa Schioppa, Corrado Passera, Riccardo Perissich, Angelo Maria Petroni, Mario Pirani, Roberto Poli, Ennio Presutti, Romano Prodi, Gianfelice Rocca, Cesare Romiti, Paolo Savona, Carlo Scognamiglio, Domenico Siniscalco, Lucio Stanca, Robert K. Steel, Giulio Tremonti, Giuliano Urbani, Giacomo Vaciago).
Nel dettaglio della Transatlantic Policy Network fanno parte:
• ABB (Asea Brown Boveri, il colosso elvetico-svedese dell'elettricità);
• Deutsche Bank
• Pechiney
• Accenture, una costola della Arthur Andersen, prudenzialmente con base nel paradiso fiscale delle Bermuda, che agisce come agenzia di lobby: a questo scopo spendendo nel 2006 oltre 4 milioni di dollari per convincere gli eurocrati.
• Dow Chemical, la più grande multinazionale chimica, produttrice del napalm, che nel 2007 ha speso in lobbying 2,3 milioni di dollari.
• Pfizer International, la farmaceutica, detentrice di brevetti miliardari come il Viagra e Zoloft.
• AOL Time Warner, il più grosso provider di accesso a Internet, e la più grande agenzia dell'industria dello spettacolo-
• EDS o Electronic Data Systems, la più grossa multinazionale di elettronica e telecomunicazioni, anche militari.
• Philips BASF
• Ford Motor Company SAP
• Bertelsmann AG , la grande editrice tedecsa (giornali, riviste, radio, libri).
• AG General Electric SAS
• Boeing
• Honeywell
• Siemens AG
• BP
• IBM- Unilever BT
• Merck
• United Technologies Corporation, holding multinazionale che possiede famose industrie dell'armamento, da Sikorsky (elicotteri) a Pratt & Whitney (motori daereo)
• Caterpillar
• Michelin- UPS- Coca-Cola
• Microsoft
• Xerox
• Daimler Chrysler
• Nestlé
ISTITUZIONI :
• Aspen Institute - Berlin
• Aspen Institute - Italy
• The Atlantic Council of the United States- Brookings Institution
• Carnegie Endowment for International Peace
• Centre for European Policy Studies (CEPS)
• Congressional Economic Leadership Institute (CELI)
• Council on Foreign Relations
• Center for Strategic and International Studies (CSIS)
• European Policy Centre (EPC)
• The European Round Table of Industrialists (ERT)
• European-American Business Council
• EC Committee of the American Chamber (Brussels)
• European Institute (Washington)
• German Marshall Fund of the United States
• Institut Francais des Relations Internationales (IFRI)
• Trans European Policy Studies Association TEPSA)
• UNICE
• U.S. Chamber of Commerce
• US Council on Competitiveness.
IL PONTE DELLA MAFIA
di Umberto Santino
Il Ponte vogliono farlo, sia Berlusconi che Lombardo, perché sarebbe qualcosa come le piramidi per i faraoni, un monumento con cui consegnarsi alla storia. E, tenendo conto di come sono fatti tali personaggi, l'immagine delle piramidi sembra fatta su misura per loro. Ma è un'immagine che può andare benissimo non solo per la grandiosità del progetto ma soprattutto perché esso è una summa ancora più grande di interessi. Sul ruolo che la mafia, le mafie, potrebbero avere nella costruzione del Ponte sullo Stretto di Messina sono apparsi in questi ultimi anni articoli, resoconti di ricerche e di inchieste, considerazioni all'interno delle relazioni della Direzione investigativa antimafia. Eppure il quadro che emerge da gran parte di queste prese di posizione può considerarsi inadeguato. Poiché inadeguata è l'idea di mafia che sta alle loro spalle. Una mafia che al più potrebbe esercitare la vecchia pratica dell'estorsione-protezione, rispolverata da analisi di successo, nonostante la loro evidente infondatezza o parzialità; potrebbe accaparrarsi subappalti, fornire materiali, reclutare manodopera, lucrare in mille modi ma comunque limitarsi a un ruolo parassitario-predatorio. Questo libro, sulla base di una documentazione rigorosa, dà un'immagine diversa, poiché parte da un'idea di mafia molto più complessa. Non solo e non tanto la cosiddetta "mafia imprenditrice" di cui si è parlato a partire dagli anni '80, in base a un'analisi frettolosa e superficiale, ma una mafia finanziaria, forte di un'accumulazione illegale sviluppatasi esponenzialmente e quindi in grado di giocare un ruolo da protagonista e non da parente povero dei grandi gruppi imprenditoriali.
