15 gennaio 2016
Banchieri, governanti, e "parco buoi"
Il suicidio di Luigino D'Angelo, il pensionato di Civitavecchia che, a causa del decreto 183 che ha salvato quattro banche dal fallimento ma che, nel caso specifico, ha fatto volatilizzare tutti i suoi risparmi (ben 110 mila euro investiti nei cosiddetti “bond subordinati” della Banca Popolare dell'Etruria) e quelli di altre migliaia di obbligazionisti, ha innescato tutta una serie di reazioni dove la rabbia diffusa per l'episodio in sé si è mischiata all'indignazione per le iniziative di un governo che, di fatto, si trova sempre schierato a fianco dei vertici bancari e contro i cittadini.
Come dimostra la recente norma dell'Unione europea, subito trasformata in legge dalle Camere, che stabilisce come, in caso di un dissesto bancario, a coprire i buchi di bilancio debbono essere chiamati a rispondere anche i titolari di conti correnti con importi superiori a 110 mila euro.
Libia, il piano della conquista
«Il 2016 si annuncia molto complicato a livello internazionale, con tensioni diffuse anche vicino a casa nostra. L'Italia c'è e farà la sua parte, con la professionalità delle proprie donne e dei propri uomini e insieme all'impegno degli alleati»: così Matteo Renzi ha comunicato agli iscritti del Pd la prossima guerra a cui parteciperà l'Italia, quella in Libia, cinque anni dopo la prima.
Il piano è in atto: forze speciali Sas - riporta «The Daily Mirror» - sono già in Libia per preparare l'arrivo di circa 1000 soldati britannici. L'operazione - «concordata da Stati uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia» - coinvolgerà circa 6000 soldati e marine statunitensi ed europei con l'obiettivo di «bloccare circa 5000 estremisti islamici, che si sono impadroniti di una dozzina dei maggiori campi petroliferi e, dal caposaldo Isis di Sirte, si preparano ad avanzare fino alla raffineria di Marsa al Brega, la maggiore del Nordafrica».
Il piano è in atto: forze speciali Sas - riporta «The Daily Mirror» - sono già in Libia per preparare l'arrivo di circa 1000 soldati britannici. L'operazione - «concordata da Stati uniti, Gran Bretagna, Francia e Italia» - coinvolgerà circa 6000 soldati e marine statunitensi ed europei con l'obiettivo di «bloccare circa 5000 estremisti islamici, che si sono impadroniti di una dozzina dei maggiori campi petroliferi e, dal caposaldo Isis di Sirte, si preparano ad avanzare fino alla raffineria di Marsa al Brega, la maggiore del Nordafrica».
14 gennaio 2016
Israele vuole cancellare la Costituzione italiana?
Il totale asservimento dei media italiani ai governi guerrafondai di Israele, proprio in questi giorni, ha trovato una nuova conferma: i direttori di alcuni fra i più autorevoli organi di stampa, come Repubblica, Rainews e Corriere della Sera, hanno subito pressioni (presumiamo da ambienti filoisraeliani molto influenti, perché solo questi hanno la forza di fare questo) per licenziare decine di giornalisti colpevoli – citiamo direttamente dal sito di Progetto Dreyfus licenziamenti di massa nelle redazioni – “di aver riportato, in forme totalmente stravolte, gli attentati commessi dai terroristi palestinesi in Israele”.
L’articolo di cui sopra pubblicato sul sito di Progetto Dreyfus, megafono della Comunità ebraica romana – quella stessa che lo storico Diego Siragusa ha definito come la “sezione italiana dell’estrema destra israeliana” -, è un vero e proprio attacco alla libertà di stampa, sia pure maldestramente camuffato dietro la richiesta di una più corretta informazione. Continuiamo a leggere l’articolo:‘’La disinformazione, al limite della propaganda, perpetrata da questi ultras dalla penna vicina ai terroristi palestinesi è finalmente terminata. Si è infatti interessato persino il presidente dell’ordine dei giornalisti che ha minacciato di ritirare diversi tesserini, di rispedire alcuni dei titolisti a corsi di formazione di giornalismo con particolare focus sull’etica ed escludere come estrema ratio dall’ordine alcuni degli autori più recidivi’’ 1.
