Non possiamo dimenticare che Cuba ha subito un accanimento brutale dall'impero.Ha dovuto pagare il prezzo dell'Emendamento Platt* e degli accordi commerciali del 1902 e del 1934 che completavano questo.Fu invasa periodicamente dopo la sua indipendenza: nel 1906-1909, nel 1912, nel 1917-1920 e 1933-1934 e la presenza degli Stati Uniti nella più grande delle isole dei Caraibi, Guantanamo è, oltre ad essere un sito di torture, un residuo di questo interventismo. Questo interventismo nel subcontinente faceva parte del destino manifesto degli Stati Uniti, così l'invasione, l'interferenza e il blocco sono all'ordine del giorno in tutto il ventesimo secolo e nell'ultima parte del ventunesimo secolo. [1]A Cuba, tuttavia, il controllo è statopiù stretto, derivato, senza dubbio, dal processo di liberazione.Questo non ha impedito la formazione relativamente precoce (1923) di un movimento studentesco socialista, guidato dal l'avvocato e poeta Ruben Martinez Villena (1899-1934) e di un movimento socialista dal 1899. Dopo l'instabilità politica in seguito al governo di Gerardo Machado (1925-1933), una soluzione si trova con il binomio formato dall'avvocato Federico Laredo Brú e il militare Fulgencio Batista.Il processo è stato portato a compimento da un'Assemblea costituente eletta dal voto popolare, che ha prodotto la forma della Costituzione della Repubblica di Cuba nel 1940, una delle normative più avanzate per il suo tempo e più vicina al pensiero sociale progressista. [2]
Dopo l'esito del referendum costituzionale, visto il risultato inaspettato, molti si domandavano preoccupati: "Ed adesso cosa accadrà?" Alcuni cantilenavano "…via Renzi, cosa c'è?" Travaglio, in televisione ha detto, in uno dei suoi tanti passaggi: "Troveranno un clone ecc. ecc." Trovato il clone, è stato subito trovato.
E chiaramente a vecchie volpi, come D'Alema, non è sfuggita la solita tendenza al suicidio di questo partito che deriva, ed è una tragedia nella tragedia dall'ex Partito Comunista Italiano. Cosa ha mantenuto di quello? cosa esprime ora? cosa accadrà? Bene, io penso che di tutte queste domande, e di altre simili poco interessi. Quello che è successo, il 60% dei No al referendum con un'affluenza alta per la situazione, il 68,48%, è l'unico dato importante.
Si vede che quando le cose vanno vicino al delirio assoluto il popolo italiano, in qualche modo, reagisce. Lo aveva fatto con Berlusconi, dieci anni fa, lo ha fatto ora con Renzi. E la sconfitta alle votazioni - una testa un voto - ha disvelato il grandissimo vuoto di potere presente ora in Italia. Nei primissimi giorni dopo l'esito referendario nessuno sapeva cosa fare e cosa dire. Poi, coma aveva vaticinato Travaglio, ecco un clone che risolverà nulla, che garantirà tempo di governo buono per rimettere un po' di pezze, con alle spalle però questa chiara presa di posizione popolare.
La scelta di Gentiloni come Presidente del Consiglio rappresenta la completa prosecuzione del governo Renzi e delle sue politiche, della fedeltà del governo italiano alla UE, alla Nato e agli interessi della Confindustria e della finanza. Una vera e propria reincarnazione di Renzi nel nuovo Presidente del Consiglio, la cui figura è un evidente segnale per "rassicurare" la finanza e le istituzioni internazionali. Si cambia il presidente del consiglio per mascherare l'assoluta continuità delle politiche e degli interessi che sono alla base di esse. Il referendum costituzionale ha evidenziato la volontà dei settori popolari di questo paese di un cambio di passo, di una rottura con le politiche che oggi vengono poste in totale continuità. La risposta è un cambiamento fittizio che servirà solamente a mettere al riparo i risultati delle politiche antipopolari di questi anni. Le opposizioni presenti in Parlamento non sono realmente alternative agli interessi del grande capitale. Rappresentano solo diversi settori di esso in contrasto tra loro per determinare le rispettive quote di profitto, ma uniti nell'attacco ai diritti dei lavoratori, ai salari, nel peggioramento delle condizioni di vita delle classi popolari.
