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6 luglio 2009

FONDAMENTALMENTE POCA DIFFERENZA TRA OBAMA E BUSH

BEIRUT 24 giugno 2009 - Linguista di fama mondiale, studioso e analista politico il professore Noam Chomsky ha scritto ampiamente sul conflitto israelo-palestinese, e sulla politica estera degli Stati Uniti. Chomsky espone il suo punto di vista sui recenti sviluppi in Medio Oriente al The Daily Star (ndt quotidiano libanese).
Noam Chomsky è stato intervistato da Richard Hall
Domanda: Vede delle differenze fra le politiche dell'Ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush ed il suo successore Barack Obama per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese?

Chomsky: Fondamentalmente, c’è poca differenza. Obama ha ripetuto le posizioni di Bush, virtualmente nelle stesse parole. Come Bush, ha richiesto “uno stato palestinese” e come Bush, lascia interamente vago che cosa significhi. Può essere interpretata facilmente per essere la stessa posizione di Netanyahu nel 1996, quando è diventato il primo primo ministro israeliano a tollerare l'istituzione di uno stato palestinese, un fatto che sembra essere dimenticato. Shimon Peres aveva appena lasciato l’ufficio dichiarando che non ci sarebbe mai stato uno stato palestinese. Il Ministro delle informazioni di Netanyahu, una volta gli è stato chiesto se adotterebbe la stessa politica, rispose che se i palestinesi volevano denominare i frammenti lasciati a loro “uno stato”, allora benissimo. Oppure potrebbero denominarlo “pezzetti di pollo fritto”.
Non sappiamo se Obama intenda “il pollo fritto”. Sappiamo che ha eluso con molta attenzione il cuore dell'iniziativa di pace araba che approvò.

2 luglio 2009

IL MITO DEL LIBERO COMMERCIO


"Un modo per minare l'agricoltura messicana è inondando il mercato con le esportazioni degli Stati Uniti, che sopravvivono grazie a sovvenzioni, risalenti al periodo di Reagan. Questo non è il libero commercio".
Noam Chomsky


Noam Chomsky ha risposto ai lettori di BBC World in un'intervista in cui ha parlato dal "interesse nazionale" di Washington nel punire Cuba fino all'immagine "demoniaca", che si è dipinta di Hugo Chávez negli Stati Uniti, passando per il "mito "del libero commercio", tema principale della terza ed ultima parte di questa conversazione.

Linguista, attivista, filosofo, Chomsky è stato per quattro decenni uno dei più feroci critici della politica estera del suo paese.

Dopo 80 anni, anche il mondo accademico mette in guardia contro i pericoli di ripetere parole senza chiedersi davvero cosa significano. Ad esempio, il Trattato di Libero Commercio del Nord America è veramente un accordo di libero commercio?

Durante queste tre interviste Noam Chomsky ha risposto a questa e ad altre domande da Boston, dove ha insegnato per più di mezzo secolo presso il prestigioso Massachusetts Institute of Technology. L'intervista è stata condotta da Dalia Ventura.

NAFTA E IL MITO DEL LIBERO SCAMBIO

Alcuni lettori si chiedono che cosa ne pensi degli accordi di libero commercio.

Quando le persone mi chiedono in merito al libero commercio, mi ricordo un commento fatto da Gandhi, quando gli hanno chiesto che cosa pensasse della civiltà occidentale. E la sua risposta è stata: "potrebbe essere un'idea interessante", e lo stesso succede con il libero commercio.
Il cosiddetto libero commercio, in realtà, ha poco a che fare con il libero commercio. In realtà, a volte non hanno molto a che fare neanche con il commercio.

Consideremos, por ejemplo, el tratado de libre comercio entre EE.UU. Si consideri, ad esempio, il trattato di libero commercio tra gli Stati Uniti e il Messico (NAFTA). Ha tutti i tipi di elementi altamente protezionista per il profitto delle imprese. Comprende misure che non hanno nulla a che fare con il commercio, come le condizioni speciali di diritti di investimento.

Il commercio, nel senso di scambio attraverso le frontiere, è aumentato dopo il NAFTA, ma questo commercio, è in gran parte la costruzione di un programma ideologico.

Al tempo dell'Unione Sovietica, se una fabbrica di produceva componenti di auto in Leningrado, li inviavano a varsavia per essere montati, eppoi a Mosca per la vendita, non possiamo chiamare questo scambio commerciale, anche se attraversavano le frontiere. Todo se daba dentro de una economía dirigida. Tutto è all'interno di un' economia.

E una parte sostanziale del commercio tra gli Stati Uniti Messico ed è all'interno di economie. Quindi, se la General Motors produce componenti in Indiana, li invia al Messico del nord per poi essere assemblati e poi vende le vetture a Los Angeles, questo viene chiamato commercio a doppio senso (in entrambe le direzioni), ma tutto si svolge all'interno di un economia.

Non abbiamo dati precisi, le corporations li mantengono segreti, ma probabilmente più della metà di ciò che è chiamato commercio, non è il libero commercio.

Inoltre, un modo per minare e distruggere l'agricoltura messicana eventualmente è inondando il mercato con esportazioni agricole degli Stati Uniti, che sopravvivono con notevoli sovvenzioni pubbliche che risalgono al periodo di Reagan. Questo non è il libero commercio.

Sicuramente, gran parte dell'economia americana si basa sul settore statale, compresi i suoi principali settori come l'informatica e Internet, che è stato sviluppato a livello statale per decenni. La fabbricazione e l'esportazione di aerei, per esempio, un' industria è nata in gran parte dalle Forze aeree.

DA HAITI AL MESSICO
Quindi, quello che è chiamato il libero commercio è uno scambio con alcuni elementi del mercato, ma non è di libero scambio.

E questa si nota. L'anno scorso, per esempio, la grande crisi alimentare in gran parte del mondo in via di sviluppo, in primo luogo, e in forma grave ad Haiti, dove vi sono stati scontri perché la gente non aveva da mangiare.

Fino a non molto tempo fa Haiti era autosufficiente nella sua produzione alimentare, ma questa produzione è stata distrutta da misure di libero commercio che le furono imposte, per esempio, quando Clinton ha deciso di porre fine al terrore di Haiti, che lui stesso aveva sostenuto, ha deciso che non poteva consentire il ritorno di Aristide e ha imposto misure molto restrittive, neo-liberali. Egli non ha consentito ad Haiti a fissare tariffe per proteggere la sua economia.

Gli agricoltori haitiani sono produttori di riso molto efficienti, ma non possono competere con l'industria alimentare degli Stati Uniti che ottiene gran parte dei loro profitti dalle sovvenzioni statali.
Nel caso del Messico, questo accade con la produzione di mais.

Non dobbiamo farci ingannare con il termine "libero commercio". E come disse Gandhi, forse il libero commercio è una buona idea, ma non è il regime che si sta imponendo.

PROTEZIONISMO DEGLI USA.

In realtà, il vero libero commercio non è mai stato messo in atto dai paesi ricchi, tranne per brevi periodi in cui conveniva loro.
Gli Stati Uniti ad esempio, durante il suo periodo di rapido sviluppo nel XIX secolo fino a dopo la seconda guerra mondiale è stato probabilmente il più protezionista del mondo con tariffe molto elevate per bloccare l'entrata di beni di qualità superiore del Regno Unito, Giappone o altri paesi.
Negli anni'50 gli Stati Uniti possedeva la metà della ricchezza del mondo, ha vinto in ogni competizione, così ci siamo mossi in direzione del libero scambio, ma temporaneamente.

Reagan era considerato il profeta del libero commercio, mentre in realtà è stato il presidente più protezionista nella storia del dopoguerra degli Stati Uniti. Raddoppiò le barriere protezionistiche per cercare di salvare l'industria statunitense dalla migliore qualità di merci provenienti dal Giappone.
Molto di ciò che viene detto in merito a tali questioni è mito è davvero necessario smantellare questi miti, prima ancora di iniziare a parlare seriamente di questi temi.

Soprattutto nel caso di Reagan c'è un'organizzazione chiamata L'eredità di Reagan che ha inventato una splendida figura, un po 'come Kim Il Sung (leader della Corea del Nord), che non avevano nulla a che fare con la realtà.

Reagan è stato anche responsabile di molte morti, distrutto quasi quattro paesi in America centrale e sostenuto le atrocità commesse dal Sudafrica in Mozambico e Angola, che hanno causato la morte, forse un milione di persone. E' un record che spaventa molto.

Fonte: http://www.bbc.co.uk/mundo/participe/2009/06/090618_participe_chomsky_librecomercio_3.shtml

18 giugno 2009

CRISI FINANZIARIA E FAME MONDIALE


Chomsky deplora che quasi tutti parlino dei problemi finanziari e pochi della fame mondiale.

di David Brooks

Quando si parla della “crisi”, quasi tutti si riferiscono a quella finanziaria, dato che colpisce direttamente i ricchi, ma la crisi dei mille milioni di esseri umani che affrontano la fame, tra i quali circa 40 milioni negli Stati Uniti, non è importante, perché tutti i bisognosi sono poveri, ha detto Noam Chomsky, che con voce tranquilla, scrupolosamente ha devastato tutti i miti del denominato mercato libero.

