2 febbraio 2009

Operazione Sarkozy: La CIA Nella Repubblica Francese

Fonte: www.voltairenet.org

Nicolas Sarkozy deve essere giudicato per la sua azione e non in base alla sua personalità. Ma quando la sua azione sorprende perfino i suoi elettori, è legittimo entrare in dettaglio nella sua biografia ed interrogarsi sulle alleanze che lo hanno portato al potere. Thierry Meyssan ha deciso di scrivere la verità sulle origini del presidente della Repubblica francese. Tutte le informazioni contenute in questo articolo sono verificabili, ad eccezione di due imputazioni, segnalate dall’autore che si assume le sue responsabilità.

I Francesi, stanchi delle presidenze troppo lunghe di François Mitterrand e di Jacques Chirac, hanno eletto Nicolas Sarkozy contando sulla sua energia per rivitalizzare il loro paese. Speravano in una rottura con anni d’immobilismo e di ideologie superate. Hanno avuto una rottura con i principi che fondano la nazione francese. Sono stati sorpresi da questo « iper-presidente », che ogni giorno apre un nuovo capitolo, che assorbe in sé la destra e la sinistra, che sconvolge ogni sistema di riferimento, fino a creare una totale confusione.

Come bambini che hanno appena combinato una grossa sciocchezza, i Francesi sono troppo occupati a trovare delle scuse, per ammettere l’ampiezza dei danni e la loro ingenuità. Ancor più rifiutano di vedere chi sia veramente Nicolas Sarkozy proprio quelli che da molto tempo avrebbero dovuto rendersene conto.

Il fatto è che l’uomo è abile. Come un illusionista, egli ha distolto la loro attenzione offrendo in spettacolo la sua vita privata e posando sui rotocalchi fino a far loro dimenticare il suo percorso politico.

Il senso di questo articolo sia ben chiaro : non si tratta di rimproverare al sig.Sarkozy i suoi legami familiari, amichevoli e professionali, ma di rimproverargli di aver nascosto i suoi attacchi ai Francesi o quali, a torto, hanno creduto di eleggere un uomo libero.

Per capire come un uomo, in cui oggi tutti concordano nel vedere l’agente degli Stati Uniti e di Israele, abbia potuto diventare il capo del partito gollista e poi il presidente della Repubblica francese, bisogna tornare indietro. Molto indietro. Dobbiamo effettuare una lunga digressione, nel corso della quale presenteremo i protagonisti che trovano oggi la loro rivincita.

Segreti di famiglia

Alla fine della Seconda Guerra mondiale, i servizi segreti statunitensi si appoggiano al padrino italo-americano Lucky Luciano per controllare la sicurezza dei porti americani e per preparare lo sbarco alleato in Sicilia. I contatti di Luciano con i servizi US passano in particolare attraverso Frank Wisner Sr. E poi, quando il « padrino » è liberato e si esilia in Italia, tramite il suo « ambasciatore » corso, Étienne Léandri.

Nel 1958, gli Stati Uniti, inquieti per una possibile vittoria del FLN in Algeria che aprirebbe l’Africa del Nord all’influenza sovietica, decidono di suscitare un colpo di Stato militare in Francia. L’operazione è organizzata congiuntamente dalla Direzione della pianificazione della CIA — diretta teoricamente da Frank Wisner Sr.— e dalla NATO. Ma Wisner è già piombato nella demenza, per cui è il suo successore, Allan Dulles, a supervisionare il colpo. Da Algeri, alcuni generali francesi creano un Comitato di salute pubblica che esercita una pressione sul potere civili parigino e lo costringe a votare i pieni poteri al generale De Gaulle senza avere bisogno di ricorrere alla forza [1].

Ora, Charles De Gaulle non è la pedina che gli Anglosassoni credono di poter manipolare. In un primo tempo, egli tenta di uscire dalla contraddizione coloniale accordando una larga autonomia ai territori d’oltremare in senso ad un’Unione francese. Ma è già troppo tardi per salvare l’Impero francese, perché i popoli colonizzati non credono più alle promesse della metropoli ed esigono la loro indipendenza. Dopo aver condotto vittoriosamente feroci campagne di repressione contro gli indipendentisti, De Gaulle si arrende all’evidenza. Dando prova di rara saggezza politica, decide di accordare ad ogni colonia la sua indipendenza.

Questo voltafaccia è vissuto come un tradimento dalla maggior parte di coloro che lo hanno portato al potere. La CIA e la NATO sostengono allora complotti di ogni sorta per eliminarlo, tra cui un mancato putsch ed una quarantina di tentativi di assassinio. Comunque, alcuni dei suoi sostenitori approvano la sua evoluzione politica. Per proteggerlo, essi creano attorno a Charles Pasqua una milizia per proteggerlo, il SAC.

Pasqua è un malavitoso corso e un vecchio resistente. Ha sposato la figlia di un bootlegger canadese che aveva fatto fortuna durante il proibizionismo. Dirige la società Ricard che, dopo aver commercializzato assenzio, un alcool proibito, è diventata rispettabile vendendo anisetta. Tuttavia, la società continua a servire da copertura per ogni sorta di traffico in relazione con la famiglia italo-newyorkese dei Genovese, quella di Lucky Luciano. Non è dunque da stupirsi che Pasqua si rivolga a Étienne Léandri (« l’ambasciatore » di Luciano) per reclutare manovalanza e costituire la milizia gollista. Un terzo uomo gioca un grande ruolo nella formazione del SAC, l’ex guardia del corpo di De Gaulle, Achille Peretti — anche lui corso —.

Così difeso, De Gaulle traccia con decisione una politica d’indipendenza nazionale. Pur affermando la sua appartenenza al campo atlantico, egli rimette in discussione la leadership anglosassone. Si oppone all’ingresso del Regno Unito nel Mercato comune europeo (1961 e 1967) ; rifiuta di schierare i caschi della NATO nel Congo (1961) ; il incoraggia gli Stati latino-americani ad affrancarsi dall’imperialismo USA (discorso di Mexico, 1964) ; espelle la NATO dalla Francia e si ritira dal Comando integrato dell’Alleanza atlantica (1966) ; denuncia la guerra del Vietnam (discorso di Phnon Penh, 1966) ; condanna l’espansionismo israeliano durante la Guerra dei Sei giorni (1967) ; Il sostiene l’indipendenza del Quebec (discorso di Montreal 1967) ; etc.

Nello stesso tempo, De Gaulle consolida la potenza della Francia dotandola di un complesso militare-industriale comprendente la forza di dissuasione nucleare e garantendo il suo approvvigionamento energetico. Allontana saggiamente dal suo entourage gli ingombranti Corsi, affidando loro delle missioni all’estero. Così, Étienne Léandri diviene il trader del gruppo Elf (oggi Total), mentre Charles Pasqua diventa l’uomo di fiducia dei capi di Stato dell’Africa francese.

Consapevole di non poter sfidare gli Anglosassoni su tutti I campi, De Gaulle si allea con la famiglia Rothschild. Sceglie come Primo ministro il procuratore della Banca, Georges Pompidou. I due uomini formano un tandem efficace. L’audace politica del primo non perde mai di vista il realismo economico del secondo.

Quando, nel 1969, De Gaulle si dimette, Georges Pompidou gli succede brevemente alla presidenza, prima di essere vinto da un cancro. I gaullisti storici non ammettono lasua leadership e s’inquietano per il suo tropismo anglofilo. Urlano al tradimento quando Pompidou, assecondato dal segretario generale dell’Eliseo, Edouard Balladur, fa entrare la « perfida Albione » nel Mercato comune europeo.

La fabbricazione di Nicolas Sarkozy

Una volta delineato questo quadro, torniamo al nostro personaggio principale, Nicolas Sarkozy. Nato nel 1955, è figlio di un nobile cattolico ungherese, Pal Sarkösy de Nagy-Bocsa, riparato in Francia dopo essere sfuggito all’Armata Rossa, e di Andrée Mallah, un’ebrea di famiglia non nobile, originaria di Tessalonica. Dopo aver avuto tre figli (Guillaume, Nicolas e François), la coppia divorzia. Pal Sarkosy de Nagy-Bocsa si risposa con un’aristocratica, Christine de Ganay, dalla quale avrà due figli (Pierre-Olivier e Caroline). Nicolas non sarà allevato dai suoi soli genitori, ma sarà sballottato in questa famiglia ricomposta.

Sua madre è divenuta segretaria di Achille Peretti. Dopo aver co-fondato il SAC, lla guardia del corpo di De Gaulle ha continuato una brillante carriera politica. È stato eletto deputato e sindaco di Neuilly-sur-Seine, la più ricca periferia residenziale della capitale, e poi presidente dell’Assemblea nazionale.

Disgraziatamente, nel 1972, Achille Peretti viene gravemente chiamato in causa. Negli Stati Uniti, la rivista Time rivela l’esistenza di un’organizzazione criminale segreta « l’Unione corsa » che controllerebbe gran parte del traffico di stupefacenti tra l’Europa e l’America, la famosa « French connection » che Hollywwod doveva portare sugli schermi. Basandosi su audizioni parlamentari e sui proprie indagini, Time cita il nome di un capo mafioso, Jean Venturi, arrestato in Canada alcuni anni prima e che altri non è che il delegato commerciale di Charles Pasqua per la società di alcoolici Ricard. Si ventilano i nomi di numerose famiglie che dirigerebbero « l’Unione corsa », tra cui i Peretti. Achille nega, ma deve rinunciare alla presidenza dell’Assemblea e sfugge anche ad un «suicidio».

Nel 1977, Pal Sarkozy si separa dalla seconda moglie, Christine de Ganay, la quale si lega allora al n°2 dell’amministrazione centrale del dipartimento di Stato degli Stati Uniti. Lo sposa e s’installa con lui in America. Si sa che il mondo è piccolo: suo marito non è altri che Frank Wisner Jr., figlio del precedente. Le funzioni di Junior alla CIA non sono note, ma è chiaro che egli vi ha un ruolo importante. Nicolas, che resta vicino alla matrigna, al fratellastro e alla sorellastra, comincia a volgersi verso gli Stati Uniti dove « beneficia » dei programmi di formazione del dipartimento di Stato.

Nello stesso periodo, Nicolas Sarkozy aderisce al partito gollista. Ben presto vi frequenta Charles Pasqua in quanto questi non è solo un leader nazionale, ma anche il responsabile delle sezione dipartimentale delle Hauts-de-Seine.

Nel 1982, Nicolas Sarkozy, terminati i suoi studi di diritto ed iscrittosi all’avvocatura, sposa la nipote di Achille Peretti. Il suo testimone di nozze è Charles Pasqua. In quanto avvocato, la signora Sarkozy difende gli interessi degli amici corsi dei suoi mentori. Lui acquista una proprietà sull’isola della bellezza, a Vico, ed immagina di rendere corso il suo nome sostituendo la « y » con una « i » : Sarkozi.

L’anno dopo, è eletto sindaco di Neuilly-sur-Seine in sostituzione di suo zio di creanza Achille Peretti, stroncato da una crisi cardiaca.

Tuttavia, Nicolas non tarda a tradire sua moglie e, dal 1984, continua una relazione nascosta con Cécilia, moglie del più famoso animatore della televisione francese di allora, Jacques Martin, che ha conosciuto celebrando il loro matrimonio come sindaco di Neuilly. Questa doppia vita dura cinque anni prima che gli amanti lascino u loro rispettivi coniugi per costituire una nuova famiglia.

Nel 1992, Nicolas è testimone di nozze della figlia di Jacques Chirac, Claude, con un editorialista di Le Figaro. Non può impedirsi di sedurre Claude e di avere con lei una breve relazione mentre, ufficialmente, vive con Cécilia. Il marito tradito si suicida assumendo delle droghe. Tra gli Chirac e Nicolas Sarkozy, la rottura è brusca e definitiva.

