Per la prima volta il Presidente della BCE, naturalmente non in modo esplicito come si evince dal titolo ma con un frasario non equivocabile, ci dice – secondo l’agenzia Reuters – che dalla gabbia dell’euro si può uscire purché si saldino i conti. E’ un fatto nuovo. Mario Draghi aveva sempre respinto un piano B. Dall’euro non si poteva uscire. Ma non è un pacifico invito ad uscire. Il conto da saldare infatti è di 357milardi di euro 1). Un saldo che- a mio giudizio – sarebbe legittimo moralmente non pagare in quanto tale debito, così come il disastro dei conti pubblici e dell’economia italiana, è opera in primo luogo di trattati fraudolenti funzionali ad alcune regioni d’Europa e penalizzanti per altre, ed in secondo luogo per l’uso manipolatorio dell’euro da parte della Germania.
"L’euro conviene alla Germania. Ecco perché ci restiamo dentro” Così Theo Wagel, ministro delle finanze di Helmut Kohl . “Con un’uscita dall’euro e un taglio netto dei debiti la crisi interna italiana finirebbe di colpo 2) . L’ex ministro ci dice in fondo una cosa ovvia. Qualora la Germania non fosse coperta dall’euro, il marco avrebbe un apprezzamento del 20/30% che comporterebbe crisi dell’esportazione, dell’occupazione, del bilancio nazionale. La lira, con la svalutazione, creerebbe condizioni favorevoli per le esportazioni, per gli investimenti …
Spada e fiamma della rivoluzione, il suo nome sarà inciso nei secoli come una delle più grandi e famose figure del socialismo internazionale.
Rosa Luxemburg
Mehring disse una volta che la Luxemburg era “la più geniale discepola di Karl Marx”. Brillante teorica marxista e acuta polemista, come agitatrice di massa riusciva a commuovere le grandi masse operaie. Una delle sue parole d’ordine preferite era “primo, l’azione”; era dotata di una forza di volontà trascinatrice. Una donna che ruppe con tutti gli stereotipi che all'epoca ci si aspettava da lei, che visse intensamente la sua vita personale e politica.
Era molto piccola quando la sua famiglia traslocò dal paese di Zamosc a Varsavia, dove passerà la sua infanzia. Rozalia soffre di una malattia all'anca, mal diagnosticata, che la lascia convalescente per un anno a le produce una lieve zoppia che durerà per tuta la sua vita. Appartenente ad una famiglia di commercianti, sente nella propria carne il peso della discriminazione, come ebrea e come polacca nella Polonia russificata.
Autorevoli voci della sinistra europea si sono unite alla protesta anti-Trump «No Ban No Wall», in corso negli Stati uniti, dimenticando il muro franco-britannico di Calais in funzione anti-migranti, tacendo sul fatto che all’origine dell’esodo di rifugiati ci sono le guerre a cui hanno partecipato i paesi europei della Nato. Si ignora il fatto che negli Usa il bando blocca l’ingresso di persone provenienti da quei paesi – Iraq, Libia, Siria, Somalia, Sudan, Yemen, Iran – contro cui gli Stati uniti hanno condotto per oltre 25 anni guerre aperte e coperte: persone alle quali sono stati finora concessi i visti d’ingresso fondamentalmente non per ragioni umanitarie, ma per formare negli Stati uniti comunità di immigrati (sul modello di quella dei fuoriusciti cubani anti-castristi) funzionali alle strategie Usa di destabilizzazione nei loro paesi di origine.
Convinti che l'elezione di un presidente nero avesse finalmente inaugurato una società post-razziale, opinionisti e leader politici statunitensi avevano messo in pensione l'accusa di razzismo dal discorso pubblico.Con la maggior parte delle porte aperte di club privati e quartieri bene alle élite afro-americane, con celebrità, eroi dello sport e dello spettacolo di colore ampiamente accettate dai bianchi, le barriere razziali - ci avevano detto - erano cosa del passato.