Chomsky ha documentato in modo sintetico le crisi multiple, quella finanziaria, economica , militare, ecologica e alimentare, tra le altre- e i suoi fili in comune, costruendo la radiografia di un sistema che si maschera come “ democrazia” ma che alla fine ha come obiettivo quello di socializzare i costi e privatizzare i guadagni, e difendere i privilegi di una sempre più ridotta minoranza ricca, con conseguenze sempre più sinistre per la maggior parte e per il pianeta stesso.

E’ necessario smantellare “l’edificio delle illusioni” che si vende come democrazia del libero mercato affinchè l’essere umano sopravviva, e per farlo c’è bisogno di raffrontarsi ad un modello che cerca di proteggere gli interessi “della minoranza dell’opulenza contro la maggioranza”, ha assicurato.

“Il popolo paga i costi”
Chomsky , venerdì scorso, ha parlato di fronte a circa 500 persone, dal famoso podio della chiesa di Riverside, lo stesso dal quale Martin Luther King JR aveva offerto il suo storico discorso nel 1967 contro la guerra del Vietnam e il sistema imperiale statunitense, dal quale ha anche parlato Nelson Mandela e recentemente Arundhati Roy- durante un atto organizzato dal Brecht Forum, centro indipendente di studi della sinistra.

"La crisi di oggi si intreccia in vari modi", ha detto, ed alcuni sono di maggiore priorità rispetto ad altri, per la semplice ragione da Adam Smith ha dichiarato che "i principali architetti delle politiche garantiscono che i loro interessi siano prevalenti, non importa il costo ".

E Chomsky, come sempre, ha offerto esempio dopo esempio, documentando la storia. Ha parlato della storia di Haiti, dai francesi all’invasione statunitense di Woodrow Wilson, fino alla manipolazione fatta da Washington della sfida di Jean Bertrand Aristide, sia per il repubblicano George Bush padre come per il democratico Bill Clinton, imponendo il modello neoliberale, con l’inevitabile risultato di “distruggere la sovranità monetaria” di questo paese, che si trova adesso nelle prime file della crisi alimentare.

“Questa storia è molto simile in tutto il mondo”, ha aggiunto, segnalando il Bangladesh e decine di altri esempi.

"La radice comune della crisi di oggi nel Sud e il Nord è il passaggio verso il neoliberismo degli anni settanta" Ha dichiarato. Questo aveva segnato la fine della crescita sostenuta nel dopoguerra, conosciuta come “l’età d’oro del capitalismo”, con il suo stato sociale di benessere e il suo incremento di reddito e di diritti, che è stato di fatto un “capitalismo di Stato”.

Oggi, “ il flusso libero del capitale crea un Senato virtuale che realizza un referendum istantaneo che vota contro gli intenti di beneficiare la maggioranza a spesa del proprio interesse”.

Adesso, con l’attuale crisi che colpisce i ricchi, si adotta la stessa strategia di sempre: “la popolazione paga i costi e si prende i rischi, mentre i guadagni vengono privatizzati”.

Ha anche parlato della politica estera, indicando che Washington non desidera abbandonare così velocemente la sua presenza in Iraq ed ha avvertito che il nuovo obiettivo sul Pakistan e l’Afghanistan è un gioco molto pericoloso, dato che minaccia la pace mondiale e la sopravvivenza umana a causa delle armi nucleari che si trovano lì.

Ha aggiunto che è allarmante che “un assassino membro delle forze speciali dagli occhi impazziti”, il generale Stanley McChrystal, sia stato nominato comandante delle forze statunitensi in Afghanistan.

Dall’altra parte, ha segnalato, che adesso è il momento decisivo per definire la sopravvivenza umana di fronte alla crisi climatica.

“Dobbiamo affrontare forse la cosa più importante: come cambiare il modello corporativo statale stabilito durante il dopoguerra, promosso dalle aziende automotrici, petrolifere tra le altre, che hanno portato a questa crisi ambientale e ad altre crisi.”

Nel suo ripasso sulla crisi del mondo, ha espresso che per imporre politiche che non riflettono l’interesse della maggioranza negli Stati Uniti ed in altri paesi, si è fatto ricorso di meno alla forza che al “controllo dell’opinione pubblica attraverso l’industria delle relazioni pubbliche, con lo scopo di creare la fabbrica del consenso”.

Ma sempre impera, dagli inizi di questa repubblica, l'intenzione di proteggere gli “interessi della minoranza opulenta” contro tutti gli altri, con concetti come che "una minoranza intelligente deve governare ad una maggioranza ignorante e meticcia.” Questo naturalmente guidato da una “elite democratica”, ma con la stessa dottrina.

Ha messo in evidenza la resistenza popolare per affrontare il progetto dell' elite, ed ha sottolineato che le ribellioni degli anni 60 “ hanno avuto un effetto civilizzatore”. Ha aggiunto che sempre sono stati lanciati “attacchi dell' elite contro la democrazia” e che il modello del libero mercato corporativo rimane “l’ostacolo all’efficienza e la presa razionale delle decisioni”.

“Non c’è alcun motivo per rimanere passivi” ha commentato al suo pubblico di sinistra. Perché non occupare uno stabile (riferendosi ai ritagli fatti dalla General Motors) per trasformarla in un centro di produzione di trasporto di massa? Non è un questionamento esotico. Che i lavoratori controllino i loro stabilimenti è così tipicamente statunitense come la torta di mele”.

Infatti, ha aggiunto, parte dell’obiettivo degli amministratori dell’attuale sistema è quello di “cancellare tutta la memoria delle lotte sociali, ma ha avvertito che forse queste tendenze “continuano ad essere latenti” nel popolo e “possono essere svegliate”. Questo è un momento propizio per farlo.”
Il compito, ha detto, è quello di superare “il deficit democratico” e “promuovere una società democratica che funzioni veramente”. Tra i punti salienti per riuscirci ha identificato il rinnovamento dei sindacati, la lotta educativa e culturale e ciò che è necessario per “smantellare l’edificio delle illusioni” creata dalle minoranze che governano nelle cosiddette democrazie formali.

La crisi fondamentaleoggi, ha riassunto, è quella forse del “deficit democratico”, il divario che esiste tra gli interessi della gran maggioranza e le politiche dei governanti.

Fonte: http://www.visionesalternativas.com/index.php?option=com_content&task=view&id=44276&Itemid=1

Tradotto e segnalato per Voci Dalla Strada da VANESA

15 giugno 2009

TORTURA E AMNESIA STORICA

Obama non eliminò questa pratica, le cambiò solo luogo, segnala l'investigatore Allan Nairn

© Noam Chomsky 2009

Il documenti sulle torture divulgati dalla Casa Bianca suscitarono stupore, indignazione e sorpresa. Lo stupore e l'indignazione sono comprensibili; la sorpresa non tanto. Pensandoci bene, anche senza investigare, era ragionevole supporre che Guantanamo fosse un luogo di tortura.
Perchè sennò, inviare prigionieri in un posto dove starebbero fuori della portata della legge? Un luogo, per certo, che Washington utilizza in violazione ad una trattato imposto a Cuba con una pistola puntata? Anche se addussero ragioni di sicurezza, continua ad essere difficile prenderli sul serio. Gli stessi oscuri sospetti, si ebbero a riguardo ai "luoghi neri", le prigioni segrete del governo di Bush e per la "consegna volontaria” o la cattura extragiudiziale di sospettati in altri paesi, sono diventati realtà.

Ma più importante è che la tortura è stata praticata di routine fin dai primi giorni della conquista del territorio nazionale, e continuò ad impiegarsi man mano che le avventure imperiali “dell’impero in fasce" - come George Washington chiamava la nuova repubblica - si estesero alle Filippine, Haiti ed altri paesi. Dobbiamo anche ricordarci, che la tortura fu il minore di molti crimini come l’aggressione, il terrore, la sovversione e lo strangolamento economico che hanno offuscato la storia americana, cosa che succede anche per altre grandi potenze.

Di conseguenza, la sorpresa è vedere le reazioni alla rivelazione di quei documenti del Dipartimento di Giustizia, incluso quelle di alcuni dei critici più diretti e manifesti del cattivo governo di Bush: Paul Krugman, per esempio scrisse, che eravamo "una nazione di ideali morali" e mai prima di Bush i nostri leader avevano tradito in forma così assoluta tutto quello che questa nazione avava sancito. Per dirla in poche parole, questa visione generale riflette un immagine abbastanza distorta della storia americana.