11 gennaio 2016
Una nuova moneta unica africana sarebbe la vera causa dell'intervento francese in Libia
Sulla base delle informazioni trovate nelle lettere di Hillary Clinton declassificate il 31 dicembre, la vera ragione dell'intervento in Libia è l'oro che avrebbe impedito i piani di Nicolas Sarkozy ha in programma di espandere la sua influenza nella regione.
La corrispondenza dell'ex Segretario di Stato americano Hillary Clinton ha mostrato che nel 2011, Gheddafi aveva 143 tonnellate d'oro e 143 tonnellate di argento con cui avrebbe voluto creare una nuova moneta unica per l'Africa e fornire ai paesi francofoni africani un'alternativa al "franco CFA."
"L'oro era stato raccolto prima della rivolta in corso e doveva essere utilizzato per la creazione di una moneta panafricana di base sul dinaro libico", si legge nella mail dell'ex segretario di stato.
In totale, il valore di tali riserve era pari a circa 7 miliardi.
10 gennaio 2016
Cannibalismo corporativo: ciò che è in arrivo
Nel 1981, il Gruppo ETC (allora chiamato RAFI) ha denunciato che le società agrochimiche stavano comprando i semi, e che il loro obiettivo era quello di sviluppare colture che tollerano i veleni delle società stesse, per creare dipendenza degli agricoltori e vendere più veleno, il loro business più redditizio. Ci chiamarono allarmisti, dissero che tale tecnologia non sarebbe mai esistita, fino a quando nel 1995 l'industria ha cominciato a piantare transgenici: esattamente quel tipo di seme.
8 gennaio 2016
Occidente: disumanizzazione, morte e totalitarismo
L’Homo sapiens sapiens sa di sapere.E’ cosciente dei suoi atti. La sua capacità di costruire il mondo lo pone in un luogo privilegiato. Dispiega facoltà come il linguaggio, la comunicazione orale e scritta ed è un virtuose della parola.
Allo stesso modo può vantarsi di una memoria prodigiosa, capace di immagazzinare e trasmettere conoscenze. La sua intelligenza pare non avere limiti. Queste peculiarità dovrebbero – condizionale – accompagnarsi ad un comportamento conforme alla sua condizione di specie sociale-cooperativa.
Il bene comune, la virtù etica e una vita degna dovrebbero essere tra i suoi obiettivi primari, anteponendosi ad azioni meschine e non solidali. La giustizia sociale, la condanna dello sfruttamento dell’essere umano da parte dell’essere umano, principi irrinunciabili per realizzare il suddetto compito, dovrebbero essere prioritari.
Purtroppo non è stato questo il cammino seguito dall’Homo sapiens sapiens. I suoi passi vanno nella direzione opposta. La sua condotta è piena di atti irrazionali. Si è trasformato in un predatore. Distrugge tutto quanto crede gli appartenga. Si impadronisce della natura e cerca di sottometterla con la violenza.
7 gennaio 2016
"Dallo stato di diritto allo stato di emergenza"
Secondo il filosofo italiano Giorgio Agamben, lo stato di emergenza non è uno scudo a difesa della democrazia. Al contrario, ha sempre annunciato le dittature.
Non è possibile capire l’obiettivo reale della proroga dello stato di emergenza in Francia [prorogato fino alla fine di febbraio] se non la si colloca nel contesto di una radicale trasformazione del modello statale che ci è più familiare. Bisogna prima di tutto smentire quel che dicono donne e uomini politici irresponsabili, secondo i quali lo stato di emergenza sarebbe uno strumento a difesa della democrazia.
Gli storici sanno bene che è vero il contrario. Lo stato di emergenza è infatti il dispositivo attraverso il quale i regimi totalitari si affermarono in Europa. Negli anni che precedettero la salita al potere di Hitler, ad esempio, i governi socialdemocratici di Weimar avevano fatto un tale ricorso allo stato di emergenza (o stato di eccezione, come dicono i tedeschi) che è lecito dire che la Germania aveva smesso di essere una democrazia parlamentare già prima del 1933.
Il primo atto politico di Hitler, dopo la sua nomina, fu proclamare lo stato di emergenza, che da allora in poi non fu mai più revocato. Quando ci si stupisce del fatto che in Germania i nazisti abbiano commesso impunemente così tanti crimini, si dimentica che quelle azioni erano perfettamente legali, poiché il paese era sottoposto allo stato di emergenza e poiché le libertà individuali erano sospese.
