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28 giugno 2016
Il popolo è Sovrano quando"vota come deve"
«Il 24 giugno è San Giovanni, patrono di Torino. Quindi per la città è giorno di festa, e succede che si passi una serata con amici e conoscenti, a chiacchierare del più e del meno e a guardare i fuochi d’artificio.
Quest’anno però era diverso, a tenere banco erano solo due argomenti: la caduta di Fassino per mano di una neo-sindaca grillina (Chiara Appendino), e il capitombolo dell’Europa sotto i colpi del Brexit. E i discorsi?
Un po’ di tutto, ma quello che più mi ha colpito, un po’ girando per i siti un po’ parlando con le persone che conosco (quasi tutte favorevoli a Fassino e al «Remain»), è il tratto che li accomunava: l’animosità contro il suffragio universale. Il discorso più moderato che ho sentito suggeriva che i referendum dovrebbero essere indetti solo su materie semplici e comprensibili (tipo: sei pro o contro i matrimoni gay?) e che il referendum sul Brexit proprio non si doveva fare.
I più estremisti suggerivano drastiche limitazioni del suffragio: per votare si dovrebbe almeno avere la licenza media (ma c’è anche chi dice: la laurea); oppure: per votare si devono avere meno di 70 anni. In breve: a vecchi e ignoranti bisognerebbe togliere il diritto di voto.
Quest’anno però era diverso, a tenere banco erano solo due argomenti: la caduta di Fassino per mano di una neo-sindaca grillina (Chiara Appendino), e il capitombolo dell’Europa sotto i colpi del Brexit. E i discorsi?
Un po’ di tutto, ma quello che più mi ha colpito, un po’ girando per i siti un po’ parlando con le persone che conosco (quasi tutte favorevoli a Fassino e al «Remain»), è il tratto che li accomunava: l’animosità contro il suffragio universale. Il discorso più moderato che ho sentito suggeriva che i referendum dovrebbero essere indetti solo su materie semplici e comprensibili (tipo: sei pro o contro i matrimoni gay?) e che il referendum sul Brexit proprio non si doveva fare.
I più estremisti suggerivano drastiche limitazioni del suffragio: per votare si dovrebbe almeno avere la licenza media (ma c’è anche chi dice: la laurea); oppure: per votare si devono avere meno di 70 anni. In breve: a vecchi e ignoranti bisognerebbe togliere il diritto di voto.
23 giugno 2016
Gli occhi miopi sul referendum U€
Chi attrae i fili della politica italiana è capace di tenere i propri satelliti molto vicini al centro. Lo dimostra - come sempre - l'attenzione grandissima conferita ai cambi di cavallo nelle battaglie elettorali comunali, mentre sullo sfondo galleggiava una nuova problematica consultazione referendaria, quella che metteva in discussione nel Regno Unito l'Unione Europea.
Le tematiche circolate mediaticamente su quest'ultimo argomento vertevano intorno a due poli. Da un lato le paure agitate anche nel nostro paese sull'inopinata uscita della Gran Bretagna, non mancando di asserire - come solito - la mancanza di conseguenze sulla nostra economia… Dall'altro la sapiente grossolana descrizione dei sostenitori della Brexit come arroccati intorno ad un blocco sciovinista e populista dominato dalla paura dell'immigrazione, col condimento del tempestivo fatto di sangue ai danni della deputata Jo Cox.
Sono lontani anni luce dal ragionare se il prossimo referendum coinvolga o meno uno dei pilastri principali del nostro sistema economico con le sue responsabilità.
Le tematiche circolate mediaticamente su quest'ultimo argomento vertevano intorno a due poli. Da un lato le paure agitate anche nel nostro paese sull'inopinata uscita della Gran Bretagna, non mancando di asserire - come solito - la mancanza di conseguenze sulla nostra economia… Dall'altro la sapiente grossolana descrizione dei sostenitori della Brexit come arroccati intorno ad un blocco sciovinista e populista dominato dalla paura dell'immigrazione, col condimento del tempestivo fatto di sangue ai danni della deputata Jo Cox.
Sono lontani anni luce dal ragionare se il prossimo referendum coinvolga o meno uno dei pilastri principali del nostro sistema economico con le sue responsabilità.
