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6 settembre 2023

Panico nell'élite dei VIP dopo che la nuova lista di Epstein ha svelato potenti pedofili

Alcune delle persone più potenti del mondo sono in preda al panico dopo la notizia che la vera lista di Epstein di pedofili d'élite è trapelata online. Mentre il DOJ di Biden continua a bloccare la "lista dei clienti" di Epstein, gli investigatori hanno diffuso nuovi nomi di pedofili VIP collegati al trafficante di sesso infantile.
Il New York Magazine ha accuratamente compilato un elenco di pedofili VIP che si sono incontrati con Epstein e che non compaiono nel suo famigerato libretto nero:

3 dicembre 2018

Noam Chomsky compie 90 anni: come un anarchico americano è più che sopravvissuto

"Chi sostiene la legittimità dell’autorità si assume l’onere di giustificarla. E se non la può giustificare, è illegittima e dovrebbe essere destituita. A dire la verità, per me l’anarchia non è altro che questo".
Noam Chomsky
Il 7 Dicembre 2018 Noam Chomsky compie 90 anni. In un sondaggio del Reader’s Digest del 2013 sulle “100 persone più affidabili in America” (con ai primi posti celebrità di Hollywood), Noam Chomsky, che si autodefinisce anarchico, si classificò al ventesimo posto (dietro a Michelle Obama al diciannovesimo, ma prima di Jimmy Carter al ventiquattresimo). Dato che gli antiautoritari nel corso di tutta la storia degli Stati Uniti sono stati sistematicamente evitati, puniti economicamente, psicopatologizzati, criminalizzati e assassinati, il fatto che Chomsky sopravviva e prosperi è davvero notevole.

28 gennaio 2017

La fabbricazione della normalità

Della propaganda mediatica in democrazia
Non sarà sfuggito a nessuno che il postulato democratico afferma che i media sono indipendenti, determinati a scoprire la verità e a farla conoscere ; e non che essi passano la maggior parte del tempo a dare l’immagine di un mondo tale che i potenti desiderano che noi ci rappresentiamo, che sono in una posizione d’imporre la trama dei discorsi, di decidere ciò che il buon popolo ha il diritto di vedere, di sentire o di pensare, e di “gestire” l’opinione a colpi di campagne di propaganda.Noam Chomsky - Edward Herman – “La fabbrica del consenso”
Intorno alla metà di novembre, a seguito della disfatta di Hillary Clinton (cioè all’inizio della fine della democrazia), i sedicenti Guardiani della Realtà, meglio conosciuti con il nome di “media” gestiti dal mondo degli affari, hanno lanciato una campagna mondiale di marketing contro il malefico e perfido flagello delle “fake news”. Questa campagna ha attualmente raggiunto lo stadio di isteria. I media dell’insieme dell’Impero diffondono quotidianamente degli avvertimenti terrificanti sulla minaccia imminente ed esistenziale contro le nostre libertà, la minaccia delle “post verità” .
Ciò non riguarda solo la diffusione di disinformazione, di propaganda, ecc., che dura da migliaia di anni… La Verità in sé è sotto attacco. Le basi stesse della Realtà tremano.

24 maggio 2015

Intelligenza artificiale e simulazione del comportamento umano: cui prodest?

Negli ultimi anni non rare sono le notizie di sperimentazione pertinente la robotica, pur tuttavia appaiono frammentarie, addirittura prive dei contesti teorici da cui scaturiscono oltre che degli obiettivi mirati, tanto da privare di una conoscenza adeguata e composita, possibilità meglio offerta dai pochi testi di studio pubblicati dagli specialistii, tra cui B.G. Bara con il suo libro: “La simulazione del comportamento. L’intelligenza artificiale: analisi e riproduzione di attività mentali umane, collana dedicata alla psicologia diretta da M. Cesa-Bianchi, Franco Angeli Editore, Milano – 1977.
Di Cassandra D'Eleonora
Voci Dalla Strada 


Il libro si rivolge alla divulgazione seria degli argomenti trattati, che costituiscono l’ambito professionale del gruppo di simulazione cognitiva dell’Istituto di psicologia della Facoltà medica dell’Università di Milano, composto da Gabriella Airenti, Barbara Carniti, Diego Chianese, Danilo Curci, Cristina Guglielmini, Lucia Pomello, Simone Vassallo ed infine    dal professore Marco Somalvico, direttore del suddetto progetto di intelligenza artificiale del Politecnico di Milano, a cui l’autore riserva encomi di ringraziamento.

28 gennaio 2015

Noam Chomsky: "Il successo di American Sniper spiega l'oblio sulla campagna terroristica di Obama"



Noam Chomsky ha discusso del film "American Sniper" ad un evento organizzato da The Baffler la scorsa settimana a Cambridge. Il celebre linguista, filosofo e commentatore politico ha commentato il film, tracciando un paragone tra la mentalità di Chris Kyle (l'American Snyper dalle cui memorie è tratto il film), quella degli operatori dei droni, e il pubblico americano che ignora la guerra dei droni.

24 ottobre 2014

"GLI USA SONO IL PRINCIPALE STATO TERRORISTA"

Un sondaggio internazionale ha rilevato che gli USA si collocano di gran lunga in testa alla classifica come “l’attuale più grande minaccia per la pace nel mondo”, parecchio avanti al secondo posto del Pakistan e senza nessun altro tanto vicino. Immaginate che la Pravda riporti in un editoriale uno studio del KGB che esamini le più grandi operazioni terroriste dirette dal Cremlino nel mondo, nel tentativo di determinare i fattori che hanno portato al loro successo o al loro fallimento, concludendo infine che, sfortunatamente, gli esiti positivi siano stati rari, tanto che è in atto un certo ripensamento della linea politica. Supponete che l’articolo continui citando una dichiarazione di Putin secondo cui avrebbe chiesto al KGB di eseguire tali indagini per scoprire casi di operazioni di “finanziamento e rifornimento di armi a un’insurrezione in un paese che avrebbero avuto successo, ma che il KGB non avrebbe trovato un granchè”. Perciò, lui avrebbe una certa riluttanza a proseguire l’impegno in questo tipo di operazioni.

Se, cosa quasi inimmaginabile, un simile articolo dovesse apparire, si solleverebbero in cielo grida di sdegno e di indignazione, mentre la Russia verrebbe amaramente condannata – o peggio –, non solo per il terribile archivio terrorista apertamente reso noto, ma anche per la reazione tra la dirigenza e la classe politica: nessun problema, tranne che per il buon funzionamento del terrorismo di stato russo e la possibilità di migliorarne la pratica.

20 marzo 2014

NEOLIBERISMO E PLUTOCRAZIA: ITALIA ALLA DERIVA

Noam Chomsky lo ha detto chiaro e tondo a Firenze: siamo schiavi del neoliberismo, la democrazia in Italia è finita, destra e sinistra inseguono le stesse idee politiche
Noam Chomsky, filosofo e linguista, nella sua estrema lucidità, non ha dubbi: in Italia la democrazia è virtualmente terminataquando si è insediato un governo non scelto dagli elettori. La destra e la sinistra portano avanti le stesse idee politiche e subiamo il frutto amaro del neoliberismo, distruttivo per i popoli d’Europa. Chomsky ha poi rincarato la dose durante la sua recente conferenza a Firenze:  il welfare state è stato annientato; nei suoi discorsi Mario Draghi parla di banche, ma le persone dove sono?  Perfino il Wall Street Journal ha scritto che la democrazia è collassata.

E gli intellettuali? Fondamentalmente, ha aggiunto Chomsky, i cosiddetti intellettuali servono il potere, ecco perchè vengono rispettati. Ma ci sono anche intellettuali che sfidano il potere e allora vengono combattuti, messi ai margini. “Il 70% della popolazione non ha nessun mezzo di influire sulle politiche adottate dai vari livelli delle amministrazioni, ha proseguito Chomsky. 