La stampa ha parlato di personaggi come l'anziano ingegnere Zappia, ma scorrendo le pagine di questo libro si incontrano gruppi e figure che non lasciano dubbi sulla loro natura e sulle loro intenzioni. In primo luogo la mafia siculo-canadese, dagli storici Caruana e Cuntrera a Vito Rizzuto, poi i signori del petrolio, tutti personaggi indicati con nomi e cognomi e sulle cui disponibilità finanziarie non si possono nutrire dubbi. E questo campionario non è il frutto di una sorta di chiamata di correo general-generica ma poggia sulla base di relazioni ricostruite con puntigliosa precisione attraverso una documentazione che privilegia le fonti giudiziarie, anche se non definitive. La fonte più significativa è l'inchiesta Brooklyn, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Roma, al cui centro è un'operazione orchestrata dalla mafia siculo-canadese per investire 5 miliardi di euro provenienti dal traffico di droga. Giuseppe Zappia e la sua cordata nel 2004 sono stati esclusi dalla gara preliminare per il general contractor e l'ingegnoso professionista si è affrettato a indicare una fonte finanziaria insospettabile: una società in mano alla famiglia reale dell'Arabia Saudita che prenderebbe i soldi dal business del petrolio. Il quadro che emerge dall'inchiesta è uno spaccato significativo del capitalismo reale contemporaneo, in cui l'accumulazione illegale convive con quella legale, accomunate da processi di finanziarizzazione speculativa per cui diventa sempre più difficile distinguere i due flussi. È una prospettiva indicata da tempo da chi scrive, per anni in sostanziale isolamento, e che a lungo andare si è presentata come la più adeguata per capire l'evoluzione dei fenomeni criminali e la permeabilità del contesto economico, politico e istituzionale.
Il quadro si amplia ulteriormente se si considerano le vicende belliche recenti e in corso, che hanno fatto degli ultimi anni una micidiale mistura di violenze che consegnano un tragico testimone al nuovo millennio. Se il Novecento è stato il secolo, tutt'altro che breve per chi l'ha vissuto, che ha visto rivoluzioni abortite e totalitarismi tra i più feroci, ma pure tra i più legittimati dal consenso delle folle, della storia dell'umanità, il Duemila nasce all'insegna della contrapposizione tra guerra e terrorismo, entrambi elevati a religione identitaria, in un duello barbarico che impropriamente si definisce "scontro di civiltà" mentre sarebbe più congruo parlare di morte delle civiltà. Cosa c'entra tutto questo con il Ponte? Nelle pagine del libro troviamo vecchi e nuovi personaggi, alcuni notissimi, altri meno, che all'interno del mondo finanziario si incontrano e danno vita a un carosello che sembra fatto per confondere le acque ma in cui tutto sommato è possibile seguire il filo degli interessi e ricostruire il gioco delle parti. I dignitari arabi chiamati in causa da Zappia sarebbero personaggi che direttamente o indirettamente sono legati agli strateghi del terrorismo internazionale. Qualche esempio: risulta che il Saudi Binladin Group opera congiuntamente con Goldman & Sachs che ha una partecipazione del 2,84 % in Impregilo, la società che si è assicurata la costruzione del Ponte, mentre un altro gruppo, l'ABN Amro, sempre in collegamento con la società della Famiglia Bin Laden, ha il 3%. Si dirà: i familiari di Osama non sono direttamente coinvolti nel terrorismo islamico, ma i movimenti islamisti radicali che si ispirano al wahhabismo contribuiscono a costruire e diffondere un credo identitario che costituisce il contesto ospitale per scelte che portano in quella direzione. E gli affari sono affari per tutti, anche se ci si trova ad operare in schieramenti contrapposti. Al di là di credi religiosi, di fedi politiche, il business è una sorta di dio unico di un monoteismo devotamente praticato da chi ha capitali da investire e interessi da far valere.