Ogni tanto si è offrontato in forma diretta il discorso tra "quello che sanciamo" e "quello che facciamo”. Un noto accademico che intraprese questo compito fu Hans Morgenthau, fondatore della teoria delle relazioni internazionali realistiche. In un studio classico edito nel 1964 da Camelot, Morgenthau sviluppava la teoria che gli Stati Uniti abbiano un "programma trascendentale": instaurare la pace e la libertà nel loro paese e di conseguenza da tutte le altre parti, dato che il territorio dentro il quale gli Stati Uniti devono difendere e promuovere il loro programma ha raggiunto dimensioni mondiali. Però, anche l'accademico scrupoloso, riconobbe che i fatti storici sono profondamente differenti dal "programma trascendentale”.

Non dobbiamo lasciarci confondere da quella discrepanza, consigliava Morgenthau; non dobbiamo “confondere l'abuso della realtà con la realtà stessa. "La realtà è il "proposito nazionale" incompiuto, come si rivela “nell'evidenza della storia riflessa dalle nostre menti”. Quello che succedeva nei fatti non era altro che “l'abuso della realtà”.

Le rivelazioni dei documenti sulla tortura portarono a riconoscere il problema anche da altre persone. Sul New York Times, l'editorialista Roger Cohen recensì un nuovo libro “The Myth of American Exceptionalism” del giornalista britannico Geoffrey Hodgson, il quale conclude che gli Stati Uniti non sono altro che una “nazione grande” ma imperfetta, fra altre cose. Cohen ammette che l’evidenza dei fatti appoggia l’opinione di Hodgson, ma sottolinea che gli sembra che sbagli al non capire che gli "Stati Uniti nacquero come un'idea, e per quello devono portarla avanti". L'idea degli Stati Uniti si identifica nella nascita della nazione come "città sulla collina”, nozione "ispiratrice" che risiede nel profondo dell’animo americano, così come è lo spirito individualista ed intraprendente degli americani che si evidenziò con l'espansione verso l'ovest. L'errore di Hodgson, secondo Cohen, è afferrarsi alle distorsioni dell'idea "americana", all’abuso della realtà.

Rivolgiamo l’attenzione alla realtà in sè, a quell’idea degli Stati Uniti dei suoi primi giorni.

“Vengano ad aiutarci”
La frase ispiratrice "città sulla collina" fu coniata nel 1630 da John Winthrop, che la prese dei vangeli per designare il futuro glorioso di una nazione “ordinata da Dio”. Un anno prima la colonia della Baia di Massachusetts creò il Gran Sigillo, il quale ritraeva un indigeno dalla cui bocca usciva una pergamena nella quale si potevano leggere le seguenti parole: "Vengano ad aiutarci”. Era così che i coloni britannici si rappresentavano, come benevoli umanitaristi che rispondevano alle suppliche dei poveri nativi per riscattarli del loro amaro destino pagano.

Di fatto, il Gran Sigillo è la rappresentazione grafica “del sogno Americano” fin dalla sua nascita. Deve essere riesumata dalle profondità della psiche e appesa su tutti i muri degli edifici. Senza dubbio, è quello in cui dovette credere quel selvaggio assassino torturatore chiamato Ronald Reagan, un omaggio stile Kim Il-Sung, mentre orchestrava alcuni dei crimini più orrendi in America Centrale e in altri paesi, durante il suo mandato, leader di una “splendente città sulla collina”.

Il Gran Sigillo fu la filosofia ispiratrice “dell’intervento umanitario", per usare una frase in voga. Quello che è successo da allora, è che "l’intervento umanitario" ha prodotto la rovina per i presunti beneficiari. Il primo Segretario di Guerra, il generale Henry Knox, descrisse la totale estirpazione degli indios stipati nelle parti più popolate dell'unione, attuata attraverso sistemi distruttivi per i nativi indigeni che furono di gran lunga peggiori della condotta adottata dai conquistatori del Messico e del Perù.

Questa pratica di distruzione venne applicata per molto tempo, prima che John Quincy Adams deplorasse il destino di "quella sfortunata razza di americani nativi”, che furono sterminati con tanta crudeltà spietata ed iniqua…atroce peccato di questa nazione per la quale credo che un giorno Dio ci giudicherà. Quella crudeltà spietata ed "iniqua" continuò fino alla conquista dell'ovest. Invece del “Giudizio di Dio”, fino ad oggi, questi atroci peccati hanno portato solamente elogi per la realizzazione del "sogno" americano.

La conquista e la colonizzazione dell'ovest mostrarono senza dubbio quello "spirito individualista ed intraprendente" tanto elogiato da Roger Cohen. Questo è quello che succede con le imprese di colonizzazione, la forma più crudele dell'imperialismo. I risultati furono lodati dal rispettato ed influente senatore Henry Cabot Lodge nel 1898. Deciso ad intervenire a Cuba, Lodge elogiò il nostro curriculum di conquista, colonizzazione ed espansione territoriale ineguagliato da nessun paese nel XIX secolo, e sostenne di "non fermarlo ora", quando anche i cubani supplicano, secondo le parole del Gran Sigillo, "vengono ad aiutarci”.

La sue suppliche furono soddisfatte. Gli Stati Uniti inviarono truppe con le quali impedirono che Cuba si liberasse della Spagna e la trasformarono in una colonia virtuale fino al 1959.

“Il sogno americano" venne poi illustrato dalla campagna intrapresa dal governo di Dwight D. Einsenhower, per restituire Cuba il posto appropriato, dopo che Fidel Castro entrò a L'Avana nel gennaio del 1959 e liberò definitivamente l'isola del dominio straniero, con l’enorme appoggio popolare, cosa che Washington riconobbe malvolentieri. Quello che ne susseguì fu una guerra economica, con la chiara intenzione di punire al popolo cubano affinché cacciasse al disobbediente governo di Castro; un'invasione; la decisione dei fratelli Kennedy di portare a Cuba "i terrori della Terra" (frase dello storiografo Arthur Schlesinger nella biografia su Robert Kennedy, il quale aveva questo compito tra le sue massime priorità) ed altri crimini che continuano fino ad oggi, in sfida ad un'opinione mondiale praticamente unanime.

Di norma si fanno risalire le origini dell'imperialismo americano all'invasione di Cuba, Porto Rico e Hawai del 1898. Ma questo è soccombere a quello che lo storiografo dell'imperialismo Bernard Porter chiama “la menzogna dell'acqua salata", ossia che la conquista è imperialista solo quando attraversa acqua di mare. Ossia, se il Mississippi fosse come il mare d'Irlanda, l'espansione verso l'ovest sarebbe stato imperialismo. Da George Washington a Henry Cabot Lodge, quelli che parteciparono nell'impresa ebbero una visione più chiara di quello che facevano.

Il seguente passo della missione assegnata dalla Provvidenza, (conseguito il successo con l'intervento umanitario in Cuba nel 1898) fu conferire "la benedizione della libertà e della civiltà a tutti i popoli riscattati delle Filippine (secondo le parole del Partito Repubblicano di Lodge)…per lo meno a quelli che sopravvissero ai massacri e all'uso allargato della tortura ed alle altre atrocità che vennero attuate. Quelle anime fortunate furono lasciate alla grazia del governo di pace filippino instaurato daglli Stati Uniti seguendo un modello appena ideato di dominio coloniale, che si basava su forze di sicurezza addestrate ed equipaggiate per applicare avanzati metodi di vigilanza, intimidazione e violenza. Modelli similari vennero adottati in molte altre zone dove gli Stati Uniti imposero brutali forme di sorveglianza ed altre forze al loro servizio.