17 giugno 2016
La Pseudo-Costituzione renziana
L’essenza strutturale della riforma Renzi-Boschi è l’abolizione del principio della separazione dei tre poteri dello Stato -legislativo, esecutivo, giudiziario-, che vengono ampiamente concentrati nelle mani del premier. Essa abolisce quella separazione, che distingue gli Stati di diritto moderni da quelli assolutistici. Questo punto essenziale sta sfuggendo al dibattito in corso: non si tratta semplicemente di una radicale riforma della Costituzione – che già come tale non sarebbe ammessa dalla Costituzione stessa, perché questa prevede solo la revisione (ossia l’aggiornamento, il ritocco) e non la ristrutturazione (art. 138), per la quale sarebbe necessaria la convocazione di un’assemblea costituente. Si tratta di molto più: si tratta dell’abolizione dello stesso principio fondante del costituzionalismo e dello Stato di diritto, garantista e rappresentativo. Un’abolizione che hanno realizzato tutti i dittatori, per divenire tali, iniziando – in epoca moderna – con Napoleone. Non puoi fare il dittatore se c’è un potere indipendente da te, che controlla la legittimità del tuo agire. La riforma Renzi-Boschi, inoltre, vanifica l’altro pilastro dello Stato moderno, ossia la rappresentanza del popolo, in quanto il Senato non è più elettivo, e 2/3 dei membri della Camera sono decisi dai segretari dei partiti mediante le liste bloccate, mentre il terzo residuo degli eletti è in parte determinato dal caso.
18 maggio 2016
Sahrawi: il tradimento continua
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha deciso di prorogare ancora per un anno la Missione delle Nazioni Unite per l'organizzazione del Referendum nel Sahara Occidentale - MINURSO - nel mezzo della crisi più dura che affronta il processo di autodeterminazione del popolo sahrawi, dopo la decisione del Marocco, come potenza occupante, di espellere 73 membri del personale civile della MINURSO lo scorso marzo.
Il 29 aprile 2016, i 15 membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite hanno votato la Risoluzione n°2285 sulla prosecuzione della MINURSO ancora per un anno. Con dieci voti a favore, tra cui quello della Spagna e della Francia; tre astensioni, quelle della Russia, dell'Angola e della Nuova Zelanda; e due voti contrari, quelli del Venezuela e dell'Uruguay - che non hanno capacità di veto - la risoluzione sostiene la "necessità urgente" che la missione multinazionale, finora inefficiente, recuperi la sua piena operatività entro 3 mesi e il Segretario Generale dell'ONU ha informato il Consiglio di Sicurezza sull'evoluzione della situazione.
22 marzo 2016
Referendum trivelle 17 Aprile: IO voterò
Nonostante la disinformazione o sottoinformazione fornita da partiti e media di regime, il 17 Aprile, per chi ancora non lo sapesse, si svolgerà un referendum.
Purtroppo la maggior parte delle persone che affronta gli argomenti alla base del referendum lo fa in maniera ideologica, da tifoso, con moltissimi pregiudizi e senza una minima riflessione. Scopo di questo articolo è invece cercare di invitare il lettore a decidere seconda un proprio ragionamento personale e in maniera individuale senza seguire, come un automa o peggio un suddito, le influenze familiari, di partito o mediatiche. Per raggiungere questo scopo cercherò di spiegare cosa mi spinge ad andare a votare e cosa votare.
11 marzo 2016
Paesi Bassi. Il 6 aprile, il popolo potrà dire NO a una delle peggiori mosse dell'UE: l'accordo di associazione con l'Ucraina
Nel 2005, avevamo
espresso il nostro vivo apprezzamento per il popolo olandese che, pochi
giorni dopo i francesi, avevano votato NO al progetto di "Costituzione
europea". Nell'"altro paese del No" il rifiuto popolare di questa UE del
capitale si è ancora ampliato. Il prossimo 6 aprile gli olandesi
potranno nuovamente esprimersi con il voto. Infatti si terrà un
referendum su una questione europea tutt'altro che secondaria: l'accordo
di associazione tra l'UE e l'Ucraina.