Le grandi opere sono uno dei terreni principali in cui si cementano i blocchi sociali e si formano e consolidano le borghesie mafiose. Non è una novità. Tra le grandi opere spicca per la sua emblematica esemplarità l'autostrada Salerno-Reggio Calabria, un vero e proprio crocevia in cui si incontrano tutti: grandi imprese, famiglie mafiose, storiche ed emergenti, politici e amministratori di varia estrazione, ormai tutti, o quasi tutti, accomunati dal credo del business a portata di mano. E anche in questi casi non si tratta solo di pagare pizzi, "rispettare" competenze territoriali, ma di cointeressenze, proficue per tutti. Più che di accoppiamenti forzati si deve parlare di matrimoni consensuali. Tutto questo si consuma in un contesto, come quello in cui viviamo, in cui l'illegalità è una risorsa, la sua legalizzazione è un programma, l'impunità è una bandiera e uno status symbol. E il consenso non manca. Un'opera come il Ponte, nonostante le voci contrarie, coniuga perfettamente interessi mirati e diffusi. Fa da collante per una formazione sociale che ha radici storiche e ottime prospettive di futuro. Il libro di Mazzeo delinea questo percorso e rilancia l'allarme. Come tale si inserisce in un dibattito che ha conosciuto momenti significativi ma che da qualche tempo si è assopito. Ed è assente, o quasi, proprio ora che ci si prepara alla liturgia della prima pietra. Quel che mi sembra vada sottolineato è che non si tratta di sposare una visione secondo cui qualsiasi opera, grande o piccola che sia, vada esorcizzata, in nome di un fondamentalismo ambientale che vuole, riuscendoci o meno, sbarrare il passo a qualsiasi intervento umano su una natura che da millenni è ben lontana dall'essere incontaminata.
L'ambientalismo non può essere ridotto a una sequela di no, ma dovrebbe essere capace di porsi come alternativa, praticabile e concreta. Ed è proprio questa alternativa che, dopo il crollo delle grandi narrazioni, è venuta a mancare, anche se non mancano proposte credibili. Ma è il quadro generale che non c'è. E non vuol dire neppure bloccare i lavori non appena si sente odore di mafia. Un'opera pubblica, piccola o grande che sia, se è utile, se è necessaria, va fatta e se la mafia cerca di metterci le mani bisogna fare di tutto per tagliargliele. Se c'è la volontà di farlo, è possibile: dovrebbe essere chiaro che non esiste nessuna Piovra, inconoscibile e imbattibile. Ci sono mafie, con uomini in carne e ossa, che è possibile individuare, combattere e sconfiggere. Non certo inviando eserciti, che servono soltanto a simulare un controllo del territorio meramente simbolico e spettacolare. Le mafie si sconfiggono solo se si spezzano i legami che le hanno fatto e le fanno forti. E l'inchiesta in corso di svolgimento sugli interessi mafiosi legati al Ponte può andare a segno solo se non è un fatto isolato, frutto di un atto pilatesco che delega ancora una volta ad alcuni magistrati quello che dovrebbe essere l'impegno di uno schieramento più ampio. C'è da chiedersi se il cantiere per costruire un ponte culturale, sociale e politico, lanciato verso un futuro diverso, sia aperto e operante o faccia parte di un desiderio destinato a rimanere tale.
Titolo originale: IL PONTE E LE MAFIE: UNO SPACCATO DI CAPITALISMO REALE
Fonte: http://www.imgpress.it/
19 marzo 2009
UE: CAMBIALE ISLANDESE PER ELUDERE I "NO" REFERENDARI
Quindi ci siamo. Olli Rehn, commissario preposto all'allargamento dell'Unione europea, s'è detto pronto ad organizzare una procedura d'adesione rapida, per l'isola attraversata da una crisi economica e finanziaria senza precedenti.
