Adesso però l’associazione presieduta da Fabio Conditi non sembrerebbe essere più sola in questa battaglia. Moneta Positiva infatti è stata ospite al Senato in occasione del convegno “Spread, banche e sicurezza nazionale nel contesto europeo”, alla presenza anche dei senatori del Movimento 5 Stelle Sabrina Ricciardi e Mario Turco.
31 gennaio 2019
“Non è una crisi economica, è una guerra”Moneta Positiva porta la sua battaglia al Senato
Moneta Positiva al Senato con il convegno “Spread, banche e sicurezza nazionale nel contesto europeo”. Presenti i senatori 5 Stelle Ricciardi e Turco: “Ci impegneremo in Parlamento”.
Può l’Italia uscire dal giogo dei mercati finanziari e dello spread? Mentre sono ancora forti gli echi del braccio di ferro tra il governo gialloverde e la Commissione Europea in merito alla legge di Bilancio, Moneta Positiva torna a ribadire come il nostro paese abbia tutti i mezzi per recuperare quella sovranità che ora sembra perduta.
Adesso però l’associazione presieduta da Fabio Conditi non sembrerebbe essere più sola in questa battaglia. Moneta Positiva infatti è stata ospite al Senato in occasione del convegno “Spread, banche e sicurezza nazionale nel contesto europeo”, alla presenza anche dei senatori del Movimento 5 Stelle Sabrina Ricciardi e Mario Turco.
Adesso però l’associazione presieduta da Fabio Conditi non sembrerebbe essere più sola in questa battaglia. Moneta Positiva infatti è stata ospite al Senato in occasione del convegno “Spread, banche e sicurezza nazionale nel contesto europeo”, alla presenza anche dei senatori del Movimento 5 Stelle Sabrina Ricciardi e Mario Turco.
30 gennaio 2019
Signoraggio: "Divorzio" E Debito Pubblico: Facciamo chiarezza...
Sta facendo molto
discutere il servizio di Alessandro Giuli sulle origini del debito
pubblico italiano andato in onda qualche giorno fa all’interno del
nuovo programma di Rai 2, “Povera Patria”. Secondo i critici –
tra cui luminari dell’economia come Riccardo Puglisi, Mario
Seminerio e, ça va sans dire, l’immancabile Luigi Marattin -, le
colpe del servizio sarebbe sostanzialmente tre: di aver
“propagandato” sulla televisione pubblica la presunta madre di
tutte le bufale economiche: il signoraggio (ussignor!); di aver
individuato nel cosiddetto “divorzio” del 1981 tra Banca d’Italia
(BdI) e Tesoro la causa principale della successiva esplosione del
debito pubblico italiano; e di aver insinuato – seppur
indirettamente – che la soluzione al problema del debito pubblico
sarebbe di tornare ad un regime simile a quello pre-divorzio, cioè
di monetizzazione (più o meno parziale) del deficit/debito pubblico
da parte della banca centrale.
28 gennaio 2019
Propaganda contro il VenezuelaLa scuola del mondo alla rovescia
Il presidente francese, Emmanuel Macron, ordina a Nicolas Maduro di non reprimere l'opposizione, MA DIMENTICA i 3300 arresti e i 2.000 feriti legati alla repressione del movimento dei gilet gialli.
Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, dà a Nicolas Maduro otto giorni per organizzare le elezioni, MA DIMENTICA che è nel suo incarico solo grazie a una mozione di censura, e non con libere elezioni.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump accusa Nicolas Maduro di non essere legittimo perché il presidente venezuelano è stato eletto con solo il 30,45% degli elettori, MA DIMENTICA che solo il 27,20% degli elettori statunitensi hanno votato per lui.
Il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez, dà a Nicolas Maduro otto giorni per organizzare le elezioni, MA DIMENTICA che è nel suo incarico solo grazie a una mozione di censura, e non con libere elezioni.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump accusa Nicolas Maduro di non essere legittimo perché il presidente venezuelano è stato eletto con solo il 30,45% degli elettori, MA DIMENTICA che solo il 27,20% degli elettori statunitensi hanno votato per lui.
Cosa c’è in ballo in Venezuela col golpe Gaidó
È perfino comprensibile che in pochi si straccino le vesti per le sorti del governo di Nicolás Maduro per molti motivi. Ma nella nomina di un antipapa ghibellino da parte di Trump e Bolsonaro, nella persona del carneade Juan Gaidó, ci sono almeno altrettanti motivi del perché sia necessario riflettere su un passaggio cruciale della storia latinoamericana del XXI secolo.
È senz’altro vero che da tempo le cose in Venezuela vadano male. Il governo Maduro – al di là delle proprie colpe e debolezze non si possono mai scontare del tutto le responsabilità di chi è al governo – non sembra avere le chiavi per uscire da una crisi che è magnificata dall’iperinflazione, di gran lunga il maggior fattore di destabilizzazione e di peggioramento delle condizioni di vita della popolazione.