Barack Obama fece molto durante la sua presidenza per evidenziare questa immagine, evitando sistematicamente qualsiasi allusione a modelli di ingiustizia o intolleranza razziale.
E quando la violenza razzista della polizia, inizialmente ignorata, è stata portata alla ribalta dalla denuncia inequivocabile delle onnipresenti videocamere e telefoni cellulari, i media e i leader politici l'hanno respinta come aberrante o legalmente ambigua.
Il presidente Obama ad aprile di quest'anno, tenendo una lezione ai giovani sul valore della pazienza e dell'incrementalismo a Londra [a proposito dell'allora eventuale Brexit, ndt], ha cercato di minimizzare la questione: "Non si può solo continuare a urlare", osservazione indirizzata al portavoce di Black Lives Matter, organizzazione statunitense contro la violenza della polizia.
La terza Corte d’assise di Roma ha appena emesso la sentenza del processo contro alcuni degli esponenti
delle dittature civico-militari latino-americane degli anni ’70 e ’80, responsabili del “Plan Condor”. Come si
ricorderà il “Plan Condor”, con l’auspicio di Washington, fu il coordinamento delle dittature latinoamericane
(in particolare del Cile, Argentina e Uruguay) per la repressione e lo sterminio degli
oppositori politici. Grazie a questo criminale accordo, gli oppositori erano detenuti, interrogati,
torturati, e fatti scomparire nei diversi Paesi, da squadre “miste” delle forze della repressione latinoamericane. La Procura di Roma ha condotto indagini interminabili, e lo stesso processo è durato 23 mesi e 61
udienze. Alla lettura della sentenza un silenzio assordante, le facce attonite dei familiari delle vittime, gli
occhi pieni di lacrime e la tristezza di chi cerca verità e giustizia da più di 40 anni.
Gli artigli del Condor sono arrivati anche a Roma e si è visto nella scandalosa sentenza per la morte di
vittime di origine italiana: su 27 richieste di ergastolo per alcuni carnefici e protagonisti dell’orrore, la
Corte ne ha concessi solo 8 (tutti già in prigione nei loro Paesi).
Vergognosa l’assoluzione di ben diciannove imputati, la maggioranza uruguaiani.
Sig. Trump, il Messico ha finalmente accettato di pagare il Suo muro. Con piacere.
Costruire un muro in un territorio che ha una storia di occupazione, di corruzione e di criminalità senza confini, è coerente con la logica di una borghesia determinata a vedere una minaccia in tutto ciò che è alieno. Specialmente quando c'è di mezzo il colore della pelle, la lingua e una cultura stanca di subire umiliazioni. In questo muro di Trump si coagulano tutte le perversioni del razzismo e tutte le follie dell'imperialismo. Il suo prototipo più evidente è in Israele . Costerà 25 miliardi di dollari. E vogliono che lo paghi il popolo messicano. Questo è il vero "castigo".
È questa la logica delle "comunità chiuse", quelle che incantanola piccola borghesia, cosa che un magnate immobiliare sa gestire bene. Quel muro mette in evidenza le idee tanto care alla borghesia: "questo è mio", riafferma la "proprietà privata" e tiene lontano l'"altro". Chiarisce il concetto che "l'altro" è un "pericolo" e si cala in un ruolo di antidoto indelebile e simbolico,perché il mondo capisca da che parte sta il "potere". Quando il vero potere sta dalla parte del popolo ... anche se il popolo (per ora) questo non lo vede molto chiaramente.
Campo profughi di Shatila (Beirut), 12 gennaio 2016, Nena News – La finestra dell’ufficio di Abu Mujahed nel Children and Youth Center (CYC) affaccia su un cortile rettangolare delimitato da edifici fatiscenti. Su uno di essi, quello un po’ più alto, dominano i poster con i volti dei tre leader del Fronte popolare per la liberazione della Palestina.
