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"LA TERRA CI NUTRE LA TECNOLOGIA CI GUIDA: COLTIVIAMO INSIEME IL FUTURO"
15 maggio 2017
La situazione in Venezuela: le violenze dell’opposizione, la contromossa di Maduro e la manipolazione dei media
Da circa un mese,
ed esattamente dal 6 aprile in alcune zone del Venezuela sono in corso
manifestazioni di protesta portate avanti dalla coalizione di partiti che si
oppongono al Governo di Nicolas Maduro.
Tali manifestazioni spesso sono sfociate in
violenti disordini che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33 morti,
centinaia di feriti, qualche migliaio di persone fermate ed arrestate, danni
ingenti per milioni e milioni di dollari.
Tranne rari casi, tali manifestazioni sono sempre
state concentrate nelle zone dei quartieri bene di Caracas e qualche altra
città del Venezuela. Fin da quando Hugo Chávez è salito al Governo nel 1999,
hanno protestato contro di lui sempre e solo le classi più ricche, la classe
alta e settori delle classi medie.
L’avversione
della classe media ai governi di Chávez e Maduro
Queste classi non hanno mai accettato la politica
di Hugo Chávez prima e di Nicolas Maduro poi, incentrata sulla redistribuzione in
maniera più equa delle ricchezze dello stato; non hanno mai accettato che il
Governo "sperperasse" - a loro dire - ingenti risorse per le classi
più povere, da sempre emarginate ed abbandonate a vivere nella più totale
miseria.
Questo è il punto fondamentale per capire le
vicende attuali del Venezuela. Le classi più ricche, la classe alta e le classi
medie di questo paese non hanno digerito che i governi socialdemocratici di
Chávez e Maduro (1)
investissero ingenti risorse per permettere a tutti di usufruire di una
istruzione gratuita e di qualità fino ai più alti livelli (scuola, università e
studi post universitari); per incentivare la sanità pubblica, in modo da
permettere a tutti di potersi curare, anche a chi non ha i mezzi economici per
accedere alle costosissime cliniche private; milioni di case popolari costruite
per i più emarginati e da sempre condannati a vivere nelle baraccopoli, nei
cinturoni della miseria che affollano le grandi città del Venezuela. Ad oggi,
il programma statale dedicato alla costruzione di case popolari (denominato
"Gran Misión Vivienda Venezuela") ha consegnato un milione e
seicentomila appartamenti ad altrettante famiglie che vivevano nelle
baraccopoli e che mai avrebbero potuto acquistare un appartamento.
Questa classe media che protesta non ha mai
digerito che lo stato distribuisca alimenti di prima necessità a prezzi
regolati, prima attraverso i negozi statali appositamente costituiti (Rete
Mercal, Rete PDVAL e Supermercati Bicentenario) ed oggi attraverso i CLAP. Il
Governo ha creato i CLAP per superare gli inconvenienti, come le code
lunghissime che si formavano davanti ai negozi statali, che ad un certo punto
della "guerra economica", scatenata dalle oligarchie, erano gli unici
a distribuire prodotti di prima necessità a prezzi normali; tutti gli altri
negozi privati, soprattutto i grandi supermercati, prima hanno cessato di
vendere, in tutto, o in parte, o a rotazione, i principali prodotti alimentari
e poi, quando sono tornati a venderli, i loro prezzi per essere talmente alti
erano impagabili dalla stragrande maggioranza della popolazione.
Il Governo, nel 2016 per far fronte alle tante
difficoltà che incontrava il popolo per approvvigionarsi di alimenti ha creato
i CLAP, Comitati Locali di Distribuzione e Produzione degli
Alimenti, ovvero la distribuzione a prezzi normali, direttamente a domicilio,
di un pacco contenete i principali prodotti alimentari; della distribuzione si
incarica direttamente il potere popolare organizzato attraverso i Consigli
Comunali (Consejos Comunales), che dopo aver provveduto al censo delle famiglie
interessate a ricevere il pacco a prezzo controllato, provvede alla consegna direttamente
a domicilio. Il pacco che arriva una volta al mese, contiene alimenti per circa
18 Kg; l'ultimo che ha ricevuto lo scrivente, lo scorso 21 aprile conteneva: 4
Kg di riso, 3 Kg di pasta, 2 Kg di farina di mais, 2 Kg di fagioli, 1 Kg di
lenticchie, 1 Kg di latte in polvere, 1 Kg di zucchero, mezza dozzina di
scatolette di tonno da 140 grammi cadauna, 1 litro di olio di girasole ed
ancora ketchup, maionese, sale...
Il prezzo di vendita del pacco è di 10.500 bs ed
include anche una piccola quota per il trasporto della merce. Per avere una
idea di quanto sia il risparmio per le famiglie, basta dire che un Kg di pasta,
in un qualsiasi negozio costa non meno di 10.000 bs, oppure un Kg di latte in
polvere può arrivare a superare le 15.000 bs. Tale forma di distribuzione
raggiunge mensilmente più di 6 milioni di famiglie. Ovviamente il CLAP non solo
permette di accedere ai prodotti alimentari di prima necessità a prezzi
sopportabili, ma smonta l'idea, diffusa soprattutto a livello internazionale,
che in Venezuela ci sia una emergenza umanitaria, un intero popolo che muore di
fame! Il pacco CLAP non è sufficiente per alimentare in modo soddisfacente, ma sicuramente
impedisce che qualcuno possa morire di fame. Insomma in Venezuela, a differenza
della opinione diffusa dai media locali e internazionali, nessuno muore di
fame. Forse a morire di fame è proprio qualche membro della classe media, per
il quale odio e fanatismo gli impediscono di accedere a qualsiasi iniziativa
portata avanti dal Governo.
