Ci risiamo. Puntuale come un orologio svizzero arriva l'attentato che distoglie dai veri problemi politici e sposta l'attenzione sul "terrorismo internazionale". Ormai la dinamica è talmente prevedibile che bisognerebbe quasi farne una regola: se un certo governo attraversa un periodo particolarmente difficile, state alla larga dai mercatini e dai luoghi affollati di quella nazione. La "cellula dormiente" di turno sarà pronta a risvegliarsi proprio in quelle occasioni.
Pensate solo alla coincidenza: fino a ieri sera tutti i tg e le testate giornalistiche francesi parlavano solo di Macron, di come il suo discorso non fosse riuscito a placare i Gilet Gialli, e di come ormai la fine del suo governo apparisse scontata.
Jean-Luc Mélenchon sui gilet gialli. Il governo ha optato per l’inasprimento della situazione. Incoscienti del peso culturale delle diverse immagini che hanno raggiunto milioni di persone per anni, giocano con sentimenti e pregiudizi da soap opera degli anni sessanta.
A mio parere questa scelta è dettata più che da calcolo dalla mancanza di idee nel trovare una via d’uscita da una crisi dove i fondamentali sono totalmente fuori dalla loro portata. I geni del «disruptif» non capiscono nulla di questa «distruzione» della società. Eppure sta esplodendo un intero mondo di certezze, analisi, pregiudizi. Il «popolo» è tornato. Era stato completamente eliminato dalla scena politica. L'avversario non ha quindi strumenti ideologici per comprendere questa realtà.
"Chi sostiene la legittimità dell’autorità si assume l’onere di giustificarla. E se non la può giustificare, è illegittima e dovrebbe essere destituita. A dire la verità, per me l’anarchia non è altro che questo".
Noam Chomsky
Il 7 Dicembre 2018 Noam Chomsky compie 90 anni. In un sondaggio del Reader’s Digest del 2013 sulle “100 persone più affidabili in America” (con ai primi posti celebrità di Hollywood), Noam Chomsky, che si autodefinisce anarchico, si classificò al ventesimo posto (dietro a Michelle Obama al diciannovesimo, ma prima di Jimmy Carter al ventiquattresimo). Dato che gli antiautoritari nel corso di tutta la storia degli Stati Uniti sono stati sistematicamente evitati, puniti economicamente, psicopatologizzati, criminalizzati e assassinati, il fatto che Chomsky sopravviva e prosperi è davvero notevole.
Uno dei progressi storici più sorprendenti nel mondo dell'imperialismo occidentale (di Stati Uniti e Unione europea) è la scomparsa e la dissoluzione dei grandi movimenti anti-imperialisti e anti-interventisti (AIM) che funzionavano da anni. Una delle ragioni principali di questa disfatta è la limitata disponibilità o incapacità dei movimenti di affrontare le élite imperiali emerse dalle elezioni e impegnate in guerre regionali contro regimi nazionalisti dittatoriali o autoritari. In questo articolo ci occuperemo di delineare la dimensione del problema.Successivamente, analizzeremo le conseguenze politiche ed economiche dei mali politici dell'AIM.Finiremo questo lavoro con la proposta di alternative all'attuale impasse.
Ahed Tamimi, 17 anni, icona della resistenza palestinese a Israele, ha rilasciato un'intervista a France 24 durante la sua visita in Francia e mentre era ospite d'onore del Festival dell'Umanità che si è appena tenuto alla Courneuve, nella Seine-Saint-Denis.
Nel 1968, la RER* non esisteva ancora, Nanterre, era lontana da tutto, proprio accanto alla più grande baraccopoli d'Europa, baluardo della resistenza algerina durante la guerra di indipendenza.Personalmente, ho scoperto questa università nel pomeriggio di giovedì 25 aprile 1968, quando siamo andati a dare una mano ai compagni per dare il benvenuto come era dovuto a Pierre Juquin, deputato e responsabile dei rapporti con gli intellettuali al comitato centrale del Partito comunista francese.
Era venuto per fare una presentazione sulla crisi dell'università e le soluzioni suggerite dai comunisti, un fronte che raggruppava maoisti e anarchici gli impediva di prendere la parola.
E' una storia che andrà per le lunghe.Chi pensava che la crisi catalana fosse risolta con l'art. 155 e un'elezione si era sbagliato.Inoltre, il magistrato della Corte Suprema, Pablo Llarena, ritiene che la causa generale contro il movimento indipendentista sia molto complessa e ha deciso di estendere il periodo di indagine per oltre un anno.I prigionieri politici, Junqueras, Forn e i due Jordis rimarranno in ostaggio per mesi e mesi.Gli esuli dovranno rimanere tali se non vogliono essere detenuti, e la situazione politica non sarà normale finché la spada di Damocle del 155 rimarrà in vigore e minacciosa e il governo del PP e i giudici, vogliono continuare a determinare la politica in Catalogna.Ora che Puigdemont ha deciso di non essere il candidato, il governo e i giudici stanno studiando come impedire a Jordi Sánchez di esserlo, imprigionato a Soto del Real.Il professor Javier Pérez Royo ha già denunciato che questo non può che essere definito una prevaricazione contro la democrazia.