Modelli da premiare.
Negli ultimi 60 anni, le vittime di tutto il mondo hanno sopportato il "modello di tortura" della CIA, che è costato miliardi di dollari annuali, documenta lo storiografo Alfred McCoy nel suo libro “A Question of Torture” (Una questione di Tortura). Lì dimostra come, i metodi di tortura sviluppati dalla CIA a partire dal 1950, appaiono con poche varianti, uguali a quelli delle ignobili fotografie della prigione di Abu Ghraib, in Iraq. Non ci sono esagerazioni nel titolo dello studio indagatore di Jennifer Harbury sulla storia della tortura americana: “Truth, Torture, and the American Way”. Perciò, è estremamente ingannevole, per dirla così, che gli investigatori della caduta della banda di Bush alle cloache del mondo, dicano che nell’intraprendere la guerra contro il terrorismo gli Stati Uniti abbiano perso la rotta.
Non si vuole dire con questo che Bush-Cheney-Rumsfeld e altri non abbiano introdotto innovazioni importanti. Nella normale pratica americana, la tortura si delega ad ausiliari, non viene eseguita direttamente dagli americani in camere di tortura installate dal proprio governo. Secondo le parole di Allan Nairn, che ha portato a termine alcune delle investigazioni più rivelatrici e audaci sul tema si evince: "Quello che la proibizione della tortura di Obama cancella, è quella piccola percentuale di torture che vengono realizzate dagli americani, ma conserva tutto l'insieme del sistema della tortura che viene eseguito da stranieri sotto il patrocinio americano. Obama avrebbe potuto smettere di sostenere le forze straniere che torturano, ma ha scelto di non farlo".
Obama non terminò con la pratica della tortura, osserva Nairn, bensì le cambiò solo di luogo, ristabilendo la norma americana di indifferenza verso le vittime. È un ritorno allo status quo anteriore - scrive Nairn - al regime di tortura che va da Ford a Clinton, e che sostenuta dagli americani anno dopo anno produsse più sofferenza di quella degli anni di Bush/Cheney.
In varie occasioni l'involucramento americano nella tortura è stato ancora più indiretto. In un studio realizzato nel 1980, il latinoamericanista Lars Schoultz, scoprì che aiuti esteri americani fluivano maniera sproporzionata verso i governi latino-americani che torturavano i suoi cittadini…i maggiori violatori dei diritti fondamentali umani dell'emisfero. Studi più approfonditi di Edward Herman provarono la stessa correlazione, e suggerirono anche una spiegazione. Non è sorprendente che l'aiuto americano tenda a correlarsi con un clima favorevole per gli affari, che in generale migliorano con l'assassinio di organizzatori di operai e contadini e degli attivisti pro diritti umani od altre azioni simili, il quale produce una seconda correlazione tra gli aiuti e le smisurate violazioni ai diritti umani.
Questi studi si portarono a termine prima degli anni di Reagan, quando non valeva la pena studiare il tema in quanto queste correlazioni erano palesi. Non è strano dunque, che il presidente Obama ci consigli di guardare davanti e non indietro, dottrina conveniente per quelli che impugnano il bastone. Quelli che sono colpiti tendono a vedere il mondo in forma differente, con gran fastidio della nostra parte.

(Foto in alto: Una fotografia ottenuta dall’ABC News che fu diffusa il 19 maggio del2004, mostra un uomo identificato come il sergente americano Carlos Graner, che posa nella tristemente famosa prigione Abu Ghraib con il corpo del prigioniero islamico Manadel Jamadi -Foto Reuters)

Noam Chomsky è autore di numerosi libri politici di gran vendita. I suoi libri più recenti sono Failed States, The Abuse of Power and the Assault on Democracy e What We Say Goes, libro di conversazioni con David Barsamian. L'editoriale New Press ha appena pubblicato The Essential Chomsky (edito da Anthony Arnove) una collezione dei suoi scritti di politica e linguistica dal1950 ad oggi..

Fonte: http://www.jornada.unam.mx/2009/05/30/index.php?section=mundo&article=032n1mun

Tradotto per Voci Dalla Strada da Liliana Benassi

17 maggio 2009

NOAM CHOMSKY: “La politica estera di Obama sarà come la seconda amministrazione di Bush” (2° Parte)

Posada Carriles e Guantanamo

MV: Professore, una delle richieste fatte dal governo venezuelano per migliorare i rapporti col governo degli Stati Uniti era l’estradizione del noto terrorista Posada Carriles. Ha anche sollecitato l’estradizione di due ex militari responsabili delle bombe nelle sedi diplomatiche a Caracas. Lei pensa che il governo statunitense potrebbe consegnare questi terroristi al governo venezuelano? Dopo tutto chiuderanno la base di Guantanamo, e questo gesto sarebbe un segnale per i diritti umani.

Chomsky: Chiuderanno Guantanamo perché non era utile per nessuno scopo e si era trasformato in una vergogna per gli Stati Uniti, sia a livello internazionale come a livello nazionale. Inoltre, si era prodotta una immensa quantità di letteratura scritta da professionisti giuridici e di altre professioni, che condannavano Guantanamo.

15 maggio 2009

NOAM CHOMSKY: “La politica estera di Obama sarà come la seconda amministrazione di Bush” (1° Parte)

di Miguel Vera

Noam Chomsky , intellettuale, scrittore e accademico, ha rivoluzionato la linguistica moderna attraverso le sue investigazioni e contributi teorici. Insieme alla sua lunga carriera nelle aule, Chomsky ha portato avanti , nel corso degli anni, un' instancabile militanza per la giustizia sociale, dando un impulso al ruolo degli intellettuali come agenti di cambio di fronte alle politiche immorali dei governi.

E’ così che si è trasformato in uno dei critici più acuti della politica estera interventista ed imperialista dei successivi governi statunitensi e di altri governi, o come lui descrive, delle élites che controllano il potere.

Chomsky è nato nel 1928 a Filadelfia, USA, in un famiglia di origine ebraica che proveniva dall’Europa dell’Est. La sua infanzia è stata segnata dalla depressione economica , la discriminazione verso gli ebrei e l’auge del fascismo a livello mondiale.

A giovane età comincia a nutrirsi politicamente con il pensiero della sinistra, che predominava nelle comunità degli ebrei immigranti. Era il periodo della Rivoluzione Spagnola, dove migliaia di volontari di diversi paesi sono partiti per lottare contro il fascismo di Franco e dei suoi alleati Mussolini e Hitler. La caduta della ribelle Barcellona nelle mani di Franco, motivò Chomsky all’età di 10 anni, a scrivere il suo primo articolo sulla politica.

Dalla mano di Orwell e il suo “omaggio a Catalogna” , Chomsky si addentra nello studio del socialismo letterario. Quella società utopica senza privilegi di classe che è stata portata alla pratica verso la fine del 1936, in quella regione della Spagna senza terra tenenti nè padroni, diretta dai consigli di operai, contadini e miliziani, con le terre distribuite tra i comuni agrari e l’industria collettivizzata sotto il controllo dei lavoratori.

Da lì in avanti Chomsky si identifica politicamente con questa corrente del socialismo, vigorosamente opposta a Stalin e comincia allora, il suo percorso lungo la linguistica e la politica, che lo ha portato ad ottenere i più elevati riconoscimento del mondo accademico , così come le simpatie, e rancori di molti.

In questa intervista il Professore Chomsky analizza i vari temi di rilevanza per il Venezuela, come la posizione del Governo bolivariano verso Israele e Palestina, le aspettative della relazione tra l’amministrazione di Obama e il Presidente Chavez, il programma atomico di Iran, il caso del terrorista Posada Carriles, Guantanamo e l’embargo a Cuba, il contesto storico della guerra mediatica contro il Venezuela, il giro a sinistra dell’America Latina, il ruolo ispiratore dei movimenti sociali in Bolivia e la Dottrina Monroe.

Questa intervista è stata realizzata prima del summit dei Capi di Stato della OEA a Trinità, nonostante questo, di fronte al sollecito di qualche ulteriore commento in occasione degli avvenimenti del suddetto summit, il Professore Chomsky ha manifestato la persistenza di tutti i suoi punti di vista.

Venezuela, Palestina e Israele.

MV: Prof. Chomsky, come Lei sa, il governo del Venezuela ha una posizione politica ben definita riguardo al conflitto di Gaza che è stato criticato da alcuni, e dato che, secondo loro, questa posizione è stata la causa di sentimenti antisemiti che hanno portato agli attacchi ad una sinagoga a Caracas. Qual è la sua opinione sulla posizione del Venezuela sul conflitto a Gaza?

Chomsky: Personalmente considero che la posizione presa dal Venezuela è stata la corretta. E’ stata un’aggressione selvaggia e criminale ad una popolazione che si trova basicamente ingabbiata e non può scappare. Con questo attacco di alta tecnologia e altamente distruttivo, non solo hanno ucciso probabilmente circa 1.300 persone, si è anche distrutto il sistema agricolo e la poca produzione manifatturiera che esisteva.

Questa società è stata continuamente sotto assedio. E’ un’occupazione, non si deve chiamare aggressione, dato che è un territorio occupato; non c’è stato nessun momento in cui non lo sia stato, ed è sotto attacco diretto. Inoltre, gli attacchi non hanno a che vedere solo con Gaza, ma con la Palestina nella sua totalità.

Con l’appoggio degli Stati Uniti, Israele costantemente porta avanti azioni criminali in Cisjordania. Ad Israele non importa molto di Gaza, sarebbero felici che si purificasse e affondasse in mare. Se ciò che gli importa è la Cisjordiana , lì c’è terra che ha un valore, terra coltivabile, lì ci sono i piacevoli sobborghi di Gerusalemme e di Tel Aviv. Vogliono impadronirsi di tutto ciò che possono. Lì hanno tutta una serie di interessi culturali e presunti interessi storici.

Così che quelli continuano ad impadronirsi le risorse, le terre e principalmente l’acqua della Cisjordania, per dividerla in cantoni non transitabili nei quali la popolazione si purifichi , ed essenzialmente, alla lunga, ci sia un esodo. Questo è totalmente criminoso, loro lo sanno, è fuori discussione.

Nel 1967, quando sono iniziate le occupazioni, i propri assessori legali avevano comunicato che le loro azioni costituivano una diretta violazione dei principi essenziali della Legge Umanitaria Internazionale e delle Convenzioni di Ginevra, e loro lo sapevano. Da allora questo è stato ratificato dalla corte costituzionale, e in numerose risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, ciò che accade è che non vi è alcuna discussione su questo tema.