Riassumendo per l'opposizione e le classi che
rappresenta è uno spreco enorme proteggere il popolo dall'inflazione e dalla
fame; è uno spreco investire in ospedali pubblici, permettendo a tutti di
curarsi; è uno spreco investire nell’istruzione pubblica e permettere, per
esempio a 3 milioni di giovani di poter accedere gratuitamente agli studi
universitari; è uno spreco investire in case popolari per permettere a milioni
di persone di vivere in una casa dignitosa; per non parlare dello
"spreco" - sempre secondo l'opposizione e le classi ricche – in cui
incorre il governo nel consegnare un computer portatile (denominato
"Canaimita") agli studenti di ogni ordine e grado delle scuole
pubbliche; è uno spreco dare la pensione a 3 milioni di persone; durante la IV
Repubblica, prima di Chávez, i pensionati erano solo qualche centinaio di
migliaia. Ovviamente l'elenco degli "sprechi" - sempre secondo le
classi ricche - sarebbe lunghissimo, includendo le nazionalizzazioni di imprese
che producono o offrono servizi pubblici essenziali (elettricità, telefonia,
satelliti, TV, ferrovie, banche, cemento, ferro, acciaio, ...), o l’assistenza
alle persone più disagiate, o agli animali.
Tra le tante iniziative meritevoli di essere
segnalate (Vedasi l’elenco delle missioni), ci sono due che mi
preme segnalare: la Missione Negra Hipolita, che si occupa del recupero degli
indigenti che vivono abbandonati nelle strade e la Missione Nevado, che si
occupa dell'assistenza agli animali. In particolare, quest’ultima missione
voluta da Chávez è speciale e mostra il grado di umanità e sensibilità del
defunto governante venezuelano.
In ogni regione sono sorti punti di assistenza per
gli animali, con medici veterinari qualificati. Lo scrivente ha usufruito
due volte della Missione Nevado, i cui veterinari si sono presi cura
amorevolmente di due pappagalli ammalati. La seconda volta che si rivolgeva a
tale missione ha portato in visita un pappagallo di soli 4/5 mesi appena
accolto in casa che durante la sua prima notte ha avuto conati di vomito e
presentava, segni di maltratto. Alla sede di Caracas della Missione Nevado, il
pappagallo è stato visitato con urgenza ed il veterinario che lo ha visitato con
grande attenzione e professionalità gli ha immediatamente riversato tantissimo
affetto, abbracciandolo e baciandolo; insomma un medico che mostrava di amare
gli animali.
Questa missione offre assistenza medica per
tutti gli animali che vengono portati a questi centri, per esempio ai cani
randagi, ai cani della strada. Ma tale missione non si limita all'assistenza
sanitaria, infatti svolge campagne di sensibilizzazione a favore degli
animali, oppure offre accoglienza per gli animali abbandonati. Ovviamente, per
le classi ricche investire soldi per l’assistenza sanitaria degli animali è
un enorme spreco di denaro pubblico.
Il
modello di società secondo le classi ricche
Il modello di società che vorrebbero le classi
ricche venezuelane è chiaro: un minimo intervento dello stato nell'economia,
lasciando agire indisturbata la mano invisibile del mercato. Tutte o quasi le
risorse dello stato dovrebbero andare, come era in passato, alle classi
imprenditoriali, alla borghesia; prosperando l'attività imprenditoriale, questa
assicurerebbe il lavoro a tutti e tutti, grazie ai frutti del loro lavoro
potrebbero pagarsi gli studi in scuole e università private, curarsi in
cliniche private, attraverso una assicurazione sanitaria ovviamente privata e
per assicurarsi una giusta e meritata pensione i lavoratori dovrebbero sottoscrivere
una polizza assicurativa ovviamente privata. E tutti vivrebbero felici e
contenti, come nella IV Repubblica, quando, secondo statistiche della Banca Centrale del Venezuela
(all'epoca ovviamente diretta dall'oligarchia) nel secondo semestre del 1996 si
arrivò ad avere quasi l'86% della popolazione in povertà ed oltre il 65% in
miseria; meno del 15% della popolazione faceva parte della classe media ed
alta. Era questa classe che si spartiva tutte le risorse del paese e che oggi
si ribella.
Con l'avvento di Chávez queste risorse - come visto
- sono state redistribuite in maniera più equa, determinando una opposizione al
suo governo sempre più violenta da parte delle classi più ricche. Ovviamente
l'oligarchia grazie al possesso della maggior parte dei mezzi di comunicazione
è riuscita a portare alla propria causa anche settori del proletariato e della
classe media che si sono beneficiati delle opere del governo.
Successivamente con la morte di Chávez e l'avvento
al potere di un semplice operaio, un conduttore di autobus pubblici,
l'avversione si è ingigantita. La popolarità di Maduro è andata diminuendo a
causa di vari errori commessi dal suo governo, per la grave crisi economica che
attraversa il paese e per la “guerra economica” scatenata dall'oligarchia.
L’oligarchia ha scatenato una vera e propria guerra economica, col fine di accrescere
il malcontento nel popolo e convincerlo a votare contro il governo ed a favore
dei rappresentanti dell'oligarchia e delle classi medie.
Ed è precisamente quello che è successo nel
dicembre del 2015, quando il popolo ha votato in modo maggioritario a favore dei
partiti di opposizione che hanno ottenuto la maggioranza assoluta dei seggi in
Parlamento grazie al sistema elettorale maggioritario. Dopo quella vittoria,
l'opposizione pensava di riprendersi prontamente la Presidenza della Repubblica
ed il potere esecutivo.
Il
vero obiettivo dell’opposizione
A questo punto è necessario fare una considerazione
importante. L'opposizione vuole il potere, ma non vuole essere la continuazione
legale del Governo di Maduro.
L'ideologia alla base dell'opposizione è
chiaramente neoliberale, quindi una volta al potere privatizzerebbe tutto
quanto è possibile privatizzare, bloccherebbe l’aumento di stipendi e pensioni,
aumenterebbe l'età pensionabile, aumenterebbe l'orario di lavoro, aumenterebbe
i prezzi di beni e servizi pubblici, ecc... tutti provvedimenti previsti dal loro
programma.
Il loro eventuale arrivo al potere non potrebbe però
disconoscere e smantellare tutti i diritti acquisiti dalle classi più
deboli e l’impalcatura dello stato creato dal chavismo perché previsto in
costituzione; ovviamente una riforma della costituzione va oltre la semplice
maggioranza di governo. Inoltre, va aggiunto che i governi di Chávez e Maduro
hanno stretto accordi internazionali, hanno contratto debiti ed hanno ottenuto
investimenti da paesi, come Russia e Cina, e multinazionali varie.