1 novembre 2013

IL GIOCO DELLA PAURA

Il 22 maggio 1949 il Segretario della Difesa degli Stati Uniti, James Forrestal, deciso di saltare fuori da una finestra dell'ospedale della Marina nel Maryland ponendo fine alla sua vita. Alcuni storici come Eric Hobsbawm, sostengono che la sua situazione psichica era crollata al punto che gli pareva di vedere dalla sua stanza, i russi che avanzavano verso l'ospedale. La paura della "minaccia del pericolo rosso" sarebbe stato l'innesco che ha portato alla fine della sua esistenza. Al di là della precisione sugli ultimi minuti del funzionario degli Stati Uniti, che non sono mai stati confermati ufficialmente - la Guerra Fredda ha presentato uno dei suoi elementi più ricorrenti: l'intensificazione di una retorica apocalittica che consisteva nell'infondere un senso di insicurezza e vulnerabilità alla popolazione.
Di Matías Emiliano Casas
Rebelión

La campagna elettorale di John Fitzgerald Kennedy, per esempio, fu attraversata da discorsi che enfatizzavano la presunta minaccia del blocco sovietico. Secondo Hobsbawm, l'uso e la ricreazione della paura da parte dei politici del Nord hanno rappresentato uno strumento fondamentale quando si parla di voti e di consenso nel Congresso. Nelle sue prime parole da presidente nei primi mesi del 1961, Kennedy non ha esitato a classificare il periodo come quello di maggior rischio nella storia del paese. Nel suo discorso disse: "Nella lunga storia del mondo, solo poche generazioni hanno dovuto difendere la libertà nel momento di massimo pericolo. Non mi spaventa questa responsabilità, me ne rallegro". La difesa della libertà sarà un argomento presente, anche, tra i futuri presidenti come Ronald Reagan e George W. Bush.

6 aprile 2013

PUO' LA CIVILTA' SOPRAVVIVERE AL CAPITALISMO?

Il capitalismo oggi esistente è radicalmente incompatibile con la democrazia. Vi è il “capitalismo” e poi c’è il “capitalismo reale”.
Di Noam Chomsky
Il termine “capitalismo” è comunemente usato riferendosi al sistema economico degli USA, che prevede considerevoli interventi dello Stato, i quali vanno dai sussidi per l’innovazione creativa alla politica assicurativa “too-big-to-fail” (troppo-grandi-per-fallire, ndr) del governo per le banche. Il sistema è altamente monopolizzato e ciò limita ulteriormente la dipendenza dal mercato, in modo crescente: negli ultimi 20 anni la quota dei profitti delle 200 imprese più importanti è aumentata enormemente, riporta l’accademico Robert W. McChesney nel suo nuovo libro Digital disconnect. In questo momento “capitalismo” è un termine comunemente usato per descrivere sistemi nei quali non ci sono capitalisti; per esempio il conglomerato-cooperativa Mondragón nella regione basca in Spagna, o le imprese-cooperative che si espandono nel nord dell’Ohio, spesso con il sostegno conservatore – entrambe esaminate in un’importante ricerca dell’accademico Gar Alperovitz.
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14 settembre 2010

Le 10 Strategie della Manipolazione Mediatica

Viene qui proposto uno schema che si rifà al linguista Noam Chomsky, dalle cui riflessioni si estrapola un decalogo, una lista delle “10 Strategie della Manipolazione” attraverso i mass media.

1-La strategia della distrazione
L’elemento primordiale del controllo sociale  è la strategia della distrazione che consiste nel deviare l’attenzione del pubblico dai problemi importanti e dei cambiamenti decisi dalle élites politiche ed economiche, attraverso la tecnica del diluvio o inondazioni di continue distrazioni e di informazioni insignificanti.
La strategia della distrazione è anche indispensabile per impedire al pubblico d’interessarsi alle conoscenze essenziali, nell’area della scienza, l’economia, la psicologia, la neurobiologia e la cibernetica. “Mantenere l’Attenzione del pubblico deviata dai veri problemi sociali, imprigionata da temi senza vera importanza. Mantenere il pubblico occupato, occupato, occupato, senza nessun tempo per pensare, di ritorno alla fattoria come gli altri animali (citato nel testo Armi silenziose per guerre tranquille).

8 settembre 2010

La Cina e il Nuovo Ordine Mondiale (1° - Parte)

Tra tutte le presunte minacce alla superpotenza regnante, un rivale sta emergendo in silenzio e con forza: la Cina. E gli USA stanno analizzando da vicino le intenzioni di questo paese. (Immagine di Patrick Thomas)
Di Noam Chomsky

Il 13 agosto, uno studio del Pentagono esprimeva la preoccupazione che la Cina stesse espandendo le sue forze militari in modo da “poter neutralizzare la capacità delle navi di guerra statunitensi  di operare in acque internazionali”, dice Tom Shanker nel New York Times.
Washington ha lanciato l'allarme che “la mancanza di trasparenza della Cina sulla crescita, le capacità e le intenzioni dei loro militari crea instabilità ad una regione vitale del globo”.
Gli USA, al contrario, sono abbastanza trasparenti sulle loro intenzioni di operare liberamente in lungo ed in largo della “regione vitale del globo” che circonda la Cina (e ovunque).

7 luglio 2010

NUVOLE DI TEMPESTA SULL'IRAN

di Noam Chomsky

La grave minaccia all’Iran è la più seria crisi politica estera che l’amministrazione Obama affronta. Il Congresso ha indurito le sanzioni contro questo paese, castigando più severamente le aziende estere che realizzano affari lì. L’Amministrazione ha esteso la capacità offensiva degli USA nell’isola africana Diego Garcia, reclamata dal Regno Unito, che aveva espulso la popolazione in modo che gli USA potessero costruire una grande base per attaccare Medio Oriente e l’Asia Centrale.
La Marina statunitense ha informato dell’invio di un equipaggio all’isola per appoggiare i sottomarini dotati di missili Tomahawk, che possono trasportare testate nucleari. Secondo la relazione da parte della Marina che il Sunday Herald ha ottenuto, da Glasgow, l’equipaggio militare include 387 distruttori di bunker per far esplodere strutture sotterranee rinforzate. “Stanno attivando l’ingranaggio per distruggere l’Iran”

12 giugno 2010

NOAM CHOMSKY: «LA VERITA' E IL POTERE»

 
di David Tresilian
Al Ahram Weekly

Chomsky è stato a Parigi, a fine maggio, invitato da Le Monde Diplomatique e il College de France.
Ha persentato il suo nuovo libro: “Hopes and Prospects”, nel quale fa una raccolta dei suoi articoli sull' America Latina, USA, Medio Oriente e Israele.
Al Ahram Weekly è riuscito a parlare con Chomsky nonostante i tempi strettissimi del professionista in linguistica e filosofia. Quanto segue è un riassunto dell’intervista nella quale Chomsky ha dato la sua opinione sulla situazione attuale in Medio Oriente e sulla politica statunitense verso Israele, Palestina e la regione a livello globale. (Rissunto dell'introduzione, NdT)

Potrei chiederle una dichiarazione sull’attacco di Israele di questa settimana alla Freedom Flotilla mentre si trovava in acque internazionali verso Gaza?

Sequestrare navi in acque internazionali e uccidere passeggeri è, senza dubbio, un crimine molto grave. Gli editori del Guardian di Londra hanno ragione quando dicono: “Se un gruppo armato di pirati somali avesse preso ieri sei navi in alto mare, uccidendo almeno 10 passeggeri e ferendone molti altri, una forza della NATO già oggi si dirigerebbe verso le coste somale”.

