10 luglio 2017
Schedatura globale
Ciascuno di noi è consapevole di
quanto sia labile il confine fra informazioni e controllo e intuisce
come gli strumenti tecnologici di nuova generazione, telecamere,
lettori digitali, scanner dell'iride e via discorrendo possano al
tempo stesso garantire maggiore sicurezza, ma anche ledere
profondamente la nostra privacy.
Il sogno di chi gestisce la società
globalizzata e globalizzante è senza dubbio quello di averci tutti
schedati e sotto controllo come i cittadini di Person of interest. Lì
si tratta in fondo di fantascienza, ma anche il confine fra finzione
e realtà sembra farsi ogni giorno più labile, soprattutto quando
entrano in gioco attori come l'Onu ed il Progetto Agenda 21 ...
9 luglio 2017
Quei FreeVax invisibili
Se non
spacchi le vetrine, non bruci almeno una mezza dozzina di auto e la
tua "causa" risulta invisa ai mentori del politicamente
corretto, puoi manifestare finché ti pare, ma l'universo dei media
mainstream resterà sempre girato dall'altra parte, fingendo di non
averti visto e di non essersi accorto che esisti.
E'
quanto accaduto ieri a Pesaro ad alcune decine di migliaia di freevax che hanno
manifestato al parco Miralfiore per contestare il nuovo decreto legge
del ministro Lorenzin sulle vaccinazioni obbligatorie, con la
partecipazione sul palco anche di volti noti come Povia, Diego Fusaro
e quel Gianluca Paragone la cui trasmissione "controcorrente"
La Gabbia è stata pochi giorni fa chiusa improvvisamente da
La7......
6 luglio 2017
Abu Sharif: ‘Gli Usa dietro al rapimento di Aldo Moro’
Sono rivelazioni che destano scalpore, anche se non proprio inaspettate, quelle rilasciate oggi, 26 giugno, di fronte alla Commissione parlamentare di inchiesta sul ‘caso Moro’ da Bassam Abu Sharif, ex leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (Flpl). Secondo Sharif, i responsabili del rapimento dello statista democristiano Aldo Moro, avvenuto il 16 marzo 1978 a Roma, non potevano essere i membri delle Brigate Rosse, ma il governo degli Stati Uniti d’America.
L’ex guerrigliero palestinese mette in luce alcuni aspetti tecnici dell’agguato di via Fani, dicendosi convinto che le Br non possedessero la “professionalità” necessaria per uccidere 5 guardie del corpo, lasciando incolume l’ostaggio.
Inoltre, sostiene Sharif, l’eliminazione di Moro avrebbe fatto parte di una strategia di sottomissione politico-economica portata avanti dagli Usa.
L’ex guerrigliero palestinese mette in luce alcuni aspetti tecnici dell’agguato di via Fani, dicendosi convinto che le Br non possedessero la “professionalità” necessaria per uccidere 5 guardie del corpo, lasciando incolume l’ostaggio.
Inoltre, sostiene Sharif, l’eliminazione di Moro avrebbe fatto parte di una strategia di sottomissione politico-economica portata avanti dagli Usa.
5 luglio 2017
Venezuela: la destra accelera il momento del Colpo di Stato
La destra accelera il momento, spinge il bottone di ognuna delle variabili, prova a spezzare la correlazione di forze, il Colpo di Stato. Lo hanno annunciato: hanno i mesi di giugno e luglio per ottenere l’obiettivo. Hanno dichiarato che, sotto la protezione dell’art. 350 della Costituzione, non riconoscono il Governo, non riconoscono l’appello all’Assemblea Nazionale Costituente e si organizzeranno per impedire che abbiano luogo le elezioni dei costituenti il 30 luglio.
La traduzione di queste parole è stato l’aumento degli scontri dei poteri statali attraverso il Procuratore generale e l’Assemblea Nazionale, tentativi senza troppo successo dell’Organizzazione degli Stati Americani, la pressione dei media, l’acutizzazione degli attacchi all’economia ed una accelerazione della violenza, il terrore nelle strade e l’attacco ai corpi di sicurezza delo Stato, in particolare la Forza Armata Nazionale Bolivariana (Fanb).