Non è possibile capire l’obiettivo reale della proroga dello stato di emergenza in Francia [prorogato fino alla fine di febbraio] se non la si colloca nel contesto di una radicale trasformazione del modello statale che ci è più familiare. Bisogna prima di tutto smentire quel che dicono donne e uomini politici irresponsabili, secondo i quali lo stato di emergenza sarebbe uno strumento a difesa della democrazia.
Gli storici sanno bene che è vero il contrario. Lo stato di emergenza è infatti il dispositivo attraverso il quale i regimi totalitari si affermarono in Europa. Negli anni che precedettero la salita al potere di Hitler, ad esempio, i governi socialdemocratici di Weimar avevano fatto un tale ricorso allo stato di emergenza (o stato di eccezione, come dicono i tedeschi) che è lecito dire che la Germania aveva smesso di essere una democrazia parlamentare già prima del 1933.
Il primo atto politico di Hitler, dopo la sua nomina, fu proclamare lo stato di emergenza, che da allora in poi non fu mai più revocato. Quando ci si stupisce del fatto che in Germania i nazisti abbiano commesso impunemente così tanti crimini, si dimentica che quelle azioni erano perfettamente legali, poiché il paese era sottoposto allo stato di emergenza e poiché le libertà individuali erano sospese.
Lettera da Nazareth: i palestinesi dimenticati
A Nazareth cristiani e musulmani continuano a lottare contro la politica israeliana del divide et impera.
Nazareth - Un albero di Natale artificiale di 26 metri a Nazareth, il piu alto in tutto il Medio Oriente, e le autorità cittadine ne sono fiere. Le sue palle luccicanti rosse, argentate e dorate hanno portato una provvisoria atmosfera di festa nella città in cui Gesù trascorse la sua infanzia.
Nonostante l’atmosfera di festa, amici e vicini nella città palestinese più grande di Israele combattono per un futuro migliore. Persino i Babbo Natale gonfiabili appesi sulle tende da sole dei negozi sembrano persi.
Il turismo è crollato all’indomani degli attacchi israeliani contro Gaza circa 18 mesi fa. Sul conflitto nella vicina Cisgiordania giungono continuamente rapporti su palestinesi uccisi.
E nella vicina Siria, a un tiro di schioppo dalla Galilea, l’ordine regionale andato a pezzi risuona come un presagio orrendo.
Un altro segno che provoca inquietudine è la crescente ostilità della società israeliana nei confronti della minoranza palestinese. Gli slogan come “Morte agli arabi!” non sono più confinati agli stadi, ma si sentono anche nelle strade.
Il turismo è crollato all’indomani degli attacchi israeliani contro Gaza circa 18 mesi fa. Sul conflitto nella vicina Cisgiordania giungono continuamente rapporti su palestinesi uccisi.
E nella vicina Siria, a un tiro di schioppo dalla Galilea, l’ordine regionale andato a pezzi risuona come un presagio orrendo.
Un altro segno che provoca inquietudine è la crescente ostilità della società israeliana nei confronti della minoranza palestinese. Gli slogan come “Morte agli arabi!” non sono più confinati agli stadi, ma si sentono anche nelle strade.
6 gennaio 2016
L'FMI cambia le sue regole per isolare Cina e Russia
Lo scenario da incubo, preconizzato dagli strateghi della geopolitica americani, sembra diventare realtà: l’indipendenza economica straniera dal controllo degli Stati Uniti. Invece di privatizzare e rendere il mondo neoliberale sotto la pianificazione e proprietà finanziaria accentrata sugli Stati Uniti, i governi russo e cinese stanno investendo in economie di prossimità, in termini che cementino l’integrazione economica euroasiatica, sulla base del petrolio russo, delle esportazioni erariali e del finanziamento cinese. L’Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) minaccia di rimpiazzare i programmi dell’FMI e della Banca Mondiale che favoriscono i venditori, le banche e i possessori di bond degli Stati Uniti (con gli Stati Uniti che detengono potere di veto unico).