Nel 1993, la sinistra perde le elezioni legislative. Il presidente François Mitterrand si rifiuta di dimettersi ed entra in coabitazione con un Primo ministro di destra. Jacques Chirac, che ambisce alla presidenza e pensa allora di formare con Edouard Balladur un tandem paragonabile a quello di De Gaulle e Pompidou, rifiuta di essere nuovamente Primo ministro e lascia il posto al suo « amico da trent’anni » Edouard Balladur. Malgrado il suo passato scottante, Charles Pasqua diviene ministro dell’Interno. Se conserva una posizione di comando sulla marijuana marocchina, egli approfitta della sua situazione per legalizzare le alter sue attività, prendendo il controllo dei casino, dei giochi e delle corse nell’Africa francofona. Intreccia anche dei legami in Arabia Saudita e in Israele e diventa ufficiale d’onore del Mossad. Quanto a Nicolas Sarkozy, egli è ministro del Bilancio e portavoce del governo.

À Washington, Frank Wisner Jr. è succeduto a Paul Wolfowitz come responsabile della pianificazione politica al dipartimento della Difesa. Nessuno nota i legami che lo uniscono al portavoce del governo francese.

È allora che in seno al partito gollista riprende la tensione conosciuta trent0anni prima tra i gollisti storici e la destra finanziaria, incarnata da Balladur. La novità consiste nel fatto che Charles Pasqua, e con lui il giovane Nicolas Sarkozy, tradiscono Jacques Chirac per riavvicinarsi alla corrente Rothschild. Tutto sembra slittare via: il conflitto raggiungerà il culmine nel 1995 quando Édouard Balladur si presenta all’elezione presidenziale contro il suo ex amico Jacques Chirac e viene battuto. Soprattutto, seguendo le istruzioni di Londra e di Washington, il governo Balladur apre i negoziati di adesione all’Unione Europea e alla NATO degli Stati dell’Europa centrale ed orientale, affrancati dalla tutela sovietica.

Niente più funziona nel partito gollista, dove gli amici di ieri sono prossimi ad ammazzarsi tra di loro. Per finanziare la sua campagna elettorale, Edouard Balladur tenta di fare man bassa dei fondi neri del partito gollista, nascosti nella doppia contabilità della petrolifera Elf. Appena muore il vecchio Étienne Léandri, i giudici perquisiscono la società e i suoi dirigenti vengono arrestati. Ma Balladur, Pasqua e Sarkozy non arriveranno mai a recuperare il gruzzolo.

La traversata del deserto

Per tutto il suo primo mandato, Jacques Chirac tiene a distanza Nicolas Sarkozy. Durante questa lunga traversata del deserto, l’uomo si fa discreto. Continua a stringere relazioni nelle cerchie finanziarie.

Nel 1996, Nicolas Sarkozy riesce alla fine a chiudere un’interminabile pratica di divorzio e si sposa con Cécilia. I loro testimoni sono i due miliardari Martin Bouygues e Bernard Arnaud (l’uomo più ricco del paese).

Ultimo atto

Ben prima della crisi irachena, Frank Wisner Jr. e i suoi colleghi della CIA pianificano la distruzione della corrente gollista e l’ascesa di Nicolas Sarkozy. Essi agiscono in tre tempi : in primo luogo, bisogna eliminare la direzione del partito gollista e prendere il controllo di quell’apparato; in secondo luogo, va eliminato il principale rivale di destra e si deve ottenere l’investitura del partito gollista all’elezione presidenziale e, in terzo luogo, va eliminato ogni serio sfidante a sinistra in modo da essere sicuri di vincere l’elezione presidenziale.

Per anni, i media sono tenuti nell’incertezza dalle rivelazioni postume di un immobiliarista. Per ragioni mai chiarite, prima di morire di una grave malattia, egli ha registrato una confessione in video. Per ragioni ancora più oscure, la « cassetta » salta fuori nelle mani di un gerarca del Partito socialista, Dominique Strauss-Khan che, indirettamente, la fa arrivare alla stampa.

Se le confessioni dell’immobiliarista non comportano alcuna sanzione giudiziaria, esse aprono una vaso di Pandore. La principale vittima dell’affaire che ne consegue è il Primo ministro Alain Juppé. Per proteggere Chirac, egli assume su di sé tutte le infrazioni penali. L’esclusione di Juppé lascia via libera a Nicolas Sarkozy pere prendere la direzione del partito gollista.

Sarkozy sfrutta allora la sua posizione per costringere Jacques Chirac a riprenderlo nel governo malgrado il loro odio reciproco. In definitiva, egli sarà ministro dell’Interno. Errore ! Da quella posizione, egli controlla i prefetti ed alcuni servizi interni che utilizza per introdursi nelle grandi amministrazioni.

Si occupa anche delle questioni corse. Il prefetto Claude Érignac è stato assassinato. Sebbene non sia stato rivendicato, l’omicidio viene immediatamente interpretato come una sfida lanciata dagli indipendentisti alla Repubblica. Dopo una lunga battuta, la polizia arriva ad arrestare un sospetto in fuga, Yvan Colonna, figlio di un deputato socialista. In barba alla presunzione d’innocenza, Nicolas Sarkozy annuncia l’interrogatorio accusando il sospetto di essere l’assassino. Il fatto è che la notizia è troppo bella, a due giorni dal referendum che il ministro dell’Interno organizza in Corsica per modificare lo statuto dell’isola. In ogni caso, gli elettori rigettano il progetto Sarkozy che, secondo alcuni, favorisce gli interessi mafiosi.

Sebbene Yvan Colonna sia stato successivamente riconosciuto colpevole, egli ha sempre proclamato la sua innocenza e contro di lui non è stata trovata alcuna prova materiale. Stranamente, l’uomo si è trincerato nel silenzio, preferendo essere condannato anziché rivelare ciò che sa.

In questa sede, riveliamo che il prefetto Érignac non è stato ucciso dai nazionalisti, ma abbattuto da un assassino a pagamento, immediatamente fatto espatriare verso l’Angola dove è stato ingaggiato dalla sicurezza del gruppo Elf. Il movente del crimine era precisamente legato alle precedenti funzioni di Érignac, responsabile delle reti africane di Charles Pasqua al ministero della Cooperazione. Quanto a Yvan Colonna, si tratta di un amico personale di Nicolas Sarkozy da decenni e i loro figli si sono frequentati.

Scoppia un nuovo caso : circolano false liste che accusano in modo menzognero numerose personalità di nascondere dei conti bancari in Lussemburgo, presso Clearstream. Tra le personalità diffamate vi è Nicolas Sarkozy. Egli fa querela ed insinua che il suo rivale di destra nell’elezione presidenziale, il Primo ministro Dominique de Villepin, abbia organizzato questa macchinazione. Egli non nasconde la sua intenzione di farlo gettare in prigione.

In realtà, i falsi elenchi sono stati messi in giro da membri della Fondation franco-américaine , di cui John Negroponte è stato presidente e Frank Wisner Jr. è amministratore. Ciò che i giudici ignorano e che noi qui riveliamo, è che le liste sono state fabbricate a Londra da un laboratorio comune della CIA e del MI6, Hakluyt & Co, anch’esso amministrato Frank Wisner Jr.

Villepin si difende dall’accusa, ma è messo sotto inchiesta, ha l’obbligo della residenza e, di fatto, viene provvisoriamente escluso dalla vita politica. A destra, la via è libera per Nicolas Sarkozy.

Restano da neutralizzare i candidati dell’opposizione. Le quote di adesione al partito socialista sono ridotte ad un livello simbolico per attirare nuovi militanti. Improvvisamente, migliaia di giovani prendono la tessera. Tra loro, almeno diecimila nuovi aderenti sono in realtà militanti del Partito trotzkiste « lambertista » (dal nome del suo fondatore Pierre Lambert). Questa piccola formazione di estrema sinistra si è storicamente messa al servizio della CIA contro i comunisti stalinisti durante la Guerra fredda (è l’equivalente dello SD/USA di Max Shatchman, che ha formato i neoconservatori negli USA. Non è la prima volta che i « lambertisti » infiltrano il Partito socialista. In particolare vi inserirono due celebri agenti della CIA : Lionel Jospin (divenuto Primo ministro) e Jean-Christophe Cambadélis, il principale consigliere di Dominique Strauss-Kahn.

All’interno del Partito socialista vengono organizzate delle primarie per designare il candidato all’elezione presidenziale. Due personalità sono in concorrenza : Laurent Fabius e Ségolène Royal. Solo il primo rappresenta un pericolo per Sarkozy. Dominique Strauss-Kahn entra in corsa all’ultimo momento con la missione di eliminare Fabius. Sarà in grado di farlo grazie ai voti dei militanti « lambertisti » infiltrati, che portano il loro suffragio non sul suo nome, ma su quello di Royal.

L’operazione è possibile perché Strauss-Kahn è da molto tempo sul libro paga degli Stati Uniti. I Francesi ignorano che egli tiene dei corsi a Stanford, dove è stato assunto dal preside dell’università, Condoleezza Rice .

Dopo l’entrata in carica, Nicolas Sarkozy e Condoleezza Rice ringrazieranno Strauss-Kahn facendolo eleggere alla direzione del Fondo Monetario Internazionale.

Primi giorni all’Eliseo

La sera del secondo turno dell’elezione presidenziale, quando gli istituti di sondaggio annunciano la sua probabile vittoria, Nicolas Sarkozy pronuncia un breve discorso alla nazione dal suo QG di campagna. Poi, contrariamente ad ogni consuetudine, non vaa festeggiare con i militanti del suo partito, ma si reca al Fouquet’s. La celebre birreria dei Champs-Élysées, un tempo ritrovo dell’ « Unione corsa » è oggi proprietà del biscazziere Dominique Desseigne. Egli è stato messo a disposizione del presidente eletto per ricevervi i suoi amici e i principali finanziatori della sua campagna. Vi si affrettano un centinaio di invitati, gli uomini più ricchi di Francia a fianco dei padroni di casinò.

Poi il presidente eletto si concede qualche giorno di ben meritato riposo. Portato a Malta in Falcon-900 privato, si riposa sul Paloma, lo yacht da 65 metri del suo amico Vincent Bolloré, un miliardario formato alla Banca Rothschild.

Infine, Nicolas Sarkozy è investito presidente della Repubblica francese. Il primo decreto che firma non è per proclamare un’amnistia, ma per autorizzare i casinò dei suoi amici Desseigne e Partouche a moltiplicare le macchine da soldi.

Forma la sua squadra di lavoro e il suo governo. Senza essere sorpresi, vi ritroviamo un torbido proprietario di casinò (il ministro della Gioventù e degli Sport) e il lobbysta dei casinò dell’amico Desseigne (che diventa portavoce del partito « gollista »).

Nicolas Sarkozy si appoggia innanzi tutto su quattro uomini :
- Claude Guéant, segretario generale del palazzo dell’Eliseo. È l’ex braccio destro di Charles Pasqua.
- François Pérol, segretario generale aggiunto dell’Eliseo. È un associato-gestore della Banca Rothschild.
- Jean-David Lévitte, consigliere diplomatico. Figlio dell’ex direttore dell’Agernzia ebraica. Ambasciatore di Francia all’ONU, era stato sollevato dall’incarico da Chirac che lo giudicava troppo vicino a George Bush.
- Alain Bauer, l’uomo dell’ombra. Il suo nome non compariva negli annuari. Incaricato dei servizi segreti. Ex Gran Maestro del Grande Oriente di Francia (la principale obbedienza massonica francese) ed ex n°2 della National Security Agency statunitense in Europa.

Frank Wisner Jr., nominato frattanto inviato speciale del presidente Bush per l’indipendenza del Kosovo, insiste perché Bernard Kouchner sia nominato ministro degli Esteri con una doppia missione prioritaria : l’indipendenza del Kosovo e la liquidazione della politica araba della Francia.

