30 maggio 2012
IL CONTESTO O QUEL CHE POTREBBE ACCADERE NEL PAESE DEL GOLPE PERMANENTE
Viviamo tempi sciagurati e
miserabili sotto molteplici punti di vista, tempi in cui, non solo le normali
aspirazioni di verità, trasparenza e giustizia vengono tradite e vilipese da
chi si è assunto la presumibile responsabilità di traghettare il paese fuori
dalle secche di questa interminabile e devastante crisi globale, continentale e
nazionale, ma nei quali perfino il semplice sentimento della decenza è andato
smarrito e forse perduto per sempre. Dopo anni di egemonia (sub)culturale berlusconiana
ci si aspettava qualcosa di meglio e di più incoraggiante per le sorti della
traballante Repubblica. E poi siamo veramente sicuri che i cosiddetti tempi bui
della ribalta del Cavaliere sono veramente terminati ?
Di HS
Quel che non posso più
tacere è la mia indignazione di cittadino e le ferite che quotidianamente mi
vengono inferte nella mia dignità di semplice uomo civile. Disgraziatamente in
questo 2012 ancora così lungo e dolente si susseguono i ventennali,
trentennali, quarantennali delle celebrazioni dei “sacrifici” di solerti e coraggiosi
servitori dello Stato assassinati per aver anche solo sfiorato quei famosi fili
che non lasciano scampo. Non solo Falcone e Borsellino, ma anche il generale
Dalla Chiesa e l’onorevole Pio La Torre, come il commissario Calabresi, per
tacere di quella lista fin troppo lunga di politici, magistrati, carabinieri,
poliziotti e giornalisti… Uomini che hanno creduto in uno Stato il quale per la
sua metà ha quantomeno favorito incoraggiato e coperto gli assassini mentre l’altra
è rimasta a guardare impassibile per non disturbare troppo.
Sono indignato e
offeso per la quantità di melassa e di sentimenti insinceri, esibiti ed
artefatti che ci vengono riversati addosso con tutto il sapore della menzogna e
del non detto. Le prime vittime di questo bombardamento di bassa retorica sono
proprio i ragazzi e i più giovani che poco sanno e poco conoscono della nostra
storia più recente. Ci sarà qualche motivo se fra gli studenti è diffusa la
convinzione che a compiere le stragi degli anni passati sono stati i brigatisti
? Il nostro Presidente – il solito Prode Camomillo -, campione dei conformismi
di ogni stagione, prima comunista filosovietico ortodosso e poi, stabiliti i
rapporti di forza fra le Superpotenze, uomo assai apprezzato dall’establishment
americano, tromboneggia e vaneggia fra gli scrosci di applausi del pubblico
pagante. E’ tutto chiaro, no ? Da un lato ci siamo noi, gli onesti, i giusti, i
“democratici” e dall’altro i “mostri”, i cattivi, i nemici delle istituzioni e
del popolo italiano. Il nostro Prode Camomillo e la corte dei miracoli
ministeriale ci parlano senza apparente cognizione di causa di pericoli per la
democrazia – quale democrazia ? -, di marea dilagante dell’eversione e del
terrorismo d’incerta matrice, dei rigurgiti criminali delle mafie, dei
brigatismi e degli anarcoinsurrezionalismi vari…
Non stiamo andando da nessuna
parte e tutto questo gran parlare di pericoli e di attacchi alle istituzioni
non solo confonde il cittadino medio, ma avvelena anime e coscienze, esaspera e
rende rabbiosi ed inquieti impedendo il normale esercizio della pura
razionalità. Indubbiamente a cavallo dei due turni delle recenti amministrative
si sono verificati episodi terroristici e criminali di assoluta gravità che
richiederebbero tutta la prudenza e il riserbo possibili da parte degli
inquirenti incaricati delle indagini. Invece la consueta grancassa mediatica e
le solite narcisistiche da strapazzo si sono trasformate in altrettante
occasioni per fare del sensazionalismo inqualificabile. Verrebbe da dire che,
per suscitare ed alimentare la tensione e l’insicurezza dei cittadini, tutto fa
brodo…
Fra tutti i più recenti episodi
criminali – ed è giusto e corretto definirli in tal modo – quello di Brindisi
spicca per cinismo, crudeltà e barbarie. Chi ha colpito premeditando la strage
ha voluto trasmettere un messaggio molto chiaro ai cittadini italiani: “Se noi
siamo capaci di ideare e realizzare attentati
contro le scuole ed inermi studenti significa che voi non potete essere sicuri
in nessun posto…”. Purtroppo un’azione del genere prelude ad altri lutti e altro
sangue… La situazione avrebbe dovuto richiedere la necessaria calma quantomeno