MarcoTravaglio sulla campagna stampa del regime contro la Raggi: “UNA DELLE PAGINE PIÙ VERGOGNOSE CHE SI SIANO MAI VISTE NEL MONDO DEL GIORNALISMO NON SOLO ITALIANO”
"L'ambasciatore degli Stati Uniti va bene, basta che non cospiri" Morales sostiene di non essere ancora pronto a lasciare la presidenza, benché rispetti la decisione del paese. Quanto alla vittoria di Trump, secondo lui è da attribuire alla rabbia contro la globalizzazione
Benché la Bolivia stia meglio senza ambasciatore degli Stati Uniti, se lo volessero potrebbero nominarne uno, ha dichiarato a La Jornada il presidente Evo Morales. Ma non chiunque, bensì un diplomatico e non un politico che si dedichi a cospirare contro la sovranità del Paese.
Gli Stati Uniti non hanno un ambasciatore in Bolivia da quando, nel settembre di 2008, il governo di Evo Morales aveva espulso Philip Goldberg, accusandolo di dividere il paese ed appoggiare l'opposizione. Come diplomatico, Goldberg aveva svolto un ruolo rilevante durante la guerra civile jugoslava.
Intervistato a bordo dell'aereo presidenziale, un Falcon 900 EX di fabbricazione francese, nel percorso tra Tarija e Cochabamba, il presidente boliviano assicura che il voto a favore di Donald Trump nelle elezioni statunitensi è stato il prodotto dello scontento indirizzato dalla destra contro la globalizzazione fallita.
Nella piramide della distribuzione della ricchezza, l'1% superiore possiede il 51% della ricchezza del mondo; il 10%, l'89% della ricchezza mentre il 50% inferiore possiede solo l'1%
Supponendo che non intervenga nessun cambiamento nella disuguaglianza della ricchezza globale, ci si aspetta che nei prossimi cinque anni compariranno altri 945 miliardari, portando il numero totale dei miliardari a quasi 3.000. Più di 300 dei nuovi miliardari saranno del Nord America. La Cina è proiettata ad aggiungere più miliardari di quanti non ne conti tutta l'Europa, spingendo il totale della Cina sopra 420.
Credit Suisse stima che la ricchezza totale globale è ora di $ 334trn, o circa quattro volte il PIL mondiale annuo. Dopo la fine del secolo, ci fu in un primo momento un rapido aumento della ricchezza globale, con la crescita più veloce in Cina, India e altre economie emergenti, che rappresentavano il 25% della crescita della ricchezza, sebbene possedessero solo il 12% della ricchezza mondiale nel 2000. La ricchezza mondiale è diminuita nel 2008, ma ha mostrato una ripresa lenta, a un tasso significativamente inferiore rispetto a quello pre crisi finanziaria.
Ora è ufficiale: Sergio Mattarella ha scelto Paolo Gentiloni per formare il nuovo governo in seguito alle dimissioni di Matteo Renzi sconfitto al referendum costituzionale dello scorso 4 dicembre. Lo stallo, dunque, è superato. Mattarella ha sostenuto con enfasi, al termine delle consultazioni, che l’Italia «ha bisogno di un governo in tempi brevi», giacché vi sono «scadenze e impegni da rispettare, sul piano interno, europeo e internazionale».
E infatti si può ragionevolmente sostenere che il piano europeo è effettivamente impellente: giovedì 15 vi è il Consiglio Europeo. Entro quella data, Mattarella voleva un governo insediato e con pieni poteri. Per non arrivare impreparati all’appuntamento. Ma quali sono, in concreto, le posizioni di Gentiloni? Quale la sua visione? E come arriverà all’imperdibile appuntamento? Può forse giovarci per un chiarimento delle idee ciò che lo stesso Gentiloni scriveva in un tweet dal suo profilo il 2 agosto 2012: «Dobbiamo cedere sovranità a un’Europa unita e democratica».
Il «nuovo» governo. Il responso referendario e il suo «valore costituente»
Lo spettacolo è francamente inguardabile, a una settimana dal voto che ha travolto Matteo Renzi e il suo governo. Intendo lo spettacolo pubblico, recitato «in alto» dall’intero establishment. Il modo con cui nasce il governo Gentiloni, le procedure del suo incarico (con le cosiddette consultazioni parallele tra il Colle e Palazzo Chigi, cose mai viste!). E poi la sua composizione (fotocopia)
Sono un insulto al voto degli italiani, al principio di realtà, alla stessa Costituzione miracolosamente salvata il 4 dicembre: al suo articolo 1 naturalmente, e al meno noto articolo 54 (che impone, per le funzioni pubbliche «il dovere di adempierle con disciplina ed onore», cioè accettando i verdetti popolari e rispettando verità e parola data). Che a Palazzo Chigi sieda un «uomo di Renzi», che il governo Renzi succeda a se stesso nella maggior parte dei suoi membri, soprattutto che Matteo Renzi continui a detenerne la golden share mantenendo la segreteria del Partito e di lì accanendosi a inquinare la vita politica, dopo aver dichiarato che in caso di sconfitta si sarebbe ritirato da tutto, è un danno d’immagine devastante non solo per lui e il suo partito, ma per l’intero Paese.