Questo scenario violento ha mostrato elementi di novità nelle ultime settimane. Ha caratteristiche come l’attacco sistematico alla base militare di La Carlota a Caracas, con lo scopo di demoralizzare e spezzare la Fanb, la vicinanza di alcuni focolai di violenza al Palazzo di Miraflores, e il ritorno sulle scene dei danneggiamenti nelle città, come è successo all’inizio di questa settimana a Maracay e in località vicine, dove sono stati dammeggiati più di 40 stabilimenti, negozi privati e sedi di istituzioni pubbliche. Uno schema simile a quello impiegato in più di dieci località del paese nelle settimane precedenti.
3 luglio 2017
Vaccini: Magistrale intervento del Dott. Gottarelli
Un medico sale sul palco, afferra il microfono e dice quello che noi tutti sappiamo, ma che nessuno aveva mai avuto il coraggio di denunciare in pubblico.
In Italia c’è un grave problema di corruzione e questo è il motivo principale dell’introduzione dei vaccini obbligatori per legge, ad oggi sono l’unico prodotto che obbliga i consumatori all’acquisto.
La crisi bancaria italiana è frutto delle politiche dell’Unione €uropea
L’infinita crisi bancaria italiana è tornata alla ribalta. Il piano di emergenza per salvare due banche venete per un costo complessivo di 17 miliardi di euro è un fiasco di prim’ordine. Gli italiani hanno lasciato che la crisi si incancrenisse, ma la causa sottostante è il regime insostenibile imposto dalle stesse autorità UE.
Se Bruxelles e Francoforte avessero permesso all’Italia di nazionalizzare Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza con condizioni flessibili due anni fa, la crisi sarebbe stata ricomposta con meno danni all’economia italiana e con un costo molto inferiore per lo Stato.
Il piano di emergenza svelato dalle autorità UE venerdì notte mette al riparo gli obbligazionisti “senior” e i possessori di depositi anche oltre i 100.000€, lasciando che i contribuenti italiani paghino il conto.
Un conto che potrebbe ammontare ad un punto percentuale di PIL, spingendo così il debito pubblico al 133% dello stesso PIL.
Se Bruxelles e Francoforte avessero permesso all’Italia di nazionalizzare Veneto Banca e la Banca Popolare di Vicenza con condizioni flessibili due anni fa, la crisi sarebbe stata ricomposta con meno danni all’economia italiana e con un costo molto inferiore per lo Stato.
Il piano di emergenza svelato dalle autorità UE venerdì notte mette al riparo gli obbligazionisti “senior” e i possessori di depositi anche oltre i 100.000€, lasciando che i contribuenti italiani paghino il conto.
Un conto che potrebbe ammontare ad un punto percentuale di PIL, spingendo così il debito pubblico al 133% dello stesso PIL.
Bollettino BC€: non si può fare default con la propria moneta
Interazioni monetarie-fiscali e vulnerabilità dell’area €uro
le politiche monetarie e fiscali vengono condotte come nell’area euro, le profezie che si auto-avverano degli agenti economici possono portare a fluttuazioni indesiderate nella produzione, nell’inflazione e negli spread.
2 luglio 2017
L'ignoranza deve regnare sovrana...E il sovrano deve essere ignorante
"Il PD è il nostro interlocutore privilegiato "-"Non ci interessa allearci al PD"-"Dobbiamo ricostruire un centro sinistra solido e molteplice "-"Mai più con il PD".
Insomma positivamente o negativamente il PD sembra essere stato, sino ad ora, il riferimento di tutta la sinistra in Italia. Tanta fatica, tanti distinguo, tante sollecitazioni, paletti tattici, anatemi, tutto per un Partito che non esiste più. Certo i voti, anche tanti, ne ha ancora, ma che sia un Partito è tutto da dimostrare. Un collante ideologico, di pensiero comune, di riferimento culturale e politico, di orizzonte teorico, non l'ha più. Renzi è riuscito a svuotare questo contenitore di uomini e donne in politica dal di dentro. Ha lasciato sulla scena solo la parte esterna, una carcassa assolutamente vuota di contenuti, così come il suo capo deve essere.
E perciò vincere o perdere alle elezioni amministrative, o di altro tipo - vedi il recente referendum costituzionale - resta un gioco al massacro casuale: un buon nome, un apparentamento riuscito qua si e là no; un caso di corruzione in campo avverso determina il successo nel proprio il contrario.
