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6 ottobre 2019
In Ecuador il popolo in rivolta contro il regime neoliberista di Lenin Moreno che risponde con la repressione
L’Ecuador è in fiamme. Le misure di austerity implementate dal regime di Lenin Moreno su ‘indicazione’ del Fondo Monetario Internazionale hanno provocato una forte reazione popolare. Tutto a un tratto il paese andino sembra aver fatto un salto indietro nel tempo agli anni 90’, in quella triste ‘larga noche neoliberal’ che danni inenarrabili ha provocato nell’intera regione sudamericana.
La rabbia popolare è esplosa nelle principali città del paese a cominciare dalla capitale Quito dopo che il regime ha decretato una serie di misure, il cosiddetto ‘paquetazo’, volte a scaricare tutto il peso di una crisi provocata dal nefasto binomio neoliberismo-FMI sul popolo.
3 ottobre 2019
Il legame tra l'opposizione venezuelana e i cartelli colombiani
Il caso è iniziato nel marzo 2019, un mese dopo lo show politico-mediatico dell'aiuto umanitario, dove gli Stati Uniti e i suoi alleati hanno preteso di violare la sovranità del Venezuela e hanno cercato disperatamente di dividere le forze armate bolivariane. Il 20 marzo 2019, Roberto Marrero, capo di gabinetto di Juan Guaido, e la sua guardia del corpo, Luis Paéz, sono stati arrestati dalle forze di sicurezza venezuelane. A casa del primo, i servizi venezuelani hanno trovato due fucili d'assalto, una granata e valuta estera in contanti.
L'analisi dei dati del cellulare di Roberto Marrero e di quelli contenuti nel suo computer porterà all'arresto, nella città venezuelana di Valencia, di Wilfredo Torres Gómez, alias Necocli, capo del cartello colombiano narco-paramilitare Los Rastrojos. Il governo bolivariano ha poi denunciato ancora una volta i legami tra un importante settore dell'opposizione politica venezuelana e i narcotrafficanti colombiani.
3 settembre 2019
Colombia: FARC della rosa e FARC del fucile
Con un lungo documento di analisi, le Farc - Ep tornano a essere Fuerzas Armadas Revolucionarias de Colombia – Ejercito del Pueblo, e lasciano ai compagni e alle compagne che non condividono la loro scelta l’acronimo Farc (Fuerza Alternativa Revolucionaria del Comun) con il quale si erano trasformate in partito politico scegliendo il simbolo della rosa con la stella al centro, nell’agosto del 2017. Si consuma così una lunga e travagliata scissione che, a partire dal gruppo dirigente, ha progressivamente reso esplicite differenze di merito e di metodo che non hanno trovato composizione.
Da una parte, l’ex vicesegretario delle Farc, Ivan Marquez, che ha ripreso le armi insieme a due altri dirigenti storici, Jesus Santrich – recentemente uscito dal carcere - e Hernan Dario Velasquez, nome di battaglia el Paisa. Dall’altro, Rodrigo Londoño, presidente del partito politico Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común, che ha respinto il ritorno alle armi per ribadire che la maggioranza degli ex guerriglieri intende mantenere gli impegni presi con gli accordi di pace del 2016.
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Da una parte, l’ex vicesegretario delle Farc, Ivan Marquez, che ha ripreso le armi insieme a due altri dirigenti storici, Jesus Santrich – recentemente uscito dal carcere - e Hernan Dario Velasquez, nome di battaglia el Paisa. Dall’altro, Rodrigo Londoño, presidente del partito politico Fuerza Alternativa Revolucionaria del Común, che ha respinto il ritorno alle armi per ribadire che la maggioranza degli ex guerriglieri intende mantenere gli impegni presi con gli accordi di pace del 2016.
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30 agosto 2019
"Gli invasori uccidono le nostre vite e versano il sangue della nostra foresta" Dichiarazione degli indigeni Munduruku dell'Amazzonia
Perseguiamo l'auto-demarcazione e la difesa del nostro territorio
Noi, il popolo Munduruku del Medio e Alto Tapajós, continuiamo l'auto-demarcazione del nostro territorio di Daje Kapapap Eipi, noto come Terra autoctona Sawre Muybu. Abbiamo percorso più di 100 km a piedi nel nostro territorio, su terreni che hanno già beneficiato del rapporto di identificazione e delimitazione circostanziale nella rivista ufficiale dell'aprile 2016.