da parte di chi ha la responsabilità di gestire gli eventi successivi… Invece
si è assistito al solito spettacolo indecoroso, perché di spettacolo si è
trattato… Brindisi diventa un’altra Cogne, un’altra Garlasco, un’altra Perugia,
ecc…
I media in toto – stampa, televisioni, Internet – si sono esercitate nel
consueto “gioco di società” sulla “caccia all’assassino o agli assassini” senza
molto costrutto. E’ la mano della mafia o del terrorismo mafioso… No, è il
terrorismo “eversivo”… No, è quello
“stragista”… No, si tratta di stragismo mafioso… No, è mafia “stragista”… E via
discorrendo, fino a ripiegare sul folle o sul pazzo solitario che, magari, è
spinto da motivazioni pseudopolitiche… E’ un gioco inutile e forse inevitabile,
ma comprensibile nella società della comunicazione e dell’”informazione
spettacolo”, mentre fa gridare vendetta quando ad esso partecipano gli organi
inquirenti…
Si dice – e forse non senza
ragione – che le prime ventiquattro ore sono importanti e decisive per
l’individuazione dei colpevoli di un qualsiasi delitto, poi le indagini
diventano sempre più difficili ed ostiche. Se così stanno le cose abbiamo ben
pochi motivi per essere rassicurati. Quasi a corpo ancora caldo si è gridato ai
quattro venti – soprattutto dalle parti della Procura di Lecce – che
l’assassino o gli assassini avevano le ore contate, perché era stato reperito
un filmato di videosorveglianza che avrebbe ritratto inequivocabilmente
l’attentatore proprio al momento della deflagrazione delle bombole. Il filmato
sarebbe stato consegnato alla “Stampa” che avrebbe provveduto a pubblicare un
paio di “sequenze” del presunto attentatore che, veramente, non possono dire
nulla allo spettatore o al lettore. Un povero disgraziato – colpevole di
assomigliare all’uomo del filmato – ben conosciuto da quelle parti è stato
interrogato ed esposto al serio pericolo di linciaggio. Inutile aggiungere che
l’uomo è innocente e che il danno subito non potrà mai essere ripagato…
Eppure,
con tanto di filmato e di sequenza dell’attentato – gli inquirenti danno
l’impressione di non riuscire a dare un volto al terrorista. Se l’uomo è
schedato come membro di una qualche consorteria della criminalità organizzata o
come eversore, non dovrebbe essere troppo difficile identificarlo… Invece si
brancola nel buio e vorrei aggiungere che si brancola colpevolmente nel buio… Considerato
che, ormai, il filmato esibito come “pistola fumante” è stato “bruciato” nel
momento in cui è stato dato in pasto all’informazione, perché non si dà
finalmente al cittadino italiano l’opportunità di visionarlo. In fondo, in
proposito, sono solo state fornite descrizioni con ricchezza di colpevole enfasi
senza che il pubblico potesse farsi un giudizio preciso su elementi fattuali. E
poi, a questo punto, l’individuo ripreso – se veramente è coinvolto nel crimine
– si sarà dileguato e, possibilmente, avrà trovato riparo all’estero tanto è
stato il “rumore” che è stato fatto intorno a queste prove così “schiaccianti”.
Se fossimo cittadini decenti e attivi dovremmo stringere d’assedio le
istituzioni, il Presidente della Repubblica, i ministri e i magistrati per
pretendere un comportamento consono alla situazione e smetterla di blaterare le
consuete corbellerie sui pericoli che corre la democrazia.
Se ci sono elementi seri per fare
determinate dichiarazioni, li si porti finalmente a conoscenza del cittadino,
altrimenti nel migliore dei casi ci troviamo di fronte a colpevole incuria ed
incompetenza. Nel peggiore si ripete il copione fatto di quegli occultamenti,
depistaggi e manipolazioni a cui la “strategia della tensione” ci ha abituato…
Ahimé ! Temo – come al solito –
che la complessa situazione attuale non sia suscettibile da essere incasellata
in qualche comoda categoria, così come la recente ondata “terroristica” non si
presti a comode e rassicuranti etichette che, quantomeno, ci permettano di
individuare con assoluta chiarezza mandanti, esecutori e moventi. Quantomeno si
potrebbe parlare di “concorso di colpe”…
Per sbarazzarsi delle etichette e
delle categorie abusate in questi giorni proviamo ad effettuare un’analisi
logica “esaminando” le tre fondamentali “piste” a cui si è accennato per tutti
questi giorni, ovvero “il folle solitario”, “il terrorismo” e “la mafia”.