L'opposizione, ovvero l'oligarchia che sta dietro i
partiti di opposizione non vuole arrivare al governo per la via elettorale, per
la semplice ragione che in questo modo sarebbe la continuazione legale e
costituzionale dei tanto avversati "regimi" di Chávez e Maduro e
pertanto non potrebbe disconoscere e smantellare tutti i benefici ottenuti dal
popolo e che sono previsti nella Costituzione e tanto meno potrebbe
disconoscere i contratti firmati con paesi come Cina o Russia e multinazionali
non gradite all'opposizione. L’opposizione
arrivando al potere per le vie legali sarebbe obbligata a rispettare questi
contratti e questi accordi non graditi, pena per il Venezuela ritrovarsi
invischiato in lunghi e costosi processi internazionali; per esempio si ritroverebbe
a dover affrontare vari ricorsi presso il "Centro internazionale per
il regolamento delle controversie relative ad investimenti", ICSID per la sigla in inglese di
"International Centre for Settlement of Investment Disputes" o CIADI,
in spagnolo.
Il
mancato svolgimento del referendum revocatorio
L'opposizione, dunque non vuole arrivare al potere
per le vie legali, attraverso le elezioni. Non ha voluto il referendum
revocatorio proprio per questo motivo ed ha fatto di tutto affinché non si
svolgesse. Preciso, che quando parlo di
opposizione mi riferisco ai leader dei partiti di opposizione e all’oligarchia
che sta dietro tali partiti. La gran maggioranza della popolazione che
appoggia i partiti di opposizione sicuramente voleva il referendum.
Il referendum revocatorio ha meccanismi e tempi
rigidamente stabiliti da leggi e regolamenti elettorali. La Costituzione (Articolo 72) stabilisce che si può richiedere il
referendum revocatorio del presidente dal momento in cui si compiono i tre anni
dall'insediamento e deve darsi entro l'anno successivo. Va aggiunto che in
caso di revoca del presidente, tramite referendum, si procede immediatamente alla
elezione del nuovo presidente; va detto anche che nel caso in cui il referendum
si dovesse dare dopo l'anno previsto, il presidente sarebbe revocato, ma il
vicepresidente porterebbe a termine il mandato.
L'opposizione ovviamente conosceva le regole, ma
invece di iniziare le procedure per l'indizione del referendum a gennaio del
2016, comincia con 3 mesi di ritardo ed inoltre fa di tutto affinché non venga
celebrato.
Va specificato ulteriormente che per calcolare il compimento
dei tre anni bisognava partire non dal momento dell’insediamento di Maduro, ma
dall’insediamento di Hugo Chavez. Il presidente eletto dura in in carica 6
anni, però in caso di morte prematura (o assenza per qualsiasi altro motivo) il
vicepresidente porta a termine il periodo presidenziale nel caso manchino meno
di tre anni allo scadere del mandato del presidente deceduto; nel caso manchino
più di tre anni si provvede ad eleggere un nuovo presidente, che rimane in
carica fino alla fine del periodo presidenziale originario.
Il periodo presidenziale di Hugo Chavez inizia il
10 gennaio del 2013, con scadenza gennaio 2019; Chavez muore il 5 marzo, quindi
si procede alla nuova elezione in aprile 2013, quando appunto viene eletto Maduro,
che rimarrà in carica fino a gennaio 2019, quando si insedierà il nuovo
presidente eletto.
Il 10 gennaio 2016 è la data in cui si compie la
metà del mandato presidenziale ed è da questo momento che si può chiedere il
referendum revocatorio. L’opposizione, invece inizia la procedura nel mese di
Aprile.
Per darsi il referendum, la legge prevede che l'1%
degli elettori (ossia circa 200.000 elettori) richieda all'organo elettorale
(CNE, Consiglio Nazionale Elettorale) di avviare le procedure per indire il
referendum. Una volta ricevuta tale richiesta il CNE avvia la raccolta delle
firme per indire il referendum; è necessario raccogliere le firme del 20% degli
elettori. Una volta raccolte, il CNE indice il referendum. I tempi si allungano
per il fatto che un apposito ufficio del CNE deve controllare la veridicità
delle firme una per una.
L'opposizione prima di tutto inizia il meccanismo
con 3 mesi di ritardo ed invia al CNE le firme raccolte il 12 aprile del 2016. Sarebbe
opportuno che i leader dell’opposizione spiegassero per quale ragione hanno
avviato il meccanismo di richiesta del referendum con tre mesi di ritardo.
Le firme inviate al CNE non sono le necessarie 200.000
ma quasi due milioni. Per quale motivo inviano al CNE 2 milioni e non 200.000?
Per cautelarsi di fronte a qualche firma rifiutata? Se questo è il motivo,
statisticamente parlando era sufficiente raccogliere un 10% in più e si era
tranquilli. Inviando tante firme in più ovviamente si dilungano i tempi per
controllare la loro veridicità.
Durante la fase del controllo di queste firme,
oltre a dilungarsi i tempi si scopre che migliaia e migliaia sono false; ci
sono firme di minori, firme di persone decedute, carcerati; inoltre migliaia e
migliaia sono le sostituzioni di persone... insomma c'erano all’incirca mezzo
milione di firme irregolari e gli estremi per la denuncia e l’arresto dei principali
membri dei partiti di opposizione per frode in atto pubblico. Per quale motivo
si consegnano tante firme false, pur sapendo che sarebbero state scoperte?
Il meccanismo del referendum prevede, infatti che
le firme siano verificate una ad una e pubblicate; pertanto chiunque poteva
controllare ed effettuare il relativo reclamo. Migliaia e migliaia sono state
le denunce di persone che asserivano di non aver firmato, pur apparendo il
proprio nome tra i firmatari. Di fronte a tante denunce e tante firme false, il
CNE ha chiamato i firmatari a ratificare la firma. I tempi si sono dilatati e
quando a settembre si poteva finalmente procedere alla fase successiva già non
c'era tempo per celebrare il referendum entro l'anno previsto e l'opposizione
ha definitivamente rinunciato a chiedere il referendum. Non gli interessava
revocare il presidente per lasciare al governo il suo vice.
