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11 aprile 2016
Terrorismo, suggerimenti per gli inquirenti di Bruxelles (e di Parigi)
Telecamere, esercitazioni e singolari coincidenze simboliche. Alcune indicazioni d'indagine per l'ennesima strage
1. Sarebbe interessante sapere come mai non è stato possibile, fino ad ora, vedere le registrazioni delle telecamere di sorveglianza delle zone in cui sono avvenute le esplosioni all'aeroporto Zaventem. Quello che il mondo ha visto fino ad ora è stato il fake del filmato dell'esplosione della bomba terroristica del 2011 nell'aeroporto Domodedovo di Mosca. Esso appare come un'operazione di diversione volta a disorientare l'opinione pubblica. Un'indagine per scoprire gli autori di questa diversione sarebbe auspicabile. Ma parto dalla constatazione che l'aeroporto di Bruxelles è pieno di telecamere di sorveglianza. Nell'area colpita dall'attentato vi erano numerose telecamere in funzione. Sicuramente più d'una ha ripreso le esplosioni.
Da quelle immagini si potrebbe facilmente scoprire sia dove furono collocate le valigie, sia dove si trovavano i terroristi al momento degli scoppi. Insieme a molte altre circostanze preziose, incluse quelle dei movimenti dei terroristi prima e dopo l'esplosione. La polizia ha detto che qualcuno dei terroristi è saltato in aria insieme alle valigie, ma non vi è alcuna prova di una tale affermazione. Immagino che voi abbiate già guardato quelle immagini. Saremmo tutti molto contenti di poterle vedere anche noi. Fino ad ora le immagini che circolano, riguardanti, Zaventem sono state girate da alcuni cellulari di testimoni presenti. Nulla che provenga dalle telecamere di sorveglianza. Non credo ci sia un segreto di Stato da custodire. O mi sbaglio?
10 aprile 2016
Daesh e la mano ‘’invisibile’’ di Israele
Gli attentati (neo)jihadisti di Bruxelles hanno scatenato – com’era prevedibile – una paranoia securitaria che ha praticamente invaso tutti i paesi europei. I corrottissimi governi, indottrinati dalle logiche Nato, non hanno potuto fare a meno di cogliere la palla al balzo.
Il Ministro degli Esteri spagnolo, Josè Manuel García-Margallo, ha immediatamente proposto la creazione di una FBI europea, un grande sistema di monitoraggio e controllo sul modello statunitense 1. Il problema è di duplice aspetto: (a) il sistema di sicurezza nord-americano, più che impedire stranissime stragi jihadiste come quella di San Bernardino, è efficientissimo nella repressione dei movimenti di protesta oltre alla violazione sistematica dei diritti civili e democratici; (b) l’inefficienza dei servizi di sicurezza belgi, dopo una analisi accurata dei fatti, sembra nascondere retroscena di cui solo fuori dal teatrino mass-mediatico si riesce a parlare seriamente.
Il Ministro degli Esteri spagnolo, Josè Manuel García-Margallo, ha immediatamente proposto la creazione di una FBI europea, un grande sistema di monitoraggio e controllo sul modello statunitense 1. Il problema è di duplice aspetto: (a) il sistema di sicurezza nord-americano, più che impedire stranissime stragi jihadiste come quella di San Bernardino, è efficientissimo nella repressione dei movimenti di protesta oltre alla violazione sistematica dei diritti civili e democratici; (b) l’inefficienza dei servizi di sicurezza belgi, dopo una analisi accurata dei fatti, sembra nascondere retroscena di cui solo fuori dal teatrino mass-mediatico si riesce a parlare seriamente.
L'intrallazzo terroristico
Il terrorismo ha colpito ancora - "Mi fate un po' di posto?" |
Quando riceviamo massicciamente notizie su nuovi
attacchi terroristici, siamo indotti al coinvolgimento emotivo.
L’attentato di Bruxelles ha coinvolto emotivamente
molte persone. Ci hanno detto che sono morte persone innocenti, e che gruppi di
terroristi hanno colpito senza pietà nel cuore dell’Europa. Quando siamo
emotivamente coinvolti, tutto ci appare assurdo e irragionevole: c’è qualcuno
che ci vuole male, che forse è invidioso, o che di certo ha come nemici i
popoli e le autorità occidentali.
Ma tutto ciò non è vero.
