14 aprile 2009
NELL'AGENDA ROCKEFELLER IL CONTROLLO DEGLI ALIMENTI
Di Mario R. Fernandez
"Se controlli il petrolio controlli le nazioni, se controlli gli alimenti controlli i popoli" Henry Kissinger
Nella complessa dominazione dell'Imperialismo nordamericano ci sono attività produttive nelle quali le corporazioni multinazionali che lo rappresentano hanno prodotto dei veri disastri umani e ambientali, non soltanto in molti paesi del mondo ma anche negli stessi Stati Uniti.
Dopo la seconda guerra mondiale, l'Imperialismo Nordamericano è rimasto in una posizione di vantaggio per aumentare lo sfruttamento del resto del mondo. Le sue corporazioni minerarie, petroliere, manufatturiere, finanziarie e delle banane, sono uscite alla ricerca di fortuna con tutto quello che avevano a disposizione, includendo la scienza, la tecnologia, la propaganda ideologica, l'estorsione e la forza militare. Si è consolidata così una denominazione economica controllata da una piccola elite che proclamava a tutta voce il "secolo americano". Una delle industrie più rentabili, che si è presentata come soluzione al problema della fame nel mondo, è stata l'industria di agroalimentari. Nella sua presentazione come "benefattrice dell'umanità" e contribuendo allo "sviluppo", gli agroalimentari nascondono le attività più sinistre e più pericolose per tutta l'umanità.
Semi di distruzione
Nel suo libro, "Seeds of destruction The Hidden Agenda of Genetic Manipulation" (Semi della distruzione. L'agenda nascosta della manipolazione genetica, pubblicato dalla Global Research, Center for Research on Globalization, di Montreal, Canada), E.William Engdahl puntualizza lo sviluppo di quello che inizierà negli anni 30 del XX secolo come la strategia di una elite corporativa per controllare la sicurezza alimentare nel mondo, il presente ed il futuro della vita sul pianeta, in una dimensione mai immaginata prima.
Engdahl mostra le importanti connessioni che esistono nell'industria della produzione di alimenti, industria che è diventata un monopolio mondiale, ed è la seconda industria più redditizia degli Stati Uniti- dopo l'industria farmaceutica. Questo grande affare americano comincia, con un'iniziativa per un maggior arricchimento e potere, nella Fondazione Rockfeller di New York. Questa iniziativa ha incluso vari centri scientifici di importanti università nordamericane, compreso la Princeton, Standford, Harvard e ha contato sul sostegno del governo americano di turno e di alcune delle sue istituzioni più importanti.
Le corporazioni che producono e commercializzano i semi, il grano e i prodotti chimici usati per stabilire una fondazione con il loro nome, fanno parte di un circolo che include non soltanto i managers della terra e le autorità del governo americano ma anche a vari presidenti dei paesi del terzo mondo.
Il fondatore della Stanford Oli, John Rockefeller, nel 1913 ha ricevuto la raccomandazione per creare una fondazione a suo nome, come una forma per evadere le tasse. Fondò allora la Rockfeller Foundation, stabilita, in teoria, con la missione di "promuovere il benessere dell'umanità in tutto il mondo."
Ma uno dei principali scopi della fondazione è stato quello di trovare forme per diminuire nel mondo quelle che loro qualificano come "razze inferiori". E' stato con questo scopo che la fondazione Rockfeller fa donazioni finanziarie alla Social Science Reserch Council nel 1923, finanziando investigazioni destinate a sviluppare tecniche di controllo della natalità per essere applicate dopo in modo da controllare le gestazioni di "non desiderati". Nel 1936, la fondazione crea e finanzia la prima officina di investigazione della popolazione, a Princeton University, con scopi simili di controllo della popolazione.
Tra i primi progetti filantropici della Fondazione Rockfeller appare la finanziazione della American Eugenic Society. "Eugenics" è stata una pseudo scienza; la parola è stata inventata in Inghilterra nel 1883 dal cugino di Charles Darwin, Francis Galton che applicò la teoria di Malthus al regno vegetale e animale unendolo al lavoro di Darwin, L'Origine della Specie. Negli anni 20 questi studi fatti da Galton sono serviti come argomentazione ideologica affinchè Rockfeller, Carnegie e altri ricconi americani usassero il concetto di "darwinismo sociale" per giustificare le loro fortune: erano una prova che loro rappresentavano un sottogruppo "superiore" della specie umana, e che per questa ragione dominavano ad altri umani meno fortunati.
Vale la pena di segnalare che il preside della prestigiosa Stanford University (California), David Starr Jordan, affermava nel 1902 nel suo libro "Blood of Nation" che la povertà era il risultato della eredità genetica, tanto come il talento-l'educazione (o le opportunità) non avevano una grande influenza.
La Razza Superiore e La Rivoluzione Verde....
Molti oggi ignorano che l'idea di una razza superiore del nord, questa fantasia da incubo della Germania nazista, ha avuto le sue radici negli Stati Uniti. Tra il 1922 e 1926, la Fondazione Rockfeller ha donato denaro attraverso il suo ufficio a Parigi per lo studio di "eugenics" e aiutò a creare il Kaiser Wilhelm Institute per la Psichiatria a Berlino (KWG) istituto base dell'idea nazista della razza superiore. In anni posteriori, Ernst Rudin, l'architetto del programma di "eugenics" di Adolf Hitler, avrebbe creato la legge nazista di sterilizzazione spiegata come un "modello americano" e adottato in Germania nel 1933. E' stata questa legge che ha obbligato 400.000 tedeschi colpiti dalla sindrome maniaco-depressiva e la schizofrenia alla sterelizzazione. E per questa legge migliaia di bambini tedeschi con varie difficoltà sono stati semplicemente "eliminati". La Fondazione Rockefeller ha finanziato l'istituto KWG anche durante il terzo Reich e fino al 1939.
Nelson Rockfeller fonda la IBEC (International Basic Economic Corporation) che dopo si unirà con la Cargill, un altro gigante del campo- per sviluppare ibridi con alcune varietà di semi di mais. Questi semi di mais inizialmente furono coltivati in Brasile, che è diventato il terzo produttore di mais del mondo- dopo gli Stati Uniti e la Cina. In Brasile si comincia a mischiare il mais con la soia negli alimenti per animali, e questo aiuta la proliferazione della soia geneticamente modificata, che comincia ad essere normale sul mercato a fine degli anni 90.
Questa denominata "rivoluzione verde" è stata un progetto di Rockfeller che iniziò in Messico e si espande in quasi tutta l'america latina e dopo in Asia, specialmente in India, come strategia per controllare la produzione di alimenti fondamentali in paesi centrali del terzo mondo- sempre in nome dell'efficacia del supposto "mercato di libera impresa" e contro la anche supposta "innefficacia comunista".
Nel 1960 la Fondazione Rockfeller e la Fondazione Ford creano insieme l'International Rice Research Institute a Los Baños, Filippine, con il fine, adesso, di controllare la produzione di riso. Nel 1972 queste stesse fondazioni creano dei centri di investigazioni dell'agricultura tropicale in Nigeria aventi simili scopi di controllo.
Attraverso la Rivoluzione Verde le fondazioni Rockefeller e Ford lavorano fianco a fianco con la USAID e la CIA avendo specifichi obiettivi nel mondo. Includono anche la Banca Mondiale che da crediti a progetti di dighe e sistemi di irrigazione che vogliono loro, per facilitare ed espandere i loro affari.
I Rockfeller
La famiglia Rockefeller ha esteso i suoi affari con il petrolio e l' agricoltura nei paesi del Terzo Mondo grazie alla sua Rivoluzione Verde. Hanno finanziato anche vari progetti poco menzionati nell'Università di Harvard- progetti che formeranno infrastrutture della produzione di alimenti sotto il controllo centrale di una delle poche corporazioni private. I suoi creatori hanno battezato quest'area intera come "agroalimentare" per differenzarsi dalla coltivazione tradizionale millenaria sostenuta dai contadini, il nuovo nome era necessario. Nessuno sano di mente avrebbe accettato che una corporazione si dichiarasse proprietaria, o patentasse, l'agricoltura o la mistificazione di piante che sono con noi da millenni.
Nel 1985 la Fondazione Rockfeller inizia uno studio, su larga scala, sull' ingegneria genetica delle piante per uso commerciale, sborsando milioni di dollari a centri scientifici e "creando" quelle che saranno le piante geneticamente modificate attraverso l' applicazione di nuove tecniche di biologia molecolare a piante alimentari del pianeta. Il riso è stata la prima pianta modificata- con dubbioso vantaggio per il riso e uno svantaggio crescente per il consumatore.
A fine degli anni 80 esisteva tutta una rete di scienziati specializzati in piante geneticamente modificate (Genetic Modified Organisms, OGM o transgenici). Il progetto aveva bisogno di un luogo sicuro dove stabilirsi. Questo luogo è stato l'Argentina sotto la presidenza di Carlos Menem. Menem aveva forti rapporti con Rockfeller e la sua banca, il Chase Manhattan. Le terre agricole argentine sono servite da "cavie" della denominata seconda Rivoluzione Verde che include la soja e l'agente chimico glisofato. L'Argentina è stato il luogo di sperimentizzazione di un' agricoltura totalmente dipendente dai semi transgenici e chimici dati dalla stessa compagnia: la Monsanto.
In un tempo di 8 anni, per il 2004, erano state piantate più di 65 milioni di ettari nel mondo con semi geneticamente modificati, il 25% della terra coltivabile del mondo. La maggior parte del grano è stato piantato negli Stati Uniti in modo da aumentare la fiducia del resto del mondo sui trasgeneci, ma anche perchè i governi nordamericani di turno erano completamente favorevoli agli agroalimentari. L'Argentina era il secondo paese produttore di grano transgenico, con più di 17 milioni di ettari coltivati. Nel 2005 viene tolto il divieto ai transgenici in Brasile, Canada, Honduras, SudAfrica e Cina. Tutti questi paesi hanno un importante programma di coltivazioni transgeniche.
L'Europa ha resistito di più ma la pressione che è stata fatta nell' Europa dell'Est da parte delle corporazioni ha dato il suo risultato e suoli ricchi come quelli della Romania, Bulgaria, Polonia, che avevano piani di regolamentazione scarsi, sono stati terreni fertili per i trasgenici. L'Indonesia, Filippine, India, Colombia, Honduras e Spagna hanno anch'essi, attualmente, coltivazioni transgeniche.
Il caso dell'Argentina è da sottolineare perchè è stato unico, nessun paese autosufficiente in alimenti come l'Argentina avrebbe accettato di convertirsi in un paese monocoltivatore di soja per l'export nel nome del progresso. L'Argentina è stata una pedina dei Rockfeller, Monsanto e Cargill Inc. E nel 1991 è servita da laboratorio segreto di esperimenti di coltivazioni transgeniche al punto che l'amministrazione di Menem aveva creato una Commissione di Consiglio sulla Biotecnologia, completamente pseudoscientifica, che si riuniva in segreto ed era formata da membri che arrivavano direttamente dalla Monsanto, Syngenta, Dow AgroSciences e altre corporazioni dell'agroalimentare.
Monsanto e Cargill
La Monsanto funziona come un nuovo conquistatore, vende sia il seme della soja resistente al glisofato che il glisofato, e richiede non solo un prezzo per la licenza, ma che il seme comprato non sia usato nuovamente l'anno seguente senza pagare i diritti del brevetto. Si tratta di una nuova servitù nell' agricoltura. Quando l'Argentina nega il pagamento dei diritti di brevetto, Monsanto spande il suo seme illegalmente verso altri paesi (Brasile Paraguay, Bolivia e Uruguay) inquinandoli e dopo li accusa di usare il loro seme senza pagare il brevetto.
Finalmente, l'Argentina nel 2004 accetta di pagare un 1% delle vendite di grano agli esportatori, Cargill- un altro agressivo conquistatore alleato di Monsanto. E' un ricatto.
Engdahl spiega anche come l'imperialismo nordamericano ha imposto all'Iraq (oltre ad averlo distrutto con le bombe), una terapia di "shock" economico che include l'imposizione di un sistema agricolo dominato dagli agroalimentari di trasngenici. Essendo l'Iraq una parte della Mesopotamia, dove si sono mistificati i grani e dove la coltivazione esisteva da più di 8000 anni con una vasta varietà di semi di grano che oggi il mondo intero usa senza pagare, l'ironia è immensa. Molti semi naturali dell'Iraq venivano conservati in un banco di semi in Abu Ghraib, la città delle torture. Questa banca è stata totalmente distrutta dai bombardamenti americani forse con l'intenzione. E' stata solo una fortuna che il governo irakeno precedente avesse inviato i suoi semi in Siria, dove oggi sono immagazzinati e a salvi dalla distruzione americana.
L'agroalimentare statunitense ha escogitato una strategia di dominazione mondiale, usando il suo potere di oltre 3 decenni per distruggere qualsiasi barriera che ostacolasse lo sviluppo dei suoi monopoli- finendo poi con regolamentazioni sanitarie e di sicurezza dell'agricoltura o usando l' Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) per controllare l'agricoltura mondiale.
Le coltivazioni sono state usate generalmente per il mercato locale e come base dell'esistenza umana. Monsanto, DuPont, Dow, Chemical e altre gigantesche corporazioni della chimica e dell'agricoltura hanno usato il potere politico e militare degli Usa per, controllando i brevetti dei semi, controllare le coltivazioni di alimenti del mondo. Il progetto va oltre i semi e include molti altri alimenti, latte, maiali e altri.
Endgahl ha creato un documento che aiuta a capire meglio quest'area di dominio imperiale- che si unisce ad altre come il controllo delle terre ricche e delle riserva di acqua con una strategia ben pianificata dai più ricchi del mondo. Questa crisi può creare uno spazio che dia la possibilità ai popoli di alzare la loro voce richiedendo il loro diritto inalienabile di coltivare e distribuire i loro alimenti affrontando questi polipi che vogliono schiavizzare l'umanità.
Fonte: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=83502&titular=el-control-de-los-alimentos-
Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA
"Se controlli il petrolio controlli le nazioni, se controlli gli alimenti controlli i popoli" Henry Kissinger
Nella complessa dominazione dell'Imperialismo nordamericano ci sono attività produttive nelle quali le corporazioni multinazionali che lo rappresentano hanno prodotto dei veri disastri umani e ambientali, non soltanto in molti paesi del mondo ma anche negli stessi Stati Uniti.
Dopo la seconda guerra mondiale, l'Imperialismo Nordamericano è rimasto in una posizione di vantaggio per aumentare lo sfruttamento del resto del mondo. Le sue corporazioni minerarie, petroliere, manufatturiere, finanziarie e delle banane, sono uscite alla ricerca di fortuna con tutto quello che avevano a disposizione, includendo la scienza, la tecnologia, la propaganda ideologica, l'estorsione e la forza militare. Si è consolidata così una denominazione economica controllata da una piccola elite che proclamava a tutta voce il "secolo americano". Una delle industrie più rentabili, che si è presentata come soluzione al problema della fame nel mondo, è stata l'industria di agroalimentari. Nella sua presentazione come "benefattrice dell'umanità" e contribuendo allo "sviluppo", gli agroalimentari nascondono le attività più sinistre e più pericolose per tutta l'umanità.