È senz’altro vero che da tempo le cose in Venezuela vadano male. Il governo Maduro – al di là delle proprie colpe e debolezze non si possono mai scontare del tutto le responsabilità di chi è al governo – non sembra avere le chiavi per uscire da una crisi che è magnificata dall’iperinflazione, di gran lunga il maggior fattore di destabilizzazione e di peggioramento delle condizioni di vita della popolazione.
Il Tar Lazio: «I ministri informino sui rischi dei cellulari» E la UE ammette le "criticità" del 5G
In piena corsa 5G, arriva dal Tar del Lazio una sentenza che farà storia e che condanna i ministeri di Salute, Ambiente e Pubblica istruzione «ad adottare - si legge nella sentenza stessa, di cui qui il testo integrale - una campagna informativa, rivolta alla intera popolazione, avente ad oggetto l’individuazione delle corrette modalità d’uso degli apparecchi di telefonia mobile (telefoni cellulari e cordless) e l’informazione dei rischi per la salute e per l’ambiente connessi ad un uso improprio di tali apparecchi». La sentenza è stata pronunciata dai giudici amministrativi in parziale accoglimento del ricorso presentato dall'Associazione per la prevenzione e la lotta all'elettrosmog, rappresentata e difesa dagli avvocati Renato Ambrosio, Stefano Bertone, Chiara Ghibaudo, Luigi M. Angeletti.
27 gennaio 2019
Ricchezza e povertà: le disuguaglianze si riducono rifiutando il consumismo
Sono stati resi pubblici i dati della ricchezza a livello mondiale e risulta che ventisei multimiliardari hanno una ricchezza pari al reddito di 3 miliardi e 800 milioni di persone che si dibattono fra disperazione e fame.
I dati sono stati diffusi ufficialmente. Sono dati incredibili, inaccettabili e la forbice continua ad allargarsi invece di diminuire, il che è anche logico: più sei ricco e più avrai la possibilità di diventare ancora più ricco, comprandoti governi e mass media, diversificando i settori di investimento e avendo sempre più influenza e potere.
I dati sono stati diffusi ufficialmente. Sono dati incredibili, inaccettabili e la forbice continua ad allargarsi invece di diminuire, il che è anche logico: più sei ricco e più avrai la possibilità di diventare ancora più ricco, comprandoti governi e mass media, diversificando i settori di investimento e avendo sempre più influenza e potere.
Questo dimostra ancora una volta che la ricchezza in mano, appunto, ai ricchi non si ridistribuisce affatto a tutti, o anche solo a tanti, vecchia stantìa favoletta dei fan del capitalismo, secondo i quali è meglio non tassare chi ha tantissimo, meglio non frapporre loro alcun ostacolo, perché grazie a loro migliorerà la situazione per tutti...
Venezuela, per Repubblica "Italia isolata". Siamo sicuri?
Un articolo di Daniele Bellasio iin materia di Venezuela su Repubblica, intitolato "L'isolamento dell'Italia", denuncia: "La regola è semplice: se litighi con tutti, in politica estera non conti più niente. E gli alleati europei non ti cercano più, come dimostra il caso del Venezuela".
Può essere, ma vediamo la questione esattamente al contrario: Non litighi, ma fai tutto quello che vogliono i tuoi strani alleati, come per la Libia, quando ti rimangi il trattato di amicizia appena firmato e distruggi un paese con cui avevi un enorme interscambio. Quanto conti, a guerra finita, di più o di meno?
Può essere, ma vediamo la questione esattamente al contrario: Non litighi, ma fai tutto quello che vogliono i tuoi strani alleati, come per la Libia, quando ti rimangi il trattato di amicizia appena firmato e distruggi un paese con cui avevi un enorme interscambio. Quanto conti, a guerra finita, di più o di meno?
26 gennaio 2019
Di Battista: “Vogliono una guerra civile in Venezuela, una Libia sudamericana per il petrolio”
Secondo l’esponente pentastellato “per garantire la pace a livello mondiale è fondamentale una Russia forte politicamente”
Il post pubblicato oggi su Facebook dall’ex parlamentare del M5S Alessandro Di Battista sulla crisi politica in Venezuela e le analogie con la deposizione di Muhammar Gheddafi in Libia sicuramente scatenerà reazioni a livello nazionale. Un post interessante che andrebbe valutato senza pregiudizi e saccenteria da parte della sinistra politica del nostro Paese. “Guardate la Libia oggi – afferma Di Battista – Nessuno sostiene che fosse un paradiso sotto Gheddafi ma non era l’inferno che è adesso, un inferno creato ad hoc dai francesi con quell’intervento armato scellerato avallato purtroppo da collaborazionisti degli interessi di Parigi come Napolitano o da codardi come Berlusconi – sottolinea Di Battista –
L’appello di Maduro al popolo del Venezuela, deciso a restare indipendente
Di fronte alla grottesca situazione di un signor nessuno che ha deciso di proclamarsi presidente del Venezuela e di farsi “incaricare” dalla Casa Bianca e non dagli elettori, si sta scatenando la creatività popolare. C’è chi va in piazza inalberando un fantoccio, chi porta il ritratto di un comandante guerrigliero, chi tira fuori dal cappello il proprio “presidente” da proclamare senza tema che gli succeda niente: perché se lo dice Trump, chiunque lo può fare senza essere portato in manicomio in galera.
