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23 agosto 2017
Verità e bugie di Donald Trump
Nel dichiarare che la guerra in Afghanistan "continuerà finché avremo raggiunto la vittoria finale", il presidente Trump ha affermato insieme una grande verità e una grande bugia.
La grande verità è che i presidenti americani in politica estera non contano praticamente nulla. Già Obama era entrato alla Casa Bianca dichiarando di voler mettere fine all'invasione dell'Afghanistan, ma dopo pochi mesi si era trovato a fare marcia indietro, mandando invece altri 30.000 soldati proprio in quel territorio.
Anche Donald Trump aveva, fra le sue promesse elettorali, quella di "mettere fine all' invasione inutile e costosissima dell'Afghanistan", ma dopo pochi mesi ha invece dovuto dichiarare, appunto, che la guerra continua fino a nuovo ordine. Evidentemente c'è qualcosa che il neo presidenti non sanno, e che vengono ad apprendere soltanto dopo essere entrati nell'ufficio ovale.
16 giugno 2017
Da peones del debito a schiavi salariati
Gli studenti sono una classe?
13 giugno 2017
L’America di Trump e il Nuovo Ordine Mondiale
C.J.Polychroniou intervista Noam Chomsky
C.J.Polychroniou (CJP): Il gabinetto dei ministri del presidente eletto e’ composto da figuri del mondo finanziario e delle corporazioni e da comandanti militari. Queste selezioni non rispettano le promesse pre-elettorali di Trump di “prosciugare la palude”; allora che cosa ci aspetta da questo megalomane e falso populista per quanto riguarda il futuro dell’establishment di Washington?
C.J.Polychroniou (CJP): Il gabinetto dei ministri del presidente eletto e’ composto da figuri del mondo finanziario e delle corporazioni e da comandanti militari. Queste selezioni non rispettano le promesse pre-elettorali di Trump di “prosciugare la palude”; allora che cosa ci aspetta da questo megalomane e falso populista per quanto riguarda il futuro dell’establishment di Washington?
Noam Chomsky (NC): Rispetto a questo- e prego di notare la qualificazione- Time Magazine lo ha descritto piuttosto bene ( in una colonna di Joe Kelin, il 26 Dicembre scorso):” Mentre qualcuno della base si puo’ sorprendere, tuttavia le decisioni di Trump di abbracciare coloro che si sono ingrassati nella melma di Washington ha diffuso un senso di sollievo attraverso la “classe politica” della capitale. Un consulente del GOP (Great Old Party- il Partito Repubblicano, Ndt), vicino alla transizione del Presidente eletto, dice che questo dimostra che “governera’ come un normale Repubblicano”. “C’e’ sicuramente della verita’ in questo”. Il mondo imprenditoriale e gli investitori sono certamente d’accordo. Il mercato azionario e’ esploso subito dopo le elezioni, diretto dalle compagnie finanziarie che Trump ha denunciato durante la sua campagna elettorale, in particolare il demonio principale della sua retorica, Goldman Sachs.
9 giugno 2017
Da dove nasce il delirante decreto legge sull’obbligo vaccinale?
In un mondo normale l’utente della salute dovrebbe essere informato che i vaccini non sono innocui, come ampiamente dimostrato da numerosissimi studi presenti in letteratura scientifica. Il negarlo è stupidaggine o malafede, ma noi siamo un Paese dove una minoranza illegittima – quella che si ripete al Governo da qualche anno – si può arrogare il diritto di stabilire cosa è bene e cosa è male per la salute del cittadino, dimenticando che qualunque atto medico non è esente da rischi.
Poiché la biodiversità privilegia l’evoluzione degli isterici al Governo, ci sarà sempre qualcuno che tenterà di proibire qualcosa. Ma i vaccini obbligatori purtroppo sono un’altra cosa. E allora crediamo opportuno informare la popolazione del fatto che il decreto legge sull’obbligo vaccinale è scaturito dall’uso strumentale di una finta epidemia di morbillo – dietro alla quale si nascondono soldi veri – al fine di redigere un decreto legge intriso di abusi, ricatti e ritorsioni, che ricorda le leggi razziali del 1938.