Non si sta dicendo che non siano avvenuti gli
attentati, o che non ci siano stati morti. Purtroppo, le vittime ci sono, in
quanto chi ha interesse a creare questi fatti non si fa scrupoli nell’uccidere
persone inermi, nemmeno donne e bambini.
Si sta dicendo che sono falsi i significati che vi
forniscono su questi tragici eventi.
Infatti, non esiste alcun nemico arabo dei popoli
occidentali. Esiste un nemico, ma non è “arabo”, né di altra nazionalità. I
nemici sono quelle stesse persone che attraverso i media vi raccontano il fatto
terroristico, e non sono caratterizzati da un’unica nazionalità ma da come
agiscono. Ve lo raccontano in modo tale da evocare determinate emozioni,
sentimenti e credenze.
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31 marzo 2016
La propaganda UE sui corpi di Bruxelles
In un fotogramma di Quarto Potere, Orson Welles nei panni di Charles Foster Kane replica al suo interlocutore: "Lei si preoccupa di quello che pensa la gente? Su questo argomento posso illuminarla, io sono un'autorità su come far pensare la gente. Ci sono i giornali per esempio, io sono proprietario di molti giornali…".
All'alba del Terzo Millennio non esistono solamente i giornali. Il parco dei mezzi di comunicazione di massa si è notevolmente ampliato, per forma, estensione e mezzo, ma il fine dei principali media mainstream è rimasto quello di Citizen Kane: indicare il modo in cui deve pensare la gente.
Nel mondo della comunicazione, il mezzo televisivo concorre con l'immediatezza di internet e dei social network. Nonostante una potenziale pluralità, la potenza della comunicazione mainstream è in grado di coprire ogni mezzo di diffusione, esercitando la propria capacità di orientare ma anche di silenziare o scoraggiare gli approfondimenti fastidiosi e le domande scomode.
All'alba del Terzo Millennio non esistono solamente i giornali. Il parco dei mezzi di comunicazione di massa si è notevolmente ampliato, per forma, estensione e mezzo, ma il fine dei principali media mainstream è rimasto quello di Citizen Kane: indicare il modo in cui deve pensare la gente.
Nel mondo della comunicazione, il mezzo televisivo concorre con l'immediatezza di internet e dei social network. Nonostante una potenziale pluralità, la potenza della comunicazione mainstream è in grado di coprire ogni mezzo di diffusione, esercitando la propria capacità di orientare ma anche di silenziare o scoraggiare gli approfondimenti fastidiosi e le domande scomode.
27 marzo 2016
Terrorismo, vince ancora una volta il potere
A uscirne vincitore è sempre il potere. Non v’è dubbio. Anche questa volta, la versione ufficiale è lacunosa: non convince, se non quelli che già sono convinti e i tanti che sono disposti a credere a quanto vedono sugli schermi televisivi, sulle pagine dei giornali e sugli altri organi della disinformazione di massa.
Vi sono passaggi e punti che paiono montati ad hoc. Vi sono domande a cui non v’è risposta: le immagini ci restituiscono una realtà derealizzata o, se preferite, una realtà mediatizzata. Una realtà ritagliata su misura per indurci a odiare l’islam e per prepararci psicologicamente alla nuova guerra contro il terrorismo, ossia alla nuova crociata in stile postmoderno.
Chi trae giovamento da queste stragi che, come a Bruxelles, insanguinano il mondo?
Non è difficile dirlo: il potere. Più precisamente, quel potere che subito ha detto “ci vuole più Europa”, “ci vuole un’intelligence unificata”, “ci vuole un esercito unico europeo”, “ci vuole più sicurezza e quindi meno libertà”, e così via.
Per un anno almeno non si parlerà più di finanza, disoccupazione, precarietà, violenza economica: il nemico sarà sempre e solo il terrorismo, identificato impunemente con l’islam, secondo la più vieta retorica fallaciana.
Vi sono passaggi e punti che paiono montati ad hoc. Vi sono domande a cui non v’è risposta: le immagini ci restituiscono una realtà derealizzata o, se preferite, una realtà mediatizzata. Una realtà ritagliata su misura per indurci a odiare l’islam e per prepararci psicologicamente alla nuova guerra contro il terrorismo, ossia alla nuova crociata in stile postmoderno.
Chi trae giovamento da queste stragi che, come a Bruxelles, insanguinano il mondo?
Non è difficile dirlo: il potere. Più precisamente, quel potere che subito ha detto “ci vuole più Europa”, “ci vuole un’intelligence unificata”, “ci vuole un esercito unico europeo”, “ci vuole più sicurezza e quindi meno libertà”, e così via.