Tutto questo si chiama “democrazia”
Evidentemente sì, data la lunga sudditanza dei governi europei ai diktat della Troika e del Fondo Monetario Internazionale. Evidentemente sì per quei governi latinoamericani, nostalgici del tempo in cui il continente era considerato il “cortile di casa degli Stati Uniti”. Evidentemente sì per quell’Europa che ha dato un ultimatum al governo del Venezuela affinché indica al più presto “elezioni democratiche” pena il riconoscimento dell’utoproclamato “presidente a interim”. Le 25 elezioni celebrate in Venezuela e certificate da centinaia di giuristi internazionali? Carta straccia, vale di più l’investitura dall’alto di questo Juan Guaido.
Evidentemente sì, data la lunga sudditanza dei governi europei ai diktat della Troika e del Fondo Monetario Internazionale. Evidentemente sì per quei governi latinoamericani, nostalgici del tempo in cui il continente era considerato il “cortile di casa degli Stati Uniti”. Evidentemente sì per quell’Europa che ha dato un ultimatum al governo del Venezuela affinché indica al più presto “elezioni democratiche” pena il riconoscimento dell’utoproclamato “presidente a interim”. Le 25 elezioni celebrate in Venezuela e certificate da centinaia di giuristi internazionali? Carta straccia, vale di più l’investitura dall’alto di questo Juan Guaido.
25 gennaio 2019
Colpo di stato in Venezuela
Facciamo subito una domanda ai nostri lettori (in Francia, NdT).
Immaginate che le più alte autorità cinesi incitino i giubbotti gialli a prendere le strade di Parigi e delle principali città francesi.
Immaginate che la Russia decida di non riconoscere più il presidente Macron e dichiari che il nuovo legittimo presidente francese sia Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon.
Immaginate che l'Iran finanzi e armi gruppi paramilitari per mettere a fuoco e fiamme il Paese.
Come chiamereste tutto ciò? Qualunque sia la vostra opinione sul signor Macron, sareste pronti ad accettare tali interferenze straniere negli affari della nostra Repubblica?
Situazione incongruente? Eppure questo è esattamente ciò che sta accadendo in Venezuela.
Immaginate che le più alte autorità cinesi incitino i giubbotti gialli a prendere le strade di Parigi e delle principali città francesi.
Immaginate che la Russia decida di non riconoscere più il presidente Macron e dichiari che il nuovo legittimo presidente francese sia Marine Le Pen o Jean-Luc Mélenchon.
Immaginate che l'Iran finanzi e armi gruppi paramilitari per mettere a fuoco e fiamme il Paese.
Come chiamereste tutto ciò? Qualunque sia la vostra opinione sul signor Macron, sareste pronti ad accettare tali interferenze straniere negli affari della nostra Repubblica?
Situazione incongruente? Eppure questo è esattamente ciò che sta accadendo in Venezuela.
24 gennaio 2019
Venezuela: "No ad una Siria in America Latina"
In Venezuela gli eventi sembrano precipitare. Juan Guaidò Presidente dell’ “Assemblea Nazionale Venezuelana” il 23 gennaio si è autoproclamato «presidente incaricato», assumendo ad interim i poteri dell’esecutivo, durante una manifestazione dell’opposizione.
A riconoscere questa singolare modalità di diventare presidente di un Paese, i nemici storici di Maduro, Trump in testa. A seguito del riconoscimento di Guaidò come presidente venezuelano e di fronte alla rottura delle relazioni diplomatiche, gli USA si rifiutano di ritirare il proprio personale dall’Ambasciata di Caracas e minacciano ritorsioni contro il Governo venezuelano in caso di azioni di forza allo scadere dell’ultimatum di 72 ore dato da Maduro. Una situazione che infiamma l’intera America Latina e che rischia di trasformare il Venezuela nella Siria dei Caraibi.
A riconoscere questa singolare modalità di diventare presidente di un Paese, i nemici storici di Maduro, Trump in testa. A seguito del riconoscimento di Guaidò come presidente venezuelano e di fronte alla rottura delle relazioni diplomatiche, gli USA si rifiutano di ritirare il proprio personale dall’Ambasciata di Caracas e minacciano ritorsioni contro il Governo venezuelano in caso di azioni di forza allo scadere dell’ultimatum di 72 ore dato da Maduro. Una situazione che infiamma l’intera America Latina e che rischia di trasformare il Venezuela nella Siria dei Caraibi.