Marines usamericani durante l'offensiva a Hue. Foto John Olson
L'anno 1968 inizia molto forte: il 30 gennaio, i combattenti vietnamiti lanciano l'Offensiva del Tet (Capodanno vietnamita) in tutto il Vietnam del Sud, attaccando tutte le principali basi militari usamericane e tutte le principali città controllate dai burattini di Saigon. Questa offensiva, che durerà tre mesi, divenne un classico oggetto di studio di tutte le scuole di guerra, allo stesso modo della battaglia di Dien Bien Phu, durante la prima guerra d'Indocina. Questa offensiva era stata ampiamente preparata dai vertici politico-militari vietnamiti del Nord e del Sud ed era stata oggetto di accesi dibattiti tra le due linee che si scontravano ad Hanoi:
No, 50 anni dopo, non rimpiango nulla. Non ho rubato, ucciso, violentato o mentito. E penso di non aver mai tradito, né le nostre idee e sogni, né i miei compagni. Tutti quelli della mia età non possono dire altrettanto. Ma prima di tutto, poniamo alcuni punti sulle i.
I sessantottini, quelli che erano davvero attivi quell'anno, erano solo una piccola parte della generazione del baby boom, nati tra il 1945 e il 1950.
In Francia eravamo al massimo una decina di migliaia di militanti di gruppi politici rivoluzionari, in Italia e in Germania non molto di più, negli Stati Uniti molti di più. In Brasile, Tunisia, Senegal, Messico, Grecia, Cecoslovacchia o Irlanda, i nostri compagni erano poche centinaia all'inizio dei movimenti. Ma ovunque, abbiamo visto lo stesso fenomeno: centinaia di migliaia di persone si sono unite all'ultrasinistra una volta che i movimenti sono stati lanciati. La maggior parte di queste persone erano giovani studenti e liceali, con la presenza di una forte minoranza di "giacche nere", "teppisti" e altra gentaglia. Erano giovani lavoratori, apprendisti, figli dei poveri e di pendolari.
Il nome di Thomas Sankara ancora oggi viene invocato in Africa quando si parla di riscatto e riaffermazione del continente: l'ex leader burkinabé tuttavia, a distanza di 30 anni è conosciuto anche in Europa e sono i suoi amici ed i suoi familiari a lavorare ogni giorno per farne conoscere la sua personalità ed il suo pensiero politico.
E' il 15 ottobre del 1987: nelle strade di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, blindati e carri armati presidiano ogni incrocio ed i militari fanno irruzione in tutte le sedi governative; in una stanza di un palazzo del centro della città, due compagni d’armi discutono animatamente: si tratta di Thomas SankaraeBlaise Compaoré, rispettivamente presidente e vice – presidente del paese africano e, ad un certo punto, il secondo spara al primo due colpi di pistola che gli risultano fatali. E’ la fine della rivoluzione africana per eccellenza,ma è l’inizio anche di un mitoche ancora oggi nel continente nero è sinonimo di speranza mentre, al di là del Sahara e del Mediterraneo, nella vecchia Europa per alcuni inizia ad avere un valore più universale e non solo legato all’Africa; da quella sera di quasi trent’anni fa, sono cambiate molte cose sia nel Burkina Faso che nell’intero contesto internazionale ma, per certi aspetti, quei quattro anni di presidenza di Thomas Sankara sembrano in realtà ancora attuali e squisitamente contemporanei, per non dire forse futuristici.
"Ciò che rimane di Guevara non è nei sogni ormai ingialliti di un marxismo agonizzante, ma il rovesciamento radiale della società. Rivoluzione come atto assoluto, gesto puro"(Massimo Fini)
I danni degli uragani alle costruzioni e alle infrastrutture sono simili in tutti i Caraibi. Ma Cuba si distingue perché il numero di persone che muoiono durante questi fenomeni è molto, molto minore che nel resto di questi paesi.
Dall’anno 2008 Cuba ha sofferto 18 uragani, che hanno provocato la morte di migliaia di persone nei Caraibi e negli USA. A Cuba il costo è stato di sole 45 vite umane, anche se ci sono state centinaia di migliaia di case distrutte e si sono persi i raccolti.
Il recente uragano Irma ha causato enormi danni a Cuba, provocando onde alte fino a 11 metri a L’Avana, con una penetrazione del mare di circa 600 metri sul Malecòn, e ha spazzato il paese con venti di 285 chilometri all’ora, dato che si è trattato del più grande uragano della storia. In questa occasione ci sono stati 10 morti, cosa inusuale ma comprensibile data la gravità del fenomeno (secondo l’agenzia EFE, negli USA lo stesso uragano Irma ha fatto almeno 30 morti).
Le enormi differenze tra i costi umani che gli uragani provocano negli altri paesi, rispetto a Cuba, ci parlano delle caratteristiche della società. Credo rispondano a tre fattori molto legati alla storia della rivoluzione.
Le gesta che maggiormente hanno ispirato i rivoluzionari italiani e latinoamericani sono di Simón Bolívar e Giuseppe Garibaldi. Ambedue intraprendono lotte d’emancipazione politica per spezzare i legami che sottomettono i loro paesi a sovranità straniere. Entrambi si sollevano per unificare popoli liberati. Entrambi promuovono idee repubblicane, democratiche e di secolarizzazione dello stato. Tentano di realizzare riforme sociali ed economiche. Entrambi subiscono un triste destino: culminata la fase militare, forze oscure fanno fallire il loro progetto politico e sociale. Voltaire disse che i profeti armati sconfiggono sempre quelli disarmati. Due profeti invincibili sembrano annichiliti da forze senza volto né armi. Invochiamo il profeta disarmato Antonio Gramsci per identificarle.
Approfondiamo innanzi tutto le relazioni tra lotte d’emancipazione e rivoluzioni. La mentalità neocoloniale squalifica il patriottismo e taccia di delitto l’aspirazione dei popoli dipendenti a non essere governati da stranieri, mentre al contempo, con poteri imperiali, si affanna a custodire intatte, indissolubili ed inviolabili, le fedeltà politiche, giuridiche ed ideologiche. Questo dopo la globalizzazione del capitale e la transnazionalizzazione della cittadinanza.