Semi di distruzione
Nel suo libro, "Seeds of destruction The Hidden Agenda of Genetic Manipulation" (Semi della distruzione. L'agenda nascosta della manipolazione genetica, pubblicato dalla Global Research, Center for Research on Globalization, di Montreal, Canada), E.William Engdahl puntualizza lo sviluppo di quello che inizierà negli anni 30 del XX secolo come la strategia di una elite corporativa per controllare la sicurezza alimentare nel mondo, il presente ed il futuro della vita sul pianeta, in una dimensione mai immaginata prima.
Engdahl mostra le importanti connessioni che esistono nell'industria della produzione di alimenti, industria che è diventata un monopolio mondiale, ed è la seconda industria più redditizia degli Stati Uniti- dopo l'industria farmaceutica. Questo grande affare americano comincia, con un'iniziativa per un maggior arricchimento e potere, nella Fondazione Rockfeller di New York. Questa iniziativa ha incluso vari centri scientifici di importanti università nordamericane, compreso la Princeton, Standford, Harvard e ha contato sul sostegno del governo americano di turno e di alcune delle sue istituzioni più importanti.
Le corporazioni che producono e commercializzano i semi, il grano e i prodotti chimici usati per stabilire una fondazione con il loro nome, fanno parte di un circolo che include non soltanto i managers della terra e le autorità del governo americano ma anche a vari presidenti dei paesi del terzo mondo.
Il fondatore della Stanford Oli, John Rockefeller, nel 1913 ha ricevuto la raccomandazione per creare una fondazione a suo nome, come una forma per evadere le tasse. Fondò allora la Rockfeller Foundation, stabilita, in teoria, con la missione di "promuovere il benessere dell'umanità in tutto il mondo."
Ma uno dei principali scopi della fondazione è stato quello di trovare forme per diminuire nel mondo quelle che loro qualificano come "razze inferiori". E' stato con questo scopo che la fondazione Rockfeller fa donazioni finanziarie alla Social Science Reserch Council nel 1923, finanziando investigazioni destinate a sviluppare tecniche di controllo della natalità per essere applicate dopo in modo da controllare le gestazioni di "non desiderati". Nel 1936, la fondazione crea e finanzia la prima officina di investigazione della popolazione, a Princeton University, con scopi simili di controllo della popolazione.
Tra i primi progetti filantropici della Fondazione Rockfeller appare la finanziazione della American Eugenic Society. "Eugenics" è stata una pseudo scienza; la parola è stata inventata in Inghilterra nel 1883 dal cugino di Charles Darwin, Francis Galton che applicò la teoria di Malthus al regno vegetale e animale unendolo al lavoro di Darwin, L'Origine della Specie. Negli anni 20 questi studi fatti da Galton sono serviti come argomentazione ideologica affinchè Rockfeller, Carnegie e altri ricconi americani usassero il concetto di "darwinismo sociale" per giustificare le loro fortune: erano una prova che loro rappresentavano un sottogruppo "superiore" della specie umana, e che per questa ragione dominavano ad altri umani meno fortunati.
Vale la pena di segnalare che il preside della prestigiosa Stanford University (California), David Starr Jordan, affermava nel 1902 nel suo libro "Blood of Nation" che la povertà era il risultato della eredità genetica, tanto come il talento-l'educazione (o le opportunità) non avevano una grande influenza.
La Razza Superiore e La Rivoluzione Verde....
Molti oggi ignorano che l'idea di una razza superiore del nord, questa fantasia da incubo della Germania nazista, ha avuto le sue radici negli Stati Uniti. Tra il 1922 e 1926, la Fondazione Rockfeller ha donato denaro attraverso il suo ufficio a Parigi per lo studio di "eugenics" e aiutò a creare il Kaiser Wilhelm Institute per la Psichiatria a Berlino (KWG) istituto base dell'idea nazista della razza superiore. In anni posteriori, Ernst Rudin, l'architetto del programma di "eugenics" di Adolf Hitler, avrebbe creato la legge nazista di sterilizzazione spiegata come un "modello americano" e adottato in Germania nel 1933. E' stata questa legge che ha obbligato 400.000 tedeschi colpiti dalla sindrome maniaco-depressiva e la schizofrenia alla sterelizzazione. E per questa legge migliaia di bambini tedeschi con varie difficoltà sono stati semplicemente "eliminati". La Fondazione Rockefeller ha finanziato l'istituto KWG anche durante il terzo Reich e fino al 1939.
Nelson Rockfeller fonda la IBEC (International Basic Economic Corporation) che dopo si unirà con la Cargill, un altro gigante del campo- per sviluppare ibridi con alcune varietà di semi di mais. Questi semi di mais inizialmente furono coltivati in Brasile, che è diventato il terzo produttore di mais del mondo- dopo gli Stati Uniti e la Cina. In Brasile si comincia a mischiare il mais con la soia negli alimenti per animali, e questo aiuta la proliferazione della soia geneticamente modificata, che comincia ad essere normale sul mercato a fine degli anni 90.
Questa denominata "rivoluzione verde" è stata un progetto di Rockfeller che iniziò in Messico e si espande in quasi tutta l'america latina e dopo in Asia, specialmente in India, come strategia per controllare la produzione di alimenti fondamentali in paesi centrali del terzo mondo- sempre in nome dell'efficacia del supposto "mercato di libera impresa" e contro la anche supposta "innefficacia comunista".
Nel 1960 la Fondazione Rockfeller e la Fondazione Ford creano insieme l'International Rice Research Institute a Los Baños, Filippine, con il fine, adesso, di controllare la produzione di riso. Nel 1972 queste stesse fondazioni creano dei centri di investigazioni dell'agricultura tropicale in Nigeria aventi simili scopi di controllo.
Attraverso la Rivoluzione Verde le fondazioni Rockefeller e Ford lavorano fianco a fianco con la USAID e la CIA avendo specifichi obiettivi nel mondo. Includono anche la Banca Mondiale che da crediti a progetti di dighe e sistemi di irrigazione che vogliono loro, per facilitare ed espandere i loro affari.
I Rockfeller
La famiglia Rockefeller ha esteso i suoi affari con il petrolio e l' agricoltura nei paesi del Terzo Mondo grazie alla sua Rivoluzione Verde. Hanno finanziato anche vari progetti poco menzionati nell'Università di Harvard- progetti che formeranno infrastrutture della produzione di alimenti sotto il controllo centrale di una delle poche corporazioni private. I suoi creatori hanno battezato quest'area intera come "agroalimentare" per differenzarsi dalla coltivazione tradizionale millenaria sostenuta dai contadini, il nuovo nome era necessario. Nessuno sano di mente avrebbe accettato che una corporazione si dichiarasse proprietaria, o patentasse, l'agricoltura o la mistificazione di piante che sono con noi da millenni.
Nel 1985 la Fondazione Rockfeller inizia uno studio, su larga scala, sull' ingegneria genetica delle piante per uso commerciale, sborsando milioni di dollari a centri scientifici e "creando" quelle che saranno le piante geneticamente modificate attraverso l' applicazione di nuove tecniche di biologia molecolare a piante alimentari del pianeta. Il riso è stata la prima pianta modificata- con dubbioso vantaggio per il riso e uno svantaggio crescente per il consumatore.
A fine degli anni 80 esisteva tutta una rete di scienziati specializzati in piante geneticamente modificate (Genetic Modified Organisms, OGM o transgenici). Il progetto aveva bisogno di un luogo sicuro dove stabilirsi. Questo luogo è stato l'Argentina sotto la presidenza di Carlos Menem. Menem aveva forti rapporti con Rockfeller e la sua banca, il Chase Manhattan. Le terre agricole argentine sono servite da "cavie" della denominata seconda Rivoluzione Verde che include la soja e l'agente chimico glisofato. L'Argentina è stato il luogo di sperimentizzazione di un' agricoltura totalmente dipendente dai semi transgenici e chimici dati dalla stessa compagnia: la Monsanto.
In un tempo di 8 anni, per il 2004, erano state piantate più di 65 milioni di ettari nel mondo con semi geneticamente modificati, il 25% della terra coltivabile del mondo. La maggior parte del grano è stato piantato negli Stati Uniti in modo da aumentare la fiducia del resto del mondo sui trasgeneci, ma anche perchè i governi nordamericani di turno erano completamente favorevoli agli agroalimentari. L'Argentina era il secondo paese produttore di grano transgenico, con più di 17 milioni di ettari coltivati. Nel 2005 viene tolto il divieto ai transgenici in Brasile, Canada, Honduras, SudAfrica e Cina. Tutti questi paesi hanno un importante programma di coltivazioni transgeniche.
L'Europa ha resistito di più ma la pressione che è stata fatta nell' Europa dell'Est da parte delle corporazioni ha dato il suo risultato e suoli ricchi come quelli della Romania, Bulgaria, Polonia, che avevano piani di regolamentazione scarsi, sono stati terreni fertili per i trasgenici. L'Indonesia, Filippine, India, Colombia, Honduras e Spagna hanno anch'essi, attualmente, coltivazioni transgeniche.
Il caso dell'Argentina è da sottolineare perchè è stato unico, nessun paese autosufficiente in alimenti come l'Argentina avrebbe accettato di convertirsi in un paese monocoltivatore di soja per l'export nel nome del progresso. L'Argentina è stata una pedina dei Rockfeller, Monsanto e Cargill Inc. E nel 1991 è servita da laboratorio segreto di esperimenti di coltivazioni transgeniche al punto che l'amministrazione di Menem aveva creato una Commissione di Consiglio sulla Biotecnologia, completamente pseudoscientifica, che si riuniva in segreto ed era formata da membri che arrivavano direttamente dalla Monsanto, Syngenta, Dow AgroSciences e altre corporazioni dell'agroalimentare.
Monsanto e Cargill
La Monsanto funziona come un nuovo conquistatore, vende sia il seme della soja resistente al glisofato che il glisofato, e richiede non solo un prezzo per la licenza, ma che il seme comprato non sia usato nuovamente l'anno seguente senza pagare i diritti del brevetto. Si tratta di una nuova servitù nell' agricoltura. Quando l'Argentina nega il pagamento dei diritti di brevetto, Monsanto spande il suo seme illegalmente verso altri paesi (Brasile Paraguay, Bolivia e Uruguay) inquinandoli e dopo li accusa di usare il loro seme senza pagare il brevetto.
Finalmente, l'Argentina nel 2004 accetta di pagare un 1% delle vendite di grano agli esportatori, Cargill- un altro agressivo conquistatore alleato di Monsanto. E' un ricatto.
Engdahl spiega anche come l'imperialismo nordamericano ha imposto all'Iraq (oltre ad averlo distrutto con le bombe), una terapia di "shock" economico che include l'imposizione di un sistema agricolo dominato dagli agroalimentari di trasngenici. Essendo l'Iraq una parte della Mesopotamia, dove si sono mistificati i grani e dove la coltivazione esisteva da più di 8000 anni con una vasta varietà di semi di grano che oggi il mondo intero usa senza pagare, l'ironia è immensa. Molti semi naturali dell'Iraq venivano conservati in un banco di semi in Abu Ghraib, la città delle torture. Questa banca è stata totalmente distrutta dai bombardamenti americani forse con l'intenzione. E' stata solo una fortuna che il governo irakeno precedente avesse inviato i suoi semi in Siria, dove oggi sono immagazzinati e a salvi dalla distruzione americana.
L'agroalimentare statunitense ha escogitato una strategia di dominazione mondiale, usando il suo potere di oltre 3 decenni per distruggere qualsiasi barriera che ostacolasse lo sviluppo dei suoi monopoli- finendo poi con regolamentazioni sanitarie e di sicurezza dell'agricoltura o usando l' Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO) per controllare l'agricoltura mondiale.
Le coltivazioni sono state usate generalmente per il mercato locale e come base dell'esistenza umana. Monsanto, DuPont, Dow, Chemical e altre gigantesche corporazioni della chimica e dell'agricoltura hanno usato il potere politico e militare degli Usa per, controllando i brevetti dei semi, controllare le coltivazioni di alimenti del mondo. Il progetto va oltre i semi e include molti altri alimenti, latte, maiali e altri.
Endgahl ha creato un documento che aiuta a capire meglio quest'area di dominio imperiale- che si unisce ad altre come il controllo delle terre ricche e delle riserva di acqua con una strategia ben pianificata dai più ricchi del mondo. Questa crisi può creare uno spazio che dia la possibilità ai popoli di alzare la loro voce richiedendo il loro diritto inalienabile di coltivare e distribuire i loro alimenti affrontando questi polipi che vogliono schiavizzare l'umanità.
Fonte: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=83502&titular=el-control-de-los-alimentos-
Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA
11 aprile 2009
I GUARDIANI DELLA MAFIA FINANZIARIA
di Damien Millet e Eric Toussaint
IL DOPPIO DISCORSO DI UN FMI DELEGITTIMATO
Con la crisi scatenata nell' estate del 2008, sono stati demoliti tutti i dogmi neoliberali, lasciando una luce che rappresenta l'invenzione. Impossibile negare i loro fallimenti, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) affermano di aver abbandonato le politiche neoliberiste note come il "consenso di Washington". Sebbene screditato, tanto da attirare la crisi internazionale per tornare a muoversi nella parte anteriore del palco.

(Dominique Strauss-Kahn, attuale direttore generale
del Fondo Monetario Internazionale)
Per decenni, queste istituzioni hanno imposto misure sulla deregolamentazione e programmi di aggiustamento strutturale che hanno sempre guidato l'attuale impasse. Questo è un vero e proprio fiasco per la Banca Mondiale e il FMI che devono ora rispondere dei loro atti davanti all'opinione pubblica mondiale.
Inoltre, le loro previsioni economiche non sono affidabili: nel novembre 2008, il FMI ha previsto la crescita globale al 2,2% per il 2009, poi corretta a 0,5% nel mese di gennaio e, infine, nel mese di marzo, ammette che sarà negativa. In realtà, gli esperti sostengono gli interessi delle grandi creditori prima dei cittadini, i cui diritti fondamentali sono sempre meno garantiti.
Mentre la situazione economica si sta deteriorando rapidamente, i grandi banchieri del mondo stanno cercando di dare al FMI delegittimato e screditato il ruolo di cavaliere bianco |1| che va ad aiutare i poveri a far fronte alla devastazione di questa crisi. Ma ciò che accade è il contrario. I principi sostenuti dal FMI che negli anni Ottanta il CADTM combattuto fin dalla sua creazione sono ancora in vigore. I governi che hanno firmato un accordo con il FMI per il finanziamento dovrebbero sempre applicare le stesse ricette, sofisticate, che degradano ulteriormente le condizioni di vita delle popolazioni.
