“Si informano i giornalisti accreditati che lunedì 7 maggio 2018, alle ore 12.30, presso la Sala Stampa della Santa Sede, si terrà un Meeting Point per presentare il progetto Ponti di solidarietà – Piano pastorale integrato per assistere i migranti venezuelani in Sud America, nato per dare risposte concrete alle sfide poste dalla migrazione di massa che sta coinvolgendo i venezuelani".Questa la convocazione fatta pervenire dal Vaticano alla stampa internazionale, che ha risposto numerosa.
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9 maggio 2018
Tra Venezuela e Vaticano, ponti minati a poche settimane dalle elezioni?
A ridosso delle elezioni presidenziali del 20 maggio, osteggiate dalle gerarchie ecclesiastiche e dalla cosiddetta “comunità internazionale”, quello del Venezuela e dell’“emergenza umanitaria” alle frontiere è un tema ghiotto. Per tutta la durata dell’incontro, sullo schermo hanno continuato a sfilare le immagini di un documentario privo di audio, ma ben pensato per indurre nel pubblico la ricezione dei più vieti luoghi comuni contro il socialismo bolivariano.
15 aprile 2018
L’ipocrisia delle armi chimiche
L’ipocrisia di tutto ciò. Queste ignobili intenzioni. La noncuranza. Le vergognose bugie e scuse.
Non sto parlando del presidente USA dai tweet affrettati e impulsivi e dei suoi desideri di scappare dai raid della polizia sull’ufficio del suo avvocato -ovviamente c’è una connessione con la Russia.
E non sto parlando del suo ultimo scandalo. E’ possibile che in questo momento la vita con Melania non stia andando a gonfie vele. Meglio parlare di questo che sedersi con i generali e gli ex-generali e discutere seriamente di Russia e Siria.
Non sto parlando di Theresa May, che vuole evitare il discorso Brexit attraverso ogni tipo di distrazione possibile: gli attacchi di Salisbury, Douma -anche Trump. Quindi quando la povera signora pensava di aver ottenuto il consenso del Presidente USA, Trump ha telefonato a Macron. Cosa è tutta questa assurdità?
30 marzo 2018
Olio di palma: come costruire un embargo commerciale
L’Occidente ha scoperto negli ultimi anni un nuovo nemico, meno appariscente ma non meno insidioso della Russia di Vladimir Putin: è l’olio di palma, che si nasconde in dolciumi e prodotti per la cosmesi. A quest’olio vegetale, apprezzato per le caratteristiche chimico-fisiche e la resa per ettaro, sono state imputate le accuse più svariate: dalla natura cancerogena alla distruzione delle foreste pluviali. Le solite ong inglesi, le star di Hollywood e l’Unione Europea si sono mobilitate per limitarne l’utilizzo, causando un ribasso dei prezzi e la reazione dei maggiori produttori mondiali, Indonesia e Malesia. Quella contro l’olio di palma è una vera guerra commerciale, con cui il blocco euro-atlantico ricatta i Paesi del Sud-est asiatico che oscillano tra Cina e “Occidente”.
28 marzo 2018
Sequestro Aldo Moro: Sentenza di Morte
Italia, 1976. Le Brigate Rosse danno il via alla stagione detta degli Anni di Piombo. La Democrazia Cristiana vince le elezioni politiche ma il Partito Comunista conquista il 34% dei voti. Il Presidente della DC Aldo Moro propone l’alleanza con il Pci di Enrico Berlinguer, aprendo la possibilità all’ingresso del più grande partito comunista occidentale nell’area di Governo. Un’ipotesi che si rivela ben presto scomoda a troppi. Non piace agli Stati Uniti. Non piace ai potenti dell’economia. Non piace a gran parte delle forze di polizia e dei Servizi segreti. Non piace alla loggia massonica segreta P2.
