Esistono almeno dieci ottime ragioni per rivedere la versione ufficiale che le autorità e i Media ci hanno trasmesso del duplice attentato a Oslo e Utoja. Di queste, almeno sei valgono come moventi che potrebbero aver spinto coloro che sostengono un Nuovo Ordine Mondiale ad attaccare la Norvegia in modo che il sangue fungesse da monito per il futuro. Propedeutico a ciò l’entrata della Norvegia nell’Unione Europea.
Di Enrica Perucchietti
Il Democratico In estrema sintesi: la mancata adesione all’UE; lo storico accordo di cooperazione siglato nel 2010 con la Russia e solo ora entrato in vigore; un’autonomia che si rispecchia in un Governo e un’economia forte che ha resistito alla crisi; una politica pronta a riconoscere la Palestina; le risorse di petrolio e gas e gli appalti ventennali sui pozzi iracheni; la decisione di ritirare le truppe dalla Libia; la spaccatura interna alla NATO facente capo a una politica filorussa; la presenza di una loggia massonica fondamentalista di culto svedese; le esercitazioni militari del governo norvegese che “avrebbero” – come nel caso dell’11/9 e di Londra 2005 – coperto l’operato dei terroristi. Infine, la testimonianza di numerosi sopravvissuti sull’isola di Utoja che ci fosse un vero e proprio commando che avrebbe affiancato Behring Brevik nella sua follia omicida.
Quella dei greci con il debito è una storia che va avanti da 27 secoli. Già nel VI secolo avanti Cristo i cittadini ateniesi erano alle prese con denari presi in prestito che non sapevano come ripagare. Al punto che molti di loro finivano ridotti in schiavitù per l'impossibilità di assolvere alle proprie obbligazioni.
Se non ci fosse stato Solone, forse, non sarebbe nata neppure la democrazia che dopotutto ha bisogno di un certo numero di uomini liberi per funzionare. E che fece Solone riformando il sistema legislativo ateniese nel VI secolo?
O meglio decretò che la libertà personale di un cittadino non poteva essere utilizzata come garanzia - come collateral, diremmo oggi - per concedere un credito. Fu chiamata seisachtheia (lo scuotimento dei pesi). Come frutti maturi da un albero i debiti vennero giù liberando da quell'onere chi ne sopportava il peso. «Fu una decisione epocale - ricorda lo storico Luciano Canfora di cui sta per uscire in libreria Il mondo di Atene (edizioni Laterza) – Alle prese con una grave crisi, Solone, nei fatti, evitò una guerra civile».
Il massacro commesso il 22 luglio in Norvegia si è svolto in un contesto che merita attenzione.Ci sono stati due attacchi, uno contro la sede del governo e l'altro sull'isola di Utøya con due ore di differenza tra i due. Sull'isola di Utøya si teneva una riunione di campo della Lega Giovanile dei Lavoratori del partito Laburista (Arbeidaranes Ungdomsfylking, AUF, il suo acronimo in norvegese) il cui rappresentante, Eskil Pedersen è uno dei più importanti sostenitori del boicottaggio di Israele Europa, e con posizioni di grande importanza.
Il coinvolgimentodella Norvegia nel boicottaggio di Israele è fondamentale e ferisce la sensibilità.Il boicottaggio universitario è stato condotto da una delle principali istituzioni accademiche della Norvegia, l'Università di Bergen, che intende imporre un boicottaggio accademico contro Israele per una condotta che qualifica come simile a quella dell'apartheid (Ynet, 24 gennaio 2010), è stato accompagnato dal consiglio di amministrazione dell'Università di Trondheim, dove è stato discusso e votato sull'aderire o meno al boicottaggio accademico contro Israele.
Il segretario generale della NATO, Anders Fogh Rasmussen, avverte che l’Europa deve investire di più in difesa e intelligence per una migliore gestione delle crisi internazionali. Ha anche anche lamentato la forte dipendenza dell’organizzazione di Washington al momento di risolvere i conflitti.
L’influenza e la leadership dell’Europa sulla scena internazionale- come dimostra la situazione in Libia- si ridurranno se i tagli alla difesa continueranno, ha avvertito.
