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27 febbraio 2020
Blocca il contagio: fermiamo il MES!
PRIMA ASSEMBLEA PUBBLICA
Roma, sabato 7 marzo 2020 ore 16:00. Sala Risorgimento, Hotel Massimo d’Azeglio Via Cavour, 18.
Cos'è il M.E.S.?
Il M.E.S. (Meccanismo Europeo di Stabilità) è una istituzione finanziaria internazionale (Art. 1) finanzionato dagli Stati che la sottoscrivessero (art. 8) a cui l’Italia è impegnata a versare ben 125 miliardi di euro.
Roma, sabato 7 marzo 2020 ore 16:00. Sala Risorgimento, Hotel Massimo d’Azeglio Via Cavour, 18.
Cos'è il M.E.S.?
Il M.E.S. (Meccanismo Europeo di Stabilità) è una istituzione finanziaria internazionale (Art. 1) finanzionato dagli Stati che la sottoscrivessero (art. 8) a cui l’Italia è impegnata a versare ben 125 miliardi di euro.
16 febbraio 2020
Brexit, sovranità e teoria monetaria moderna
E se la Brexit fosse un toccasana per l’Inghilterra? Finora sembra proprio così: economia più fiorente, il controllo delle frontiere, una libertà d’azione che la gabbia degli eurocrati non consente. La moneta propria era stata già conservata, la vecchia sterlina della Banca d’Inghilterra fondata dopo la “gloriosa rivoluzione” alla fine del XVII secolo. Pazienza se torna qualche convulsione scozzese: a nord del vallo di Adriano chiedono l’indipendenza per diventare dipendenti di Bruxelles. Il mondialismo odia gli Stati nazionali forti, promuove il secessionismo di piccole nazioni senza Stato. E’ così anche in Spagna, con l’indipendentismo catalano che vuole staccarsi da Madrid per attaccarsi di più all’Unione Europea.
Intanto, non se ne può più di menzogne, attacchi, ironie e sarcasmi degli europoidi installati nelle maggiori redazioni e nelle università che fanno opinione e, purtroppo, scienza creduta. La prima obiezione che muoviamo loro è l’incomprensione – meglio la tenace negazione – dei sistemi monetari postmoderni fiat.
2 dicembre 2019
YES, WE MES!
Come notava un amico c’è chi dice che il MES dopo tutto non è che una specie di assicurazione.
Bene così, se si vuol giocare al gioco delle semplificazioni, facciamolo.
Il MES, come emergerebbe nelle formulazione recentemente emendata, sarebbe un po’ come un’assicurazione sulla casa.
Un’assicurazione un po’ speciale, però.
L’assicurazione MES è un’assicurazione assai costosa (14 miliardi già versati, 125 miliardi di possibile versamento futuro).
Beh, però ne varrà la pena, no?
Dunque, vediamo. Se un meteorite mi distrugge la casa, un’assicurazione qualunque mi ripagherà di norma almeno i costi di ricostruzione.
22 febbraio 2017
Ci siamo costruiti una “gabbia monetaria”
La guerra monetaria e finanziaria che stiamo inconsapevolmente combattendo, è impossibile da vincere se non ci liberiamo della “gabbia monetaria” che ci siamo costruiti e che riduce la nostra libertà di azione.
Il forte e chiaro NO al referendario costituzionale del 4 dicembre, ha per il momento scongiurato il rischio di peggiorare la nostra situazione, con nuove progressiva cessione di sovranità da parte dello Stato italiano a vantaggio di entità sovranazionali.
Lo scopo della riforma costituzionale voluta dal Governo Renzi era infatti, per loro stessa ammissione, un passaggio necessario per adeguare l’impianto costituzionale alla nuova “governance economica europea”. In pratica, rendere la Costituzione sempre più permeabile alle norme e disposizioni comunitarie, cedendo ovviamente sempre maggiori quote di sovranità nazionale.
In pratica avrebbe rinforzato la sbarre della gabbia.