I 3 fattori che spiegano la storica resistenza del governo e del popolo venezuelano
Se il Venezuela sta resistendo e non è imploso come i paesi dell'ex blocco socialista est-europeo, dove le controrivoluzioni hanno preso il potere senza sparare un solo colpo (tranne in Urss ed in Romania), è essenzialmente per 3 fattori:
1) Nonostante le difficoltà economiche dovute al crollo del prezzo del petrolio, all'embargo, alla guerra di bassa intensità tramite il contrabbando e il boicottaggio delle reti di distribuzione di beni di prima necessità, alla perdita di alcuni importanti partners regionali (in primis Brasile ed Argentina), nonché ai limiti noti della "monocultura" petrolifera, il presidente Maduro, il Psuv e le altre forze motrici della Rivoluzione bolivariana vanta ancora un forte sostegno tra lo zoccolo duro del loro blocco sociale di riferimento. Anche in queste ore, sono decine di migliaia gli attivisti delle reti ed i simpatizzanti del governo scesi in piazza per controbattere le mobilitazioni controrivoluzionarie.
1) Nonostante le difficoltà economiche dovute al crollo del prezzo del petrolio, all'embargo, alla guerra di bassa intensità tramite il contrabbando e il boicottaggio delle reti di distribuzione di beni di prima necessità, alla perdita di alcuni importanti partners regionali (in primis Brasile ed Argentina), nonché ai limiti noti della "monocultura" petrolifera, il presidente Maduro, il Psuv e le altre forze motrici della Rivoluzione bolivariana vanta ancora un forte sostegno tra lo zoccolo duro del loro blocco sociale di riferimento. Anche in queste ore, sono decine di migliaia gli attivisti delle reti ed i simpatizzanti del governo scesi in piazza per controbattere le mobilitazioni controrivoluzionarie.
Cisgiordania: "La strada dell'apartheid" che separa gli automobilisti palestinesi e israeliani
Il lato occidentale della strada sarà solo per i guidatori palestinesi, mentre il suo lato orientale sarà utilizzato dai coloni israeliani provenienti da insediamenti illegali israeliani nelle vicinanze che viaggiano a Gerusalemme
Giovedì, Israele ha aperto una nuova strada statale, soprannominata la "strada dell'apartheid", nella Cisgiordania occupata, lungo la quale è costruito un imponente muro di cemento che segrega il traffico israeliano da quello palestinese. Il lato occidentale della strada sarà solo per i guidatori palestinesi, mentre il suo lato orientale sarà utilizzato dai coloni israeliani provenienti da insediamenti illegali nelle vicinanze che viaggiano verso Gerusalemme, come a reso noto il quotidiano israeliano Haaretz.
Giovedì, Israele ha aperto una nuova strada statale, soprannominata la "strada dell'apartheid", nella Cisgiordania occupata, lungo la quale è costruito un imponente muro di cemento che segrega il traffico israeliano da quello palestinese. Il lato occidentale della strada sarà solo per i guidatori palestinesi, mentre il suo lato orientale sarà utilizzato dai coloni israeliani provenienti da insediamenti illegali nelle vicinanze che viaggiano verso Gerusalemme, come a reso noto il quotidiano israeliano Haaretz.
20 gennaio 2019
Distopia socialista
Combattono con un socialismo che non esiste. Lottano contro un'anti-utopia che non appartiene a nessuno. Immaginano un mondo senza famiglia, senza ordine, senza mercato, senza libertà. I liberali di destra del mondo hanno inventato un fantasma, gli hanno appeso il segno del "socialismo" e ora lo vedono dappertutto, specialmente, e ogni tanto in Venezuela. Ma adesso è troppo.
Nicolás Maduro Moros
La Jornada
Perché questo socialismo che stanno combattendo non è il socialismo in cui comunichiamo, noi, le democrazie inclusive, pieno di persone che vivono nel XXI secolo... Il nostro socialismo è particolare, popolare e profondamente latinoamericano. Come abbiamo detto chiaramente durante l'Assemblea delle Nazioni Unite lo scorso settembre: il nostro è un progetto autonomo di rivoluzione democratica, di rivendicazione sociale, è un modello e un percorso a sé stante che si basa sulla nostra storia e sulla nostra cultura.
Nicolás Maduro Moros
La Jornada
Perché questo socialismo che stanno combattendo non è il socialismo in cui comunichiamo, noi, le democrazie inclusive, pieno di persone che vivono nel XXI secolo... Il nostro socialismo è particolare, popolare e profondamente latinoamericano. Come abbiamo detto chiaramente durante l'Assemblea delle Nazioni Unite lo scorso settembre: il nostro è un progetto autonomo di rivoluzione democratica, di rivendicazione sociale, è un modello e un percorso a sé stante che si basa sulla nostra storia e sulla nostra cultura.