LE IMMAGINI DICONO che questo angolo del campo profughi di Shatila, alla periferia sud di Beirut, ospita associazioni e strutture della sinistra palestinese. O forse era così fino a qualche anno fa. Tante cose sono cambiate qui, in Libano, nella regione. E molte altre sono rimaste le stesse in questo minuscolo campo palestinese che, assieme a quello di Sabra, ha legato il suo nome al massacro del 1982 (circa 3mila vittime). Di sicuro non sono migliorate le condizioni di vita di coloro che vi abitano e che da 70 anni sperano di tornare con figli e nipoti nella terra da cui fuggirono o che furono costretti a lasciare sotto la minaccia delle armi. E perciò si aggrappano con tutte le forze alla mai applicata risoluzione Onu 194, che sancisce il “diritto al ritorno” per i profughi palestinesi.
Non sarà sfuggito a nessuno che il postulato democratico afferma che i media sono indipendenti, determinati a scoprire la verità e a farla conoscere ; e non che essi passano la maggior parte del tempo a dare l’immagine di un mondo tale che i potenti desiderano che noi ci rappresentiamo, che sono in una posizione d’imporre la trama dei discorsi, di decidere ciò che il buon popolo ha il diritto di vedere, di sentire o di pensare, e di “gestire” l’opinione a colpi di campagne di propaganda.Noam Chomsky - Edward Herman – “La fabbrica del consenso”
Intorno alla metà di novembre, a seguito della disfatta di Hillary Clinton (cioè all’inizio della fine della democrazia), i sedicenti Guardiani della Realtà, meglio conosciuti con il nome di “media” gestiti dal mondo degli affari, hanno lanciato una campagna mondiale di marketing contro il malefico e perfido flagello delle “fake news”. Questa campagna ha attualmente raggiunto lo stadio di isteria. I media dell’insieme dell’Impero diffondono quotidianamente degli avvertimenti terrificanti sulla minaccia imminente ed esistenziale contro le nostre libertà, la minaccia delle “post verità” . Ciò non riguarda solo la diffusione di disinformazione, di propaganda, ecc., che dura da migliaia di anni… La Verità in sé è sotto attacco. Le basi stesse della Realtà tremano.
Valerio Morucci, capo delle Brigate Rosse a Roma, dichiarò a Fabrizio Caccia del Corriere della Sera: "Quando esci, il lavoro non te lo dà nessuno, perché sei quel che sei". Morucci invece è stato assunto a tempo indeterminato da una società romana. La notizia è però che la società era amministrata fino al novembre del 2014 dal suo ex cacciatore: il generale Mario Mori, già parte dell' antiterrorismo ai tempi in cui Morucci feriva, uccideva o sequestrava i nemici della rivoluzione, poi a capo del Ros dei Carabinieri e del Sisde, il servizio segreto civile che ora si chiama Aisi.
La società che ha dato il posto a Morucci non è una qualsiasi società di intelligence e sicurezza. La G Risk è di proprietà del principale collaboratore di Mori, l' ex colonnello dei carabinieri ed ex dirigente dei servizi segreti Giuseppe De Donno, imputato con Mori a Palermo al processo Trattativa Stato-Mafia.
Le gesta che maggiormente hanno ispirato i rivoluzionari italiani e latinoamericani sono di Simón Bolívar e Giuseppe Garibaldi. Ambedue intraprendono lotte d’emancipazione politica per spezzare i legami che sottomettono i loro paesi a sovranità straniere. Entrambi si sollevano per unificare popoli liberati. Entrambi promuovono idee repubblicane, democratiche e di secolarizzazione dello stato. Tentano di realizzare riforme sociali ed economiche. Entrambi subiscono un triste destino: culminata la fase militare, forze oscure fanno fallire il loro progetto politico e sociale. Voltaire disse che i profeti armati sconfiggono sempre quelli disarmati. Due profeti invincibili sembrano annichiliti da forze senza volto né armi. Invochiamo il profeta disarmato Antonio Gramsci per identificarle.