-
“Il folle
solitario”: è, in fondo, l’ipotesi più rassicurante e consolante per la
cittadinanza. Da un lato il fatto che esistano individui che, smarrito senso
del limite e ogni tabù, siano capaci di commettere stragi a colpi di esplosivi
o armi automatiche, inquieta e spaventa l’uomo comune, ma, dall’altro, lo
tranquillizza… I Breivik, i fanatici ossessionati dalle armi, i poveri
studentelli sfigati ed esaltati e altra varia umanità non rappresentano che una
percentuale insignificante della popolazione e, una volta arginati in maniera
seria e decisa, non sono in grado di nuocere. Il “folle” è ,quasi per sua
stessa natura, isolato, avulso da qualsiasi setta o congrega e, al limite, fa
lega con un pugno di altri compagni di viaggio ugualmente “squilibrati” come
nel caso del cosiddetto gruppo “Ludwig” che imperversò nel Veneto degli anni
Ottanta. Dal punto di vista criminologico il fenomeno rientra nella categoria dei
serial killer variamente motivati. Tuttavia, come è stato giustamente e
ripetutamente rilevato, a Brindisi sussistono diversi elementi oggettivi che
portano ad escludere l’azione di un pazzo isolato, primo fra tutti il trasbordo
e la sistemazione delle bombole. Insomma la complicità è altamente probabile
nell’esecuzione di un atto terroristico il cui carattere sofisticato non pare
granchè compatibile con le modalità d’azione del serial killer. Ci si dovrebbe
domandare invece perché gli inquirenti hanno insistito e ancora insistono,
riecheggiati dai media, sull’ipotesi dell’assassino solitario…
-
“Il terrorismo”:
in questo caso bisognerebbe chiarire una buona volta la portata e l’ampiezza
semantica del concetto. Il “terrorismo” puro, quello eversivo o sovversivo, non
importa di che matrice si tratti – brigatista o “anarcoinsurrezionalista”,
“rosso”, “nero”, “bianco”, ecc… - colpisce i simboli di quel che è percepito
come Potere o Sistema. Si può trattare del Palazzo di Giustizia, della caserma
dei carabinieri, dei luoghi deputati ai riti officiati dalle corporations e del
consumismo… Negli anni Settanta – Ottanta i terroristi colpivano “simboli
fisici” nella persona dei manager o dirigenti dei grandi gruppi industriali o
dei funzionari dello Stato preposti alle funzioni repressive (magistrati,
poliziotti, carabinieri, ecc…). Nel caso dell’Unabomber americano – a cavallo
fra “terrorismo puro” e “gesto individualistico” – si volevano colpire i
“simboli” del progresso tecnologico ed informatico e del consumismo per mettere
sotto accusa una certa idea di sviluppo. Nonostante il terrorista “puro” e
“sovversivo” si definisca come “rivoluzionario” in realtà non sovverte
alcunché… La sua azione si esaurisce in un nichilismo autoreferenziale a
prescindere dalla bandiera esibita, nutrita di slogan e analisi sommarie per
quanto non totalmente campate in aria. Considerata la sostanziale impotenza e
l’incapacità di incidere sulla realtà, il “terrorista puro” si presta ad essere
inconsapevolmente sfruttato, utilizzato e manipolato proprio da coloro che
pretende di voler combattere… A conti fatti, prima che politica, la scelta di
coloro che decidono di intraprendere questa strada è esistenziale: io esisto
perché mi oppongo anche se il Sistema non si può abbattere…
Ammettendo che
il “sovversivo” sia interessato a colpire i simboli, nel caso di Brindisi
l’obiettivo sarebbe curiosamente e sorprendentemente costituito dalla scuola e
dall’istruzione. Quello che non torna è il tentativo di compiere una strage
indiscriminata che suscita naturale riprovazione e allontana eventuali adepti
dalla scelta di intraprendere la strada delle armi e della sovversione. Nessun
brigatista o “anarcoinsurrezionalista” genuino potrebbe mai compiere simili
gesti. Entra allora in gioco il “terrorismo stabilizzante”, quello concepito
per istillare nell’opinione pubblica sentimenti di paura, rabbia e insicurezza
per alimentare la domanda collettiva di ordine e sicurezza e, magari,
distogliere da altri problemi ben più urgenti e tangibili. “Il terrorismo stabilizzante”
è ben più sofisticato di quello “ingenuo” dei “sovversivi” e punta al cuore del
potere. Destabilizza i governi percepiti come troppo fragili e deboli, rafforza
quelli che puntano alla “tolleranza zero” nei confronti degli indesiderabili
(oppositori, immigrati, marginali, delinquenti da strada, teppisti, giovani,
ecc…) e sposta l’asse politico decisamente a “destra”. La necessità di
affrontare presunti pericoli sovversivi o eversivi artatamente gonfiati,
consente anche di prendere in tutta tranquillità le decisioni di politica – ad
esempio economica, valutaria, tributaria e finanziaria – impopolari. Considerato
il livello di sofisticazione di tali operazioni è chiaro che ci si debba
affidare agli specialisti della “guerra psicologica”, gli esperti di
manipolazione dell’opinione pubblica, alla complicità più o meno inconsapevole
di parte dei mass media del mainstream e che le azioni “terroristiche” devono
essere affiancate da movimenti di opinione “legali” che facciano pressione
perché vengano adottate ineludibili misure per fronteggiare le questioni di
pubblica sicurezza. Se certamente non siamo in possesso degli elementi per
poter affermare che a Brindisi si è consumato un atto di “terrorismo
stabilizzante” si può certo tranquillamente concludere che l’ipotesi è
sicuramente molto più convincente di quella che punta sulla “pura sovversione”.