Fallito dunque il tentativo di operare un cambiamento normativo dall’interno, attraverso la riforma costituzionale, è cominciato un vero e proprio attacco all’Italia,
11 dicembre 2016
Giulietto Chiesa: ultima chiamata contro il commissariamento
Giulietto Chiesa parla del dopo Renzi, richiama l’attenzione sulle insidie del ricorso al fondo salva stati (volgarmente detto Esm o Esm) e lancia la sua proposta per impedire ai ladri di sovranità di portare a termine i loro piani sulla pelle dei cittadini.
http://www.byoblu.com/
7 dicembre 2016
30 luglio 2015
Daniel Munevar (ex consigliere di Varoufakis): "Ecco perché ho cambiato idea sul Grexit"
«Bisogna prendere atto che il sistema non funziona e che non esiste la volontà politica di risolvere i problemi strutturali dell’euro».
Daniel Munevar è un giovane economista post-keynesiano di Bogotá. Ha lavorato con Yanis Varoufakis come consigliere per politiche di bilancio durante il periodo in cui Varoufakis è stato ministro delle Finanze in Grecia. Precedentemente è stato consigliere fiscale al ministero delle Finanze colombiano, e consigliere speciale per gli investimenti esteri diretti al ministero degli Esteri dell’Ecuador. È considerato uno dei più autorevoli esperti nello studio del debito pubblico latinoamericano. Questo rende particolarmente interessante la sua valutazione delle trattative e dell’accordo fra Grecia e creditori. In questa intervista esclusiva spiega perché gli eventi delle ultime settimane gli hanno fatto cambiare opinione sul Grexit.
Cosa ne pensi dell’ultimo accordo raggiunto fra la Grecia ed i suoi creditori?
Prima di tutto non è ancora chiaro se l’accordo sarà effettivo – ci sono parecchi parlamenti che devono approvare la partecipazione dei rispettivi paesi al “piano di salvataggio” del Meccanismo europeo di stabilità (European Stability Mechanism, ESM). Ma anche ammettendo che tutti i paesi approvino il piano, non c’è nessun modo che funzioni. Le misure economiche del programma sono semplicemente folli.
Daniel Munevar è un giovane economista post-keynesiano di Bogotá. Ha lavorato con Yanis Varoufakis come consigliere per politiche di bilancio durante il periodo in cui Varoufakis è stato ministro delle Finanze in Grecia. Precedentemente è stato consigliere fiscale al ministero delle Finanze colombiano, e consigliere speciale per gli investimenti esteri diretti al ministero degli Esteri dell’Ecuador. È considerato uno dei più autorevoli esperti nello studio del debito pubblico latinoamericano. Questo rende particolarmente interessante la sua valutazione delle trattative e dell’accordo fra Grecia e creditori. In questa intervista esclusiva spiega perché gli eventi delle ultime settimane gli hanno fatto cambiare opinione sul Grexit.
Cosa ne pensi dell’ultimo accordo raggiunto fra la Grecia ed i suoi creditori?
28 luglio 2015
U€: Entro 10 anni la fine di ogni sovranità
Jean-Claude Juncker, Donald Tusk, Jeroen Dijsselbloem, Mario Draghi e Martin Schulz. E’ “la banda dei Cinque che risolve ogni cosa“, come cantava Elisabetta Viviani. Jean-Claude fa il presidente della Commissione Europea, una setta tipo Scientology che se ci entri poi non ne esci più, perché è ir-re-ver-si-bi-le. Donald invece è a capo di un club esclusivo, paramassonico, che di tanto in tanto finge di riunirsi al Consiglio Europeo per depistare mamma e papà dalle vere riunioni, che vengono organizzate in qualche grotta segreta, dove si tirano delle gran pippe sui cataloghi del Postal Market e pontificano sul futuro del pianeta (tipo “eravamo 4 amici al bar, uno s’è impiegato in una banca”).