Nel dicembre 1986, in Francia, i liceali presto raggiunti da studenti e insegnanti, si mobilitarono contro la "legge Devaquet" che mirava ad aumentare il prezzo dei diritti di iscrizione all'università. Il movimento crebbe in misura considerevole e la repressione non si aspettava di dover affrontare una protesta tanto legittima quanto democratica. Bilancio: un morto, Malik Oussekine, e feriti gravi, tra cui François Rigal, Patrick Berthet, Jérôme Duval [l'autore di questo scritto] e molti altri. 30 anni dopo, Maurice Duval, padre e Jérôme Duval, figlio, ricordano.
Maurice Duval padre: Che ricordo hai del giorno del 4 dicembre 1986?
Jérôme Duval, figlio: Organizzati per la mobilitazione al Liceo Maurice Ravel e anche in coordinamento con le altre scuole superiori a Parigi, siamo andati alla manifestazione nazionale per portare le nostre rivendicazioni, la prima delle quali era l'abrogazione totale del progetto di legge.
Giulietto Chiesa parla del dopo Renzi, richiama l’attenzione sulle insidie del ricorso al fondo salva stati (volgarmente detto Esm o Esm) e lancia la sua proposta per impedire ai ladri di sovranità di portare a termine i loro piani sulla pelle dei cittadini. http://www.byoblu.com/
Lo scorso 8 novembre il nuovo primo ministro indiano Narendra Modidichiarava ha messo fuori corso le banconote da 500 e 1000 Rupie, responsabili di circa l’85% del cash in circolazione in India. Sarebbe come se in Europa venissero eliminate in poche ore le banconote da 20 Euro in su, ma con l’aggravante che l’india, come noto, ha un’economia emergente estremamente vivace con un tasso di crescita stimato nel 7,7% per quest’anno, prevalentemente basato su scambi in contanti, in nero per il 25%.
Come facilmente intuibile,in quanto sperimentato in minima parte anche nel nostro paese nel 2013, il provvedimento ha gettato il paese nel caos, con scene già viste in Grecia, Venezuela e Cipro. Le nuove banconote emesse in sostituzione delle vecchie, in numero deliberatamente più limitato, non hanno ancora raggiunto le zone periferiche con il risultato di un assalto ai bancomat, ben presto rimasti privi di contante. Di certo l’economia con questo provvedimento ha segnato una perdita che per ora si attestata intorno all’ 1% del Pil.
La tribù Sioux, sostenuta da una moltitudine di attivisti ha combattuto per mesi per fermare la costruzione del oleodotto.
Il capo spirituale dei Sioux, Arvol Looking Horse
Accampamento Oceti Sankowin, Nord Dakota - La tribù Sioux di Standing Rock e i suoi sostenitori hanno festeggiato domenica (4 dic) una vittoria storica dopo che le autorità federali hanno deciso di fermare la costruzione del Dakota Access Pipelineoggetto di controversie.
Il Corpo di ingegneri dei militari degli Stati Uniti ha annunciato di aver rifiutato la servitù finale richiesta per il progetto di 3,8 miliardi di dollari che passa sotto Lake Oaheau in Nord Dakota.L'esercito ha detto che è ora di esplorare percorsi alternativi in attesa di uno studio sull'impatto ambientale.
Il oleodotto, lungo 1886 km, dalla formazione di Bakken nel nord-ovest del Nord Dakota, vicino al confine canadese e corre a sud-est fino al sud dell'Illinois.
I Sioux di Standing Rock, che sono stati uniti in un movimento di protesta che è durata per mesi con attivisti ambientali, dei diritti umani e della giustizia sociale, si sono opposti all'oleodotto per timore di contaminazione dell'acqua, distruzione ambientale e danni ai siti ancestrali.
Vittoria per i Sioux. Il genio militare americano ha bocciato l'attuale percorso previsto per l'oleodotto in Nord Dakota, contro cui da mesi i nativi americani si stanno battendo. Proprio in seguito alle proteste il progetto era stato fermato dall'amministrazione Obama per permettere allo Us Army Corps of Engineers di esprimersi. I nativi hanno sempre sostenuto che l'oleodotto è un enorme rischio per l'ambiente e per le falde acquifere dei loro territori.