Approfondiamo innanzi tutto le relazioni tra lotte d’emancipazione e rivoluzioni. La mentalità neocoloniale squalifica il patriottismo e taccia di delitto l’aspirazione dei popoli dipendenti a non essere governati da stranieri, mentre al contempo, con poteri imperiali, si affanna a custodire intatte, indissolubili ed inviolabili, le fedeltà politiche, giuridiche ed ideologiche. Questo dopo la globalizzazione del capitale e la transnazionalizzazione della cittadinanza.
Gregor Gysi è l'attuale presidente del partito tedesco Die Linke (La Sinistra), nato dalla trasformazione dell'ex partito socialista tedesco (PDS). Nel 1998 Gysi fece questo discorso al parlamento tedesco, mettendo in guardia contro l'introduzione dell'Euro. Viene quasi un dolore allo stomaco nel sentire queste lucide profezie, espresse quasi 20 anni fa.
Se qualcuno volesse avere la misura di cosa è diventata la Sinistra Europea basterebbe ascoltare l'intervento di Eleonora Forenza. La parlamentare eletta con l'Altra Europa con Tsipras, attivista di Rifondazione ha tenuto oggi il suo discorso come candidata del GUE/NGL alla Presidenza del Parlamento Europeo. Un mito attrattivo quello di candidarsi a funzioni di garanzia di organi sempre più inutili che evidentemente a Rifondazione continua a piacere. La lezione di Bertinotti non è servita.
L'intervento della Forenza è un concentrato di tutto ciò che c'è da combattere a sinistra. Nessuna critica al capitalismo, mai nominato nell'intervento. La Forenza esordisce affermando «sono una femminista e una femminista può fare la differenza» sostenendo come prima priorità del suo intervento il contrasto al sessismo e all'omofobia nella UE. Poi il discorso si rivolge alla questione del Sud Europa e dell'austerità, in piena linea con la linea Renzi-Tsipras del vertice dei paesi del Sud Europa ad Atene di qualche mese fa. Parole d'ordine che confondono l'analisi sulla UE che alimentando un'idea di scontro tra paesi, spostano l'attenzione dall'enorme conflitto di classe che oggi si genera nell'area europea e che comporta un trasferimento enorme di ricchezza dalle classi popolari alla finanza. Si passa poi all'immigrazione, ma nulla dice la Forenza sulla guerra e sulle responsabilità dell'imperialismo.
Il primo gennaio 2017 si è compiuto il decimostato anniversario dell'integrazione della Romania all'Unione Europea. I mass media rumeni e la propaganda comunitaria hanno inondato l'opinione pubblica con comunicati e statistiche illusorie sui benefici che avrebbe avuto la Romania con l'entrata a far parte del club, in questi dieci anni di sottomissione agli interessi della Commissione Europea e dei suoi grandi poteri economici, principalmente Germania e Francia.
Per esempio, si è parlato dell'esponenziale crescita economica della Romania e del livello di vita dei rumeni. Nei dieci anni come stato membro, il PIL è cresciuto dai 98.000 milioni di euro di fine 2006, fino ai 172.000 del 2016, secondo la propaganda di Bruxelles. Tuttavia, non si menzionano gli alti costi degli alloggi, causati dalla concorrenza dopo la generalizzazione della libera circolazione di merci con le grandi multinazionali comunitarie e straniere. Inoltre, come normalmente succede ai lavoratori in una dittatura del capitale, la distribuzione del PIL è estremamente disuguale; cioè, pochi si portano a casa quasi tutto e la maggioranza rimane con le briciole.