Kouchner ha iniziato la sua carriera partecipando alla creazione di una ONG umanitaria. Grazie ai finanziamenti del National Endowment for Democracy, ha partecipato alle operazioni di Zbigniew Brzezinski in Afghanistan, a fianco di Usama Ben Laden e dei fratelli Karzai contro i Soviétici. Lo ritroviamo negli anni 90 presso Alija Izetbegoviç in Bosnia-Erzegovina. Dal 1999 al 2001, è stato Alto responsabile dell’ONU in Kosovo.

Sotto il controllo del fratello cadetto del presidente Hamid Karzai, l’Afghanistan è diventato il primo produttore mondiale di papaveri. Il loro succo viene trasformato sul posto in eroina e trasportato dall’US Air Force a Camp Bondsteed (Kosovo). Lì, la droga è presa in consegna dagli uomini di Hasim Thasi che la smerciano principalmente in Europa. E, accessoriamente, negli Stati Uniti. I benefici sono utilizzati per finanziare le operazioni illegali della CIA.

Karzai e Thasi sono da molto tempo amici personali di Bernard Kouchner, che certamente ignora le loro attività criminali, malgrado i rapporti internazionali di cui essi sono oggetto.

Per completare il suo governo, Nicolas Sarkozy nomina Christine Lagarde ministro dell’Economia e delle Finanze. Ella ha fatto tutta la sua carriera negli Stati Uniti dove ha diretto il prestigioso studio di giuristi Baker & McKenzie. In seno al Center for International & Strategic Studies di Dick Cheney, ha co-presierduto con Zbigniew Brzezinski un gruppo di lavoro che ha supervisionato le privatizzazioni in Polonia. Ha organizzato un’intensa attività di lobby per conto della Lockheed Martin contro la francese Dassault .

Nuova scappata durante l’estate. Nicolas, Cécilia e i loro figli si fanno offrire delle vacanze statunitensi a Wolfenboroo, non lontano dalla proprietà del presidente Bush. Questa volta, la fattura è pagata da Robert F. Agostinelli, un banchiere d’affari italo-newyorkese, un autentico sionista e neoconservatore che si esprime su Commentary, la rivista dell’American Jewish Committee.

Il successo di Nicolas ricade sul fratellastro Pierre-Olivier. Con il nome americanizzato « d’Oliver », egli è nominato da Frank Carlucci (che era stato il n°2 della CIA dopo essere stato reclutato da Frank Wisner Sr.) direttore di un nuovo fondo d’investimento del Carlyle Group (la comune società di gestione di portafoglio dei Bush e dei Ben Laden). Senza una particolare qualità personale, è diventato il 5° intermediario d’affari del mondo e gestisce i principali averi dei fondi sovrani dei Kuwait e di Singapore.

Nei sondaggi, l’indice di popolarità del presidente è in caduta libera. Uno dei consiglieri per la comunicazione, Jacques Séguéla, preconizza di distogliere l’attenzione del pubblico con nuove « people stories ». L’annuncio del divorzio da Cécilia è pubblicato da Libération, il giornale del suo amico Edouard de Rothschild, per coprire gli slogan dei manifestanti in un giorno di sciopero generale. Per rincarare la dose, il comunicatore organizza un incontro con l’artista ed ex modella Carla Bruni. Pochi giorni dopo, la sua relazione con il presidente è ufficializzata ed il battage mediatico copre di nuovo le critiche politiche. Alcune settimane ancora e abbiamo il terzo matrimonio di Nicolas. Stavolta, sceglie come testimone Mathilde Agostinelli (moglie di Robert) e Nicolas Bazire, vecchio direttore di gabinetto di Edouard Balladur divenuto associato-gestore alla Rothschild.

Quando apriranno gli occhi i Francesi per vedere con chi hanno a che fare ?

Thierry Meyssan

1 febbraio 2009

ECONOMISTI IGNORANTI CONTRO POLITICI CORROTTI


La riduzione del prodotto lordo americano nell’ultimo trimestre del 2008 è la peggiore da ventisei anni, ma per valutarla in maniera appropriata occorre correggere ancora al ribasso questo dato perché una parte considerevole di quanto l’industria americana ha prodotto non è stata acquistata da nessuno ma giace nei magazzini. Secondo un calcolo sommario, nel corso della settimana lavorativa che oggi si chiude, la crisi ha distrutto all’incirca un milione di posti di lavoro nei Paesi ricchi (più di 50 mila nella giornata di mercoledì tra le sole grandi imprese americane) e un numero imprecisato, ma sicuramente maggiore, di lavoratori è passato dal lavoro a tempo pieno al lavoro a tempo parziale. Il presidente degli Stati Uniti ha parlato di un «disastro che non accenna a finire» per le famiglie dei lavoratori americani.

Di fronte a una situazione di questo genere c’è poco da disquisire, il politico con responsabilità di governo è come un medico di fronte a una grave emorragia: deve prima di tutto cercare di bloccarla. Poco importa se la cura può avere effetti collaterali dannosi perché l’alternativa è che il malato muoia. Non ci si deve quindi stupire che, in un modo o nell’altro, i governi di tutti i Paesi stiano mettendo da parte i principi del libero mercato e interferiscano apertamente con gli ingranaggi più delicati dell’economia, fino a due mesi fa considerati intoccabili. Molte volte lo fanno controvoglia, sono dei «socialisti riluttanti», secondo la definizione coniata trent’anni fa dallo studioso americano Michael Novak.

L’elenco di queste interferenze è lunghissimo; si va dal piano Obama per lo stimolo fiscale (uno stimolo che dovrebbe derivare da denari che non ci sono) per il quale il neo-presidente degli Stati Uniti ha esplicitamente chiesto la collaborazione dei sindacati, al finanziamento francese di cinque miliardi alle esportazioni di Airbus, un sostegno appena velatamente mascherato; dai massicci e generalizzati sussidi per il settore automobilistico in quasi tutti i Paesi produttori, all’abbozzo di specifiche misure protezioniste, come quella con cui gli Stati Uniti vorrebbero impedire l’utilizzo di acciaio importato per il gigantesco programma di infrastrutture pubbliche che la nuova amministrazione di Washington sta preparando.

Ovunque, quando ce n’è bisogno, le grandi banche vengono salvate con imponenti iniezioni di denaro pubblico e talvolta persino ufficialmente nazionalizzate; il salvataggio negato, in nome dei principi del libero mercato, alla banca americana Lehman Brothers ha peggiorato la crisi rendendola assai più difficile da controllare. Quasi sempre, nei casi di sostegno pubblico a istituti bancari si afferma solennemente la natura privata e l’autonomia degli istituti di credito ma è certo che nessuna banca nei fatti seguirà una politica contraria a quella indicata da un governo «salvatore». In altre parole, mentre si proclama solennemente che il sistema di mercato non cambierà, la natura del sistema è di fatto già cambiata. Dal liberismo siamo già passati a una forma di post-liberismo, dal sistema di mercato, così come si è venuto sviluppando negli ultimi 15-20 anni, siamo già passati a un incerto «post-mercato». Gli oltre duecento economisti americani, tenacissimi sostenitori di un liberismo intransigente, che hanno firmato un manifesto di critica al piano Obama forse vivono in un ambiente scientifico troppo astratto per percepire le difficoltà e le complessità delle situazioni reali e forse per questo sono piuttosto lontani dai problemi umani, oltre che economici, che la crisi finanziaria ha cominciato a porre con grande urgenza.

La difficoltà di far convivere principi e necessità appare evidente nel discorso pronunciato ieri dalla Cancelliera tedesca Angela Merkel al World Economic Forum di Davos, l’ormai tradizionale luogo d’incontro tra i vertici delle imprese, della finanza e dei governi, quest’anno, non a caso, un po’ sotto tono. In un intervento di largo respiro, quale raramente si sente in un’Europa tutta ripiegata sui propri problemi contingenti, Merkel ha parlato di un «capitalismo diverso» e ha delineato un intreccio tra pubblico e privato, tra mercato e non mercato ben diverso da quel capitalismo americano arrogante e aggressivo che è rimasto di fatto sepolto sotto la montagna di titoli «tossici» che ha esso stesso creato.

Naturalmente, la posizione di Merkel, come quelle di Obama e Sarkozy è piena di contraddizioni, ma tutti i governanti devono muoversi con fatica in una realtà contraddittoria; il Cancelliere tedesco ha inneggiato alla libertà d’iniziativa ma il suo governo non ha avuto alcuna esitazione a salvare istituti bancari in crisi e a lanciare imponenti misure di sostegno per i settori in difficoltà come l’auto. Il fatto è che i capi di Stato e di governo non devono scrivere saggi scientifici ma cercare di far funzionare Paesi molto complicati. La speranza di oggi sta nel pragmatismo dei politici che può alleviare una crisi di entità sconosciuta; per i saggi scientifici ci sarà tempo dopo.

Mario Deaglio 31.01.09 lastampa.it

Per correttezza verso la testata e l'autore, si precisa che le immagini sono state aggiunte da Voci Dalla Strada e che il titolo originale è "Economisti contro politici".

31 gennaio 2009

IL "DNA" DELLA PAURA


Roberto Maroni, ministro dell'Interno (condannato per aver morso la caviglia di un poliziotto), all'assemblea annuale dell'Unicef a Roma, ha dichiarato: "Abbiamo delle evidenze di traffici" di organi "di minori (di migranti) che sono presenti e sono stati rintracciati in Italia". Ha aggiunto poi: "Uno dei mezzi più efficaci che useremo adesso sarà l'attuazione di un accordo internazionale, quello di Prum, che istituisce in Italia la banca dati nazionali del Dna, come anche negli altri paesi europei. Potremo contrastare meglio il fenomeno con questi strumenti". La storia è sempre la stessa, si favorisce il flusso di stranieri nel paese, con i media si dipingono come un grande pericolo, per poi trovare la soluzione il cui scopo è sempre lo stesso: controllare le grandi masse. Il trattato di Schengen ha abolito i confini territoriali, per permettere agli stranieri il libero ingresso. Le disposizioni dell’accordo di Schengen prevedono l’abolizione dei controlli alle frontiere interne degli Stati membri facenti parte dello spazio Schengen (attualmente sono 13 Stati membri dell’UE:Austria, Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Italia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, inoltre anche la Norvegia e l'Islanda hanno aderito). Questo comporta un'inevitabile aumento della criminalità, che per il potere è una vera manna, perchè? Chi governa ha capito da tempo che la paura può essere sfruttata, perchè controllare le paure dei cittadini, vuol dire controllare gli stessi cittadini. Se si crea panico tra la gente e più semplice giustificare il loro progetto: l'instaurazione di un esasperato controllo dell'individuo.
Negli ultimi anni hanno lavorato molto in questo senso. Nel 2004 i ministri dell'interno di Italia, Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, si incontrarono a Firenze per tracciare le linee guida delle "regole per la sicurezza ai cittadini europei". Riunione informale, ma di grande peso politico. Tra le proposte discusse quella di inserire sui passaporti emessi dagli stati dell'Ue, le impronte digitali. Loro dicono che è un passo importante per rafforzare la sicurezza, ma la cosa su cui riflettere è che chi ci governa sia in Italia che in Europa fa bello e il cattivo tempo, forse non tutti capiscono che "prima trovano la soluzione" e dopo ci creano il problema in modo che accettiamo di buon grado, in realtà ci piombano addosso decisioni dittatoriali che farebbero diventare l'Europa una fortezza intollerante da superstato di polizia. La gente spaventata, non per i crimini commessi dagli stranieri, ma per il modo in sui vengono ossessivamente raccontati dai media, è pronta a credere che chi propone le "impronte digitali" sul documento d'identità, lo faccia per la sicurezza, ma non è così, si cerca di farlo passare come un provvedimento per gli immigrati, poi qualcun altro comincia a dire che andrebbe bene per tutti i cittadini, e mentre ci si abitua gradualmente all'idea, nessuno vede che quello era il fine ultimo e non una conseguenza. Come nel gioco delle tre carte, quella della causa e dell'effetto vengono mescolate tra lor0, mentre quella della libertà sparisce e non si trova più. Il Trattato di Prüm contiene disposizioni particolari che riguardano, ad esempio, l’istituzione di "schedari nazionali di analisi DNA", l’accesso "ai dati d’identificazione dattiloscopica" e molto di più; a quanto sembra, in questa fase storica (studiata ad arte), il rispetto dei diritti del singolo individuo può essere semplicemente superato con la rivendicazione di presunte esigenze di pubblica sicurezza e solo pochi si preoccupano dell’effettivo impatto di questa legislazione sulla libertà di tutti i cittadini.