8 giugno 2017
Zbigniew Brzezinski: Il grande architetto del terrorismo moderno
È morto da pochi giorni Zbigniew Brzezinski, uno degli ispiratori della politica estera americana dai tempi della guerra russo-afghana fino al recente conflitto in Siria, uno dei più geniali e spietati ideatori della violenza imperialista statunitense. The AntiMedia ne riassume l’eredità: la costruzione metodica dell’estremismo islamico, di al-Qaeda, la destabilizzazione sistematica del Medio Oriente, l’induzione di uno stato di tensione continua contro la Russia.
Zbigniew Brzezinski, ex consulente per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, è morto lo scorso venerdì in un ospedale della Virginia, all’età di 89 anni. Sebbene il New York Times ammetta che l’ex consulente del governo fosse un “falco della teoria strategica”, travisare la sua eredità come se fosse, per il resto, infinitamente positiva, non è così semplice come l’establishment vorrebbe credere.
Mentre il Regno Unito si destreggia con la “minaccia terroristica” ai più alti livelli, dopo un attacco devastante ispirato dall’ISIS — e mentre le Filippine entrano in uno stato di legge marziale quasi totale, dopo la devastazione ispirata dall’ISIS — la morte di Brzezinski giunge al momento giusto, come stimolo a una comprensione più profonda dell’origine del terrorismo moderno.
Zbigniew Brzezinski, ex consulente per la sicurezza nazionale del Presidente Jimmy Carter, è morto lo scorso venerdì in un ospedale della Virginia, all’età di 89 anni. Sebbene il New York Times ammetta che l’ex consulente del governo fosse un “falco della teoria strategica”, travisare la sua eredità come se fosse, per il resto, infinitamente positiva, non è così semplice come l’establishment vorrebbe credere.
Mentre il Regno Unito si destreggia con la “minaccia terroristica” ai più alti livelli, dopo un attacco devastante ispirato dall’ISIS — e mentre le Filippine entrano in uno stato di legge marziale quasi totale, dopo la devastazione ispirata dall’ISIS — la morte di Brzezinski giunge al momento giusto, come stimolo a una comprensione più profonda dell’origine del terrorismo moderno.
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31 maggio 2017
AVAAZ: Ruffiani imperialisti del militarismo, protettori dell'oligarchia, fidati mediatori di guerra (3° Parte)
Asservilismo, plagio e pregiudizio razziale
“Se il caffè è scuro al punto da essere troppo forte per me, lo allungo aggiungendo del latte. Lo integro con il latte. Se continuo ad aggiungere più latte, ben presto l’aroma del caffè cambia; è la natura stessa del caffè a cambiare. Aggiungendo ancora più latte, alla fine non si distinguerà più neanche la presenza di caffè nella tazza. Una cosa analoga è accaduta con la marcia su Washington. I bianchi non erano lì per integrarla, ma per infiltrarvisi. I bianchi sono entrati a farne parte; l’hanno sommersa; ne sono divenuti parte integrante al punto da farle perdere significato. Non era più una marcia di neri; non era più militante; non era più arrabbiata; non era più impaziente. A tutti gli effetti, non era più una marcia.” – Malcolm XNegli anni ‘60, all’apice del movimento per i diritti civili, si svolse una tavola rotonda il cui tema era l’efficacia dello stesso movimento. La discussione includeva Alan Morrison, Malcolm X, Wyatt T. Walker e James Farmer insieme a un moderatore. Malcolm X si trovava in minoranza, poiché gli altri componenti del panel facevano parte dell’ala maggioritaria del movimento per i diritti civili, quella che si occupava quasi esclusivamente di organizzare marce, votazioni e regolamenti. Malcolm X era l’unico a raccontare, senza giri di parole, la verità sul fatto che la struttura patriarcale di potere in mano ai bianchi era molto più potente di quanto i suoi colleghi volessero far credere;
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5 maggio 2017
Corea del Nord come esempio della fase finale del collasso dell'imperialismo USA
La nuova distribuzione dell'equilibrio del potere globale ha preso in contropiede i vecchi signori del mondo che si rifiutano di accettare il loro tramonto e vogliono continuare a dettare la politica
Le minacce degli USA alla Corea del Nord non costituiscono solo una violazione, l'ennesima, del diritto internazionale che stabilisce (Carta delle Nazioni Unite) che l'uso della forza o semplici minacce di questa, sono inaccettabili nelle relazioni internazionali, ma sono anche la più chiara espressione, a cui stiamo assistendo, della fase finale del collasso dell'imperialismo.