Il prestito russo del 2013, concesso in seguito alla richiesta fatta dall’eletto governo pro-russo dell’Ucraina, ha dimostrato i benefici del mutuo commercio e delle relazioni d’investimento tra i due Paesi. Come indica il Ministro delle Finanze Anton Siluanov, in Ucraina le “riserve internazionali erano appena sufficienti per coprire le importazioni di tre mesi e nessun altro creditore era preparato a concedere un prestito a condizioni accettabili per Kiev”. Tuttavia la Russia ha fornito 3 miliardi di dollari di un fondo altamente necessario, al tasso d’interesse del 5%, quando i bond ucraini stavano fruttando quasi il 12% .” [1]
Ciò che provoca fastidio in modo particolare agli strateghi finanziari americani è il fatto che questo prestito, concesso dal fondo di debito sovrano russo, fosse protetto dalla pratica di prestito dell’FMI, il quale in quel periodo aveva assicurato esigibilità di credito, trattenendo nuovo credito proveniente da Paesi in default di debiti ufficiali stranieri (o almeno, non contrattando in buona fede per il pagamento).
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5 gennaio 2016
Stati Uniti: "Quando muore un bambino"
Tamir Rice, 12 anni |
Ci siamo così tanto abituati a questo sistema che riteniamo che sia qualcosa di normale invece di un’imposizione umana.
I politici al soldo dei cosiddetti sindacati polizieschi si inchinano davanti a borse piene di soldi e si dimenticano della morte di un bambino in un battito di ciglia – specialmente se è un bambino nero.
Quale istituzione costruita dall’uomo è più preziosa della vita di un bambino? Quale lavoro? Quale ufficio? Quale stato?
2 gennaio 2016
I "muri della vergogna" in America Latina
Nonostante un calo significativo della povertà nel corso dell'ultimo decennio, l'America Latina resta la regione più diseguale del mondo, dopo l'Africa sub-sahariana. Interessati a proteggere sé stessi ed emergere, i ricchi non esitano a mettere mano ai portafogli per costruire fortezze, come in Perù e Brasile.
Più di un quarto di secolo dopo il crollo del muro di Berlino e mentre gli apologeti del neoliberismo si sgolano sui presunti benefici della globalizzazione, il mondo non ha mai avuto così tanti muri. Sempre più presenti in Europa, costruiti per proteggersi dai migranti e dai rifugiati in fuga da guerre e miseria, sono diventati nuovi marcatori geografici atti a respingere gli indesiderabili. Ciò che non si sa e che ancor meno si vede, è che queste enormi fortezze sono utilizzate anche per separare i ricchi dai poveri creando tremende segregazioni sociali, territoriali e razziali. In America latina, dove il fenomeno delle diseguaglianze è sempre stato particolarmente palese, la costruzione di muri negli ultimi anni ha accelerato, espandendo il divario tra coloro che hanno tutto da chi non ha nulla.
Più di un quarto di secolo dopo il crollo del muro di Berlino e mentre gli apologeti del neoliberismo si sgolano sui presunti benefici della globalizzazione, il mondo non ha mai avuto così tanti muri. Sempre più presenti in Europa, costruiti per proteggersi dai migranti e dai rifugiati in fuga da guerre e miseria, sono diventati nuovi marcatori geografici atti a respingere gli indesiderabili. Ciò che non si sa e che ancor meno si vede, è che queste enormi fortezze sono utilizzate anche per separare i ricchi dai poveri creando tremende segregazioni sociali, territoriali e razziali. In America latina, dove il fenomeno delle diseguaglianze è sempre stato particolarmente palese, la costruzione di muri negli ultimi anni ha accelerato, espandendo il divario tra coloro che hanno tutto da chi non ha nulla.
1 gennaio 2016
USA: La discreta costruzione di uno Stato poliziesco
Gli USA da decenni vivono avviluppati in una ragnatela di guerre che davvero meritano il nome di “guerre imperiali”. Come è possibile, si domandano alcuni ingenui, che una repubblica “democratica” in cui predomina la divisione dei poteri, si imbarchi in varie avventure militari interminabili e contemporanee?
Le dichiarazioni di guerra erano, anticamente, un atto di grande solennità. Venivano annunciate con un pesante protocollo e secondo un cerimoniale progettato per suscitare sentimenti patriottici. Ma oggi tutto è cambiato. Le guerre appaiono sullo schermo della TV e la gente neppure si chiede “quando è cominciata questa guerra?”.