30 gennaio 2009

L'ESTINZIONE DELL'UOMO...DI DAVOS


Davos parte con pessimismo sulla possibilità della fine della crisi.

CLAUDI PÉREZ (INVIATO SPECIALE) - Davos - 28/01/2009

Gli esecutivi non intravedono un recupero fino al 2012.

Parte Davos nel mezzo della peggiore crisi finanziaria, sempre più economica degli ultimi 80 anni e nelle strade dell' esclusiva stazione alpina svizzera, ovunque si guardi, appare il modesto slogan del Foro Economico Mondiale: "Compromessi per migliorare lo stato del mondo". Così se la giocano l' elites. Oltre 2000 alti esecutivi, economisti e politici, una cifra senza precedenti, si danno appuntamento da oggi in un antica clinica per tubercolosi ricostruita in un hotel di lusso. L'obiettivo: Ridisegnare il mondo posteriore alla crisi.

Non sarà facile. L’ottimismo è stato uno dei segni di identità di Davos: appena si era parlato di problemi nel 2007, quando le “ipoteche pazze” americane erano sul punto di esplodere.

Perfino nel 2008 nel Foro si discuteva tra l’indecisione di una recessione o la possibilità che tutto rimanesse in una semplice crisi. Le prospettive, adesso sono molto più buie. In quello che sembra essere la sparata di uscita del Foro, PriceWaterhouseCoopers ha presentato ieri un resoconto demolitore con le opionioni di un migliaio di consiglieri Usa ed europei. Le aspettative di affari si sono ridotte in modo sostanziale. ”Se posso dormire bene tre notti nei prossimi 12 mesi considererò il 2009 una vittoria” afferma con tono teatrale John Donahoe, presidente dell’azienda online e-Bay.

Ma Davos è un rituale, e la risposta dell'elite del mondo imprenditoriale e politico è stata una presenza da record. Mancavano alcune delle potenti banche Usa di qualche anno fa, diminuite dalle turbolenze che hanno spazzato via Merrill Lynch, Bear Stearns e Lehman Brothers, mancava anche il leader degli U2, uno degli abituè, e le grandi star di Hollywood, grandi animatori delle feste di Davos.

E comunque anche così, ci sono quasi 2.500 assistenti, che costano intorno ai 40.000 euro per la permanenza in Svizzera. In mancanza di alcuni dei nomi che hanno dato prestigio a Davos, il foro punta quest’anno verso altri luoghi. L’apertura dell’edizione 2009 la dice lunga sul giro che stanno prendendo alcune cose: il primo ministro russo, Vladimir Putin e il primo ministro cinese, Wen Jiabao, saranno gli incaricati ad "aprire il fuoco". Le stars invitate sono artisti cinesi e di Bollywood(India).

Fonte: EL PAIS

Articolo da leggere:
http://etleboro.blogspot.com/2009/01/una-bad-bank-per-nascondere-il-marcio.html

FACEBOOK: EFFETTI COLLATERALI



Diffondere informazioni personali alla leggera è una pratica che prima o poi si paga
: il mezzo va usato con consapevolezza per non doversene poi pentire in futuro e rischiare addirittura il posto di lavoro.

Il Garante per la protezione dei dati personali è preoccupato: secondo i rilevamenti del 13 gennaio scorso quasi sei milioni e mezzo di italiani sono rimasti affascinati da Facebook e non si rendono conto dei rischi che corrono regalando al mondo informazioni sensibili.

Per questo, in occasione della Giornata Europea per la privacy svoltasi mercoledì 28 gennaio, Francesco Pizzetti - presidente dell'Autorità Garante - ha deciso di fare chiarezza dando alcuni consigli.

In realtà il Garante non dice nulla di nuovo o sconvolgente: si tratta di raccomandazioni dettate dal buon senso e che implicano un uso cosciente del mezzo.

I comportamenti principali suggeriti agli utenti vanno dall'autogoverno (ossia pensarci bene prima di pubblicare dati personali) all'uso consapevole (ricordarsi che su quanto viene pubblicato, anche a causa dei motori di ricerca, non c'è praticamente nessun controllo: anche a distanza di anni ciò che si credeva cancellato può riemergere).

Pizzetti suggerisce poi di usare per i social network username e password diversi da quelli utilizzati per altri servizi (posta elettronica, accesso alla banca online), di non pubblicare informazioni personali relative a terzi senza il loro consenso (si rischiano guai anche dal punto di vista penale) e di informarsi sulle garanzie offerte dal fornitore del servizio, impostando al minimo la disponibilità pubblica di informazioni.

Anche chi gestisce i social network ha degli obblighi: deve adottare piattaforme che rispettano la privacy e informare gli utenti sulle conseguenze derivanti dalla pubblicazione dei dati personali; inoltre deve fare in modo che gli utenti possano decidere autonomamente il livello di visibilità del proprio profilo ed escludere dai motori di ricerca le informazioni inserite, a meno che non ci sia un consenso esplicito.

Chi seguirà queste semplici regole - dice il Garante - non rischierà di vedersi rifiutato un lavoro a causa di ciò che ingenuamente ha scritto su Facebook (pratica ammessa dal 35% delle aziende intervistate nel corso di una ricerca pubblicata sempre in occasione della Giornata della Privacy) né dovrà fare i salti mortali per cancellare quelle informazioni che non desidera siano più disponibili.

Secondo una ricerca inglese ci sarebbero ben quattro milioni e mezzo di ragazzi tra i 14 e i 21 anni che "rischiano di subire ripercussioni negative sul proprio futuro lavorativo determinato dalle tracce lasciate in Internet", ha affermato Mauro Paissan, componente dell'Autorità Garante. Quindi, massima attenzione su quello che si scrive, anche perché le mode passano.

"Accanto al crescente numero di utenti Facebook" - continua Paissan - "si registra un parallelo aumento delle richieste di uscita dalla Rete. Le persone che hanno già una propria visibilità tendono ora a chiamarsi fuori. Il non essere su Facebook diviene oggi segno di distinzione, il contrario di qualche mese fa".

Fonte: www.zeusnews.com

29 gennaio 2009

ARCHIVIO GENCHI: PALETTI POLITICALLY CORRET!


Sull’affaire dell’archivio Genchi, il presidente del Consiglio si sta spianando la strada per arrivare velocemente ad una riforma che regoli tutto il sistema delle intercettazioni. Anzi che limiti il più possibile il campo d’azione dei pm in materia di grande orecchio.
E l’allarme lanciato da Berlusconi si prefigge proprio questo obiettivo, trovando anche la collaborazione dell’opposizione, per via delle inchieste che hanno coinvolto diverse giunte di centrosinistra. Quindi l’interesse per sottrarsi al grande orecchio è comune. Il cospicuo dossier di tabulati costruito nel corso degli anni dal mago dell’informatica Genchi, collaboratore di diverse procure che gli affidavano l’incarico di sottoporre a controllo le utenze di politici, magistrati, imprenditori, grandi ufficiali dei diversi corpi dello Stato, etc., fa paura per via della possibile diffusione sui media di colloqui privati. Discussioni che il più volte non hanno nulla a che vedere con le indagini ma che hanno un effetto mediatico devastante, come successo in molti casi. Quindi, la cosiddetta pesca a strascico, attuata spesso dai pm, non è un buon metodo d’indagine. Invece chi sta lavorando… bene è il governo, almeno così dice il ministro della Difesa. “Stiamo lavorando bene e siamo a buon punto” questo il convincimento di La Russa “La posizione di Alleanza nazionale è nota e condivisa anche da altri alleati: anziché mettersi a fare la lista dei reati per cui le intercettazioni sono ammesse o vietate è molto meglio eliminare gli abusi nella pubblicazione, anche di quelle che non servono alle indagini o quelle che sembrano più una pesca a strascico che utili a indagini mirate”. L’intento è quello di porre la questione nel prossimo Cdm. Comunque la posizione di An denota che tra gli alleati la sbandierata linea comune ancora non c’è.
Intanto, il Copasir ha acquisito le migliaia di tabulati dell’archivio Genchi. Tra l’altro l’incontro tra i presidenti di Senato e Camera con il presidente dell’organo parlamentare Francesco Rutelli è servito a fare il punto della situazione.
Nella nota congiunta di Schifani e Fini si esprime “l’apprezzamento per la tempestività e la determinazione con cui il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica sta valutando, in piena unità d’intenti tra tutti i componenti del medesimo, la complessa vicenda legata all’acquisizione degli atti provenienti dalla procura generale di Catanzaro”. Nella nota si fa presente che solo nei prossimi giorni, anche alla luce delle audizioni previste e della relazione che il Copasir trasmetterà ai presidenti delle Camere, “sarà possibile una valutazione più precisa sulla natura dei fatti e sulle eventuali ulteriori iniziative parlamentari”.
Invece, sulle differenziazioni interne alla maggioranza in merito all’utilizzo delle intercettazioni, l’esponente del Pdl Luigi Vitali ha premesso che l’intento non è quello di impedire l’uso del grande orecchio ma “occorre farne il giusto e corretto utilizzo senza violare la privacy dell’individuo, poiché nel nostro Paese siamo, abituati ad un suo uso su larga scala che comporta tempi troppo lunghi e coinvolgimento di un eccessivo, e talvolta inutile, numero di persone, oltre a spese non più sostenibili”.
Sulla stessa linea si è posizionato il Guardasigilli Angelino Alfano che non ha mancato di puntare l’indice contro i procuratori della Repubblica, che tranne poche eccezioni, troppo spendaccioni ovvero troppo di manica larga nella richiesta di mettere sotto controllo le utenze di possibili sospettati. Chiudiamo con una buona notizia.
Il ministro ombra del Pd Lanfranco Tenaglia dissente dalla proposta del governo di colpire i giornalisti che pubblicano stralci di intercettazioni top secret.
“Non mi pare -ha detto il Guardasigilli ombra- questa la via giusta da seguire: bisogna colpire chi ha la responsabilità della segretezza degli atti processuali e non i giornalisti”. Insomma, siamo al punto di partenza del gioco dell’oca.
Mercoledì 28 Gennaio 2009 – 17:04 – Michele Mendolicchio

Fonte: Rinascita

28 gennaio 2009

USA: UNO STATO DI POLIZIA, E L'ITALIA?

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Questo spot dell'IBM sui microchip (Rfid), sta già andando in onda in Usa...così la gente comincia ad abituarsi all'idea, in modo da trovarla "normale"...ma non lo è RICORDATELO!