Il segretario generaleha detto chel'Europa dovràfare sempre più affidamentosullepotenze emergenticome India e Cinaper mantenereun livello adeguatonella gestione dellecrisi internazionali.
Gli "ismi" popolari e le necessità di governare dall'alto
Di Václav Klaus
Ognuno ha una lista - per lo più implicita - di problemi, di sfide che sente e prende in considerazione - in base alle sue esperienze, le sue preferenze, i suoi pregiudizi e le sue priorità - come attuali, essenziali, minacciose. Cercherò di svelarvi alcuni di quelli che figurano nella mia lista. Essi sono inevitabilmente legati a qualcosa che non esisteva durante la maggior parte della mia vita, durante l'era comunista.
Penso naturalmente alla libertà, qualcosa alla quale gli americani attribuiscono un valore capitale, anche se non ne hanno sperimentato personalmente l'assenza. La nostra esperienza ci ha dato una sensibilità o anche un'ipersensibilità da un certo punto di vista.
Dove posso vedere nel ventunesimo secolo, le principali minacce alla libertà?
Padroni dell'universo e sovranità dei popoli: il caso BlackRock di G. Colonna
In queste settimane, e probabilmente ancor di più nei prossimi mesi, la questione di chi controlla l'economia mondiale potrebbe diventare argomento frequente di discussione. Clarissa da anni sta cercando di fornire analisi che le persone comuni possano agevolmente seguire e che possano risultare di stimolo ad ulteriori approfondimenti. I nostri lettori vengono in questo modo invitati ad accompagnarci in un lavoro di ricerca che sviluppiamo nella logica di quello che scriveva anni fa Ezra Pound: "Resta il dovere di tentare di escogitare un'economia sana, e di tentare di imporla con il metodo più violento in assoluto: far sì che le gente rifletta". Dietro il Sipario
In merito al controllo dell'attuale economia mondializzata, abbiamo scritto di recente che esso si sviluppa a partire da grandi centri finanziari - un'espressione questa che, se non spiegata in modo concreto, rischia suggerire al comune cittadino l'immagine di oscuri burattinai che tirano i fili delle speculazioni che ogni giorno spostano per il mondo migliaia di miliardi, distruggendo in pochi secondi, come accaduto anche nella Borsa italiana nelle ultime settimane, la ricchezza prodotta col lavoro di popoli interi. In realtà, il solo vantaggio di oggi è che queste forze si mostrano con estrema evidenza, per cui basta applicarsi con attenzione per comprendere come esse operano in concreto.
Un fatto accaduto il 4 luglio scorso non ha avuto alcuna risonanza sui
media, e ciò proprio perché la notizia avrebbe potuto contribuire a
spiegare parecchie cose anche su quanto sta avvenendo in questi giorni
in Italia. In quella data il governo greco ha inviato all'attuale
direttore del Fondo Monetario Internazionale, Lagarde, una lettera in
cui si impegna a realizzare quanto già sottoscritto il 2 maggio dello
scorso anno nei confronti dello stesso FMI, all'atto di ricevere il
prestito vincolato al programma di presunto "risanamento" del debito
pubblico greco.
COMIDAD
Nella lettera il governo greco non si limita a rinnovare gli impegni, ma
allega un memorandum in cui illustra scadenze e strumenti per
realizzarli. Il punto saliente della lettera riguarda, manco a dirlo, le
privatizzazioni.
Nel testo viene ricordato che il Parlamento greco ha già approvato un
dettagliato piano di privatizzazioni con scadenze precise, ed allo scopo
è stata istituita un'apposita agenzia. Nel memorandum viene però
spiegato anche come queste privatizzazioni saranno materialmente
realizzate, cioè attraverso un Fondo finanziato dallo Stato!
Roma - Dopo anni di silenzio, sembra che il quotidiano di Podgorica Vijesti stia conducendo oggi un'inchiesta sul Caso Mattei, per portare alla luce la complessa storia delle connessioni finanziarie tra Montenegro e Svizzera. Una storia che tuttavia era già nota ai media di Belgrado (si veda Glas javnosti - 15 ottobre 1999), che denunciavano l'esistenza di una Sentenza della Corte d'appello del Canton Zurigo, alla fine di aprile di quest'anno, che condannava la Podgoricka Banka a pagare 10 milioni di dollari ad un broker che ha fornito al Governo del Montenegro collaterali del valore di un miliardo di dollari.