Jeroen ospita una cricca di commercialisti falliti, dediti all’usura, dove di tanto in tanto per svagarsi organizzano un torneo di freccette scagliandole contro il malcapitato di turno, tipo “la cena dei cretini“: lo chiamano Eurogruppo e l’ultima volta hanno invitato un certo Varoufakis. Inoltre, per hobby Jeroen presiede anche il MES, una baby gang che ti presta i soldi per le merendine e poi in cambio pretende che gli consegni tutte le biciclette. Mario porta avanti una zecca clandestina chiamata BCE e Martin è a capo di di un’assemblea condominiale fatta da centinaia di inquilini che non conta niente e decide ancor meno, ma litiga su tutto e costa tantissimo: a sfottò lo chiamano Parlamento Europeo.
1 marzo 2015
Debito: la Grecia non deve niente!
Il nuovo governo greco chiede all'Unione Europea
non soltanto di porre fine al saccheggio senza fine della popolazione
greca ma anche alla gigantesca frode bancaria perpetrata da Wall Street
e Londra, e di rendere nuovamente possibile la crescita economica in
Europa. Il fatto che, in alcune occasioni, funzionari greci corrotti si
siano resi complici di questa truffa insieme a partner come Goldman
Sachs non rende meno criminale questo debito.
9 aprile 2014
MES: "Si può ostacolare solo mettendo in discussione l'€uro"
Non è più l'Europa a
chiedercelo. Sono le organizzazioni finanziarie internazionali e
l'Europa e gli Stati accettano di essere “delegittimati”. Lidia Undiemi, studiosa di diritto e economia, editorialista di Wallstreet Italia. La
prima e principale accusatrice in Italia di MES e Fiscal Compact. Le sue
tesi saranno sintetizzate in un volume di prossima pubblicazione.
- Sono passati ormai tre anni da quando ha iniziato la sua battaglia per impedire che l'Italia si legasse a trattati intergovernativi come il MES – Meccanismo europeo di stabilità – ed il Fiscal Compact. La sua azione di divulgazione continua oggi per cercare di trasmettere nell'opinione pubblica la consapevolezza delle tremende conseguenze pratiche sulla società di questi trattati. Ci può spiegare cosa rappresenta il MES e perché i paesi per salvare l'euro hanno avuto la necessità di scavalcare il diritto comunitario?
Il MES è un trattato di diritto internazionale che ha come base giuridica il “meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme”, introdotto con la modifica dell'art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE). In parole più semplici, per far fronte alla crisi della zona euro si è deciso di ricorrere ad un accordo di diritto internazionale, con regole proprie che fuoriescono dal sistema normativo comunitario. Qual è il risvolto politico di una simile scelta? Basti pensare al sistema di votazione: nel processo decisionale dell'organizzazione MES, il peso di ciascun paese aderente dell'Eurozona è proporzionato al potere finanziario che esso riesce ad esprimere mediante il versamento delle quote di partecipazione; la Germania, guarda caso, possiede la quota maggiore.
- Sono passati ormai tre anni da quando ha iniziato la sua battaglia per impedire che l'Italia si legasse a trattati intergovernativi come il MES – Meccanismo europeo di stabilità – ed il Fiscal Compact. La sua azione di divulgazione continua oggi per cercare di trasmettere nell'opinione pubblica la consapevolezza delle tremende conseguenze pratiche sulla società di questi trattati. Ci può spiegare cosa rappresenta il MES e perché i paesi per salvare l'euro hanno avuto la necessità di scavalcare il diritto comunitario?
Il MES è un trattato di diritto internazionale che ha come base giuridica il “meccanismo di stabilità da attivare ove indispensabile per salvaguardare la stabilità della zona euro nel suo insieme”, introdotto con la modifica dell'art. 136 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea (TFUE). In parole più semplici, per far fronte alla crisi della zona euro si è deciso di ricorrere ad un accordo di diritto internazionale, con regole proprie che fuoriescono dal sistema normativo comunitario. Qual è il risvolto politico di una simile scelta? Basti pensare al sistema di votazione: nel processo decisionale dell'organizzazione MES, il peso di ciascun paese aderente dell'Eurozona è proporzionato al potere finanziario che esso riesce ad esprimere mediante il versamento delle quote di partecipazione; la Germania, guarda caso, possiede la quota maggiore.