L’ultima volta che gli USA dichiararono formalmente la guerra contro una potenza nemica fu nel 1941, dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor. I conflitti in Corea, Vietnam. Golfo Persico, Afganistan, Iraq e ora contro lo Stato islamico, tutti, formalmente non sono guerre.
Oggi le guerre si autorizzano tramite il bilancio.
Le dichiarazioni di guerra erano, anticamente, un atto di grande solennità. Venivano annunciate con un pesante protocollo e secondo un cerimoniale progettato per suscitare sentimenti patriottici. Ma oggi tutto è cambiato. Le guerre appaiono sullo schermo della TV e la gente neppure si chiede “quando è cominciata questa guerra?”.
L’ultima volta che gli USA dichiararono formalmente la guerra contro una potenza nemica fu nel 1941, dopo l’attacco giapponese a Pearl Harbor. I conflitti in Corea, Vietnam. Golfo Persico, Afganistan, Iraq e ora contro lo Stato islamico, tutti, formalmente non sono guerre.
Oggi le guerre si autorizzano tramite il bilancio.
30 dicembre 2015
Una crisi economica globale Made in China?
China and the 21st Century Crisis (La Cina e la crisi nel 21° secolo) di Minqi Li è stato pubblicato oggi (20 ottobre 2015). Nel libro, egli esamina le fondamenta di quello che potrebbe essere il luogo della caduta del capitalismo, e perché potrebbe accadere prima di quanto pensiamo.
Diverse istituzioni economiche dominanti mettono in guardia contro il rischio della crisi economica mondiale a venire. L'8 settembre, il Citi Group ha pubblicato un rapporto di ricerca, Is China Leading the World into Recession? (La Cina sta conducendo il mondo in recessione?) scritto da Willem Buiter, capo economista di Citi. Il rapporto avverte che "una recessione globale a partire dal 2016, guidata da Cina, è ora lo scenario principale della nostra équipe di Global Economics. L'incertezza rimane, ma la probabilità di una risposta politica rapida ed efficace sembra diminuire".
L'11 settembre, Daiwa Securities Group, la seconda più grande società di intermediazione mobiliare in Giappone, ha pubblicato un rapporto intitolato What Will Happen If China’s Economic Bubble Bursts (Che cosa accadrà se scoppia la bolla economica cinese).
L'11 settembre, Daiwa Securities Group, la seconda più grande società di intermediazione mobiliare in Giappone, ha pubblicato un rapporto intitolato What Will Happen If China’s Economic Bubble Bursts (Che cosa accadrà se scoppia la bolla economica cinese).
28 dicembre 2015
La CIA dietro le armi utilizzate negli attacchi di Parigi
Un'arma utilizzata negli attacchi di Parigi del 13 novembre proviene da un fornitore d'armi in stretto contatto con la CIA
Allo stato almeno una delle pistole usate negli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre è stata acquistata dalla Century International Arms e poi ri-esportata in Europa. Uno dei più grandi fornitori di armi negli USA, la Century Arms ha stretti legami con la CIA ed è stata accusata in America ed in Europa di essere coinvolta in commercio illegale di armi.
La pistola, una M92 semiautomatica, è stata prodotta nelle fabbriche di armi Zastava, a Kragujevac, in Serbia. La scorsa settimana, il direttore della fabbrica Milojiko Brzakovic ha detto di aver verificato sui propri registri che sette pistole costruite dallo stabilimento sono state utilizzate negli attacchi di Parigi. La fabbrica ha distribuito diverse pistole all'interno della ex Jugoslavia prima della dissoluzione della repubblica federale, tra la restaurazione capitalista e la guerra civile negli anni novanta, ma ha consegnato una di queste pistole nel maggio 2013 alla Century Arms, con base a Delray Beach, in Florida.
Allo stato almeno una delle pistole usate negli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre è stata acquistata dalla Century International Arms e poi ri-esportata in Europa. Uno dei più grandi fornitori di armi negli USA, la Century Arms ha stretti legami con la CIA ed è stata accusata in America ed in Europa di essere coinvolta in commercio illegale di armi.