Nasce così nel 1999 il 'Caso XY' per identificare una controversa indagine dai tanti elementi oscuri, tra cui il fatto che il Montenegro riceveva un rilevante finanziamento nonostante la Jugoslavia fosse sottoposta ad embargo finanziario. Nel 2007 il caso viene ripreso dalla Etleboro che pubblica tutti i documenti connessi a quello che diventerà 'Caso Mattei'.
Ho letto con grande interessel'intervento di Daniela Salvini. Esso mi dà la possibilità di sviluppare una replica esaustiva e pertinente, tanto che credo che una critica serrata dell'articolo in questione possa costituire la base di una critica generale del progetto europeo. L'articolo, infatti, è un tale concentrato di errori, pregiudizi, luoghi comuni e fuochi fatui, diffusi in particolar modo a sinistra, che una sua efficace confutazione consentirebbe di minare alla base l'impalcatura di menzogne che ancora tiene prigioniera tante persone.
Muse, ispiratemi.
Partiamo con una citazione del testo di Salvini.
“L'euro, oggi, malgrado le vicissitudini della crisi mondiale e quelle legate alla situazione europea, mantiene una certa forza all'interno dei paesi dell'eurozona e più in generale nell'ambito internazionale. Le ragioni sono molto complesse e richiederebbero un discorso a sé. Accennerei però a quello che mi sembra il più influente. Essere moneta di riserva: la Cina, ad esempio, ma non solo, l'acquista e la tiene in alternativa al dollaro. Mantenere forte questa moneta potrebbe essere utile a svincolare l'Europa dal destino e dalla volontà dell'Impero.”
Un nuovo paradosso ci mette in allerta questa settimana. La vita di un combattente per la pace è stata troncata dalla violenza. Nella notte di Sabato 9 luglio è stato ucciso il cantautore argentino Facundo Cabral, che era in Guatemala per dare un concerto nella città di Quetzaltenango.
Ancora non si conoscono le cause del fatto, il paese centroamericano ha dichiarato tre giorni di lutto nazionale per l'evento che il presidente Alvaro Colom ha descritto come "codardo". Alcune fonti, tra cui il capo del Gabinetto di quel paese, Carlos Menocal, hanno collegato l'evento con la presunta relazione tra Achille Enrico Farina, un imprenditore che ha assunto Cabral e il riciclaggio di denaro nel cartello di Sinaloa.
Pierre Laurent, presidente del Partito della Sinistra Europea (PSE) e segretario nazionale del PCF, ha visitato martedì 5 luglio, Atene. Dà il suo parere a "l'Humanité Dimanche" sulla situazione.
HD - Perché è venuto ad Atene? Pierre Laurent. Abbiamo deciso di celebrare una riunione della presidenza del PSE, perché questa città è l'epicentro della crisi politica e sociale dell'Europa.Abbiamo voluto informare dal vivo sulla situazione intervistando sindacalisti e giovani attivisti del movimento di protesta e dare testimonianza della nostra solidarietà. Infine, abbiamo concordato di presentare proposte alternative al piano europeo.
HD - In che misura ciò che sta accadendo in Grecia, anticipa quello che succederà in Europa?
Ben presto le casse dello Stato nordamericano non avranno sufficienti risorse per pagare le pensioni. Questa situazione si potrebbe verificare ad agosto se la Casa Bianca e il Congresso non arrivano ad un accordo sull’aumento del livello di indebitamento.
Il presidente statunitense, Barack Obama, ha detto di non poter garantire il prossimo pagamento, il 3 agosto, delle pensioni a 27 milioni di persone. La ragione principale è la decisione pendente sul livello massimo di indebitamento del paese, decisione che sarà presa il 2 agosto.
“Non posso garantire che la pensione venga pagata il 3 agosto se non risolviamo il problema (del limite del debito pubblico). Al Tesoro potrebbe semplicemente mancare il denaro”, ha detto Obama.
A Washington appare sempre più drammatico il braccio di ferro fra Obama e i repubblicani – che in questo momento controllano il parlamento – sulla necessità di alzare il tetto del debito pubblico entro il 2 di agosto.