Lo scenario che si è instaurato negli Usa, negli ultimi anni a partire dal 2001, è qualcosa che lentamente e gradualmente vedremo anche in Europa, perchè l'elite che governa il mondo non ha mai abbandonato il progetto di Nuovo Ordine Mondiale, ed ora è più prepotente che mai nel volerlo perseguire.
Leggi come il Patriot Act, un documento di 2200 pagine, come denunciato anche da Ron Paul, non è mai stato messo a disposizione di chi doveva votarlo, per conoscerne il contenuto.
Ed è quello che è successo anche in Europa con il Trattato di Lisbona: nessuno dei politici che lo ha votato nei vari paesi conosce il contenuto e la vera portata del documento.
I media corrotti hanno fatto la loro parte non informando e censurando qualsiasi idea contraria.
Con il Patriot Act il diritto alla libertà di parola, di riunirsi pacificamente e alla riservatezza della propria persona, dei propri documenti e dei propri effetti sono stati ridotti a dei "privilegi" che il governo può portar via in qualsiasi momento, ed è quello che sta succedendo in Italia, dove il ministro dell'Interno Roberto Maroni (condannato per resistenza a pubblico ufficiale...cioè alla polizia), dice di "voler tutelare anche il diritto dei cittadini a fruire pacificamente degli spazi della propria citta" che tradotto significa la sterilizzazione dei cortei e somiglia sempre di più ad un divieto di manifestare.
Nel 2002 il Congresso Usa, approva un altro decreto, anche questo mai letto dai votanti, che ha dato vita al Ministero della Sicurezza Nazionale, (DHS). Un apparato per la raccolta di informazioni che ricorda le SS naziste, ha accorpato 22 agenzie federali e le relative banche dati, impiegando quasi 250.000 lavoratori. Ron Paul afferma che "Il Dipartimento rappresenta un aumento del tutto nuovo delle dimensioni e del campo d'azione del governo federale, che servirà principalmente a spiare il popolo degli Stati Uniti".
Il gran finale del fascismo deve ancora arrivare. E certamente non bisogna vedere quello che succede negli States, come qualcosa che non ci riguarda, tutto prima o poi attraversa l'Atlantico, anche la crisi economica sembrava lontana qualche mese fa, ma poi è arrivata in Europa e in Italia, l'Islanda è già alla bancarotta. Siamo già in uno stato di totalitarismo in Italia, ma non ne siamo ancora consapevoli.
Nessun governo totalitario può ritenersi completo senza un sistema di identificazione, che permette al dittatore di avere accesso ad informazioni di qualsiasi tipo su ogni cittadino schedato nel database nazionale. Nessuno potrà sottrarsi ai piani di controllo del dittatore: si è parlato di impronte digitali, l'hanno scorso, sugli extracomunitari, poi passeranno ad imporle a tutti i cittadini, le carte di identità nazionali con RFID sono state già proposte in Usa e col tempo arriveremo all'impianto di microchip sottocutanei con un sistema di rilevamento satellitare in grado di tenerci sotto controllo 24 ore su 24.

Nel 2005 sempre negli Usa è stata approvata la "Real ID Act", così nei i 50 stati dell'Unione per il 2008, tutti i possessori di patente e carta di identità avranno i propri dati biometrici e ogni altro tipo di informazione personale inserita direttamente nell'archivio nazionale. Il membro del Congresso Ron Paul dice che queste nuove carte di identità saranno probabilmente dotate di un sistema di identificazione e rilevamento a radio frequenza in modo da poter essere scannerizzate a distanza, permettendo ai governi di Stati Uniti, Canada e Messico di localizzare rapidamente qualsiasi Americano in possesso di questa carta.
Le banche sono le prime a sostenere l'iniziativa, perchè in questo modo anziché utilizzare la carta di credito, la gente potrà fare acquisti mostrando la propria carta d'identità biometrica nazionale. Queste transazioni andranno poi a finire nell'archivio federale, permettendo ai "controllori" di valutare le nostre intenzioni monitorando i nostri acquisti.
Ma questo sarà solo l'inizio.
Da molti anni la CIA collabora con società private, per sviluppare dei congegni sottocutanei a radio frequenza da inserire sottopelle, allo scopo di identificare un soggetto. Da anni sono pronti dei transponder d'identificazione iniettabili con siringa, come si è visto da un prototipo completato nel 1995 dalla compagnia aerea Hughes (legata alla CIA).
Per lanciare sul mercato questi sistemi di identificazione ad innesto "per la nuova sicurezza nazionale" è stata scelta l'Applied Digital Solutions (ADS).
Uno dei principali finanziatori dell'ADS è l'IBM, che ha prodotto un sistema di identità globale. L'IBM, come molti ricorderanno, fornì alla Germania nazista tecnologie ed attrezzature che permisero ad Hitler di numerare e schedare i prigionieri nei campi di concentramento.
Il Forum Economico Mondiale, ha dato molti riconoscimenti all'ADS per i traguardi tecnologici raggiunti, intanto anche in Europa molte nazioni stanno avviando dei sistemi di identificazione elettronica per futuri chip ad impianto.
Questi sistemi porteranno ad una nuova forma di schiavitù basata sul controllo locale e globale e rappresentano la più grande minaccia alla libertà personale che si sia mai vista nella storia dell'umanità. Col tempo, ai cittadini che si rifiutano di accettare i microchip d'identificazione verrà negato l'accesso a servizi e benefici da parte dei militari che supervisionano il sistema d'identificazione nazionale.
Il microchip per le comunicazioni può anche essere usato per indurre delle modifiche comportamentali. La CIA da decenni utilizza varie frequenze di microonde per scombussolare e confondere il cervello umano allo scopo di indurre determinate forme di comportamento.
Sicuramente è il momento di fermarsi ed riflettere con attenzione su questa orrenda prospettiva in cui s' inganna, si raggira, si fa ammalare ed uccide la gente per guadagnare potere e ricchezze. Bisogna iniziare a riflettere su come voi e la vostra famiglia potreste vivere in un mondo guidato da gente senza scrupoli e dove sono obbligatori congegni d'identificazione a radiofrequenza.
Maggiore sarà il numero di coloro che decideranno di tener duro contro tutto questo, maggiori probabilità avremo di salvarci durante questo ultimo interludio del fascismo nella storia dell'umanità.


27 gennaio 2009

IL 28 GENNAIO: NON LASCIAMOLI SOLI



"Io so che Paolo Borsellino incontrò a Roma Mancino, appena prima della sua morte, e uscì sconvolto dal colloquio.
Io so che la Seconda Repubblica è nata sulle stragi del '93 e su accordi occulti.
Io so che Luigi De Magistris è stato rimosso dai suoi incarichi a Catanzaro ed espropriato delle sue inchieste per impedire che scoppiasse una nuova Tangentopoli.
Io l'anno scorso sono stato a Catanzaro, quando l'attacco dei poteri forti era rivolto principalmente contro Luigi De Magistris, per espropriargli le inchieste "Why Not", "Poseidon", "Toghe Lucane" che poi, in effetti, gli sono state sottratte.Allora dissi che mi recavo a Catanzaro, insieme a tanti altri giovani, come a Forte Alamo perché era per me l'ultimo baluardo della difesa della magistratura.
Purtroppo, da allora sono successe tante altre cose.
Purtroppo questo attacco alla magistratura è andato avanti senza sosta e adesso siamo arrivati addirittura all'eliminazione di un'intera procura.
Adesso siamo arrivati addirittura all'intimidazione di una procura che, legittimamente, indagava su un'altra procura. E quando questa procura legittimamente indagata si è rivoltata, il CSM purtroppo non ha saputo fare di meglio che mandare tutti a casa, senza entrare nel merito di quello che era successo.
E addirittura facendo quello che mai era successo nella storia della Repubblica: sospendere dalle funzioni e dallo stipendio un procuratore capo che non aveva fatto nient'altro che il suo dovere.
Questa è la maniera con cui oggi vengono uccisi i giudici.
Una volta i giudici come Paolo Borsellino e Giovanni Falcone... quel Paolo Borsellino che a sua volta era stato indagato dal CSM che però non aveva avuto il coraggio, di fronte alla reazione pubblica, di portare avanti questo assassinio.
Oggi purtroppo questa reazione dell'opinione pubblica sembra non esserci più, di conseguenza i poteri forti credono di poter fare quello che vogliono e hanno, obbedendo al diktat del ministro Alfano, fatto un'azione ignobile: uccidere un magistrato come Apicella, come avevano fatto con De Magistris, con Clementina Forleo.
L'hanno ucciso senza bisogno di tritolo, con le carte bollate.
Ieri c'è stata una cosa che mi ha riempito di commozione, una lettera bellissima di Gabriella Nuzzi la quale si è dimessa dall'Associazione Nazionale Magistrati, dicendo che lei può obbedire solo alla propria coscienza, alla Costituzione e continuerà a farlo nonostante le sia stata strappata la funzione di Pubblico Ministero.
E' accanto a questi giudici che noi dobbiamo stare, per questi giudici che dobbiamo scendere in piazza.
Io il 28 gennaio 2009 sarò a Roma insieme all'Associazione dei familiari delle vittime di mafia, insieme spero a tanta gente che vorrà, in questa maniera, resistere a questo regime che si sta instaurando in Italia.
Dobbiamo stare vicini ai magistrati che rappresentano l'ultimo baluardo della democrazia in Italia.
Dobbiamo impedire che altri magistrati vengano uccisi.
Io spero che ci siano tanti altri magistrati che seguano l'esempio di Gabriella Nuzzi. Io sarò vicino a questi magistrati, io sarò vicino a loro perché è così che ritengo di poter stare vicino a Paolo Borsellino e onorare la sua memoria.
Spero che tanti, tanti, tanti altri lo facciano.
Grazie."
Salvatore Borsellino

Manifestazione a sostegno di Apicella

26 gennaio 2009

YES WE CANNOT

Dall'insediamento di Barak Obama alla casa bianca, tutti si sforzano di respirare un'aria di ottimismo e grande fiducia verso le strategie e i provvedimenti che adotterà il leader dell'ultimo impero rimasto.
Molti si chiedono quali saranno i rapporti con il vecchio continente in una fase così delicata per l'economia mondiale, si può prevedere tranquillamente che non saranno rose e fiori, né per gli europei e nè per l’Italia. La sensazione, è che Obama non abbia voglia di occuparsi di politica estera perchè i problemi economici che affliggono gli Usa, hanno sicuramente la priorità assoluta.
Questa situazione potrebbe di fatto lasciare campo libero al nuovo segretario di stato Hillary Clinton. Al di là della facciata di grande coesione e collaborazione del nuovo governo, all'insegna del cambiamento, abbiamo già visto durante la campagna elettorale quanto siano agguerriti tra loro.
Obama è il nuovo presidente che giustamente deve governare un grande paese e un grande impero travolto dai debiti, mentre per Hillary Clinton anche se è svanito il sogno di diventare presidente, non ha pesrso di certo la sua inclinazione a tenere le mani in pasta ad ogni costo, del resto lei ha molta più esperienza a livello politico, è stata lei a muovere i fili di Bill Clinton presidente, come si è detto e supposto molte volte. Di sicuro non è molto incline ad eseguire ordini.
La cosa più importante comunque non sono le loro lotte interne, ma come si porranno verso i paesi europei della Nato. Durante la campaga elettorale, Obama ha visitato Germania, Francia e Inghilterra affermando che "per gli americani l’Europa è una triade delle tre economie più prospere, e non possiamo aspettarci che in futuro Obama scopra improvvisamente di essersi scordato l’Italia reinserendola negli interlocutori privilegiati.
Obama ha dichiarato che le decisioni unilaterali non hanno più motivo di esistere e soprattutto le azioni di politica estera americane saranno concordate con gli alleati, o almeno con quelli ritenuti "importanti interlocutori", quindi l'Italia si ritroverà ancora, come in passato a seguire il suo padrone come un cagnolino con la cosa tra le gambe.
Obama ha già detto che la lotta al terrorismo dovrà vedere un maggiore impegno militare europeo in Afghanistan. Di certo non sarebbe giusto dare un aiuto maggiore allo sforzo militare, senza aver voce in capitolo sui tanti temi su cui la vecchia amministrazione non ha sempre dettato le regole. Sarebbe ora di trattare riguardo la presenza di basi Usa, l’imposizione di un sistema missilistico lungo il confine russo, gli equilibri di potere all’interno della NATO.
Se Obama manterrà le promesse (?) l'Europa conterà un pò di più su tante dispute con gli Usa che vanno avanti da tempo e su cui fin'ora hanno prepotentemente primeggiato e deciso per noi.
Anche l'Europa, ed in particolare l'Italia è alle prese con una recessione di queste proporzioni, la crisi e' diventata ''qualcosa di veramente globale" e con il nostro debito pubblico, oramai alle stelle, forse c'è da chiedersi "quanto possiamo trattare" e cosa.
L'unica cosa sicura è che fino a quando saranno le banche centrali a governare le nazioni, come sta succedendo, i capi di stato saranno dei semplici burattini, e il popolo dovrà subire l'arroganza dei grandi banchieri e rassegnarsi al fatto che solo gli interessi di pochi sono una priorità.
Intanto la recessione è arrivata e forse gli effetti devastanti che vedremo a breve nell'arco dell'anno, daranno a chi governa, la possibilità di acquisire ancora più potere, perchè la gente spaventata ed affamata, accetta qualsiasi soluzione.