Gli USA sono feriti a morte da molto tempo, da quando nel 2008 ebbe inizio la crisi economica dalla quale il mondo capitalista tradizionale non ha potuto, né saputo ancora uscire, benché esista qualche indizio di ripresa e da quando due paesi hanno visto arrivare il loro momento di vedere saldati i vecchi debiti.
27 aprile 2017
La rieducazione di Trump
Dopo aver concordato che l'attacco USA contro una base aerea siriana ha costituito una violazione del diritto internazionale, una violazione della sovranità della Siria, un professore di diritto della Ivy League ha detto al Partito Repubblicano di credere che tutto sommato un attacco preventivo fosse giustificato. Il professore l'ha paragonato all'alzare un segnale od una luce di stop in una situazione di emergenza.
Questo è il livello di tortuosa ipocrisia nella quale sono affogati le elite intellettuali USA.
Questo è il livello di tortuosa ipocrisia nella quale sono affogati le elite intellettuali USA.
Nello spettro delle corporation dei media simili irresponsabili "giustificazioni" dominano la conversazione, e così nel centrosinistra. Alcuni, come il già screditato, ma ancora accontentato, Brian Williams del MSNBC, ai confini della pazzia quando invoca il cantautore Leonard Cohen per meravigliarsi della "bellezza" del lancio dei missili da crociera.
7 aprile 2017
La guerra che incombe sulla Cina
Quando andai a Hiroshima per la prima volta nel 1967, l’ombra sui gradini era ancora lì. Era l’impronta quasi perfetta di un essere umano rilassato: le gambe larghe, la schiena curva e una mano lungo il fianco mentre aspettava l’apertura di una banca. Alle otto meno un quarto della mattina del 6 agosto 1945, una donna e la sua silhouette furono impresse a fuoco nel granito. Rimasi a fissare quell’ombra per un’ora o forse più: non sarei mai riuscito a dimenticarla. Molti anni più tardi, al mio ritorno, non c’era più: spazzata via, “svanita”, motivo di imbarazzo politico.
Ho trascorso due anni nella realizzazione di un film documentario, The Coming War on China, nel quale prove e testimonianze mettono in guardia contro una guerra nucleare che non è più un’ombra, ma una eventualità concreta. La più massiccia mobilitazione di forze armate usamericane dopo la Seconda guerra mondiale è già ben avviata. Sono localizzate nell’emisfero settentrionale, ai confini occidentali della Russia, e in Asia e nel Pacifico, faccia a faccia con la Cina.
28 febbraio 2017
Terzo anniversario del golpe nazista di Soros e Obama in Ucraina. Gli Stati Uniti saranno il prossimo bersaglio?
Il settimanale americano Executive Intelligence Review pubblica oggi un’anteprima di un dossier dal titolo “Le rivoluzioni colorate di Obama e Soros – Nazisti in Ucraina nel 2014 – Negli Stati Uniti nel 2017?” che verrà pubblicato nell’edizione di questa settimana (Vol. 44, No. 8, Feb. 24, 2017).
Il documento di diciassette pagine viene pubblicato nel terzo anniversario del golpe in Ucraina, avvenuto il 22 febbraio 2014, con lo scopo di dire la verità sulle rivolte di piazza Maidan (foto) dal novembre 2013 al febbraio 2014: si trattò di un programma di rovesciamento premeditato, in cui erano coinvolti i neonazisti ucraini che successivamente trovarono incarichi nel governo di Kiev; tale golpe godette del sostegno attivo dei servizi d’intelligence anglo-americani e dell’Amministrazione di Barack Obama.
Questo anniversario del golpe pro-nazista in Ucraina cade nel momento in cui le stesse reti finanziate da George Soros, controllate da Obama e dalle strutture dell’Impero Britannico prendono di mira il nuovo Presidente americano Trump, il quale, al pari del deposto Presidente ucraino Janukovyč legittimamente eletto, ha espresso l’intenzione di migliorare i rapporti con la Russia.
1 febbraio 2017
L'intreccio tra razza e classe
Convinti che l'elezione di un presidente nero avesse finalmente inaugurato una società post-razziale, opinionisti e leader politici statunitensi avevano messo in pensione l'accusa di razzismo dal discorso pubblico.
Con la maggior parte delle porte aperte di club privati e quartieri bene alle élite afro-americane, con celebrità, eroi dello sport e dello spettacolo di colore ampiamente accettate dai bianchi, le barriere razziali - ci avevano detto - erano cosa del passato.