A mio giudizio, al pari della tesi del “folle solitaria”, quest’ultima può
essere ragionevolmente scartata…
-
“La mafia”: quantomeno
questa categoria si presta ad essere analizzata ed esaminata in maniera più
concreta e diretta. Innanzitutto dobbiamo intenderci sulla vera portata e
sull’influenza delle mafie: i traffici d’armi e droga, lo spaccio di stupefacenti,
il business dei rifiuti, il racket delle estorsioni, il riciclaggio e
l’investimento in attività lecite come l’edilizia generano un’ingente di
capitali da riversare nei circuiti finanziari ed economici internazionali.
L’iniezione di liquidità nel sistema economico “legale” porta inevitabilmente rispettabilità
e potere. Si pone, in questo caso, una domanda ineludibile: chi gestisce,
amministra e fa fruttare questi capitali ? E’ chiaro che, in qualche modo, tali
soggetti hanno una notevole voce in capitolo nell’ambito dei poteri mafiosi e
criminali. Se si riducono i fenomeni mafiosi e relativi alla criminalità
organizzata alla dimensione puramente delinquenziale si rischia di rimanere
confinati in una visione ristretta e limitata, sostanzialmente ingannevole. In
quanto esse stesse potere, le più forti organizzazioni criminali internazionali
sono in grado di contrattare con gli altri poteri, statali e sovranazionali,
economici, finanziari e politici, più o meno occulti. In tale ambito non deve
stupire se una buona parte della massoneria – fenomeno complesso sostanzialmente
egemonizzato da gruppi di potere americani ed inglesi – si configura come
“mafia dei colletti bianchi”, in rapporto con le mafie “delinquenziali”. Inoltre
la Storia si è incaricata di smentire l’estraneità delle mafie alle pratiche
terroristiche. Se occorre la criminalità organizzata non si fa scrupolo di versare
sangue innocente. Si pensi alla strage di Portella della Ginestra ove sicari di
Cosa Nostra mitragliarono inermi manifestanti comunisti e socialisti con il
concorso della banda Giuliano e di ex marò della X Mas. La presenza dei mafiosi
siciliani incombe in diversi episodi della “Strategia della Tensione” e degli
“Anni di Piombo”… In paesi come il Messico o la Colombia le mafie dei
narcotrafficanti hanno allestito strutture militari di tutto rispetto in grado
di fronteggiare direttamente l’apparato statale. In genere il “terrorismo
mafioso” ha un carattere mercenario, poiché ai boss vengono spesso appaltati
quei lavori sporchi che la rispettabilità non consente di compiere
direttamente. In tal senso le mafie offrono una vasta gamma di killer e
assassini a contratto pronti per l’uso come ha dimostrato la storia della CIA
americana che, in tempi di “Guerra Fredda”, ha intrecciato scabrosi rapporti con
Cosa Nostra italoamericana coinvolta, innanzitutto, in ripetuti tentativi di
assassinare il dittatore cubano Fidel Castro. Quando le mafie agiscono in
proprio, spesso utilizzano strumenti terroristici per far passare messaggi che
solo i destinatari sono in grado di interpretare. E’ stato il caso della strage
del Rapido 904 o di Natale (1984) voluta da Cosa Nostra siciliana con il
concorso di spezzoni della camorra napoletana e della Banda della Magliana.