25 gennaio 2009

DESERTEC: UNA NUOVA SPERANZA PER L'AMBIENTE?

1. Il Progetto DESERTEC
La fonte di energia di gran lunga più importante della terra sono i deserti nella fascia subtropicale. Il progetto Desertec pone tecnologia e deserti al servizio della sicurezza energetica, idrica e climatica. A tale scopo proponiamo una cooperazione tra Europa, Medio Oriente (the Middle-East) e Africa Settenrionale (North Africa) (EU-MENA) per la costruzione di centrali solari termodinamiche ed eoliche nei deserti della regione MENA. Questi impianti sono in grado di coprire il fabbisogno crescente di desalinizzazione dell’acqua marina e di produzione di elettricità in tali paesi e inoltre di generare corrente pulita che può essere trasportata in Europa mediante cavi a corrente continua ad alta tensione (HVDC High Voltage Direct Current) con perdite complessive limitate al 10-15%. Per paesi come l’Australia, la Cina, l’India e gli Stati Uniti la realizzazione del progetto DESERTEC sarebbe, per ovvie considerazioni geopolitiche, considerevolmente più semplice.

Tutte le tecnologie per la realizzazione del progetto DESERTEC sono già disponibili e, in parte, già operative da decenni. Dati satellitari telerilevati e diversi studi del Deutschen Zentrums für Luft- und Raumfahrt (DLR, l’Agenzia Spaziale Tedesca) confermano l’abbondante disponibilità di energia solare. Le condizioni dell’approvvigionamento energetico e la situazione climatica impongono la necessità di sviluppare senza indugi questo progetto, per la cui realizzazione non mancano che la volontà politica e le necessarie condizioni al contorno.

2. Il Network TREC
La Trans-Mediterranean Renewable Energy Cooperation (TREC) è stata fondata nel 2003 dal Club di Roma, l’ Hamburger Klimaschutz-Fonds e il Centro Nazionale Giordano per la Ricerca sull’Energia (NERC). TREC ha sviluppato e investigato, congiuntamente al DLR, il progetto DESERTEC. Compito del TREC è di tradurre ora in pratica questo progetto unitamente a rappresentanti della politica, dell’industria e del mondo finanziario. Per il rafforzamento di queste attività è attualmente in corso la creazione della Fondazione DESERTEC.

Una rete internazionale di scienziati, politici ed esperti nel settore delle energie rinnovabili e nel loro sviluppo costituisce il nucleo di TREC. I circa 60 membri, tra cui Sua Altezza Reale il Principe Hassan bin Talal di Giordania) svolgono, presso governi e investitori privati, un’azione di diffusione delle informazioni relative alle possibilità di utilizzazione congiunta dell’energia solare ed eolica e si fanno promotori di progetti concreti in tale settore. Network regionali s'impegnano per la diffusione di queste idee nei propri paesi.

3. Tre studi del DLR
TREC è stato fondato con la finalità di assicurare all’Europa e ai paesi della fascia del sole, rapidamente e a buon mercato, energia pulita mediante la cooperazione dei paesi dell’ EU-MENA. L’immissione dell’energia dal deserto nella rete europea, in aggiunta alle sorgenti europee di energia rinnovabile, è in grado di accelerare il processo di riduzione delle emissioni europee di CO2 e può contribuire alla sicurezza dell’approvvigionamento europeo di energia. Allo stesso tempo può assicurare, oltre al proprio approvvigionamento di energia elettrica, posti di lavoro, profitti, un miglioramento delle infrastrutture per i popoli del Medio Oriente e dell’Africa del Nord (MENA) e una fonte inesauribile di energia esente da emissioni di CO2 per la desalinizzazione.
TREC ha partecipato alla realizzazione di tre studi che hanno stimato il potenziale delle fonti rinnovabili nei paesi MENA, le necessità energetiche e idriche tra la data attuale e il 2050, nonché lo sviluppo di una rete elettrica che colleghi i paesi europei con quelli della sponda meridionale del Mediterraneo (Collegamento EU-MENA). Questi studi sono stati commissionati dal Ministero tedesco dell’Ambiente, della Protezione della Natura e della Sicurezza Nucleare (BMU) e sono stati svolti dal Centro tedesco di Ricerca Aerospaziale (DLR). Lo studio ‘MED-CSP’ è stato realizzato nel 2005, mentre lo studio ‘TRANS-CSP’ è stato completato nel 2006. Nel 2007 è stato altresì completato lo studio ‘AQUA-CSP’ sulle necessità, il potenziale e le conseguenze della desalinizzazione mediante energia solare nei paesi MENA.

Gli studi svolti dal Centro tedesco di Ricerca Aerospaziale (DLR) sulla base di dati satellitari telerilevati hanno dimostrato che centrali a energia solare termodinamica, disposte su meno del 0.3% dell’intera superficie dei deserti dell’area MENA, sarebbero in grado di generare elettricità e acqua potabile in quantità tale da coprire la domanda attuale dei paesi EU-MENA e della stessa Europa, nonché gli incrementi stimati di tale domanda nel futuro. La produzione di energia eolica è particolarmente conveniente nel Marocco e delle zone intorno al Mar Rosso, sarebbe possibile generare ulteriori forniture di energia. L’energia solare ed eolica così prodotta potrebbe essere distribuita nei paesi dell’area MENA e trasmessa in Europa attraverso linee di corrente continua ad alta tensione (High Voltage Direct Current, HVDC) con perdite limitate al 10-15%. Paesi come l’Algeria, l’Egitto, la Giordania, la Libia, il Marocco e la Tunisia hanno già dichiarato il loro interesse alla collaborazione in quest’ambito.

4. Le tecnologie
La tecnologia solare più efficiente per la produzione di energia è quella termodinamica a concentrazione (Concentrating Solar Thermal Power, CSP). In tale tecnologia è previsto l’uso di specchi per concentrare la luce solare e creare così del calore utilizzato per produrre il vapore necessario per il funzionamento delle turbine e dei generatori. Quantità di calore in eccesso rispetto alla domanda possono essere immagazzinate in serbatoi di sali fusi e utilizzate per azionare le turbine nelle ore notturne o in corrispondenza di un picco della domanda. Per garantire la continuità del servizio in caso di cielo coperto, è possibile alimentare le turbine anche con combustibili fossili o derivati dalle biomasse, senza bisogno quindi di costosi impianti di backup. Il calore residuo del processo di generazione dell’energia può essere utilizzato (in cogenerazione) per desalinizzare l’acqua marina e produrre termico di raffreddamento – sottoprodotti preziosi per il benessere delle popolazioni locali.

Le centrali a concentrazione sono da preferire a quelle più costosi fotovoltaiche in quanto sono in grado di produrre nell’arco di tutte le 24 ore. L’immissione nella rete europea di corrente fotovoltaica fluttuante dai paesi del MENA richiederebbe sistemi di pompaggio in Europa per l’immagazzinamento e quindi un maggiore quantità di linee elettriche a fronte di un numero minore di ore giornaliere d’uso.

Mediante l’uso di corrente continua ad alta tensione (HVDC), è possibile limitare le perdite di potenza legate alla trasmissione a circa 3% per 1000 km. L’intensa radiazione solare nei deserti dell’area MENA (pari al doppio di quella nell’Europa del Sud), supera ampiamente il 10-15% di perdite di trasmissione tra l’Europa e i paesi dell’area MENA. Ciò significa che le centrali solari nei deserti dell’area MENA sarebbero più economiche di quelle eventualmente costruite nell’Europa meridionale. Le fluttuazioni stagionali dell’insolazione sono inoltre sensibilmente minori nei paesi del MENA rispetto all’Europa. Benché in passato sia stato proposto l’idrogeno come vettore energetico, questa forma di trasmissione è molto meno efficiente delle linee HVDC. Le fluttuazioni stagionali dell’insolazione sono nell’area Mena sensibilmente minori che in Europa.

Le tecnologie necessarie per realizzare lo scenario DESERTEC sono già sviluppate e alcune di esse sono già impiegate da decenni. Le linee di trasmissione HVDC fino a 3 GW di capacità sono già state realizzate da ABB e Siemens da diversi anni. Nel luglio del 2007 la Siemens ha vinto una gara per la costruzione di un sistema HVDC di 5 GW System in Cina. In occasione del ‘World Energy Dialogue 2006’ di Hannover rappresentanti delle due compagnie hanno confermato che la costruzione delle linee previste dal progetto DESERTEC è, da un punto di vista tecnico, perfettamente fattibile.
Centrali solari a concentrazione solare sono già sfruttate commercialmente a Kramer Junction in California dal 1985. Altre centrali solari termodinamiche con una capacità totale di oltre 2000 MW sono già in fase di pianificazione, di costruzione o già operative. La Spagna ha creato adeguate condizioni normative, assicurando una remunerazione di circa 26 Eurocent per chilovattora immessa nella rete. Grazie alla più intensa insolazione, è possibile, nei paesi del MENA e negli USA, produrre eneregia già oggi in maniera ancora più vantaggiosa. Il DLR ha calcolato che se le centrali solari termodinamiche venissero costruite in numero elevato nei prossimi anni, il costo dell’energia solare scenderebbe a circa 4-5 EuroCent/kWh. Poiché i prezzi delle materie prime necessarie per la costruzione delle centrali solari cresce attualmente in misura inferiore a quello dei combustibili fossili, esse potrebbero diventare competitive prima del previsto. Attualmente le limitate capacità produttive limitano, in presenza di una crescente domanda internazionale, la riduzione dei prezzi.
5. Modalità di realizzazione del progetto DESERTEC
E’ già iniziata in Spagna e negli Stati Uniti la costruzione di nuove centrali a concentrazione solare (Andasol 1 & 2, Solar Tres, PS10, Nevada Solar One). Altre iniziative sono in corso in Algeria, Egitto e Marocco. Ulteriori impianti sono previsti in Giordania e in Libia. In Marocco è stata approvata una legge per l’immissione in rete dell’energia da fonti rinnovabili (in particolare dal vento). Sono iniziate discussioni a livello europeo per la costruzione di una Supergrid (Euro-Supergrid). Inoltre stanno prendendo forma i piani per la costruzione di parchi del vento offshore. L’Unione per il Mediterraneo intende realizzare un Piano Solare per il Mediterraneo e potrebbe costituire l’ambito in cui realizzare il progetto DSERTEC nella regione EU-MENA.