Insomma positivamente o negativamente il PD sembra essere stato, sino ad ora, il riferimento di tutta la sinistra in Italia. Tanta fatica, tanti distinguo, tante sollecitazioni, paletti tattici, anatemi, tutto per un Partito che non esiste più. Certo i voti, anche tanti, ne ha ancora, ma che sia un Partito è tutto da dimostrare. Un collante ideologico, di pensiero comune, di riferimento culturale e politico, di orizzonte teorico, non l'ha più. Renzi è riuscito a svuotare questo contenitore di uomini e donne in politica dal di dentro. Ha lasciato sulla scena solo la parte esterna, una carcassa assolutamente vuota di contenuti, così come il suo capo deve essere.
E perciò vincere o perdere alle elezioni amministrative, o di altro tipo - vedi il recente referendum costituzionale - resta un gioco al massacro casuale: un buon nome, un apparentamento riuscito qua si e là no; un caso di corruzione in campo avverso determina il successo nel proprio il contrario.
30 giugno 2017
Il totalitarismo corporativo e la novità della guerra
“In guerra sono sempre gli stessi a perdere” è una frase detta in una scena del film spagnolo “Soldati di Salamina” e riflette quella che è sempre stata una costante in ogni conflitto bellico che sia avvenuto in qualsiasi luogo del nostro pianeta; cioè perdono coloro che hanno la disgrazia di non avere risorse sufficienti per non essere vittime della violenza e della distruzione scatenate. Quelli che in epoche passate erano definiti metodi corretti per fare la guerra sono stati sostituiti da altri che, nelle stesse epoche, sarebbero stati condannati da ogni punto di vista etico e morale, dato l’inutile eccesso di crudeltà, di distruzione e di morti di persone di qualsiasi età, osservato ad esempio durante la 2° Guerra Mondiale e, successivamente, nella guerra del Vietnam.
Oggi nessuno si sorprende che, ogni giorno, si commettano eccessi contro intere popolazioni indifese, trasformate in bersaglio e scenario di conflitti bellici, generalmente aizzati dalle potenze occidentali con gli Stati Uniti alla guida, come succede da decenni nella regione del Medio Oriente senza che si veda una soluzione definitiva.
Oggi nessuno si sorprende che, ogni giorno, si commettano eccessi contro intere popolazioni indifese, trasformate in bersaglio e scenario di conflitti bellici, generalmente aizzati dalle potenze occidentali con gli Stati Uniti alla guida, come succede da decenni nella regione del Medio Oriente senza che si veda una soluzione definitiva.
28 giugno 2017
Lettera aperta di protesta di soldati greci: Le truppe della NATO sono indesiderate!
Soldati dei campi militari di Evros e della Tracia hanno reso pubblica una lettera che esprime la loro protesta contro i servizi offerti da parte delle forze armate greche all’ esercitazione "Nobie Jump" della NATO, che ha avuto luogo in Romania dal 30 maggio 22 giugno. Ecco la lettera:
La gabbia emotiva dei vaccini
Con ogni probabilità chi si è documentato sui vaccini e ne ha provato a parlare con qualcuno che non è della sua idea, si sarà trovato di fronte a dei veri e propri “muri”.
Proprio l’altro giorno di fronte ai miei occhi una nonna apparentemente normale si è trasformata in ufficiale delle SS, pronta a strappare i figli dai genitori per inoculargli vaccini a tutto spiano. Perché? Perché assistiamo a un vero e proprio fenomeno di massa così drammaticamente privo di buon senso?
Personalmente me lo sono chiesto, dato che è troppo facile bollare l’altro come “stupido”, “ignorante” o “fuori di testa”, in particolare perché sono le accuse spesso rivolte dai vaccinisti “senza se e senza ma”, a quelli che vorrebbero decidere per conto loro della salute dei propri figli.
Con l’11 settembre ci siamo accorti che il blocco alla comprensione non era di natura intellettuale, c’era un blocco emotivo che impediva (e impedisce tutt’ora) di prendere in considerazione le conclusioni a cui si arrivava, documentandosi.
27 giugno 2017
Guerra psicologica in Venezuela
Il Venezuela è in guerra. Lo è da molto tempo, ma in questi ultimi mesi tutto indica che questa guerra è entrata in una nuova fase. Coloro che la provocano sembra che abbiano scommesso che questo sia il momento finale di questo scontro. Cioè: una guerra che deve avere uno sbocco; e come in ogni guerra, uno dei due lati che combattono deve vincere ma, in questo caso – da quanto si deduce dai fatti attuali – schiacciando il vinto, non negoziando ma neutralizzandolo completamente, senza lasciare spazio alcuno ad una reazione.