18 marzo 2009
GLI SQUADRONI DELLA MORTE DI ISRAELE: STORIA DI UN SOLDATO
La politica militare di Israele di assassini selettivi è stata descritta dall'interno per la prima volta. In un'intervista con l'Indipendent on Sunday, e nella sua testimonianza ad una organizzazione di ex soldati, Breaking the Silence (Rompendo il silenzio), un ex membro di uno squadrone della morte, ha parlato del suo ruolo in un'imboscata fallita nella quale morirono due passanti palestinesi così come i due combattenti attaccati.
L'operazione, che ebbe luogo poco più di otto anni fa, all’inizio dell'attuale Intifada, causò traumi psicologici all'ex tiratore scelto. Fino ad oggi non ha mai raccontato ai genitori la sua partecipazione a quello che chiamò "il primo assassinio faccia a faccia dell'Intifada".
17 marzo 2009
L' ETICA DEL MICROCHIP
Le grandi multinazionali come Coca Cola, Kraft, CVS, Proctor and Gamble, Kellogs, Best Buy, Home Depot, Colgate-Palmolive, GlaxoSmithKline, Nestle, PepsiCo, stanno già sostenendo l'operazione, ed hanno già cominciato su vasta scala (e all'oscuro di milioni di cittadini), ad immettere sul mercato etichette RFID.
Anche in Italia, ma sempre all'insaputa dei cittadini alcune marche famose hanno prodotto etichette con microchip, come ad esempio la Benetton, che nel 2003, dopo aver fatto dei "test interni" sulla tecnologia R-Fid, poi ha dichiarato in un comunicato stampa che non sarebbero stati applicati a livello industriale. Nel frattempo anche Prada, Iceberg e Levi's si sono interssati alle etichette R-fid. La Levi's le ha applicate su diversi stock in tutto il mondo senza però informare i cittadini.
Fin qui nulla di nuovo, perchè qualche ben informato sa che i microchip sono una realtà, anche quando viene nascosta. Ora però anche in Italia, si cominciano a propagandare i benfici (?) di un R-Fid. Circa un mese fa la Banca Marche, in collaborazione con MasterCard e
CartaSi, ha lanciato un’iniziativa nelle città di Pesaro, Fano, Cattolica e Gabicce
Mare per gestire in modo nuov i cosiddetti “micro pagamenti”, cioè i pagamenti fino a 25 euro.
La carta di credito, emessa per Banca Marche da CartaSi su circuito MasterCard, in collaborazione con Quercia Software, oltre alle normali funzioni di carta di credito è dotata della tecnologia contactless.
Il tutto viene propagandato mettendo l'attenzione sulla velocità dei pagamenti che avverrebbero in circa un secondo, semplicemente accostando la carta al display.
Solo pochi mesi fa la IBM ha fatto uno spot, andato in onda in Usa, dove pubblicizzava il suo microchip. Ricordiamo che proprio la IBM nel 2001 lo ha brevettato.
Quanto tempo passerà prima che vediamo in TV la pubblicità di un impianto R-Fid sull'uomo, anche in Italia? Hanno già prodotto "braccialetti" per pazienti, che "eliminerebbero" errori nella somministrazione di farmaci. E' questa la soluzione alla malasanità?
Prossimamente vedremo braccialetti per chi viola la legge, diranno che è per la nostra sicurezza, ma dopo qualche anno non saranno sufficienti, e dovremo fare tutti un bell'impanto R-Fid!
16 marzo 2009
BCE: MEZZA EUROPA AD OLTRE IL 3% DI DEFICIT NEL 2009
Commentando gli effetti della crisi sulle politiche di bilancio, la Bce evidenzia nel documento che “gli aggiornamenti dei programmi di stabilità dei Paesi dell’area dell’euro e gli addenda recenti” confermano “la prospettiva di un brusco deterioramento generalizzato delle finanze pubbliche all’interno dell’area” e invita i governi a “compiere un percorso di risanamento per il ripristino di solide posizioni di bilancio, nel pieno rispetto del Patto di stabilità e crescita”. Per i banchieri di Francoforte, ciò è necessario per “mantenere la fiducia del pubblico nella sostenibilità dei conti, importante sia per la ripresa economica, sia a beneficio della crescita nel lungo periodo”.