È dunque normale pensare che l'opposizione voglia arrivare
al potere non attraverso il voto, ma per la forza, attraverso la violenza di
strada, tramite un colpo di stato, attraverso una invasione straniera e perfino
attraverso una guerra civile; solo prendendo il potere in questo modo pensa di
non essere il legale successore dei governi di Chávez e Maduro, disconoscendo
totalmente il loro operato.
Conclusione:
l'opposizione e l'oligarchia, che sta dietro i partiti di opposizione non vuole
elezioni. La maggioranza del popolo che appoggia l’opposizione (e che ha tutto
il diritto di avversare il governo ed appoggiare chi vuole perché in Venezuela
esiste libertà di espressione e libertà di voto) avrebbe comunque voluto
esprimersi nel referendum. Non solo: il 65% dei venezuelani, ossia la maggioranza della
popolazione, stando ai sondaggi ed in particolare a quelli di Hinterlaces, pensa che Maduro debba
terminare il mandato e l’elezione presidenziale debba svolgersi alla scadenza
naturale, ossia nel 2018.
Considerando sempre i sondaggi di Hinterlaces troviamo
anche altre indicazioni:
-il
61% dei venezuelani pensa che l’opposizione non sia in
grado di risolvere gli attuali problemi economici del paese, quindi anche una
parte di chi appoggia l’opposizione non crede che questi pariti siano in grado
di risolvere i gravi problemi economici del paese;
-il
35% dei venezuelani simpatizza per i partiti che appoggiano
il Governo, mentre il 29% simpatizza
per i partiti di opposizione; però, esiste un 36%, che non simpatizza per nessuno; la vittoria dell’una o
dell’altra coalizione dipende proprio dalla decisione di questi attuali
“indecisi”;
-l’87% è favorevole all’importazione di alimenti e
medicinali da parte dello stato, così come ben un 79% pensa che il governo debba controllare i prezzi
dei prodotti alimentari e quasi la metà della popolazione (il 49%) pensa che lo stato debba aumentare le tasse agli
imprenditori.
L’ingerenza
esterna
Nel dicembre del 2015, i partiti che conformano la
coalizione di opposizione al governo ottengono una vittoria schiacciante nelle
elezioni parlamentari e controllano saldamente il Parlamento con quasi i due
terzi dei deputati eletti.
In due anni, dal momento della sua elezione al 2015,
la popolarità del Presidente Maduro è letteralmente crollata e continua a
scendere anche nell’anno successivo. I motivi di questo crollo? Indubbiamente
il Presidente commette una serie di errori (lo stesso Maduro più volte ha
ammesso di aver commesso errori), a cui si aggiunge la grave crisi economica,
con il petrolio che scende dagli oltre 100 dollari al barile a meno di 20 (in
un certo momento) e la scarsità degli alimenti dovuta da un lato alla mancanza
di dollari per poterli importare e dall'altro alla "guerra
economica", in cui oligarchi e monopolisti di questo paese controllando la
gran parte delle importazioni, della produzione e distribuzione degli alimenti li
fanno letteralmente sparire dagli scaffali dei negozi, adducendo come scusa
l'inefficienza del governo. Sul tema della guerra economica invito a leggere “La carta igienica come strumento di pressione politica”
Successivamente all’elezione parlamentare, la crisi
economica continua ad aggravarsi e continua a cadere la fiducia del popolo nel
governo. Ad un certo punto, le opposizioni sentono di avere la maggioranza
dalla propria parte e per non aspettare le elezioni presidenziali del 2018 cercano
di fare pressione sul governo, affinché rinunci o per essere più esatti cercano
il colpo di stato, con l'aiuto di un intervento straniero.
Si crea l'opinione, soprattutto a livello
internazionale, che in Venezuela c'è una crisi umanitaria e quindi per
risolverla è ben visto anche l'intervento militare di una potenza straniera.
Nel corso dell’ultimo anno ed in particolare
dall’inizio del 2017 si intensificano le voci a livello internazionale contro
il governo "dittatoriale" di Maduro, che non vuole celebrare
elezioni, mentre il popolo muore di fame. Vediamo alcuni di questi interventi.
Il 22
gennaio del 2017 il nuovo Segretario di Stato USA, Rex Tillerson,
già a capo della Exxon Mobil che
ha avuto grosse controversie col Venezuela,
uscendone però sconfitta, chiede libertà per i prigionieri politici ed un incremento
delle sanzioni per chi viola i Diritti umani in Venezuela e contro i
narcotrafficanti; aggiunge anche che gli USA debbono cooperare soprattutto con
paesi come Colombia e Brasile e con le organizzazioni multilaterali, come la
OEA, affinché si arrivi ad una transizione negoziata in Venezuela; e
sottolinea anche che gli USA continueranno ad appoggiare gli sforzi del
Segretario della OEA, Almagro, che sta cercando di attivare la "Carta
Democrática Interamericana". Ricordiamo che tale meccanismo non è mai
stato applicato nella storia della OEA.
Il 13
febbraio del 2017, gli Stati Uniti impartiscono severe sanzioni al
Vicepresidente del Venezuela, Tareck El Aissami accusandolo di
narcotraffico; tra l'altro gli congelano presunti beni e conti che il
Vicepresidente nega di avere!
Il 19 marzo
2017, ancora una volta Exxon Mobil e Conoco Phillips rinnegano le leggi
venezuelane riguardanti lo sfruttamento dei pozzi petroliferi mediante società
miste, in cui il 60% è comunque riservato a PDVSA, l'impresa statale
venezuelana. Lo stato Venezuelano aveva proposto che a risolvere la questione
fosse chiamato il CIADI; infatti pochi giorni prima il 10 marzo, questo
organismo internazionale aveva dato ragione al Venezuela. Un paese è sovrano e
può dettare le leggi che ritiene opportune, anche in tema economico.