La pistola, una M92 semiautomatica, è stata prodotta nelle fabbriche di armi Zastava, a Kragujevac, in Serbia. La scorsa settimana, il direttore della fabbrica Milojiko Brzakovic ha detto di aver verificato sui propri registri che sette pistole costruite dallo stabilimento sono state utilizzate negli attacchi di Parigi. La fabbrica ha distribuito diverse pistole all'interno della ex Jugoslavia prima della dissoluzione della repubblica federale, tra la restaurazione capitalista e la guerra civile negli anni novanta, ma ha consegnato una di queste pistole nel maggio 2013 alla Century Arms, con base a Delray Beach, in Florida.
Siria: Benzina sul cessate il fuoco
La Risoluzione 2254 sulla Siria, approvata all’unanimità dal Consiglio di sicurezza dell’Onu, sottolinea «lo stretto legame tra un cessate il fuoco e un parallelo processo politico». Disinnescando il conflitto, ciò favorirebbe un allentamento delle tensioni in Medio Oriente. C’è però un problema: sui cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza, tre – Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna – sono quelli che hanno più pesantemente violato «la sovranità e integrità territoriale della Repubblica Araba di Siria», che nella risoluzione dicono di «sostenere fortemente». Quelli che hanno organizzato «il crescente afflusso di terroristi in Siria», per il quale nella risoluzione «esprimono la più grave preoccupazione».
Il «cessate il fuoco» dipende quindi soprattutto da queste tre potenze della Nato e dalla Turchia, avamposto della guerra coperta contro la Siria, e dagli altri membri dell’Alleanza a partire dalla Germania. Dipende anche da un’altra potenza, Israele, che ha le mani in pasta in questa e altre guerre. Quali sono le loro intenzioni? Più delle parole valgono i fatti...
22 dicembre 2015
Reinventare il sistema bancario: dalla Russia all'Islanda all'Ecuador
Gli sviluppi mondiali nel campo della finanza e della geopolitica stanno portando ad un ripensamento sia della struttura del sistema bancario che della natura stessa del denaro. In evidenza, fra le notizie più interessanti:
In Russia, la vulnerabilità alle sanzioni occidentali ha portato a proposte volte alla realizzazione di un sistema bancario indipendente da quello occidentale e fondato su principi diversi.
In Islanda, la forte espansione che si è conclusa con la crisi bancaria del 2008-09 ha spinto i legislatori a considerare la possibilità di togliere alle banche private il potere di creare denaro.
In Irlanda, Islanda e Regno Unito la carenza di credito a livello locale, indotta dalla recessione, ha portato a proposte volte alla realizzazione di un sistema di ‘banche d’interesse pubblico’, sul modello delle Sparkassen tedesche.
In Ecuador, la Banca Centrale sta rispondendo alla carenza di dollari, la moneta ufficiale dell'Ecuador, attraverso l’emissione di dollari digitali disponibili su conti correnti a cui tutti hanno accesso, diventando in questo modo una vera banca del popolo [1].
In Islanda, la forte espansione che si è conclusa con la crisi bancaria del 2008-09 ha spinto i legislatori a considerare la possibilità di togliere alle banche private il potere di creare denaro.
In Irlanda, Islanda e Regno Unito la carenza di credito a livello locale, indotta dalla recessione, ha portato a proposte volte alla realizzazione di un sistema di ‘banche d’interesse pubblico’, sul modello delle Sparkassen tedesche.
In Ecuador, la Banca Centrale sta rispondendo alla carenza di dollari, la moneta ufficiale dell'Ecuador, attraverso l’emissione di dollari digitali disponibili su conti correnti a cui tutti hanno accesso, diventando in questo modo una vera banca del popolo [1].
18 dicembre 2015
"Eztetika della fame", il Manifesto del Cinema Novo brasiliano
Glauber Rocha presentò questa tesi durante la V Rassegna del Cinema Latinoamericano, Genova , 21-30 gennaio 1965. Il testo, scritto nell'aereo fra Los Angeles e Milano, espone le basi estetiche e politiche del Cinema Novo brasiliano e critica il paternalismo europeo nei confronti del Terzo Mondo. "Eztetica della fame" (rispettando la grafia originale dell'autore) diventò un manifesto del Cinema Novo. Fu pubblicato nel n° 3 della Revista Civilização Brasileira, Río de Janeiro, luglio 1965.