Per realizzare entro il 2050, in aggiunta alla copertura del fabbisogno dei paesi della regione MENA, una capacità di esportazione pari a 100 GW (la corrente generata da circa 100 centrali nucleari), sono necessai aiuti finanziari di avvio da parte statale per rendere attraente, nella fase iniziale, la costruzione di centrali e linee di trasmissione da parte di investitori pubblici e privati. Secondo le valutazioni del DLR, sarebbero sufficienti sovvenzioni statali dell’ordine di grandezza di qualche miliardi die Euro, perché lo sviluppo di centrali solari raggiunga un livello tale da essere competitivo senza ulteriori sovvenzioni entro il 2020. Alla luce dell’attuale dinamica dei prezzi di gas e petrolio e, conseguentemente, dell’elettricità, questo traguardo potrebbe essere raggiunto anche in una data anteriore.
Gli investimenti nella costruzione di centrali e linee elettriche non devono tuttavia essere necessariamente di carattere pubblico. Come è risultato evidente nella manifestazione "10,000 Solar GigaWatts" organizzata dal TREC alla Fiera di Hannover 2008 (documenti video su www.Energy1.tv ), anche banche e investitori privati a livello internazionale sono disponibili a finanziare queste opere, non appena siano state realizzate le necessarie premesse. Sono cioè necessarie e urgenti le assicurazioni di acquisto della corrente, così come, nel caso di alcuni paesi, di garanzie per il finanziamento delle immissioni della corrente in rete a prezzi opportuni per le energie rinnovabili (fino ad arrivare appunto alla cifra prevista di qualche miliardo di Euro). I paesi dell’Europa meridionale potrebbero ad esempio offrire le condizioni per l’immissione in rete previste dalla normativa tedesca (Erneuerbare Energien Einspeisegesetzes, EEG). Sarebbe altresì ipotizzabile, che le condizioni di immissione in rete siano finanziate da “Renewable Energy Credits”, sottoscritte da paesi europei per raggiungere (e possibilmente superare) gli obiettivi previsti dalle convenzioni sul clima. Naturalmente ciò non deve andare a scapito dello sviluppo delle energie rinnovabili in Europa, che costituiscono anche nello scenario TRANS-CSP 2050 una componente importante del mix energetico.
Circa l’opportunità che la produzione di energia da fonti rinnovabili debba servire al fabbisogno interno o, principalmente, all’esportazione, ciò dipenderà dalla scelta di ciascun paese: il fabbisogno interno del Marocco è tale da richiedere innanzi tutto un sistema di crediti per impianti eolici e solari. Tunisia e Algeria appaiono invece interessati all’esportazione.

Non appena i paesi dell’Europa meridionale cominciassero a importare corrente dalla regione del MENA, si avrebbero conseguenze anche per i paesi, come la Germania, che esportano attualmente energia verso l’Europa meridionale. Ci sarebbe così più energia disponibile per la stessa Germania, circostanza questa che ridurrebbe la spinta alla costruzione di centrali termiche a combustibili fossili e consentirebbe di disporre del tempo necessario allo sviluppo delle energie rinnovabili. Anche se gli stessi paesi dell’Europa centrale potrebbero importare corrente pulita dal sud utilizzando le linee esistenti, è tuttavia imperativa la costruzione di linee HVDC, in grado di limitare le perdite. Poiché la progettazione, l’approvazione e la costruzione di tali linee può richiedere molti anni, i relativi studi debbono iniziare al più presto.
Oltre a queste iniziative, TREC propone due progetti in grado di portare sollievo alle popolazioni interessate, di condurre alla risoluzione di conflitti politici e, allo stesso tempo, di contribuire alla riduzione dei costi di centrali a concentrazione solare. Entrambi i progetti sono tecnicamente fattibili, ma necessitano un sostegno economico e politico:

Gaza Solar Power & Water Project: Questo progetto prevede la costruzione di impianti a concentrazione solare (per complessivi 1 GW) per la produzione di elettricità e la desalinizzazione dell’acqua marina. Tali centrali, parte di un programma internazionale di aiuti per Gaza, potrebbero essere localizzate nella regione costiera del Sinai egiziano. Mediante un adeguato sistema di trasmissione idraulica ed elettrica, sarebbe così possibile rifornire 2-3 milioni di persone nella striscia di Gaza. Questo progetto potrebbe contribuire a migliorare le condizioni di vita delle popolazioni e a diminuire le tensioni, riducendo i conflitti regionali per l’uso dell’acqua e porre le basi per un sano sviluppo economico. L’intero investimento ammonterebbe a circa 5 miliardi di Euro.

Sana'a Solar Water Project: Questo progetto prevede la costruzione di centrali elettriche per la desalinizzazione dell’acqua marina in prossimità del Mar Rosso e di condotte idriche per la capitale dello Yemen, Sana’a, che dovrà fronteggiare l’esaurimento delle riserve idriche della falda del sottosuolo entro quindici anni circa. Questo progetto eviterebbe un disastro umanitario, permettendo inoltre di salvare un’eredità culturale di significato mondiale.
Il trasferimento di 2 milioni di persone da Sana’a in nuovi insediamenti costerebbe circa 30 miliardi di Euro, molto di più quindi dei 5 miliardi di Euro necessari alla realizzazione di questo progetto alternativo: consentire agli abitanti di Sana’a di restare nella loro città, costruendo impianti solari e acquedotti per rifornirli di acqua.

Lo scenario TRANS-CSP della DLR indica una strada percorribile. I paesi della regione EU-MENA hanno congiuntamente un potenziale più che sufficiente per un passaggio completo alle energie rinnovabili sia nella produzione di elettricità, sia nel settore della mobilità.

Entro la metà del ventunesimo secolo i paesi dell’area potrebbero aver trasformato i loro deserti in fonti inesauribili di energia pulita. Vendendo parte di tale energia ai paesi europei, essi potrebbero contribuire alla riduzione delle emissioni europee di gas ad effetto serra fino ad un livello sostenibile. Nello scenario descritto nelle relazioni del DLR appare la concreta possibilità di ridurre del 70% le emissioni di CO2 riconducibili alla produzione di elettricità, rinunciando altresì all’opzione nucleare con la prospettiva di costi decrescenti per la produzione di elettricità nel lungo periodo.

6. DOMANDE FREQUENTI
Si tratta di un nuovo sfruttamento dell’Africa da parte dell’ Europa? Quali vantaggi per la regione MENA?
E’ l’attuale situazione a costituire uno sfruttamento di gas e petrolio, mentre l’energia solare è praticamente illimitata non può quindi esserci uno sfruttamento.
La regione MENA raggiungerà entro il 2050 il livello dell’Europa e necessiterà urgentemente di Energie Rinnovabili (ER) per la produzione di elettricità e acqua potabile (come è messo in evidenza nello studio TRANS-CSP)
Sarà possibile il risparmio di combustibili fossili nella regione MENA, con il vantaggio di poterli vendere vantaggiosamente sul mercato mondiale.
Ci saranno ricavati dall’esportazione di corrente attraverso l’utilizzazione di potenziali ER non utilizzati
Creazione di posti di lavoro per forze lavoro specializzate (soprattutto nella costruzione dei collettori) destinate altrimenti all’emigrazione, Creazione di reddito, Nascita di un ceto medio.
Le conseguenze del cambiamento climatico causato dall’Europa investiranno innanzi tutto la regione MENA: è quindi corretto che l’Europa promuova l’introduzione di ER nella regione Mena
Il trasferimento tecnologico e la realizzazione di programmi di studio e di formazione per lo sviluppo di ER nella regione MENA sono esplicitamente previsti nell’ambito dell’Unione per il Mediterraneo.

Dipendenza dell’Europa da stati ed esposizione ad attentati terroristici
Il mix di energie per la produzione di elettricità dello scenario TRANS-CSP Szenarios in Europa nell’anno 2050 prevede: 65% energie rinnovabili proprie (ER), 17% importazione di elettricità di origine solare, 18% da centrali a combustibili fossili di backup e per i periodi di massimo carico Anche il guasto di tutti i cavi dalla regione MENA potrebbe essere compensato in attesa di ripararzioni tecniche o di soluzioni politiche.
Non sarà messa in opera un’unica centrale di grandissime dimensioni, bensì centinaia di centrali collegate in rete e alimentate da ER, distribuite su più continenti.
La possibilità di produrre idrogeno o caricare batterie mediante elettricità generata da energie rinnovabili, renderebbe il settore del trasporto più indipendente dai combustibili fossili in fase di esaurimento. Inoltre sarebbe possibile una maggiore utilizzazione delle biomasse nel trasporto, anziché nella produzione di elettricità.
L’energia solare è praticamente illimitata e all’aumentare delle sue applicazioni diviene più vantaggiosa (a differenza delle altre fonti) assenza di concorrenza e di conflitti per l’acquisizione di risorse regionali e presenti in quantità limitate, come petrolio, gas e uranio
Le scorte di petrolio, uranio e gas, possono essere vendute, dopo un’interruzione delle consegne a un prezzo più elevato L’interruzione delle esportazioni di elettricità genera, nel caso delle ER, mancati introiti in presenza di costi diretti per il mantenimento delle centrali e influenza negativamente i processi di desalinizzazione.
L’interruzione delle esportazioni di elettricità genera perdita di fiducia nei confronti del paese meno investimenti per il futuro minori ricavi dalle esportazioni e meno posti di lavoro.
Analogia con la UE: La dipendenza reciproca a differenza dell’autonomia genera pace e coesione.
Investitori pubblici e privati possono/debbono/vogliono partecipare alla costruzione e alla gestione di centrali e cavi
Il tempo stringe: Il cambiamento climatico e l’esplosione dei prezzi costituiscono una minaccia: centrali a ER diffuse e collegate in rete si integrano a livello internazionale.

Fonte: www.desertec.org

23 gennaio 2009

WWW.DICIAMOLATUTTA.TV



NADiRinforma presenta il nuovo appuntamento televisivo ideato e condotto dal cantautore bolognese Moreno Corelli: "Diciamola tutta" che prenderà avvio giovedì 29 gennaio 2009 alle ore 14:30 su Arcoiris Tv. La puntata zero si occuperà di autismo alla presenza di alcuni specialisti pronti a rispondere alle vostre domande, in quanto, come dice Moreno: "la trasmissione non la farò io, io ne sarò solo il moderatore, ma chi davvero condurrà sarà la gente da casa che attraverso e-mail (redazione@diciamolatutta.tv) ed sms (3661870355) porrà le domande agli esperti presenti in studio. Diciamola tutta non avrebbe motivo di esistere senza la partecipazione della gente".
Corelli intende, con il suo progetto televisivo, dare voce a tutti, in particolare a coloro che hanno sempre creduto di non potere o non sapere di essere parte. Chi lo desiderasse, previa richiesta, può partecipare alla registrazione della trasmissione presso gli studi televisi di Arcoiris Tv.
Produzione Arcoiris Bologna

Visita il sito: www.diciamolatutta.tv

22 gennaio 2009

UN APPELLO PER FERMARE L'UCCISIONE DI CIVILI INNOCENTI

Una scuola distrutta a Gaza, 19 gennaio 2009 ©AI


Da Amnesty International:

Data di pubblicazione dell'appello: 20.01.2009

Status dell'appello: attivo

AGGIORNAMENTO:

Il 17 gennaio 2009 una missione di ricerca di Amnesty International è entrata a Gaza attraverso i valico di Rafah, dove i cessate il fuoco dichiarati unilateralmente da Israele e Hamas non erano ancora rispettati.

Le forze israeliane erano ancora presenti in diverse zone della Striscia di Gaza e la mattina del 18 gennaio, missili lanciati dalle forze israeliane hanno ucciso l'undicenne Angham Rif'at al-Masri e ferito sua madre a Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza. Allo stesso tempo i gruppi armati palestinesi hanno sparato diversi razzi contro le città e i villaggi del sud di Israele, ferendo tre civili israeliani.

