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16 gennaio 2020
L'USAmerica intensifica la sua guerra "democratica" del petrolio in Medio Oriente
I media mainstream evitano accuratamente di discutere il metodo dietro l'apparente follia dell'America nell'assassinio del generale della Guardia rivoluzionaria islamica Qassem Soleimani, che ha segnato l'inizio del nuovo anno. La logica alla base di questo assassinio era un'applicazione della politica mondiale statunitense di lunga data, non solo un'eccentricità personale dell'impulsivo Donald Trump. L'assassinio del leader militare iraniano Soleimani è stato in effetti un atto di guerra unilaterale in violazione del diritto internazionale, ma è stato un passo logico in una strategia statunitense di lunga data. E' stato esplicitamente autorizzato dal Senato nella legge di finanziamento del Pentagono approvata l'anno scorso.
L'assassinio aveva lo scopo di intensificare la presenza statunitense in Iraq per mantenere il controllo delle riserve petrolifere della regione e per sostenere le truppe wahhabite in Arabia Saudita (Isis, Al-Qaeda in Irak, Al Nusra e altre divisioni di quella che è a tutti gli effetti la legione straniera degli USA-America) a sostegno del controllo statunitense sul petrolio del Medio Oriente come stampella per il dollaro USA. Questa rimane la chiave per comprendere questa politica, e il motivo per cui sta crescendo, non svanendo.
L'assassinio aveva lo scopo di intensificare la presenza statunitense in Iraq per mantenere il controllo delle riserve petrolifere della regione e per sostenere le truppe wahhabite in Arabia Saudita (Isis, Al-Qaeda in Irak, Al Nusra e altre divisioni di quella che è a tutti gli effetti la legione straniera degli USA-America) a sostegno del controllo statunitense sul petrolio del Medio Oriente come stampella per il dollaro USA. Questa rimane la chiave per comprendere questa politica, e il motivo per cui sta crescendo, non svanendo.
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13 dicembre 2019
Piazza Fontana: cosa c'entrano le banche?
Come la storia degli ultimi decenni ci ha insegnato, i "grandi attentati" portano con sé quasi sempre dei livelli multipli di lettura, oltre a quello, primario, della destabilizzazione. Questo meccanismo poteva non essere del tutto chiaro nel lontano dicembre 1969, quando esplose a Milano la bomba di Piazza Fontana.
Riascoltando però le rievocazioni storiche di quel giorno, qualcosa di curioso salta all'occhio: quel giorno non fu una, ma furono ben tre le banche prese di mira dagli attentati. Non solo ci fu un'esplosione alla Banca dell'Agricoltura di Milano (quella che causò 13 morti e dozzine di feriti), ma ve ne fu anche una alla Banca Nazionale del Lavoro di Roma (che fortunatamente causò solo feriti, ma nessun morto).
Riascoltando però le rievocazioni storiche di quel giorno, qualcosa di curioso salta all'occhio: quel giorno non fu una, ma furono ben tre le banche prese di mira dagli attentati. Non solo ci fu un'esplosione alla Banca dell'Agricoltura di Milano (quella che causò 13 morti e dozzine di feriti), ma ve ne fu anche una alla Banca Nazionale del Lavoro di Roma (che fortunatamente causò solo feriti, ma nessun morto).
9 settembre 2019
L'internazionalismo è terrorismo?
Recentemente, il Tribunale nazionale spagnolo ha accusato me e due compagni del reato di finanziamento al terrorismo. Gli eventi si sono svolti nel 2014 e 2015 quando, in occasione delle brutali invasioni di Gaza da parte dell'esercito israeliano, con terribili conseguenze di morte e distruzione, l'organizzazione politica Red Roja ha deciso di chiedere contributi finanziari per aiutare il popolo palestinese attraverso un conto corrente sul proprio sito web. I fatti sono gli stessi descritti nel documentario "Gaza", che ha ricevuto il premio Goya per il miglior cortometraggio dello scorso gennaio.