12 gennaio 2018
Soldati latinoamericani convertiti in mercenari per l'Impero e le imprese
Il presidente Juan Manuel Santos vuole che la Colombia sia un partner dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) in modo che i militari esperti nelle lotte contro i guerriglieri assumano funzioni internazionali nelle missioni belliche che la NATO dispiega in tutto il mondo, secondo gli interessi imperiali statunitensi e dei suoi partner europei. Tuttavia, il governo colombiano tace in modo vergognoso sulla realtà dei suoi soldati che sono stati trasformati in mercenari dagli Stati Uniti e dai suoi uomini d'affari che privatizzano le guerre per accumulare milioni di dollari in cambio della vita di colombiani prevalentemente, ma ci sono anche cileni, panamensi e i salvadoregni, secondo rapporti di fonti affidabili e, sporadicamente, giornali come il New York Times e agenzie internazionali come BBC Mundo e RT.
Il Medio Oriente è diventato l'area più conflittuale e violenta della terra. Centinaia di persone muoiono ogni giorno in Afghanistan, Iraq, Siria, Yemen, Kuwait, Pakistan e gli ebrei sionisti aumentano il numero ogni giorno uccidendo palestinesi indifesi.
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2 gennaio 2018
La nazionalizzazione dell’Europa centrale e la rinascita dell’Intermarium
Si inasprisce lo scontro politico tra la Polonia e l’Unione Europea: con una decisione senza precedenti, Bruxelles ha avviato la procedura per sospendere i diritti di voto di Varsavia, rea di una riforma delle giustizia che subordinerebbe il potere giudiziario a quello politico. Parallela al braccio di ferro tutto continentale, si sviluppa la grande sintonia tra la Polonia e le potenze marittime: dopo l’accoglienza in pompa magna di Donald Trump della scorsa estate, è toccato a Theresa May volare a Varsavia dove, ignorando le critiche della UE, ha siglato un trattato di difesa comune. A Washington e Londra si ragiona ormai in ottica post-UE: la priorità è la formazione di un blocco nazionalista che separi la Russia dalla Germania. L’iniziativa “Tre mari” è la semplice riproposizione dell’Intermarium del maresciallo Jozef Piłsudski.
Una cortina nazionalista tra l’Europa Occidentale e la Russia
Il Ministero della Difesa tedesco ha recentemente contemplato, redigendo la linee strategiche al 2040, la possibilità che l’Unione Europea imploda1, scombinando l’attuale geopolitica del Continente e spingendo alcuni Paesi ad uscire dal blocco atlantico (UE/NATO) per aderire a quello russo: lo scenario non è soltanto più concreto che mai, ma anche, a giudicare dalle dinamiche europee, molto vicino alla realizzazione.
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23 dicembre 2017
"Cancellare l'Unione Sovietica dalle mappe"
Secondo un documento segreto datato 15 settembre 1945, "il Pentagono aveva previsto di far saltare l'Unione Sovietica con un attacco nucleare coordinato diretto contro le principali aree urbane. Tutte le maggiori città dell'URSS erano incluse nella lista dei 66 bersagli "strategici". La tavola sottostante classifica ogni città in termini di area in miglia quadrate e il corrispondente numero di bombe atomiche necessarie ad annichilire ed uccidere gli abitanti di selezionate aree urbane. (www.businessinsider.com/the-pentagon-estimated-204-atomic-bombs-could-destroy-the-soviets-2014-10)
Prima pubblicazione 4 novembre 2017, revisioni al testo inglese 10 dicembre 2017
Sei bombe atomiche dovevano essere utilizzate per distruggere ognuna delle più grosse città, incluse Mosca, Leningrado, Tashkent, Kiev, Kharkov, Odessa.
15 dicembre 2017
Paul Craig Roberts: "L’America cammina verso l’Armageddon
L’ostilità orchestrata verso Russia, Cina, Iran e Corea del Nord protegge il budget annuale di 1.000 miliardi di dollari del complesso militare/della sicurezza, convincendo l’opinione pubblica americana che gli Stati Uniti sono minacciati da nemici. Mantiene anche vive le speranze del Partito Democratico che Trump possa essere rimosso dal suo incarico, e ha impedito al presidente Trump di normalizzare le relazioni con la Russia.
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26 novembre 2017
2018, Italia al bivio: commissariamento o uscita dall’€uro?