Se ciò non avverrà, la nazione americana andrà automaticamente in default, ovvero verrà dichiarata insolvente, con conseguenze che - dicono gli esperti – saranno “catastrofiche” per tutti.
Oliva è una barca con equipaggio internazionale che naviga nella acque palestinesi al largo di Gaza allo scopo di monitorare, documentare e rendere pubbliche le frequenti violazioni dei diritti umani perpetrate dalle forze di occupazione israeliane nei confronti dei pescatori palestinesi. Essa è stata oggi attaccata con dei cannoni ad acqua dalle stesse navi da guerra sioniste che si proponeva di filmare.
Silvia Todeschini da Gaza
Libera Palestina
Le limitazioni di movimento unilateralmente imposte dalle forze di occupazione nei confronti dei pescatori palestinesi li costringono a non allontanarsi da riva più di 3 miglia marine. Gli attacchi però vengono portati avanti anche all'interno di questo limite, infatti Ruqaya, presente su Oliva al momento dell'attacco, afferma: "Quando ci hanno attaccato ci trovavamo a meno di 2 miglia marine dalla costa di Gaza. Li abbiamo visti sparare acqua ad alcune barche di pescatori così ci siamo diretti verso quell'area. Quando ci siamo avvicinat*, la nave da guerra ha abbandonato le barche dei pescatori e si è rivolta verso di noi. Ci hanno attaccat* per circa 10 minuti, seguendoci mentre noi ci dirigevano verso la costa ed infine rallentando quando ci trovavamo a circa un miglio da essa"
L'hanno definita una 'rivoluzione silenziosa' quella che ha portato l'Islanda alla riappropriazione dei propri diritti. Sconfitti gli interessi economici di Inghilterra ed Olanda e le pressioni dell'intero sistema finanziario internazionale, gli islandesi hanno nazionalizzato le banche e avviato un processo di democrazia diretta e partecipata che ha portato a stilare una nuova Costituzione.
Oggi vogliamo raccontarvi una storia, il perché lo si capirà dopo. Di quelle storie che nessuno racconta a gran voce, che vengono piuttosto sussurrate di bocca in orecchio, al massimo narrate davanti ad una tavola imbandita o inviate per e-mail ai propri amici. È la storia di una delle nazioni più ricche al mondo, che ha affrontato la crisi peggiore mai piombata addosso ad un paese industrializzato e ne è uscita nel migliore dei modi.
L'Islanda. Già, proprio quel paese che in pochi sanno dove stia esattamente, noto alla cronaca per vulcani dai nomi impronunciabili che con i loro sbuffi bianchi sono in grado di congelare il traffico aereo di un intero emisfero, ha dato il via ad un'eruzione ben più significativa, seppur molto meno conosciuta. Un'esplosione democratica che terrorizza i poteri economici e le banche di tutto il mondo, che porta con se messaggi rivoluzionari: di democrazia diretta, autodeterminazione finanziaria, annullamento del sistema del debito.
Questa settimana vari analisti hanno osservato che nel 2016 l’economia cinese supererà quella statunitense. Questo secondo le ultime proiezioni del FMI, realizzate nella nuova versione d’aprile in base ai dati Prospettive dell’Economia Mondiale. Dal momento che mancano pochi anni all'arrivo del 2016, e siccome sarà la prima volta in oltre un secolo che gli USA non saranno l’economia più grande del mondo, questo sviluppo sarà oggetto di molte discussioni da varie prospettive.
In primo luogo consideriamo l’aspetto economico. La Cina ha avuto la crescita economica più veloce del mondo per tre decenni, crescendo 17 volte in più in termini reali (prendendo in considerazione l’inflazione) dal 1980. Bisogna evidenziare che la maggior parte di questa crescita record ha avuto luogo (1980-2000) mentre il resto delle economie in sviluppo erano messe male per l'attuazione dei cambiamenti di politiche neoliberali– liberalizzando il commercio e i flussi di capitale in modo indiscriminato, aumentando l’indipendenza delle banche centrali, con politiche fiscali e monetarie più restrittive (e tipicamente pro-cicliche) e anche l’abbandono di strategie per lo sviluppo previamente positive.