17 maggio 2010

Israele Nega l'accesso in Cisgiordania a Noam Chomsky

Israele ha impedito oggi (16/05/2010, Ndt)) l'accesso al territorio della Cisgiordania al professor Noam Chomsky, che aveva programmato una conferenza per domani presso l' Università di Bir Zeit a Ramallah, ha riferito l'edizione online del quotidiano "Haaretz".
Il famoso linguista e filosofo, conosciuto per le sue posizioni anarchiche, critico con Stati Uniti e Israele, aveva l'intenzione di attraversare oggi la frontiera di Allenby, tra la Giordania e il territorio palestinese della Cisjordania, controllato dalle autorità portuali israeliane e non hanno autorizzato l'accesso.

17 marzo 2010

NOAM CHOMSKY: «La base di Guantanamo è usata per creare altri terroristi»


Intervista all’intellettuale e dissidente statunitense Noam Chomsky

Il New York Times ha catalogato Chomsky come forse “l’intellettuale in vita più importante di oggi”. Ma le sue opinioni sono raramente ascoltate sui mass media. La trasmissione Democracy Now!  di questo lunedì ha ospitato il linguista e dissidente di fama internazionale, Noam Chomsky. In una lunga conversazione pubblica a Harvard Memorial Church a Cambridge, Chomsky parla della politica estera e la politica sulla sicurezza nazionale del presidente Obama, degli insegnamenti che il Vietnam ha lasciato, e del sul suo stesso attivismo.
“Non si può essere coinvolti a metà in questo tipo di cose”, afferma Chomsky. “O si fa in modo serio e ci s' impegna seriamente, o vai ad una manifestazione e torni a casa e te ne dimentichi, ritorni al tuo lavoro e non succede nulla. Succedono cose solo quando c’è un lavoro veramente dedicato e diligente”.

11 marzo 2010

I NON ELETTI "ARCHITETTI DELLA POLITICA"


di Noam Chomsky

Il movimento del potere nel mondo, reale o potenziale, è un animato argomento tra gli analisti politici e gli osservatori. Una domanda è se la Cina farà parte (o quando) con gli Stati Uniti come protagonista dominante a livello mondiale, forse insieme con l'India.
Questo cambio potrebbe causare che il sistema globale torni ad essere qualcosa di simile a prima delle conquiste europee. La crescita economica in Cina e in India è stata rapida, grazie al rifiuto delle politiche occidentali di deregolamentazione finanziaria sono sopravvissute alla recessione meglio di molti altri. Tuttavia, sorgono interrogativi.

3 febbraio 2010

NOAM CHOMSKY: "LA PARTECIPAZIONE DIRETTA NELLA CREATIVITA'"


Intervista a Noam Chomsky

“I settori del potere non vorranno che la dissidenza cresca per lo stesso motivo per cui le aziende non metteranno i loro annunci su giornali come La Jornada”.

Creare qualcosa di nuovo in mezzo a tanto rumore. Questo è quanto ci proponiamo in Amauta: immaginare che un giornale che dia lo spazio per discutere seriamente sulla sofferenza, le oppressioni, i dubbi e speranze di chiunque voglia partecipare. Siamo costantemente bombardati di informazioni, ma non ci sentiamo bene informati, e teoricamente, la conoscenza porta potere, ma non ci siamo mai sentiti così impotenti. Queste frustrazioni che sentiamo sono reali. Ma da dove vengono e perché non possiamo affrontarle adeguatamente?

23 dicembre 2009

L'EREDITA' DEL 1989 NEI DUE EMISFERI


di Noam Chomsky
In These Times
A novembre c’è stato l’anniversario di due grandi avvenimenti del 1989: “il più importante anno nella storia mondiale dal 1945”, come lo storico britannico Timothy Garton Ash lo ha descritto.


Quell' anno “tutto cambiò”, scrive Garton Ash. Le riforme in Russia di Mikhail Gorbaciov e la sua “ impressionante rinuncia all’uso della violenza”, hanno condotto alla caduta del muro di Berlino il 9 novembre e alla liberazione dell’Europa dell’Est della tirannia russa.


Gli elogi sono meritati, i successi memorabili. Ma le prospettive alternative possono essere rivelatrici.


Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha dato tale prospettiva- non intenzionalmente-
quando ci ha esortato tutti ad “usare l’inestimabile dono della libertà per finire coi muri dei nostri tempi”.

Un modo per seguire i suoi buoni consigli
sarebbe quello di smantellare l’enorme muro di Berlino, che ridimensionato in scala e lunghezza di Berlino, adesso serpeggia in territorio palestinese violando la legge internazionale.

15 ottobre 2009

GUERRA, DROGA E POLITICA: ELEMENTI DEL MONDO BIPOLARE (2° Parte)


Studenti messicani alla conferenza del prof. Chomsky


di Noam Chomsky (Conferenza in Messico)


Sofisticazione tecnologica nel terzo mondo
Il bisogno di un nuovo pretesto ha guidato anche la reazione ufficiale di Washington di fronte al collasso della superpotenza nemica. Il governo di Bush padre aveva tracciato, dopo pochi mesi, il nuovo corso: riassumendo, tutto si sarebbe mantenuto abbastanza uguale, ma ci sarebbero stati nuovi pretesti. Avevano ancora bisogno di un enorme sistema militare, ma adesso c’era una nuova giustificazione: la sofisticazione tecnologica delle potenze del terzo mondo. Dobbiamo mantenere la base industriale della difesa, eufemismo per descrivere l’industria dell’alta tecnologia sostenuta dallo Stato. Dobbiamo mantenere le forze d' intervento dirette verso le regioni ricche in risorse energetiche del Medio Oriente, dove non addebiteremo al Cremlino le minacce significative ai nostri interessi, a differenza degli anni di inganno in cui ciò accadeva.

Tutto questo avvenuto prima è passato sotto silenzio, era stato appena notato. Ma per chi ha la volontà di capire il mondo, è molto indicativo. Come pretesto per un intervento, è stato utile invocare una guerra contro le droghe, ma come scusa è molto estrema. Ben presto l' èlite si è dedicata a compiere la sua missione. Hanno dichiarato una rivoluzione normativa che ha dato agli Stati Uniti il diritto ad intervenire per motivi umanitari scelto per definizione, come più nobile dei motivi.

Per dirla in maniera sottile, neanche le vittime tradizionali sono mutate. Le conferenze ad alto livello nel Sud del mondo hanno aspramente condannato il cosiddetto “diritto ad un intervento umanitario. Era necessario un ulteriore affinamento, quindi è stato disegnato con il concetto di "responsabilità di proteggere". Chi presta attenzione alla storia non si sorprenderà di scoprire che le potenze occidentali esercitano la loro responsabilità di proteggere in modo molto selettivo, aderendo ai tre aforismi descritti. I fatti sono inquietanti per quanto sono ovvi, e richiedono una agilità considerevole da parte delle classi intellettuali: un’altra storia rivelatrice che lascio da parte.

Conforme il momento unipolare si è illuminata, un ‘altra questione che ha messo di fronte al destino della NATO. La giustificazione tradizionale per tale organizzazione era la difesa contro le aggressioni sovietiche. Essendo sparita l’Unione Sovietica è evaporato il pretesto. Le anime ingenue, che hanno fede nelle dottrine del momento, avranno sperato che la NATO sarebbe anche sparita; ma contrariamente, si è espanse con rapidità. I dettagli rivelano molto sulla guerra fredda e su quello che ne è seguito. Ad un livello più generico rivelano come si formano e si effettuano le politiche degli stati. Man mano che l’Unione Sovietica è collassata, Mijail Gorbaciov ha fatto una concessione sorprendente: ha permesso che una Germania unificata si unisse ad una alleanza militare ostile capeggiata dalla superpotenza mondiale, nonostante che la Germania avesse quasi distrutto da sola la Russia in due occasioni durante il XX secolo. Ma fu un quid pro quo, un questo per quello, uno scambio. Il governo di Bush aveva promesso a Gorbaciov che la NATO non si sarebbe estesa fino alla Germania Occidentale e che sicuramente non sarebbe arrivata più ad Est.