Il futuro dell’Italia si fa sempre più minaccioso man mano che il 2018 si avvicina: all’incertezza derivante dalle elezioni politiche si somma un quadro europeo ostile, dove la Germania, disposta forse a sobbarcarsi la Francia per ragioni geopolitiche, non ha alcuna intenzione di concedere sconti al nostro Paese. Un commissariamento esplicito o subdolo, sulla falsariga del governo Monti, è tra le ipotesi sul tavolo e, se a Berlino dovesse prevalere una linea ancora più rigorista, non si potrebbe neanche escludere l’imposizione di un “default ordinato”. Di fronte a questo scenario, l’Italia sarà costretta a scegliere: capitolazione o un’uscita dall’euro. Un soccorso può venire soltanto dalle potenze emergenti.
Nessuno sconto da parte della Germania (cui interessa solo il Veneto)
I prossimi 12-18 mesi, come abbiamo sovente evidenziato nelle nostre ultime analisi, saranno cruciali per il futuro dell’Italia e dell’Europa: man mano che il 2018 si avvicina e nuovi dettagli si aggiungono, è quindi opportuno riallacciare i fili dell’analisi. Avevamo abbandonato il discorso parlando del “nuovo sacco di Roma” che Germania e Francia andavano preparando ai danni del nostro Paese e della conseguente necessità, per l’Italia, di stringere una serie di alleanze internazionali per evitare un tristissimo epilogo. Tutti gli ultimi sviluppi confermano i nostri presagi.
23 agosto 2017
Verità e bugie di Donald Trump
Nel dichiarare che la guerra in Afghanistan "continuerà finché avremo raggiunto la vittoria finale", il presidente Trump ha affermato insieme una grande verità e una grande bugia.
La grande verità è che i presidenti americani in politica estera non contano praticamente nulla. Già Obama era entrato alla Casa Bianca dichiarando di voler mettere fine all'invasione dell'Afghanistan, ma dopo pochi mesi si era trovato a fare marcia indietro, mandando invece altri 30.000 soldati proprio in quel territorio.
Anche Donald Trump aveva, fra le sue promesse elettorali, quella di "mettere fine all' invasione inutile e costosissima dell'Afghanistan", ma dopo pochi mesi ha invece dovuto dichiarare, appunto, che la guerra continua fino a nuovo ordine. Evidentemente c'è qualcosa che il neo presidenti non sanno, e che vengono ad apprendere soltanto dopo essere entrati nell'ufficio ovale.
19 luglio 2017
Nella culla della Democrazia i servi di sinistra della NATO
Il potenziamento geo-strategico della #Grecia perseguito dai precedenti governi di Nuova Democrazia e PASOK continua con il governo SIRYZA-AN.EL. (Greci Indipendenti, partito politico greco di destra) che si è dimostrato il migliore alunno della #Nato. Sin dalla sua nascita nel gennaio 2015, l'alleanza governativa tra il partito socialdemocratico SYRIZA e il partito nazionalista AN.EL si è allineata ai piani pericolosi degli obiettivi imperialisti e di un neoliberismo oramai a briglie sciolte.
Sono un esempio le tonnellate di rifiuti presenti nelle strade greche le scorse settimane, a causa dello sciopero dei netturbini (29 giugno) che lottano contro la decisione del governo di licenziare 10.000 lavoratori, nell'ambito di una privatizzazione selvaggia del settore.
Sappiamo bene quanto il capitalismo sia strettamente legato alla guerra, così come le guerre imperialiste lo sono alla NATO. Ed è proprio in questo ambito che il partito SYRIZA da il meglio di sé, contraddicendo tutte le dichiarazioni contro la NATO dei suoi esordi. Di seguito qualche esempio di dichiarazioni fatte da esponenti del partito.
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14 giugno 2017
Qatar: Dodici motivi di una strana crisi nella regione
E’ possibile che sette alleati degli USA dichiarino una guerra, per il momento diplomatico/economica, contro il Qatar, che è la sede del Comando USA per il Medio Oriente (CENTOCOM), la base più grande posseduta dal Pentagono in tutta la Regione, senza l’autorizzazione della Casa Bianca?