“Dove ci sono le pallottole, le parole sono di troppo”, si poteva leggere a volte sui muri di una strada anonima all’inizio di una dittatura sanguinosa, una delle tante che hanno popolato la regione latinoamericana. Quando si passa dalle parole – i simboli, la ricerca del consenso – al fatto concreto -le pallottole, la violenza dura e pura, l’intervento armato e sanguinario - l’unica cosa che conta è la forze bruta. E in Venezuela pare che si vada verso questo.
Ora: arrivare all’uso della forza bruta, almeno nei termini della dinamica socio-politica, non è qualcosa di semplice, richiede preparazione. Le guerre non spuntano per generazione spontanea. Sono possibili, senza dubbio, (“la violenza è la levatrice dell’umanità”, disse Marx), ma le popolazioni, o le forze armate, non fanno uso della violenza solo per un presunto “spirito aggressivo” sempre pronto ad entrare in azione: è necessario un condizionamento sociale-politico-ideologico-culturale che prepari le condizioni.
26 giugno 2017
Perché finora l’Italia è stata risparmiata da attacchi terroristici di massa?
Ogni volta che Youssef Zaghba atterrava a Bologna c’era qualcuno che lo aspettava appena sceso dall’aereo. Non era un segreto, in Italia, che il 22enne italiano nato in Marocco, identificato come uno dei tre terroristi dietro l’attacco al London Bridge, fosse sotto stretta sorveglianza.
“All’aeroporto gli parlavano. Poi, durante la sua permanenza, i funzionari di polizia venivano un paio di volte al giorno a controllarlo”, ha raccontato sua madre, Valeria Collina, in un’intervista al Guardian. “Erano amichevoli con Youssef. Gli dicevano: ‘Ehi figliolo, dimmi cos’hai fatto. Che cosa stai facendo adesso? Come stai?’ ”
Nelle settimane dopo l’attacco, il ruolo di Zaghba ha gettato una luce sulle differenze tra come i sospettati di terrorismo sono trattati in Italia e nel Regno Unito. All’arrivo a Londra, ha raccontato la madre di Zaghba, suo figlio non era mai stato fermato all’aeroporto né interrogato, nonostante i funzionari italiani avessero informato le loro controparti britanniche che quell’uomo poteva rappresentare una minaccia.
“All’aeroporto gli parlavano. Poi, durante la sua permanenza, i funzionari di polizia venivano un paio di volte al giorno a controllarlo”, ha raccontato sua madre, Valeria Collina, in un’intervista al Guardian. “Erano amichevoli con Youssef. Gli dicevano: ‘Ehi figliolo, dimmi cos’hai fatto. Che cosa stai facendo adesso? Come stai?’ ”
Nelle settimane dopo l’attacco, il ruolo di Zaghba ha gettato una luce sulle differenze tra come i sospettati di terrorismo sono trattati in Italia e nel Regno Unito. All’arrivo a Londra, ha raccontato la madre di Zaghba, suo figlio non era mai stato fermato all’aeroporto né interrogato, nonostante i funzionari italiani avessero informato le loro controparti britanniche che quell’uomo poteva rappresentare una minaccia.
Perché l'uscita dall'€uro è internazionalista (2/3)
Nazione, Stato e imperialismo europeo
1. Le ragioni dello scetticismo nei confronti della nazione
La diffidenza verso il concetto di nazione e la tendenza europeista, entrambe diffuse in diversi settori della società italiana, sono il prodotto della nostra storia recente e meno recente. L'imperialismo italiano, tra gli anni '80 dell'Ottocento e gli anni '40 del Novecento, ha fatto della nazione, nella forma ideologica estremistica del nazionalismo, il substrato della sua politica espansionistica. Lo stato liberale e lo stato fascista, senza alcuna soluzione di continuità tra di loro, hanno generato una serie di guerre, dalle prime spedizioni coloniali in Eritrea, Somalia e Libia, alla Prima guerra mondiale, alle guerre d'Etiopia e di Spagna e, infine, alla disastrosa partecipazione alla Seconda guerra mondiale. L'esito di questa tendenza espansionistica è stato devastante sia per le condizioni delle masse popolari sia per le ambizioni dell'élite capitalistica. L'Italia, precedentemente annoverata fra le grandi potenze, subisce nel '43 una sconfitta pesantissima e umiliante, che ne declassa il rango internazionale. Si è così prodotto un diffuso rigetto verso ogni forma di nazionalismo, che si è esteso al concetto stesso di nazione anche all'interno della sinistra, nonostante la Resistenza contro il nazi-fascismo fosse in primo luogo una lotta di liberazione nazionale.