Il referendum è stato possibile grazie a una campagna "cittadina" con la raccolta di 428.000 firme, molte di più delle 300.000 previste dalla Costituzione. Il risultato del referendum sarà considerato valido se la partecipazione supererà il 30%. La vittoria dei NO, esito probabile del voto, non sarà vincolante, ma metterà il governo in difficoltà. In Francia, come nella maggior parte degli altri paesi dell'UE, la ratifica dell'accordo UE-Ucraina è stata fatta in segreto: meno di tre ore di dibattito in seno all'Assemblea e al Senato ormai un anno fa, praticamente senza alcuna copertura mediatica, anche da parte dei parlamentari che hanno votato contro. Tutto ciò nonostante le implicazioni economiche e politiche pesanti di questo accordo.
Il referendum è stato possibile grazie a una campagna "cittadina" con la raccolta di 428.000 firme, molte di più delle 300.000 previste dalla Costituzione. Il risultato del referendum sarà considerato valido se la partecipazione supererà il 30%. La vittoria dei NO, esito probabile del voto, non sarà vincolante, ma metterà il governo in difficoltà. In Francia, come nella maggior parte degli altri paesi dell'UE, la ratifica dell'accordo UE-Ucraina è stata fatta in segreto: meno di tre ore di dibattito in seno all'Assemblea e al Senato ormai un anno fa, praticamente senza alcuna copertura mediatica, anche da parte dei parlamentari che hanno votato contro. Tutto ciò nonostante le implicazioni economiche e politiche pesanti di questo accordo.
24 settembre 2015
Grecia: la nuova faccia di Tsipras. Che al popolo va bene lo stesso. Evidentemente
"Alexis Merkel" |
Resta il fatto che ci rimane difficile immaginare - o forse anche solo concepire - il singolo soggetto, il singolo cittadino greco, che non più di solo qualche mese addietro concedeva la preferenza a Tsipras e a Syriza sposando lo slogan "fuori la Troika dalla Grecia" e che oggi torna a votare lo stesso uomo e lo stesso partito che alla Troika hanno concesso ancora maggiore cittadinanza, e ancora più reale potere esecutivo, sulle macerie del disastro che conosciamo tutti.
Insomma con la nuova schiacciante vittoria di Syriza, alla terza tornata elettorale greca in soli nove mesi, vince lo stesso partito pur presentando un programma (e avendo già offerto esempi eclatanti) in direzione diametralmente opposta alla prima affermazione elettorale. Come dire: o l’elettore tipo aveva sbagliato prima, oppure adesso o, ancora, il programma con il quale si presenta un partito alle elezioni alla fine del conti è del tutto irrilevante.
15 settembre 2015
Quello che ci dicono i greci, e quello che possiamo dire noi a loro
Quali lezioni si possono trarre dall'esperienza greca degli ultimi otto anni?* Sottopongo alla riflessione e al dibattito qualche (ipo)tesi che questa esperienza mi suggerisce:
1. La zona euro è una gabbia di ferro. Non si democratizzano le gabbie. Si distruggono.
2. Il potere è detenuto dalle grandi banche tedesche, francesi, inglesi e olandesi.
3. Un governo nazionale da una maggioranza parlamentare non ha alcun margine di manovra, nessun potere reale. Può solo applicare le direttive di Bruxelles, Berlino e Francoforte (1).
4. La sovranità nazionale oggi non ha più nessun senso. La sovranità popolare sì, ma a certe condizioni.
14 luglio 2015
Yanis Varoufakis: "L'Eurogruppo non ha esistenza legale ma ha il potere per decidere le vite degli europei. E il suo grande capo è Doc Schäuble"
Harry Lambert: come ti senti?
Yanis Varoufakis: (…) mi sento sollevato nel non dover più sostenere questa pressione incredibile a negoziare da una posizione che giudico difficile da difendere. (…) Le mie peggiori paure si sono confermate, ma la situazione si è rivelata perfino peggiore.U€: L'Austria se va davvero!