Lo scorso giugno, il 6° tribunale istruttorio della Corte nazionale ha respinto l'archiviazione del nostro caso e la citazione ordinaria a comparire è stata emessa, presumibilmente per aver trovato "indici sufficienti di criminalità". La sua dichiarazione è arrivata dopo che la nostra difesa ha presentato un documento che accredita la destinazione finale dei fondi: la ricostruzione delle strutture sanitarie distrutte negli attacchi.
Lo scorso giugno, il 6° tribunale istruttorio della Corte nazionale ha respinto l'archiviazione del nostro caso e la citazione ordinaria a comparire è stata emessa, presumibilmente per aver trovato "indici sufficienti di criminalità". La sua dichiarazione è arrivata dopo che la nostra difesa ha presentato un documento che accredita la destinazione finale dei fondi: la ricostruzione delle strutture sanitarie distrutte negli attacchi.
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8 settembre 2019
11 settembre: L'edificio 7 non è crollato a causa del fuoco l'edificio 7 non è crollato a causa del fuoco
Come molti ricorderanno, il NIST (che ha rappresentato la versione ufficiale del governo americano sui crolli del World Trade Center) aveva attribuito il crollo dell’edificio sette al cedimento iniziale della famosa colonna 79. In seguito all’indebolimento dovuto agli incendi - scriveva sempre il NIST - si sarebbe scatenata una progressiva reazione a catena in tutta la struttura portante, che causò il crollo dell’intero grattacielo.
Naturalmente, la implausibilità di questa spiegazione era stata chiara fin da subito a tutti coloro che avessero un minimo di buon senso: bastava guardare il crollo, rapido e simmetrico, dell’edificio, per capire che si fosse trattato di una demolizione controllata. Ma oggi arriva una conferma di tipo scientifico su questa ipotesi. Dopo quattro anni di ricerche, utilizzando simulazioni al computer basate su progetti originali dell’edificio sette, il dipartimento di ingegneria civile dell’Università dell’Alaska ha pubblicato un rapporto (ancora in versione provvisoria) nel quale si conclude che il crollo dell’edificio sette non fu dovuto agli incendi, bensì ad un cedimento quasi simultaneo di tutte le colonne portanti del grattacielo.
Naturalmente, la implausibilità di questa spiegazione era stata chiara fin da subito a tutti coloro che avessero un minimo di buon senso: bastava guardare il crollo, rapido e simmetrico, dell’edificio, per capire che si fosse trattato di una demolizione controllata. Ma oggi arriva una conferma di tipo scientifico su questa ipotesi. Dopo quattro anni di ricerche, utilizzando simulazioni al computer basate su progetti originali dell’edificio sette, il dipartimento di ingegneria civile dell’Università dell’Alaska ha pubblicato un rapporto (ancora in versione provvisoria) nel quale si conclude che il crollo dell’edificio sette non fu dovuto agli incendi, bensì ad un cedimento quasi simultaneo di tutte le colonne portanti del grattacielo.
2 agosto 2019
Israeliani, ascoltate Mandela!
Poniamo che chiunque critichi l’occupazione israeliana sia un antisemita, come sostiene l’efficiente macchina propagandistica israeliana. E che tutti i sostenitori del movimento boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (bds) desiderino la distruzione d’Israele. Infine poniamo che Israele non sia uno stato d’apartheid, e che perfino la sua brutale occupazione dei territori palestinesi in realtà non sia tale.
Cosa direbbero i propagandisti sionisti in risposta alle dichiarazioni di Zwelivelile Mandela, nipote di Nelson Mandela e continuatore della sua eredità? Lo accuseranno di antisemitismo? Sosterranno che è mosso da interessi malvagi? Che forse prende soldi dal gruppo Stato islamico (Is)? Che è al servizio del Qatar? Che è un neonazista come Jeremy Corbyn?
Si può dire di tutto. Si può anche continuare a crogiolarsi nella dottrina morale di Donald Trump, adottare il punto di vista del presidente delle Filippine, considerare quello ungherese un vero amico e considerare quello brasiliano un faro di giustizia. Si può approvare una legge in cui si chiede a ogni comune di seguire l’esempio illuminato di Petah Tikva, dedicando una piazza a Trump.