All’epoca per la prima volta lo Stato lanciava una vasta offensiva giudiziaria nei
confronti dei mafiosi siciliani e dei camorristi ed, evidentemente, si
intendeva lanciare messaggi ricattatori attraverso lo stragismo. E’ ancora il
caso della strategia “stragista” del 1993 che ha colpito in varie riprese Roma,
Milano e Firenze. Secondo qualche autorevole opinione i Corleonesi indirizzarono
alcuni criptici “avvertimenti” ad antichi soci ben introdotti nelle logge
massoniche o in ordini cavallereschi. In genere tali atti fanno ragionevolmente
pensare al concorso di network che si associano a Cosa Nostra per perseguire
propri obiettivi economici, politici e criminali.
Tale discorso
non si può affatto escludere per quel che concerne l’attentato brindisino che
può essere stato concepito anche per
“comunicare” con soggetti più o meno istituzionali. Insomma una sorta di
trattativa che, però, difficilmente può riguardare solamente gli aspetti
meramente “criminali” come la richiesta di benefici giudiziari premiali e
“amnistie” di sorta soprattutto in una fase in cui si parla insistentemente di
transizione e di passaggio verso nuovi assetti ed equilibri di potere. In ogni
caso la pista della Sacra Corona Unita – organizzazione mafiosa poco radicata
e, in questo momento, apparentemente debole – o della criminalità pugliese non
sembra molto promettente: perché mai si dovrebbe compiere un attentato
stragista provocando la reazione dello Stato e delle forze dell’ordine ? Su
questo punto l’apparente inerzia della polizia e dei carabinieri induce a
ritenere che sul coinvolgimento della Sacra Corona Unita nessuno in realtà
sembra seriamente scommettere. Se vogliamo parlare di responsabilità mafiose, è
molto più probabile il coinvolgimento di organizzazioni non pugliesi. La
candidata più accreditata è la Ndrangheta calabrese – una delle più potenti e
spietate organizzazioni criminali del mondo – con il plausibile coinvolgimento
di altri soggetti a causa soprattutto delle più recenti inchieste giudiziarie
lombarde e calabresi.
Rimaniamo nel campo delle ipotesi
e delle ricostruzioni sommarie e, tuttavia, i pochi dati disponibili ci
suggeriscono l’assoluta insufficienza delle consuete categorie utilizzate per
descrivere e spiegare gli atti di terrorismo compiuti sul suolo italico. Molto
spesso i grandi delitti celano inconfessate e inconfessabili cointeressenze…
Certo… Può darsi… Può darsi che
ogni singolo episodio di terrorismo o pseudoterrorismo, di devastazione o di
violenza sia perfettamente autonomo e che la mafia più o meno siciliana abbia
colpito una scuola brindisina con un attentato stragista o che la gambizzazione
del manager di Ansaldo Nucleare sia stata compiuta da un gruppo neobrigatista o
“anarcoinsurrezionalista”… Oppure che le diverse e reiterate azioni più o meno
dimostrative contro Equitalia siano da ricondurre a centri sociali
“oltranzisti”, a disoccupati organizzati o a “milizie” e gruppi di estremisti
“antitasse” sul modello importato dall’America… Così come, ancora, sono
presenti sul territorio numerosi gruppi ora criminali, ora estremisti o
soggetti isolati, tutti pronti a condurre una guerra “privata” contro lo Stato,
le istituzioni, oppure il neocapitalismo finanziario, le banche, i grandi
poteri sovranazionali, ecc…
Ma è fattibile ritrarre un quadro che presenti essenzialmente questi colori ? Si può
concepire un mosaico le cui tessere sono tutte sparse ? Oppure esiste la reale
possibilità di strumentalizzare spezzoni delle mafie di questo paese, gruppi e
gruppetti “estremisti” o del “microterrorismo” nonché la delinquenza più
spicciola ? O non è da escludere il ricorso alla “false flag operations” e alle
tattiche di “guerra psicologica” ? In aggiunta non si può dimenticare che il
malessere e il generale depauperamento di risorse nella vita quotidiana degli
italiana costituisce un’ottima riserva a cui attingere per attuare operazioni
all’apparenza “destabilizzanti”…
Come abbiamo visto, l’analisi
storico – logica suggerisce scenari più complessi e più semplici al tempo
stesso, al di là delle comode etichette e categorie. Quel che personalmente mi
colpisce dell’ultima ondata di “terrorismo” è il suo carattere, per così dire,
“evocativo”. L’azione di Brindisi si consuma contro una scuola intitolata al
compianto giudice Falcone e a sua moglie proprio nei giorni in cui si dovrebbe commemorare
la strage di Capaci. In maniera del tutto
spontanea e naturale i primi sospetti ricadono su Cosa Nostra siciliana,
apparentemente tornata in auge per richiamare le istituzioni e coloro che le
rappresentano al rispetto di patti inconfessabili.