Sotto le pressioni del'FMI guidato da Dominique Strauss-Kahn, diversi paesi confrontandosi con gli effetti della crisi hanno selezionato come fattori di rettifica il reddito dei lavoratori e dei cittadini che ricevono prestazioni sociali. La Lettonia ha imposto una riduzione del 15% del reddito dei funzionari, l'Ungheria ha abolito la loro 13° mensilità (dopo il pensionamento ridotto come parte di un precedente accordo) e la Romania è anche a testa in giù su questa strada. La pozione è così amara che alcuni governi esitano. Pertanto l'Ucraina recentemente ha giudicato come "inaccettabili" le condizioni imposte dal Fondo Monetario Internazionale, in particolare, il progressivo aumento dell'età pensionabile e l'aumento dei tassi di alloggio.
E 'giunto il momento di denunciare il doppio standard del Fondo Monetario Internazionale e di Dominique Strauss-Kahn, il quale, da un lato, chiede la comunità internazionale di raddoppiare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio, trasformati in obiettivi poco ambiziosi e, dall'altra parte, forza i governi a ridurre i salari dei suoi funzionari. Si sostiene l'esatto contrario di una vera politica per affrontare la crisi e per difendere gli interessi delle vittime.
Per rispondere alla crisi degli anni Trenta, il Presidente USA Franklin Delano Roosevelt era stato spinto dalla mobilitazione sociale a ridurre l'orario di lavoro aumentando le retribuzioni, le indennità e i diritti sociali dei lavoratori, in particolare, a garantire il diritto di sindacalizzazione. Con il New Deal, Roosevelt aveva stabilito una riforma fiscale che aumentava le imposte sul capitale. El “socialista” Dominique Strauss-Kahn está bien lejos tener la grandeza de Franklin Roosevelt y sigue, cueste lo que cueste, difendendo gli interessi dei grandi creditori che lo hanno nominato per occupare quel posto lucrativo|2|. Il "socialista" Dominique Strauss-Kahn è lontano dalla grandezza di Franklin Roosevelt e continua a tutti i costi, a difendere gli interessi dei grandi creditori che lo hanno chiamato a colmare il lucrativo post.
Ancora una volta, il FMI dimostra che si tratta di un docile strumento al servizio di coloro che hanno causato l'attuale crisi finanziaria. In questo periodo di grande instabilità (come mostrato le enormi variazioni del tasso di cambio tra il dollaro e l'euro nell'anno), il FMI non è in grado di proporre l'applicazione di una tassa (o imposta) del tipo Tobin-Spahn che ridurrebbe i contributi combattendo la speculazione e consentirebbe di raccogliere i fondi necessari per sradicare la povertà e liberare lo sviluppo.
Inoltre, sin dall' inizio nel 1944, l'obbligo di promuovere la piena occupazione figura esplicitamente nella missione del FMI che poi nei fatti viola il proprio statuto.
La crisi finanziaria ed economica globale mette in evidenza il fiasco della deregolamentazione dei mercati finanziari, nonché il fallimento di abbandono di controllo dei movimenti di capitali, entrambi i predicati dal FMI. Questo rende indispensabile la ricerca di una nuova architettura internazionale sulla base del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966) e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto allo sviluppo (1986). Ma questa logica non può essere imposta senza aver invertito le relazioni di forza. Se, sotto l'impulso delle mobilitazioni popolari, un numero sufficientemente elevato di governi non prevede una simile alternativa, la Banca Mondiale e FMI sarà in grado di superare la crisi sfruttando il calo dei prezzi, per portare i paesi deboli verso una dipendenza dei loro crediti, azione che sarà l'obiettivo fondamentale per salvare il sistema in tempo per soddisfare i criteri ecologici e umani.
Per le ragioni sopra menzionate l'unica soluzione accettabile è l'abolizione del FMI e della Banca Mondiale, e la loro sostituzione con istituzioni radicalmente diverse, ponendo l'accento sulla soddisfazione delle necessità umane fondamentali.
Note:
|1| In economia, la società che viene in aiuto di un altro che sta soffrendo per un tentativo di acquisizione ostile (nota del traduttore).
|2| Il salario annuo di Dominique Strauss-Kahn raggiunge $ 500.000 (esentasse)
Fonte: http://www.voltairenet.org/article159477.html
IL DOPPIO DISCORSO DI UN FMI DELEGITTIMATO
Con la crisi scatenata nell' estate del 2008, sono stati demoliti tutti i dogmi neoliberali, lasciando una luce che rappresenta l'invenzione. Impossibile negare i loro fallimenti, la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) affermano di aver abbandonato le politiche neoliberiste note come il "consenso di Washington". Sebbene screditato, tanto da attirare la crisi internazionale per tornare a muoversi nella parte anteriore del palco.
(Dominique Strauss-Kahn, attuale direttore generale
del Fondo Monetario Internazionale)
Per decenni, queste istituzioni hanno imposto misure sulla deregolamentazione e programmi di aggiustamento strutturale che hanno sempre guidato l'attuale impasse. Questo è un vero e proprio fiasco per la Banca Mondiale e il FMI che devono ora rispondere dei loro atti davanti all'opinione pubblica mondiale.
Inoltre, le loro previsioni economiche non sono affidabili: nel novembre 2008, il FMI ha previsto la crescita globale al 2,2% per il 2009, poi corretta a 0,5% nel mese di gennaio e, infine, nel mese di marzo, ammette che sarà negativa. In realtà, gli esperti sostengono gli interessi delle grandi creditori prima dei cittadini, i cui diritti fondamentali sono sempre meno garantiti.
Mentre la situazione economica si sta deteriorando rapidamente, i grandi banchieri del mondo stanno cercando di dare al FMI delegittimato e screditato il ruolo di cavaliere bianco |1| che va ad aiutare i poveri a far fronte alla devastazione di questa crisi. Ma ciò che accade è il contrario. I principi sostenuti dal FMI che negli anni Ottanta il CADTM combattuto fin dalla sua creazione sono ancora in vigore. I governi che hanno firmato un accordo con il FMI per il finanziamento dovrebbero sempre applicare le stesse ricette, sofisticate, che degradano ulteriormente le condizioni di vita delle popolazioni.
Sotto le pressioni del'FMI guidato da Dominique Strauss-Kahn, diversi paesi confrontandosi con gli effetti della crisi hanno selezionato come fattori di rettifica il reddito dei lavoratori e dei cittadini che ricevono prestazioni sociali. La Lettonia ha imposto una riduzione del 15% del reddito dei funzionari, l'Ungheria ha abolito la loro 13° mensilità (dopo il pensionamento ridotto come parte di un precedente accordo) e la Romania è anche a testa in giù su questa strada. La pozione è così amara che alcuni governi esitano. Pertanto l'Ucraina recentemente ha giudicato come "inaccettabili" le condizioni imposte dal Fondo Monetario Internazionale, in particolare, il progressivo aumento dell'età pensionabile e l'aumento dei tassi di alloggio.
E 'giunto il momento di denunciare il doppio standard del Fondo Monetario Internazionale e di Dominique Strauss-Kahn, il quale, da un lato, chiede la comunità internazionale di raddoppiare gli sforzi per raggiungere gli obiettivi di sviluppo del millennio, trasformati in obiettivi poco ambiziosi e, dall'altra parte, forza i governi a ridurre i salari dei suoi funzionari. Si sostiene l'esatto contrario di una vera politica per affrontare la crisi e per difendere gli interessi delle vittime.
Per rispondere alla crisi degli anni Trenta, il Presidente USA Franklin Delano Roosevelt era stato spinto dalla mobilitazione sociale a ridurre l'orario di lavoro aumentando le retribuzioni, le indennità e i diritti sociali dei lavoratori, in particolare, a garantire il diritto di sindacalizzazione. Con il New Deal, Roosevelt aveva stabilito una riforma fiscale che aumentava le imposte sul capitale. El “socialista” Dominique Strauss-Kahn está bien lejos tener la grandeza de Franklin Roosevelt y sigue, cueste lo que cueste, difendendo gli interessi dei grandi creditori che lo hanno nominato per occupare quel posto lucrativo|2|. Il "socialista" Dominique Strauss-Kahn è lontano dalla grandezza di Franklin Roosevelt e continua a tutti i costi, a difendere gli interessi dei grandi creditori che lo hanno chiamato a colmare il lucrativo post.
Ancora una volta, il FMI dimostra che si tratta di un docile strumento al servizio di coloro che hanno causato l'attuale crisi finanziaria. In questo periodo di grande instabilità (come mostrato le enormi variazioni del tasso di cambio tra il dollaro e l'euro nell'anno), il FMI non è in grado di proporre l'applicazione di una tassa (o imposta) del tipo Tobin-Spahn che ridurrebbe i contributi combattendo la speculazione e consentirebbe di raccogliere i fondi necessari per sradicare la povertà e liberare lo sviluppo.
Inoltre, sin dall' inizio nel 1944, l'obbligo di promuovere la piena occupazione figura esplicitamente nella missione del FMI che poi nei fatti viola il proprio statuto.
La crisi finanziaria ed economica globale mette in evidenza il fiasco della deregolamentazione dei mercati finanziari, nonché il fallimento di abbandono di controllo dei movimenti di capitali, entrambi i predicati dal FMI. Questo rende indispensabile la ricerca di una nuova architettura internazionale sulla base del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (1966) e la Dichiarazione delle Nazioni Unite sul diritto allo sviluppo (1986). Ma questa logica non può essere imposta senza aver invertito le relazioni di forza. Se, sotto l'impulso delle mobilitazioni popolari, un numero sufficientemente elevato di governi non prevede una simile alternativa, la Banca Mondiale e FMI sarà in grado di superare la crisi sfruttando il calo dei prezzi, per portare i paesi deboli verso una dipendenza dei loro crediti, azione che sarà l'obiettivo fondamentale per salvare il sistema in tempo per soddisfare i criteri ecologici e umani.
Per le ragioni sopra menzionate l'unica soluzione accettabile è l'abolizione del FMI e della Banca Mondiale, e la loro sostituzione con istituzioni radicalmente diverse, ponendo l'accento sulla soddisfazione delle necessità umane fondamentali.
Note:
|1| In economia, la società che viene in aiuto di un altro che sta soffrendo per un tentativo di acquisizione ostile (nota del traduttore).
|2| Il salario annuo di Dominique Strauss-Kahn raggiunge $ 500.000 (esentasse)
Fonte: http://www.voltairenet.org/article159477.html
9 aprile 2009
G20, OBAMA E BROWN AFFINCHE' NULLA CAMBI

di Víctor Ego Ducrot
I fuochi d'artificio del G-20.
La fazione dominante del sistema ha vinto una battaglia strategica. La cosiddetta crisi nasconde una guerra feroce all'interno del capitalismo egemonico.
Giorni prima del vertice di Londra, i cannoni mediatici hanno sparato pesanti munizioni sulla coscienza e la fantasia di milioni di persone in tutto il mondo. Siamo di fronte alla nascita di un Nuovo Ordine Internazionale. Tuttavia, il partenariato della secolare alleanza strategica tra Stati Uniti e il Regno Unito resta in piedi ed è riuscito ad ottenere un'importante trionfo. In tal senso, Obama e Brown hanno perfezionato e oliato gli attrezzi già adoperati da George W. Bush e Tony Blair, sia in Iraq che in altri scenari politici, militari ed economici.
Il presidente degli Stati Uniti e del Primo Ministro britannico, con il consenso più o meno caloroso, o più o meno timoroso, degli altri leader riuniti nel recente vertice del G-20, hanno affermato che l'esito della riunione ha segnato "una svolta storica" , "Il Consenso di Washington è giunto alla fine" e che "un Nuovo Ordine Mondiale, sta emergendo".
Ecco quello che hanno concordato alla riunione tenutasi a Londra il 2 aprile.
Ripristinare la fiducia, la crescita e l'occupazione; riparare il sistema finanziario per ristabilire il credito, rafforzare la regolamentazione finanziaria per ricostruire la fiducia; riformare a fondo le nostre istituzioni finanziarie internazionali per superare la crisi ed evitare crisi future; promuovere il commercio e gli investimenti globali, respingere il protezionismo globale per sostenere la prosperità, la costruzione di una società di recupero, ecologica e sostenibile. Per caso qualche documento internazionale di una simile grandezza pretesa di quelli firmati nell'ambito del programma neoliberale globale, consacrato dal consenso di washington, si è pronunciato nel senso contrario agli ennunciati del 2 aprile che abbiamo appena citati?
Gli accordi che abbiamo raggiunto oggi costituiscono un programma di ulteriori 1,1 miliardi di dollari di aiuti per ripristinare il credito, la crescita e l'occupazione nel contesto dell'economia globale. Le misure comprendono: una triplicazione delle risorse a disposizione del FMI fino a 750.000 milioni di dollari, per sostenere un nuovo Diritti Speciali di Prelievo (DSP) di 250.000 milioni di dollari e almeno 100.000 milioni di dollari in ulteriori prestiti a banche di sviluppo multilaterali, 250.000 milioni di dollari per garantire il sostegno agli scambi commerciali;e utilizzare le risorse supplementari di vendita di oro concordato dal FMI per finanziamenti agevolati ai paesi più poveri. Il FMI e le altre istituzioni finanziarie, spine dorsali del modello finanziario egemonico, risultano non solo inalterati ma rafforzati, con un'iniezione di fondi multimilionari, in base ai vigenti meccanismi di sempre, certamente non corretti. Cioè più FMI, ad esempio.
Il resto dei 29 punti del programma annunciato a Londra contiene calcoli noti, le dichiarazioni di buona volontà e le promesse, nessuna di esse contraria al linguaggio politicamente corretto utilizzato dai cosiddetti leader mondiali in uno dei tanti documenti firmati nel conclave riunito. Quando massacrarono l'Iraq, con l'azione o l'omissione, molti degli Stati recentemente riuniti a Londra hanno dichiarato di agire "in nome della libertà e della democrazia."
L'esito del vertice del G-20 si compone di una nuova iniezione di fondi per più giocatori del sistema finanziario mondiale corporativistico, in aggiunta a quelle già applicate dall' Amministrazione Obama e dalle autorità bancarie dei cosiddetti paesi centrali del sistema capitalista-imperialista.
A suo tempo, i cannoni mediatici hanno qualificato come nazionalizzazione il comprare i passivi finanziari da parte dello Stato -si è arrivati ad imporre la farsa che gli Stati Uniti "nazionalizzavano" la bamca- falsa qualificazione che nasconde una delle più profonde operazioni di privatizzazioni dello Stato e delle sue funzioni pubbliche.