Occorrevano 100mila firme, in un settimana ne hanno raccolte 261.000 ma solo perchè hanno dovuto fermarsi: la Corte Costituzionale austriaca aveva concesso sette giorni e non uno di più per raccogliere le firme necessarie ad ammettere la petizione popolare per l’uscita dell’Austria dall’Unione Europea, sperando che non sarebbero stati sufficienti. Ne avesse dati quindici, probabilmente la gran parte dei sei milioni e mezzo di elettori austriaci (in Austria il diritto di voto scatta a 16 anni) avrebbe votato a favore della ‘Volksbegehren EU Austritt‘.
Un successo, nonostante il boicottaggio dei media nazionali ed europei (ancora oggi e nonostante tutto la stampa italiana non parla di questo avvenimento e quella austriaca lo fa giusto perchè costretta dalla situazione), nonostante le difficoltà del voto ammesso solo nelle sedi comunali e nei tribunali.
Nonostante tutto 261mila Austriaci hanno deciso che il Parlamento deliberi immediatamente oppure indica un Referendum popolare perchè sia il popolo a decidere se restare o meno nell’Unione Europea.
10 luglio 2015
Piccola, coraggiosa nazione (Non siamo noi)
Ero in Grecia in questi giorni e benché lontano dalla capitale (stavo alle pendici dell’Athos, il Monte Santo) ho potuto vedere il progressivo indurimento delle persone. Spero che i nostri media abbiano dato notizia delle enormi, continue ed infami minacce, umiliazioni, delle grossolane ingerenze e notizie false, degli sporchi trucchi che l’Eurogruppo, Merkel, e il Rettile della BCE hanno messo in atto per far sentire impotente, spaventare, far paura ai cittadini della piccola nazione e indurli a cedere. Prima, per forzarli ad accettare l’ennesimo indebitamento con programma di austerità senza prospettive, poi per indurli col terrore a votare Sì.
Non hanno risparmiato nessun abuso: dalla decisione di tenere una riunione dell’Eurogruppo escludendo la Grecia – che è pur sempre un membro dell’eurozona – fino alla decisione di Draghi di bloccare la liquidità alle banche elleniche, qui si sono visti autentici reati, comportamento criminali (1) che spero un giorno si possano portare alla Corte di Giustizia. Poi le notizie false: dall’emissione di sondaggi che facevano stravincere il Sì a nome di un’agenzia greca che si è affrettata a smentire di averli mai fatti (e denuncerà i responsabili, se sarà possibile identificarli) fino all’ultima autentica informazione del Financial Times: in caso di No, saranno intaccati i depositi sopra gli 8 mila euro. Tremate, pensionati.
9 luglio 2015
Non sono più ministro!
Il referendum del 5 luglio passerà alla storia come un momento unico in cui una piccola nazione europea si è alzata in piedi contro la servitù per debito.
Come per tutte le lotte per i diritti democratici, il prezzo da pagare per questo rifiuto storico dell''ultimatum del 25 giugno dell'Eurogruppo, è alto. E' quindi essenziale che il grande capitale guadagnato dal nostro governo con lo splendido voto del NO venga immediatamente investito in un SI per una risoluzione adeguata - un accordo che preveda una ristrutturazione del debito, meno austerità, una redistribuzione in favore dei bisognosi e vere riforme.
25 gennaio 2013
INGLESI VERSO L'USCITA DALL'U€
SI ACCELLERA LA "GUERRA DELLE MONETE"
Cameron promette il referendum contando sull'appeal zero della Ue. I
"quantitative easing" diventano "svalutazioni competitive" cui l'Europa
"tedesca" non sa come rispondere.
Problemi seri per l'Unione Europea. Da un lato la “guerra delle monete”, che la vede debole nei confronti di Usa, Giappone, Svizzera, Gran Bretagna, a causa di una banca centrale che – al contrario delle “concorrenti” - non può emettere moneta a piacimento. Dall'altra gli scollamenti evidenti tra interessi geostrategici divergenti, esplicitati dal premier inglese Cameron che vuole andare al referendum per “uscire dalla Ue” contando sulla bassissima credibilità attuale del progetto europeo nella popolazione d'Albione.
Di Claudio Conti
Contropiano
Se vi aggiungiamo l'altrettanto bassa popolarità presso i popoli della Ue, conseguente alle politiche di “austerità” che ne stanno distruggendo il “modello sociale”, il quadro non potrebbe essere più fosco.
Andiamo con ordine.