Che la situazione sia molto difficile e che quindi anche i conti peggioreranno inevitabilmenteè dunque chiaro, sia per la Commissione sia per la Bce. Secondo le stime contenute nel Bollettino, il Pil di Eurolandia dovrebbe registrare nel 2009 una caduta compresa tra il 3,2% e il 2,2%, per poi migliorare nel 2010, anno in cui nella zona euro è attesa “una graduale ripresa” e una crescita compresa fra il meno 0,7% e il più 0,7%. “In entrambi gli anni - si legge nel documento - il tasso di incremento del Pil subirà una riduzione significativa per gli effetti negativi di trascinamento dell’anno precedente”.
Per gli economisti di Francoforte, però, la ripresa del 2010 dipenderà dagli “effetti delle ingenti misure di stimolo macroeconomico in atto” (tutti ancora da vedere…) nonché dagli “interventi” attuati sia all’interno che all’esterno di Eurolandia per ripristinare il funzionamento del sistema finanziario. A sostenere nel prossimo futuro i consumi e il reddito disponibile reale, per Francoforte, contribuirà invece (solo) il calo dei prezzi delle materie prime.
La logica degli euroburocrati è chiara: mentre i cittadini europei devono fare sacrifici per rispettare il Patto di Stabilità - un vincolo che peraltro nemmeno gli Usa si auto-impongono a sostegno della credibilità del dollaro con la conseguenza di esportare i loro debiti in Europa e nel resto del mondo - gli economisti della Bce possono tranquillamente dimostrarsi impotenti di fronte alla crisi, ammettendo di non possedere strumenti adeguati di contrasto.
Preoccupati più di salvare il ‘lavoro’ svolto finora sul fronte dell’inflazione e dell’apertura dei mercati e della concorrenza - politiche dimostratesi fallimentare rispetto agli scopi perseguiti - i banchieri di Francoforte sembrano auspicare infatti il perpetrarsi della crisi piuttosto che una rapida ripresa dell’economia. “È essenziale che le misure di sostegno adottate dai governi non distorcano la concorrenza e non ritardino l’adeguamento strutturale necessario ed è fondamentale evitare misure protezionistiche”, si legge nel bollettino della Bce, nel quale si ribadisce anche che “nel settore delle politiche strutturali resta importante perseguire politiche economiche in linea con il principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza”. “Astenersi dal protezionismo sarà indispensabile per consentire all’economia mondiale di superare con maggiore rapidità la crisi”, sostengono i tecnici della Bce, rilanciando i negoziati del Doha Round come “tappa saliente verso la maggiore integrazione e apertura dell’economia mondiale a beneficio di tutti”.
Commentando l’ultimo taglio del costo del denaro del 5 marzo scorso, inoltre, il Consiglio direttivo dell’istituto ha ammesso candidamente che l’obiettivo della misura non era di stimolare la crescita ma di mantenere la stabilità dei prezzi e il potere d’acquisto delle famiglie nel medio periodo, come prevede lo stesso statuto della Bce che mira ad un tasso di inflazione inferiore al 2%. E stando alle stime della banca centrale, intorno alla metà del 2009 l’inflazione dovrebbe scendere temporaneamente sotto lo zero, con un tasso di incremento annuo compreso fra lo 0,1 e lo 0,7%. Poco conta per Francoforte che la flessione è legata più alla caduta dei prezzi dei beni energetici e del reddito… e dunque alla crisi. Continueremo ad “assicurare il saldo ancoraggio delle aspettative di inflazione a medio termine, che favorisce la crescita sostenibile e l’occupazione e contribuisce alla stabilità finanziaria”, recita il bollettino, ignorando bellamente gli effetti dello stillicidio occupazionale, la crisi del sistema produttivo e il conseguente grave calo del reddito disponibile.