Israele si vuole impadronire di queste terre per le sue risorse e per altre ragioni e gli Stati Uniti lo sostengono. Sono riusciti a sopprimere quasi tutta la resistenza in Cisjiordania con la violenza. In parte con le loro solo forze, che sono schiaccianti, ed in parte con la collaborazione.

Gli Stati Uniti e Giordania addestrano le forze militari a favore del partito politico con cui hanno le preferenze. La loro funzione principale è stata quella di sopprimere dimostrazioni, proteste e arrestare simpatizzanti. Questa è una strategia tipica dell’imperialismo. Sviluppano una collaborazione tra le forze coloniali per controllare la popolazione.

Così sono riusciti a sopprimere la protesta in Cisjordania. Tuttavia non hanno potuto dominare completamente la protesta a Gaza, motivo per il quale fanno a pezzi e distruggono la zona. Oltre alla chiara selvaggia codardia, queste azioni sono totalmente criminali. Quindi è chiaro che si deve protestare.

La posizione dell’Europa è vergognosa: dicono che non sono d’accordo ma li appoggiano. La posizione degli Stati Uniti è grottesca. La maggior parte dei paesi temono gli Stati Uniti- e per motivi validi, quindi stanno zitti e si fanno da parte.

La posizione del Venezuela è totalmente onorabile e non ha niente a che vedere con l’antisemitismo. La profanazione della Sinagoga è stato un atto antisemita, ma non è stato azionato dal Governo. La stessa cosa è successa in Francia e a quanto ne so, anche negli Stati Uniti. Fino a dove so, il Governo ha preso una posizione forte ed ha condannato quell’atto, ha arrestato i colpevoli che sono stati portati davanti alla Giustizia. Sono le azioni che qualsiasi paese dovrebbe prendere.

Palestina e il blocco a Cuba

MV: Pensa che se ci fossero più paesi che prendessero una posizione chiara rispetto all’occupazione d’Israele a Gaza, questo potrebbe avere un effetto in questa situazione? Se l' opinione pubblica si mobilizza e più paesi prendessero misure simili a quella del Venezuela, Lei pensa che questo avrebbe qualche effetto?

Chomsky: Innanzitutto, dobbiamo essere chiari, non solo Gaza. Agli Stati Uniti e a Israele piacerebbe che ci concentrassimo solo su Gaza e che sorvolassimo sul fatto che la Palestina è un' unità, Gaza e Cisjordania sono un’unità. Di fatto la sua potrebbe essere una domanda più ampia. Sotto la Legge Internazionale i limiti territoriali di Israele sono stati creati a giugno del 1967, il restante 22% che forma la Palestina è un territorio occupato. Questo include due aree separate non contigue: Gaza e Cisjordania. Ma basicamente sono un’unità.

Se la resistenza agli atti criminali d’Israele è legittima in Cisjordania, allora la stessa resistenza deve essere legittima a Gaza. Io ho detto questo alla stampa d’Israele e lo dico anche a te; anche se gli attacchi a Gaza sono particolarmente feroci, omicidi e distruttivi, ciò che succede giornalmente in Cisjordania è anche quella una forma per distruggere questo popolo.

E’ quello che il defunto sociologo israelita, Baruch Kimmerling , ha chiamao “politicidio” la distruzione di una nazione. Può essere che non sia ucciso ogni cittadino ma distruggi la nazione. Quello che succede ogni giorno in Cisordania è la stessa cosa. Infatti, Israele prende vantaggio dal fatto che l’attenzione è focalizzata su Gaza per espandere e scalare l’infrastruttura dei suoi progetti di assedio e sviluppo in Cisjordania. Tutto questo è disegnato per commettere un “politicidio”.

Quindi dobbiamo tenere a mente questo fattore. Se più paesi prendessero una posizione più decisa, potrebbe avere qualche influenza sui padroni. In realtà gli Stati Uniti dirigono lo show, non è un segreto. Se l’Europa avesse la volontà di prendere una posizione indipendente, avrebbe un effetto, perché l’Europa è potente e importante. I paesi più piccoli del mondo non possono fare molto.

In un' inchiesta internazionale fatta di recente e realizzata da una delle più importanti agenzie d’inchiesta delle organizzazioni mondiali di opinione pubblica, è stato chiesto a persone di tutto il mondo qual’era la loro opinione su vari paesi. Israele era negli ultimi posti; è un paese temuto, detestato e considerato da vari paesi come il più pericoloso al mondo. L’unico paese che forse gli si avvicinava era l’Iran, che si è classificato più o meno allo stesso posto. Ma questo non conta fino a quando il padrone del mondo da a loro il suo sostegno.

Quindi la vera domanda è se l’opinione degli altri paesi ha qualche effetto sulle decisioni del governo statunitense. Non è facile, neanche l’opinione pubblica statunitense ha qualche effetto sulle decisioni del suo Governo riguardo a molti aspetti.

Prendiamo un vecchio caso nell’emisfero occidentale: Cuba. Le sanzioni e il terrore contro Cuba da parte degli Stati Uniti sono attività criminose e tutta la diplomazia mondiale si oppone. L’ultimo voto alle Nazioni Unite, credo che sia stato di 180 voti a 3; gli Stati Uniti, Israele e una isola del Pacifico, credo che Micronesia, che significa che si tratta solo degli Stati Uniti, Israele segue il gioco degli Usa, anche se di fatto violenta le sanzioni, quindi sono solo gli Usa.

L’opinione pubblica statunitense ha favorito con fermezza che fossero tolte le sanzioni per decenni, ma questo non ha avuto alcuna risonanza nella politica estera e questo non è l’unico caso. C’è un divorzio tra l’opinione pubblica e le politiche degli Usa, non è una democrazia che funziona, in contrasto con la propaganda.. A meno che l’opinione pubblica non si organizzi e si faccia attiva, ma non importa quello che la gente pensa. Si è organizzata intorno ad altri argomenti ma non su Cuba, per questo motivo la politica del governo ha continuato per la sua strada.

La stessa cosa è valida per il sostegno alle aggressioni, atrocità ed espansione di Israele. Mentre il governo degli Stati Uniti lo sostenga, ci sarà bisogno di potenti forze esterne perché questa politica sia modificata.

Qualsiasi azione intrapresa è importante, quindi se il Venezuela ha una sua importanza, se la Francia non è più importanza è perché il mondo opera attraverso il potere e non la giustizia. Così stanno le cose anche se non siamo d’accordo.

Politica estera degli Stati Uniti riguardo il Venezuela, la Russia e l’Iran.

MV: Professore, l' ex segretaria di Stato, Condoleeza Rice ha detto una volta che l’amministrazione di Chavez era una figura pericolosa e maligna in America Latina. Il presidente Barack Obama ha parlato del presidente Chavez come di una forza che ha interrotto il progresso della regione. Sembrerebbe che ci fosse poca differenza tra quanto si diceva durante l’amministrazione di Bush e quella che apparentemente sarà la posizione di Obama riguardo il Venezuela. Come vede Lei questo? Pensa che questa può essere mancanza d’informazione della nuova amministrazione o una continuazione delle stesse politiche?

Chomsky: E’ una continuazione delle stesse politiche. Difatti, tornando su C. Rice, raramente sono d’accordo con lei ma in qualche cosa che dice lo sono. Recentemente ha scritto un articolo nel quale ha predetto che la politica estera della Amministrazione di Obama sarà come la seconda Amministrazione di Bush.

Le due amministrazioni di Bush hanno avuto qualche differenza; la prima è stata molto più violenta, aggressiva, arrogante mostrando il suo pugno al mondo, e ci ha condotto a disastri uno dietro l’altro e ad un' opinione in decadenza sugli Stati Uniti. Attualmente gli Stati Uniti sono i più detestati nel mondo, ora più che mai, è questo è negativo per alcuni interessi che sono fondamentali.

Questa società è basicamente diretta da aziende. Formalmente è una democrazia, ma in realtà è una società diretta dalle aziende e i suoi affari, e i loro interessi si vedono toccati da questi avvenimenti. Quindi c’è stata una pressione perché ci fosse un cambio durante la seconda amministrazione di Bush. Infatti alcune delle figure più distruttive, brutali e antidemocratiche sono state rimosse dai loro incarichi: Wolfowitz, Rumsfeld e altri. E’ rimasto Cheney come assistente di Bush e chi, basicamente, era l’amministrazione. Quindi le politiche sono cambiate e si sono mosse verso il centro.

Non c’è nessuna indicazione che mostri che Obama cambierà queste politiche. Difatti in alcune situazioni ha preso una posizione più aggressiva, come in Afghanistan e Pakistan. Obama è una persona intelligente, sono sicuro che quello che lui dice è stato preparato accuratamente da lui e i suoi assessori ed esprime quello che vuole. Ma in tutte le sue dichiarazioni è stato deliberatamente impreciso.