La Cina evidentemente non ha adottato questi cambiamenti politici, che furono promossi da Washington attraverso istituzioni come il FMI, la Banca Mondiale, e più tardi l'OMC
L'ex pilota di linea e istruttore di volo algerino Lotfi Raissi, ha appena pubblicato un libro in cui racconta come, nella notte tra il 21 e il 22 settembre 2001, la sua vita è diventata un incubo.Verso le 3:30, una squadra di poliziotti armati con fucili d'assalto, ha fatto irruzione nel suo appartamento alla periferia di Londra.E' stato arrestato con l'accusa di essere un luogotenente di Osama Bin Laden, organizzatore degli attacchi dell'11 settembre 2001, e di aver addestrato al volo i terroristi di Al-Qaeda coinvolti nell'attentato. Per l'FBI e l’MI5, è stato il capro espiatorio ideale: giovane, 27 anni, istruttore di volo e musulmano, anche se non ha nulla dell’islamista, e ancor meno del terrorista. Adesso ha triste primato di essere la prima persona perché coinvolta negli attentati.
Un nuovo ciclo di usura internazionale con la crisi finanziaria, questa volta a livello degli Stati, già comincia a proiettarsi dalla Grecia (attraverso i fondi di “riscatto”) a tutti i paesi della zona euro. Come meccanismo centrale, le banche e i gruppi usurai internazionali “riprestano” denaro agli Stati falliti (come fecero prima con le banche e le aziende private), si assicurano la capacità di pagamento con “le misure d’austerità” e alimentano la nascita di un’altra bolla, con la speculazione dei bond (emissione di debito degli Stati) nel mercato internazionale. Si tratta di un nuovo ciclo, dove il sistema capitalista si ristruttura e ricicla le sue crisi in nuove “bolle”.
Di Manuel Freytas
Riciclo dell’usura
L’operazione finanziaria con il “salvataggio” della Grecia non è altro che un grande business dell'usura con la crisi, questa volta fatto con uno Stato fallito e con il FMI e l’UE come strumenti esecutivi.
Il governo greco, in stato d’insolvenza per pagare il suo debito, chiede denaro (in cambio di obbligazioni) ed emette più debito. Cioè torna a indebitarsi per pagare il nuovo debito.
L’UE e la BCE (come intermediari e garanti), il FMI e gruppi d’usura internazionale rifinanziano lo Stato greco e attraverso un "adeguamento selvaggio" si assicurano che la Grecia paghi il suo debito riciclato con nuovi interessi usurari.
Il lavoro di Emmanuel Ratier è l’unica fonte a portata di mano del pubblico in generale per sapere cos’è Le Siecle, il club dell’elite che raggruppa le personalità più potenti di Francia. I testimoni che abbiamo potuto raccogliere e gli annuari interni che abbiamo consultato confermano tutto quello che Ratier pubblica nel suo lavoro. Si tratta, però, di un autore maltrattato dalla stampa e sebbene tutti i politologi usano i suoi lavori, nessuno osa citarli. Per sapere di più al riguardo niente di meglio che intervistare l’uomo che più ha studiato l’argomento.
I prestigiosi saloni dell’Automobile Club di Francia, nella parigina Place de la Concorde, di fronte alla sede dell’Assemblea Nazionale, sono il luogo di riunione, altamente protetto, dei membri del Club le Siecle.
Thierry Meyssan intervista Emmanuel Ratier.
Fino ad oggi esiste solo un libro su Le Siècle che lei ha scritto: “Au Coeur du pouvori, enquete sur le club le plus puissant de France” (Al Centro del potere: ricerca sul club più potente della Francia). Lei ora ha appena pubblicato un’edizione attualizzata e notevolmente ampliata di questo lavoro. Secondo lei perché è il solo a pubblicare qualcosa su questo argomento così importante?
I nostri colleghi giornalisti pensano che si tratti di un’organizzazione senza importanza, o, al contrario temono di indebolire il sistema mettendola allo scoperto?
Tutti i grandi media, come la stampa, la radio o la TV sono di proprietà o si trovano sotto il controllo dei membri di Le Siecle (Dassault, Rothschild, Bollorè, Arnault, Lagardere, ecc) oppure sono diretti da membri di Le Siecle.