Contro la crisi, ha ammesso al contempo la Bce, sul fronte della politica monetaria “non vi è margine di manovra per adottare ulteriori misure di stimolo” poiché, “allo stato attuale, potrebbero nuocere al clima di fiducia”. Non resta dunque che la politica fiscale, sulla quale però, parlando dei piani di stimolo fiscale, ha ammonito i governi a tener presente i considerevoli stabilizzatori automatici dell’area euro e gli impegni “considerevoli” già presi a sostegno del sistema bancario, che non rientrano nei calcoli del disavanzo o del debito ma che avranno “un impatto diretto su entrambi, nel momento in cui si rendesse necessario dar loro seguito”. Le misure fiscali comunque – ed ecco l’ennesimo consiglio ‘vincolante’ della Bce - saranno più efficaci “se tempestive, mirate e temporanee”…
Pur avendo armi spuntate contro la crisi del secolo, insomma, gli euroburocrati di Francoforte confermano ancora una volta che ciò che conta di più per loro è che venga fatto un risanamento “più ambizioso” laddove le pressioni sui mercati finanziari sono più “forti”. Come a dire: l’economia salvi la finanza, tramite lo Stato!
Fonte: Rinascita.info
15 marzo 2009
LA CRISI ECONOMICA E L'ETICA DEL CAPITALISMO
di Jean Paul Fitoussi
È l’interdipendenza tra stato di diritto e attività economica che dà al capitalismo la sua unità. L’autonomia dell’economia è un’illusione, come la sua capacità di autoregolarsi. E se siamo arrivati al disastro di oggi è proprio perché la bilancia pendeva un po’ troppo verso questa illusione. Questo sbilanciamento corrisponde a un capovolgimento di valori. Si fa un servizio migliore all’etica - si pensava - regolando di più gli Stati e di meno il mercato. L’ingegnosità dei mercati finanziari ha fatto il resto. Lo scandalo del capitalismo contemporaneo sta nella mondializzazione della povertà, perfino nei Paesi più ricchi. E ancora di più sta nell’aver accettato un circolo di illegalità insostenibile nei Paesi democratici. Perché il sistema vive nella tensione tra due principi: quello del mercato e dell’ineguaglianza da una parte (un euro, una voce) e quello della democrazia e dell’uguaglianza dall’altra (una persona, una voce), obbligati alla ricerca permanente di un compromesso.
Questa tensione permette al sistema di adattarsi e di non rompersi come succede ai sistemi basati su un principio solo, com’è accaduto a quello sovietico. La tesi secondo cui il capitalismo avrebbe vinto come organizzazione economica grazie alla democrazia, piuttosto che a suo scapito, sembrava la più convincente. Oggi ne abbiamo una rappresentazione efficace. Lo spettacolo dei soldi facili cancella gli orizzonti temporali. Rendimenti finanziari troppo alti contribuiscono al disprezzo del futuro, a impazienza nel presente, al disincanto sul lavoro. Non è più necessario citare l’Antico Testamento per capire che a questo punto il rapporto tra denaro ed etica va in crisi. Anche Adam Smith ne aveva parlato nella sua Ricerca sulla natura e le cause della ricchezza dei Paesi (Gallimard, 1796). Il disprezzo del futuro va in contrasto con l’orizzonte di lungo periodo necessario alla democrazia. Una delle chiavi del compromesso tra il benessere delle generazioni presenti e quelle future è l’arco temporale determinato dal dibattito politico. Un orizzonte limitato, come l’ assenza di giustizia sociale, aggrava il conflitto.
Quando le diseguaglianze sono forti una parte importante della società non può proiettarsi nel futuro nero che l’aspetta. E se si formula l’ipotesi che l’altruismo tra una generazione e l’altra è una forma di sentimento morale spontaneo, come sembrerebbe dire l’attenzione che tutti hanno per il destino dei bambini, si capisce bene che una maggiore equità sociale potrebbe riconciliare il capitalismo con il lungo termine. Per restituire etica al capitalismo, bisogna rompere con la dottrina del passato che ci ha portato alle turbolenze finanziarie di questi mesi. Bisognerebbe «deregolamentare le democrazie», fare più posto alla volontà politica, e regolare meglio i mercati. Bisognerebbe prendere più sul serio le decisioni sulle regole della giustizia e rendere oggetto di una deliberazione dei Parlamenti annuale un calo accettabile della diseguaglianza. La pubblicità di queste discussioni permetterebbe di rompere con la concorrenza sociale e fiscale che spinge le persone verso il basso, dando la speranza di una concorrenza che spinga verso l’alto.