Invece la gambizzazione di
Adinolfi, il manager dell’Ansaldo Nucleare ci proietta negli anni di Piombo, degli attentati brigatisti contro manager,
dirigenti, direttori della grande industria. Oltretutto il ferimento è stato
compiuto a Genova, città che ha assunto un particolare significato nella storia
del brigatismo rosso e si pensi solo al sequestro del giudice Sossi,
all’omicidio del giudice Coco o quello del sindacalista dell’Italsider Guido
Rossa.
Insomma siamo ben lontani dal territorio di quel terrorismo e
stragismo mafioso che cerca in genere di far passare messaggi criptici indirizzati
a selezionati e ristretti ambienti in grado di interpretarli… I presunti
richiami simbolici delle azioni criminali pocanzi citate pare destinato
all’opinione pubblica intera e, in particolare, a quella che ancora conserva un
buon ricordo di quanto accadde fra il 1969 e il biennio 1992 – 1993. Quasi si
volesse insistere sul ritorno di fantasmi del passato, nemici della
“democrazia” spietati e senza scrupoli come la Cosa Nostra dominata dai
Corleonesi o come il brigatismo nel periodo della sua più marcata efficienza
militare. Il tempo potrebbe rivestire il ruolo da protagonista in tutta la
nostra attuale vicenda…
In particolare le analogie con
quanto accadde circa venti anni fa sono veramente sorprendenti ed inquietanti… Allora
la Prima Repubblica venne scossa dagli scandali politici e dalle inchieste
sulla corruzione e il malaffare sotto la spinta della magistratura milanese
impegnata in quella colossale ricostruzione del sistema delle tangenti passato
alla storia sotto il nome di Tangentopoli. Il cosiddetto “pentapartito” – e,
soprattutto, i due perni principali della coalizione, la DC e il PSI di Craxi –
venne squassato via, lasciando un vuoto nell’elettorato moderato e conservatore
pronto per essere accalappiato da nuovi soggetti, partito – azienda di
Berlusconi in primis. Proprio come il PD, il partito erede del PCI – il PDS,
sotto la direzione della segreteria di Occhetto – aveva “tenuto” risultando il
partito più votato alle amministrative, ma era ben lontano dall’acquisire un
ruolo preminente nella politica italiana.
Il maggior beneficiario dell’ondata
di indignazione e repulsione verso il sistema politico e partitico risultava la
Lega di Bossi, un oggetto misterioso, sostanzialmente insediato nel Nord Italia
il cui successo è certo paragonabile a quello del Movimento Cinque Stelle di
Beppe Grillo. In attesa di tempi migliori per il ceto politico, poi, la
supplenza di governo venne affidata a dicasteri tecnici intenti a imporre una
linea di “lacrime e sangue” per la cittadinanza. In parecchi sensi l’attuale
governo Monti può essere accostato a quello di Carlo Azeglio Ciampi, futuro
Presidente di una Repubblica apparentemente rinnovata. Infine l’attuale clima
di insicurezza, malessere e di “instabilità” condite dalla apparente recrudescenza
della violenza mafiosa e dei “terrorismi” nuovi e meno nuovi ci riporta al
fatidico biennio che ha preceduto l’instaurazione della cosiddetta “Seconda
Repubblica”.
Stiamo forse assistendo al
passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica ?
E ancora una volta l’instabilità
e l’instaurazione dei nuovi equilibri di potere vengono consolidati sulle
macerie e sul sangue di innocenti ?
E’ di nuovo “Strategia della
Tensione” ?
Chi ha una certa età – anche
giovane ma non giovanissimo come il sottoscritto – si rammenterà l’atmosfera
plumbea di venti anni fa… Apparentemente messa alle strette dall’offensiva
giudiziaria, la mafia siciliana metteva a segno gli attentati contro i giudici
del vecchio pool antimafia di Palermo, Falcone e Borsellino e delle loro
scorte. Nel corso dell’anno successivo – nel 1993 – una nuova ondata stragista
e terrorista sconvolgeva il paese con una serie di attentati che, da Milano a
Roma e passando per Firenze, fra l’altro prendevano di mira il patrimonio
artistico, storico e monumentale del paese. Mi ricordo distintamente come
l’allora Ministro degli Interni Nicola Mancino – democristiano “demitiano” di
lungo corso e futuro Vicepresidente del CSM, l’organo di autogoverno della
Magistratura – citò in una relazione un fantomatico pericolo terroristico senza
far mai menzione della mafia. Non sarebbe trascorso troppo tempo e sarebbe
emerso che Cosa Nostra stava tentando diversi approcci per avviare trattative
sul “41 bis” e un “papello” di richieste difficilmente accettabili. Ancor oggi,
tuttavia, la pista esclusivamente mafiosa dell’attacco “colombiano” concepito
per ottenere benefici di legge dallo Stato non convince del tutto… L’ipotesi
puramente criminale trascura diversi elementi e un contesto che ancora non sono
stati completamente disvelati. Fu solo per occultare i veri o finti negoziati
con i mafiosi che vennero gravemente depistare le indagini sulla strage di via
D’Amelio… Che venne trafugata la famosa agenda rossa di Borsellino e che
scomparve l’agenda “elettronica” di Falcone… Che non venne perquisita
l’abitazione del boss corleonese Salvatore Riina… Che venne sostanzialmente
protetta la latitanza del compare di Riina, Bernardo Provenzano, ecc… ecc….