La campagna elettorale di Obama ha vinto un premio dall’industria pubblicitaria per migliore campagna di mercato del 2008. Ha vinto ai pc della Apple. Gli alti esecutivi dell' industria sono stati molto effusivi, letteralmente hanno detto che avevano commercializzato canditati nello stesso modo in cui si commercializza la merce da 30 anni, dai tempi di Reagan , ma questo è stato il più grande risultato che abbiano ottenuto.

Questo avrà un grande effetto sui Direttori Esecutivi, la cultura corporativa adotterà questo modello per commercializzare altre cose. Questa campagna elettorale è stata una campagna di mercato. Loro hanno ben chiaro che devono eludere certe questioni e si concentrano solo in parole vuote che servono per tirare su il morale, quello che la stampa chiama “ sorving rethoric”, come ad esempio: “speranza”, “cambio”, “cambio nel quale puoi credere”. Ma, se la gente questiona quali misure prenderà, dovrà sforzarsi parecchio per poterle capire. Forse incontra qualcosa sulla sua pagina web. Ma questi non erano i temi della campagna, di questa vincente campagna di mercato. Ci sono studi che lo dimostrano e all’industria è piaciuta moltissimo.

Si parla molto del contributo dei cittadini ma in realtà è stato minimo. La maggior parte del sostegno economico è stato dato dalle industrie finanziare, buffet di avvocati che sono lobbisti e le sue politiche (di Obama) rifletteranno certamente questo. Si può già notare la scelta dei suoi funzionari e il gabinetto di assessori. E ‘ una amministrazione di democratici di centro, con i quali la gente è familiarizzata e che non si differenzia tanto dal secondo periodo di Bush. Si differenziano solo in alcune questioni.

Saranno ridotti i numeri di violazioni più estreme alla legge e alla Costituzione, portate avanti dall' amministrazione Cheney-Bush; come le torture a Guantanamo o la vigilanza illegale, ma in pratica qualunque dei candidati, anche Mc Cain, avrebbe fatto lo stesso.

Questa amministrazione si confronterà di meno con il resto del mondo, ma continuerà con la stessa politica di prima. Questo si nota dai recenti attacchi su Gaza. La campagna a Gaza è stato un esempio stupefacente. E’ stata pianificata molto meticolosamente con mesi di anticipo, e la stampa israeliana lo dice senza pudore. E’ stata meticolosa e chiaramente pianificata perché finisse giustamente prima dell’inaugurazione presidenziale, e si è conclusa un giorno prima della presa della Presidenza.

Questo non è per niente dovuto al caso, dato che questo ha fatto in modo di mostrare che Obama non poteva dire nulla sulla questione. Mentre succedevano queste atrocità, Obama ha detto, “C'è solo un Presidente, quindi non posso dire niente al riguardo”. Certamente lui esprimeva la sua opinione su tutti gli argomenti e non gli è stato impedito che parlasse sull' “ideologia dell’odio” dietro agli attacchi a Mumbay. Lui si che poteva dire la sua su questo ma non poteva parlare sull’altro perché :”C’ è solo un Presidente”

La stampa e gli elettori si sono bevuti questa scusa, ma gli attacchi su Gaza dovevano finire prima che salisse al potere. Ma, adesso è lui il Presidente. Cosa dice adesso? Di fatto, la sua prima dichiarazione sulla politica estera è stato in riferimento a Israele e la Palestina, in connessione con George Mitchell come mediatore.

Ha menzionato anche qualcosa sulla pace tra Israele e Palestina, su una sostanziosa proposta, che è stata elaborata con molta attenzione. Ha detto che c’era una proposta importante che lui sostiene, cioè, l’iniziativa della Lega Araba che cerca di normalizzare i rapporti con Israele e questo richiede sforzo da parte degli Stati arabi. Ma lui sa benissimo che non è questo quello che la Lega Araba propone. La Lega Araba propone l’assedio dei due stati (israeliano e palestinese) con le loro frontiere internazionali, in base all’accordo internazionale, posizione che gli Stati Uniti hanno bloccato per più di 30 anni. E’ in questo contesto che si incammineranno verso la stabilizzazione della normalità nelle relazioni con Israele.

Quello che Obama omette non è accidentale ma è la componente essenziale della proposta. Lui sa quello che sta facendo, non è uno sciocco. Quello che vuole dire è che continuerà a fare quello che sia, incluso continuare a bloccare il consenso internazionale rispetto ad una risoluzione politica, ma vogliamo che normalizzino i rapporti con gli stati arabi che sono nostri clienti.

Avrà richiesto una tremenda disciplina perché la stampa e gli intellettuali abbiano finto di non accorgersi di questo. Quello che succede è che questa è una perfetta obbedienza. Semplicemente seguono i passi del loro padrone, come i passi dei ganzi. Lo stesso succede quando lo intervistano, ripetono che lui è molto comunicativo e che è pieno di speranza.

La dichiarazione che è seguita sulla politica estera è stata un discorso del Vicepresidente, Joe Biden, che è stato anche lui elogiato per essere molto comunicativo e per voler estendere la mano in segno di amicizia a Iran e Russia. Biden non è arrogante come lo era John Bolton, che li aveva mandati ad annegare al lago più vicino; anzi è molto amabile e usava parole simpatiche; che dobbiamo essere tutti amici e via dicendo.

Ma guardiamo il contenuto. Riguardo alla Russia ha detto che continueranno a mettere sistemi di missili di difesa vicino alle loro frontiere. Lui sa molto bene che la Russia considera questo come un attacco probabile alle sue capacità nucleari dissuasive. E’ per questo che la Russia si oppone. Non c’entra nulla l’Iran.

Gli Usa dicono che è per impedire che l’Iran spari missili, che Iran non ha, e armi nucleari, che non neanche ha. Ma qualsiasi persona con la testa al suo posto sa che se anche l’Iran avesse missili e armi nucleari non attaccherebbe l’Europa tranne se non vogliano scomparire immediatamente e non c’è alcun motivo per pensare che l’Iran vuole qualcosa del genere.

Allora, credo che questa è una grande truffa. Se veramente fossero preoccupati per la minaccia iraniana, che non esiste, avrebbero collocato il sistema di difesa di missili al sud, in un posto come Azerbaiyàn, così come era stato proposto dalla Russia. Ma a loro non interessa. Ciò che veramente vogliono è minacciare la forza dissuasiva nucleare russa.

Gli analisti strategici nordamericani sono consapevoli di tutto questo. Può essere letto nelle pubblicazioni più importanti. (La base missilistica) in questo momento non induce a reazioni immediate (da parte dei russi) che non funzioneranno, ma può servire come base perché la Russia reagisca, ed è inoltre una provocazione per la Russia.

Biden ha insistito di parlare a bassa voce al posto di essere arrogante per comunque dire che avrebbero continuato con questo tipo di politiche. Continuano fiancheggiando i territori russi in Europa. E sull’Iran? Ha detto che possiamo dialogare se loro abbandonano i programmi nucleari illeciti. Quali sono questi programmi nucleari illeciti? L’Iran è uno dei firmatari del Trattato di Non Proliferazione. E’ un suo diritto portare a termine programmi nucleari e di sviluppare energia nucleare.

La maggior parte dei paesi del mondo è d’accordo su questo ma sono membri dei Paesi non Allineati, quindi non “esistono”. Tutto quello che si legge in occidente è che l’Iran sta sfidando la comunità internazionale. La “comunità internazionale”, significa tutti quelli che hanno armi a sufficienza per colpire in testa gli altri.

Se la maggior parte dei paesi del mondo non è d’accordo con la “comunità internazionale” non importa perché non esistono. E cosa ne pensano gli statunitensi? Una buona parte pensa che l’Iran abbia il diritto di sviluppare energia nucleare. Ma, come i paesi non allineati, i cittadini statunitensi non fanno parte della comunità internazionale. Quindi quando qualcuno legge un articolo sul NewYork Times o sulla stampa britannica sulle sfide alla comunità internazionale, si riferiscono in realtà al Governo degli Stati Uniti.

Quali sono questi programmi illeciti? Sono programmi di armi? Forse ma l’intelligence statunitense non ci crede. Solo un anno fa l’intelligence nazionale ha dichiarato che erano fiduciosi sul fatto che l’Iran non avesse continuato il suo programma di armi da cinque anni. Questo non è andato giù al Governo, quindi i passi del ganzo che la stampa aveva lasciato sono spariti dopo aver investigato su questa questione. Così lo hanno fatto sparire dai media. I commentatori intellettuali non sfiorano l’argomento.