Il 28 marzo
del 2017, 20 paesi della OEA su un totale di 35 votano a favore di una
proposta per discutere in ambito OEA, come restaurare la democrazia in
Venezuela. A questo riguardo bisogna dire che si tratta di totale ingerenza in
problemi interni di uno stato, ingerenza proibita prevista dall'Artícolo 1, Comma
2 del Regolamento OEA.
Il 6
aprile del 2017, l'Almirante Kurt W. Tidd, Capo del Comando Sud
degli Stati Uniti, in un suo documento inviato alla Commissione per i Servizi
Militari del Senato USA scrive: "L'aggravarsi della crisi umanitaria in
Venezuela potrebbe obbligare ad un intervento da parte degli organismi
regionali". Ed aggiunge: "Venezuela attraversa un periodo di profonda
instabilità, dovuta alla scarsità di alimenti e medicinali, una costante
incertezza politica e l'aggravarsi della crisi economica". Ed ancora: “Nell'ultima
decade, Cina, Russia e Iran hanno fortemente incrementato la sua presenza nella
regione... Questi attori globali vedono l'America Latina come opportunità per
raggiungere obiettivi a lungo termine e così avanzare in aree di interessi
incompatibili con noi e dei nostri alleati".
E proprio a partire dal 6 aprile, l'opposizione venezuelana sentendosi forte dell'appoggio
internazionale e particolarmente del Segretario della OEA, Almagro e di Kurt W.
Tidd, Capo del comando Sud degli Stati Uniti, incrementa le cosiddette manifestazioni
pacifiche, tendenti a chiedere elezioni, da un lato e la rinuncia di Maduro,
dall'altro. In realtà non si tratta di dimostrazioni pacifiche ma di
manifestazioni di estrema violenza che hanno provocato alla data odierna (3
maggio 2017) 33 morti, centinaia di feriti e danni materiali per milioni di
dollari.
Da parte dei "pacifici" manifestanti di
opposizione si registra perfino l'assalto (la sera del 20 aprile 2017) ad un
Ospedale specializzato in Ginecologia e Ostetricia, sloggiato con l'intervento
dei pompieri e dell'esercito; i militari hanno dovuto proteggere una donna che
stava partorendo proprio nel momento in cui i “pacifici manifestanti” di
opposizione stavano assaltando l'ospedale!
Di seguito, riporto la drammatica denuncia
dell’attacco all’ospedale, attraverso Twitter, del Minsitro degli Esteri, Delcy
Rodriguez.
La
contromossa di Maduro che propone una Assemblea Costituente
La situazione del Venezuela è dunque difficile. In
pratica si sta rivivendo quanto accaduto in Siria. In Siria, inizialmente l’opposizione
al Governo di Bashar Al Assad protestava con manifestazioni pacifiche;
successivamente queste manifestazioni “pacifiche”, infiltrate anche da
mercenari, diventano sempre più violente, provocando anche i primi morti, che
diventeranno poi centinaia e migliaia; infine, i settori che protestavano
vengono armati e quindi la protesta violenta si trasforma in aperta guerra
civile, che dura da sei anni ormai, con centinaia di migliaia di morti.
A vedere la similitudine tra la situazione della Siria
e la situazione attuale del Venezuela è lo stesso Bashar Al Assad in una recente intervista concessa a
Telesur.
Per
cercare di risolvere i problemi del Venezuela e pacificare il paese, Maduro ha proposto
una Assemblea Costituente. In sostanza ha affidato al popolo la risoluzione dei
problemi e la scelta del nuovo assetto dello stato.
L’opposizione dal momento in cui vince l’elezione
parlamentare del dicembre 2015 dice di essere maggioranza assoluta nel paese;
se così fosse, una volta ottenuta la maggioranza dei rappresentati
all’Assemblea Costituente, l’opposizione potrebbe procedere a smantellare lo
stato (e la Costituzione) voluto da Chávez e liberarsi anche di Maduro; è
indubbio che una volta riformata la Costituzione, attraverso la Costituente, si
dovrà procedere alla legittimazione di tutti i poteri, quindi anche all’elezione
del nuovo presidente.
I principali esponenti dell’opposizione per anni
hanno chiesto una nuova costituente e ciò è facilmente dimostrabile per il
fatto che in Internet rimane traccia di tutto ciò che viene espresso. In
Twitter, ad esempio possiamo leggere i tweet di importanti esponenti
dell’opposione, come Leopoldo Lopez o Maria Corina Machado che a gran voce
chiedevano la Costituente. In realtà tutti i leader dell’opposione chiedevano
la Costituente per superare lo stato “socialista” voluto da Chávez e con cui
non erano mai stati d’accordo.
Tweet di Leopoldo Lopez e Maria Corina Machado chiedendo la Costituente
In un articolo
intitolato “Come si convoca una Assemblea Nazionale Costituente?” ed apparso
(ovviamente in lingua spagnola) in ProDavinci (un sito fondato
da Angel Alayón, un economista venezuelano laureato all’Università di Chicago, dunque
un Chicago’s boy e sponsorizzato anche dal The Wall Street Journal) l’opposizione appoggiava l’dea di
una Costituente e spiegava per filo e per segno come si convoca.
In questo articolo l’opposizione venezuelana vede
nella Costituente la chiave per liberarsi una volta per tutte del “regime
chavista” e della Costituzione Bolivarina voluta da Chávez.
Anche il partito Voluntad Popular, di cui è leader
Leopoldo Lopez, voleva la Costituente.
Ad esempio, in un articolo apparso nella Rivista
digitale Informe21.com questo partito di estrema destra propone
l’elezione di una Costituente perchè l’Assemblea Nazionale Costituente rappresenta
il massimo potere del popolo, il potere originario.
Anche Henrique Capriles, leader del Partito
Primero Justicia, già candidato alla Presidenza della Repubblica per due volte
(nel 2012 contro Chávez e nel 2013 contro Maduro) ed attuale Governatore dello
Stato Miranda tante volte ha parlato della necessità di una Costituente.
A titolo di esempio invitiamo a leggere un articolo
del quotidiano El Universal.