ecc… Ma quelli non furono solo gli anni dell’”offensiva mafiosa”, degli
attentati contro i vecchi notabili democristiani ed andreottiani, contro i
magistrati simbolo della lotta alla criminalità organizzata e delle bombe contro
Chiese e monumenti… In Emilia Romagna una banda di strani rapinatori, quasi
tutti agenti di polizia, seminò il terrore e un gran numero di cadaveri
mettendo a segno rapine per trascurabili cifre. L’efficienza militare della
gang e le modalità operative richiamavano quelle della sanguinaria banda del
Brabante Vallone che terrorizzò il Belgio fra il 1982 e il 1985. Sul versante
della cosiddetta “guerra psicologica” alcuni misteriosi “telefonisti”
rivendicarono diverse azioni e indirizzarono innumerevoli minacce e
intimidazioni a nome della fantomatica sigla “Falange Armata”. Un caso di vero
e proprio “terrorismo virtuale”… I sospetti si indirizzarono verso alcuni
operatori della VII Sezione del SISMI, il servizio segreto militare che, fra
l’altro, amministrava GLADIO, la sezione italiana della STAY BEHIND, la rete
paramilitare atlantica allestita dagli americani e dagli inglesi a partire dal
Dopoguerra. La base americana di Aviano divenne il bersaglio di modesti
attentati dimostrativi rivendicati dall’ennesima sigla brigatista.
Nel convulso succedersi degli
eventi e nell’accavallarsi delle situazioni di incerta lettura, giova ricordare
che nel 1990 – un altro anno percorso da notevoli tensioni e conflitti – il
Presidente del Consiglio Giulio Andreotti rivelò per primo in Europa
l’esistenza della GLADIO e della rete STAY BEHIND suscitando gli inevitabili mal
di pancia a Washington e fra le cancellerie del continente. Qualche tempo prima
un sedicente agente a contratto della CIA e del MOSSAD rivelò nel corso di un’intervista
sulla RAI, il connubio fra l’Agenzia americana, Cosa Nostra italoamericana, la
mafia siciliana e la loggia Propaganda Due. La scabrosa alleanza sarebbe
servita a controllare ingenti traffici di armi e droga e a finanziare e
manipolare il terrorismo di ogni colore sul continente europeo a partire dal
1969. L’uomo della CIA accusava piuttosto apertamente l’allora Presidente USA
George Bush, già direttore dell’Agenzia e grande magnate texano del petrolio.
Sulla presunta amicizia con Bush, il Gran Maestro della P2 Gelli non smentì
chiaramente…
La tensione raggiunse il culmine
nella notte fra il 27 e il 28 luglio del 1993 quando, quasi contemporaneamente,
esplosero tre ordigni: il primo – in via Palestro a Milano, davanti al
Padiglione di Arte Contemporanea – provocò la morte di quattro vigili del fuoco
e di un clochard marocchino, mentre la seconda e la terza vennero collocate a
Roma, davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano e alla Chiesa di San
Giorgio al Velabro. Intimidazioni nei confronti del Vaticano ? Appare evidente
che, nel corso dei quella giornata, agirono più “nuclei” non necessariamente di
soli mafiosi. Contemporaneamente uno strano blackout isolò Palazzo Chigi
facendo paventare un tentativo di colpo di stato… Tali modalità operative
appartengono certo molto più a determinate sezioni dei servizi segreti che ai
più “rozzi” mafiosi…
Prove generali per un golpe ? In
realtà nel paese del “golpe permanente”, delle sistematiche operazioni di
demolizione del dettato costituzionale e dei messaggi mafiosi, l’ipotesi del
“colpo di stato” tradizionale fa semplicemente sorridere… Non è più probabile che
gli autori ed ideatori dell’intera operazione, oltre che creare un’atmosfera di
terrore, tensione ed insicurezza apparentemente “destabilizzanti”, volessero
mandare degli avvertimenti nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni. Ed,
in effetti, il ricatto continua… Il servizio segreto civile, il SISDE, viene
investito da un grave scandalo che coinvolge le più alte cariche istituzionali.