Aveva anche assicurato al capo sovietico che l’organizzazione si sarebbe trasformata in un ente politico in più. Gorbaciov aveva anche proposto una zona libera da armi nucleari dal mar Artico al Mar Nero, un passo verso una zona di pace che eliminasse qualsiasi minaccia all’Europa occidentale o orientale. Questa proposta è stata ignorata, senza alcuna considerazione. Poco dopo è arrivato Bill Clinton. Molto presto gli impegni presi con Washington svanirono. Non c’è bisogno di soffermarsi sulla promessa che la NATO si sarebbe diventata un ente politico. Clinton espanse l’organizzazione verso l’est, e Bush è andato oltre. Apparentemente Barack Obama intende continuare con l’espansione.

Un giorno prima del primo viaggio di Obama in Russia, il suo assistente speciale in Sicurezza Nazionale ed in Affari Euroasiatici aveva informato la stampa: Non andiamo a rassicurare i russi, nè avremo nulla da scambiare riguardo l’espansione della Nato o la difesa missilistica. Si riferiva ai programmi di difesa con missili statunitensi nell’Europa Orientale e alla possibilità di trasformare in membri della NATO a due vicini della Russia, l’Ucraina e la Georgia. Entrambi i passaggi erano visti dagli analisti internazionali come una serie minacce alla sicurezza della Russia, allo stesso modo, potevano infiammare le tensioni internazionali.

Adesso, la giurisdizione della NATO è ancora più ampia. L’assessore alla Sicurezza Nazionale di Obama, il comandante della Marina James Jones richiama all' organizzazione di espansione verso sud e anche ad est, in modo da rafforzare il controllo statunitense su queste riserve energetiche del Medio Oriente. Il generale Jones spera anche in una risposta di forza da parte della NATO che dia all' alleanza militare capeggiata dagli Stati Uniti maggior capacità e flessibilità per effettuare azioni in modo veloce e su lunghe distanze, obiettivo che adesso Washington si impegna di ottenere in Afghanistan.

Il segretario generale della NATO, Jaap De Hoop Scheffer, ha informato alla conferenza dell’organizzazione che l’esercito dell' alleanza deve custodire i condotti di greggio e di gas che vanno direttamente in Occidente e, in modo più generico, di proteggere le rotte utilizzate dalle petroliere ed altre infrastrutture cruciali del sistema energetico. Questa decisione esprime in modo più esplicito le politiche post-guerra fredda: rimodellare la NATO per farla diventare una forza d’intervento internazionale guidata dagli Stati Uniti, il cui interesse in particolare è il controllo delle fonti energetiche.

Teoricamente, il compito include la protezione in un condotto di 7 mila e 600 milioni di dollari che avrebbe condotto gas naturale dal Turkmenistan fino al Pakistan e l’India, passando dalla provincia di Kandahar, in Afghanistan, dove è insediato l’esercito canadese. Lo scopo è quello di bloccare la possibilità che un condotto alternativo dia al Pakistan e all’India gas proveniente dall’Iran e sminuire il dominio russo sulle esportazioni energetiche dell’Asia centrale, secondo informazioni della stampa canadese, disegnanando con realismo alcuni dei contorni del nuovo gran gioco nel quale la forza di intervento internazionale guidata dagli Stati Uniti sarà il giocatore principale.

Dai primi giorni dopo la guerra fredda, si capiva che l’Europa occidentale poteva scegliere per un percorso indipendente, forse con una visione gollista dell’Europa, dall’Atlantico fino agli Urali. In questo caso il problema non è un virus che possa essere contagioso, ma una pandemia che potrebbe smantellare tutto il sistema del controllo globale. Si suppone che, almeno in parte, la NATO cerchi di contrastare questa seria minaccia. L’espansione attuale dell' alleanza, e gli obiettivi ambiziosi della nuova organizzazione , danno un nuovo impulso a questi scopi.

Gli avvenimenti continuano ad attraversare il momento unipolare, aderendo piuttosto ai principi che reggono gli affari internazionali. Più specificamente, le politiche si conformano in modo molto vicino alle dottrine dell’ordine mondiale formulate da pianificatori statunitensi di alto livello durante la Seconda Guerra Mondiale. Dal 1939, hanno riconosciuto che, qualunque fosse il risultato della guerra, gli Stati Uniti sarebbero diventati una potenza mondiale, mettendo da parte la Gran Bretagna.

Di conseguenza, hanno sviluppato dei piani perché gli Stati Uniti esercitassero il controllo su una parte consistente del pianeta. Questa grande area, come la chiamano, doveva comprendere almeno l’emisfero occidentale, l’antico impero britannico, il Lontano Oriente e le risorse energetiche dell’Asia occidentale. In questa grande area, gli Stati Uniti dovevano mantenere un potere indiscusso, una supremazia militare ed economica, avrebbero agito per garantire i limiti di qualsiasi tentativo di sovranità da parte degli stati che avrebbero potuto interferire nei loro disegni globali.

Inizialmente i pianificatori avevano pensato che la Germania avrebbe dominato in Europa, ma la Russia, cominciò a demolire la Wermacht (le forze armate naziste), la visione si è fatta sempre più estesa, hanno cercato di includere alla grande area, la maggior estensione possibile verso l’Eurasia, almeno l’Europa Occidentale, il cuore economico dell' Eurasia.

Furono sviluppati piani dettagliati e razionali per l’organizzazione globale, e ad ogni regione fu assegnata la sua funzione. Ad Sud in linea generale fu dato un ruolo di servizio: fornire risorse, mano d’opera economica, mercati, opportunità d’investimenti e più tardi altri servizi, tali come ricevere l’esportazione di rifiuti e inquinanti. In quell’epoca, gli Stati Uniti non erano interessati all’Africa, quindi la consegnarono all’Europa perché sfruttasse la sua ricostruzione dopo la distruzione della guerra. Ci si potrebbe immaginare diversi rapporti tra l’Africa e l’Europa alla luce della storia, ma non sono stati presi in considerazione.

Al contrario, si è riconosciuto che le riserve di petrolio del Medio Oriente erano una stupenda fonte di potere strategico e uno dei premi materiali più grande nella storia del mondo: la più importante delle aree strategiche del mondo, per dirlo con le parole di Eisenhower. E i pianificatori si rendevano conto che il controllo del greggio nel Medio Oriente avrebbe dato agli Stati Uniti il controllo sostanziale del mondo.

Chi considera come significativa la continuità nella storia forse si ricorderà che i pianificatori di Truman facevano eco alle dottrine dei democratici jacksoniani al momento dell’annessione del Texas e della conquista del Nuovo Messico, un secolo prima. Tali predecessori avevano anticipato che le conquiste avrebbero dato agli Stati Uniti un monopolio virtuale del cotone, il combustibile della prima rivoluzione industriale: Questo monopolio, adesso assicurato, mette tutte le nazioni ai nostri piedi, aveva dichiarato il presidente Tyler. In questo modo, gli Stati Uniti potevano sfuggire alla disanima britannica, il più grande problema all’epoca, e guadagnare un’ influenza internazionale senza precedenti.

Simili concetti hanno guidato Washington nella sua politica petrolifera. In base a questa, spiegava il Consiglio di Sicurezza Nazionale di Eisenhower- gli USA dovevano sostenere regimi rudi e brutali e bloccare la democrazia e lo sviluppo, anche se questo avrebbe causato una campagna di odio contro di noi, come osservò il presidente Eisenhower 50 anni prima che George W. Bush domandasse in tono sorpreso perché ci odiano e abbia concluso che doveva essere perché odiavano la nostra libertà.