Il 10 novembre 2016, il tribunale di alta istanza di Parigi, ha assolto il disegnatore Zéon, che tempo addietro era stato accusato di "antisemitismo". Zeon era salito alla ribalta della cronaca perchè il suo lavoro grafico risalente al 2006-2011 venne giudicato inammisibile, dapprima dai media e poi dalla polizia. Zéon finì in carcere, criminalizzato per la sua critica corrosiva di Israele e la repressione indiscrimanata che applica ininterrottamente a danno dei Palestinesi. E' davvero curioso che la giustizia francese che riconosce la piena libertà di espressione a Charlie Hebdo, ai suoi attacchi velenosi contro gli arabi e la religione cristiana e musulmana, metteva sotto accusa Zéon che ha come bersaglio il sionismo e la politica espansionista di Tel Aviv.La "libertà d'espressione", evidentemente, è selettiva e differenziata, e varia secondo i casi.
Che non ci siano equivoci: quanto segue non è in alcun modo una critica ai diritti umani come ideale per cui lavorare. Il titolo completo di questa lettera dovrebbe essere: “Lettera aperta a coloro che invocano selettivamente i diritti umani per giustificare la politica di intervento delle potenze occidentali negli affari interni di altri paesi”.
In realtà l’unica cosa di cui discutere sulla Siria non è la situazione sul terreno (che può essere complicata), ma la legittimità delle politiche interventiste in quel paese da parte degli USA e dei suoi “alleati”, gli europei, i turchi e gli stati del Golfo.
Per decenni il principio su cui si fonda il diritto internazionale, di questo si tratta – l’uguale sovranità degli stati, il che implica il non-intervento di uno stato negli affari di un altro – è stato sistematicamente violato ad un punto tale che è stato praticamente dimenticato dai campioni del “diritto all'intervento umanitario”.
Recentemente alcuni avvocati che si occupano di diritti umani, autoproclamatisi di sinistra ‘dura’, si sono aggiunti al coro del partito della guerra di Washington rimproverando l’amministrazione Obama per non aver fatto più sforzi militari per rovesciare il governo della Siria.
In una parola: criticano l’amministrazione Obama per non aver violato sufficientemente il diritto internazionale.
Forse nell'ultimo ventennio vi sarà capitato di sentire parlare dell'Agenda 21 dell'ONU, o forse no, ma a prescindere dal fatto che conosciate più o meno a fondo l'argomento, l'Agenda 21 ha già iniziato in questi anni ad occuparsi di voi ed intende farlo in maniera se possibile ancora più invasiva nei decenni a venire, senza che nessuno si sia premurato di domandarvi se siete felici di ricevere tante attenzioni.
A grandi linee il progetto Agenda 21 è una sorta di "programma di azione" attraverso il quale l'ONU si impegna a ridisegnare radicalmente tanto il rapporto dell'uomo con l'ambiente in cui vive, quanto il rapporto dell'uomo con la sua propria esistenza, attraverso una complessa operazione d'ingegneria sociale ad ampio respiro che trovi la propria realizzazione nel corso del nuovo secolo.
Le autorità siriane, grazie a dati accurati, sono arrivate nel comando supremo degli ufficiali occidentali e arabi nascosto nel seminterrato di un quartiere di Aleppo est, catturandoli tutti vivi. Alcuni nomi sono già filtrati. Si tratta di bastardi militari USA, francesi, inglesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini, qatarioti ecc., che la Siria detiene attualmente con grande cura per concludere i negoziati con i Paesi che l’hanno devastata. Come annunciato dai media ad Aleppo, ieri notte, sono numerosi gli agenti stranieri armati che la Turchia ha chiesto alla Russia di far uscire vivi.