Il premier britannico David Cameron prometterà oggi che in caso di una vittoria dei conservatori nelle prossime elezioni si terrà un referendum su una eventuale permanenza o meno della Gran Bretagna nell'Unione Europea.
Leggi tutto...
Problemi seri per l'Unione Europea. Da un lato la “guerra delle monete”, che la vede debole nei confronti di Usa, Giappone, Svizzera, Gran Bretagna, a causa di una banca centrale che – al contrario delle “concorrenti” - non può emettere moneta a piacimento. Dall'altra gli scollamenti evidenti tra interessi geostrategici divergenti, esplicitati dal premier inglese Cameron che vuole andare al referendum per “uscire dalla Ue” contando sulla bassissima credibilità attuale del progetto europeo nella popolazione d'Albione.
Di Claudio Conti
Contropiano
Se vi aggiungiamo l'altrettanto bassa popolarità presso i popoli della Ue, conseguente alle politiche di “austerità” che ne stanno distruggendo il “modello sociale”, il quadro non potrebbe essere più fosco.
Andiamo con ordine.
Il premier britannico David Cameron prometterà oggi che in caso di una vittoria dei conservatori nelle prossime elezioni si terrà un referendum su una eventuale permanenza o meno della Gran Bretagna nell'Unione Europea.
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6 settembre 2012
UN REFERENDUM PER DIRE NO ALL' €URO E' POSSIBILE?
Il picco di caldo raggiunto in questa estate che sta volgendo al termine è stato segnato dalle voci di una possibile iniziativa referendaria diretta a chiamare i cittadini italiani ad esprimersi sulle sorti dell’euro. È stato Roberto Maroni che, per primo, il 16 agosto ha annunciato di voler presentare «in Cassazione una proposta di legge di iniziativa popolare per abbinare alle politiche del 2013 un referendum consultivo nel quali i cittadini italiani possano esprimersi sull’euro».
Tipica provocazione leghista, dettata dalla necessità, per un partito in profonda e forse irreversibile crisi, di rinserrare le fila? Forse. Eppure, inaspettatamente, la proposta viene rilanciata direttamente da un rappresentante del governo, il ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi, il quale dichiara che «sulla nuova Europa bisogna consultare i cittadini». Applausi bipartisan. Dal PD, Arturo Parisi insiste: «ha ragione il Ministro Moavero. Il futuro dell’Unione dovrà essere deciso da un voto popolare». Poi la prudenza del governo: con l’arrivo del vento freddo, la questione passa nuovamente sotto silenzio.
Il sospetto, però, è che nessuno abbia molto chiaro cosa sia questo “voto popolare”, cosa significhi “consultare” i cittadini.
Tipica provocazione leghista, dettata dalla necessità, per un partito in profonda e forse irreversibile crisi, di rinserrare le fila? Forse. Eppure, inaspettatamente, la proposta viene rilanciata direttamente da un rappresentante del governo, il ministro per gli Affari Europei Enzo Moavero Milanesi, il quale dichiara che «sulla nuova Europa bisogna consultare i cittadini». Applausi bipartisan. Dal PD, Arturo Parisi insiste: «ha ragione il Ministro Moavero. Il futuro dell’Unione dovrà essere deciso da un voto popolare». Poi la prudenza del governo: con l’arrivo del vento freddo, la questione passa nuovamente sotto silenzio.
Il sospetto, però, è che nessuno abbia molto chiaro cosa sia questo “voto popolare”, cosa significhi “consultare” i cittadini.
8 marzo 2012
ANCHE CASELLI UN LOBBISTA PRO TAV
Il movimento No-Tav ha toccato qualcosa di più di un nervo scoperto del potere, è andato ad investire quella che è la "contraddizione principale" del sistema degli affari. L'affarismo è una realtà che vive esclusivamente di se stessa, slegata da qualsiasi prospettiva economica o da qualsivoglia progetto sociale. A qualcuno comincia a sorgere il sospetto che persino il mitico mega-tunnel sotterraneo costituisca una chimera utile ad assegnare appalti, effettuare espropri di terreni e aprire cantieri in Val di Susa; che l'opera sia effettivamente realizzabile o meno, poco importa, perché in ogni caso il fiume di denaro pubblico e di speculazioni immobiliari potrebbe scorrere ugualmente per decenni.