Rispetto all’America Latina, i pianificatori precedenti alla Seconda Guerra Mondiale avevano concluso che la prima minaccia verso gli interessi statunitensi era rappresentata dai regimi radicali e nazionalisti che si appellavano alle masse della popolazione e cercavano di soddisfare la richiesta popolare di miglioramento immediato dei bassi standard di vita delle masse e lo sviluppo a favore delle necessità interne del paese. Queste tendenze entrano in conflitto con la richiesta di un clima economico e politico che favorisca l’investimento privato, con l’adeguata divisione dei guadagni e la protezione delle materie prime. Gran parte della storia è conseguenza di questi concetti che nessuno questiona.

TLC: cura raccomandata.

Nel caso particolare del Messico, il laboratorio di sviluppo di strategie per l’America Latina, celebrato nel Pentagono nel 1990, trovò che le relazioni tra gli Stati Uniti e il Messico erano straordinariamente positive, e che non le perturbavano nè il furto delle elezioni, nè la violenza di Stato, nè la tortura o lo scandaloso trattamento dei lavoratori e contadini, nè altri dettagli minori. I partecipanti al laboratorio hanno si visto una nube all’orizzonte: la minaccia di “una apertura alla democrazia, nel Messico”, che, temevano, poteva mettere in carica un governo più interessato a sfidare gli Stati Uniti per ragioni economiche e nazionaliste.

La cura raccomandata è stato un Trattato Stati Uniti-Messico che racchiudesse il vicino al suo interno e proponendogli le riforme neoliberali degli anni 80, che legassero le mani agli attuali e futuri governi messicani in materia di politiche economiche.

Riassumendo, il NAFTA, imposto puntualmente dal Potere Esecutivo in opposizione alla volontà popolare.

E nel momento in cui il NAFTA entrava in vigore, nel 1994, il presidente Clinton istituiva anche l’Operazione Guardiano, che militarizzò la frontiera messicana. Lui la spiegò in questo modo: non consegneremo le nostre frontiere a chi desidera sfruttare la nostra storia di compassione e giustizia. Non menzionò nulla sulla compassione e la giustizia che avevano inspirato l’imposizione di simili frontiere, nè spiegò come il gran sacerdote della globalizzazione neoliberale intendeva l’osservazione di Adam Smith che la libera circolazione della mano d’opera è la pietra fondamentale del libero commercio.

La scelta del tempo per attuare l’Operazione Guardiano non fu per nulla casuale. Gli analisti razionali avevano previsto che aprire il Messico ad una invasione di esportazioni agroalimentari altamente sussidiate, tardi o presto, avrebbero fatto sparire l’agricoltura messicana, e che le aziende messicane non avrebbero sopportato la competizione con le enormi corporazioni sostenute dallo Stato che, conforme al Trattato, dovevano operare liberamente in Messico. Una conseguenza probabile sarebbe stata la fuga di molte persone negli Stati Uniti insieme a chi fuggiva dai paesi del Centroamerica, colpiti dal terrorismo di Reagan. La militarizzazione della frontiera fu un rimedio naturale.

Gli atteggiamenti della popolazione nei confronti di coloro che fuggono dai loro paesi, conosciuti come stranieri illegali, sono complessi. Prestano servizi valorosi nella loro qualità di mano d’opera ultra economica e facilmente sfruttabile. Negli Stati Uniti gli agroalimentari, la costruzione e altre industrie si appoggiano sostanzialmente su di loro, e loro contribuiscono alla ricchezza delle comunità nelle quali risiedono. Dall’altra parte, suscitano sentimenti tradizionali anti-immigrati, caratteristica persistente e strana in questa società di migranti che si trascina una storia di comportamenti vergognosi verso di loro.

Poche settimane fa, i fratelli Kennedy furono considerati come eroi statunitensi. Ma a fine del XIX secolo, i cartelli “nè cani, nè irlandesi” non avevano permesso loro di entrare nei ristoranti di Boston. Oggi gli imprenditori asiatici sono una folgorante innovazione nel settore della alta tecnologia. Un secolo fa, azioni razziste di esclusione impedivano l’accesso di asiatici, perché venivano considerati come una minaccia alla purezza delle società statunitense.

Qualunque sia la storia e la realtà economica, gli immigranti sono stati sempre percepiti dai poveri e dai lavoratori come una minaccia per il loro lavoro, il loro modo di vita e la loro sussistenza. E‘ importante notare che la gente che oggi protesta con furia è quella che ha ricevuto reali rimostranze. E’ vittima dei programmi di controllo finanziario dell’economia e della globalizzazione neoliberale, disegnati per trasferire la produzione verso l'esterno e far competere i lavoratori, gli uni contro gli altri, su scala mondiale, diminuendo stipendi e le prestazioni, mentre si proteggono dalle forze di mercato gli studi professionali.

Gli effetti sono stati gravi poichè dagli anni di Reagan, e frequentemente si manifestano in modi brutti e estremi, come mostrano le prime pagine dei giornali in questi giorni. I due partiti politici competono per vedere quali dei due può proclamare in modo più appassionato la sua dedizione alla sadica dottrina che la salute deve essere negata agli stranieri illegali. La loro posizione è coerente con il principio, stabilito dalla Corte Suprema, che, in conformità alle leggi, quelle creature non sono persone, e quindi non sono soggetti ai diritti concessi alle persone.

In questo stesso momento la Corte Suprema prende in considerazione la questione di sapere se le corporazioni devono poter comprare le elezioni apertamente incece di farlo in modo indiretto: affare costituzionale complesso, perché le corti hanno determinato che, a differenza degli immigrati senza documenti, le corporazioni sono persone reali, secondo alla legge, e così, di fatto, hanno diritti che superano quelli delle persone in carne ed ossa, inclusi i diritti consacrati dai così mal nominati accordi del libero commercio. Queste coincidenze rivelatrici non mi suscitano alcun commento. La legge è in verità un affare solenne e maestoso.

Lo spettro di pianificazioni è stretto, ma permette qualche variazione. Il governo di Bush II è andato così lontano, che è arrivato all’estremo del militarismo aggressivo ed ha esercitato un disprezzo arrogante, anche verso i suoi alleati. E' stato condannato duramente per queste pratiche, anche nelle principali correnti d’opinione. Il secondo periodo di Bush fu più moderato. Alcune delle sue figure più estremiste furono espulse: Rumsfeld, Wolfowitz, Douglas Feith e altri. A Cheney non lo hanno potuto togliere perché lui era l’amministrazione.

Le politiche cominciarono ad essere più nella norma. All’arrivo di Obama all’incarico, Condoleeza Rice prediceva che avrebbe continuato con le politiche del secondo periodo di Bush, e questo è in gran misura quanto è successo, aldilà dello stile retorico diverso, che sembra aver incantato gran parte del mondo...forse per il resto rappresenta il fatto che se ne sia andato Bush.

Nel momento più critico della crisi dei missili cubani, un assessore di alto livello del governo di Kennedy aveva espresso qualcosa che oggi è una differenza basilare tra George Bush e Barack Obama. I pianificatori di Kennedy prendevano le decisioni che letteralmente minacciavano la Gran Bretagna con l’annichilimento, ma senza informare i britannici.

In questo punto l’assessore aveva definito la relazione speciale con il Regno Unito. “La Gran Bretagna - aveva detto- è il nostro tenente”, la parola che oggi andrebbe di moda sarebbe socio. La Gran Bretagna, ovviamente, preferisce il termine in voga. Bush ed i suoi si rivolgevano al mondo trattando tutti come nostri tenenti. Così, nel dichiarare l’invasione dell’Iraq, avevano informato le Nazioni Unite che potevano ubbidire gli ordini statunitensi o diventare irrilevanti. E’ naturale che un' arroganza così sfacciata susciti ostilità.

Obama adotta un corso di azione diverso. Affabilmente saluta i leader ed i popoli del mondo come soci e unicamente in privato continua a trattarli come tenenti, come subordinati. I leader esteri preferiscono di gran lunga questa posizione, ed il pubblico in alcune occasioni rimane ipnotizzato da essa. Ma è saggio prestare attenzione ai fatti e non alla retorica o alle condotte gradevoli. Perché è pacifico che i fatti raccontano una storia differente. Anche in questo caso.