Ora, la stessa artiglieria parla di "Nuovo Ordine Mondiale" per coprire la profondità strategica del modello neoliberista, che noi chiamiamo Impero Globale Privatizzato (IGP). (vedi libro "Il colore dei soldi" e "Bush e Bin Laden SA"; Ego Ducrot, Victor; Norma, Buenos Aires; 1998 e 2001 rispettivamente, e "America Latina Siglo XXI: riconolizzazione indipendenza" Stella Calloni Ego Ducrot, Victor; Norma, Buenos Aires; 2004)
Il governo statunitense e britannico sono sinceramente convinti che il modo migliore per la risurrezione di un' economia in coma sono i pacchetti di incentivi, anche a scapito del deficit astronomico e pericoloso. Francia e Germania preferiscono prevenire piuttosto che curare. Con gli occhi sul PIL e senza forti posizioni ideologiche, la tedesca Angela Merkel, in concomitanza con Nicolas Sarkozy, ha la priorità di regolamentare il settore bancario e di controllare o l'eliminare i paradisi fiscali. In questa analisi, confluivano quasi tutti i grandi mass media durante i giorni anteriori al summit.
Conclusioni: In primo luogo, un tale schema riproduce una costante della mappa sulla scacchiera delle dispute nel consiglio di amministrazione di IGP e, in secondo luogo, ancora una volta l'equilibrio è inclinato verso l'Atlantico comprensione tra Stati Uniti e Regno Unito, fermo restando che è iniziata poco dopo l'indipendenza degli Stati Uniti alla fine del diciottesimo secolo, che viene effettuata attraverso il passaggio di grandi insediamenti bancari e finanziari del Regno Unito verso l'ex-colonie.
Resta da vedere come continuano gli scontri per il controllo della massa multimilionaria di dollari a livello mondiale svariati organismi finanziari da conclave del 2 aprile. E dovremo prestare la massima attenzione ai due fenomeni che sono di vitale importanza: la Cina e la lotta per il controllo dei paradisi fiscali.
La Cina è il grande protagonista strategico del secolo attuale e mira a sostituire il dollaro con lo yuan negli scambi commerciali, ma la maggior parte delle loro collocazioni finanziarie continuano ad essere in dollari, che permette agli Stati Uniti di dormire tranquilli.
Tuttavia, le iniziative come il recente accordo commerciale con l'Argentina, per dollari statunitensi al di fuori della denominazione, possono essere strumenti importanti da prendere in considerazione. All'interno di questo quadro in cui l'America Latina ha un urgente bisogno di creare le proprie condizioni per accumulare ed ottenere un peso specifico e una propria voce, che non ha ancora messo in chiaro, e l'esito del vertice di Londra lo dimostra.
Si consideri che il primo ministro britannico e il vice presidente degli Stati Uniti da un lato, e l'Argentina e altri paesi latino-americani, dall'altro, condividono uno spazio strategico comune e chiamarlo progressista è nel migliore dei casi, un campione di imperdonabile ingenuità.
Lasciamo alla fine, la chiave segreta del modello attuale di accumulazione finanziaria e di potere: i paradisi fiscali.
Nel suddetto libro "Il colore dei soldi" si dimostra che senza di loro, il capitalismo non avrebbe potuto consolidarsi in quanto l'annerimento sistemico di una parte sostanziale degli attivi, ha permesso la creazione di ciò che alcuni chiamano reddito finanziario marginale.
La maggior parte del patrimonio imponibile di flussi finanziari basati su più di due miliardi di dollari (alcuni economisti ritengono che "nascondano" il 40 per cento del risparmio mondiale) - è radicata negli istituti offshore controllati da banche ed entità non bancarie di origine statunitense, il che spiega la preoccupazione (insoddisfatta) che la Francia e la Germania ha portato a Londra.
Al di là della fiammante promessa del G 20 contro i paradisi fiscali, la storia dimostra che al capitalismo manca almeno un attributo: contare su uno spirito suicida. Quindi è giusto dedurre che tali attività che svolgono tutte le banche del mondo (altrimenti la loro redditività sarebbe inferiore se non uguale a zero), non sarà debellata.
A questo proposito vale la pena di leggere un articolo pubblicato nel quotidiano Página Buenos Aires 12, ore dopo la riunione a Londra: È finita l'era della segreto bancario, sentenzia il comunicato finale del G-20. Per rafforzare il sistema finanziario globale, i paesi membri hanno deciso di imporre "sanzioni" a quei territori che si rifiutano di condividere le informazioni con le autorità di altri paesi. Al di là della dichiarazione enfatica, le varie giurisdizioni che operano come paradisi fiscali dovrebbero rispettare ed attuare la trasparenza fiscale delle pratiche raccomandate dalle Nazioni Unite. Le multinazionali e le banche che canalizzano e riciclano i loro soldi attraverso i rifugi fiscali relegano ad un secondo piano la possibilità di effettuare maggiori controlli sulle operazioni di questi territori. Spinto dal G20
Rispetto al modello neoliberale, chiediamo, come abbiamo fatto in un altro articolo di APM, si prega di non seppelire i morti in buona salute. Non è che ci stiamo suicidando.
La fazione dominante del sistema ha vinto una battaglia strategica. La cosiddetta crisi nasconde una guerra feroce all'interno del capitalismo egemonico.
Giorni prima del vertice di Londra, i cannoni mediatici hanno sparato pesanti munizioni sulla coscienza e la fantasia di milioni di persone in tutto il mondo. Siamo di fronte alla nascita di un Nuovo Ordine Internazionale. Tuttavia, il partenariato della secolare alleanza strategica tra Stati Uniti e il Regno Unito resta in piedi ed è riuscito ad ottenere un'importante trionfo. In tal senso, Obama e Brown hanno perfezionato e oliato gli attrezzi già adoperati da George W. Bush e Tony Blair, sia in Iraq che in altri scenari politici, militari ed economici.
Il presidente degli Stati Uniti e del Primo Ministro britannico, con il consenso più o meno caloroso, o più o meno timoroso, degli altri leader riuniti nel recente vertice del G-20, hanno affermato che l'esito della riunione ha segnato "una svolta storica" , "Il Consenso di Washington è giunto alla fine" e che "un Nuovo Ordine Mondiale, sta emergendo".
Ecco quello che hanno concordato alla riunione tenutasi a Londra il 2 aprile.
Ripristinare la fiducia, la crescita e l'occupazione; riparare il sistema finanziario per ristabilire il credito, rafforzare la regolamentazione finanziaria per ricostruire la fiducia; riformare a fondo le nostre istituzioni finanziarie internazionali per superare la crisi ed evitare crisi future; promuovere il commercio e gli investimenti globali, respingere il protezionismo globale per sostenere la prosperità, la costruzione di una società di recupero, ecologica e sostenibile. Per caso qualche documento internazionale di una simile grandezza pretesa di quelli firmati nell'ambito del programma neoliberale globale, consacrato dal consenso di washington, si è pronunciato nel senso contrario agli ennunciati del 2 aprile che abbiamo appena citati?
Gli accordi che abbiamo raggiunto oggi costituiscono un programma di ulteriori 1,1 miliardi di dollari di aiuti per ripristinare il credito, la crescita e l'occupazione nel contesto dell'economia globale. Le misure comprendono: una triplicazione delle risorse a disposizione del FMI fino a 750.000 milioni di dollari, per sostenere un nuovo Diritti Speciali di Prelievo (DSP) di 250.000 milioni di dollari e almeno 100.000 milioni di dollari in ulteriori prestiti a banche di sviluppo multilaterali, 250.000 milioni di dollari per garantire il sostegno agli scambi commerciali;e utilizzare le risorse supplementari di vendita di oro concordato dal FMI per finanziamenti agevolati ai paesi più poveri. Il FMI e le altre istituzioni finanziarie, spine dorsali del modello finanziario egemonico, risultano non solo inalterati ma rafforzati, con un'iniezione di fondi multimilionari, in base ai vigenti meccanismi di sempre, certamente non corretti. Cioè più FMI, ad esempio.
Il resto dei 29 punti del programma annunciato a Londra contiene calcoli noti, le dichiarazioni di buona volontà e le promesse, nessuna di esse contraria al linguaggio politicamente corretto utilizzato dai cosiddetti leader mondiali in uno dei tanti documenti firmati nel conclave riunito. Quando massacrarono l'Iraq, con l'azione o l'omissione, molti degli Stati recentemente riuniti a Londra hanno dichiarato di agire "in nome della libertà e della democrazia."
L'esito del vertice del G-20 si compone di una nuova iniezione di fondi per più giocatori del sistema finanziario mondiale corporativistico, in aggiunta a quelle già applicate dall' Amministrazione Obama e dalle autorità bancarie dei cosiddetti paesi centrali del sistema capitalista-imperialista.
A suo tempo, i cannoni mediatici hanno qualificato come nazionalizzazione il comprare i passivi finanziari da parte dello Stato -si è arrivati ad imporre la farsa che gli Stati Uniti "nazionalizzavano" la bamca- falsa qualificazione che nasconde una delle più profonde operazioni di privatizzazioni dello Stato e delle sue funzioni pubbliche.
Ora, la stessa artiglieria parla di "Nuovo Ordine Mondiale" per coprire la profondità strategica del modello neoliberista, che noi chiamiamo Impero Globale Privatizzato (IGP). (vedi libro "Il colore dei soldi" e "Bush e Bin Laden SA"; Ego Ducrot, Victor; Norma, Buenos Aires; 1998 e 2001 rispettivamente, e "America Latina Siglo XXI: riconolizzazione indipendenza" Stella Calloni Ego Ducrot, Victor; Norma, Buenos Aires; 2004)
Il governo statunitense e britannico sono sinceramente convinti che il modo migliore per la risurrezione di un' economia in coma sono i pacchetti di incentivi, anche a scapito del deficit astronomico e pericoloso. Francia e Germania preferiscono prevenire piuttosto che curare. Con gli occhi sul PIL e senza forti posizioni ideologiche, la tedesca Angela Merkel, in concomitanza con Nicolas Sarkozy, ha la priorità di regolamentare il settore bancario e di controllare o l'eliminare i paradisi fiscali. In questa analisi, confluivano quasi tutti i grandi mass media durante i giorni anteriori al summit.
Conclusioni: In primo luogo, un tale schema riproduce una costante della mappa sulla scacchiera delle dispute nel consiglio di amministrazione di IGP e, in secondo luogo, ancora una volta l'equilibrio è inclinato verso l'Atlantico comprensione tra Stati Uniti e Regno Unito, fermo restando che è iniziata poco dopo l'indipendenza degli Stati Uniti alla fine del diciottesimo secolo, che viene effettuata attraverso il passaggio di grandi insediamenti bancari e finanziari del Regno Unito verso l'ex-colonie.
Resta da vedere come continuano gli scontri per il controllo della massa multimilionaria di dollari a livello mondiale svariati organismi finanziari da conclave del 2 aprile. E dovremo prestare la massima attenzione ai due fenomeni che sono di vitale importanza: la Cina e la lotta per il controllo dei paradisi fiscali.
La Cina è il grande protagonista strategico del secolo attuale e mira a sostituire il dollaro con lo yuan negli scambi commerciali, ma la maggior parte delle loro collocazioni finanziarie continuano ad essere in dollari, che permette agli Stati Uniti di dormire tranquilli.
Tuttavia, le iniziative come il recente accordo commerciale con l'Argentina, per dollari statunitensi al di fuori della denominazione, possono essere strumenti importanti da prendere in considerazione. All'interno di questo quadro in cui l'America Latina ha un urgente bisogno di creare le proprie condizioni per accumulare ed ottenere un peso specifico e una propria voce, che non ha ancora messo in chiaro, e l'esito del vertice di Londra lo dimostra.
Si consideri che il primo ministro britannico e il vice presidente degli Stati Uniti da un lato, e l'Argentina e altri paesi latino-americani, dall'altro, condividono uno spazio strategico comune e chiamarlo progressista è nel migliore dei casi, un campione di imperdonabile ingenuità.
Lasciamo alla fine, la chiave segreta del modello attuale di accumulazione finanziaria e di potere: i paradisi fiscali.
Nel suddetto libro "Il colore dei soldi" si dimostra che senza di loro, il capitalismo non avrebbe potuto consolidarsi in quanto l'annerimento sistemico di una parte sostanziale degli attivi, ha permesso la creazione di ciò che alcuni chiamano reddito finanziario marginale.
La maggior parte del patrimonio imponibile di flussi finanziari basati su più di due miliardi di dollari (alcuni economisti ritengono che "nascondano" il 40 per cento del risparmio mondiale) - è radicata negli istituti offshore controllati da banche ed entità non bancarie di origine statunitense, il che spiega la preoccupazione (insoddisfatta) che la Francia e la Germania ha portato a Londra.
Al di là della fiammante promessa del G 20 contro i paradisi fiscali, la storia dimostra che al capitalismo manca almeno un attributo: contare su uno spirito suicida. Quindi è giusto dedurre che tali attività che svolgono tutte le banche del mondo (altrimenti la loro redditività sarebbe inferiore se non uguale a zero), non sarà debellata.
A questo proposito vale la pena di leggere un articolo pubblicato nel quotidiano Página Buenos Aires 12, ore dopo la riunione a Londra: È finita l'era della segreto bancario, sentenzia il comunicato finale del G-20. Per rafforzare il sistema finanziario globale, i paesi membri hanno deciso di imporre "sanzioni" a quei territori che si rifiutano di condividere le informazioni con le autorità di altri paesi. Al di là della dichiarazione enfatica, le varie giurisdizioni che operano come paradisi fiscali dovrebbero rispettare ed attuare la trasparenza fiscale delle pratiche raccomandate dalle Nazioni Unite. Le multinazionali e le banche che canalizzano e riciclano i loro soldi attraverso i rifugi fiscali relegano ad un secondo piano la possibilità di effettuare maggiori controlli sulle operazioni di questi territori. Spinto dal G20
Rispetto al modello neoliberale, chiediamo, come abbiamo fatto in un altro articolo di APM, si prega di non seppelire i morti in buona salute. Non è che ci stiamo suicidando.
Fonte: APM
8 aprile 2009
L'IMPERO COLPISCE ANCORA...CON IL TERRORE

Tornano le tenebre
Di Chris Floyd
I- Quello che segue è uno scenario completamente ipotetico. Supponiamo che voi siate dei fervorosi militari imperiali che credete che la sicurezza, il prestigio e gli interessi finanziari del vostro paese sono serviti meglio dalla guerra e dall'onnipresente minaccia di guerra. Supponiamo che voi avete in atto alcune operazioni veramente eccitanti e succulente, interminabili conflitti mortali che canalizzano centinaia di miliaia di milioni di dollari alla vostra macchina da guerra e che radicano la politica nazionale ancor più profondamente nella filosofia militare- la "machtpolitik" (politica del potere tedesco, N.dT) nella quale credete.
