Visualizzazione post con etichetta Libia. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Libia. Mostra tutti i post
27 settembre 2012
QATAR, SICARIO DELLA NATO E DELLA FAMIGLIA REALE INGLESE
Sulla vicenda dell'aggressione NATO alla Libia dello scorso anno, quella parte della "sinistra" che ha aderito alla fiaba della rivoluzione democratica contro Gheddafi, potrebbe sempre accampare l'alibi di essere stata presa di sorpresa da una campagna propagandistica senza precedenti. Il fatto strano è che l'adesione acritica di quella parte della "sinistra" alla fiaba ufficiale si stia puntualmente ripetendo nel caso della Siria. Il maggiore polemista e militante antimperialista negli Stati Uniti degli inizi del '900 è stato Mark Twain, il quale diceva che una bugia fa in tempo a fare il giro del mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe. Nel caso siriano però sono passati diciotto mesi dall'inizio dell'aggressione della NATO, perciò alla fine anche la verità è riuscita a mettersi le scarpe ed a fare un bel po' di strada.
COMIDAD
Alla fine del 2011 le notizie sulle gesta dell'emiro del Qatar in Siria avevano libero corso già sulla stampa turca, dato che è appunto in Turchia che si sono installate dall'inizio dello scorso anno le basi dei mercenari che si infiltrano quotidianamente in territorio siriano. [1]
COMIDAD
Alla fine del 2011 le notizie sulle gesta dell'emiro del Qatar in Siria avevano libero corso già sulla stampa turca, dato che è appunto in Turchia che si sono installate dall'inizio dello scorso anno le basi dei mercenari che si infiltrano quotidianamente in territorio siriano. [1]
7 settembre 2012
TORTURA: L'IMPERO COLPISCE ANCORA
La controversia sull'ampio utilizzo della tecnica del waterboarding nelle prigioni della CIA in questi giorni è viva più che mai. Washington ha sempre affermato che solo tre prigionieri, membri di Al-Qaeda, erano stati sottoposti a waterboarding, mentre erano prigionieri degli statunitensi, Human Rights Watch (HRW) ha rivelato di avere nuove prove del fatto che Washington ha utilizzato questa tecnica di tortura in modo più sistematico, anche contro i detenuti in Libia.
In un nuovo rapporto pubblicato giovedi 6 settembre "Consegnato al nemico: abusi e trasferimenti extragiudiziali di oppositori di Gheddafi in Libia sotto l'egida degli Stati Uniti" (relazione in inglese), Human Rights Watch (HRW) ha accusato l'amministrazione Bush di aver nascosto il fatto che i dissidenti libici residenti all'estero sono stati arrestati e detenuti senza accusa da parte degli Stati Uniti, con l'aiuto del Regno Unito e di paesi del Medio Oriente. Africa e Asia, prima di essere consegnati alla polizia politica dell'ex dittatore Muammar Gheddafi. "Non solo gli Stati Uniti hanno consegnato i nemici di Gheddafi su un piatto d'argento, ma sembra che la CIA avesse prima torturato molti di loro",
Leggi tutto...
In un nuovo rapporto pubblicato giovedi 6 settembre "Consegnato al nemico: abusi e trasferimenti extragiudiziali di oppositori di Gheddafi in Libia sotto l'egida degli Stati Uniti" (relazione in inglese), Human Rights Watch (HRW) ha accusato l'amministrazione Bush di aver nascosto il fatto che i dissidenti libici residenti all'estero sono stati arrestati e detenuti senza accusa da parte degli Stati Uniti, con l'aiuto del Regno Unito e di paesi del Medio Oriente. Africa e Asia, prima di essere consegnati alla polizia politica dell'ex dittatore Muammar Gheddafi. "Non solo gli Stati Uniti hanno consegnato i nemici di Gheddafi su un piatto d'argento, ma sembra che la CIA avesse prima torturato molti di loro",
Leggi tutto...