Tecnologia della distruzione

L’attuale sistema mondiale permane unipolare in una sola dimensione: l’ambito delle forze. Gli Stati Uniti spendono quasi quanto il resto del mondo messo insieme in forza militare, ed è molto più avanzato nella tecnologia della distruzione. E’ l'unico a possedere centinaia di basi militari in tutto il mondo, e ad occupare due paesi situati in regioni cruciali, produttrici di energia.

In queste regioni sta stabilendo, inoltre, enormi mega ambasciate; ognuna di esse è in realtà una città dentro un’alta: chiara indicazione delle intenzioni future. A Bagdad si calcola che i costi della mega ambasciata salga da 500 milioni di dollari in quest’anno a 800 milioni nei prossimi anni. Non si conoscono i costi delle sue controparti in Pakistan e Afghanistan, come non si conosce neanche il destino delle enormi basi militari che gli Stati Uniti hanno installato in Iraq.

Il sistema globale delle basi militari si comincia ad estendere, adesso, in America Latina. Gli Stati Uniti sono stati espulsi dalle loro basi in SudAmerica; il caso più recente è la base di Manta, nell’Ecuador, ma recentemente è riuscito ad avere accordi per utilizzare sette nuove basi militari in Colombia, e si suppone che intenda mantenere la base di Palmerola, in Honduras, che ha svolto un ruolo centrale nelle guerre terroristiche di Reagan. La quarta flotta statunitense, disarmata negli anni 50 durante il XX secolo, è stata riattivata nel 2008, poco dopo l’invasione colombiana nell’Ecuador.

La sua responsabilità comprende i Caraibi, il Centro ed il Sud America, e le acque circostanti. La Marina include, tra le sue tante operazioni, azioni contro il traffico illecito, manovre simulate di cooperazione in tema sicurezza, interazioni esercito- esercito, e formazione bilaterale e multilaterale. E’ comprensibile che la riattivazione della flotta provochi le proteste e la preoccupazione dei governi come il Brasile, Venezuela ed altri.

La preoccupazione dei sudamericani è aumentata a causa di un documento dell’aprile 2009, creato dal comando di mobilità aerea statunitense (US Air Mobility Command) che propone che la base di Palanquero, Colombia, possa trasformarsi nel sito di sicurezza cooperativa dal quale possono realizzarsi operazioni di mobilità. Il dossier annota che, da Palanquero, quasi mezzo continente può essere coperto con un C-17 (un aerotrasporto militare) senza fare rifornimento. Questo potrebbe far parte di una strategia globale in cammino, che aiuti ad ottenere una strategia regionale di combattimento e con la mobilità dei tragitti verso l’Africa. Per adesso, la strategia di collocare la base a Palanquero deve essere sufficiente per fissare il punto dal quale si può avere mobilità aerea nel continente sudamericano, conclude il documento, ma continua esplorando possibilità per estendere il sistema in Africa con basi aggiuntive, tutto come parte di un sistema globale di sorveglianza, controllo ed intervento.

Questi piani fanno parte di una politica più generale di militarizzazione dell' l’America Latina. L’addestramento di ufficiali latinoamericani è aumentato repentinamente negli ultimi 10 anni, molto oltre i livelli raggiunti durante la guerra fredda.

La polizia è addestrata in tattiche di fanteria leggera. La sua missione è quella di combattere bande di giovani e il populismo radicale, termine quest’ultimo che ha da intendersi molto bene in America Latina.

Il pretesto è la guerra contro le droghe, ma è difficile prendere questo sul serio, anche se accettassimo la straordinaria teoria che gli Stati Uniti hanno il diritto di guidare una guerra in terre straniere. Le ragioni sono ben note, e furono espresse dagli ex Presidenti, Cardoso, Zedillo e Gaviria. Il loro dossier include che la guerra al narcotraffico è stato un totale fallimento e chiede un cambio drastico di politica, che si allontani dalle misure di forza negli ambiti interni e esterni e cerchi misure meno costose e più efficaci. Gli studi portati avanti dal governo statunitense, e altre investigazioni, hanno mostrato che le forme più efficaci e meno costose di controllare l’uso di droghe è la prevenzione, il trattamento e l’educazione. Hanno anche mostrato che i metodi più costosi e meno efficaci sono le operazioni al di fuori del proprio paese, tali come fumigazioni e la persecuzione violenta.

Il fatto che siano privilegiati costantemente i metodi meno efficaci e più costosi al posto di quelli migliori è sufficiente per mostrarci che gli obiettivi della guerra contro le droghe non sono quelli che vengono enunciati. Per determinare gli obiettivi reali, possiamo adottare il principio giuridico che le conseguenze prevedibili costituiscono le prove dell’intenzione. E le conseguenze non sono oscure: alla base di uno dei programmi anti-insurrezione all’estero e una forma di pulizia sociale all’interno, inviando enormi numeri di persone superflue, quasi tutti uomini di colore, nei carceri, fenomeni che hanno portato ad avere il tasso di detenuti più alto del mondo, e di molto, da quando, 30 anni fa, furono iniziati i programmi.

Anche se il mondo è unipolare nella dimensione militare non è sempre stato così nella dimensione economica. All’inizio degli anni 70, il mondo era diventato economicamente tripolare, con centri comparabili Nord America, Europa e il nord est asiatico. Adesso che l’economia globale è diventata ancora più diversa, particolarmente dopo la crescita veloce delle economie asiatiche che hanno sfidato le regole del neoliberale Consenso di Washington.

Anche l’America Latina comincia a liberarsi da sola da questo gioco. Gli sforzi statunitensi di militarizzarla sono una risposta a questi processi, particolarmente in Sud America, il quale, per la prima volta dalla conquista europea comincia ad affrontare i problemi fondamentali che hanno afflitto il continente. Ecco l’inizio dei movimenti verso l’integrazione di paesi che tradizionalmente si orientavano verso l’Occidente, non uno verso l’altro, e anche un impulso per diversificare le relazioni economiche e altre relazioni internazionali.

Sono anche, infine, alcuni seri sforzi per affrontare la patologia latinoamericana che sono i ridotti settori “ricchi” quelli che governano in mezzo ad un mare di miseria, lasciando i ricchi liberi da responsabilità, tranne quella di arricchire se stessi. Quest’ultimo è molto diverso rispetto all’Asia orientale, come si può misurare osservando la fuga di capitali. Nell’Asia orientale tali fughe sono state controllate con rigidità. In Corea del Sud, per esempio,durante il periodo della sua veloce crescita, l’esportazione di capitali poteva comportare la pena di morte.

Questi processi in America Latina, a volte guidati da impressionanti movimenti popolari di massa, sono molto significativi. Non è sorprendente che provochino amare reazioni tra le èlites tradizionali, sostenute dalla superpotenza emisferica. Le barriere sono formidabili, ma, se riescono a risalire, i risultati cambieranno significativamente il corso della storia latinoamericana, e l’impatto oltre se stessa non sarà piccolo.

Fonte:
http://www.voltairenet.org/article162390.html

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

Si consiglia la lettura della 1° parte:
GUERRA, DROGA E POLITICA: ELEMENTI DEL MONDO BIPOLARE (1° Parte)


12 ottobre 2009

GUERRA, DROGA E POLITICA: ELEMENTI DEL MONDO BIPOLARE (1° Parte)


di Noam Chomsky
(Conferenza in Messico)


L’umanità ha progredito molto a livello tecnologico, scientifico e industriale, ma questa rivoluzione materiale sorprendentemente differisce molto dall’altra evoluzione, quella che alimenta l’ideale dello spirito umano: pace, giustizia, benessere…. Oggi più che mai viviamo in un mondo darwiniano, dove impera la legge del più forte, una giungla, dove gli interessi dei potenti vengono prima del bene e della salute di tutti, questo senza dire di voler salvare il pianeta e la sua sfida ecologica. Chomsky chiacchiera su questi aspetti….