Barack Obama fece molto durante la sua presidenza per evidenziare questa immagine, evitando sistematicamente qualsiasi allusione a modelli di ingiustizia o intolleranza razziale.
E quando la violenza razzista della polizia, inizialmente ignorata, è stata portata alla ribalta dalla denuncia inequivocabile delle onnipresenti videocamere e telefoni cellulari, i media e i leader politici l'hanno respinta come aberrante o legalmente ambigua.
Il presidente Obama ad aprile di quest'anno, tenendo una lezione ai giovani sul valore della pazienza e dell'incrementalismo a Londra [a proposito dell'allora eventuale Brexit, ndt], ha cercato di minimizzare la questione: "Non si può solo continuare a urlare", osservazione indirizzata al portavoce di Black Lives Matter, organizzazione statunitense contro la violenza della polizia.
Barack Obama fece molto durante la sua presidenza per evidenziare questa immagine, evitando sistematicamente qualsiasi allusione a modelli di ingiustizia o intolleranza razziale.
E quando la violenza razzista della polizia, inizialmente ignorata, è stata portata alla ribalta dalla denuncia inequivocabile delle onnipresenti videocamere e telefoni cellulari, i media e i leader politici l'hanno respinta come aberrante o legalmente ambigua.
Il presidente Obama ad aprile di quest'anno, tenendo una lezione ai giovani sul valore della pazienza e dell'incrementalismo a Londra [a proposito dell'allora eventuale Brexit, ndt], ha cercato di minimizzare la questione: "Non si può solo continuare a urlare", osservazione indirizzata al portavoce di Black Lives Matter, organizzazione statunitense contro la violenza della polizia.
19 gennaio 2017
"Sono giunto alla conclusione che il paese non ha bisogno della CIA"
Il presidente eletto Donald Trump ha accusato il direttore della CIA, John Brennan, di essere la fonte delle "notizie false" che circolano su di lui, in sostanza, di aver definito il nostro nuovo Leader Supremo un “fantoccio russo” e accusandolo di aver avuto un incontro sessuale - diversi anni fa - mentre telecamere dell' intelligence russa lo riprendevano in una stanza d'albergo a Mosca.
Non ho idea se Trump o non Trump, nel corso di una visita a Mosca nel 2010, abbia pagato delle prostitute o se abbia pisciato su un materasso della Suit Presidenziale del Four Seasons Hotel, perché una volta gli Obama avevano dormito nella stessa stanza. Non mi interessa. Inoltre non ho idea se il governo russo abbia "hackerato" il Democratic National Committee o se abbia rubato le email del direttore di campagna della Clinton, John Podesta. Non ho visto nessuna prova della CIA, del FBI, o della NSA, così sono giunto alla mia personale conclusione che la storia dell'hacking sia esagerata. Tutti i paesi si spiano a vicenda. E' un dato di fatto. Le spie USA spiano su quasi tutti in tutto il mondo. Per questo motivo ho un problema con la giusta indignazione sul comportamento di russi, che sto vedendo da parte di tanti miei amici ed ex colleghi della CIA.
Non ho idea se Trump o non Trump, nel corso di una visita a Mosca nel 2010, abbia pagato delle prostitute o se abbia pisciato su un materasso della Suit Presidenziale del Four Seasons Hotel, perché una volta gli Obama avevano dormito nella stessa stanza. Non mi interessa. Inoltre non ho idea se il governo russo abbia "hackerato" il Democratic National Committee o se abbia rubato le email del direttore di campagna della Clinton, John Podesta. Non ho visto nessuna prova della CIA, del FBI, o della NSA, così sono giunto alla mia personale conclusione che la storia dell'hacking sia esagerata. Tutti i paesi si spiano a vicenda. E' un dato di fatto. Le spie USA spiano su quasi tutti in tutto il mondo. Per questo motivo ho un problema con la giusta indignazione sul comportamento di russi, che sto vedendo da parte di tanti miei amici ed ex colleghi della CIA.
Carri armati Usa schierati in Polonia
Il 12 gennaio, due giorni dopo il suo discorso di addio, il presidente Obama ha dato il via al più grande schieramento di forze terrestri nell'Europa orientale dalla fine della guerra fredda: un lungo convoglio di carrirmati e altri veicoli corazzati statunitensi, proveniente dalla Germania, è entrato in Polonia.