L’Italia, ha certificato l’Istat, torna in deflazione per la prima volta dal 1959. Non è un incidente di percorso ma un obiettivo che è stato perseguito con lucidità e coerenza. L’ISTAT ha recentemente certificato che il 2016 è stato per l’Italia il primo anno di deflazione dal 1959. Nell’anno appena terminato, i prezzi hanno registrato una variazione negativa dello 0,1 per cento rispetto al 2015. Era dal 1959, quando la flessione fu dello 0,4 per cento, che non accadeva. Ciò che a prima vista potrebbe apparire come una manna dal cielo in tempo di crisi – beni e servizi a prezzi più accessibili, ottimo no? – è invece la cartina di tornasole della crisi profondissima in cui versa il nostro paese, quella che il governatore della Banca d’Italia ha recentemente definito
«la recessione più profonda e duratura nella storia d’Italia».
La deflazione – con la quale s’intende una caduta generalizzata dei prezzi – è causata dal crollo della domanda aggregata e in particolar modo dei consumi, che infatti in Italia sono tornati ai livelli di trent’anni fa. A questo le imprese reagiscono riducendo il personale e tagliando i salari nonché, appunto, i prezzi. Il che, ovviamente, non fa che deprimere ulteriormente la domanda. E così via, in una spirale distruttiva da cui, una volta entrati, è molto difficile uscire.
La Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla strage di via Fani e l’assassinio di Aldo Moro ha deciso di ascoltare, questa sera, l’ex brigatista Valerio Morucciin merito alle contraddizioni emerse tra i racconti, forniti nel corso degli anni, dall’autore della telefonata che annunciava la morte di Aldo Moro e le ricostruzioni dell’organo istituito dal Parlamento nel2014. Morucci, militante di Potere Operaio e dal 1976 membro della colonna romana delle Brigate Rosse, dovrà fare chiarezza sui diversi aspetti ancora misteriosi riguardanti l’agguato di Via Fani: la dinamica, il numero dei presenti e chi ha premuto il grilletto. Il racconto dell’ex brigatista infatti, coincide solo in parte, con quanto riportato dai testimoni presenti sul tipo di armi utilizzate e sul numero, ancora oggi imprecisato, di componenti dell’unità che ha compiuto la strage e il sequestro.
Le audizioni programmate dalla Commissione presieduta da Giuseppe Fioroni, servono a far luce sulle «zone grigie» descritte dalla relazione approvata il 20 dicembre 2016. Le conclusioni di quel documento che, a detta della stessa Commissione, «non esauriscono la complessità della vicenda Moro», parlano della necessità di chiarire il significato di alcune «omissioni investigative». Le ‘sviste’ più importanti, secondo quanto riportato, riguarderebbero la vicenda del bar Olivetti, frequentato da persone collegate alla malavita romana e calabrese, e del suo titolare Tullio Olivetti, «figura poco approfondita», nonostante fosse emerso «un suo possibile ruolo criminale tra il 1977 e il 1978».
Il presidente eletto Donald Trump ha accusato il direttore della CIA, John Brennan, di essere la fonte delle "notizie false" che circolano su di lui, in sostanza, di aver definito il nostro nuovo Leader Supremo un “fantoccio russo” e accusandolo di aver avuto un incontro sessuale - diversi anni fa - mentre telecamere dell' intelligence russa lo riprendevano in una stanza d'albergo a Mosca. Non ho idea se Trump o non Trump, nel corso di una visita a Mosca nel 2010, abbia pagato delle prostitute o se abbia pisciato su un materasso della Suit Presidenziale del Four Seasons Hotel, perché una volta gli Obama avevano dormito nella stessa stanza. Non mi interessa. Inoltre non ho idea se il governo russo abbia "hackerato" il Democratic National Committee o se abbia rubato le email del direttore di campagna della Clinton, John Podesta. Non ho visto nessuna prova della CIA, del FBI, o della NSA, così sono giunto alla mia personale conclusione che la storia dell'hacking sia esagerata. Tutti i paesi si spiano a vicenda. E' un dato di fatto. Le spie USA spiano su quasi tutti in tutto il mondo. Per questo motivo ho un problema con la giusta indignazione sul comportamento di russi, che sto vedendo da parte di tanti miei amici ed ex colleghi della CIA.