Monsanto-Bayer passa alla modificazione genica di frutta ed altro
Mela avvelenata, Michael D'Antuono |
18 gennaio 2019
Il campo magnetico terrestre si sta muovendo e i geologi lo rincorrono
Il movimento irregolare del polo-nord magnetico spinge gli esperti ad aggiornare il modello per la navigazione globale.
L’aggiornamento del World Magnetic Model è stato posticipato al 30 gennaio a causa dello shutdown del governo USA in corso.
Qualcosa di strano sta succedendo ai poli estremi del mondo. Il polo-nord magnetico della Terra si sta allontanando dal Canada e si muove verso la Siberia, sulla scia delle scorie di ferro liquido che stanno scorrendo nel nucleo profondo del pianeta. Il polo magnetico si muove tanto rapidamente da costringere gli esperti di geomagnetismo a dover fare una cosa eccezionale.
L’aggiornamento del World Magnetic Model è stato posticipato al 30 gennaio a causa dello shutdown del governo USA in corso.
Qualcosa di strano sta succedendo ai poli estremi del mondo. Il polo-nord magnetico della Terra si sta allontanando dal Canada e si muove verso la Siberia, sulla scia delle scorie di ferro liquido che stanno scorrendo nel nucleo profondo del pianeta. Il polo magnetico si muove tanto rapidamente da costringere gli esperti di geomagnetismo a dover fare una cosa eccezionale.
Il 15 gennaio, gli esperti sarebbero pronti per riaggiornare il World Magnetic Model, che definisce il campo magnetico del pianeta ed è alla base di tutta la moderna navigazione, dai sistemi che dirigono le navi in mare a Google Maps sugli smartphone.
L'Islanda sarebbe andata in bancarotta se avesse fatto parte dell'UE
L'Islanda è sopravvissuta con successo a una bancarotta sovrana e al crollo nel 2008 grazie al fatto che era al di fuori dell'UE in quanto questo ha permesso al paese di "recuperare, nonostante l'enorme vastità delle passività delle sue banche", sosteneva nel suo libro esplosivo l'attivista e l'eurodeputato Daniel Hannan.
L'Islanda non è un membro dell'Unione europea, ma ha accesso al mercato unico del blocco attraverso l'adesione all'Associazione europea di libero scambio (EFTA) e allo Spazio economico europeo (SEE). Ciò significa che beni, servizi e persone possono spostarsi dall'UE all'Islanda e viceversa. Il Regno Unito è stato membro fondatore dell'EFTA nel 1960, ma ne uscì per entrare nel mercato comune della CEE nel 1973.
L'Islanda non è un membro dell'Unione europea, ma ha accesso al mercato unico del blocco attraverso l'adesione all'Associazione europea di libero scambio (EFTA) e allo Spazio economico europeo (SEE). Ciò significa che beni, servizi e persone possono spostarsi dall'UE all'Islanda e viceversa. Il Regno Unito è stato membro fondatore dell'EFTA nel 1960, ma ne uscì per entrare nel mercato comune della CEE nel 1973.
17 gennaio 2019
Francia: Quando la brava gente si arrabbia...
La caduta di un ordine di dominazione può essere riconoscibile dallo stupore che viene ritratto nei volti dei suoi alti sacerdoti. Sabato, 1 dicembre, lo spettacolo non era solo per strada. Era, ed è tuttora, nei volti stupiti di BFM *, CNews, Francia2 e quasi tutti i media audiovisivi, che erano radicalmente incompresi. Stupidità e stupore hanno la stessa radice etimologica. Qui sono al punto di indistinzione, e il loro spettacolo comune è dato come questo particolare tipo di "informazione": senza interruzione.
16 gennaio 2019
Amazzonia e la lotta degli Indios in difesa del polmone del mondo

La parte occidentale dello Stato del Pará immerso nel bacino del fiume Tapajós è una delle regioni più incontaminate del Brasile. E’ il centro dell’Amazzonia brasiliana custodito da diverse riserve, parchi nazionali e foreste, e le terre indigene in varie località. E’ l’unico fiume tra i grandi affluenti del Rio delle Amazzoni ancora “libero” e “gratuito” senza dighe per produrre energia o per rendere la navigazione più facile.
La popolazione locale delle foreste vede nel fiume una soluzione per la sostenibilità e la ricchezza, mentre grandi aziende e gruppi internazionali vi vedono solo l’opportunità di raggiungere enormi profitti. In ogni albero abbattuto, bruciato o allagato, si accumulano ricchezze, lasciando una scia di distruzione e miseria per le generazioni attuali e future.
La popolazione locale delle foreste vede nel fiume una soluzione per la sostenibilità e la ricchezza, mentre grandi aziende e gruppi internazionali vi vedono solo l’opportunità di raggiungere enormi profitti. In ogni albero abbattuto, bruciato o allagato, si accumulano ricchezze, lasciando una scia di distruzione e miseria per le generazioni attuali e future.