7 aprile 2014
MES: Tutto quello che non vi dicono e che dovreste sapere
In molti si rincorrono oggi a criticare un Trattato internazionale, il
cosiddetto Fiscal compact, che avrà i suoi effetti dirompenti e
drammatici per il nostro paese dal prossimo anno. A chiedere la
rinegoziazione di un accordo che prevede per il nostro paese l'obbligo
del perseguimento del pareggio di bilancio per Costituzione, quello del
non superamento della soglia di deficit strutturale superiore allo 0,5%
del Pil e una significativa riduzione del debito pubblico al ritmo di un
ventesimo (5%) all'anno, fino al rapporto del 60% sul PIL nell'arco di
un ventennio, sono, in modo sorprendente e tragicomico, anche quei
partiti che l'hanno ratificato in Parlamento nel luglio del 2012 dietro
le direttive dell'allora premier Mario Monti. La campagna elettorale per le elezioni europee di maggio, del resto, è iniziata
e il regime del partito unico che governa il paese dall'ex Commissario
dell'Unione Europea, Monti, a Renzi, passando per Letta, continua nella
sua opera di mistificazione verso una popolazione, della quale non
interessa nemmeno più il voto.
Troppo poco, a torto, si sa di un altro Trattato internazionale, quello istitutivo il Meccanismo europeo di stabilità (MES),
che, in modo complementare al Fiscal Compact, ha istituito una nuova
governance europea per la gestione della crisi. Il MES ha già prodotto
risultati pratici tangibili e enormi. L'Italia, considerando anche il
vecchio Fondo europeo di stabilità finanziaria (FESF) di cui il Mes è
stato l'erede, ha già versato 46 miliardi di euro dei 125 miliardi
previsti fino al 2017. Soldi che chiaramente potevano essere utilizzati
per rilanciare la nostra economia attraverso quei progetti eternamente
sospesi per la mancanza di coperture.
3 marzo 2014
RENZI CI CONFISCHERA' I DEPOSITI ... CE LO CHIEDE L'EUROPA!
«I
risparmi dei 500 milioni di cittadini dell’Unione Europea saranno usati
per finanziare investimenti a lungo termine per stimolare l’economia e
contribuire a riempire il vuoto lasciato dalle banche dall’inizio della
crisi finanziaria». Così si legge in un documento riservato della
Commissione Europea, che però la Reuters ha potuto leggere. Tradotto
dalla lingua di legno, significa questo: la confisca dei risparmi
depositati in banca. Ossia la «cura» usata per Cipro a danno dei
depositanti, estesa all’Europa. Ma non alla Germania, ovviamente:
soltanto a quella parte dell’Europa dove i privati hanno tanti soldi da
parte, eppure non li investono nelle loro economie reali (perché le
banche preferiscono mettere i soldi in titoli di Stato senza rischio);
Paesi che, inoltre, nonostante questo tesoro in cassa, sono in stato di
indebitamento astronomico.
Indovinate a quali paesi si alluda.
Naturalmente, non è una novità. Da tempo la Merkel ripete che gli italiani, in banca e in case, hanno più patrimonio dei suoi tedeschi. Eugenio Scalfari deve aver avuto più di qualche sentore di quel che si prepara, perché giusto qualche giorno fa – atteggiandosi a profeta o a manovratore – ha proposto «un’imposta patrimoniale sui beni immobili e anche mobili. Ma si dovrebbe applicare non solo ai ricchi ma anche agli agiati; per intendersi, non solo a chi ha redditi al di sopra della soglia di mezzo milione l’anno ma a partire dalla soglia di 70 mila euro e cioè alla ricchezza patrimoniale della quale questi redditi sono il segnale.
Indovinate a quali paesi si alluda.