Colpi di artiglieria, disegnati per essere utilizzati in scenari bellici tradizionali, sono stati sparati in aree residenziali densamente abitate. I delegati di Amnesty International hanno trovato numerose abitazioni, moschee, scuole ed edifici amministrativi distrutti.

Le infrastrutture di Gaza, già debilitate dai precedenti attacchi e dagli anni di sanzioni, si trovano adesso in condizioni disperate. I black-out prolungati sono la norma, decine di migliaia di persone non hanno accesso all'acqua potabile e i liquidi di scolo si riversano all'aperto dai condotti fognari rotti.

I civili colpiti, durante le tre settimane di attacchi non hanno potuto fuggire dai bombardamenti, in un luogo sicuro. Le scuole, le strutture sanitarie e gli edifici delle Nazioni Unite sono stati ugualmente colpiti.

Sono state riscontrate prove evidenti e incontestabili dell'uso massiccio di fosforo bianco in aree densamente popolate di Gaza City e in altre zone del nord della Striscia di Gaza. Tra le zone più colpite dal fosforo bianco vi è la sede dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati a Gaza City, attaccata dalle forze israeliane il 15 gennaio. Sempre quel giorno, ordigni impregnati di fosforo bianco hanno colpito anche l'ospedale al-Quds di Gaza City, provocando un incendio che ha costretto lo staff sanitario a evacuare i pazienti.

Preso atto delle accuse di violazioni del diritto internazionale da parte di entrambe le parti in conflitto, delle reciproche recriminazioni che potrebbero minare l'imparzialità di inchieste nazionali e del insufficiente numero di indagini condotte da Israele sulle violazioni commesse dalle sue forze, Amnesty International chiede a tutte le parti di acconsentire, e alla comunità internazionale di predisporre, una missione per l'accertamento dei fatti, immediata, esaustiva, indipendente e imparziale che conduca una indagine sulle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale commessi durante il conflitto, in accordo ai più severi standard internazionali che regolano tali indagini e di rendere pubblici i risultati.

21 gennaio 2009

CONTRO LA CRISI PIU' EUROPA?

Nell’unico Paese in cui i cittadini sono stati chiamati a pronunciarsi riguardo al Trattato di Lisbona, hanno prevalso i NO, così è stata decretata la bocciatura per l’Unione Europea delle banche per la seconda volta, come già accadde nel 2005 dopo il voto negativo di francesi ed olandesi riguardo sulla Costituzione.
In questa delicatissima fase della crisi economica europea e mondiale, ancora si vuole far credere ai cittadini...poco informati, che si esce dalla crisi con il Totalitarismo dell'UE. Il Trattato di Lisbona è la costituzione delle Banche, per le banche, in difesa dei propri interessi e delle multinazionali. Se estrerà in vigore nessun ciddadino europeo ne trarrà beneficio, non bisogna fidarsi delle belle parole dei nostri burocrati servi delle banche, la crisi economica è stata creata dalle banche e loro vogliono dare ancora più potere a queste.
Riporto quest'articolo tratto da El Pais dove ancora una volta si leggono le affermazioni e dichiarazioni propagandistiche sul Trattato di Lisbona da cui si può ben capirte come NON hanno in mano soluzioni alla crisi, ma solo una determinazione nel voler acquisire ancora più potere. Di seguito le dichiarazioni di Joaquin Almunia.
Alba kan.

Da EL PAIS:
Contro la crisi più Europa.
I resti dell'eredità ideologica della Thatcher e Reagan sono crollati. Si inizia un periodo di maggior ruolo del settore pubblico, nell'economia e di maggior regolamentazione del sistema finanziario.
La UE deve attuare questo unita.

Joaquin Almunia 19/01/2009:
"L'anno 2009 sarà dominato dalla crisi. Ricordarlo ancora una volta non vuol trasformare la preoccupazione per ciò che ci attende in un atteggiamento pessimistico senza spazio per la speranza. In realtà, grazie alle decisioni prese nei mesi scorsi, presto la situazione può cominciare a migliorare. Il rischio del collasso finanziario è stato superato e già cominciano a migliorare alcuni indicatori nel mercato monetario. Adesso bisogna avere fiducia che i piani di sostegno al settore bancario, i ritagli degli interessi e le misure di stimolo fiscale, insieme alla discesa dei prezzi dell'energia, di altre materie prime e dell'inflazione aiutino a paliare gradualmente le conseguenze più acute della recessione. Ma non bisogna illudersi sulla grandezza del compito che ci aspetta: essendo realisti, bisogna essere consapevoli che una catastrofe come questa non potrà essere superata del tutto fino a che non siano sradicate le sue radici attraverso un insieme di riforme. Non sappiamo con rigore scientifico quando si raggiungerà nuovamente la velocità della nave a livello dell'attività economica, ma si che il futuro sarà condizionato dalla forma in cui si risponderà alla crisi. Da ciò che faremo da adesso non solo dipende il quando ma anche come se ne uscirà.
In una prospettiva a mezzo termine, non tutto sono domande e incertezze. Se qualcosa è certo a questo punto, è che ciò che rimaneva in piedi dell'eredità ideologica della Thatcher e Reagan, il loro sdegno verso i tentativi di correggere gli effetti indesiderati del laissez faire, in definitiva verso la politica, è crollata. Si inizia adesso un periodo caratterizzato per un ruolo più attivo del settore pubblico nell'economia e in modo particolare per una regolamentazione più abbondante e estensiva nel sistema finanziario.Questo dovrà essere più trasparente; la sua supervisione, più rigorosa, la coordinazione dei supervisori attraverso le frontiere, più efficaci; la gestione del rischio, più curata.
Anche se il trattamento più urgente della crisi si è centrato sui mercati finanziari, le soluzioni( devono includere una prospettiva più ampia: una cosa è correggere gli errori nella regolazione e supervisione del sistema finanziario e un'altra che ciò sia sufficiente per riuscire a recuperare l'economia in condizioni sostenibili. E questo per vari motivi. Da una parte, la pressione maggiore sulla regolamentazione dei mercati e entità finanziarie avrà come conseguenza almeno durante un periodo di tempo la diminuizione sostanziale del grado di forza di leva e un contributo più mite dalla crescita del PIL, il cui potenziale di fronte al futuro è inferiore adesso alla tendenza registrata nell' ultima decade. Dall'altra parte, le politiche macroeconomiche di ispirazione keynesiana in una prospettiva a medio termine. La politica monetaria è vicina all'esaurire la sua munizione convenzionale e le banche centali sanno che nel futuro non possono ripetere l'atteggiamento "tranquillo" che hanno mantenuto di fronte all'apparire di successive e continue bolle di sapone. Inoltre l' espansione monetaria, oggi così neccesaria, porrà rischi inflazionistici se si allunga eccessivamente. A sua volta, le finanze pubbliche stanno prendendo a loro carico un considerevole peso aggiuntivo, fin quando lo stimolo fiscale sia imprescindibile per sostenere la domanda, i governi saranno costretti a sviluppare strategie di consolidamento e sdebitamento che li collochi nuovamente in una posizione sostenibile.
Alla visione di queste restrizioni, la ricerca di motori alternativi per impulsare la crescita futura conduce verso delle politiche strutturali che dovranno giocare un ruolo rilevante come fattore per dinamicizzare e migliorare i livelli produttivi.
Dall'altra parte bisogna prestare attenzione a ciò che succede nell'offerta. Qualche pista marca l'innovatore potenziale dei settori energetici e medioambientali nella lotta contro il cambio climatico: altre aggiungono il bisogno di rinforzare politiche e strategie orizzontali; educazione qualitativa a ogni livello, aumento delle spese in I+D; finanziamento adeguato per nuove iniziative imprenditoriali; miglioramento della regolamentazione delle piccole imprese, più flessibilità nel funzionamento dei mercati dei beni, servizi e lavoro. Nella maggior parte dei casi, la sua efficacia aumenterà se si concepisce il suo disegno su scala europea, anche se non sempre si riescano a vedere le cose in questo modo dalla prospettiva degli Stati membri dell'UE, che spesso credono che i loro interessi siano difesi meglio attraverso iniziative individuali che sulla base di decisioni pensate e coordinate con i loro colleghi e con le istituzioni europee.
Cosa succederà adesso in relazione a alcune poliitche chiavi strutturali al momento di superare la crisi in modo sostenibile? La crisi del gas ha evidenziato ancora una volta il bisogno di avanzare verso una politica energetica comune. Le mancanze della rete integrata delle infrastrutture europee del gas e dell'elettricità richiedono ad alta voce una soluzione che, in un modo o in un altro, dovrà essere finanziata e sviluppata in modo coordinato a scala dell'UE. A sua volta, il ritardo accumulato dalla maggior parte dei paesi europeri di I+D può trasformarsi in endemico con conseguenze prevvedibili in termini di perdite competitive addizionali se non approfittano le economie di scala propria i progetti di dimensione comunitaria.
Il grande pacchetto di stimolo fiscale che viene ennunciato da parte della nuova Amministrazione americana si tradurrà, quasi sicuramente, nella moltiplicazione delle risorse disponibili in aiuto delle politiche dall'altra parte dell'Atlantico. Ma se l'Europa reagisce in modo dispersivo, avrà perso ancora una volta l'opportunità di raggiungere un posto tra i primi in termini di competenza e di dinamismo economico, come accade dalla seconda metà degli anni novanta. Inolte, l'UE neccesita di approfondire la costruzine di uno spazio economico integrato, nel quale le varie libertà che conformano il mercato interno libera la circolazione di persone, beni, servizi e capitali che facilitino il passo di risorse umane, finanziario e tecnologico da settori protetti dalla competenza verso settori competitivi, dalla casa verso l'industria e i servizi, da attività con un basso valore aggiunto verso settori di punta.
Ma l'EU è prima di tutto un progetto politico intorno a un insieme di valori, tra i quali include un modello sociale avanzato. Non può avere come unica divisa socioeconomica la più o meno intensità regolatoria in determinati settori o il funzionamento efficace dei mercati. Se si limita a questo, l'idea europea sarà sempre meno attraente per alcuni votanti stanchi in questo momento dalle loro aspettative lavorative o dalla sostentabilità del modello sociale. Il messaggio europeo deve essere compatibile flessibile e sicuro non solo nel mondo del lavoro. La modernizzazione dei settori non finanziari dell'economia non possono ignorare le preoccupazioni di coloro che soffrono direttamente dei cambiamenti e delle domande di coloro che richiedono più risorse per affrontarle con successo. L'economia europea deve essere aperta e conpetitiva, ma la liberalizzazione e la flessibilità devono essere accompagnate da politiche che "armino" i cittadini in modo che possano affrontare una situazione competitiva. E questa combinazione oggi non esiste nell' insieme delle politiche in mano alle istituzioni europee.
I cittadini intuiscono molto più chiaramente attraverso i suoi dirigenti che l'europa deve svolgere un ruolo molto più attivo in questo contesto. Non è questione di nuovi cambiamenti nel Trattato. Adesso che siamo quasi alla fine della ratifica del Trattato di Lisbona, bisognerebbe evitare di cadere in oscuri dibattici istituzionali. L'attivismo di Sarkozy con le sue luci ed ombre di iperprotagonismo e intergovernabilità è tornato a svegliare l'attenzione di quanto l'Europa può fare agendo unita. Credo che ci siano ragioni più che valide affinchè la proiezione dell'attuale strategia di Lisbona verso la crescita ed il lavoro oltre l'anno 201o si affronti da questa prospettiva, ambiziosa ma necessaria. Perchè ciò che è in gioco non è nient'altro che il futuro di ognuno dei nostri paesi, delle nostre economie, del nostro modello sociale, forse della democrazia così come la conosciamo.
Joaquin Almunia è commissario europeo degli affari economici e monetari.

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