Organizzati in 5 gruppi - Pusuru Kao, Pukorao Pik Pik Pik, Waremucu Pak, Surup Surup et la guerriera Wakoborun - continuiamo a difendere il nostro territorio sacro. La nostra resistenza è sempre stata così. Dato che i nostri antenati hanno sempre vinto le battaglie e non sono mai stati colpiti dalle frecce dei loro nemici, continuiamo anche a ripulire le nostre vette, ispezionare, formare gruppi di autodifesa e aprire nuovi villaggi, come Karoebak sul fiume Jamanxim.
Noi, il popolo Munduruku del Medio e Alto Tapajós, continuiamo l'auto-demarcazione del nostro territorio di Daje Kapapap Eipi, noto come Terra autoctona Sawre Muybu. Abbiamo percorso più di 100 km a piedi nel nostro territorio, su terreni che hanno già beneficiato del rapporto di identificazione e delimitazione circostanziale nella rivista ufficiale dell'aprile 2016.
Organizzati in 5 gruppi - Pusuru Kao, Pukorao Pik Pik Pik, Waremucu Pak, Surup Surup et la guerriera Wakoborun - continuiamo a difendere il nostro territorio sacro. La nostra resistenza è sempre stata così. Dato che i nostri antenati hanno sempre vinto le battaglie e non sono mai stati colpiti dalle frecce dei loro nemici, continuiamo anche a ripulire le nostre vette, ispezionare, formare gruppi di autodifesa e aprire nuovi villaggi, come Karoebak sul fiume Jamanxim.
Bolsonaro davanti al suo specchio
Jair Bolsonaro, il «Trump del tropico» ha attaccato di nuovo le migliaia di medici cubani che sono stati nel suo paese a salvare vite e curare malattie, soprattutto nei luoghi meno ospitali di questa nazione di 210 milioni di abitanti.
Preoccupato forse per aver nominato suo figlio Eduardo come ambasciatore del Brasile negli Stati Uniti, perchè questo fatto ha provocato le più diverse critiche, il «Trump del Tropico» ha attaccato di nuovo le migliaia di medici cubani che sono stati nel suo paese a salvare vite e curare malattie, soprattutto nei luoghi meno ospitali di questa nazione di 210 milioni di abitanti.
Lo aveva fatto prima di diventare presidente e lo ha fatto dopo l’installazione nella sedia che occupa oggi, anche se la sua ossessione principale è stata l’ammirazione per Donald Trump e il suo maggior inganno l’aggressione contro paesi come Cuba e Venezuela.
29 agosto 2019
L'Amazzonia in fiamme e Petrobrás venduta alle multinazionali: è la fine della sovranità del Brasile.
La devastazione delle foreste è un aspetto terrificante della distruzione della sovranità nazionale. Si tratta di un crimine contro il paese commesso dal governo Bolsonaro.
L'abbattimento di alberi e gli incendi, grazie all'incompetenza complice del governo, rappresentano un'aggressione alla sovranità nazionale grave quanto la vendita di società pubbliche strategiche del Brasile, come la Petrobras, prevista per il 2022. Il disastro ambientale e la privatizzazione sono pericolosi, perché mentre alcune decisioni economiche possono essere riviste e revocate, l'estinzione della più grande foresta tropicale del mondo e la vendita della settima compagnia petrolifera più grande del mondo sono irreversibili.
L'abbattimento di alberi e gli incendi, grazie all'incompetenza complice del governo, rappresentano un'aggressione alla sovranità nazionale grave quanto la vendita di società pubbliche strategiche del Brasile, come la Petrobras, prevista per il 2022. Il disastro ambientale e la privatizzazione sono pericolosi, perché mentre alcune decisioni economiche possono essere riviste e revocate, l'estinzione della più grande foresta tropicale del mondo e la vendita della settima compagnia petrolifera più grande del mondo sono irreversibili.
14 agosto 2019
Ex Relatore Onu sul Venezuela: «Il vero obiettivo degli Usa è il caos e la guerra civile a Caracas»
Il Venezuela è assediato dagli Stati Uniti che vogliono rovesciare Maduro e distruggere la Rivoluzione Bolivariana per appropriarsi dei proventi delle immense risorse naturali che possiede il paese sudamericano.
«Il grande partito del saccheggio venezuelano» è al lavoro per questo, come ci ha spiegato in questa intervista esclusiva Alfred de Zayas, professore di diritto internazionale a Ginevra dal 2007 e unico relatore delle Nazioni Unite in Venezuela negli anni della Rivoluzione Bolivariana.
Un'opposizione seria e credibile può sostenere un embargo volto a distruggere l'economia del paese?