Finora, per ordini del governo, è un dato di fatto che l'Iran sta sviluppando armi nucleari. E se lo sta facendo in verità non mi sorprenderebbe. Ma quello che sarebbe sorprendente è il fatto che non le stiano facendo, anche solo come forza dissuasiva. Sono completamente circondati da paesi che possiedono armi nucleari, ci sono gli Stati Uniti che vincono su tutti i paesi per la spesa militare ed è uno Stato molto violento, ha appena invaso due paesi. Sarebbe sorprendente che non sviluppassero dissuasivi nucleari. Infatti, un paio d’anni fa, uno dei più importanti storici militari di Israele, Martin Van Crevel, ha scritto un articolo sull’International Herald Tribune nel quale diceva che non è che lui vuole che l’Iran abbia delle armi nucleari ma che se non le stanno sviluppando sono dei pazzi, specialmente dopo l’invasione in Iraq.

Quindi può essere che abbiano delle armi, può essere che l’intelligence si sia sbagliata, ma nulla da a Biden il diritto, assolutamente no, di parlare di “programmi nucleari illeciti”, lui non ha le prove che questi programmi esistano, il problema è che gli Stati Uniti non hanno voglia che li sviluppino. Ed è il loro programma nucleare l’argomento in discussione dal punto di vista degli Stati Uniti. Ci sono altre questioni riguardanti l’Iran ma questo (delle armi) è il punto della discussione degli Stati Uniti.

L’Iran ha altri problemi ma non fa parte del mondo, non ha le armi sufficienti per fare parte del mondo. Quindi dal punto di vista statunitense ed europeo l’unica questione che interessa è quella sulle armi nucleari e del “sostegno terroristico”. Sostenere il terrorismo significa sostenere la resistenza agli atti criminali degli Stati Uniti e Israele, questo significa per loro terrorismo.

Questi sono gli argomenti che dovrebbero essere discussi nella negoziazione. Dire che negozieranno solo sotto le loro condizioni, cioè non è nel loro interesse arrivare a negoziare. Questo è stato il contenuto del discorso di Biden. E’ stato detto in un modo amabile, con un tono amichevole, con parole gradevoli, per questo viene descritto come molto comunicativo. Dal punto di vista delle élites statunitensi ed europee, questo passo è abbastanza positivo, dato che amano appoggiare la violenza e le aggressioni. Lo considerano utile. Ma se lo fa qualcuno come Cheney o Boulton, non possono continuare a fare il loro gioco perché hanno un modo di esprimersi molto offensivo ed intollerabile, ma hanno il piacere che qualcuno come Obama lo faccia dato che parla in una forma amabile, ha studiato giurisprudenza, è nero, quindi possono fingere di non essere razzisti anche se sono più razzisti degli statunitensi, quindi per loro è piacevole. Ma stai attento ai contenuti, Condoleezza Rice è, più o meno, corretta nel suo giudizio. Nulla indica il contrario.

Fonte: http://www.visionesalternativas.com/index.php?option=com_content&task=view&id=43922&Itemid=1

Tradotto per Voci Dalla Strada da VANESA

Seconda parte: NOAM CHOMSKY: “La politica estera di Obama sarà come la seconda amministrazione di Bush” (2° Parte)

18 aprile 2009

L'AFGHANISTAN E LA NATO

Di Noam Chomsky

Fin dall'antichità, la regione ora conosciuta come Afghanistan è stato un traguardo per i potenziali conquistatori. Alessandro Magno, Gengis Khan e Tamerlàn hanno regnato lì.
Durante il XX secolo, gli imperi britannici e russi hanno cercato di conquistare la supremazia nell'Asia Centrale. Questa rivalità è stata denominata come il Grande Gioco. Nel 1893, sir Henry Mortimer Durand, un funzionario coloniale britannico, ha tracciato una linea di 500 mila miglia definendo l'estremo occidente dell'India, controllata dalla Gran Bretagna.

La linea Durand attraversava le aree delle tribù dei pashtunes che erano considerate dagli afgani come parte dei loro territori. Nel 1947, la parte nord-occidentale della regione divenne un nuovo stato del Pakistan.
Il Gran Gioco continua in Afghanistan-Pakistan, o Afpak, come viene chiamato ora. Il termine ha senso in una regione, su ambi i lati della porosa linea Durand, che la popolazione non ha mai accettato e alla quale lo stato dall' Afghanistan si è sempre opposto, quando ancora era funzionante.
http://big5.chinataiwan.org/english/News/lu/200807/W020080723501164587031.jpg
Un indelebile segno storico è che il popolo afgano ha sempre combattuto gli invasori.
L'Afghanistan continua ad essere un premio geostrategico nel Grande Gioco. In Afpak, il presidente Barack Obama ha agito, in base alle promesse fatte durante la campagna elettorale, aumentando la guerra in modo considerevole, facendo avanzare le modalità di escalation portati avanti dal governo di George W. Bush.
Attualmente, l'Afghanistan è occupato dagli Stati Uniti e i suoi alleati dell'Organizzazione del Trattato Del Nord Atlantico (NATO). La presenza militare straniera genera solo scontri quando è necessario uno sforzo comune tra le potenze regionali, tra di esse la Cina, India, Iran, Pakistan e Russia, che possono aiutare gli afgani ad affrontare i loro problemi interni, così come credono in molti. 

La NATO è andata molto oltre quelle che erano le sue origini durante la Guerra Fredda. Dopo la caduta dell'Unione Sovietica, questa organizzazione ha perso la motivazione della sua esistenza: la difesa contro un ipotetico attacco russo. Ma velocemente ha assunto nuovi compiti. Il Presidente Bill Clinton, violando le promesse fatte a Mijail Gorbachov, l'ha ingrandita verso l'est, una seria minaccia per la Russia e questo, in modo naturale, ha aumentato le tensioni internazionali. 

L'assessore alla Sicurezza Nazionale del Presidente Obama, James Jones, comandante supremo della Nato in Europa tra il 2003 e il 2006, è favorevole alla sua espansione verso l'est e il sud. Questi passi rafforzerebbero il controllo delle forniture di energia degli Stati Uniti in Medio Oriente.
E' anche favorevole ad una risposta forte, che darà all' alleanza controllata dagli Usa "una maggiore capacità di agire velocemente e a distanze molto lunghe".

Questa missione della NATO potrebbe includere l'oleodotto progettato TAPI, che è costruito con un costo di 7,600 milioni di dollari e che fornirà gas naturale dal Turkemenistàn al Pakistan e l'India. Le tubature attraverseranno la provincia afgana di Kandahar, dove ci sono i soldati canadesi. Washington ha favortio TAPI perchè bloccherà un oleodotto competitivo dall' Iran all'India al Pakistan e ridurrà il controllo dell'energia dell'Asia Centrale da parte della Russia. Ma non risulta chiaro, invece, se questi piani sono realistici considerando l'attuale agitazione che esiste in Afghanistan.
La Cina potrebbe rappresentare la principale preoccupazione di Washington. L'Organizzazione di Cooperazione di Shangai, con sede in Cina, e che alcuni analisti considerano un potenziale contrappeso per la Nato, include la Russia e altri stati dell' Asia centrale. L'India, l'Iran e il Pakistan sono degli osservatori ed esistono delle speculazioni sul fatto se si aggiungeranno all'organizzazione. 

La Cina ha approffondito i suoi rapporti con l'Arabia Saudita, la perla della corona nel sistema di somministrazione del petrolio.
Una forza che si oppone alle manovre della grande potenza è il vigoroso movimento della pace che sta crescendo in Afghanistan. Gli attivisti hanno chiesto la fine della violenza e che si stabiliscano delle negoziazioni con i talebani. Questi afgani danno il benvenuto all'aiuto estermo, per la ricostruzione e lo sviluppo, che non abbiano scopi militari. 

Il movimento della pace sta raccogliendo tanto sostegno popolare in Afghanistan che i soldati che gli Usa stanno inviando in questo paese non solo dovranno affrontare i talebani ma anche ad "un nemico senza armi, ma ugualmente travolgente: l'opinione pubblica", informa Pamela Constable, nel the Washington Post, dopo una recente visista in Afghanistan. Molti afgani dicono che ulteriori soldati stranieri invece di aiutare a sconfiggere gli insorti, aumenteranno il problema. 

La maggior parte degli afgani intervistati da Constable, dicono di preferire un accordo negoziato con gli insorti. Il primo messaggio del presidente afgano Hamid Karzai a Obama e che sembra non abbia avuto risposta, è stato quello di cessare gli attacchi contro i civili. Karzai ha anche informato una delegazione delle Nazioni Unite che desidera un calendario per la ritirata dei soldati stranieri (Usa). Quindi ha perso il favore di Washington. Come risultato, dall'essere il favorito dai mass media Usa è passato ad essere un leader "corrotto" e di "poco affidabile", ecc..... Ci sono versioni giornalistiche che dicono che gli Stati Uniti e i suoi alleati stanno pianificando di metterlo al bando in favore di una figura scelta da loro.

La popolarità di Karzai è diminuita in Afghanistan, anche se continua ad essere superiore a quella dei soldati di occupazione statunitensi.
Una prospettiva utile viene da un inviato britannico con molta esperienza, Jason Burke che scrive: "Abbiamo ancora speranze di costruire lo stato che vogliamo che gli afgani desiderano, al posto dello Stato che in realtà loro vogliono" Se si domanda qual'è lo Stato che gli afgani desiderebbero, molti risponderanno: "qualcosa di simile all' Iran..."