Fonte: http://www.lemonde.fr/archives/article/2009/03/02/la-crise-economique-et-l-ethique-du-capitalisme-par-jean-paul-fitoussi_1162084_0.html
14 marzo 2009
DISORDINI CIVILI IN AMERICA?
Zbigniew Brzezinski, ex National Security Advisor e primo sostenitore di Barack Obama nella campagna presidenziale, ha avvertito che disordini civili sul suolo americano sono una possibilità che non deve essere esclusa. Brzezinski spiega che "[gli Stati Uniti] avranno milioni e milioni di disoccupati, le persone si troveranno veramente di fronte ad una stretta. Saremo per un certo periodo di tempo in questa situazione prima che le cose possano migliorare. E allo stesso tempo c'è la sensibilizzazione dellla gente su questa straordinaria ricchezza che è stata trasferita a poche persone ai livelli più alti senza precedenti storici in America... Brzezinski si conclude con questa annotazione degna di nota "... maledizione, ci potrebbero essere anche disordini".
Questo significa che la parte superiore dell'èlite ai livelli più alti della politica americana hanno capito che l'attuale turbolenza finanziaria ed economica è molto peggiore di quello che molti esperti avevano previsto, e che le cose potrebbero davvero sfociare in una spirale fuori controllo, se l'attuale situazione degenerasse ulteriormente. Infatti, segni di ottimismo non si trovano da nessuna parte. Piuttosto il contrario.
La piena dimensione finanziaria del maremoto si riflette chiaramente in un pezzo scritto da Barry Ritholtz, che stabilisce che il piano di salvataggio promosso da ex Segretario del Tesoro Henry "Hank" Paulson è pari ad una somma di denaro che è superiore a quello stanziato per la Louisiana Purchase , il New Deal, il piano Marshall, il progetto lunare Apollo, la Guerra di Corea, la guerra del Vietnam, l'invasione dell'Iraq e di altri grandi spese pubbliche - combinate (!). Ciò dimostra che l'èlite dei politici statunitensi (sia democratici e repubblicani) hanno gravi preoccupazioni circa la salute del sistema finanziario americano e dell'economia americana.
Il fallimento della Lehman Brothers' (il più grande nella storia americana), è stato soltanto la punta di un iceberg e le condizioni economiche e finanziarie hanno drammaticamente peggiorata da allora. Il 22 gennaio 2009, il Christian Science Monitor ha pubblicato che le quattro maggiori banche degli Stati Uniti "hanno perso metà del loro valore dal 2 gennaio." Inoltre, nel periodo estivo dal 2008 al marzo 2009, l'indice Dow Jones Industrial Average è diminuito più del 50%. Inoltre, solo in febbraio 2009, più di 651 000 posti di lavoro sono stati persi negli Stati Uniti, e il tasso di disoccupazione ha raggiunto 8,1%, il più alto in 26 anni. Inoltre, alcuni costruttori di automobili degli Stati Uniti (come Ford, General Motors e Chrysler), una volta l'orgoglio d'America, l'industria, devono praticamente essere sovvenzionati per vivere.
Steve Lohr, dal New York Times, scrive che "Alcune delle grandi banche negli Stati Uniti, secondo gli economisti e altri esperti di finanza, sono come uomini morti che camminano". In effetti, vi erano solo due banche d'investimento a sinistra: Morgan Stanley e Goldman Sachs e la loro condizione non è esattamente solida perché sono riusciti a sopravvivere, solo diventando normali banche commerciali. The Guardian riproduce una valutazione da Bill Isacco, è un esperto finanziario, egli sostiene che la trasformazione sia Morgan Stanley e Goldman Sachs, è "un peccato, perché questo paese [gli USA], è stato costruito, in parte, con l'assunzione di rischi da Goldman e Morgan e da un intero gruppo di imprese prima di loro." Karl-Ovest, dal Daily Mail che cita finanziari specialisti avvertono che il colosso-banca Citigroup "potrebbe crollare".