I fondi del SISDE erano stati utilizzati per “esigenze personali” da diversi
operatori e direttori del servizio… Il servizio segreto civile dipendeva dal
Ministero degli Interni che allora era retto da Mancino, ma che nel corso degli
anni Ottanta era stato a lungo diretto dall’allora Presidente della Repubblica
Oscar Luigi Scalfaro. Lo scandalo avrebbe inferto il colpo decisivo alla
morente Repubblica… Nel corso di un memorabile intervento televisivo il
Presidente Scalfaro intervenne per denunciare il “gioco al massacro” come al
solito senza fare nomi… Non trascorrerà ancora molto tempo che l’intero caso
dei “fondi neri” del SISDE verrà lasciato decantare, mentre nel frattempo si
sta preparando la normalizzazione…
Caro lettore, se vuoi davvero
capirci qualcosa o, comunque, fare uno sforzo ragionevole e ragionato per interpretare
anche quanto avviene oggi, occorre ricostruire con pazienza e perizia il
Contesto, ovvero quel che accade alle tue e alle nostre spalle… Occorre
rievocare il concetto pasoliniano di Palazzo, ripensare a quelle stanze del
potere in cui le classi dirigenti nazionali ed internazionali, massoniche,
economiche, finanziarie, industriali, politiche, diplomatiche, militari ed
“intellettuali” contrattano e negoziano le vite di intere popolazioni. Potendo rintracciare
moventi e azioni di chi, rispetto alla comune massa, si pone sempre qualche
gradino al di sopra e a due passi da cielo, non ti sembrerà così inconcepibile
che una vita venga spezzata con la facilità con cui si beve un bicchiere
d’acqua. Cerchiamo allora di fare qualche passo in più per comprendere e
aggiungere qualche tessera al mosaico…
Ogni attentato che colpisce,
ferisce e uccide innocenti e meno innocenti possiede tutti i crismi del crimine
e come tale deve essere analizzato. Forse aveva ragione il politologo Giorgio
Galli quando, qualche tempo fa, scrisse che non si può comprendere, analizzare
e interpretare il mondo del Potere senza ricorrere alla criminologia e alle sue
categorie. In fondo, con altri mezzi e strumenti e con altre modalità, siamo
sempre al cospetto di gang e bande – dai connotati spiccatamente mafiosi o meno
– in guerra per l’accaparramento di risorse, patrimoni e ricchezze. Facciamo
allora finta di leggere un particolare romanzo giallo scritto da un autore con
l’intento di sfidare il lettore ad individuare l’”assassino” o gli “assassini”…
Quel romanzo ha una trama e una struttura complessa che coincide con la
descrizione del Contesto e con la rievocazione del Palazzo o dei Palazzi…
Vediamo allora di sintetizzare
gli elementi principali della narrazione e lascio a voi – in caso di
dimenticanza – aggiungere i “pezzi” che eventualmente mancano…
Naturalmente nessuno rivelerà o
riuscirà a svelare l’identità dell’autore o gli autori del delitto, ma forse, prima
di terminare la lettura, avrà a disposizione un quadro più completo…
FINE (?)
PS: per ragioni indipendenti
dalla mia volontà ma intuibili, il racconto del romanzo dei disgraziati tempi
odierni non potrà proseguire, complici alcune “intrusioni” al mio PC. Posso
solo costatare che ci sono molti modi per tacitare le voci “altre”… Mi posso
solo rimettere alla vostra buona volontà e desiderio di ricerca e di verità. Qua
a Milano fra qualche giorno arriverà il Papa portandosi appresso tutta la
buriana che sta scuotendo la Chiesa… Per chi si appresta a dare un colpo
definitivo alla Seconda Repubblica per far germinare la Terza, un momento fra i
più propizi…
Brindiamo a tempi migliori…
Nota dell’autore: mi preme rivolgere le mie più sentite scuse agli
anarchici del FAI (Federazione Anarchica Italiana), la più antica forma di auto
organizzazione anarchica italiana per non aver rimarcato nel mio articolo “Che
cosa cova sotto le macerie” le dovute differenze con la galassia
“anarcoinsurrezionalista” e con coloro che si fregiano della sigla FAI per
condurre operazioni provocatorie. Personalmente non condivido le idee espresse
dagli anarchici ma ritengo doveroso chiudere ogni porta a coloro che vogliono
gettare ulteriore benzina sul fuoco, magari riesumando i soliti e comodi stereotipi dell’”anarchico bombarolo e con
smanie stragiste”. All’autentica FAI va la mia completa e sincera solidarietà.
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