È la 3a Brigata corazzata, trasferita in Europa da Fort Carson in Colorado: composta da circa 4.000 uomini, 87 carrirmati, 18 obici semoventi, 144 veicoli da combattimento Bradley e centinaia di Humvees. L'intero armamento viene trasportato in Polonia sia su strada, sia con 900 carri ferroviari. Alla cerimonia di benvenuto svoltasi nella città polacca di Zagan, l'ambasciatore Usa Jones ha detto che «man mano che cresce la minaccia, cresce lo spiegamento militare Usa in Europa».
È la 3a Brigata corazzata, trasferita in Europa da Fort Carson in Colorado: composta da circa 4.000 uomini, 87 carrirmati, 18 obici semoventi, 144 veicoli da combattimento Bradley e centinaia di Humvees. L'intero armamento viene trasportato in Polonia sia su strada, sia con 900 carri ferroviari. Alla cerimonia di benvenuto svoltasi nella città polacca di Zagan, l'ambasciatore Usa Jones ha detto che «man mano che cresce la minaccia, cresce lo spiegamento militare Usa in Europa».
Vaclav Klaus: Smantellare l'U€ potrebbe essere una via di salvezza per l'Europa
L’Unione europea entra nel 2017 gravata da problemi enormi – un flusso senza fine di migranti, continui guai nella zona euro, e tensioni con la Russia. La crescente frustrazione nei confronti di Bruxelles minaccia di sfidare lo status quo della Ue e, con le elezioni in arrivo in alcuni degli stati membri più importanti, le forze politiche alternative potrebbero essere a un passo dal prendere il potere. L’Unione è in grado di reggere tutta questa pressione? E quando l’idea di una pacifica comunità di nazioni europee è stata stravolta? Lo chiediamo all’ex presidente della Repubblica Ceca – Vaclav Klaus
Sophie Shevardnadze: Ringrazio molto l’ex presidente ceco, Vaclav Klaus, di essere qui con noi oggi.
Vaclav Klaus: Grazie a lei.
L’Europa è arrivata quest’anno al 25 ° anniversario dalla creazione della Ue. Venticinque anni dopo, lei vede il processo di integrazione europea come un successo o come un fallimento?
Sono un critico molto noto del processo di integrazione europea, tutti lo sanno, quindi non sarà una sorpresa sentirmi dire che non sono molto soddisfatto di quello che è accaduto; e sì che ero molto favorevole – ancora nei tempi bui del comunismo – ero davvero a favore del processo di integrazione europea, ma questo processo è stato stravolto, trasformato dal trattato di Maastricht, 25 anni fa, e in modo particolare, in seguito, dal trattato di Lisbona, in qualcosa di completamente diverso. Io lo definisco un passaggio dall’integrazione alla unificazione. Questo è stato l’inizio dello sviluppo sbagliato, negativo, per come la vedo io.
Sophie Shevardnadze: Ringrazio molto l’ex presidente ceco, Vaclav Klaus, di essere qui con noi oggi.
Vaclav Klaus: Grazie a lei.
L’Europa è arrivata quest’anno al 25 ° anniversario dalla creazione della Ue. Venticinque anni dopo, lei vede il processo di integrazione europea come un successo o come un fallimento?
Sono un critico molto noto del processo di integrazione europea, tutti lo sanno, quindi non sarà una sorpresa sentirmi dire che non sono molto soddisfatto di quello che è accaduto; e sì che ero molto favorevole – ancora nei tempi bui del comunismo – ero davvero a favore del processo di integrazione europea, ma questo processo è stato stravolto, trasformato dal trattato di Maastricht, 25 anni fa, e in modo particolare, in seguito, dal trattato di Lisbona, in qualcosa di completamente diverso. Io lo definisco un passaggio dall’integrazione alla unificazione. Questo è stato l’inizio dello sviluppo sbagliato, negativo, per come la vedo io.
13 gennaio 2017
Libia, sepolta nel crimine e nel silenzio
Non sappiamo quanti siano stati i morti in Libia in seguito al brutale intervento NATO nel 2011. Alcune fonti parlano di circa trentamila morti, altre danno cifre maggiori. Intanto, la stima della Croce Rossa è di circa 120.000 morti, ma non vi è dubbio che la guerra iniziata dalla NATO ha distrutto il paese e gettato i suoi sei milioni di abitanti in un incubo terribile.