Per un anno almeno non si parlerà più di finanza, disoccupazione, precarietà, violenza economica: il nemico sarà sempre e solo il terrorismo, identificato impunemente con l’islam, secondo la più vieta retorica fallaciana.
23 marzo 2016
Attentati di Bruxelles
Dopo la prima analisi a caldo, sono due gli aspetti degli attentati odierni che non si possono non notare: il primo è che le bombe di Bruxelles sono esplose a soli tre giorni dall'arresto di Salah, l'ormai nota "primula rossa" degli attentati del Bataclàn. La seconda è che gli attentati sono avvenuti, appunto, a Bruxelles, che è chiaramente la città simbolo dell'unione europea.
Riguardo alla vicinanza con l'arresto di Salah, si possono fare almeno due ipotesi: la prima è che Salah fosse al corrente dei nuovi attentati in preparazione, e che quindi si sia voluto accelerare la loro esecuzione prima che lui eventualmente parlasse. (Attenzione, questa ipotesi non significa automaticamente che il terrorismo islamico sia genuino: anche un Salah manovrato dai servizi potrebbe essere stato al corrente degli attentati in preparazione, e quindi avrebbe imposto ai manovratori una accelerazione nella loro esecuzione). La seconda ipotesi è che si sia voluto arrestare Salah poco prima degli attentati di Bruxelles, per segnare un punto a favore dell'intelligence belga, prima che questa venisse messa nuovamente sotto accusa per il fallimento (previsto e prevedibile) degli attentati odierni.
Riguardo alla vicinanza con l'arresto di Salah, si possono fare almeno due ipotesi: la prima è che Salah fosse al corrente dei nuovi attentati in preparazione, e che quindi si sia voluto accelerare la loro esecuzione prima che lui eventualmente parlasse. (Attenzione, questa ipotesi non significa automaticamente che il terrorismo islamico sia genuino: anche un Salah manovrato dai servizi potrebbe essere stato al corrente degli attentati in preparazione, e quindi avrebbe imposto ai manovratori una accelerazione nella loro esecuzione). La seconda ipotesi è che si sia voluto arrestare Salah poco prima degli attentati di Bruxelles, per segnare un punto a favore dell'intelligence belga, prima che questa venisse messa nuovamente sotto accusa per il fallimento (previsto e prevedibile) degli attentati odierni.
28 dicembre 2015
La CIA dietro le armi utilizzate negli attacchi di Parigi
Un'arma utilizzata negli attacchi di Parigi del 13 novembre proviene da un fornitore d'armi in stretto contatto con la CIA
Allo stato almeno una delle pistole usate negli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre è stata acquistata dalla Century International Arms e poi ri-esportata in Europa. Uno dei più grandi fornitori di armi negli USA, la Century Arms ha stretti legami con la CIA ed è stata accusata in America ed in Europa di essere coinvolta in commercio illegale di armi.
La pistola, una M92 semiautomatica, è stata prodotta nelle fabbriche di armi Zastava, a Kragujevac, in Serbia. La scorsa settimana, il direttore della fabbrica Milojiko Brzakovic ha detto di aver verificato sui propri registri che sette pistole costruite dallo stabilimento sono state utilizzate negli attacchi di Parigi. La fabbrica ha distribuito diverse pistole all'interno della ex Jugoslavia prima della dissoluzione della repubblica federale, tra la restaurazione capitalista e la guerra civile negli anni novanta, ma ha consegnato una di queste pistole nel maggio 2013 alla Century Arms, con base a Delray Beach, in Florida.
Allo stato almeno una delle pistole usate negli attacchi terroristici di Parigi del 13 novembre è stata acquistata dalla Century International Arms e poi ri-esportata in Europa. Uno dei più grandi fornitori di armi negli USA, la Century Arms ha stretti legami con la CIA ed è stata accusata in America ed in Europa di essere coinvolta in commercio illegale di armi.
La pistola, una M92 semiautomatica, è stata prodotta nelle fabbriche di armi Zastava, a Kragujevac, in Serbia. La scorsa settimana, il direttore della fabbrica Milojiko Brzakovic ha detto di aver verificato sui propri registri che sette pistole costruite dallo stabilimento sono state utilizzate negli attacchi di Parigi. La fabbrica ha distribuito diverse pistole all'interno della ex Jugoslavia prima della dissoluzione della repubblica federale, tra la restaurazione capitalista e la guerra civile negli anni novanta, ma ha consegnato una di queste pistole nel maggio 2013 alla Century Arms, con base a Delray Beach, in Florida.