Quale lezione ci hanno lasciato due decenni di una realtà del mondo unipolare?

Noam Chomsky lunedì scorso ha parlato ampiamente su questa questione ed ha lasciato nelle orecchie dell’auditorio delle idee sorprendenti, durante una conferenza magistrale nella Sala Nezahualcoyotl trasmessa in diretta da TV Unam e 12 canali pubblici e universitari che si sono incrociati per inviare il segnale all' AguasCalientes, Hidalgo, Michoacàn, Morelos, Puebla , Quintana Roo, San Luis Potosì, Tlaxcala, Yucatàn, Durango e Nuevo Leon, oltre che da “la Jornada” online.

Idee sorprendenti come quella di B. Obama, presidente degli USA, descritto come una merce con un merchandising di successo, a tal punto che l’anno scorso si è meritato il primo posto delle campagne promozionali da parte dell’industria della pubblicità. Più famoso che i computers Apple. Vendibile come un dentifricio o una medicina.

O l’idea che l’invasione statunitense a Panama, nel 1989, oggi solo una nota a piè di pagina per molti, è stata in realtà il segnale che Washington cominciava, attraverso la finzione della guerra contro le droghe, un nuovo periodo di dominio, quando erano passate appena poche settimane dalla caduta del muro di Berlino.

Bene, come dato puntuale, stupefacente: la preoccupazione manifestata nel 1990, in un laboratprio di sviluppo di strategie per l’America Latina nel Pentagono, che una nuova apertura democratica in Messico poteva osare di sfidare gli Stati Uniti. La soluzione proposta è stata quella di imporre al nostro paese un Trattato che lo legasse con delle riforme neoliberali. La proposta fu materializzata con il Trattato del Libero Commercio (TLC) che è entrato in vigore nel 1994.

Così, la rassegna di Chomsky degli ultimi due decenni è arrivata al momento attuale, al processo di ri-militarizzazione dell’America Latina con sette nuove basi in Colombia e la riattivazione della Quarta Flotta della sua armata.

Tutto, per finire nella visione di un continente, il nostro, che nonostante tutto comincia a liberarsi da solo da questo gioco, con governi che sfidano le direttive di Washington, ma soprattutto con movimenti popolari di massa molto significativi.

Coerentemente con l’importanza che Chomsky dà ai processi sociali e al suo continuo richiamo di rendere visibile i suoi protagonisti, concludendo la sua conferenza magistrale in un’ intervista con TV Unam, l’accademico aveva ancora forze per incontrarsi brevemente con Trinidad Ramirez, dirigente del Fronte dei Popoli in Difesa della Terra, di San Salvador Atenco, moglie del prigioniero politico Ignacio della Valle, che ha ringraziato Chomsky per essere firmatario della seconda campagna per la libertà di 11 prigionieri.

Qui di seguito si riproducono le parole di Noam Chomsky nella sala Nezahualcoyoti.

Quando si parla di questioni internazionali, è utile tener presente vari principi generali e di considerevole importanza. Il primo è la massima ( aforismo) di Tucidide “I forti fanno quello che vogliono, ed i deboli soffrono come è necessario”. Questo ha un importante corollario: ogni Stato potente si basa su esperti in apologetica, il cui compito è quello di mostrare che ciò che fanno i forti è nobile e giusto e quello che soffrono i poveri è colpa loro. Nell’Occidente contemporaneo questi esperti vengono chiamati intellettuali e, con eccezioni marginali, compiono il compito a loro assegnato con abilità e sentimenti di superiorità morale, nonostante i loro commenti siano assurdi. La loro pratica risale alle origini della storia della quale abbiamo conoscenza.

Gli architetti principali

Un secondo punto, che non bisogna dimenticare, è stato espresso da Adam Smith. Lui parlava dell’Inghilterra, la potenza più grande del suo tempo, ma le sue osservazioni possono essere generalizzate. Smith osservava che i principali architetti delle politiche pubbliche in Inghilterra erano i commercianti ed i produttori, che si assicuravano che i loro interessi fossero ben serviti da tali politiche, per grave che potesse essere l’effetto su terzi, includendo il popolo dell’Inghilterra, e nonostante la severità che avessero verso chi soffriva l' ingiustizia selvaggia degli europei in altri luoghi.

Smith è stato uno dei pochi che si è allontanato dalla pratica normale di dipingere l’Inghilterra come una potenza angelica, unica nella storia del mondo, dedicata senza egoismo al benessere dei barbari. Un esempio rivelatore, in questi esatti termini, è un saggio classico di John Stuart Mill, uno dei più decenti ed intelligenti intellettuali occidentali, nel quale spiegava perché l’Inghilterra doveva compiere la sua conquista in India in vista dei più puri scopi umanitari. Lo ha scritto proprio nel momento in cui l’Inghilterra compì le più grandi atrocità in India, quando il vero scopo di questa politica era di permettere all’Inghilterra di appropriarsi del monopolio dell’oppio e di stabilire la più grande azienda del narcotraffico nella storia mondiale, e così costringere la Cina, con frecce di cannoni e veleni, ad accettare le merci di produzione britannica, che la Cina non voleva.

La preghiera di Mill è la norma culturale. L’aforismo di Smith è la norma storica.

Oggi i principali architetti delle politiche pubbliche non sono i commercianti o i produttori, ma le istituzioni finanziare e le corporazioni transnazionali.

Una raffinata versione attuale dell’aforismo di Smith è la teoria dell’inversione in politica, sviluppata dall’economista politico Thomas Ferguson, che considera che le elezioni sono l’occasione perché gruppi di investitori si uniscano con il fine di controllare lo Stato, cioè comprando le elezioni.

Come Ferguson dimostra, questa teoria è un meccanismo molto buono per predire le politiche pubbliche durante un lungo periodo.

Allora, per quello successo nel 2008 abbiamo dovuto anticipare che gli interessi delle industri finanziare avrebbero avuto priorità nel governo di Obama. Sono stati i suoi principali fornitori di fondi e si sono inclinati molto più per Obama che per Mc Cain. E così è risultato essere.

Il settimanale di affari Business Week si vanta adesso che il settore assicurativo ha vinto la battaglia per l'assistenza sanitaria, e che le istituzioni finanziare che hanno creato la crisi attuale ne escono incolumi e anzi rafforzate, dopo un enorme riscatto pubblico- che sistema lo scenario per la prossima crisi- , scrivono gli editori. E aggiungono che altre corporazioni hanno appreso preziose lezioni da questi successi campagne massicce per fermare l'approvazione di qualsiasi azione in materia di risparmio energetico (dal soft che sia), con la piena consapevolezza che frenare queste misure negherà ai loro nipoti qualsiasi possibilità di sopravvivenza decente. Certamente, non è che siano cattive persone, nè sono ignoranti. Succede che le decisioni sono imperativi istituzionali. Chi decide di non seguire le regole viene escluso, a volte in modo appariscente.

Le elezioni negli Stati Uniti sono dei montaggi spettacolari (stravaganze), conclusi dall' enorme industria delle relazioni pubbliche fiorita un secolo fa nei paesi più liberi del mondo, Inghilterra e Stati Uniti, dove le lotte popolari avevano guadagnato la libertà sufficiente perché il pubblico non fosse così facilmente controllato con la forza. Allora, gli architetti delle politiche pubbliche si sono resi conto che ci sarebbe stato bisogno di controllare gli atteggiamenti e le opinioni. Un elemento del compito era quello di monitorare le elezioni.