Ma esiste un problema. Il pubblico in generale - il gregge intimorito che vi circonda e non capisce di grandi strategie così come lo fate voi e la vostra elite- si preoccupa e diventa nervoso per la vostra Lunga Guerra. Il tesoro nazionale è in bancarotta, l'infrastruttura nazionale in marciume, le comunità della nazione muoiono; milioni di persone sono senza lavoro, perdono la loro casa, perdono i loro sogni, cadono in una spirale discendente verso il bisogno, la privazione e la disperazione. Ma avete grandi piani per scalare la guerra, espandere la vostra macchina bellica e mantenere la dominazione globale che credete sia il ruolo giusto e naturale della vostra nazione così speciale- e le sue elites. Cosa fare? Come incitare il raccapricciante gregge, assorto nei suoi pensieri, perchè torni a sostenere con entusiasmo la vostra agenda vitale?
Bene, ciò che segue è solo una visione puramente ipotetica che potete comprobare. Aizzate e provocate gruppi estremisti violenti affinchè facciano rappresaglie per i vostri attacchi, invasioni e incursioni assassine di civili nel loro terrotorio. Non potendo affrontare direttamente la vostra macchina bellica- la più grande, più avanzata, forza militare nella storia del mondo, sostenuta da uno tsunami di soldi pubblici che ogni anno sorpassa le spese militari del resto del mondo- reagiscono naturalmente con operazioni "asimmetriche". All'inizio, sono dirette contro obiettivi vicini: la vostra linea di approviggionamento, le forze dei vostri portaborse e alleati locali, e altre depredazioni che portano il caos nelle regioni del gruppo, con l'intenzione di rovinare le vostre linee di controllo e di mandarvi via. Con la stessa naturalezza, approfittate di quegli attachi per giustificare una presenza militare ancora maggiore nelle loro regioni. Il ciclo avanza inevitabilmente e inesorabilmente verso l'alto e verso fuori, fino a che finalmente gli estremisti attaccano la vostra terra nativa - con la vostra complicità, con il vostro consenso occulto o, in ogni caso, con la vostra conoscenza previa che un attacco simile abbia luogo. E' il momento che aspettavate, è esattamente ciò che volevate. Adesso potete tornare a fustigare il gregge verso una frenesia marziale, continuare la Lunga Guerra, e lasciare da parte i miserabili desideri, limitati, di una vita pacifica e prosperosa in casa, della gente preoccupata per i loro propri affari.
Evidentemente, uno non sa mai esattamente quello che succede dietro le cortine imperiali dei palazzi di Potomac; i comuni cittadini statunitensi sono stati convertiti da tempo in Kremlinologi del loro stesso governo, cercando di discernere- attraverso ceremoniosi segnali, rumori tra i bastitori e leggere deviazioni di un retorico rituale- quello che veramente propongono i loro padroni. Ma alcuni cinici sospettano occultamente che trame come quella descritta in precedenza sia già in atto; per esempio, nel nuovo "Pearl Harbor" che distrusse Stati Uniti, l' 11 settembre 2001- un anno dopo un gruppo che canalizzava punti di vista dei futuri pesci grossi del governo di Bush (inclusi Dick Cheney, Donald Rumsfeld, Scooter Libby e molti altri) aveva sperato, apertamente, in un nuovo "Pearl Harbor" per "elettrizare" il popolo statunitense affinchè sostenesse la sua agenda militarista, che includeva l'invasione nell'Iraq- che ci fosse Saddam Hussein al potere o no.
Ma lasciando da parte per un momento il problema sempre spinoso di indovinare le diverse proporzioni di complicità, di riconoscimento, conoscenza previa, sfruttamento, incompetenza e fatalità involucrati nel 11 settembre, possiamo dirre come dato di fatto che : E' politica del governo Usa provocare la azione di gruppi estremisti. Una volta che sono in gioco, le loro reazioni possono essere usate nel modo in cui il governo che le ha scatenate ritenga valido. E sappiamo anche che queste provocazioni sono usate, come vuole la politica, per provocare gruppi violenti nel fronte "Af-Pak" affinchè lancino attacchi terroristici.
In altre parole, come scrissi la prima volta sul Moscow Times più di 6 anni fa (e ribadito 3 anni dopo), gli Usa fomentano deliberatamente attacchi terroristici al fine di promuovere le loro agende politiche e militari.
[ Per maggiori informazione su come queste politiche e usi simili del terrorismo e di squadroni della morte sono state realizzate in Iraq e in altri luoghi, veda: "A furnace seal'd: The Wondrous Death Squads of the American Elite, "Ulster on the Euphrates: The Anglo-American Dirty War in Iraq" e "Willing Executioners: America's Bipartisan Atrocity Deepens in Somalia]
Gli occhi da lince di Jason Ditz in Antiwar.com fanno la connessione tra questa politica e il più recente attacco "asimetrico" per un gruppo terroristico " solleticato" in Pakistan:l'attacco mortale contro un centro di polizia in Lahore per Tehreek-e Taliban Pakistan(TTP). Il gruppo, diretto da Baitullah Mehsund, ha detto che l'attacco era una rappresaglia della campagna degli Usa, far attacchi con aerei senza equipaggio nelle regioni di frontiera del Pakistan- attacchi che hanno ucciso numerosi civili insieme a militanti usualmente non identificati. Come segnala Ditz, un obbiettivo della campagna- intensificata da Barack Obama- è precisamente il fomentare quello sopra esposto dell'attività terroristica:
Il governo di Obama ha lanciato una quantità sempre più intensa di attacchi nella FATA (Aree di lavoro sotto l'amministrazione federale del Pakistan) che puntano generalmente alle installazioni di addestramento di Mehsyd in Warziristàn nel Nord e nel Sud. A settembre, l'allora direttore della Cia, Micheal Hayden, ha detto che gli attacchi erano un modo di "provocare una reazione dei gruppi militanti diretti da Mehsud. Sembra che adesso, sei mesi dopo, hanno finito di farlo. [Hayden ha descritto questa sanguinosa strategia come un "solletico" ai terroristi perchè reagissero]
Ma va oltre, Mehsud ha promesso che adesso porterà la lotta sul suolo statunitense. Come ha segnalato il The Times (attraverso Antiwar.com)
"Presto lanceremo un attacco a Washington che sorprenderà a tutto il mondo" (ha dichiarato Mehsud). "Al massimo mi potranno convertire in martire. Ma ci vendicheremo dall'interno degli Stati Uniti".
Resta da vedere se il colorito TTP potrà portare a termine una simile minaccia, come segnala Juan Cote. Ma non si tratta soltanto di questo. Il fatto è che, ancora una volta, si provoca con conoscenza a un gruppo violento perchè entri in un'azione assassina. Meglio ancora, adesso è stata qualificato come "minaccia terroristica mortale" per la sacra Patria: un altro supercattivo fatto a misura dal reparto delle carte.
E notevolmente, questa nuova aperta minaccia per portare il terrore nel cuore degli Usa, avviene solo dopo qualche giorno che Barack Obama annuncia la sua ondata nella guerra Af-Pak, citando- che altro poteva essere?- il bisogno di proteggere gli Stati Uniti contro i terroristi afgani e pakistani come il motivo principale per scalare e spandere il conflitto. Un'altra sorprendente coincidenza per giustificare l'agenda militare, che ha bisogno di una costante somministrazine di cattivi possibili per ottenere le reazioni pubbliche, e minacce esagerate che pieghino la nazione, come il drogato ha bisogno dell'eroina. E ancora una volta, non ci resta altro che sorprenderci di fronte alla variabile proporzione di complicità, conoscenza, sfruttamento, fortuna, ecc. in quest' unione fortuita di dichiarazioni di Obama e Mehsud.
II- Vale la pena nuovamente considerare le implicazioni di questa politica del solletico terroristico. Come abbiamo segnalato recentemente, queste cose non sono solo pezzi sulla Grande Sacchiera di Gioco: sono realtà mortali che uccidono, mutilano e depredano tantissime persone innocenti di tutto il mondo. Quindi torniamo ai primi indizi di questa strategia nel suo contesto della Guerra contro il Terrore. Ciò che segue è dell'articolo sul Moscow Times nel novembre del 2001:
In un articolo (del Los Angeles Times) l'analista militare William Arkin.....(appare) la rivelazione del piano di Rumselfd di creare un' "Attività di appoggio di super Intelligenza" che unirà la Cia e l'azione militare coperta, guerra informatica, intelligenza, copertura dell'inganno." In base a un documento confidenziale preparato a Donald Rumsfeld dal suo Consiglio della Scienza della Difesa, la nuova organizzazione- il "Gruppo Proattivo di Operazioni Preventive (P20G, le sue sigle in inglese)- realizzarà missioni segrete disegnate per "stimolare reazioni" di gruppi terroristici, provocandoli a realizzare atti violenti che li metteranno in condizione di subire dei "contraattacchi" di forza da parte degli Usa.
In altre parole- e diciamolo chiaramente, esplicitamente e seriamente, affinchè nessuno possa confondere l'intenzione del piano di Rumsfeld- il governo Usa pianifica l'uso di "copertura di impostori" e operazioni militari segrete per provocare attacchi terroristici assassini contro gente innocente. Torniamo a dirlo: Donald Rumsfeld, Dick Chaney, Geroge W.Bush e gli altri membri del regime non eletto a Washington pianificano per stimolare deliberatamnte l'assassinio di gente innocente- la vostra famiglia, i vostri amici, i vostri amanti, voi stessi- col fine di impulsare le loro ambizioni geopolitiche.
Il P20G non è destinato soltanto ad esporre terroristi e portarli davanti alla giustizia- ha in sè un obiettivo degno di essere acclamato, anche se il modo di Rumsfeld di combattere il terrorismo è quello di provocarlo, è pura demenza morale.....No, sembra che il P20G abbia in vista pesci più grossi. Una volta che ha scatenato l'azione terroristica- uccidendo i membri della loro famiglia? attraendoli con bottini? caricandoli di droghe? riempendoli di propaganda jihadista? abusando delle loro madri? o attraverso agenti provocatori, forse, infiltrano i gruppi e dopo pianifichino e diriggono loro stessi gli attacchi?- possa prendere misure contro gli "Stati/substati partecipanti per "albergare" le bande causate da Rumsfeld. Che tipo di misure precisamente? Bene il programma confidenziale del Pentagono lo dice in questo modo: "La vostra Sovranità è in pericolo".
il P20G, quindi, sarà utile ogni qualvolta il Regime voglia aggiungere dei beni in petrolio o una nuova base militare alla fiorente borsa dell'Impero. Basta incontrare un nido di scontenti violenti, agitarli con una spranga ed è fatta: c'è una "giustificazione" istantanea per qualsiasi livello di intervento/conquista/furto che si desideri.
Quando il governo di Obama parla di "continuità della politica estera degli Usa" questo diventa parte integrale di quello di cui sta parlando. Quindi possiamo contare di vedere molto di più su TTP e il sultano, Bitullah Mehsud, mentre la lunga guerra bipartidaria avanza tra il tira e molla, con la sua onnipresente necessità di "incitare" e terrorizzare- il popolo degli Usa perchè sostenga il progetto militare.
Crys Floyd è un giornalista Usa spesso collabora con CounterPunch. E' autore del libro "“Empire Burlesque: High Crimes and Low Comedy in the Bush Imperium".
Titolo originale: "Terror as a Tool of Empire" (Terrore come strumento dell'impero)
Fonte: http://informationclearinghouse.info/article22331.htm
Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa
7 aprile 2009
SOTTO LA BANCONOTA NIENTE

La crisi è profonda ma i metodi messi in campo per risolverla possono riprodurre su scala maggiore la situazione di squilibrio e di instabilità che ci ha portato alla situazione attuale.
La Banca centrale Usa ha deciso di comprare titoli del Tesoro a lungo termine per 300 miliardi di dollari. Di conseguenza, il dollaro ha perso il 3,6% sull’euro, il maggior calo giornaliero di sempre. Gli Usa hanno seguito l’esempio della Banca d’Inghilterra che, qualche giorno, fa ha comprato titoli del Tesoro per 2 miliardi di sterline, cui se ne aggiungeranno nei prossimi tre mesi altri 75 miliardi. L’aumento di liquidità avrà l’effetto di svalutare la sterlina ulteriormente rispetto alle altre valute, specialmente rispetto a euro e dollaro, verso il quale ultimamente ha perso il 23% del proprio valore. La Banca d’Inghilterra è ricorsa, per finanziare l’acquisto dei titoli, alla creazione di denaro dal nulla, semplicemente stampando altra cartamoneta.
Durante la Grande depressione, l’Inghilterra e gli Usa fecero qualcosa di simile, sganciando le loro valute dalla convertibilità con l’oro. In questo modo, si poté attuare la svalutazione di sterlina e dollaro, che, a livello internazionale, permise di vendere le merci statunitensi e britanniche a prezzi più bassi e, a livello interno, al contrario, di rialzare i prezzi e con essi i profitti. Anche gli altri paesi furono costretti a fare lo stesso, col risultato che la crisi si estese, dal momento che la svalutazione delle valute favorì l’insorgere del protezionismo, ed il commercio internazionale si contrasse fortemente. Oggi si ripropone, mutatis mutandis, una situazione simile.
Gli Usa, fiancheggiati dalla Gran Bretagna, sostengono la posizione secondo la quale dalla crisi si esce immettendo massicce dosi di liquidità nel sistema finanziario, e premono affinché la Ue faccia lo stesso. La Ue, invece, vorrebbe una ridefinizione della regolamentazione del mercato finanziario internazionale, cosa che gli Usa rifiutano. Non c’è da meravigliarsi. Le regole attuali per gli Usa sono vantaggiose, fondandosi sul dollaro come moneta internazionale, di scambio e di riserva. Nel 1971 furono aboliti gli accordi del ’44, detti di Bretton Woods, che stabilivano un sistema di tassi di cambio fissi delle varie valute col dollaro, il quale, assumendo il ruolo di moneta internazionale, era convertibile in oro.
Gli Usa scelsero di sganciare il dollaro dall’oro quando il loro debito pubblico cominciò ad aumentare, a seguito della loro politica di interventismo militare. Gli Usa si misero così in condizione di farsi finanziare dal resto del mondo senza che i dollari accumulati con il finanziamento del debito pubblico o con l’export di merci potessero essere convertiti in oro. Un sistema imperiale, in cui il centro dell’impero si fa finanziare dal resto del mondo, semplicemente stampando dollari ed emettendo buoni del tesoro. Come faceva l’Inghilterra che, per rimediare al proprio disavanzo delle partite correnti, si basava sugli attivi del suo impero, specialmente sull’attivo dell’India, alla quale tra l’altro impedì di seguirla nello sganciamento dalla convertibilità con l’oro negli anni ’30. E’ con questo sistema che gli Usa hanno cercato di risolvere la crescente sovrapproduzione di capitale e la deindustrializzazione che minano la loro economia da decenni.