Delle richieste dell’opposizione circa una Assemblea
Costituente si facevano eco anche i media internazionali. A titolo di esempio,
invitiamo a leggere quanto scriveva lo spagnolo ABC, che dava appunto spazio a Henrique
Capriles che non escludeva la possibilità di una Assemblea Costituente per il
2014.
L’opposizione da sempre va dicendo che in Venezuela
non c’è democrazia, che non si permette votare e se si vota, le elezioni sono
manipolate. La verità è che in Venezuela praticamente ci sono state elezioni
tutti gli anni; l’unica elezione che non si è data è il Referendum revocatorio
e – come visto prima – il motivo della mancata realizzazione è da attribuire
alla stessa opposizione. In Venezuela si è sempre votato e l’opposizione ha
anche vinto due importanti elezioni (il Referendum per la Riforma
Costituzionale nel 2006 e l’elezione parlamentare del 2015); in altre occasioni
ha sempre eletto sindaci, governatori e parlamentari; l’opposizione è da sempre
maggioranza in alcuni Municipi (in cui vive la classe media), come Baruta e
Chacao nell’Area Metrolpitana di Caracas, o a San Diego nell’aera Metropolitana
di Valencia; controlla importanti città come Maracaibo, San Cristobal, Valencia
ed ha la maggioranza, quindi elegge il Governatore in alcune regioni, come
Miranda, Lara, Amazonas e l’Area Metropolitana di Caracas. La
reazione dell’opposizione e la manipolazione dei media italiani Sembra assurdo, ma l’opposizione che da sempre
chiedeva una Costituente di fronte all’iniziativa di Maduro che propone la Costituente
per uscire dalla crisi in cui si imbatte il paese, si tira indietro.
L’opposizione, dunque non accetta la Costituente e parla apertamente di un colpo
di stato attuato da Maduro! L’aspetto più “comico” della questione è che i
media internazionali che prima si facevano eco della richiesta della costituente
da parte dei leader dell’opposizione (e sopra a titolo di esempio abbiamo
riportato lo spagnolo ABC) ed accusavano Maduro di essere un dittatore perché
impediva lo svolgimento di elezioni ed il ricorso alla Costituente, oggi allineati
ancora una volta con l’opposizione parlano tutti di colpo di Stato. Ovviamente a questo cliché non sfuggono i principali
media dell’oligarchia italiana, che per solidarietà di classe, subito dopo aver
appreso la notizia della proposta di Maduro danno ampio spazio ai luoghi comuni
dei leader dell’opposizione, ossia i rappresentanti dell’oligarchia
venezuelana. La
disinformazione del Corriere della Sera
Il Corriere della Sera nel suo articolo
intitolato “Ancora scontri in piazza a Caracas” da spazio all’opinione
dei leader dell’opposizione per i quali questa mossa di Maduro è un colpo di
Stato. Per il Corriere della sera far votare i cittadini
per eleggere una Assemblea Costituente, chiamata a decidere l’assetto dello
Stato, è dunque un colpo di stato? La
manipolazione de La Repubblica
La Repubblica in un suo articolo scrivendo che l'Assemblea verrà votata
dalle corporazioni e non a suffragio universale, non sta facendo altro che
disinformare e manipolare. In Venezuela il voto è libero, segreto ed a
suffragio universale, in cui votano tutti i cittadini che hanno compiuto 18
anni, iscritti al Consiglio Nazionale Elettroale. Quindi anche per l’elezione
dei rappresentanti dell’Assemblea Costutuente il voto sarà libero, segreto ed a
suffragio universale, come previsto dalla Costituzione. Ovviamente anche questo giornale da spazio
all’opposizione ed in particolare a Julio
Borges, presidente del Parlamento e uno dei principali esponenti del
partito di estrema destra “Primero
Justicia”. Per Borges – secondo quanto riportato da La Repubblica – questa
iniziativa equivale a "una Costituente truffa, inventata solo per
distruggere la Costituzione attuale e cercare di fuggire così all'inesorabile
verdetto delle elezioni" che il governo chavista ha ritardato o sospeso da
quando ha perso la maggioranza nel Potere Legislativo, nel dicembre del 2015. Anche La Repubblica, dunque fa passare l’idea che
si tratti di un colpo di stato e di una scusa per continuare ad impedire la
realizzazione di elezioni, sapendo che ormai l’opposizione ha la maggioranza assoluta.
Ancora una volta bisogna far presente che le elezioni presidenziali non sono
mai state annullate o spostate, essendo previste per il 2018 e del referendum
revocatorio abbiamo parlato sopra. Appare evidente l’incongruenza di Borges che i
lettori di questo giornale avranno sicuramente notato: l’opposizione, se come
dice Borges è maggioranza nel paese, avrebbe la maggioranza anche nell’elezione
per l’Assemblea Costituente e quindi come maggioranza potrebbe decidere
l’assetto del nuovo stato, smantellare lo stato chavista e far approvare la
norma che, subito dopo l’approvazione della nuova Costituzione, si procederà all’elezione
di tutti i poteri e quindi anche del Presidente della Repubblica.
L’opposizione se fosse veramente maggioranza parteciperebbe
alla Costituente, prendendo due piccioni con un fava: di un solo colpo si libererebbe
dello stato voluto da Chávez e allo stesso tempo si libererebbe di Maduro. Il
Messaggero ed il teatro dell’assurdo
Anche Il Messaggero da spazio a Julio Borges, presidente del
Parlamento che parla di una Costituente truffa, inventata per cercare di
fuggire all'inesorabile verdetto delle elezioni. Anche al Messaggero sembra di
assistere al teatro dell’assurdo e
non se ne rende conto?
Maduro sta chiamando il popolo alla elezione della
Costituente, cioè sta facendo decidere al popolo l’assetto del nuovo stato e
nel Messaggero si dice che Maduro tenta il colpo di stato.
Il popolo non solo sarà chiamato ad eleggere i
rappresentanti per l’Assemblea Costituente, ma potrà inviare alla Costituente stessa
tutte le proposte opportune. Che avranno pensato i lettori di questo giornale?