Gli Stati Uniti non sono una democrazia guidata come l’Iran, dove i candidati hanno bisogno di essere approvati dal clero imperante. In società libere, come gli Stati Uniti, sono le concentrazioni di capitali quelle che approvano candidati e, tra coloro che passano i filtri, i risultati finiscono quasi sempre determinati dalle spese di campagna elettorale. Gli operatori politici sono sempre molto consci che frequentemente il pubblico dissente profondamente, in alcuni punti, dagli architetti delle politiche pubbliche. Allora, le campagne elettorali evitano di approfondire qualsiasi punto e favoriscono gli slogan, la ricercatezza dell’oratoria, le personalità, il gossip. Ogni anno l’industria della pubblicità consegna un premio alla miglior campagna promozionale dell’anno.

Nel 2008 il premio è stato dato alla campagna elettorale di Obama, sconfiggendo persino quella dei pc Apple. Si vantavano pubblicamente che questo era stato il loro successo più grande da quando avevano iniziato a promuovere candidati come se fossero dentifrici o medicine che associano a stili di vita, tecniche che hanno preso forza durante il periodo neoliberale, prima di tutto con Reagan.

Nei corsi di economia, s’impara che i mercati si basano su consumatori informati che scelgono razionalmente le loro opzioni. Ma chi guarda un annuncio televisivo sa che le aziende destinano enormi fondi per creare consumatori uniformati che scelgono irrazionalmente le loro opzioni. Gli stessi dispositivi utilizzati per conquistare mercati si adattano all’obiettivo allo scopo di minare la democrazia attraverso la creazione di elettori irrazionali e disinformati che prenderanno decisioni compatibili con gli interessi dei due partiti, che al massimo sono fazioni in competizione di un solo partito.

Sia nel mondo degli affari come in quello politico, gli architetti delle politiche pubbliche sono continuamente ostili con i mercati e la democrazia, eccetto quando cercano dei vantaggi temporali. Certamente, la retorica può dire altro, ma i fatti sono abbastanza chiari.

L’aforismo di Adam Smith ha alcune eccezioni, che sono molto istruttive. Un esempio contemporaneo importante sono le politiche di Washington verso Cuba da quando questa ha ottenuto la sua democrazia, 50 anni fa. Gli Stati Uniti sono una società che gode di una libertà poco comune, così che si conta con un buon accesso ai registri interni che rivelano il pensiero ed i piani degli architetti delle politiche pubbliche.

A pochi mesi dell’Indipendenza di Cuba, il governo di Eisenhower, aveva formulato dei piani segreti per abbattere il regime ed iniziò dei programmi di guerra economica e di terrorismo, la cui scalata fu aumentata in maniera brusca da Kennedy, e che continua in vari modi anche nei giorni nostri. Dall’inizio, l’intenzione esplicitata è stata quella di castigare sufficientemente il popolo cubano perché abbattesse il regime criminale. Il suo crimine era quello di essere riuscito a sfidare le politiche statunitensi datate dal 1820, quando la dottrina di Monroe ha dichiarato l'intenzione degli Stati Uniti di dominare l'emisfero occidentale, senza tollerare interferenze dall'esterno o dall'interno.

Anche se le politiche bipartisan verso Cuba concordano con la massima di Tucidide, entrano in conflitto con il principio di Adam Smith, e come tali ci danno uno sguardo speciale su come si configurano le politiche. Durante decenni, il popolo statunitense aveva favorito la normalizzazione dei rapporti con Cuba.

Disattendere la volontà del popolo è normale, ma in questo caso è più interessante che i settori potenti del mondo degli affari favoriscano anche la normalizzazione: le agroalimentari, le corporazioni farmaceutiche e dell’energia, e altri comunemente definito il quadro di base per la costruzione delle politiche. In questo caso i loro interessi sono colpiti da un principio di politica internazionale che non abbiano un giusto riconoscimento nei trattati accademici sul tema: potremmo chiamare il principio della mafia.

Il Padrino non tollera chi lo sfida e la fa franca, neanche il piccolo commerciante che non può permettersi di pagargli il pizzo (protezione). E’ molto pericoloso. Deve, quindi, essere sradicato brutalmente in modo che gli altri capiscano che disobbedire non è un' opzione. Che qualcuno riesca a sfidare il Padrone può diventare un virus che sia contagioso, per prendere in prestito il termine usato da Kissinger, quando si apprestava a rovesciare il governo di Allende. Questa è stata la dottrina principale nella politica estera statunitense durante il periodo del suo dominio globale e, naturalmente, ha molti precedenti. Un altro esempio, che non ho il tempo di raccontare qui, è la politica statunitense verso l’Iran a partire del 1979.

Ha richiesto di tempo compiere gli obiettivi plasmati nella dottrina Monroe, e alcuni di loro continuano ad affrontare numerosi ostacoli. Il fine ultimo persiste ed è in questionabile. Ha acquistato molto significato quando, dopo la Seconda Guerra Mondiale, gli Stati Uniti si sono convertiti in una potenza globale dominante ed hanno spiazzato il loro rivale britannico. La giustificazione è stata analizzata lucidamente.

Per esempio, quando Washington si preparava a far cadere il governo di Allende, il Consiglio di Sicurezza Nazionale aveva puntualizzato che se gli Stati Uniti non riuscivano a controllare l’America Latina, non potevano aspettarsi di consolidare un ordine in nessuna altra parte del mondo, cioè, imporre con efficacia il loro dominio sul pianeta. La credibilità della Casa Bianca sarebbe decaduta, come è stato espresso da Henry Kissinger. Altri ancora potrebbero tentare di farla franca nella sfida se il virus cileno non venisse distrutto prima che il contagio fosse avvenuto. Quindi, la democrazia del parlamento cileno se n’è dovuta andare, e così successe l’11 settembre del 1973, ma in termini di conseguenze per il Cile supera, e di molto, i terribili crimini dell’11 settembre del 2001.

Nonostante che gli aforismi di Tucidide e di Smith, e il principio della Mafia, non considerano tutte le decisioni in politica estera, coprono una gamma molto ampia, come lo fa anche il corollario riferito al ruolo degli intellettuali. Non sono il finale della saggezza ma s’incamminano verso di essa.

Con il contesto fornito finora, guardiamo il momento unipolare, che è l' argomento di molte discussioni accademiche e popolari da quando è collassata l’Unione Sovietica, 20 anni fa, lasciando gli Stati Uniti come unica superpotenza globale al posto di essere la prima superpotenza, come prima. Apprendiamo molto sulla natura della guerra fredda e dello sviluppo degli avvenimenti da allora, guardando come reagisce Washington di fronte alla sparizione del suo nemico globale, "la cospirazione monolitica e spietata per conquistare il mondo", come la descriveva Kennedy.

Qualche settimana dopo la caduta del Muro di Berlino, gli Stati Uniti hanno invaso il Panama. Lo scopo era di sequestrare un delinquente minore, che fu portato in Florida e sentenziato per crimini che aveva commesso, in gran parte, mentre veniva pagato dalla CIA. Da valoroso amico si è trasformato in un malvagio demone per aver cercato di assumere un atteggiamento di sfida e di farla franca, andandoci cauto nel sostegno alle guerre terroristiche di Reagan in Nicaragua.

L’invasione è costata la vita a diverse migliaia di persone povere in Panama, secondo fonti panamensi, ed ha restaurato il dominio dei banchieri e trafficanti di droga legati agli Stati Uniti. E’ stato poco più che una nota a piè di pagina nella storia, ma per alcuni aspetti ha rotto la tendenza. Una di queste è stato che si è reso necessario contare su una nuova scusa, e questa è arrivata in fretta: la minaccia di narcotrafficanti di origine latina che cercavano di distruggere gli Stati Uniti. Richard Nixon aveva dichiarato guerra alla droga, ma ha avuto un ruolo nuovo e significativo per il momento unipolare.

Fonte: http://www.voltairenet.org/article162390.html

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA
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