Lasciando da parte l'introduzione informativa che precede generalmente ogni dibattito sull'America Latina, intendo definire i rapporti tra la nostra cultura e la cultura civilizzata in termini meno riduttivi di quelli usati dagli osservatori europei nelle loro analisi.
Mentre l'America Latina si rammarica della sua miseria in generale, l'osservatore straniero coltiva il sapore di questa miseria, non come un sintomo tragico, ma soltanto come un dato formale del suo campo di indagini. In tal modo, né il latino-americano comunica la sua vera miseria all'uomo civilizzato, né l'uomo civilizzato comprende veramente la miseria del latino-americano.
Il caso Mattei
"Nelle economie moderne lo stato non può disinteressarsi di ciò che accade nel mercato degli operatori privati, poiché sa perfettamente che il risultato delle loro decisioni può non essere conforme agli interessi generali della società, che è suo compito tutelare" - Enrico Mattei
Destini paralleli
Enrico Mattei nasce il 29 aprile 1906 ad Acqualagna, un piccolo paese in provincia di Pesaro-Urbino che al tempo contava poco più di tremila anime. "Mattei è il secondo di cinque figli di un brigadiere dei carabinieri convinto che «restare poveri è una disgrazia perché non si può studiare». Finite le scuole elementari, viene messo in collegio, a Vasto, dove frequenta la Scuola tecnica inferiore. La povertà della famiglia e la rigida disciplina imposta dal padre lo spingono presto a cercarsi un lavoro. Il brigadiere, nel frattempo promosso maresciallo, riesce a far assumere il giovane Enrico in una fabbrica come verniciatore di letti di metallo. L'odore nauseante della vernice resterà per sempre impresso nella sua memoria al punto di procurargli una sorta di idiosincrasia per tutti gli odori penetranti, «compreso - confesserà anni dopo - quello della mia benzina». Nel 1923 viene assunto come garzone nella Conceria Fiore. La carriera del garzone è rapida: prima operaio, poi aiutante chimico, infine direttore del laboratorio. Nel 1929, quando la Conceria Fiore chiude, Mattei fonda con la sorella e un fratello la sua prima fabbrica: un piccolo laboratorio di oli emulsionanti per l'industria conciaria e tessile. Nel 1934, prova a diventare un vero industriale e fonda a Milano la Chimica Lombarda. Due anni dopo, a Vienna, sposa Greta Paulas. Poi si diploma ragioniere e si iscrive all'università Cattolica. E' vulcanico, intraprendente, ambizioso. Ma la sua carriera ha una svolta improvvisa quando scoppia la guerra.
Nel maggio del 1943 incontra Giuseppe Spataro, attraverso il quale entra in contatto con i circoli antifascisti milanesi.
Destini paralleli
Enrico Mattei nasce il 29 aprile 1906 ad Acqualagna, un piccolo paese in provincia di Pesaro-Urbino che al tempo contava poco più di tremila anime. "Mattei è il secondo di cinque figli di un brigadiere dei carabinieri convinto che «restare poveri è una disgrazia perché non si può studiare». Finite le scuole elementari, viene messo in collegio, a Vasto, dove frequenta la Scuola tecnica inferiore. La povertà della famiglia e la rigida disciplina imposta dal padre lo spingono presto a cercarsi un lavoro. Il brigadiere, nel frattempo promosso maresciallo, riesce a far assumere il giovane Enrico in una fabbrica come verniciatore di letti di metallo. L'odore nauseante della vernice resterà per sempre impresso nella sua memoria al punto di procurargli una sorta di idiosincrasia per tutti gli odori penetranti, «compreso - confesserà anni dopo - quello della mia benzina». Nel 1923 viene assunto come garzone nella Conceria Fiore. La carriera del garzone è rapida: prima operaio, poi aiutante chimico, infine direttore del laboratorio. Nel 1929, quando la Conceria Fiore chiude, Mattei fonda con la sorella e un fratello la sua prima fabbrica: un piccolo laboratorio di oli emulsionanti per l'industria conciaria e tessile. Nel 1934, prova a diventare un vero industriale e fonda a Milano la Chimica Lombarda. Due anni dopo, a Vienna, sposa Greta Paulas. Poi si diploma ragioniere e si iscrive all'università Cattolica. E' vulcanico, intraprendente, ambizioso. Ma la sua carriera ha una svolta improvvisa quando scoppia la guerra.