L’indecenza
de La Stampa
La stampa va oltre ogni decenza. Nel suo articolo “Scontri a Caracas contro Maduro”, La Stampa intervista
in esclusiva Henrique Capriles, che accomuna Maduro a Pinochet! Maduro è un
dittatore come Pinochet? Quel Pinochet dittatore di cui tanto si parlò in
Italia in occasione della finale di Coppa Davis di Tennis fra Cile e Italia nel
1976. Il dibattito in Italia si diede perché la finale di Coppa Davis si
sarebbe dovuta giocare in uno stadio utilizzato dalla dittatura di Pinochet per
ammazzare centinaia di avversari politici. Il dittatore Pinochet aveva preso il
potere grazie ad un colpo di stato, aveva bombardato il palazzo presidenziale,
ammazzato il legittimo presidente del Cile, Salvador Allende e migliaia di
avversari politici; inoltre migliaia furono i desaparecidos del suo regime
dittatoriale. Maduro ha fatto tutto questo? E’ una vera indecenza pubblicare un
articolo in cui qualcuno accomuna Maduro a un Pinochet. Il direttore de La
Stampa conosce molto bene la realtà del Venezuela, ma lui e il suo giornale
debbono portare avanti una certa linea politica e far passare questa indecenza. Le
incongruenze de Il Sole 24Ore Anche il giornale economico di proprietà della
Confindustria, Il Sole 24 Ore, terzo
giornale più diffuso in Italia, dopo Corriere e Repubblica, si schiera
ovviamente con l’opposizione. Nell’articolo Venezuela, Maduro convoca un’assemblea costituente.
L’opposizione: «È una truffa» non solo prende posizione a favore
dell’opposione, ma - facendo parlare anche lui il signor Borges, il presidente
del parlamento - ripropone il cliché “che questa iniziativa equivarrebbe a «una
Costituente truffa, inventata solo per distruggere la Costituzione attuale e
cercare di fuggire così all’inesorabile verdetto delle elezioni» che il governo
chavista ha ritardato o sospeso da quando ha perso la maggioranza nel dicembre
del 2015”.
Per sfuggire all’inesorabile verdetto delle
elezioni il Presidente del Venezuela propone una elezione Costituente? Ma al
Sole 24 Ore si rendono conto dell’incongruenza, dell’assurdità che si sta
pubblicando? Il presidente del Venezuela propone l’elezione di una Costituente
in cui se l’opposizione dovesse vincere ed ottenere la maggioranza non solo
smonterebbe lo stato voluto da Chávez, ma si libererebbe anche dello stesso Maduro
attraverso una nuova elezione presidenziale che molto probabilmente si darà
prima della elezione prevista per la fine del 2018! E questo sarebbe il
dittaore? Si rendono conto dell’incongruenza? Il
Foglio spiega come si svolgerà la truffa della Costituente (sic!)
E arriviamo al Foglio che ci spiega per filo e per segno come si
svolgerà la truffa della Costituente. L’autore dell’articolo anticipa che
l’assemblea “sarebbe composta da 500 membri scelti per metà tra i “movimenti
sociali” e per metà tra le circoscrizioni municipali, tutti ambienti
strettamente controllati dal chavismo”. Magari l’autore dell’articolo, nella
sfera di cristallo che ha consultato ha visto anche i nomi degli eletti e non
li ha riportati per motivi di spazio!
Innanzitutto, Maduro ha proposto la Costituente
sulla base della Costituzione (Titolo IX. Della Riforma Costituzionale. Articoli: 340-350).
L’articolo 348 prevede come si convoca l’Assemblea Nazionale Costituente ed in
particolare prevede che “L'iniziativa di
convocazione dell'Assemblea Nazionale Costituente può essere presa dal
Presidente della Repubblica in Consiglio dei Ministri” Una delle modlità
di convocazione della Costituente è per iniziativa del Presidente. Quindi
nessuna violazione della Costituzione e nessun colpo di stato come hanno dato ad
intendere molti media. In secondo luogo va detto che il Presidente ha prontamente nominato una
commissione presidenziale, in cui partecipano anche eminenti giuristi,
costituzionalisti e professori universitari, col compito di stabilire in modo
chiaro il potere plenipotenziario e la portata di questo potere costituente
originario. Dopo aver stabilito la portata di questo potere, si procederà
all’elezione dei Costituenti, sempre secondo quanto previsto dalla
Costituzione, con voto libero segreto ed a suffragio universale. Il Foglio
prima ancora dell’insediamento della Commisione che fisserà la portata del
potere costituente, pretende spiegare come saranno eletti i membri della
Costituente! Inoltre nell’articolo in questione attraverso le parole di Luis Florido, definito
un alto esponente dell’opposizione al regime, il Foglio spiega la tragedia del Venezuela. Premesso che il sottoscritto pensa che in Venezuela si stia attraversando
una situazione molto difficile, con enormi problemi, con scarsità di cibo, con
file lunghissime per comprare alimenti, con inflazione altissima, tutti
problemi vissuti in prima persone dallo scrivente e riportati più volte (2), la tragedia del Venezuela di cui parla il signor
Florido è però un film di fantapolitica. In Venezuela secondo Florido l’85,1%
vive in povertà, il 72% dei venezuelani ha perso in media 9 kg (sic!)
nell’ultimo anno, il 10% dei cittadini fruga nell’immondizia ... Prendiamo solo
quest’ultimo dato: 10% di cittadini che fruga nell’immondizia. Caracas ha oltre
4 milioni di abitanti, quindi il sottoscritto che vive a Caracas ogni giorno
dovrebbe vedere centinaia e centinaia di persone fare la fila ai cassonetti! E’
una questione matematica, se oltre quattrocentomila persone, quasi mezzo
milione frugano nei cassonetti significa che c’è una folla ad ogni cassonetto,
magari lottando fra di loro per chi ha la priorità di rovistare! Personalmente
ho visto delle persone frugare nei cassonetti di qualche mercato rionale, dove
i venditori buttano gli scarti di frutta e verdura ma da qui a dire che il 10%
della popolazione fruga nella spazzatura ce ne passa!