Il prossimo marzo segnerà i sei anni dall'inizio del macello: da navi e aerei, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno lanciato un diluvio di bombe e missili da crociera. Hanno giustificato la guerra e le uccisioni con la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che parlava esclusivamente dell'utilizzo di "misure necessarie" a proteggere la popolazione civile "sotto minaccia" e che autorizzava una zona di esclusione aerea, ma nessuna invasione del paese. Non c'era l'autorizzazione ad avviare l'intervento militare, né tanto meno quella di un attacco per rovesciare il governo del paese. Cina e Russia, così come India e Germania, si astennero dal voto in Consiglio di Sicurezza e, successivamente, dinanzi all'imposizione della guerra, sia Mosca che Pechino hanno denunciato la forzatura interpretativa che Washington, i suoi alleati europei e la NATO avevano fatto della risoluzione del Consiglio. Il Sudafrica, che pure aveva votato a favore della risoluzione, ha denunciato l'uso eccessivo dell'accordo per forzare un "cambiamento di regime e l'occupazione militare del paese".
Il prossimo marzo segnerà i sei anni dall'inizio del macello: da navi e aerei, Stati Uniti, Francia e Gran Bretagna hanno lanciato un diluvio di bombe e missili da crociera. Hanno giustificato la guerra e le uccisioni con la risoluzione 1973 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che parlava esclusivamente dell'utilizzo di "misure necessarie" a proteggere la popolazione civile "sotto minaccia" e che autorizzava una zona di esclusione aerea, ma nessuna invasione del paese. Non c'era l'autorizzazione ad avviare l'intervento militare, né tanto meno quella di un attacco per rovesciare il governo del paese. Cina e Russia, così come India e Germania, si astennero dal voto in Consiglio di Sicurezza e, successivamente, dinanzi all'imposizione della guerra, sia Mosca che Pechino hanno denunciato la forzatura interpretativa che Washington, i suoi alleati europei e la NATO avevano fatto della risoluzione del Consiglio. Il Sudafrica, che pure aveva votato a favore della risoluzione, ha denunciato l'uso eccessivo dell'accordo per forzare un "cambiamento di regime e l'occupazione militare del paese".
27 dicembre 2016
Perché la risoluzione dell’ONU contro gli insediamenti illegali israeliani non è sufficiente
Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (UNSC) ha approvato venerdì una risoluzione con 14 stati membri a favore e un astenuto (gli Stati Uniti) di condanna del sostegno del governo israeliano agli occupanti illegali israeliani che rubano terre palestinesi e vi si insediano nella West Bank palestinese.
Poiché Israele è in grave violazione di un gran numero di trattati e di strumenti della legge internazionale sul trattamento delle persone in territori occupati da parte dell’Occupante, avrebbe potuto essere sanzionato per questo comportamento vergognoso.
Si noti che Netanyahu si è candidato su una piattaforma che negava uno stato palestinese. E il governo israeliano ha annunciato migliaia di nuovi insediamenti di appartamenti in terra palestinese solo negli ultimi pochi anni. Tel Aviv è chiaramente intenta ad annettere tutto il territorio palestinese nella West Bank e a cacciare i palestinesi. L’UNSC vuole preservare la possibilità di una soluzione a due stati, ma quella via è già stata bloccata dal furto israeliano di terre su scala cosmica.
7 dicembre 2016
Usa, vittoria dei Sioux: stop all'oleodotto in Nord Dakota
Vittoria per i Sioux. Il genio militare americano ha bocciato l'attuale percorso previsto per l'oleodotto in Nord Dakota, contro cui da mesi i nativi americani si stanno battendo. Proprio in seguito alle proteste il progetto era stato fermato dall'amministrazione Obama per permettere allo Us Army Corps of Engineers di esprimersi. I nativi hanno sempre sostenuto che l'oleodotto è un enorme rischio per l'ambiente e per le falde acquifere dei loro territori.
Cliccare sull'immagine per vedere la galleria fotografica
11 novembre 2016
Elezioni USA: Scegli il tuo demonio
Qualcuno che se ne intendeva parecchio - il generale Dwight Eisenhower, 34° presidente USA, nel suo discorso d’addio alla scadenza del mandato nel 1961 – definiva il vero potere dietro le istituzioni nord-americane come “il complesso militare-industriale”. Qualcun altro lo chiama “il governo invisibile”, chiunque sieda sulla poltrona dello Studio Ovale.