Naturalmente, non è una novità. Da tempo la Merkel ripete che gli italiani, in banca e in case, hanno più patrimonio dei suoi tedeschi. Eugenio Scalfari deve aver avuto più di qualche sentore di quel che si prepara, perché giusto qualche giorno fa – atteggiandosi a profeta o a manovratore – ha proposto «un’imposta patrimoniale sui beni immobili e anche mobili. Ma si dovrebbe applicare non solo ai ricchi ma anche agli agiati; per intendersi, non solo a chi ha redditi al di sopra della soglia di mezzo milione l’anno ma a partire dalla soglia di 70 mila euro e cioè alla ricchezza patrimoniale della quale questi redditi sono il segnale.
22 gennaio 2014
DIAMOCI UNA €URO-MOSSA...
Passata la finta sbronza della legge elettorale, dobbiamo tornare con i piedi per terra e fare i conti con l’economia paralizzata di questo Paese. Per economia paralizzata intendo deflazione, che è la somma del calo dei prezzi col calo dei consumi. Calo che fa il paio col calo del gettito fiscale a causa della chiusura o della delocalizzazione di migliaia di aziende, con conseguente aumento della disoccupazione, ormai fuori controllo, e fuga dei giovani all’estero. Insomma, siamo di fronte a una sommatoria di indicatori talmente nefasti da renderci indecisi di quale bandolo afferrare per sbrogliare la matassa.
Se vogliamo rimanere sullo spicciolo, dobbiamo decidere innanzitutto come affrontare il dramma della sopravvivenza di milioni di famiglie. Bocciata la proposta del reddito di cittadinanza avanzata dal M5s, che doveva servire ad un momentaneo alleggerimento del disagio della povertà, dovremmo, a mio avviso, cercare di guardare con più insistenza oltre i confini nazionali perché questo governo, con o senza Porcellum, è soltanto un esecutivo virtuale che ha le mani legate da Bruxelles e da Berlino. L’Italia è un Paese commissariato dall’Europa che ci vuole rispettosi di regole che in queste condizioni non potremo rispettare mai. Mi riferisco al Patto di stabilità e al Mes fondo salvastati (salvabanche).
18 dicembre 2013
23 agosto 2013
GRECIA: La Troika trasforma la recessione in depressione. Salvataggio o annegamento?
Sei anni di recessione, un drastico calo del PIL da 231 miliardi nel 2009 a 193 miliardi di euro nel 2012, un tasso di disoccupazione del 27% (si passa dal 7,5% al 26,9% tra il secondo trimestre del 2008 e aprile 2013), del 57% per i giovani al di sotto di 25 anni e un'esplosione dei casi di suicidi... Il panorama della Grecia è catastrofico e allarmante per il resto d'Europa. Come in Argentina nel 2001, i bambini svengono a scuola per mancanza di cibo. Si accerta un aumento dei casi di sieropositività (HIV), mentre la spesa sanitaria è scesa di oltre il 20% in 2 anni (passando dal 7,1% del PIL nel 2010 al 5,8% nel 2012). Nel frattempo, il partito nazista Alba Dorata, che siede in Parlamento, approfitta del degrado sociale per diffondere il suo odio. I creditori hanno trasformato la recessione in una depressione e la Troika (UE - FMI - BCE) non fa che offuscare ogni volta di più il quadro.
La nuova soluzione del FMI per salvare il proprio programma
Tutti i lavori della Troika giacciono oramai su un tasso di debito pubblico del 124% del PIL per l'anno 2020. Credendo che tutto giri intorno a questo obiettivo fantasioso, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) si impegna ogni volta a rettificare il tiro e puntare meglio questo bersaglio. La popolazione greca dovrebbe essere soddisfatta di un tale orizzonte macroeconomico che assolutamente non tiene conto del suo benessere?