11 dicembre 2015
Parigi e 9/11: il grande déjà vu
Ora che le acque si sono calmate, possiamo osservare con un minimo di distacco i fatti di Parigi. E ci accorgiamo che, per svariati aspetti, ci ricordano molto da vicino quelli dell'11 settembre.
Déjà vu n.1 - I "buchi" nell'intelligence
Dopo Parigi ci hanno raccontato che i servizi francesi avevano avuto diverse segnalazioni sugli attentati imminenti, ma che "non sono riusciti a collegare le informazioni" in modo da riuscire a prevenirli.
Dopo l'11 settembre ci hanno raccontato che CIA, FBI, NSA eccetera avevano ricevuto diversi avvisi sugli attacchi imminenti, ma che non avevano saputo "connect the dots" (collegare i puntini).
Soltanto un imbecille può credere che i servizi occidentali fra i più esperti al mondo (quelli francesi e quelli americani) siano talmente imbranati da non saper prevenire un attacco che è stato ampiamente annunciato da soffiate di ogni tipo. E' molto più probabile, invece, che tutte queste informazioni siano state ignorate intenzionalmente (come nel noto caso di Coleen Rowley, la whistleblower dell'FBI), proprio perchè si voleva che gli attentati andassero in porto.
Fra l'altro, sia gli americani che i francesi si sono curiosamente dimenticati di punire, licenziare, o perlomeno sospendere dal servizio coloro che avrebbero commessi questi errori clamorosi. Come se le vite dei loro concittadini, perdute a causa di questi errori, non contassero nulla.
Déjà vu n.1 - I "buchi" nell'intelligence
Dopo Parigi ci hanno raccontato che i servizi francesi avevano avuto diverse segnalazioni sugli attentati imminenti, ma che "non sono riusciti a collegare le informazioni" in modo da riuscire a prevenirli.
Dopo l'11 settembre ci hanno raccontato che CIA, FBI, NSA eccetera avevano ricevuto diversi avvisi sugli attacchi imminenti, ma che non avevano saputo "connect the dots" (collegare i puntini).
Soltanto un imbecille può credere che i servizi occidentali fra i più esperti al mondo (quelli francesi e quelli americani) siano talmente imbranati da non saper prevenire un attacco che è stato ampiamente annunciato da soffiate di ogni tipo. E' molto più probabile, invece, che tutte queste informazioni siano state ignorate intenzionalmente (come nel noto caso di Coleen Rowley, la whistleblower dell'FBI), proprio perchè si voleva che gli attentati andassero in porto.
Fra l'altro, sia gli americani che i francesi si sono curiosamente dimenticati di punire, licenziare, o perlomeno sospendere dal servizio coloro che avrebbero commessi questi errori clamorosi. Come se le vite dei loro concittadini, perdute a causa di questi errori, non contassero nulla.
2 dicembre 2015
La "tonnara" in Place de la Republique: "L'oltraggio dei manifestanti" al memoriale di Parigi e le foto che smascherano la bufala mondiale
In questi giorni molti media hanno riferito e denunciato che, domenica 29 novembre, parecchi dei manifestanti riunitisi nel centro di Parigi per contestare la conferenza dei capi di Stato sul cambiamento climatico (COP 21) in corso nella capitale francese avrebbero "saccheggiato" e "oltraggiato" il memoriale dedicato alle vittime del 13 novembre creato intorno al monumento alla Marianne in Place de la Republique.
Ma quello che si può chiaramente vedere dalle foto e dai video è che sono stati proprio i manifestanti che finché hanno potuto hanno protetto i fiori, le candele e i biglietti apposti dai passanti e dai parenti in memoria delle vittime delle stragi di due settimane fa, finché sono stati costretti alla fuga precipitosa dai gas lacrimogeni sparati dalla polizia in assetto antisommossa. Se è vero che alcuni manifestanti hanno scagliato contro gli agenti ciò che avevano a portata di mano, è altrettanto vero che i poliziotti hanno calpestato e distrutto il memoriale nella loro foga repressiva. Eppure praticamente nessun importante media mainstream tra quelli che hanno esecrato "l'oltraggio dei manifestanti" al memoriale si è degnato di raccontare come sono andate veramente le cose.