Nel maggio del 1943 incontra Giuseppe Spataro, attraverso il quale entra in contatto con i circoli antifascisti milanesi.
Perché viene condotta una campagna d'odio contro i musulmani?
Perché viene condotta una campagna d'odio contro i musulmani?
Perché sono i Musulmani ad essere sempre più etichettati come terroristi?
Perché questa campagna d'odio diviene parte della campagna elettorale per le presidenziali americane?
Perché Donald Trump chiede misure liberticide di polizia federale contro i Musulmani d'America?
Perché i Musulmani sono oggetto di schedatura etnica e discriminazione sul lavoro?
Perché il Presidente Francese Francois Hollande ha sospeso i diritti civili in corrispondenza di una campagna d'odio diretta contro i Musulmani di Francia, i quali rappresentano il 7,5% della popolazione del paese?
Perché è l'occidente a condurre una guerra contro nazioni Musulmane?
Perché l'Islam è visto come male assoluto?
La risposta a queste domande è insieme semplice e complessa.
Si dà il caso che più del 60% delle riserve mondiali di petrolio greggio sono locate nelle terre Musulmane.
Perché sono i Musulmani ad essere sempre più etichettati come terroristi?
Perché questa campagna d'odio diviene parte della campagna elettorale per le presidenziali americane?
Perché Donald Trump chiede misure liberticide di polizia federale contro i Musulmani d'America?
Perché i Musulmani sono oggetto di schedatura etnica e discriminazione sul lavoro?
Perché il Presidente Francese Francois Hollande ha sospeso i diritti civili in corrispondenza di una campagna d'odio diretta contro i Musulmani di Francia, i quali rappresentano il 7,5% della popolazione del paese?
Perché è l'occidente a condurre una guerra contro nazioni Musulmane?
Perché l'Islam è visto come male assoluto?
La risposta a queste domande è insieme semplice e complessa.
Si dà il caso che più del 60% delle riserve mondiali di petrolio greggio sono locate nelle terre Musulmane.
17 dicembre 2015
Cop 21: Nessuna azione a favore del clima!
In concomitanza con gli incontri regolari tra i rappresentanti delle multinazionali per lo sfruttamento dei combustibili fossili e del settore finanziario, che fingono di affrontare il cambiamento climatico, e qualche gruppo delle loro vittime, attualmente Cop21, Oxfam ha pubblicato un'analisi che sostiene che "la disuguaglianza" è una causa centrale della crisi climatica. Di fronte al valore in senso ampio di quest'affermazione, la replica tecnocratica occidentale è che se emettono tutti circa la stessa quantità di anidride carbonica, a risolvere la questione sarà un "democratico" suicidio di massa. Il contingente "sviluppato" in Cop21 fa di questa formulazione il principio motivante: diffondere il consumismo occidentale nel mondo vista l'impossibilità di un consumo "pulito".
L'intuizione di base del rapporto di Oxfam, che profila la catastrofe ambientale quale prodotto del consumismo occidentale, colpisce quasi il bersaglio. La questione della genesi del consumismo punta agli ampi sforzi di considerare l'acquisto capitalista come fatto naturale, mentre l'atto medesimo di vendere crea una contraddizione: perché consumare energia vendendo ciò che è naturale? Prima del XIX secolo la storia era colma di disuguaglianza nella ricchezza, cosa che però ha contribuito molto poco in termini di emissioni di gas serra. La disuguaglianza nella distribuzione economica è l'impianto del capitalismo. Il colpevole della crisi ambientale è la disuguaglianza associata alla produzione economica capitalistica.
L'intuizione di base del rapporto di Oxfam, che profila la catastrofe ambientale quale prodotto del consumismo occidentale, colpisce quasi il bersaglio. La questione della genesi del consumismo punta agli ampi sforzi di considerare l'acquisto capitalista come fatto naturale, mentre l'atto medesimo di vendere crea una contraddizione: perché consumare energia vendendo ciò che è naturale? Prima del XIX secolo la storia era colma di disuguaglianza nella ricchezza, cosa che però ha contribuito molto poco in termini di emissioni di gas serra. La disuguaglianza nella distribuzione economica è l'impianto del capitalismo. Il colpevole della crisi ambientale è la disuguaglianza associata alla produzione economica capitalistica.
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