Oggi che il sistema dell’economia basata sul credito è saltato, avendo superato ogni livello critico, gli Usa stanno cercando, nonostante tutto, di conservarne un meccanismo, che, pur essendo perverso, è diventato parte delle relazioni internazionali. La Cina, infatti, continua a finanziare il debito Usa ed è diventata nel 2008 il primo detentore di titoli del tesoro Usa. Proprio per questo è estremamente preoccupata per la svalutazione del dollaro, che, da una parte, decurterebbe il valore delle sue riserve proprio in un momento in cui ha bisogno di risorse per finanziare la sua industria e, dall’altra, metterebbe in difficoltà le sue esportazioni.
In sintesi, i meccanismi perversi di risoluzione della sovrapproduzione strisciante del centro Usa del sistema capitalistico mondiale non accennano a mutare. Al contrario tendono ad esasperarsi con un aumento puro e semplice della liquidità, mediante la creazione di denaro dal nulla e l’abbassamento dei tassi d’interesse, negli Usa allo zero per cento e in Gran Bretagna al minimo storico dello 0,50%. L’immissione di liquidità non può essere la soluzione, visto che il fattore che ha innescato la crisi non è stato la penuria di liquidità, bensì l’eccesso di liquidità, che ha favorito la speculazione e la bolla immobiliare.
Semmai ci sarebbe bisogno di una ridefinizione degli equilibri valutari mondiali, basandoli sull’affiancamento del dollaro, come valuta mondiale, con altre valute. Questo forse aiuterebbe a risolvere lo squilibrio nella bilancia dei pagamenti mondiali, che vedono, da una parte, un deficit enorme (650 miliardi di dollari) concentrato negli Usa e dall’altra un attivo altrettanto enorme (703 miliardi) concentrato specialmente in Cina.
Fonte: www.resistenze.org
6 aprile 2009
LA ROTTA DELL'URANIO E DEI CLANDESTINI
di Fabrizio Gatti
Dal Niger quasi 10 mila africani fuggono verso le nostre coste. La guerra per l'uranio e l'alleanza Gheddafi-Sarkozy favoriscono i trafficanti. E gli accordi Italia-Libia diventano così una beffa.
Visto da Agadez, l'ultimo abbraccio tra il premier Silvio Berlusconi e il colonnello Muhammar Gheddafi è una beffa. In questa splendida città di fango rosso in mezzo al Sahara in Niger, l'accordo sull'immigrazione ratificato a Tripoli il 2 marzo scorso è già carta straccia. Da Agadez i camion e i fuoristrada stracarichi di emigranti africani che sperano di arrivare a Lampedusa, in Italia o in Europa hanno ripreso i loro viaggio verso la Libia. Il traffico è ripartito come ai tempi d'oro. Sotto lo sguardo indifferente e spesso interessato dell'esercito libico che controlla la pista di rocce e sabbia alla frontiera di Tumu, nel silenzio del deserto.
Gheddafi, a sud del Sahara, oggi è soltanto un esecutore di decisioni prese a Parigi. Per fermare o rallentare la marcia dei clandestini verso il loro futuro, Berlusconi dovrebbe piuttosto chiedere l'intervento del presidente francese Nikolas Sarkozy: perché la via ai trafficanti di uomini è stata riaperta proprio grazie alla guerra dei tuareg. Una guerra per l'uranio sostenuta dalla Francia nella regione di Agadez. Da novembre 2008 migliaia di persone sono passate dalla città rossa per andare a nord. Con un record di partenze tra gennaio e febbraio: quasi 10 mila ragazzi e ragazze in fuga dall'Africa occidentale. Dalla prossima estate capiremo se questa generazione di ventenni avrà trovato lavoro in Libia o apparirà nei telegiornali sui barconi alla deriva nel Mediterraneo. Il loro obiettivo, dicono, è arrivare in Italia o da qualche parte in Europa.
Il 24 febbraio Berlusconi ha incontrato Sarkozy. Ma non gli ha parlato di immigrazione. I due hanno discusso di ritorno all'energia nucleare in Italia. E di contratti per miliardi di euro da oggi al 2030 a vantaggio di Parigi. Areva, il colosso statale del nucleare francese, ha bisogno di nuovi clienti. Perché dal 2012 la società avrà così tanto uranio a disposizione che, per ammortizzare un investimento iniziale di 1,2 miliardi di euro, deve trovare subito qualcuno disposto a comprarlo. Altrimenti rischia di pagare cara la crisi finanziaria in cui è caduta. Tutto quell'uranio, però, non è ancora arrivato in Francia. Per il momento è in Niger, vicino ad Agadez: a Imouraren, sotto la sabbia nel mega-giacimento che comincerà a produrre fra tre anni, il secondo al mondo dopo McArthur River in Canada.
Quello che nella sua visita a Roma il 24 febbraio Sarkozy non ha detto a Berlusconi è che la Francia in Niger ha giocato una partita sporca. Come era abituata a fare in Africa ai tempi del generale Charles de Gaulle. E solo alla fine Areva è riuscita a strappare al Canada e alla Cina la concessione per il mega-giacimento di Imouraren. Ma Sarkozy nemmeno ha raccontato a Berlusconi che i tuareg, sostenuti dagli 007 francesi nei giochi di guerra, si sono rimessi a trafficare con gli emigranti che vogliono approdare in Italia. In fondo, si tratta sempre di energia e forza lavoro destinate ad alimentare l'economia europea. La differenza è che i minerali di uraninite trasformati in sali di uranio viaggiano protetti fino agli impianti di arricchimento in Francia. Gli emigranti sono invece sottoposti a ogni tipo di violenze e il 12 per cento muore prima di arrivare in Europa.
È italiano uno dei testimoni di questo gioco sporco francese. Un commerciante di Torino, T. P., 50 anni, fermato per immigrazione clandestina in Niger. Abitava ad Agadez. Ha trascorso qualche mese nel deserto con i guerriglieri tuareg. E quando ha tentato di lasciare il Niger è finito in commissariato. La polizia l'ha messo sotto torchio e lui che aveva il permesso di soggiorno scaduto, in cambio della liberazione ha dovuto raccontare quello che sapeva. Alla fine è stato espulso. Cittadino indesiderato. L'intreccio tra la via dei clandestini e la via dell'uranio va raccontato proprio da Agadez, dove il commerciante torinese aveva aperto un negozio e dove migliaia di ragazzi africani ora approdano con la certezza di sopravvivere al deserto che li aspetta.
La città-monumento al tramonto si incendia di rosso. Non sembra però una comunità sotto assedio, né in guerra. A parte i pastori nomadi tamashek venuti ad accamparsi nelle vie del centro, lontano dalle piste infestate dalle mine e dalle imboscate. Sulla strada asfaltata davanti all'autogare, l'autostazione dove arrivano gli autobus e partono i camion del deserto, gli affari vanno al massimo. Centinaia di bancarelle sui due lati della via vendono di tutto. Dalle scarpe usate ai filoni di pane fresco. Sacchetti di datteri e biscotti. Barattoli di latte in polvere. Bidoni di olio ricoperti di cartone e canapa e riciclati come taniche d'acqua. Passano carretti spinti a mano. Persone ovunque. È il mercato dei poveri. Il posto di rifornimento di quanti aspettano la partenza e cercano di spendere il meno possibile. Perché ogni giorno di attesa è una piccola erosione ai 250 euro che servono per attraversare il Sahara fino in Libia. E, per chi li ha già a disposizione, ai 1.500 euro chiesti dai passatori libici di Al Zuwara per sfidare la vita fino a Lampedusa. Gli emigranti bloccati ad Agadez mangiano il meno possibile per non mettere a rischio il piccolo capitale necessario al viaggio. Spesso solo gari, un impasto energetico fatto con le radici di tapioca.
Ma questa strada è anche un mercato per ricchi. È la contraddizione di ogni guerra. Broker, passeur, mediatori. Prendono in consegna gli emigranti in arrivo da Nigeria, Ghana, Liberia, Benin, Mali. E in questi mesi, per la prima volta, anche dal Senegal. L'età di questa generazione in fuga va dai 14 ai 30 anni. Hanno un progetto, un'idea, un sogno da realizzare. Sono i fratelli e le sorelle minori degli emigranti passati da Agadez tra il 2003 e il 2005. Sanno che le loro braccia si aggrapperanno sicuramente a un lavoro. Il passaparola e l'esperienza di quelli sopravvissuti prima di loro raccontano che è dura, ma qualcosa si trova. I clandestini come motore insostituibile della ricchezza sommersa. Soprattutto in Italia dove la produzione esentasse e in nero rappresenta il 23 per cento del Prodotto interno lordo.
Dentro il cortile dell'autogare centinaia di persone aspettano che tramonti anche questo giorno. Una postazione di soldati, con mitragliatrice pesante montata sul fuoristrada, sorveglia l'ingresso. A guardare bene ci sono soldati ovunque. Meglio non entrare. Ad Agadez oggi è vietato fare domande, fare fotografie, fare riprese filmate. Può capitare di essere visti o ascoltati dalle spie in borghese o da chiunque voglia mettersi in mostra con la gendarmeria in cambio di una soffiata. A fine febbraio il presidente del Niger Mamadou Tandja ha rinnovato lo stato d'allerta, proclamato il 25 agosto 2007 come risposta agli attacchi dei tuareg. Nella regione di Agadez la democrazia è sospesa e l'amministrazione è affidata all'esercito. Giornalisti locali e francesi mesi fa sono finiti in cella. E l'arresto è automatico per chiunque venga a fare indagini in città o nel deserto. Gli stranieri, se non sono emigranti in partenza o tecnici minerari, devono tenersi alla larga. E se passano, lo fanno a loro rischio.
La tensione appare già al posto di blocco alla periferia della città. Un ufficiale, sempre con gentilezza, vuole trattenere il passaporto. "Questa è la frontiera", dice: "Agadez in questo momento è come se non fosse in Niger. Qui comandiamo noi". Lasciare il passaporto ai militari significa però rischiare di perderlo. E dover poi affrontare l'ignoto della burocrazia di guerra. L'ufficiale accetta un compromesso: "Allora facciamo così. Stasera un ispettore di polizia verrà in hotel a interrogarla". I militari stanno raccogliendo davanti al loro piccolo ufficio gli emigranti in transito. Scendono dai pullman, dai minibus, dai camion. Oggi, come all'arrivo di ogni convoglio, sono più di 400. Se ne stavano seduti, in cima alla cupola di sacchi, teli e scatoloni. Devono pagare dieci dollari a testa come tassa di passaggio. E chi non ha i documenti in regola, 20 dollari. Già qui l'immigrazione per l'Europa è un affare.
Per arrivare ad Agadez c'è un solo modo. Bisogna unirsi ai convogli scortati dall'esercito. Partono a giorni alterni da Zinder, 431 chilometri di deserto a sud lungo la via dei clandestini. Un viaggio che dura una giornata. I ragazzi dei camion devono scendere. Camminano oltre. Le grandi ruote alleggerite superano le onde di sabbia a tutta potenza. Qualche autista rallenta, ma non si ferma. E i suoi passeggeri devono correre per non rimanere a terra, per non finire abbandonati prima ancora di attraversare la parte più difficile del viaggio. I soldati scortano il convoglio sui loro fuoristrada Toyota armati di mitragliatrice. Dicono che rischiamo un attacco dei guerriglieri tuareg o dei banditi. Ma soprattutto, passando di qui fuori dai convogli, il vero pericolo è di finire impallinati da loro. L'esercito ha l'ordine di sparare a vista. È già successo. Alcuni emigranti sono stati uccisi con gli autisti nel deserto del Ténéré, prima che i militari potessero identificarli. Per arrivare in Italia avevano pagato il viaggio sbagliato.
"Dove li metterete tutti questi immigrati con la crisi che avete in Europa?", sorride un passatore tuareg di Agadez. Ovviamente non vuole essere filmato né fotografato: "Da novembre scorso è come se la Libia avesse dato il via libera. Ora che Gheddafi è stato eletto presidente dell'Unione africana, non può certo rimandare indietro i suoi concittadini africani. Abbiamo saputo che l'Italia investirà in Libia 5 miliardi di dollari. Apriranno cantieri, ci sarà lavoro. Avranno bisogno di manodopera e noi gliela portiamo. Se poi qualcuno vuole proseguire il viaggio in Europa, dal nostro punto di vista è normale. Grazie all'immigrazione clandestina potrebbe addirittura essere firmata la pace. È l'unico punto su cui esercito del Niger, esercito libico, ribelli tuareg e noi tuareg esterni alla ribellione andiamo d'accordo".
L'accordo sottobanco funziona dal novembre 2008. Il problema ora è la mancanza di camion. "Ne stiamo facendo arrivare dalla Nigeria. Abbiamo più gente disposta a partire che mezzi", racconta un altro broker ad Agadez: "A novembre i ribelli tuareg amici della Francia, i militari libici e nigerini e i trafficanti di tutto il Sahara hanno raggiunto un patto: tutti fanno finta di non vedere e incassano la loro parte. Gli autisti tuareg dicevano che senza lavoro, a causa della guerra, si sarebbero uniti alla ribellione. Così adesso l'esercito del Niger scorta i camion fino a Dirkou. I libici chiudono gli occhi. E i tuareg hanno il lavoro. Il limite è che anche per Dirkou bisogna muoversi in convoglio. Fuori convoglio i militari sparano a vista e c'è il rischio delle mine". Quelli di venerdì 13 marzo e martedì 17 marzo sono convogli giganteschi: una fila di decine di fuoristrada e 60 camion carichi di merci, sigarette di contrabbando ed emigranti. Le mine anticarro sono ovunque. In settembre a 40 chilometri dal confine con la Libia, l'esplosione improvvisa sotto le ruote di una camion ha ucciso cinque passeggeri tra cui un ragazzo di 19 anni. Ma l'affare vale il rischio: 10 mila emigranti per 250 euro fanno 2 milioni e mezzo di incasso.
Dirkou in questi giorni è un'oasi che non sa come sfamare i suoi ospiti in transito. Almeno 15 emigranti sono morti di fame e di sete negli ultimi giorni e i loro cadaveri sono stati visti dagli autisti di camion a sud di Tumu, la frontiera con la Libia. Forse sono stati abbandonati dai trafficanti, forse avevano deciso di proseguire a piedi.