1. Le ragioni dello scetticismo nei confronti della nazione
La diffidenza verso il concetto di nazione e la tendenza europeista, entrambe diffuse in diversi settori della società italiana, sono il prodotto della nostra storia recente e meno recente. L'imperialismo italiano, tra gli anni '80 dell'Ottocento e gli anni '40 del Novecento, ha fatto della nazione, nella forma ideologica estremistica del nazionalismo, il substrato della sua politica espansionistica. Lo stato liberale e lo stato fascista, senza alcuna soluzione di continuità tra di loro, hanno generato una serie di guerre, dalle prime spedizioni coloniali in Eritrea, Somalia e Libia, alla Prima guerra mondiale, alle guerre d'Etiopia e di Spagna e, infine, alla disastrosa partecipazione alla Seconda guerra mondiale. L'esito di questa tendenza espansionistica è stato devastante sia per le condizioni delle masse popolari sia per le ambizioni dell'élite capitalistica. L'Italia, precedentemente annoverata fra le grandi potenze, subisce nel '43 una sconfitta pesantissima e umiliante, che ne declassa il rango internazionale. Si è così prodotto un diffuso rigetto verso ogni forma di nazionalismo, che si è esteso al concetto stesso di nazione anche all'interno della sinistra, nonostante la Resistenza contro il nazi-fascismo fosse in primo luogo una lotta di liberazione nazionale.
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25 giugno 2017
Perché l'uscita dall'€uro è internazionalista (1/3)
Parte Prima. L'ideologia dominante è il cosmopolitismo non il nazionalismo
È possibile definire realisticamente una linea politica internazionalista in Europa soltanto mettendo al suo centro il tema dell'uscita dall'euro. Eppure, a sinistra molti continuano a opporsi all'uscita dall'euro, adducendo due tipologie di motivazioni, di carattere economico e politico-ideologico. Sebbene le motivazioni economiche siano certamente importanti, ritengo che a incidere maggiormente sul rifiuto a prendere persino in considerazione l'ipotesi di uscire dall'euro, fra la sinistra e più in generale, siano le motivazioni politico-ideologiche. Infatti, le motivazioni politico-ideologiche appaiono meno "tecniche" e maggiormente comprensibili. Soprattutto, fanno riferimento a un senso comune profondamente radicato nella sinistra e nella società italiana.
La principale motivazione politico-ideologica ritiene l'uscita dall'euro politicamente regressiva, perché rappresenterebbe il ritorno alla nazione. Ciò significherebbe di per sé il ritorno al nazionalismo e l'assunzione di una posizione di destra, con la quale ci si allineerebbe implicitamente alle posizioni del Front National in Francia e della Lega Nord in Italia.
È possibile definire realisticamente una linea politica internazionalista in Europa soltanto mettendo al suo centro il tema dell'uscita dall'euro. Eppure, a sinistra molti continuano a opporsi all'uscita dall'euro, adducendo due tipologie di motivazioni, di carattere economico e politico-ideologico. Sebbene le motivazioni economiche siano certamente importanti, ritengo che a incidere maggiormente sul rifiuto a prendere persino in considerazione l'ipotesi di uscire dall'euro, fra la sinistra e più in generale, siano le motivazioni politico-ideologiche. Infatti, le motivazioni politico-ideologiche appaiono meno "tecniche" e maggiormente comprensibili. Soprattutto, fanno riferimento a un senso comune profondamente radicato nella sinistra e nella società italiana.
La principale motivazione politico-ideologica ritiene l'uscita dall'euro politicamente regressiva, perché rappresenterebbe il ritorno alla nazione. Ciò significherebbe di per sé il ritorno al nazionalismo e l'assunzione di una posizione di destra, con la quale ci si allineerebbe implicitamente alle posizioni del Front National in Francia e della Lega Nord in Italia.