Si può dire di tutto. Si può anche continuare a crogiolarsi nella dottrina morale di Donald Trump, adottare il punto di vista del presidente delle Filippine, considerare quello ungherese un vero amico e considerare quello brasiliano un faro di giustizia. Si può approvare una legge in cui si chiede a ogni comune di seguire l’esempio illuminato di Petah Tikva, dedicando una piazza a Trump.
29 luglio 2019
Demolizioni di case palestinesi a Gerusalemme Est: Cronaca di un'epurazione pianificata
Le strade che portano alla zona Wadi al-Hummus di Sur Baher sono strette, accidentate, piene di buche e così ripide che la frequenza cardiaca aumenta e la mano scala la prima marcia. Queste strette arterie passano attraverso un conglomerato molto denso, incoerente nello stile e nella qualità.
Qua e là, spiccano alcuni vecchi edifici in pietra, la loro bellezza rimane intatta nonostante le aggiunte affrettate di un pavimento o di alcune stanze. In assenza di marciapiedi, la gente cammina tra le auto parcheggiate e le auto in strada. Il mix architettonico di Sur Baher è lo sfondo visivo necessario per comprendere le demolizioni che hanno avuto luogo questa settimana al margine sud-est del quartiere.
Qua e là, spiccano alcuni vecchi edifici in pietra, la loro bellezza rimane intatta nonostante le aggiunte affrettate di un pavimento o di alcune stanze. In assenza di marciapiedi, la gente cammina tra le auto parcheggiate e le auto in strada. Il mix architettonico di Sur Baher è lo sfondo visivo necessario per comprendere le demolizioni che hanno avuto luogo questa settimana al margine sud-est del quartiere.
Sur Baher; il nome potrebbe significare un magnifico muro o un magnifico segreto, quest'ultimo riferito ad un incontro in cui, secondo la tradizione, il califfo Omar Ibn Al-Khattab pianificò la sua penetrazione a Gerusalemme nell'anno 637.
23 maggio 2019
Giulietto Chiesa: "Così andiamo verso una guerra di sterminio mondiale"
Dalla lettura dei documenti prodotti dal Pentagono già lo scorso novembre è sempre più evidente il rischio di uno scontro mondiale, anche con utilizzo di armi atomiche, che vede il contrapporsi degli Stati Uniti d'America contro Russia e Cina. È possibile fermare la deriva?
30 marzo 2019
L’esercito francese è stato autorizzato a sparare ai “gilet gialli”
Il governatore del distretto militare di Parigi ha dichiarato ieri a France Info che i soldati della missione antiterrorismo dell’Operazione Sentinella sono stati autorizzati a sparare ai “gilet gialli”. Alla domanda se fossero in grado di svolgere compiti di polizia, il Generale Bruno Le Ray ha risposto: “I nostri ordini sono talmente chiari che non ne siamo affatto preoccupati. Le regole di ingaggio verranno fissate in modo molto rigoroso”.
“Avranno plurimi mezzi per poter fronteggiare ogni tipo di minaccia”, ha continuato. “Il che include anche l’eventualità dell’apertura del fuoco”.
Le Ray ha aggiunto che per sparare ai manifestanti le regole di ingaggio sono uguali a quelle previste per i sospettati di terrorismo:
20 marzo 2019
Censura e arresti a seguito dell’attacco di Christchurch
Dalla piattaforma alternativa off-Guardian pubblichiamo un articolo che mostra l’immancabile reazione orwelliana dei governi agli attacchi terroristici: deriva autoritaria con limitazione delle libertà individuali. I governi approfittano di queste crisi per rendere illegali la diffusione o persino il possesso di video ritenuti “sconvenienti”, così come la pubblicazione di testi ritenuti “riprovevoli”. La censura colpisce sempre gli individui e le voci alternative – mai i giganti mainstream, neanche quando questi hanno diffuso i contenuti incriminati. Le grandi piattaforme si schierano velocemente dalla parte del potente di turno, e continuano ad agire indisturbate.
Non importa quale sia l’origine della violenza, non importa quali ne siano le motivazioni, le vittime o il luogo, sembra che la reazione dei governi al “terrorismo” sia praticamente sempre la stessa – restringere con forza i diritti individuali.