15 gennaio 2019
Prigioni segrete della CIA in Romania
La Cia avrebbe versato milioni di dollari alla Romania per ospitare prigioni segrete, ha denunciato alla Corte europea dei diritti dell’uomo l’avvocato Amrit Singh che ha difeso il cittadino saudita Abd al-Rahim al-Nashiri, per un caso di tortura.
L’avvocato ha denunciato a Strasburgo che la Romania ha ospitato prigioni segrete della Cia tra il 2003 e il 2005 con “l’acquiescenza e la connivenza” del governo rumeno, qualcosa che le autorità di questo Paese hanno sempre negato, riporta l’agenzia Ap. La Corte deciderà in pochi mesi sulla presenza in Romania di prigioni segrete della Cia in cui sarebbero state commesse torture, comprese quelle subite dal cliente Singh, che ora si trova a Guantanamo. Singh ha aggiunto che in un carcere a Bucarest nel 2004, il suo cliente, è stato torturato dalla Cia.
Macron e la violenza
Il presidente francese Emmanuel Macron, ex banchiere e agente del grande capitale, condanna i Gilet gialli come “violenti” e dice che “sono un gruppo di agitatori che vogliono rovesciare il loro governo” e il suo portavoce li definisce “un branco di cani pieni di odio”.
Non è violenza esigere un cambiamento sociale o delle riforme e resistere all’oppressione e all’abuso di potere.
Violenza è, invece, il denaro nei paradisi fiscali, rubando ai contribuenti; è portare all’estero le fabbriche per pagare meno salari e per evitare i controlli sanitari ed ecologici, incoraggiando così una disoccupazione di massa che aiuta ad abbassare i salari in Francia.
Violenza è, invece, il denaro nei paradisi fiscali, rubando ai contribuenti; è portare all’estero le fabbriche per pagare meno salari e per evitare i controlli sanitari ed ecologici, incoraggiando così una disoccupazione di massa che aiuta ad abbassare i salari in Francia.
Violenza è tagliare i servizi negli ospedali e nei ricoveri per gli anziani, eliminare scuole, cliniche , uffici pubblici nei piccoli comuni ai quali, oltretutto, si tagliano treni e trasporti obbligando tutti a dipendere dalle auto.
14 gennaio 2019
L’industria mediatica infanga WikiLeaks e Julian Assange
Numerosi canali dell’industria mediatica hanno iniziato l’anno pubblicando attacchi scurrili e derisori contro WikiLeaks e il suo fondatore Julian Assange.
La copertura ha il carattere di una campagna politica coordinata con i motivi più sinistri. Il suo scopo consiste nel legittimare l’intensificata persecuzione di Assange da parte dei governi statunitense e britannico che stanno perseguendo il giornalista e editore a causa della denuncia da parte di WikiLeaks dei loro crimini di guerra, intrighi diplomatici e spionaggio illegale della popolazione statunitense e mondiale.
Articoli virtualmente identici sono stati pubblicati questa settimana da alcune delle pubblicazioni più rinomate di tutto il mondo tra cui il Times di Londra, il Washington Post e l’Australian. Tutti sono stati concentrati su diffamazioni personali contro Assange e su tentativi di minimizzare l’immensa minaccia ai diritti democratici posti dalla vendetta a guida USA contro di lui.
La copertura ha il carattere di una campagna politica coordinata con i motivi più sinistri. Il suo scopo consiste nel legittimare l’intensificata persecuzione di Assange da parte dei governi statunitense e britannico che stanno perseguendo il giornalista e editore a causa della denuncia da parte di WikiLeaks dei loro crimini di guerra, intrighi diplomatici e spionaggio illegale della popolazione statunitense e mondiale.
Articoli virtualmente identici sono stati pubblicati questa settimana da alcune delle pubblicazioni più rinomate di tutto il mondo tra cui il Times di Londra, il Washington Post e l’Australian. Tutti sono stati concentrati su diffamazioni personali contro Assange e su tentativi di minimizzare l’immensa minaccia ai diritti democratici posti dalla vendetta a guida USA contro di lui.
Quando Bolsonaro e Netanyahu sono ‘fratelli’
Il Presidente brasiliano di recente insediato, Jair Bolsonaro, è pronto a essere l’arcinemico dell’ambiente e delle comunità indigene e svantaggiate del suo paese. Ha anche promesso di essere amico dei leader di estrema destra di tutto il mondo che la pensano allo stesso modo.
Non sorprende, quindi, vedere un genere speciale di amicizia che sta fiorendo tra Bolsonaro e il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.
“Abbiamo bisogno di fratelli buono come Netanyahu,” ha detto ha detto Bolsonaro il 1 ° gennaio, giorno del suo insediamento, a Brasilia.
Bolsonaro è un “grande alleato (e) un fratello”, ha risposto Netanyahu.