Il ruolo dell'Iran è particolarmente importante. Ha rapporti molto stretti con l'Afghanistan. Si oppone ai talebani ed ha offerto un sostanziale aiuto per mandarlo via. E come ricompensa, ha ricevuto il dono di fare parte dell'asse del male. L'Iran ha più interessi in un Afganistan fiorente e stabile, più di qualsiasi altro paese, mantiene relazioni naturali con il Pakistan, India, Turchia, Cina e Russia. Queste relazioni potrebbero svilupparsi, forse, in associazione con l'Organizzazione di Cooperazione di Shangai, se gli Usa continuano a bloccare le relazioni dell'Iran con il mondo occidentale.

Questa settimana, in una conferenza dell'Onu sull'Afghanistan realizzata a LA Haya, Karzai si è riunito con funzionari iraniani che hanno promesso dare aiuto per la ricostruzione e cooperare negli intenti regionali di frenare il narcotraffico nella nazione asiatica.
La politica dell'avanzata di Bush e Obama non permette un accordo pacifico in Afghanistan o nella regione. Ciò che sembra importante è che ci siano delle negoziazioni tra gli afgani senza l'interferenza straniera, sia che si tratti del Grande Gioco che di un'altra cosa.
I problemi dell'Afghanistan devono essere risolti dagli afgani stessi.


Tradotto per Voci Dalla Strada da Vanesa

13 marzo 2009

NOAM CHOMSKY: "NON SONO UN DON CHISCIOTTE, PERCHE' I MIEI MULINI A VENTO SONO REALI"

Linguista rivoluzionario, attivista e perenne tenace idealista. Noam Chomsky (Philadelphia, 1928) è uno dei più famosi americani intellettuali e meglio apprezzati all'estero. Ma solo negli Stati Uniti, dove sono legati a circoli politici di sinistra, non conoscono il suo nome.

Non è sorprendente: perchè non a caso è l'autore di libri come "I guardiani della libertà". E ', insieme a Edward Herman, sbriciola negli anni Ottanta il modello di propaganda che prevale nei principali media americani, analizzando come e perché un certo numero di informazioni e opinioni come le vostre sono sistematicamente messe a tacere. Ora, quando ha appena compiuto 80 anni, nelle librerie spagnole escono suoi libri, "Sobre el anarquismo" (Laetoli) e "Entrevista a Noam Chomsky", de Vicenç Navarro (Anagrama).

Anarchico dichiarato e ottimista nel continuare a scommettere per un futuro in cui il socialismo libertario di nuovo può diventare realtà, come è accaduto durante la guerra civile spagnola, occupa ancora un ufficio al MIT (Massachusetts Institute of Technology), dove è stato professore di lingua dagli anni Cinquanta. Ufficialmente in pensione nei primi mesi del XXI secolo, ma continua a recarsi giornalmente nell'edificio dalle forme sinuose e colori stridenti disegnato da Frank Gehry dove risiede il dipartimento di filosofia e linguistica del MIT a Cambridge (Massachusetts). Si direbbe che la sua luminosa "abitazione", piena di libri e capeggiata da una enorme foto di Bertran Russell, sia la sua seconda casa.

L'altra parte della sua vita, l'attivista politico, non punta verso il pensionamento. Dopo aver pubblicato decine di libri, soprattutto per criticare la politica estera degli Stati Uniti, continua a scrivere viaggiando per il mondo dando conferenze. La risposta nulla di Obama all' invasione israeliana di Gaza, la pioggia di milioni per salvare le banche del suo paese o il risultato delle recenti elezioni americane sono questioni che continuano a far pensare, questo sereno presidente che non dimostra la sua età, e riceve EL PAIS in jeans e scarpe da ginnastica.

Domanda. Il modello economico della stampa tradizionale sta attraversando il suo momento peggiore. Lei pensa che i cambiamenti che stanno avvenendo, motivati in parte dal peso che internet ha preso, favoriscono l'emergere di gruppi sociali con minore potenza nel settore della comunicazione?

Risposta. Le fonti d'informazione sono ancora la stampa tradizionale. Internet offre una maggiore varietà di opinioni, ma se volete veramente conoscere i fatti, ciò che sta accadendo nei siti, le opzioni rimangono le stesse. Ci sono molte fonti di informazione come sembra. Credo che i media tradizionali sopravviveranno. Troveranno un modo per capire e usare la rete a proprio vantaggio.Tuttavia, la qualità continua a diminuire. L'informazione è più omogenea che mai.

Domanda. Non pensa che la porta che hanno aperto alla rete costituisce una minaccia per il sistema di potere di cui lei ha parlato ne "I guardini della libertà"?

Risposta. Internet è un grande valore, ma è anche minacciato. La prossima battaglia sarà la lotta per la neutralità della rete. L'accesso a Internet è limitato, perché si deve pagare per questo, ma ora le imprese vogliono rendere più agevole raggiungere alcuni siti rispetto ad altri, a scapito di coloro che non possono permettersi di avere l'accesso veloce. Dobbiamo evitare che ciò accada.

Domanda. Lei è uno dei più critici della politica estera del suo paese, ma, stranamente, il suo punto di vista raramente appare sulla stampa americana.

Risposta. Gli Stati Uniti sono probabilmente il paese con il più alto grado di libertà di espressione nel mondo, la capacità dello Stato è molto limitata perchè nel 1964 ha abolito il cosiddetto atto di sedizione. Ma la libertà ha molte dimensioni e altre forme di controllo, per esempio attraverso l'impatto della raccolta di capitali. Quindi vedete i miei articoli a Johannesburg, ma non sul The New York Times.

Domanda. L'Europa ha seguito la ultime elezioni presidenziali, con attenzione. Perché pensi che gli Stati Uniti continuano ad affascinare gli Europei?

Risposta. Il mondo delle relazioni internazionali è molto simile alla mafia. E se avete un piccolo negozio, siete preoccupati per ciò che pensa il padrino, perché è pericoloso. L'Europa è preoccupata per quello che pensa il padrino, ma non credo davvero che continueranno la campagna. Segue tutto ciò che è superficiale, senza entrare nei programmi.

Domanda. Lei pensa che la crisi economica potrebbe causare una crisi di valori che porteranno ad un cambiamento nella forma di organizzazione sociale e politica?

Risposta. Sta già succedendo, penso che sia sotto la superficie, e la maggior parte delle persone stanno iniziando a sentirlo istintivamente. Nella letteratura popolare del XIX secolo, uno dei principali problemi è che coloro che lavorano il mulino dovrebbero possederlo. Molti scritti della rivoluzione industriale di contadini dicono: 'Il sistema industriale ha portato via la nostra cultura, la nostra individualità, siamo diventati strumenti nelle mani di altri. Quelle cose le ha scritte gente che non aveva mai sentito parlare di anarchismo e marxismo, ma lo hanno pensato istintivamente.Questa crisi torna a dare forza a queste idee.

Domanda. Secondo i politici, la più grande minaccia per la sicurezza del mondo non è il terrorismo, ma l'instabilità causata dalla crisi. Come interpretare questo messaggio?

Risposta. L'instabilità ha un significato tecnico: subordinazione agli Stati Uniti. Obama cosa farà per far fronte alla minaccia? Circondarsi di persone che hanno contribuito a creare questa crisi, come Timothy Geithner, Laurence Summers, banchieri, e trovare una formula per il salvataggio del sistema di controllo del dominio. Tutto l'Occidente è volta a salvare le istituzioni finanziarie ma non sono di alcuna utilità nei confronti di una crisi molto più grande: ci sono un miliardo di persone sull'orlo della morte per fame. Si tratta di una grave crisi, e il denaro non fa nulla per loro. È interessante notare, che non ho letto un giornale americano, ma uno del Bangladesh. Ciò che mi colpisce di più, inoltre, è che i giornalisti non ricordano che tutte le misure adottate da Obama sono esattamente il contrario di quello che la Banca Mondiale e il Fondo Monetario Internazionale (FMI) hanno raccomandato ai paesi poveri in momenti di crisi .

Domanda. Hai appena compiuto 80 anni, che cosa ti fa continuare a lottare?

Risposta.[Chomsky mostra una immagine nel suo ufficio dove l'angelo sterminatore col Cardinale Romero e sei gesuiti e intellettuali uccisi in El Salvador negli anni Ottanta dagli squadroni della morte]. Uno dei miei fallimenti è che nessun statunitense sappia cosa questo significhi.

Domanda. C'è sempre un senso di Don Chisciotte?

Risposta. No, perché i mulini sono reali e alcuni li abbiamo anche abbattuti. "La stampa dovrà trovare il modo tradizionale di utilizzare la rete a proprio vantaggio" "La qualità delle informazioni continua a decadere: è sempre più omogenea"


Fonte: http://www.cgtandalucia.org/spip.php?article1611

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