Non importa quale sia l’origine della violenza, non importa quali ne siano le motivazioni, le vittime o il luogo, sembra che la reazione dei governi al “terrorismo” sia praticamente sempre la stessa – restringere con forza i diritti individuali.
13 gennaio 2019
Carlo Palermo: ''Sono un sopravvissuto alla rivelazione di alcuni segreti di Stato''
Carlo Palermo, già giudice istruttore presso il Tribunale di Trento (prima) e di Trapani (poi), ha scritto un libro (La Bestia-ed. Sperling & Kupfer) in cui ripercorre diversi accadimenti che lo hanno visto protagonista anche in prima persona. Palermo, oggi avvocato, è infatti un sopravvissuto di quella strage del 2 aprile 1985, anche nota come strage di Pizzolungo, che lo vedeva come obiettivo e che spazzò via le vite di Barbara Rizzo, 30 anni, e dei suoi figli, i gemellini Salvatore e Giuseppe Asta, di appena 6 anni.
A 33 anni di distanza la richiesta di verità e giustizia su quel delitto è ancora forte ed è più che mai necessario comprendere ciò che è avvenuto in merito a questa storia. Una vicenda che ha segnato profondamente Carlo Palermo il quale, anche dopo aver lasciato la magistratura nel 1990, non ha mai smesso di indagare sui rapporti tra mafia e Stato. Anche se per l'attentato sono stati condannati i boss mafiosi, appare evidente che a voler eliminare il magistrato non fosse solo Cosa nostra.
A 33 anni di distanza la richiesta di verità e giustizia su quel delitto è ancora forte ed è più che mai necessario comprendere ciò che è avvenuto in merito a questa storia. Una vicenda che ha segnato profondamente Carlo Palermo il quale, anche dopo aver lasciato la magistratura nel 1990, non ha mai smesso di indagare sui rapporti tra mafia e Stato. Anche se per l'attentato sono stati condannati i boss mafiosi, appare evidente che a voler eliminare il magistrato non fosse solo Cosa nostra.
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15 dicembre 2018
L'11 settembre arriva in tribunale?
Il Lawyers' Committee for 9/11 Inquiry è una organizzazione di avvocati americani che combatte da anni per la verità sui fatti dell'11 settembre. Dopo aver lanciato un enorme numero di petizioni che sono state sistematicamente ignorate dalle autorità americane, finalmente il Lawyers' Committee ha riportato una importante vittoria: il procuratore distrettuale di New York ha accettato di far valutare le prove di una demolizione controllata del World Trade Center ad un Grand Jury appositamente stabilito. Se il Grand Jury riterrà le prove valide e sostanziate, si potrà dare luogo ad un processo vero e proprio sulle responsabilità dei crolli dei tre grattacieli del World Trade Center.
La notizia è importante, perchè per la prima volta dopo 17 anni una entità governativa americana (il procuratore di New York) riconosce che vi siano elementi oggettivamente validi per sottoporli ad un Grand Jury. (Questa è la lettera con cui il procuratore di New York, Geoffrey Bergman, conferma al Lawyers' Committee che seguirà le procedure indicate dalla legge).
9 ottobre 2018
Non esiste un "terrorismo" palestinese
Manifestazione contro gli insediamenti israeliani, a Nabi Saleh, vicino a Ramallah, il 4 settembre. Foto Mohamad Torokman |
C'è una popolazione che si difende da nemici esterni che vengono per attaccare, rubare e, se possibile, eliminarla.
Quando un popolo viene invaso, occupato e colonizzato da forze esterne, sono queste forze esterne che agiscono come "terroriste". E coloro che subiscono questa aggressione usano i mezzi che sono alla loro portata per difendersi.
Quindi non c'è, da parte loro, nessuna intenzione o comportamento "terroristico". Solo l'assoluta determinazione a non sottomettersi alla violenza dell'occupante e a difendere la propria terra, la propria famiglia, la propria vita, con una resistenza radicale che può assumere vari aspetti.