La fuga dall'Africa è un dramma anche nelle città dove le generazioni più istruite si dissolvono lungo la rotta del deserto. Proprio in questi giorni una delegazione del ministero dell'Educazione della Nigeria è venuta ad Agadez a chiedere alle autorità di non lasciar passare i minori di 15 anni nigeriani. L'incubo sono gli spacciatori di sogni che avvicinano i minorenni davanti alle scuole: non vendono droga, ma un futuro impossibile. "I broker mandano loro emissari davanti alle scuole nigeriane", spiega un funzionario: "Raccontano che arrivare in Italia è facile. Ma una volta in viaggio i ragazzi vengono rapinati dei loro soldi. E le ragazze devono prostituirsi per pagarsi il resto del percorso". Irin, l'agenzia di analisi dell'ufficio Affari umanitari dell'Onu, ha raccolto testimonianze di camion attaccati dai banditi sulla rotta per Dirkou e di adolescenti rapite e scomparse nel deserto.
Tutto questo, dalla fine del 2005 all'autunno 2008, era stato fermato. L'esercito del Niger aveva bloccato il traffico di clandestini lungo la pista degli schiavi: 1.500 chilometri di deserto che attraversano il Ténéré e superata l'oasi di Dirkou salgono in Libia, la rotta che ha avuto il suo picco di emigranti e cadaveri nel 2003 con 15 mila passaggi al mese. Tutto questo non si sarebbe ripetuto se la guerra telecomandata dei tuareg non avesse destabilizzato la regione. A fine 2006 Agadez è ancora una città aperta al mondo e piena di turisti. Ma quelli sono i mesi in cui il costo del petrolio corre. E il prezzo dell'uranio anche. Il presidente Mamadou Tandja e il governo decidono che il Niger può finalmente puntare sulla risorsa strategica di cui è piena la regione di Agadez. Le concessioni per la ricerca dei minerali di uraninite, coffinite e pechblenda vengono messe a disposizione del miglior offerente. La diplomazia francese mugugna. Parigi ha sempre avuto il monopolio dell'uranio in Niger. Lo stabilisce già nel 1961 l'Accordo di difesa firmato tra i due paesi, in piena dominazione coloniale. Il colosso Areva chiede per sé i primi 35 permessi di ricerca. Tandja resiste e rilascia 15 concessioni a società canadesi, sete all'Australia, sei al Sudafrica, solo quattro alla Francia, tre all'India e due a Cina e Russia. In sospeso c'è ancora lo sfruttamento del giacimento di Imouraren, vicino ad Agadez: una quantità di uranio estraibile di 5 tonnellate all'anno per 35 anni che porta il Niger dal quarto al secondo posto tra i paesi esportatori al mondo. E che da solo equivale a tutta la produzione mondiale di Areva.
L'attacco alla postazione dell'esercito nell'oasi di Iferouane, a nord di Agadez l'8 febbraio 2007, è un'azione a sangue freddo. Un piano che ricorda la morte dei dieci soldati francesi massacrati il 19 agosto 2008 in Afghanistan. Da quel giorno di febbraio intorno ad Agadez muoiono padri di famiglia e ragazzi che hanno indossato la divisa in cambio di uno stipendio. Dietro l'assalto di Iferouane però non ci sono i talebani di Al Qaeda. C'è un gruppo minoritario di tuareg fino a quel giorno sconosciuto. Si fanno chiamare Mnj, Movimento dei nigerini per la giustizia, che nel giro di qualche settimana riceve armi e munizioni dalla Libia. A loro si unisce presto il capitano Mohamed Ajidar, comandante di un plotone del Fnis, la Forza nigerina di intervento e sicurezza, reparto dell'esercito costituito da tuareg. Il comandante Ajidar conosce da vicino gli interessi francesi nella regione. Sette mesi prima Areva gli ha affidato la sorveglianza di tre aree di concessione. E gli ha versato sul suo conto personale 56 milioni di franchi africani, 85 mila 365 euro, un capitale da queste parti. Perché tutti quei soldi? Tanto basta a far insospettire il governo che in pochi giorni caccia dal Niger l'ex colonnello Gilles de Namur, responsabile per Areva della sicurezza sul mega-giacimento di Imouraren. Una coincidenza: de Namur è addetto militare all'ambasciata di Francia a Niamey durante la prima rivolta tuareg sostenuta apertamente da Parigi. Il Mnj fa altri morti. E il governo ordina l'arresto e l'espulsione del direttore generale di Areva Niger, Dominique Pin. Nuova coincidenza: negli anni '90 Pin, mentre de Namur lavora in ambasciata a Niamey, fa parte della sezione Africa dell'Eliseo dove il presidente François Mitterrand ha un consigliere che farà strada nell'industria strategica. Il consigliere è Anne Lauvergeon, attuale amministratore delegato di Areva. Il retroscena più delicato sulla presunta benevolenza tra la società statale di Parigi e i nuovi ribelli tuareg lo rivela senza volerlo il commerciante di Torino messo sotto interrogatorio in una camera di sicurezza a Niamey. Racconta che il vice presidente del movimento tuareg, Asharif Mohamed-Almoctar, poi ucciso in combattimento nell'estate 2008, chiama spesso la Francia con uno dei due telefoni satellitari rapinati il 20 aprile 2007 dal cantiere di Areva sul megagiacimento di Imouraren.
La cosa che stupisce la polizia di Niamey, secondo fonti investigative, è che mesi dopo, a fine 2007 e in piena guerra, Areva stia ancora rinnovando il credito dei due telefoni rapinati dai tuareg. Un curioso mistero mai chiarito. Così come resta un giallo la rivendicazione da parte di Al Qaeda del sequestro, tuttora in corso nel Sahara, dell'inviato dell'Onu in Niger: l'ex ambasciatore del Canada a Roma, Robert Fowler, monsieur Afrique nella politica estera di Ottawa, rapito il 14 dicembre a nord della capitale con il connazionale Louis Guay e il loro autista nigerino Soumana Mounkaila. Secondo i giornali del Canada, il paese che in Niger ha fatto il pieno di concessioni per l'uranio, Fowler e Guay si occupavano di miniere fuori dal mandato dell'Onu. Mouadibou Sisse, 19 anni, di Bamako, Mali, nemmeno immagina il risiko che si sta giocando sulla testa di questa terra in cima alle classifiche di povertà. Aspetta l'autobus per Agadez alla stazione di Niamey. Vuole arrivare in Italia per raggiungere la Spagna. È già stato espulso una volta da Madrid. Ma non s'arrende.
La rotta dell' uranio e dei clandestini Mappa
Fonte: http://espresso.repubblica.it/
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LA CRISI GLOBALE IMPONE UNA RISPOSTA MODERNA ALLE CONTRADDIZIONI DEL CAPITALISMO

La vastità della crisi economica attuale non lascia nessuno spazio di agibilità per la proposta di una nuova politica di riforme volte a migliorare le condizioni del lavoro dipendente: cassaintegrazione, miseria, sfratti, disoccupazione, sono destinati ad aumentare.
Le idee di Obama negli USA, come la promozione di nuovi ammortizzatori sociali in Italia (p.es. il redditto sganciato dal lavoro), incarnano solo la necessità del potere borghese di impedire che le contraddizioni sociali esplodano. Si tratta infatti di politiche che lo stato può sostenere — in parte e per breve tempo — solamente aumentando il debito, ovvero ingigantendo gli effetti già devastanti della crisi.
Tanto è vero che, parallelamente, è in atto una vera e propria deriva autoritaria verso lo “stato forte”: aumento dei poteri dell’esecutivo, leggi anti-sciopero, via libera alla crescita delle forze neo-fasciste (i mazzieri in difesa della patria), controllo sociale capillare “giustificato” dall’uso mass-mediatico del cosiddetto problema della “sicurezza”. E’ questa l’altra faccia di un potere che, mentre cerca di limitare e soffocare preventivamente la conflittualità di classe, si dota di tutti gli strumenti necessari a reprimere le nuove ondate di rabbia proletaria, col terrore e la violenza.
In questo quadro le pratiche sindacali, neo-riformiste, democratiche, non hanno più nulla da offrire, ammesso e non concesso che tali pratiche negli ultimi decenni siano state — al di là della buona fede di molti militanti di base — una via percorribile per la difesa, seppur minimale, degli interessi proletari. Si tratta invece di rompere l’isolamento nel quale versano le singole vertenze, rompere la frammentazione, dare vita a lotte realmente autorganizzate, a scioperi senza preavviso né limiti di tempo, di spazio o di categoria. In ogni luogo di lavoro si deve lottare, e duramente, per difendere i propri interessi partendo dal presupposto reale che in ogni singola lotta gli interessi da difendere sono quelli comuni all’intero proletariato.
Oggi il capitale è altamente organizzato, ha dalla sua tutti gli strumenti, mentre la nostra classe, la classe degli sfruttati, la classe dei proletari, è artificialmente divisa, atomizzata tra mille sigle, forme contrattuali, condizioni, nazionalità e luoghi di lavoro differenti.
Ma ciò che più manca alla nostra classe, ciò che principalmente sancisce la posizione di inerzia e frantumazione nella quale rimane, è l’assenza di un autentico partito proletario, l’assenza di una organizzazione internazionalista e di classe capace di contribuire alla formazione del proletariato in classe, di indicare — in ogni battaglia — la necessità del superamento rivoluzionario della società borghese, della conquista esclusiva del potere politico da parte del proletariato come unica via praticabile per uscire dalla crisi e dal sistema economico-sociale che la genera.
Per questo è oggi più che mai necessario che nelle fabbriche, negli uffici, nei territori, nelle scuole, nelle università, nelle assemblee, per unificare la casse, per rompere l’isolamento, per dare vita a lotte vere, per iniziare ad invertire il corso della storia la parola d’ordine sia: combattere il capitale!
Fonte: http://www.ibrp.org/it
5 aprile 2009
NO ALLA NATO, NO ALLA GUERRA

Sessanta anni fa è stata creata la Nato per organizzare la difesa degli Stati d'Europa Occidentale e del Nord America di fronte all'Unione Sovietica. La fine della guerra fredda ha lasciato senza motivo di essere la Nato che repentinamente è rimasta senza nemici. Allora è iniziata la riconversione dei suoi obiettivi politici e militari per giustificare la sua esistenza.
Nel summit di Washington del 1999 si redifinisce la strategia della Alleanza. Con la scusa di contribuire alla stabilità e la pace mondiale, ingrandisce il suo raggio d'azione di forma illimitata in tutto il mondo. In realtà, questo cambiamento di strategia ha come obiettivo prioritario quello di controllare le zone produttrici di risorse naturali e di importanza geostrategica.
Nel 2002, nel summit della Nato a Praga, si unisce alla lotta contro il terrorismo internazionale come uno dei suoi obiettivi fondamentali e viene adottata la dottrina della guerra preventiva di Bush, che colloca l'organizzazione in una posizione di vulnerabilità del diritto internazionale.
La miglior politica di sicurezza è quella che rende impossibile la guerra. Per conseguire un mondo in pace e più giusto è imprenscindibile la dissoluzione della NATO.
10 motivi che fanno della NATO un ostacolo alla pace mondiale:
- 1) La Nato è il blocco militare mondiale più agressivo e bellico, ed aumenta il pericolo di nuove guerre. La Nato è un organismo militare che, dal 1999, ha deciso di abbandonare il carattere defensivo dell'area del Nord Atlantico per intervenire militarmente in qualsiasi luogo del pianeta. Questi interventi militari esteri possono provocare reazioni in terzi paesi e la formazione di nuovi blocchi militari.
- 2) La Nato è un'organizzazione non democratica. Le decisioni nel seno della Nato vengono approvate fuori ogni controllo democratico, all'infuori dei parlamenti e istituzioni democratiche europee, allo stesso tempo è sotto il controllo militare esclusivamente degli USA. La NATO costringe e restringe la politica estera degli stati membri.
- 3) La NATO è stata ed è una minaccia per la democrazia. La NATO ha accettato che stati non democratici facciano parte di essa, come la dittatura neofascista del Portogallo e la dittatura dei colonelli in Grecia. La NATO ha anche partecipato a complotti antidemocratici e di manipolazione dell'opinione pubblica. E attualmente non questiona l'appartenenza di paesi così poco democratici come la Turchia, la Polonia e la Bulgaria.
- 4) La NATO ha come obiettivo strategico la guerra contro il terrorismo.Sparita la Russia, la NATO, è rimasta senza nemici. Ma al posto di dissolversi, ha trovato un nuovo nemico, il denominato "terrorismo internazionale". Con questa scusa ha cercato d'intervenire nella guerra in Iraq nel 2003 e interviene in Afghanistan.
- 5) La Nato impulsa nuove corse all'armamento e rappresenta la militarizzazione del pianeta. L'aumento continuato dell'arsenale dei paesi membri della NATO provoca il riarmamento dei paesi come la Russia, la Cina, l'Iran.....che a loro volta, conducono al riarmo di chi sono considerati i loro nemici. Il risultato finale è l'aumento della militarizzazione del pianeta.
- 6) La NATO è responsabile dell'aumento della spesa militare, dell'impulso all'industria e al commercio mondiale di armi. Il riarmo costante degli USA, degli eserciti degli stati membri della NATO provoca un aumento costante della spesa militare, impulsa la riceca di nuovi armamenti, l'industria che lo produce e il commercio mondiale che lo vende. Contemporaneamente i paesi della NATO esportano il 75% del totale di armi del mondo.
- 7) La NATO impulsa la proliferazione e il pericolo di guerre nucleari. Gli Usa possiedono un armamento nucleare installato nelle basi militari della NATO in suolo europeo, ed espone l'Europa al pericolo di una guerra nucleare.
- 8) La NATO considera l'immigrazione senza controllo come una minaccia. In questa strategia di cercare nuovi pericoli, la NATO menziona l'immigrazione di massa come una delle sue preoccupazioni. E' molto preoccupante che un organismo militare affronti la questione dell'immigrazione.
- 9) La NATO perpetra la tutela degli Usa sulla politica europea. I governi europei accettano di essere oggetto attraverso la NATO, degli interessi del complesso militare-industriale degli Usa. Questa situazione rende impossibile che l'Europa prenda una funzione di promotrice degli obiettivi della Carta Delle Nazioni Unite, essendo il più importante quello di evitare nuove guerre. Per ottenerlo è imprescindibile la dissoluzione della NATO.
- 10) La NATO ha come principale funzione la difesa dei privilegi e interessi degli stati più ricchi del pianeta. Questo è, senza dubbio, la ragione più importante dell'esistenza di questo organismo multilaterale militare. Il sistema di vita dei paesi ricchi esige l'entrata delle materie prime(petrolio,gas....) che sono vitali per mantenere il suo livello di consumo insostenibile. La NATO è l'istrumento che assicura che questo somministro attraverso il controllo militare delle zone di esplotazione.
Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa
4 aprile 2009
LA SCONFITTA DELLA "TIGRE CELTICA" E IL "NO" ALLA GRANDE TRUFFA DEL TRATTATO DI LISBONA

Tutti sanno o dovrebbero sapere che salto all’indietro ha fatto la “tigre celtica” dopo aver meravigliato gli sciocchi nella sua rimonta da cenerentola economica dell’Europa, a regina dei miracoli della globalizzazione. Attualmente è sull’orlo del default sulla scia dell’Islanda a seguito dello scoppio del bluff “a tutto free trade”. Insito nell’alto grado di integrazione nel mercato mondiale e a misura di questo, è il pericolo di crisi e recessione allorché le immancabili crisi di sovrapproduzione seguono periodi di inconsulto dominio del libero scambio. Della fragilità se non della “palla” (fandonia di regime) di uno sviluppo irlandese tutto “rosa e fiori” in linea con le promesse (propaganda) dei cantori le virtù di opzioni liberoscambiste, è stato segnale inequivocabile e premonitore la sonora sconfitta del referendum irlandese relativo al “Trattato di Lisbona”.
3 aprile 2009
I FUNERALI DEL NEOLIBERISMO

Dalla City, capitale del paese che ha inventato e implementato fino alle sue ultime letali conseguenze il neoliberismo finanziario globale, Martin Wof, un tempo fanatico della globalizzazione e editore della pagina economia del Finacial Times, il giornale portavoce del modello depretatore screditato e sconsasacrato, formula le esequie del paradigma che ha governato senza senso il mondo durante tre decenni (in realtà, è stato dal 1991, data del collasso della Russi che ha dato piede all'unitaralismo finanziario globale della doppietta anglosassone).
Wolf (The Financial Times, 8/3/09) apologista incallito del neoliberismo globale (ha pubblicato un libro: Perchè funzionaa la globalizzazione?, Yale University Press,2004), precisamente quando il modello era slittato, commenta "i semi della sua propria distruzione" il neoliberismo: "un altro dio ideologico è caduto."
In base al nostro giudizio, il problema è quello di collocare correttamente la data delle esequie del cadavere del modello neoliberale, che potrebbe essere stato nel 1997 ( bancarotta del LTCM); nel 2000 (salita al potere del bushismo unilaterale); nel 2001 (montaggio hollywoodense dell' 11/09); marzo del 2004 (quando il British Petroleum ha detto che che gli eserciti della doppietta angosassone non potevano controllare i pletorici giacimenti degli idrocarburi in Iraq), o il 15 settembre del 2008 ("default" di Lehman Brothers).
Cosa importa: nel lasso di tempo dei recenti 12 anni, il modello neoliberale globale clinicamente era morto, realtà tetrica che si negava di ammettere, nonostante la sua putrefazione universale, ai finanzieri forensi della City e di Wall Street.
Wolf esercita la funzione del patologo anatomista che cerca di scoprire le cause della morte del cadavere puzzolente.
Si potrebbe aggiungere che un lasso tra un minimo di 6 anni e un massimo di 17 anni, il capitalismo neoliberale è caduto dietro il "socialismo rivoluzionario", come lo chiama Wolf.
Cosa non abbiamo visto durante un secolo con la morte di 4 ideologie, per non dire di teologie, totalitarie: il fascismo, il nazismo, il comunismo e adesso il neoliberismo globale.
Definitivamente noi umani (di)pendiamo da un filo molto fragile per sopravvivere in mezzo ai totalitarismi teologici della storia.
Wolf afferma che "i presupposti che governarono le politiche durante ed oltre 3 decenni, velocemente (sic) sono in caduta, come il socialismo rivoluzionario" quando "i governi iniettano milioni di milioni di dollari, euro e sterline per intentare di riscattare i suoi sistemi finanziario." E cosa succederebbe se si ritornasse il "socialismo rivoluzionario?.
Con un ritardo di quasi tre decenni, Wolf si affonda sulla iugulare di Alan Greenspan, il colpevole favorito, che è stato collocato nel bluff universale per avere aiutato e /o tollerato la più grande crisi finanziaria dell'umanità: "alunno di Ayn Rand (nota: la teologa esoterica dell'individualismo misantropo) e principale banchiere internazionale centrale dell'epoca, chi ha confessato nella sua testimonianza di fronte al Congresso, lo scorso ottobre, che si trova in uno "stato di schock e incredulità" dovuto al fallimento dell'autointeresse (sic) delle istituzioni del credito per proteggere il capitale degli azionisti."
Ripete ciò che è risaputo sull'inizio del modello neoliberale globale con la salita al potere di Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli Usa, in mezzo ai "cambiamenti" in Cina e India che si sono capovolte per il "mercato", quello che nel suo insieme marcava "la morte della pianificazione centrale", che ha portato al suo parossismo con la caduta del comunismo sovietico "tra il 1989 e 1991". Questo è molto discutibile, dato che in Cina e in India, più che deregolamentarsi alla maniera psicotica anglosassone, si sono orientati verso "economie regolate dal libero mercato" ( sui generis del vecchio "PRI rivoluzionario", anteriore al deviato neoliberale che è iniziato con De La Madrid Hurtado e che hanno continuato Salinas e Zedillo: i tre criptopanisti).
I lavoratori montano protezioni al monumento commemorativo della Prima Guerra Mondiale, ieri di fronte alla Banca d'Inghilterra, nel distretto finanziario di Londra, prevedendo che le proteste programmate contro il G-20, questo giovedì, diventino violente.
Dice che "l'impatto della crisi sarà particolarmente severo nei paesi emergenti" e accetta che in mezzo ad "una immensa (sic) crisi finanziaria globale e del crollo sincronizzato nell'attività economica, il mondo sta cambiando di nuovo." Se, come si dice, "il sistema finanziario è il cervello dell'economia del mercato", allora, il capitalismo anglosassone si trova completamente decerebrato.
Confessa la sua deriva mentale : "è impossibile in questo punto d'inflessione sapere dove andiamo". Non si rende conto che il mondo vola verso la de-globalizzazione, alla regionalizzazione nazionalista e al neoprotezionismo patriotico, come abbiamo sostenuto nei nostri libri premonitori. (La fine di una era. Turbolenze nella globalizzazione, Editorial del Zorzal, Buenos Aires, 2007, e verso la deglobalizzazione, Editore Jorale,2007) anticipando lo tsunami finanziario globale.
Argomenta che "la combinazione del collasso(sic) finanziario nelle sua immensa (sic) recessione, se non succede qualcosa di peggio(leggasi:la grande depressione), sicuramente(sic) cambierà il mondo. La legettimità (sic) del mercato sarà debilitata. La credibilità (sic) degli Usa sarà dannosa. L'autorità della Cina aumenterà. La globalizzazione stessa può andare a picco. Questi sono i tempi delle rivolte."
Contempla la probabilità della "deglobalizzazione" e una maggiore regolamentazione, e confessa, molto fuori tempo, che "l' era della globalizzazione conteneva i semi della sua propria distruzione" per iniziare un'analisi forense che sosteniamo da oltre un decennio nel libro esaurito: Il lato oscuro della globalizazzione: post-globalizzazione e balcanizzazione, Editore Cadmo & Europa,200.
Wolf argomenta che "il mondo degli scorsi tre decenni di liberalizzazione finanziaria è finito", ma che , "a differenza degli anni 30, non esiste un'alternativa credibile alla economia del mercato." Qui non siamo d'accordo con il fallito teologo del neoliberismo globale: nella geopolitica si è generato un pareggio tra Usa e Russia, mentre nel campo geoeconomico il BRIC( Brasile,Russia,India e Cina) una salita, a discapito del G-7.
Il grave problema è nel centrismo del dollaro al quale si è aggrappato la doppietta anglosassone come il suo ultimo circolo di difesa per mantenere la sua egemonia globale. Assistiamo al grande paradosso del dollaro: una divisa praticamente senza valore, ma ancora molto funzionale, quando le altre divise del BRIC e delle regioni dell'economia emergente (Sudamerica, le potenze petrolifere del Golfo Persico, e il sud est asiatico) non sono competitive nè contano su divise sostituibili fino ad adesso.
Ancora di più: nel suo recente bollettino, GEAB (numero 33) di LEAP/Europe 2020, espone persuasivamente la guerra di divise che si sta scenificando nel quadro dell 'incontro del G-20 a Londra, quando l'asse anglosassone ha dichiarato guerra all'Euro.
Wolf (The Financial Times, 8/3/09) apologista incallito del neoliberismo globale (ha pubblicato un libro: Perchè funzionaa la globalizzazione?, Yale University Press,2004), precisamente quando il modello era slittato, commenta "i semi della sua propria distruzione" il neoliberismo: "un altro dio ideologico è caduto."
In base al nostro giudizio, il problema è quello di collocare correttamente la data delle esequie del cadavere del modello neoliberale, che potrebbe essere stato nel 1997 ( bancarotta del LTCM); nel 2000 (salita al potere del bushismo unilaterale); nel 2001 (montaggio hollywoodense dell' 11/09); marzo del 2004 (quando il British Petroleum ha detto che che gli eserciti della doppietta angosassone non potevano controllare i pletorici giacimenti degli idrocarburi in Iraq), o il 15 settembre del 2008 ("default" di Lehman Brothers).
Cosa importa: nel lasso di tempo dei recenti 12 anni, il modello neoliberale globale clinicamente era morto, realtà tetrica che si negava di ammettere, nonostante la sua putrefazione universale, ai finanzieri forensi della City e di Wall Street.
Wolf esercita la funzione del patologo anatomista che cerca di scoprire le cause della morte del cadavere puzzolente.
Si potrebbe aggiungere che un lasso tra un minimo di 6 anni e un massimo di 17 anni, il capitalismo neoliberale è caduto dietro il "socialismo rivoluzionario", come lo chiama Wolf.
Cosa non abbiamo visto durante un secolo con la morte di 4 ideologie, per non dire di teologie, totalitarie: il fascismo, il nazismo, il comunismo e adesso il neoliberismo globale.
Definitivamente noi umani (di)pendiamo da un filo molto fragile per sopravvivere in mezzo ai totalitarismi teologici della storia.
Wolf afferma che "i presupposti che governarono le politiche durante ed oltre 3 decenni, velocemente (sic) sono in caduta, come il socialismo rivoluzionario" quando "i governi iniettano milioni di milioni di dollari, euro e sterline per intentare di riscattare i suoi sistemi finanziario." E cosa succederebbe se si ritornasse il "socialismo rivoluzionario?.
Con un ritardo di quasi tre decenni, Wolf si affonda sulla iugulare di Alan Greenspan, il colpevole favorito, che è stato collocato nel bluff universale per avere aiutato e /o tollerato la più grande crisi finanziaria dell'umanità: "alunno di Ayn Rand (nota: la teologa esoterica dell'individualismo misantropo) e principale banchiere internazionale centrale dell'epoca, chi ha confessato nella sua testimonianza di fronte al Congresso, lo scorso ottobre, che si trova in uno "stato di schock e incredulità" dovuto al fallimento dell'autointeresse (sic) delle istituzioni del credito per proteggere il capitale degli azionisti."
Ripete ciò che è risaputo sull'inizio del modello neoliberale globale con la salita al potere di Margaret Thatcher in Gran Bretagna e Ronald Reagan negli Usa, in mezzo ai "cambiamenti" in Cina e India che si sono capovolte per il "mercato", quello che nel suo insieme marcava "la morte della pianificazione centrale", che ha portato al suo parossismo con la caduta del comunismo sovietico "tra il 1989 e 1991". Questo è molto discutibile, dato che in Cina e in India, più che deregolamentarsi alla maniera psicotica anglosassone, si sono orientati verso "economie regolate dal libero mercato" ( sui generis del vecchio "PRI rivoluzionario", anteriore al deviato neoliberale che è iniziato con De La Madrid Hurtado e che hanno continuato Salinas e Zedillo: i tre criptopanisti).
I lavoratori montano protezioni al monumento commemorativo della Prima Guerra Mondiale, ieri di fronte alla Banca d'Inghilterra, nel distretto finanziario di Londra, prevedendo che le proteste programmate contro il G-20, questo giovedì, diventino violente.
Dice che "l'impatto della crisi sarà particolarmente severo nei paesi emergenti" e accetta che in mezzo ad "una immensa (sic) crisi finanziaria globale e del crollo sincronizzato nell'attività economica, il mondo sta cambiando di nuovo." Se, come si dice, "il sistema finanziario è il cervello dell'economia del mercato", allora, il capitalismo anglosassone si trova completamente decerebrato.
Confessa la sua deriva mentale : "è impossibile in questo punto d'inflessione sapere dove andiamo". Non si rende conto che il mondo vola verso la de-globalizzazione, alla regionalizzazione nazionalista e al neoprotezionismo patriotico, come abbiamo sostenuto nei nostri libri premonitori. (La fine di una era. Turbolenze nella globalizzazione, Editorial del Zorzal, Buenos Aires, 2007, e verso la deglobalizzazione, Editore Jorale,2007) anticipando lo tsunami finanziario globale.
Argomenta che "la combinazione del collasso(sic) finanziario nelle sua immensa (sic) recessione, se non succede qualcosa di peggio(leggasi:la grande depressione), sicuramente(sic) cambierà il mondo. La legettimità (sic) del mercato sarà debilitata. La credibilità (sic) degli Usa sarà dannosa. L'autorità della Cina aumenterà. La globalizzazione stessa può andare a picco. Questi sono i tempi delle rivolte."
Contempla la probabilità della "deglobalizzazione" e una maggiore regolamentazione, e confessa, molto fuori tempo, che "l' era della globalizzazione conteneva i semi della sua propria distruzione" per iniziare un'analisi forense che sosteniamo da oltre un decennio nel libro esaurito: Il lato oscuro della globalizazzione: post-globalizzazione e balcanizzazione, Editore Cadmo & Europa,200.
Wolf argomenta che "il mondo degli scorsi tre decenni di liberalizzazione finanziaria è finito", ma che , "a differenza degli anni 30, non esiste un'alternativa credibile alla economia del mercato." Qui non siamo d'accordo con il fallito teologo del neoliberismo globale: nella geopolitica si è generato un pareggio tra Usa e Russia, mentre nel campo geoeconomico il BRIC( Brasile,Russia,India e Cina) una salita, a discapito del G-7.
Il grave problema è nel centrismo del dollaro al quale si è aggrappato la doppietta anglosassone come il suo ultimo circolo di difesa per mantenere la sua egemonia globale. Assistiamo al grande paradosso del dollaro: una divisa praticamente senza valore, ma ancora molto funzionale, quando le altre divise del BRIC e delle regioni dell'economia emergente (Sudamerica, le potenze petrolifere del Golfo Persico, e il sud est asiatico) non sono competitive nè contano su divise sostituibili fino ad adesso.
Ancora di più: nel suo recente bollettino, GEAB (numero 33) di LEAP/Europe 2020, espone persuasivamente la guerra di divise che si sta scenificando nel quadro dell 'incontro del G-20 a Londra, quando l'asse anglosassone ha dichiarato guerra all'Euro.
Fonte: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=83253&titular=las-exequias-del-neoliberalismo-global-
Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa
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