Si tratta della prima conseguenza della visita anti-iraniana di Donald Trump in Arabia Saudita, e può essere una crisi trappola per trascinare l’Iran in una guerra regionale, ora che gli USA non si ritengono capaci di affrontare direttamente questa nazione e appropriarsi della prima riserva mondiale di gas e della terza di petrolio.
Si tratta della prima conseguenza della visita anti-iraniana di Donald Trump in Arabia Saudita, e può essere una crisi trappola per trascinare l’Iran in una guerra regionale, ora che gli USA non si ritengono capaci di affrontare direttamente questa nazione e appropriarsi della prima riserva mondiale di gas e della terza di petrolio.
Il pretesto del conflitto sta in alcune dichiarazioni dell’emiro del Qatar – Tamim Bin Hamad Al Thani –in cui egli afferma che una guerra contro l’Iran sarebbe una pazzia, visto che sparirebbero tutti i paesi arabi del Golfo Persico, e che Trump non durerà molto al potere.
8 giugno 2017
Zbigniew Brzezinski: Il grande architetto del terrorismo moderno
È morto da pochi giorni Zbigniew Brzezinski, uno degli ispiratori della politica estera americana dai tempi della guerra russo-afghana fino al recente conflitto in Siria, uno dei più geniali e spietati ideatori della violenza imperialista statunitense. The AntiMedia ne riassume l’eredità: la costruzione metodica dell’estremismo islamico, di al-Qaeda, la destabilizzazione sistematica del Medio Oriente, l’induzione di uno stato di tensione continua contro la Russia.
Zbigniew Brzezinski, ex consulente per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, è morto lo scorso venerdì in un ospedale della Virginia, all’età di 89 anni. Sebbene il New York Times ammetta che l’ex consulente del governo fosse un “falco della teoria strategica”, travisare la sua eredità come se fosse, per il resto, infinitamente positiva, non è così semplice come l’establishment vorrebbe credere.
Mentre il Regno Unito si destreggia con la “minaccia terroristica” ai più alti livelli, dopo un attacco devastante ispirato dall’ISIS — e mentre le Filippine entrano in uno stato di legge marziale quasi totale, dopo la devastazione ispirata dall’ISIS — la morte di Brzezinski giunge al momento giusto, come stimolo a una comprensione più profonda dell’origine del terrorismo moderno.
Zbigniew Brzezinski, ex consulente per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, è morto lo scorso venerdì in un ospedale della Virginia, all’età di 89 anni. Sebbene il New York Times ammetta che l’ex consulente del governo fosse un “falco della teoria strategica”, travisare la sua eredità come se fosse, per il resto, infinitamente positiva, non è così semplice come l’establishment vorrebbe credere.
Mentre il Regno Unito si destreggia con la “minaccia terroristica” ai più alti livelli, dopo un attacco devastante ispirato dall’ISIS — e mentre le Filippine entrano in uno stato di legge marziale quasi totale, dopo la devastazione ispirata dall’ISIS — la morte di Brzezinski giunge al momento giusto, come stimolo a una comprensione più profonda dell’origine del terrorismo moderno.
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21 aprile 2017
Le (enormi) ricadute geopolitiche dell’imminente voto francese
Domenica 23 aprile si svolgerà il primo turno delle presidenziali francesi: è l’appuntamento chiave del 2017, capace di innescare e/o accelerare dinamiche che travalicano i confini dell’Esagono per abbracciare l’intero scacchiere mondiale. Il malessere sociale e le drammatiche condizioni in cui versa l’economia della Francia, pienamente ascrivibile tra i Paesi dell’europeriferia, hanno sgretolato il sistema politico transalpino, aprendo lo scenario di un inedito ballottaggio tra populisti di destra e populisti di sinistra: Marine Le Pen contro Jean-Luc Mélenchon. La sconfitta dei candidati europeisti accelererà la dissoluzione della moneta unica e dell’Unione Europea, compromettendo irreparabilmente l’intera architettura euro-atlantica edificata negli ultimi 70 anni: lo speculare rafforzamento della Russia dopo la vittoria di Marine Le Pen ed l’ingrossarsi del blocco euroasiatico rischiano di portare il sistema internazionale al carico di rottura.