Tutti ciò indica che il tanto temuto tracollo finanziario non è più una lontana e remota possibilità, perché in realtà è già in atto. Tuttavia, questo potrebbe scatenare un caos molto grave con conseguenze preoccupanti. Al fine di avere una chiara comprensione di queste implicazioni, è di vitale importanza tener conto di alcune relazioni a cui non è stata data l' attenzione che meritava, quando sono state pubblicate per la prima volta.
Il professor Michel Chossudovsky ha osservato che la 3° Divisione di Fanteria della I Brigata Combat Team dell’esercito Usa, è tornata dall' Iraq alcuni mesi fa. Tale informazione è molto preoccupante perché tali unità militari "possono essere chiamati a contribuire in caso di disordini civili e per il controllo della folla", secondo fonti ufficiali. Ora, quale scenario potrebbe eventualmente richiede l'implementazione operativa di tali unità sul territorio americano? Professor Chossudovsky puts forward an intriguing hypothesis that must be borne in mind. . Il professor Chossudovsky deduce un intrigante ipotesi che dev' essere tenuta in considerazione. Egli sostiene che "una sommossa civile risultante dalla fusione dal punto di vista finanziario è una distinta possibilità, dato l'ampio impatto del crollo finanziario sui risparmi a vita, fondi pensione, proprietà immobiliari, ecc".
Poco tempo dopo, il Centro per la ricerca sul sito Centre for Research on Globalization, ha pubblicato un articolo scritto da Wayne Madsen. Il sig. Madsen afferma che un rapporto altamente riservato, ma ufficiale sta circolando tra gli alti membri del Congresso degli Stati Uniti e dei loro consulenti ai livelli più alti. La relazione è stata presumibilmente soprannominata come il "Documento C & R". L'autore precisa che tali lettere significano nient' altro che "Conflitto" e "Rivoluzione" in quanto tali scenari sono presumibilmente considerati dai politici statunitensi come plausibili conseguenze innescate da un tracollo finanziario. Secondo il Sig. Madsen, il contenuto del documento che rivela che il grave caos finanziario potrebbe essere la scintilla per una grande guerra, se Washington si rifiutasse di onorare il suo debito estero e / o disordini nelle città degli Stati Uniti se la popolazione americana non accettasse il considerevole aumento delle imposte.
Per decenni, nel complesso la stabilità politica negli Stati Uniti è stata data per scontata. Tuttavia, come è stato sottolineato, anche alti statisti americani stanno prendendo in considerazione il fatto che la volatilità finanziaria potrebbe essere il combustibile per un'ondata di malcontento che potrebbe facilmente raggiungere proporzioni preoccupanti. Sembra che l'America non è immune dal "regime-threatening instability"(regime-pericolo di instabilità), come la definiscono il Pentagono e la comunità di intelligence Usa. È probabile che i funzionari del governo americano non hanno escluso lo scenario peggiore. Infatti sembra che si stiano preparando di conseguenza.
Pertanto, da ciò che è stato esaminato qui, una volta che si procede a collegare i puntini comincia ad emergere un'immagine molto cupa, per usare un eufemismo. Un onnicomprensiva nube di incertezza ci impedisce di formulare una previsione accurata degli sviluppi per quanto riguarda ciò che si verificherà e il modo in cui si svolgerà la situazione prossimi mesi, per non parlare di anni. L'unica cosa che può essere data per scontata e che si può essere certi che l'impensabile è ora diventato possibile.
José Miguel Alonso Trabanco è uno scrittore indipendente con sede in Messico, specializzato in geopoltica e affari militari. Ha una laurea in Relazioni Internazionali della Monterrey Institute of Technology e Studi Superiori, Città del Messico. La sua attenzione si concentra sulla geopolitica contemporanea e storica, il mondo della bilancia del potere, il sistema internazionale di architettura delle nuove competenze emerghenti.
Fonte: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=12619
Tradotto per Voci Dalla Strada da Loris
Articoli correlati:Legge marziale… a quando?