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Secondo Berlusconi adesso Renzi sarebbe pronto per l’Isola dei famosi. La realtà è sfuggita al premier e il reality è la sua fallace dimensione.Lo dice questo voto, un terremoto politico e non solo per il significato che assume nel contesto italiano. E’, dopo lo splendido voto austriaco, un forte segnale per tutta l’Europa che da Vienna e da Roma riceve un messaggio di fiducia nelle istituzioni e nelle Costituzioni parlamentari.
La vittoria piena e travolgente del NO è frutto di una grande partecipazione popolare, di un’affluenza che travalica il confine della consultazione referendaria per assumere i connotati di un’elezione politica. Sfiorare il 70% di affluenza avvicina la prova elettorale di ieri alle elezioni del 2013 (si recò al seggio il 75% degli elettori), e dà la misura dell’opposizione alla riforma certamente, ma anche al governo e alla leadership che lo guida. Renzi ne ha preso atto ieri notte annunciando le dimissioni.
Ha vinto la Costituzione. Ha perso il plebiscito. Ha vinto il popolo. Ha perso il populismo cinico. Ha vinto la sovranità del popolo. Ha perso il dogma per cui non ci sarebbe alternativa. Ha vinto la voglia di continuare a contare. Di continuare a votare. Ha perso chi voleva prendersi una delega in bianco. Ha vinto la partecipazione, il bisogno di una buona politica. Ha perso la retorica dell’antipolitica brandita dal governo. Ha vinto un’idea di comunità. Ha perso il narcisismo del capo. Ha vinto la mobilitazione dal basso, senza mezzi e senza padrini. Ha perso chi ha messo le mani sull’informazione, chi ha abusato delle istituzioni senza alcun ritegno.
Fino alla vigilia della sua morte a 90 anni, continuava a mobilitarsi in difesa dell'ecologia e dell'ambiente, e contro la globalizzazione neoliberista, in trincea, e in prima linea.
Fidel è morto, ma è immortale.Pochi uomini conobbero la gloria di entrare da vivi nella leggenda e nella storia.Fidel è uno di questi.Apparteneva a quella generazione di insorti mitici - Nelson Mandela, Patrice Lumumba, Amilcar Cabral, Che Guevara, Camilo Torres, Turcios Lima, Ahmed Ben Barka - che, perseguendo un ideale di giustizia, si lanciarono negli anni '50 con l'ambizione e la speranza di cambiare un mondo di disuguaglianze e discriminazioni, segnato dall'inizio della guerra fredda tra l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti.
In quell’epoca, in più della metà del pianeta, in Vietnam, in Algeria, in Guinea-Bissau, i popoli oppressi si ribellavano. L’umanità era in gran parte ancora sottomessa l’infamia della colonizzazione. Quasi tutta l’Africa e buona parte dell’Asia erano ancora dominate, asservite ai vecchi imperi occidentali. Mentre le nazioni dell’America Latina, in teoria indipendenti da un secolo e mezzo, erano sfruttate da minoranze privilegiate, oggetto di discriminazione sociale ed etnica, e spesso sottoposte a dittature sanguinarie protette da Washington.
Un’intervista al professor Paolo Prodi. La Costituzione andrebbe in primo luogo attuata. Sbagliata la riforma del Titolo V. Non si capisce cosa rappresenti il “nuovo” Senato. Un’indicibile assurdità dividere per materie le competenze tra Camera e Senato. Ecco le ragioni del No del professor Paolo Prodi, tra i massimi storici italiani dell’età moderna, docente emerito all’Università di Bologna, già rettore dell’ateneo di Trento, tra i fondatori dell’Istituto storico italo- germanico della città trentina e dell’associazione di cultura e politica “Il Mulino”, fratello dell’ex presidente del Consiglio Romano Prodi.
Vogliamo ringraziare il professor Prodi che, pur non essendo in piena forma, ci ha generosamente concesso questa intervista.
Professor Prodi cosa pensa della riforma costituzionale sottoposta a referendum?
È un pasticcio pazzesco ed è anche illeggibile. Se pure vogliamo chiamare “riforma” il testo che va a referendum. Possiamo farlo, certo, ben coscienti però che nella storia dell’umanità tante riforme sono andate indietro e non avanti. E questo è proprio uno di quei casi.
Perché ritiene rappresenti una sorta di arretramento nella storia della Repubblica?