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29 luglio 2019
Il nuovo Plan Condor tra fascismi, stupri, torture, massonerie e…
Marie Anne Erize |
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11 maggio 2019
Venezuela: 37 crimini di odio per mano del fascismo nel 2019
Finora, quest'anno, una crescita accelerata dei crimini motivati dall'odio ha segnato la tabella di marcia dell'anti-chavismo degli operatori per il cambio di regime.
In ciascuno dei momenti più alti degli ultimi mesi (autoproclamazione di Guaidó, sabotaggio elettrico e colpo di stato fallito), gruppi estremisti emergono per assediare la popolazione Chavista. Ad oggi, almeno 37 di questi crimini sono stati eseguiti sotto la promozione diretta dell'alto comando politico degli Stati Uniti e della leadership locale del fascismo venezuelano.
CHE COS'È UN CRIMINE D'ODIO E CHI LO COMMETTE?
I crimini motivati dall'odio sono quegli attacchi che mettono a rischio la vita di gruppi di persone perché hanno una ferma identità culturale, religiosa o politica.
In ciascuno dei momenti più alti degli ultimi mesi (autoproclamazione di Guaidó, sabotaggio elettrico e colpo di stato fallito), gruppi estremisti emergono per assediare la popolazione Chavista. Ad oggi, almeno 37 di questi crimini sono stati eseguiti sotto la promozione diretta dell'alto comando politico degli Stati Uniti e della leadership locale del fascismo venezuelano.
CHE COS'È UN CRIMINE D'ODIO E CHI LO COMMETTE?
I crimini motivati dall'odio sono quegli attacchi che mettono a rischio la vita di gruppi di persone perché hanno una ferma identità culturale, religiosa o politica.
16 aprile 2019
80 colpi: l’esercito può sparare su chi vuole, a Rio de Janeiro
Fermarsi ed identificarsi al posto di blocco militare non è stato sufficiente. La pattuglia dell’esercito apre il fuoco contro la vettura in cui viaggiavano quattro persone della stessa famiglia accompagnate da una amica. Il conducente agonizza sul posto tra le grida e le suppliche delle moglie. I soldati pur rendendosi conto della situazione non offrono alcun aiuto, anzi, arrivano a deridere e insultare le vittime. Il conducente muore.
Dopo una settimana di silenzio delle autorità oggi il vice presidente della repubblica, il generale Hamilton Mourão, ha aperto una inchiesta interna per sapere il motivo di una azione così disastrosa: “come mai di ottanta colpi sparati c’è stata soltanto una vittima? Se i soldati avessero avuto una buona mira non si sarebbe salvato nessuno”.
Dopo una settimana di silenzio delle autorità oggi il vice presidente della repubblica, il generale Hamilton Mourão, ha aperto una inchiesta interna per sapere il motivo di una azione così disastrosa: “come mai di ottanta colpi sparati c’è stata soltanto una vittima? Se i soldati avessero avuto una buona mira non si sarebbe salvato nessuno”.
19 marzo 2019
Funzionari degli USA hanno offerto denaro a un mio amico per smantellare la rete elettrica di Teheran
Una storia che getta luce sull’interruzione elettrica provocata in Venezuela
Ci sono voluti un blackout elettrico a livello nazionale in Venezuela, rumori di un cyber attacco e i tweet compiacenti da parte di ufficiali degli USA per richiamarmi alla mente la misteriosa storia di un mio caro amico iraniano-usamericano di nove anni fa.
Un mio amico, un ingegnere di cui non farò il nome per ovvie ragioni e che in quest’articolo chiameremo ‘Kourosh’— nel 2010 mi ha rivelato di essere stato avvicinato da due “impiegati del Dipartimento di Stato” che gli hanno offerto $250.000 per “fare qualcosa di veramente semplice” durante il suo imminente viaggio di ritorno a Teheran.
Kourosh si era completamente stranito perché non aveva idea di come questi due tizi sapessero innanzitutto del suo viaggio in Iran, e poi che non avesse il becco d’un quattrino.
Ci sono voluti un blackout elettrico a livello nazionale in Venezuela, rumori di un cyber attacco e i tweet compiacenti da parte di ufficiali degli USA per richiamarmi alla mente la misteriosa storia di un mio caro amico iraniano-usamericano di nove anni fa.