22 giugno 2017
Welcome to Macronia: come fare una maggioranza con il 20% degli elettori, un terzo della popolazione di un paese
La Francia ha 67 milioni di abitanti. 47 milioni sono registrati nelle liste elettorali. 57,4% di loro si sono astenuti o hanno votato scheda bianca nel secondo turno delle elezioni legislative del 18 giugno. Il parlamento eletto rappresenta 20 milioni di cittadini, vale a dire meno di un terzo della popolazione totale.
Ma quei cittadini che esso dovrebbe rappresentare lo sono in un modo del tutto ingiusto. Con il sistema di voto personalizzato inventato dal Grande Charles, il Piccolo Manu dispone di una maggioranza funzionale con solo 9 milioni di voti, ossia meno del 20% degli elettori. E questa maggioranza è tutt'altro che funzionale. In effetti, l'effetto "corsa alla mangiatoia" che ha giocato a suo favore, portandogli candidati di tutti i tipi, che hanno tradito i loro partiti originari, sia a destra che a sinistra, non è un fattore molto sicuro di coesione.
20 giugno 2017
Grenfell Tower: i demoni del neoliberismo
Uno dei peggiori disastri urbani nella storia recente ha colpito Londra, il rogo che ha bruciato il grattacielo della Grenfell Tower, grattacielo di edilizia popolare della zona di Hammersmith. Almeno 100 morti nel rogo, la polizia spera non siano di più.
Come dice un vecchio adagio, non ci sono disastri naturali, ci sono solo disastri umani. Ma questa scena orribile nella zona ovest di Londra rappresenta molto di più di una semplice negligenza. Sono stati i residenti a basso reddito sacrificati sull’altare del neoliberismo criminale: austerità, avidità e privatizzazione delle tutele pubbliche.
19 giugno 2017
Il CETA arriva in Senato: mobilitazione e tweet-storm
Non c’è tempo da perdere, soltanto la partecipazione di tutti può cambiare le sorti di questa battaglia dopo l’accelerazione del governo. Poco più di un anno fa 40 mila persone hanno inondato le strade di Roma contro TTIP e CETA. Adesso è il momento di tornare a farci sentire.
La Campagna Stop TTIP Italia (della quale Terra Nuova è stata uno dei primi aderenti) lancia una mobilitazione permanente: ciascuno di noi può impegnare qualche ora del proprio tempo per contattare i senatori italiani chiedendo loro di votare NO alla ratifica.Ecco i prossimi passi proposti:
I tweet da inviare martedì 20 giugno a partire dalle 12
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I dirigenti ministeriali che firmano i Decreti sui vaccini e che stanno sul libro paga della Glaxo
SCANDALOSE COLLUSIONI TRA GLAXO E MINISTERO DELLA SALUTE
Nuovo esposto del Codacons all’Anac sulle vaccinazioni. L’associazione consumatori ha chiesto all’Autorità anticorruzione se “sia lecito che il dirigente del ministero della Salute, Ranieri Guerra, firmi atti pubblici sui vaccini sedendo, come da curriculum, nel Cda (Consiglio di amministrazione) della Fondazione Glaxo, che come noto produce il vaccino esavalente venduto in Italia”.
EVIDENTE MATERIA DA CODICE PENALE
Risulterebbe che Guerra abbia firmato tutti gli provvedimenti sui vaccini anziché astenersi come dovuto, in base all’articolo 323 del Codice penale,
È NATO il neonazismo in Europa
L'Ucraina, di fatto già nella Nato, vuole ora entrarvi ufficialmente. Il parlamento di Kiev, l'8 giugno, ha votato a maggioranza (276 contro 25) un emendamento legislativo che rende prioritario tale obiettivo. La sua ammissione nell'Alleanza atlantica non sarebbe solo un atto formale. La Russia viene accusata dalla Nato di aver annesso illegalmente la Crimea e di condurre azioni militari contro l'Ucraina.
Di conseguenza, se l'Ucraina entrasse ufficialmente nella Nato, gli altri 29 membri della Alleanza, in base all'Articolo 5, dovrebbero «assistere la parte attaccata intraprendendo l'azione giudicata necessaria, compreso l'uso della forza armata». In altre parole, dovrebbero andare in guerra contro la Russia.
Di conseguenza, se l'Ucraina entrasse ufficialmente nella Nato, gli altri 29 membri della Alleanza, in base all'Articolo 5, dovrebbero «assistere la parte attaccata intraprendendo l'azione giudicata necessaria, compreso l'uso della forza armata». In altre parole, dovrebbero andare in guerra contro la Russia.
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