Ma quello che si può chiaramente vedere dalle foto e dai video è che sono stati proprio i manifestanti che finché hanno potuto hanno protetto i fiori, le candele e i biglietti apposti dai passanti e dai parenti in memoria delle vittime delle stragi di due settimane fa, finché sono stati costretti alla fuga precipitosa dai gas lacrimogeni sparati dalla polizia in assetto antisommossa. Se è vero che alcuni manifestanti hanno scagliato contro gli agenti ciò che avevano a portata di mano, è altrettanto vero che i poliziotti hanno calpestato e distrutto il memoriale nella loro foga repressiva. Eppure praticamente nessun importante media mainstream tra quelli che hanno esecrato "l'oltraggio dei manifestanti" al memoriale si è degnato di raccontare come sono andate veramente le cose.
30 novembre 2015
Una riflessione politicamente scorretta sul massacro di Parigi
In questi giorni tutti i media condannano unanimemente il massacro di Pariri, esortano all’unità dell’Occidente e ad intensificare l’azione militare contro l’ISIS. Ma … non bisognava risolvere il problema del terrorismo? Non sarà magari il momento di riflettere sulle responsabilità dell’Occidente nell’aumento del terrorismo?
E’ chiaro, il massacro di Parigi può solo causare orrore e lutto. Ma… perché delle persone così giovani possono agire in modo così atroce? Il municipio di Courcouronne, il ghetto da cui viene il kamikaze identificato Ismail Mostafa, è anche il luogo di origine di Assata Diakité, una delle vittime.
Tre riflessioni…
La prima è che le relazioni fra mondo arabo e Occidente hanno una storia pesante. Iniziano quando, nel 1916, durante la 1° Guerra Mondiale, Francia, Gran Bretagna, Russia e Italia fecero un accordo per dividere tutto l’Impero Ottomano.
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26 novembre 2015
Gladio dietro gli attentati dell’ISIS in Europa?
Gladio è tornata in Europa. Il fine è dare all’Unione Europea un maggior controllo politico e sociale sulle popolazioni del continente. E per raggiungere l’obiettivo Gladio è capace di tutto. Anche di organizzare attentati come quello di Parigi: ecco le prove raccolte da Andrea Cinquegrani, Direttore de La Voce delle Voci.
Non pochi, nei servizi di intelligence, si chiedono: “Perché la connection terroristica ora porta in Belgio? Per via del quartier generale della Nato a Bruxelles? Per quei vecchi trascorsi della base terroristica che tra gli anni ’70 e gli ’80 portavano all’Hyperion?”. Cerchiamo di decodificare, partendo da un fresco saggio – 14 settembre 2015 – firmato da Wayne Madsen dal significativo titolo: “Gladio è tornata in Europa?”. Eccone alcuni passaggi “caldi”.
23 novembre 2015
"ISIS = Israeli Secret Intelligence Service"
Ken O'Keefe è un ex-Marine degli Stati Uniti, di origine irlandese-palestinese, che ha rinunciato alla cittadinanza americana nel 2001. Come scrive nella propria biografia, "Quando ero un Marine denunciavo apertamente l'abuso di potere da parte dei miei superiori, e per questo motivo ho pagato un caro prezzo.
21 novembre 2015
Attentati a Parigi o il fallimento dell'umanità
Perdite di guerra, di Miguel Villalba Sánchez |
Tutto è stato detto, tutto è stato visto, corpi insanguinati, persone in fuga attraverso le finestre, i feriti, i morti ...
Forse ci rimangono due cose importanti: uno sforzo per capire perché; e un altro, forse ancora più importante, un senso di fallimento, fallimento dell'umanità.
Non si tratta solo dei recenti attacchi in Francia. Questo è il secolo segnato dal completo fallimento della ragione.
"Abbi il coraggio di servirti del tuo proprio intelletto! È questo il motto dell'Illuminismo", ha detto Kant 230 anni fa.
La storia dell'illuminismo è ricca di eventi. Già avevano avvertito due tedeschi, Max Horkheimer e Theodor Adorno, in un testo notevole, Dialettica dell'Illuminismo, pubblicato nel 1944. La sconfitta del nazismo era inevitabile, ma la sua stessa esistenza alimentava poca speranza nel trionfo della ragione.