Se il 2017 ha tutte le caratteristiche per essere definito “l’anno della frattura”, lo spartiacque tra il vecchio ordine mondiale “liberale” a guida angloamericana e l’avvento di un nuovo assetto internazionale, ebbene, c’è un appuntamento più decisivo degli altri, quello capace di dispiegare tutto il potenziale rivoluzionario dell’anno in corso: le presidenziali francesi.
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17 aprile 2017
Siria e Nord Corea: il disperato tentativo atlantico di separare Mosca e Pechino
Dopo il bombardamento del 7 aprile, domina l’interrogativo se il raid statunitense sia stato solo un evento isolato oppure il preludio di un più ampio coinvolgimento in Siria. Parallelamente le manovre americane in Nord Corea lasciano presagire un intervento militare anche in Estremo Oriente: c’è un nesso tra le due crisi simultanee? L’attacco chimico del 4 aprile, seguito dal blitz missilistico e dalle pressioni sul Cremlino per abbandonare Assad, è una maldestra manovra per riallineare la Russia agli USA ed al resto del blocco occidentale. La minaccia di un intervento contro il regime di Pyongyang, storico “vassallo” cinese, è il tentativo speculare di svincolare Pechino dalla Russia: constata la monoliticità del blocco euroasiatico, si va verso l’escalation militare?
Il bombardamento del 7 aprile sulla base siriana di Shayrat ha creato molta amarezza tra i “populisti” europei, galvanizzando al contrario quei governi e quelle istituzioni che si sentivano orfani della salda guida della Casa Bianca: la Francia di François Hollande, la Germania di Angela Merkel, l’Unione Europea e la NATO hanno salutato con sollievo e soddisfazione il rinsavimento, o sarebbe meglio dire “la normalizzazione”, di Donald Trump.
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13 aprile 2017
Kissinger è il lato oscuro di Trump in Siria
"Io credo davvero che avremmo dovuto sopprimere i loro aeroporti, e impedire loro di usarli per bombardare persone innocenti e lanciare su di esse gas sarin". Queste sono state le parole pronunciate da Hillary Clinton poche ore prima che il suo nemico, il presidente Donald Trump, ordinasse attacchi aerei e il lancio di 59 missili da crociera Tomahawk contro il campo d'aviazione di Shayrat nel sud-est di Homs, in Siria.
Escalation
Il governo di Trump ha descritto gli attacchi come "unici" e ha insistito sul fatto che non ci sono piani di intensificazione. Ma l'escalation è in corso. La Russia, anche se è stata avvertita da parte degli Stati Uniti prima del bombardamento, ha sospeso un accordo con gli Stati Uniti per evitare collisioni a mezz'aria nello spazio aereo siriano.
Gli obiettivi del governo degli Stati Uniti di attaccare la Siria possono essere dedotti dalla storia di uno dei più potenti diplomatici nella storia degli Stati Uniti: Henry Kissinger.
17 marzo 2017
Cuba: Washington sta preparando un "golpe morbido"?
La Rivoluzione Cubana costituisce una fondamentale pietra miliare nella storia dell'umanità che sfida la legittimazione del capitalismo globale. In tutte le maggiori regioni del mondo la Rivoluzione Cubana è stata una fonte di ispirazione nell'inarrestabile lotta contro la dominazione neocoloniale e l'imperialismo USA.
Il mondo è giunto ad un critico crocevia. In questo frangente della nostra storia, molti "reali" movimenti progressisti verso il socialismo sono stati distrutti e sconfitti attraverso le guerre guidate da USA e NATO, gli interventi militari, le campagne di destabilizzazione, i cambi di regime, i colpi di stato e i golpe "morbidi".
Altri movimenti progressisti, come le sinistre in Europa occidentale e negli USA, sono stati largamente cooptati, spesso finanziati dalle fondazioni delle multinazionali. Il progetto socialista a Cuba ha tuttavia ancora la meglio nonostante il blocco economico degli USA, le operazioni di intelligence e la politica sporca della CIA.