26 aprile 2018
Dipartimento di Stato USA: “Gli Elmetti Bianchi lavorano per noi”
5 aprile 2018
Via Fani 1978
In realtà sono tutti dei bugiardi e dei complici. Complici di coloro che diressero le operazioni. Non tutti allo stesso modo, come non tutti sono ugualmente cretini.
Abbiamo assistito da poco al quarantennale dell’inizio della fine della democrazia italiana. Abbiamo scoperto che tutti i capi delle Brigate Rosse ancora viventi, sono in libertà. E parlano (alcuni) o straparlano (altri). Come la Balzerani. Quest’ultima, con la sua battuta sulle vittime che sono diventate “un mestiere”, ci conferma che anche i cretini possono fare la storia.
In realtà sono tutti dei bugiardi e dei complici. Complici di coloro che diressero le operazioni. Non tutti allo stesso modo, come non tutti sono ugualmente cretini. Chi più, chi meno, non hanno mai detto quello che sapevano, o che non possono non aver capito in questi quarant’anni (a meno che non siano imbecilli totali e inguaribili a ogni cura). Qualcuno ha detto “scusate”, ma senza capire nemmeno perché avrebbe dovuto scusarsi.
I più silenziosi di questi anni (pochi), sono quelli che sapevano di più. E sono quelli che hanno mentito di più, come Mario Moretti. Loro sapevano, sia perché erano essi stessi gli infiltrati, sia perché, essendo stati infiltrati da altri, fecero i loro calcoli e lasciarono fare.
Perché hanno taciuto e mentito?
Abbiamo assistito da poco al quarantennale dell’inizio della fine della democrazia italiana. Abbiamo scoperto che tutti i capi delle Brigate Rosse ancora viventi, sono in libertà. E parlano (alcuni) o straparlano (altri). Come la Balzerani. Quest’ultima, con la sua battuta sulle vittime che sono diventate “un mestiere”, ci conferma che anche i cretini possono fare la storia.
In realtà sono tutti dei bugiardi e dei complici. Complici di coloro che diressero le operazioni. Non tutti allo stesso modo, come non tutti sono ugualmente cretini. Chi più, chi meno, non hanno mai detto quello che sapevano, o che non possono non aver capito in questi quarant’anni (a meno che non siano imbecilli totali e inguaribili a ogni cura). Qualcuno ha detto “scusate”, ma senza capire nemmeno perché avrebbe dovuto scusarsi.
I più silenziosi di questi anni (pochi), sono quelli che sapevano di più. E sono quelli che hanno mentito di più, come Mario Moretti. Loro sapevano, sia perché erano essi stessi gli infiltrati, sia perché, essendo stati infiltrati da altri, fecero i loro calcoli e lasciarono fare.
Perché hanno taciuto e mentito?
28 marzo 2018
Sequestro Aldo Moro: Sentenza di Morte
Italia, 1976. Le Brigate Rosse danno il via alla stagione detta degli Anni di Piombo. La Democrazia Cristiana vince le elezioni politiche ma il Partito Comunista conquista il 34% dei voti. Il Presidente della DC Aldo Moro propone l’alleanza con il Pci di Enrico Berlinguer, aprendo la possibilità all’ingresso del più grande partito comunista occidentale nell’area di Governo. Un’ipotesi che si rivela ben presto scomoda a troppi. Non piace agli Stati Uniti. Non piace ai potenti dell’economia. Non piace a gran parte delle forze di polizia e dei Servizi segreti. Non piace alla loggia massonica segreta P2.