Un mio amico, un ingegnere di cui non farò il nome per ovvie ragioni e che in quest’articolo chiameremo ‘Kourosh’— nel 2010 mi ha rivelato di essere stato avvicinato da due “impiegati del Dipartimento di Stato” che gli hanno offerto $250.000 per “fare qualcosa di veramente semplice” durante il suo imminente viaggio di ritorno a Teheran.
Kourosh si era completamente stranito perché non aveva idea di come questi due tizi sapessero innanzitutto del suo viaggio in Iran, e poi che non avesse il becco d’un quattrino.
11 marzo 2019
Un nuovo internazionalismo nasce in Venezuela
Il Teatro Teresa Carreño risuona di canti e slogan provenienti dai cinque continenti. Siamo all'atto conclusivo dell'Assemblea internazionale dei popoli (AIP) che, dal 24 al 27 febbraio, ha riunito 500 delegate e delegati di 90 paesi. Entra il presidente Nicolas Maduro accompagnato dalla Primera combatiente Cilia Flores. Sventolano le bandiere, quella del Venezuela è al centro. Maduro chiede che “gliela prestino” per tenerla al tavolo durante il discorso che infiammerà la platea. Con lui ci sono la vicepresidente Delcy Rodriguez, il viceministro di Comunicazione internazionale al ministero degli esteri, William Castillo, e portavoce internazionali come Joao Pedro Stedile, del Movimento dei Senza Terra.
“Non si è liberi, non si è rivoluzionari, non si è indipendenti senza pagare il prezzo del valore, della rivolta e del coraggio”, dice Maduro all'AIP.
13 febbraio 2019
Venezuela: Tutto ciò che si sa e non si dice...
In questi tempi di dittatura economica, i signori/e "So tutto Io", escono come lumache dopo la pioggia. Molti di loro fallirebbero un semplice test a scelta multipla per testare le loro conoscenze di base sull'argomento della loro "competenza". Con poche eccezioni, tra coloro che scrivono o parlano del Venezuela, nessuno ha idea se Lara sia una città o uno stato, per non parlare di dove "esso" si trovi geograficamente. In altre parole, mancano degli elementi essenziali di base per avventurarsi nel dare lezioni.
Per correggere alcuni errori ricorrenti che condizionano analisi e commenti, potrò menzionare alcuni dati "sconosciuti" per contribuire a una migliore salute del dibattito globale sul Venezuela:
Venezuela: Voto al Senato sul golpe...
"Abbiamo udito perentori richiami all’ordine, che ci esortavano a credere che l’appartenenza all’Occidente sia un legame totalitario dove dobbiamo dire tutti la stessa cosa, nel modo più ultimativo e sanzionatorio, sotto lo slogan della «esportazione di democrazia".
8 febbraio 2019
"Perché crede che gli Stati Uniti vogliano attaccare il Venezuela?"La straordinaria attualità di questa risposta di Hugo Chavez
Tutto quello che devi sapere sul nuovo golpe in Venezuela sono racchiusi in questa magistrale sintesi di 2 minuti dell'ex Presidente Hugo Chavez, vittima, per le stesse ragioni di un colpo di stato degli Stati Uniti nell'aprile del 2002.
7 febbraio 2019
Roger Waters ribadisce il suo sostegno al Venezuela contro il golpe USA
«Regime change per per facilitare l'adozione di politiche neoliberiste»
Il fondatore ed ex membro della band britannica Pink Floyd, Roger Waters, è tornato a far sentire la sua voce a sostegno del Venezuela e del governo del presidente Nicolás Maduro di fronte alle minacce di un intervento militare da parte degli Stati Uniti (USA).
Attraverso i social network, il cantante britannico ha pubblicato una foto e una frase di Simón Bolívar sul ruolo della nazione nordamericana rispetto ai suoi vicini: «Gli Stati Uniti sembrano destinati dalla Provvidenza, a infestare l'America con la miseria nel nome di libertà».
4 febbraio 2019
Il Venezuela e i sinistri “critici-critici”
L’autoproclamazione di Guaidò rappresenta a tutti gli effetti un tentativo di colpo di Stato, ed è davvero difficile, se non impossibile, provare a descrivere diversamente quello che sta avvenendo in questi giorni in Venezuela. Un tentativo che fortunatamente, almeno per ora, non ha avuto gli sviluppi che auspicavano a Washington, ma che però è ben al di la dall’essere stato scongiurato, come dimostra l’esproprio dei conti bancari della PDVSA negli Stati Uniti. Miliardi di dollari pubblici sottratti allo stato venezuelano e messi arbitrariamente a disposizione di un golpista, il tutto in barba ad ogni legge del diritto internazionale.