La nuova soluzione del FMI per salvare il proprio programma
Tutti i lavori della Troika giacciono oramai su un tasso di debito pubblico del 124% del PIL per l'anno 2020. Credendo che tutto giri intorno a questo obiettivo fantasioso, il Fondo Monetario Internazionale (FMI) si impegna ogni volta a rettificare il tiro e puntare meglio questo bersaglio. La popolazione greca dovrebbe essere soddisfatta di un tale orizzonte macroeconomico che assolutamente non tiene conto del suo benessere?
19 febbraio 2013
L'U€ NEL 2013: BANCAROTTA ECONOMICA E DITTATURA POLITICA
Ecco
le cifre ufficiali alla fine del 2008: il disavanzo totale di tutti gli
Stati dell’UE ha raggiunto 7.800 miliardi; alla fine del 2009, 8.900
miliardi; alla fine del 2010, 9.600 miliardi e alla fine del 2011,
10.300 di euro. Ciò corrisponde ad una percentuale del prodotto interno
lordo (PIL) totale di tutti gli Stati membri dell’UE nel 2008 di 62,5%,
nel 2009 di 74,8%, nel 2010 dell’80,0% e nel 2011 dell’82,5%. Per i 17
Stati della zona euro, i numeri sono ancora peggiori. (Ad esempio: il
rapporto tra debito pubblico – cioè, la percentuale del debito pubblico
in rapporto al PIL – della Svizzera si attesta a fine 2011 al 52%,
mentre un anno prima, era ancora il 55% e nel 2012 ha continuato a
scendere fino al 51%).
Di Karl Müller
Die EU im Jahr 2013: Wirtschaftlich bankrott wird sie politisch zur Diktatur
Solo il tempo ci dirà chi dovrà pagare queste somme colossali e come potrà farlo. I cosiddetti piani di salvataggio (“aiuti alla Grecia,” EFSF, MES, finanziamenti mirati, acquisti di obbligazioni da parte della BCE, ecc.) hanno lo scopo di far credere ai cittadini degli Stati membri dell’UE che si può risolvere il problema del debito attraverso una ridistribuzione tra gli Stati “ricchi” e gli “stati poveri” nell’UE. Ma se guardiamo più da vicino, tutti questi piani di salvataggio non portano esattamente ad una ridistribuzione tra Stati, ma una redistribuzione tra tutti gli Stati a spese dei contribuenti e a beneficio di un gruppo selezionato del grande capitale.
La speranza che alcuni paesi, tra cui in primo luogo la Germania, sarebbero i soli in grado di farsi carico di tutto ciò, è pura illusione. Nell’UE, il 20% di tutto il debito pubblico è della sola Germania, nel 2011 c’erano 2,1 miliardi di euro che la Repubblica federale, dei Länder e dei comuni dovevano a ogni donatore. La verità è che in Germania, i capitali in mani private raggiungono quasi il doppio. E se si trattasse realmente e onestamente di un nuovo inizio, potrebbe anche essere possibile ammortizzare il debito, con l’aiuto dei cittadini, dove è ragionevole e giusto. Infatti, i cittadini sono sempre pronti a contribuire al bene comune. Ma al giorno d’oggi, tutti sanno che queste azioni di redistribuzione programmate, non sono per il bene comune. Non è accettabile dare più soldi a coloro che ne hanno già in abbondanza.
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Di Karl Müller
Die EU im Jahr 2013: Wirtschaftlich bankrott wird sie politisch zur Diktatur
Solo il tempo ci dirà chi dovrà pagare queste somme colossali e come potrà farlo. I cosiddetti piani di salvataggio (“aiuti alla Grecia,” EFSF, MES, finanziamenti mirati, acquisti di obbligazioni da parte della BCE, ecc.) hanno lo scopo di far credere ai cittadini degli Stati membri dell’UE che si può risolvere il problema del debito attraverso una ridistribuzione tra gli Stati “ricchi” e gli “stati poveri” nell’UE. Ma se guardiamo più da vicino, tutti questi piani di salvataggio non portano esattamente ad una ridistribuzione tra Stati, ma una redistribuzione tra tutti gli Stati a spese dei contribuenti e a beneficio di un gruppo selezionato del grande capitale.