Mentre l'eredità di Fidel Castro continua a vivere, cerchiamo di non farci illusioni perché il fine di Washington non è solo quello di distruggere la Rivoluzione Cubana, ma quello di cancellare la storia del socialismo.
Il mondo è giunto ad un critico crocevia. In questo frangente della nostra storia, molti "reali" movimenti progressisti verso il socialismo sono stati distrutti e sconfitti attraverso le guerre guidate da USA e NATO, gli interventi militari, le campagne di destabilizzazione, i cambi di regime, i colpi di stato e i golpe "morbidi".
Altri movimenti progressisti, come le sinistre in Europa occidentale e negli USA, sono stati largamente cooptati, spesso finanziati dalle fondazioni delle multinazionali. Il progetto socialista a Cuba ha tuttavia ancora la meglio nonostante il blocco economico degli USA, le operazioni di intelligence e la politica sporca della CIA.
Mentre l'eredità di Fidel Castro continua a vivere, cerchiamo di non farci illusioni perché il fine di Washington non è solo quello di distruggere la Rivoluzione Cubana, ma quello di cancellare la storia del socialismo.
22 gennaio 2017
Gli agenti della CIA catturati ad Aleppo
Le autorità siriane, grazie a dati accurati, sono arrivate nel comando supremo degli ufficiali occidentali e arabi nascosto nel seminterrato di un quartiere di Aleppo est, catturandoli tutti vivi. Alcuni nomi sono già filtrati. Si tratta di bastardi militari USA, francesi, inglesi, tedeschi, israeliani, turchi, sauditi, marocchini, qatarioti ecc., che la Siria detiene attualmente con grande cura per concludere i negoziati con i Paesi che l’hanno devastata. Come annunciato dai media ad Aleppo, ieri notte, sono numerosi gli agenti stranieri armati che la Turchia ha chiesto alla Russia di far uscire vivi.
5 gennaio 2017
Aleppo, Ankara, Berlino: Geopolitica del disastro
Spavento, ERL - Germania |
Di Santiago Alba Rico Σαντιάγκο Άλμπα Ρίκο سانتياغو البا ريكو
Cuartopoder
Per capire questo quadro disastroso che produce nuove catastrofi, in un rimbalzo continuo tra pareti chiuse, dobbiamo affrontare questo contesto dalla denuncia di un'illusione molto pericolosa che sembra prevalere tra la sinistra, proprio quando la sinistra è in declino in tutto il mondo. Noti militanti antimperialisti in America Latina, per esempio, interpretano l'uccisione dell'ambasciatore russo in Turchia come una "risposta" per il ruolo crescente della Russia e della Cina nel mondo, che descrive questo ruolo in un tono positivo, come "il peggior incubo per gli Stati Uniti". Questa interpretazione incorre, a mio parere, in un doppio accecamento. Il primo è quello di considerare che l'uomo armato turco, sparando al diplomatico ha difeso in un modo o nell'altro gli interessi degli Stati Uniti, se non era diretto o controllato direttamente da Washington. Il secondo, più grave, è quello di considerare che un "incubo per gli Stati Uniti" è necessariamente una liberazione per l'umanità; che qualsiasi evento o alleanza o cambiamento strategico che mette in difficoltà gli Stati Uniti, corrisponde automaticamente ad un'erosione del capitalismo e rafforzamento della democrazia, della giustizia sociale e dei diritti umani in tutto il mondo.
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14 luglio 2016
Il patto d'acciaio NATO-UE
Una cambiale in bianco per la guerra, che i rappresentanti dell'Unione europea hanno messo in mano agli Stati uniti. Sono infatti gli Usa che detengono il comando della Nato – di cui fanno parte 22 dei 28 paesi dell'Unione europea (21 su 27 una volta uscita dalla Ue la Gran Bretagna) – e le imprimono la loro strategia.
Enunciata appieno nel comunicato approvato il 9 luglio dal Summit: un documento in 139 punti – concordato da Washington quasi esclusivamente con Berlino, Parigi e Londra – che gli altri capi di stato e di governo, compreso il premier Renzi, hanno sottoscritto a occhi chiusi.
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