Ora immaginate solo per un momento cosa sarebbe accaduto se Bernie Sanders si fosse dichiarato unilateralmente Presidente degli Stati Uniti invitando l’esercito alla diserzione, magari contestando l’irregolarità delle presidenziali del 2016 adducendo come prova l’interferenza dei russi nel processo elettorale. Con ogni probabilità il “mondo civilizzato” che oggi plaude al “giovane ribelle” di Caracas lo avrebbe preso per matto, oppure ignorato. Probabilmente sarebbe stato anche arrestato e processato nel giro di qualche ora, visto che l’ordinamento giuridico nordamericano prevede il reato di cospirazione.
2 febbraio 2019
Messaggio di Maduro al popolo USA: "Trump vuole fare del Venezuela un Vietnam in America Latina"
Sono Nicolás Maduro, Presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, voglio inviare un messaggio al popolo statunitense per allertarlo sulla campagna della guerra mediatica, comunicativa e psicologica che si sta sviluppando sui media internazionali e, soprattutto, sui media USA contro il Venezuela. È stata preparata una campagna per giustificare un colpo di Stato in Venezuela, preparato, finanziato e sostenuto attivamente dall’amministrazione Trump, proprio come già noto a tutta l’opinione pubblica.
28 gennaio 2019
Cosa c’è in ballo in Venezuela col golpe Gaidó
È perfino comprensibile che in pochi si straccino le vesti per le sorti del governo di Nicolás Maduro per molti motivi. Ma nella nomina di un antipapa ghibellino da parte di Trump e Bolsonaro, nella persona del carneade Juan Gaidó, ci sono almeno altrettanti motivi del perché sia necessario riflettere su un passaggio cruciale della storia latinoamericana del XXI secolo.
È senz’altro vero che da tempo le cose in Venezuela vadano male. Il governo Maduro – al di là delle proprie colpe e debolezze non si possono mai scontare del tutto le responsabilità di chi è al governo – non sembra avere le chiavi per uscire da una crisi che è magnificata dall’iperinflazione, di gran lunga il maggior fattore di destabilizzazione e di peggioramento delle condizioni di vita della popolazione.
È senz’altro vero che da tempo le cose in Venezuela vadano male. Il governo Maduro – al di là delle proprie colpe e debolezze non si possono mai scontare del tutto le responsabilità di chi è al governo – non sembra avere le chiavi per uscire da una crisi che è magnificata dall’iperinflazione, di gran lunga il maggior fattore di destabilizzazione e di peggioramento delle condizioni di vita della popolazione.
26 gennaio 2019
L’appello di Maduro al popolo del Venezuela, deciso a restare indipendente
Di fronte alla grottesca situazione di un signor nessuno che ha deciso di proclamarsi presidente del Venezuela e di farsi “incaricare” dalla Casa Bianca e non dagli elettori, si sta scatenando la creatività popolare. C’è chi va in piazza inalberando un fantoccio, chi porta il ritratto di un comandante guerrigliero, chi tira fuori dal cappello il proprio “presidente” da proclamare senza tema che gli succeda niente: perché se lo dice Trump, chiunque lo può fare senza essere portato in manicomio in galera.
Tutto questo si chiama “democrazia”
Evidentemente sì, data la lunga sudditanza dei governi europei ai diktat della Troika e del Fondo Monetario Internazionale. Evidentemente sì per quei governi latinoamericani, nostalgici del tempo in cui il continente era considerato il “cortile di casa degli Stati Uniti”. Evidentemente sì per quell’Europa che ha dato un ultimatum al governo del Venezuela affinché indica al più presto “elezioni democratiche” pena il riconoscimento dell’utoproclamato “presidente a interim”. Le 25 elezioni celebrate in Venezuela e certificate da centinaia di giuristi internazionali? Carta straccia, vale di più l’investitura dall’alto di questo Juan Guaido.
Evidentemente sì, data la lunga sudditanza dei governi europei ai diktat della Troika e del Fondo Monetario Internazionale. Evidentemente sì per quei governi latinoamericani, nostalgici del tempo in cui il continente era considerato il “cortile di casa degli Stati Uniti”. Evidentemente sì per quell’Europa che ha dato un ultimatum al governo del Venezuela affinché indica al più presto “elezioni democratiche” pena il riconoscimento dell’utoproclamato “presidente a interim”. Le 25 elezioni celebrate in Venezuela e certificate da centinaia di giuristi internazionali? Carta straccia, vale di più l’investitura dall’alto di questo Juan Guaido.
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