13 gennaio 2019
Carlo Palermo: ''Sono un sopravvissuto alla rivelazione di alcuni segreti di Stato''
Carlo Palermo, già giudice istruttore presso il Tribunale di Trento (prima) e di Trapani (poi), ha scritto un libro (La Bestia-ed. Sperling & Kupfer) in cui ripercorre diversi accadimenti che lo hanno visto protagonista anche in prima persona. Palermo, oggi avvocato, è infatti un sopravvissuto di quella strage del 2 aprile 1985, anche nota come strage di Pizzolungo, che lo vedeva come obiettivo e che spazzò via le vite di Barbara Rizzo, 30 anni, e dei suoi figli, i gemellini Salvatore e Giuseppe Asta, di appena 6 anni.
A 33 anni di distanza la richiesta di verità e giustizia su quel delitto è ancora forte ed è più che mai necessario comprendere ciò che è avvenuto in merito a questa storia. Una vicenda che ha segnato profondamente Carlo Palermo il quale, anche dopo aver lasciato la magistratura nel 1990, non ha mai smesso di indagare sui rapporti tra mafia e Stato. Anche se per l'attentato sono stati condannati i boss mafiosi, appare evidente che a voler eliminare il magistrato non fosse solo Cosa nostra.
A 33 anni di distanza la richiesta di verità e giustizia su quel delitto è ancora forte ed è più che mai necessario comprendere ciò che è avvenuto in merito a questa storia. Una vicenda che ha segnato profondamente Carlo Palermo il quale, anche dopo aver lasciato la magistratura nel 1990, non ha mai smesso di indagare sui rapporti tra mafia e Stato. Anche se per l'attentato sono stati condannati i boss mafiosi, appare evidente che a voler eliminare il magistrato non fosse solo Cosa nostra.
Labels:
Aldo Moro,
Attentato,
Berlusconi,
BR,
CIA,
Giovanni Falcone,
Giustizia,
Italia,
Mafia,
Massoneria,
P2,
Paolo Borsellino,
Saddam Hussein,
Sovranità,
Terrorismo,
Usa
11 gennaio 2019
10 gennaio 2019
7 gennaio 2019
I 13 pagliacci del Gruppo di Lima dichiarano guerra al Venezuela
Il Messico salva il suo onore non firmando la dichiarazione
Riuniti a Lima il 4 gennaio, con la partecipazione in teleconferenza da Washington del segretario di Stato yankee Mike Pompeo, i ministri e i rappresentanti di 13 dei 14 paesi che compongono il cosiddetto Gruppo Lima hanno firmato una dichiarazione su e contro il Venezuela - proposta dal brasiliano Ernesto Araújo, l'uomo di Bolsonaro a Itamaraty (la Farnesina brasiliana) - che è una vera e propria dichiarazione di guerra.
Il Messico si è dissociato dalla dichiarazione. Il suo Sottosegretario agli Affari Esteri per l'America Latina e il Caribe, Maximiliano Reyes, ha dichiarato tra l'altro: "(...) chiediamo una riflessione all'interno del Gruppo di Lima sulle conseguenze che avrebbero per i venezuelani quelle misure che cercano di interferire nelle questioni interne che ostacolano il dialogo tra gli attori coinvolti e la comunità internazionale.
Riuniti a Lima il 4 gennaio, con la partecipazione in teleconferenza da Washington del segretario di Stato yankee Mike Pompeo, i ministri e i rappresentanti di 13 dei 14 paesi che compongono il cosiddetto Gruppo Lima hanno firmato una dichiarazione su e contro il Venezuela - proposta dal brasiliano Ernesto Araújo, l'uomo di Bolsonaro a Itamaraty (la Farnesina brasiliana) - che è una vera e propria dichiarazione di guerra.
Il Messico si è dissociato dalla dichiarazione. Il suo Sottosegretario agli Affari Esteri per l'America Latina e il Caribe, Maximiliano Reyes, ha dichiarato tra l'altro: "(...) chiediamo una riflessione all'interno del Gruppo di Lima sulle conseguenze che avrebbero per i venezuelani quelle misure che cercano di interferire nelle questioni interne che ostacolano il dialogo tra gli attori coinvolti e la comunità internazionale.
5 gennaio 2019
Cuba sempre
Si compiono 60 anni del trionfo della Rivoluzione cubana, il cui esempio per i paesi dipendenti del mondo significò la possibilità di realizzare l’utopia di liberarsi e poter decidere da sé la strada da seguire. Le grandi trasformazioni che da subito realizzò il governo rivoluzionario sono la dimostrazione che è possibile realizzare un’altra forma di economia e di società, lontane dalla devastazione che il capitalismo storico ha generato per sua natura.