23 marzo 2018
40 anni dopo l'assassinio di Moro le risposte che mancano alla verità
IL RUOLO DELLA P2 E DI COSSIGA, DEGLI AMERICANI E DEL VATICANO FINO AL PATTO D’OMERTÀ TRA BR E STATO
A. Moro con H. Kissinger |
La verità avanza troppo lentamente nelle nebbie delle complicità e delle connivenze internazionali, indicibili ma ormai facilmente intuibili, che hanno impedito che si facesse piena luce sul rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. La vulgata ufficiale, la pax tra brigatisti e lo stato basata sul famoso memoriale Morucci benedetto dalla Dc, è sempre meno credibile. Il protagonista instancabile della ricerca della verità è Sergio Flamigni, classe 1925 (iscritto al Pci clandestino nel 1941 e capo di stato maggiore della 29esima brigata Gap “Gastone Sozzi”) parlamentare comunista dal 1968 al 1987, e componente delle commissioni parlamentari d’inchiesta sul Moro, Antimafia e sulla loggia P2. E’ autore di numerosi e approfonditi saggi sul caso Moro e sull’eversione. Ecco che cosa ci dice oggi, a quarant’anni da via Fani.
21 marzo 2018
Rapimento e morte di Aldo Moro. Intervista a Paolo Cucchiarelli
Conversazione con l'autore del libro "L’ultima notte di Aldo Moro", edito da Ponte alle Grazie, in uscita il 12 aprile
Saggista, giornalista parlamentare e investigativo per oltre vent’anni, Paolo Cucchiarelli ha seguito le commissioni d’inchiesta sui casi politico-giudiziari più eclatanti degli ultimi anni: Moro, l’attentato a Giovanni Paolo II, Gladio, Tangentopoli, la vicenda Mitrokhin. Ha all’attivo diverse pubblicazioni su queste vicende. Nel 2012 ha pubblicato “Il segreto di Piazza Fontana”, che ha ispirato il film di Marco Tullio Giordana “Romanzo di una strage”. Sua anche una famosa intervista esclusiva per l’Ansa, nel giugno 2008, al terrorista Carlos sugli eventi che portarono all’omicidio Moro. È invece del 2016 il libro “Morte di un presidente” che contiene delle importanti rivelazioni sull’omicidio di Aldo Moro e a cui seguirà un nuovo capitolo intitolato “L’ultima notte di Aldo Moro”, in uscita il 12 aprile per i tipi di Ponte alle Grazie. L’intervista a Formiche.net è la prima ad essere rilasciata sulle nuove rivelazioni dell’inchiesta del giornalista.
Saggista, giornalista parlamentare e investigativo per oltre vent’anni, Paolo Cucchiarelli ha seguito le commissioni d’inchiesta sui casi politico-giudiziari più eclatanti degli ultimi anni: Moro, l’attentato a Giovanni Paolo II, Gladio, Tangentopoli, la vicenda Mitrokhin. Ha all’attivo diverse pubblicazioni su queste vicende. Nel 2012 ha pubblicato “Il segreto di Piazza Fontana”, che ha ispirato il film di Marco Tullio Giordana “Romanzo di una strage”. Sua anche una famosa intervista esclusiva per l’Ansa, nel giugno 2008, al terrorista Carlos sugli eventi che portarono all’omicidio Moro. È invece del 2016 il libro “Morte di un presidente” che contiene delle importanti rivelazioni sull’omicidio di Aldo Moro e a cui seguirà un nuovo capitolo intitolato “L’ultima notte di Aldo Moro”, in uscita il 12 aprile per i tipi di Ponte alle Grazie. L’intervista a Formiche.net è la prima ad essere rilasciata sulle nuove rivelazioni dell’inchiesta del giornalista.
24 febbraio 2018
Guerra, dittatura e democrazia: cercate l'errore
"La vecchia lotta tra democrazie e regimi autoritari è tornata. Tre giorni di dibattito alla Conferenza di sicurezza di Monaco hanno dato questa diagnosi: l'Occidente si sente assediato, sfidato e destabilizzato. E i colpevoli prendono il nome di Russia e Cina, queste due potenze "revisioniste" che sfidano l'ordine mondiale liberale e seminano il dissenso negli Stati Uniti e in Europa. "Un pezzo di bravura, questa filippica! Pubblicato in La Croix il 18 febbraio 2018 sotto la penna di François d'Alençon, egli pretende di riassumere la conferenza internazionale annuale sulla sicurezza tenutasi a Monaco dal 16 al 18 febbraio. Poiché condensa perfettamente la pappa per gatti che costituisce il discorso ufficiale nei paesi occidentali, merita una visita.