20 novembre 2015
La Guerre en Rose
Pioggia su Raqqa, Giuseppe La Micela |
Esce La vie en rose, ecco La guerre en rose. La guerra, nella definizione di Hollande, sarà “senza pietà”. C’è voluta una carneficina per risvegliare l’establishment francese dal torpore. Fino al 13 novembre – giorno della tragedia di Parigi – per l’Eliseo Bashar al-Assad coincideva con Daesh. Più o meno come Petro Poroshenko in Ucraina era il buono che si opponeva all’ “aggressione russa”.
Infatti l’ “aggressione russa” ha finito per essere aggredita – per mezzo dell' esplosione del Metrojet A321 dovuta ad un attentato, come stabilito dall’FSB – ancora prima degli attacchi suicidi e delle sparatorie di Parigi.
Terrorismo: le borse lo sanno 5 giorni prima
Nik Crepaldi, un consulente che opera nel ramo finanziario, ha scoperto che l’indice VIX, anche chiamato “indice della paura“, si è impennato del 9,31% venerdì 13 novembre, senza alcun motivo apparente. L’indice misura il grado di nervosismo delle borse: quando è alto tutti vendono, quando è basso tutti comprano. Non solo, il VIX ha manifestato un rialzo del 40% nei 5 giorni precedenti all’attentato di Parigi, dopo due mesi di sostanziale noia!
Allora Stefano Fugazzi, giornalista e consulente finanziario a sua volta, è andato a vedere il comportamento del VIX nelle fasi precedenti a tutti i maggiori eventi terroristici della storia recente.
Quello che ha scoperto è impressionante.
18 novembre 2015
Costituzione di guerra
Lunedì 16 novembre, tre giorni dopo le stragi di Parigi, François Hollande è intervenuto davanti al parlamento riunito in seduta congiunta a Versailles. Nel suo discorso trasmesso in diretta tv il presidente francese ha pronunciato parole di una certa gravità e foriere di pesanti cambiamenti negli equilibri interni non solo della Francia ma di tutti i Paesi dell’Unione Europea.
Lo scenario prefigurato da Hollande apre infatti la strada ad alcune importanti modifiche della costituzione francese, cui potrebbero a breve seguire analoghi passi da parte di altri governi. Con l’annuncio “siamo in guerra” e la ridefinizione del concetto di terrorismo (“terrorismo di guerra”), per combattere il quale è necessario adeguare la carta costituzionale, istituzionalizzando uno stato di emergenza permanente, il presidente del “paese delle libertà e dei diritti dell’uomo” apre una nuova fase politica i cui sviluppi sono tutti da indagare e che non promettono nulla di buono.
Lo scenario prefigurato da Hollande apre infatti la strada ad alcune importanti modifiche della costituzione francese, cui potrebbero a breve seguire analoghi passi da parte di altri governi. Con l’annuncio “siamo in guerra” e la ridefinizione del concetto di terrorismo (“terrorismo di guerra”), per combattere il quale è necessario adeguare la carta costituzionale, istituzionalizzando uno stato di emergenza permanente, il presidente del “paese delle libertà e dei diritti dell’uomo” apre una nuova fase politica i cui sviluppi sono tutti da indagare e che non promettono nulla di buono.
La strategia del caos
Bandiere a mezz’asta nei paesi Nato per «l’11 Settembre della Francia», mentre il presidente Obama annuncia ai media: «Vi forniremo accurate informazioni su chi è responsabile». Non c’è bisogno di aspettare, è già chiaro. L’ennesima strage di innocenti è stata provocata dalla serie di bombe a frammentazione geopolitica, fatte esplodere secondo una precisa strategia.
Quella attuata da quando gli Usa, vinto il confronto con l’Urss, si sono auto-nominati «il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione - politica, economica e militare - realmente globali», proponendosi di «impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l'Europa occidentale, l'Asia orientale, il territorio dell'ex Unione sovietica e l'Asia sud-occidentale – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale».
Quella attuata da quando gli Usa, vinto il confronto con l’Urss, si sono auto-nominati «il solo Stato con una forza, una portata e un'influenza in ogni dimensione - politica, economica e militare - realmente globali», proponendosi di «impedire che qualsiasi potenza ostile domini una regione – l'Europa occidentale, l'Asia orientale, il territorio dell'ex Unione sovietica e l'Asia sud-occidentale – le cui risorse sarebbero sufficienti a generare una potenza globale».
17 novembre 2015
À la guerre comme à la guerre!