Comidad
Il mega-tunnel potrebbe quindi diventare una sorta di idolo virtuale alla religione dell'assistenzialismo per ricchi, un moloc ai piedi del quale i poveri dovrebbero compiere sacrifici e versare i loro oboli sotto forma di tasse e di tagli. A spacciare la beneficenza ai ricchi come bene comune-democrazia-sviluppo, ci penserà ovviamente il lobbismo.
La religione dell'assistenzialismo per ricchi ha infatti i suoi sacerdoti, i lobbisti appunto. Al berlusconismo si è sostituito oggi il mariomontismo, cioè un nuovo culto della personalità che serve a coprire non più un personale conflitto di interessi, ma un lobbismo sfacciato. Mario Monti è infatti membro del Business and Economics Advisors Group del Consiglio Atlantico, l'organo supremo della NATO. Insieme con Monti siedono in questo Advisors Group anche esponenti di BNP Paribas e Deutsche Bank, cioè le due banche che sponsorizzano rispettivamente le due maggiori multinazionali dell'alta velocità: la francese Alstom e la tedesca Siemens.
Il mega-tunnel potrebbe quindi diventare una sorta di idolo virtuale alla religione dell'assistenzialismo per ricchi, un moloc ai piedi del quale i poveri dovrebbero compiere sacrifici e versare i loro oboli sotto forma di tasse e di tagli. A spacciare la beneficenza ai ricchi come bene comune-democrazia-sviluppo, ci penserà ovviamente il lobbismo.
La religione dell'assistenzialismo per ricchi ha infatti i suoi sacerdoti, i lobbisti appunto. Al berlusconismo si è sostituito oggi il mariomontismo, cioè un nuovo culto della personalità che serve a coprire non più un personale conflitto di interessi, ma un lobbismo sfacciato. Mario Monti è infatti membro del Business and Economics Advisors Group del Consiglio Atlantico, l'organo supremo della NATO. Insieme con Monti siedono in questo Advisors Group anche esponenti di BNP Paribas e Deutsche Bank, cioè le due banche che sponsorizzano rispettivamente le due maggiori multinazionali dell'alta velocità: la francese Alstom e la tedesca Siemens.
4 novembre 2011
LA DEMOCRAZIA DI MERCATO NON ESISTE!
In Grecia si indice un referendum e i mercati di tutta Europa crollano. Improvvisamente un primo novembre diventa chiaro a tutti quello che fino a ieri era chiaro solo ad alcuni: che la democrazia è incompatibile con il mercato, almeno quello nella forma neoliberale.
GennaroCarotenuto.it/
In Grecia si indice un referendum e i mercati crollano perché i mercati non hanno nessuna relazione con i cittadini e con la vita di questi, con ciò che pensano e decidono, con le forme con la quale la società di massa si è dotata di regole di convivenza che chiamiamo democrazia. I mercati, la finanza, non ha nulla a che vedere col fatto che i cittadini, in pace e in democrazia, possano scegliere come uscire dai casini nei quali si sono trovati (anche) per colpa dei mercati stessi.
GennaroCarotenuto.it/
In Grecia si indice un referendum e i mercati crollano perché i mercati non hanno nessuna relazione con i cittadini e con la vita di questi, con ciò che pensano e decidono, con le forme con la quale la società di massa si è dotata di regole di convivenza che chiamiamo democrazia. I mercati, la finanza, non ha nulla a che vedere col fatto che i cittadini, in pace e in democrazia, possano scegliere come uscire dai casini nei quali si sono trovati (anche) per colpa dei mercati stessi.
3 giugno 2011
Referendum, ora l'obiettivo è superare il 'quorum'
A pochi giorni dal referendum e dopo il sì della Cassazione sul quesito nucleare l'obiettivo resta quello di raggiungere e superare il quorum. Aumentano le iniziative a sostegno dei '4 sì' promosse da comitati e associazioni, ma anche da artisti e cittadini. Resta da chiarire, per quanto riguarda il quesito sul nucleare, la questione degli italiani all'estero, che stanno già votando, ma sulle vecchie schede, che chiedono di abrogare una legge che non esiste più.
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