Se l’85% vivesse veramente in povertà, se il 72% perdesse cosi tanto peso,
se il 10% non avesse da mangiare al punto da essere costretta a frugare nella
spazatura, qua ci sarebbe una rivoluzione! Ci sarebbe un nuovo Caracazo;
saccheggi e assalti ai negozi sarebbero all’ordine del giorno. Invece, a
ribellarsi, a scendere in strada sono solo i ricchi e i ricchi non stanno
protestando perchè muoino di fame!
In Venezuela sicuramente si sta mangiando male, scarseggiano certi
alimenti, per esempio la farina di mais ed il pane, ma dire che si muore di
fame è una esagerazione, se non altro perchè la stragrande maggioranza delle
famiglie, ben sei milioni, ogni mese riceve al suo domicilio un pacco CLAP con circa
18 Kg di alimenti ad un prezzo sopportabile (10.500 bs). Il pacco alimentare
sicuramente non è sufficiente per una alimentazione soddisfacente. Comunque i
cittadini del Venezuela, a parte il pacco CLAP, possono sempre accedere ad
altri alimenti. Magari non c’è il pane o la farina, ma per sfamarsi qualsiasi
persona può ad esempio comprare un Kg di topocho, o di platano, o frutta come
il mango, la guayaba, o le arance. Tutta questa frutta sicuramente impedisce di
morire di fame, è economica, è buonissima ed è salutare (la guayaba per esempio
è in assoluto la frutta con più vitamina C; contiene 6 volte la vitamina C
contenuta nelle arance ed il doppio della vitamina C contenuta nei kiwi).
In quanto all’inflazione, in Venezuela c’è sicuramente l’inflazione più
alta del mondo, ma è anche vero che salari e pensioni sono periodicamente
adeguati, permettendo di recuperare almeno parzialmente il potere d’acquisto.
In questi articoli non si parla mai che a fronte di una inflazione altissima,
gli stipendi comuqnue sono rivaluati; si fa passare l’idea che gli stipendi
rimangano completamente fermi, come in realtà accadeva nella IV Repubblica.
Gli stipendi, oggi sicuramente non permettono una vita dignitosa come due o
tre anni fa, ma affermare che in Venezuela si muore di fame è una esagerazione.
Se fino a due o tre anni fa qualsiasi cittadino poteva permettersi
tranquillamente di fare le vacanze, comprarsi un computer, mangiare al
ristorante, ecc... oggi tutto questo è stato fortemente ridotto; e questo sta
passando in molte famiglie, ma affermare che il 72% muore di fame e perde circa
10 Kg in un anno è una esagerazione.
Tra l’altro bisogna aggiungere che molti servizi pubblici sono quasi gratis
o addirittura gratis: la Televisione via satellite statale (CANTV) costa 190 bs
al mese; per Telefono e alta velocità Internet (CANTV) lo scrivente spende meno
di 400 Bs; per l’elettricità spende circa 50 bs; il gas recentemente è stato
aumentato da 9 a 100 bs al mese; la metropolitana costa 4 bs; alcune linee
della metropolitana o della funivia sono gratis, come la Linea 7 (Buscaracas);
la benzina costa 4 bs il litro. Per avere una idea, il salario minimo in
Venezuela dal primo maggio passa ad essere 200.021 Bs.
Conclusione:
la lotta di classe in Venezuela
Questa la situazione del Venezuela, dove emergono
con chiarezza gli interessi inconciliabili tra le classi sociali; dove la lotta
di classe, la lotta della classe alta e media per poteggere i propri interessi (minacciati
da un governo che attua una ridistribuzione più equa delle risorse del paese
fra tutte le classi sociali) si sta trasformando in manifestazioni violente che
potrebbero sfociare in aperta guerra civile. Infine, vediamo che gli interessi di
classe si trasferiscono anche a livello internazionale con la solidarietà di
classe delle oligarchie internazionali, proprietarie dei principali mezzi di
comunicazione di massa, che manipolano tutta l’informazione proveniente dal
Venezuela per trasmettere l’idea che il paese è governato da un feroce
dittatore, golpista, incapace, inefficiente, corrotto, che reprime ed ammazza impunemente
dei pacifici manifestanti. Mentire è manipolare, veritare è rivoluzionare.
Note
(1)Chavez si definiva socialista
e rivoluzionario, anzi socialista, bolivariano, cristiano ed anche marxista
(Vedasi Youtube, Url: https://www.youtube.com/watch?v=fqV1BpDxy6c).
Spesso parlava di Cristo come il primo socialista della storia (Youtube https://www.youtube.com/watch?v=hlAiLgAnz0A
e https://www.youtube.com/watch?v=kvHV9tFPGOw)
e definiva la sua rivoluzione bolivariana “profondamente cristiana”. Chavez ha
sempre parlato di una transizione verso una società socialista da attuarsi
attraverso un processo democratico; sosteneva la necessità di un programma di
graduali riforme del sistema capitalistico, al fine di rendere quest'ultimo più
equo e con l’obiettivo di trasformarlo, nel lungo periodo, in una società
socialista. Durante la sua attività politica ha realizzato programmi in materia
di educazione e salute; ha esteso la sicurezza sociale col fine di limitare la
povertà e proteggere i cittadini dalla perdita di potere di acquisto a causa
della disoccupazione, delle malattie o dell’inflazione; ha adottato una
tassazione progressiva, riducendo le tasse per i più poveri e adeguando anche
l’IVA, l’imposta sui consumi che colpisce soprattutto le classi più deboli e
che per tale motivo veniva fortemente ridotta fino al 9% (oggi è al 12%) per la
maggior parte dei prodotti, mentre veniva azzerata per alcuni beni di prima
necessità, che ancora oggi sono appunto esenti da IVA; ha emanato leggi a
tutela dell’ambiente (basti pensare alla legge che proibisce la pesca a
strascico, che tanto danno produce alla fauna marina) e leggi a tutela dell’immigrazione
e del multiculturalismo (basti pensare agli oltre 5 milioni di colombiani che
hanno trovato rifugio in Venezuela). Definisco Chávez socialdemocratico (e per
estensione anche Maduro, come suo successore) perchè i suoi obiettivi politici,
appena descritti, coincidono sostanzialmente col movimento socialdemocratico.
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