Ma da chi è fatto questo “governo invisibile”? Paul Craig Roberts, economista, sottosegretario al Tesoro sotto l’amministrazione Reagan (curioso che quando cessano di avere un ruolo ufficiale, e anche ufficioso, persone come lui si vogliano togliere dei sassolini dalle scarpe…) ne fa un breve elenco:
9 novembre 2016
Ha vinto Trump. In arrivo un nuovo 11 settembre?
Come già abbiamo scritto per le precedenti elezioni americane, una cosa è il significato sociale del risultato elettorale, un'altra è il significato politico del medesimo. In altre parole, l'elezione di un determinato presidente ci indica sempre la "temperatura mentale" della popolazione americana, indipendentemente da quelle che saranno poi (o che non saranno) le conseguenze politiche di quell'elezione.
Quando vinse Barack Obama scrivemmo che il segnale primario di quell'elezione era che l'America fosse finalmente pronta ad eleggere un nero alla Casa Bianca. Un grande passo evolutivo, nella breve storia di questa nazione, indipendentemente da ciò che poi il nuovo presidente sarebbe o non sarebbe riuscito a fare.
La vittoria odierna di Trump può essere letta con gli stessi parametri: ci dice sostanzialmente che l'America di oggi si ribella ad un sistema politico ormai palesemente marcio, indipendentemente da quello che poi farà o non farà Donald Trump dall'ufficio ovale della Casa Bianca.
2 novembre 2016
Patti chiari, sudditanza lunga
L'arte della guerra. Nel quadro della strategia Usa/Nato - documenta la Casa Bianca - l'Italia si distingue quale «saldo e attivo alleato degli Stati uniti». Lo dimostra il fatto che «l'Italia ospita oltre 30 mila militari e funzionari civili del Dipartimento Usa della difesa in installazioni dislocate in tutto il paese»
Dopo aver chiamato gli italiani a votare Sì al referendum, ingerendosi nella nostra politica nazionale col complice silenzio dell'opposizione parlamentare, il presidente Obama ha confermato al «buon amico Matteo» che con l'Italia gli Usa hanno «patti chiari, amicizia lunga». Non c'è dubbio che i patti siano chiari, anzitutto il Patto atlantico che sottomette l'Italia agli Usa. Il comandante supremo alleato in Europa viene sempre nominato dal presidente degli Stati uniti d'America e sono in mano agli Usa tutti gli altri comandi chiave.
Dopo la fine della guerra fredda, in seguito alla disgregazione dell'Urss, Washington affermava la «fondamentale importanza di preservare la Nato quale canale della influenza e partecipazione statunitensi negli affari europei, impedendo la creazione di dispositivi unicamente europei che minerebbero la struttura di comando dell'Alleanza», ossia il comando Usa. Concetto ribadito dal segretario della Nato Stoltenberg nella recente tavola rotonda sulla «grande idea di Europa»: «Dobbiamo assicurare che il rafforzamento della difesa europea non costituisca un duplicato della Nato, non divenga una alternativa alla Nato».
Dopo aver chiamato gli italiani a votare Sì al referendum, ingerendosi nella nostra politica nazionale col complice silenzio dell'opposizione parlamentare, il presidente Obama ha confermato al «buon amico Matteo» che con l'Italia gli Usa hanno «patti chiari, amicizia lunga». Non c'è dubbio che i patti siano chiari, anzitutto il Patto atlantico che sottomette l'Italia agli Usa. Il comandante supremo alleato in Europa viene sempre nominato dal presidente degli Stati uniti d'America e sono in mano agli Usa tutti gli altri comandi chiave.
Dopo la fine della guerra fredda, in seguito alla disgregazione dell'Urss, Washington affermava la «fondamentale importanza di preservare la Nato quale canale della influenza e partecipazione statunitensi negli affari europei, impedendo la creazione di dispositivi unicamente europei che minerebbero la struttura di comando dell'Alleanza», ossia il comando Usa. Concetto ribadito dal segretario della Nato Stoltenberg nella recente tavola rotonda sulla «grande idea di Europa»: «Dobbiamo assicurare che il rafforzamento della difesa europea non costituisca un duplicato della Nato, non divenga una alternativa alla Nato».
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