La Rivoluzione è riuscita a vivere resistendo ad ogni forma di aggressione, da un’invasione orchestrata dagli Stati Uniti nel 1961 a Playa Giròn al permanente blocco economico imposto dall'imperialismo yankee, insieme a centinaia di attacchi terroristici coordinati dalla CIA oltre che a continue campagne controrivoluzionarie, molte delle quali provenienti da Miami. Cuba ha superato un numero senza fine di boicottaggi economici, politici, sociali e culturali, e da essi ne è uscita con sempre maggior onore per la sua resistenza, per il suo spirito rivoluzionario e per la sua dignità fondata nelle convinzioni socialiste che guidano i passi liberi del suo popolo per il mondo.
La Rivoluzione è riuscita a vivere resistendo ad ogni forma di aggressione, da un’invasione orchestrata dagli Stati Uniti nel 1961 a Playa Giròn al permanente blocco economico imposto dall'imperialismo yankee, insieme a centinaia di attacchi terroristici coordinati dalla CIA oltre che a continue campagne controrivoluzionarie, molte delle quali provenienti da Miami. Cuba ha superato un numero senza fine di boicottaggi economici, politici, sociali e culturali, e da essi ne è uscita con sempre maggior onore per la sua resistenza, per il suo spirito rivoluzionario e per la sua dignità fondata nelle convinzioni socialiste che guidano i passi liberi del suo popolo per il mondo.
4 gennaio 2019
Cuba. Gli anni passano, la Rivoluzione resta
Cuba, dicembre del 1958.
L’isola è percorsa dal fuoco rivoluzionario che, né Batista né gli Usa suoi alleati, sono riusciti a spegnere. Al contrario: esso è ormai penetrato in ogni angolo di quella terra, agitando il popolo, informando di sé ogni spirito ormai convinto che il tiranno, anche a Cuba come in URSS, potesse essere sconfitto.
Il Movimento 26 Luglio, guidato da Ernesto Guevara e da Camilo Cienfuegos, dopo un inutile tentativo da parte delle forze governative di distruggere alcune posizioni guerrigliere di istanza a Escambray, decide di iniziare l’attacco definitivo a Batista. E lo fa attaccando Santa Clara, cuore dell’isola e ultimo baluardo da conquistare per arrivare alla capitale.
Era il 28 dicembre del 1958.
L’isola è percorsa dal fuoco rivoluzionario che, né Batista né gli Usa suoi alleati, sono riusciti a spegnere. Al contrario: esso è ormai penetrato in ogni angolo di quella terra, agitando il popolo, informando di sé ogni spirito ormai convinto che il tiranno, anche a Cuba come in URSS, potesse essere sconfitto.
Il Movimento 26 Luglio, guidato da Ernesto Guevara e da Camilo Cienfuegos, dopo un inutile tentativo da parte delle forze governative di distruggere alcune posizioni guerrigliere di istanza a Escambray, decide di iniziare l’attacco definitivo a Batista. E lo fa attaccando Santa Clara, cuore dell’isola e ultimo baluardo da conquistare per arrivare alla capitale.
Era il 28 dicembre del 1958.
Le ipocrite e strampalate accuse contro Carlo Freccero
Carlo Freccero sommerso dalle polemiche. Qualcuna legittima, alcune ridicole, molte del tutto inutili. L'oggetto del polverone del momento è la "nuova" Rai 2 che Freccero - che ne è da poco direttore - ha annunciato di voler costruire. Gratuitamente ed anche con una buona dose di soddisfazione personale: "Il Pd mi mandò in esilio sul satellite".
Freccero ha le spalle larghe e ha sopportato vessazioni peggiori di queste polemiche alle quali ha risposto con prontezza, respingendo le inevitabili etichette più o meno nobili che sono state attaccate su di lui e sulla sua televisione, a partire da "Rai sovranista", una parola abusata che ha perso del tutto il suo significato originario e che viene sventolata in accostamento a realtà ben poco nobili.
Sono "contro l'informazione a senso unico", dice Freccero, annunciando di aver ideato un nuovo programma di approfondimento politico chiamato "L'ottavo blog", in cui verrà dato spazio a quelle riviste, blog e testate indipendenti autorevoli ma scomode, e quindi del tutto assenti dai palinsesti televisivi.
Freccero ha le spalle larghe e ha sopportato vessazioni peggiori di queste polemiche alle quali ha risposto con prontezza, respingendo le inevitabili etichette più o meno nobili che sono state attaccate su di lui e sulla sua televisione, a partire da "Rai sovranista", una parola abusata che ha perso del tutto il suo significato originario e che viene sventolata in accostamento a realtà ben poco nobili.
Sono "contro l'informazione a senso unico", dice Freccero, annunciando di aver ideato un nuovo programma di approfondimento politico chiamato "L'ottavo blog", in cui verrà dato spazio a quelle riviste, blog e testate indipendenti autorevoli ma scomode, e quindi del tutto assenti dai palinsesti televisivi.
Iscriviti a:
Post (Atom)