La speranza che alcuni paesi, tra cui in primo luogo la Germania, sarebbero i soli in grado di farsi carico di tutto ciò, è pura illusione. Nell’UE, il 20% di tutto il debito pubblico è della sola Germania, nel 2011 c’erano 2,1 miliardi di euro che la Repubblica federale, dei Länder e dei comuni dovevano a ogni donatore. La verità è che in Germania, i capitali in mani private raggiungono quasi il doppio. E se si trattasse realmente e onestamente di un nuovo inizio, potrebbe anche essere possibile ammortizzare il debito, con l’aiuto dei cittadini, dove è ragionevole e giusto. Infatti, i cittadini sono sempre pronti a contribuire al bene comune. Ma al giorno d’oggi, tutti sanno che queste azioni di redistribuzione programmate, non sono per il bene comune. Non è accettabile dare più soldi a coloro che ne hanno già in abbondanza.
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29 novembre 2012
L'ANTICRISTO E' FRA NOI
In questo drammatico ed
interminabile periodo di transizione (lo si potrebbe definire anche di
"rivelazione" - quello che anni addietro veniva definito complottismo,
oggi viene palesato come normalità) tutto ciò che accade nel mondo del
dominio globale è diabolicamente perfetto, strutturato fin nei minimi
particolari, onde evitare un fallimento dei loro loschissimi progetti...
Mi spiegherò facendo un piccolo esempio che può essere rapportato a tematiche di altro argomento: il
malcontento dell'italiano medio, i privilegi della casta, la politica
& l'antipolitica; quattro elementi strettamente collegati fra loro
che permetteranno la sopravvivenza (e probabilmente il rafforzamento)
del sistema stegocratico dell'usura legalizzata internazionale.
Se
chiedessimo al passante di turno il perchè della recessione o per quale
motivo il debito pubblico cresce senza sosta, egli risponderebbe come
un automa : "è tutta colpa dei privilegi della casta se siamo in crisi" e
questo suo profondo odio non gli permetterà di comprendere che il
problema da lui citato è solo una goccia nell'oceano.
19 novembre 2012
LE BANCHE GOVERNANO IL MONDO
Uno studio di tre scienziati a Zurigo, pubblicato sul New Scientist, dimostra che il famoso liberismo (neo o post che dir si voglia) non esiste: 147 superbanche controllano ogni cosa, qualsiasi comparto produttivo. Il 60% del reddito mondiale è così generato da 43mila multinazionali in competizione tra di loro solo virtualmente. E dove non c'è competizione, cade anche il principio del libero mercato.
5 ottobre 2012
L'ATTACCO DELL'UNIONE EUROPEA ALLA SOVRANITA' ALIMENTARE E MONETARIA
Nel luglio scorso la Corte di Giustizia europea ha stabilito il divieto assoluto di commercializzare le sementi delle varietà tradizionali e diversificate che non sono iscritte nel catalogo ufficiale europeo. Una sentenza che conferma come, sia in ambito economico che alimentare, la strategia dell'Unione europea sembra essere finalizzata alla limitazione dell'autonomia degli Stati membri.
Di Matteo Marini - Il Cambiamento
Dall’assalto alla sovranità monetaria (basti guardare l’approvazione del Fiscal Compact e/o del Mes) all’attacco alla sovranità alimentare. L’Unione Europea sembra che voglia, di fatto, smantellare pian piano tutti gli assi che ogni Stato membro tenta di giocarsi per mantenere un minimo di autonomia.
Tutto ruota attorno ad una direttiva comunitaria - in vigore dal 1998 - che stabilisce come la commercializzazione e lo scambio di sementi, sia di solo appannaggio delle ditte sementiere (come la Monsanto). Agli agricoltori questo commercio è vietato. Molte le realtà associative di volontari che si sono costituite per opporsi a questa assurda regolamentazione, distribuendo sementi presenti fuori dal catalogo ufficiale delle multinazionali.
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