Apprendiamo, quindi, che "la vecchia lotta tra democrazie e regimi autoritari è tornata". Se seguiamo il nostro analista, queste povere democrazie tremano come foglie. Questo è inquietante, ammettiamolo. Credere che la paura si installi, che gocce di sudore imperlino la fronte degli europei verdi di spavento. "Assediato, sfidato, destabilizzato", l'Occidente se la farà addosso? Ma ha paura di cosa, esattamente?
Apprendiamo, quindi, che "la vecchia lotta tra democrazie e regimi autoritari è tornata". Se seguiamo il nostro analista, queste povere democrazie tremano come foglie. Questo è inquietante, ammettiamolo. Credere che la paura si installi, che gocce di sudore imperlino la fronte degli europei verdi di spavento. "Assediato, sfidato, destabilizzato", l'Occidente se la farà addosso? Ma ha paura di cosa, esattamente?
19 febbraio 2018
Ricordando, da Gaza, le Fosse Ardeatine
Durante tutta la notte da Gaza city si sono sentiti gli echi dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Prima erano lontani, poi si sono fatti sempre più forti, infatti anche il quartiere Zeitun di Gaza city è stato bombardato. L’aviazione israeliana ha colpito per ore a nord, su Beit Hannoun, al centro, a est e a sud, da Gaza a Deir El Balah a Khan Younis a Abasan El Kabira.
Bombardano dal cielo, così non corrono rischi, uccidono senza essere uccisi e senza sporcarsi di sangue la divisa.
Perché questo nuovo massacro?
Perché 4 soldati israeliani sono rimasti feriti in un’esplosione mentre cercavano di rimuovere una bandiera palestinese che era stata issata vicino Abasan El Kabira sul confine palestinese della Striscia assediata.
Era una trappola, alla bandiera era collegato dell’esplosivo e chi avesse voluto rimuoverla avrebbe pagato le conseguenze dell’ingiuria alla bandiera. Così deve aver pensato chi ha preparato l’azione che ha portato alla rappresaglia.
Bombardano dal cielo, così non corrono rischi, uccidono senza essere uccisi e senza sporcarsi di sangue la divisa.
Perché questo nuovo massacro?
Perché 4 soldati israeliani sono rimasti feriti in un’esplosione mentre cercavano di rimuovere una bandiera palestinese che era stata issata vicino Abasan El Kabira sul confine palestinese della Striscia assediata.
Era una trappola, alla bandiera era collegato dell’esplosivo e chi avesse voluto rimuoverla avrebbe pagato le conseguenze dell’ingiuria alla bandiera. Così deve aver pensato chi ha preparato l’azione che ha portato alla rappresaglia.
14 febbraio 2018
Conosci la CIA: Armi, droga e denaro
Il 22 novembre 1996, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti accusò formalmente il generale Ramón Guillén Dávila del Venezuela di introdurre cocaina negli Stati Uniti.
I procuratori federali hanno affermato che mentre guidava l'unità anti-droga del Venezuela, il generale Guillén ha fatto entrare più di 22 tonnellate di cocaina negli Stati Uniti e in Europa per i cartelli di Cali e Bogotà. Guillen ha risposto all'accusa dal suo asilo di Caracas, il cui governo ha rifiutato di estradarlo a Miami mentre lo onorava di una grazia per possibili crimini commessi nel compimento del suo dovere. Ha sostenuto che le spedizioni di cocaina negli Stati Uniti erano state approvate dalla CIA, e ha continuato dicendo che "alcune droghe sono andate perse e né la CIA né la DEA vogliono assumersi alcuna responsabilità a riguardo".
La CIA aveva ingaggiato Guillén nel 1988 per aiutarla a scoprire qualcosa sui cartelli della droga colombiani. L'Agenzia e Guillén stabilirono un'operazione di traffico di droga con agenti di Guillén nella Guardia Nazionale Venezuelana per comprare la cocaina dal cartello di Cali e inviarla in Venezuela, dove è stata immagazzinata in magazzini gestiti dal Centro di Intelligence Narcotici di Caracas, che era diretto da Guillén e totalmente finanziato dalla CIA.
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