Figaro oggi titola a 9 colonne: "La guerre en plein Paris". L'Est titola: "Etat de guerre". Le Parisien: "Cette fois c'est la guerre". Lo storico francese Marc Lazar dichiara : "Siamo in guerra". E naturalmente il Corriere della Sera si adegua, e apre col titolo "Guerra a Parigi".
Vi ricorda qualcosa?
A poche ore dagli attentati dell'11 settembre, dagli schermi di tutti i networks americani rimbalzavano nel mondo le scritte "War against America", "America under attack", "America at war". Questo servì a preparare l'opinione pubblica mondiale a quello che poi sarebbe conseguito, ovvero l'invasione militare dell'Afghanistan.
Ed oggi questo tam-tam mediatico, che ci parla così ossessivamente di "guerra", servirà probabilmente a preparare l'opinione pubblica mondiale ad una violenta escalation della guerra in Siria, e forse anche ad una possibile invasione del loro territorio da parte della solita "coalizione" delle Forze del Bene.
Vi ricorda qualcosa?
A poche ore dagli attentati dell'11 settembre, dagli schermi di tutti i networks americani rimbalzavano nel mondo le scritte "War against America", "America under attack", "America at war". Questo servì a preparare l'opinione pubblica mondiale a quello che poi sarebbe conseguito, ovvero l'invasione militare dell'Afghanistan.
Ed oggi questo tam-tam mediatico, che ci parla così ossessivamente di "guerra", servirà probabilmente a preparare l'opinione pubblica mondiale ad una violenta escalation della guerra in Siria, e forse anche ad una possibile invasione del loro territorio da parte della solita "coalizione" delle Forze del Bene.
16 novembre 2015
Terrore, xenofobia e ingerenza
A poche ore dagli attacchi perpetrati in diversi punti della capitale francese, ancora non ci sono, giustamente, neanche dati certi sulle vittime e sui feriti, né piste di investigazione. Ma, solo analizzando le prime ore, si possono fornire “a caldo” alcune idee.
Uno dei primi dati che richiama l’attenzione è che il presidente USA, Barack Obama, ha rilasciato dichiarazioni pubbliche sugli attentati prima che lo facesse il suo pari francese Hollande, dando ad intendere, solo per il fatto di comparire immediatamente, che si trattava di un fatto che lo riguardava.
Il fatto è che gli ultimi mesi hanno rappresentato per gli USA un rischio per il loro ruolo di “protettori” della sicurezza mondiale proprio per le incertezze delle azioni militari in Siria. Attacchi nei quali, ed è molto necessario sottolinearlo, anche la Francia era coinvolta.
La politica estera francese è sicuramente una delle chiavi per capire quanto successo. Oltre alla sua storica ingerenza in Medio Oriente, la Francia conta su una lunga storia di dominazione in Africa, e specialmente nel Magreb. Algeria, Marocco o Tunisia sono solo alcuni dei paesi che sono stati occupati dai francesi e che hanno vissuto processi indipendentisti pochi decenni fa, con ferite che sono ancora aperte.
Uno dei primi dati che richiama l’attenzione è che il presidente USA, Barack Obama, ha rilasciato dichiarazioni pubbliche sugli attentati prima che lo facesse il suo pari francese Hollande, dando ad intendere, solo per il fatto di comparire immediatamente, che si trattava di un fatto che lo riguardava.
Il fatto è che gli ultimi mesi hanno rappresentato per gli USA un rischio per il loro ruolo di “protettori” della sicurezza mondiale proprio per le incertezze delle azioni militari in Siria. Attacchi nei quali, ed è molto necessario sottolinearlo, anche la Francia era coinvolta.
La politica estera francese è sicuramente una delle chiavi per capire quanto successo. Oltre alla sua storica ingerenza in Medio Oriente, la Francia conta su una lunga storia di dominazione in Africa, e specialmente nel Magreb. Algeria, Marocco o Tunisia sono solo alcuni dei paesi che sono stati occupati dai francesi e che hanno vissuto processi indipendentisti pochi decenni fa, con ferite che sono ancora aperte.
Ferdinando Imposimato: "La NATO è una minaccia per la pace"
Per il presidente onorario della Corte di Cassazione italiania, "la NATO minaccia la sicurezza nel mondo": queste le sue parole alla manifestazione organizzata il 26 ottobre a Roma dal comitato NO GUERRA/NO NATO. Imposimato torna sull'Operazione Gladio e la strategia della tensione in Italia dagli Anni Sessanta a Ottanta.
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