4 agosto 2012
1- LA NATO, CENTRALE DEL CONTRABBANDO
2- A CHE SERVONO QUESTI SERVIZI SEGRETI?
3- AL QAEDA, PSEUDONIMO DELLA NATO
La NATO è un'organizzazione criminale a tutto tondo, ad un punto tale che è persino difficile farsene un'idea. Le basi NATO, grazie al segreto militare, sono luoghi in cui si traffica di tutto. Talvolta è possibile reperire piccole tracce di questa inesausta attività criminale.
Notizia del maggio scorso:
"Sono stati bloccati lungo via Ausonia a Cassino mentre percorrevano la superstrada in direzione Formia. Due marescialli in servizio alla base Nato di Bagnoli, uno appartenente all’Esercito Italiano e l’altro all’Aeronautica, sono stati fermati per contrabbando di sigarette."
http://www.dimmidipiu.com/cronaca-frosinone/4750-cassino-marescialli-contrabbandieri-arrestati-in-via-ausonia.html
COMIDAD
Notizia del maggio scorso:
"Sono stati bloccati lungo via Ausonia a Cassino mentre percorrevano la superstrada in direzione Formia. Due marescialli in servizio alla base Nato di Bagnoli, uno appartenente all’Esercito Italiano e l’altro all’Aeronautica, sono stati fermati per contrabbando di sigarette."
http://www.dimmidipiu.com/cronaca-frosinone/4750-cassino-marescialli-contrabbandieri-arrestati-in-via-ausonia.html
COMIDAD
I due marescialli della base NATO di Bagnoli avrebbero dovuto essere processati per direttissima; poi il processo è stato spostato e, da allora, non vi è a riguardo più alcun resoconto della stampa. Chissà perché.
2- A CHE SERVONO QUESTI SERVIZI SEGRETI?
In un articolo del febbraio del 2010 sul sito di "Gush Shalom", il "pacifista" israeliano Uri Avnery si chiedeva cosa accadrebbe se i servizi segreti di tutti i Paesi sparissero contemporaneamente? Secondo Avnery, non accadrebbe nulla, perché queste organizzazioni hanno dimostrato di non essere in grado di reperire le informazioni utili a prevenire gli avvenimenti.
http://translate.google.it/translate?hl=it&sl=en&u=http://zope.gush-shalom.org/home/en/channels
26 luglio 2012
MONTI ALLA CORTE DI PUTIN, PUTIN ALLA CORTE DEL FMI
Mentre allo spread ed alle borse succedeva di tutto, un Mario Monti sempre più patetico volava in Russia per svolgere il ruolo di procuratore d'affari per conto dell'ENI, come già i suoi due predecessori alla Presidenza del Consiglio. Ma si tratta ormai di affari parecchio ridimensionati, poiché si sta parlando di un ENI azzoppato dalla perdita della Libia, che ha comportato non solo la chiusura del principale rubinetto di petrolio, ma anche della cassaforte finanziaria di tutte le multinazionali italiane.
Sino ad un anno e mezzo fa, Libia e Italia erano più che soci d'affari, costituivano un unico sistema economico-finanziario; e gli effetti della mutilazione oggi si avvertono. E pensare che appena nel febbraio dello scorso anno, l'ENI poteva permettersi di fare da guida e mallevadore per gli affari della multinazionale russa Gazprom in Libia. Chi trovasse in queste reminiscenze dei motivi per rimpiangere il governo precedente, si chieda anche perché mentre il Buffone di Arcore baciava la mano a Gheddafi, intanto i suoi giornali lo chiamavano beduino. [1] Nel marzo dello scorso anno appariva ancora realistico ipotizzare per la crisi libica uno scenario di tipo kosovaro, con la secessione della Cirenaica. In effetti poi la NATO ha potuto avere in Libia un margine di manovra praticamente illimitato, che ha condotto ad uno scenario di tipo congolese, con uno Stato ed un governo puramente fittizi, e con il territorio direttamente spartito tra le principali multinazionali angloamericane.
2 marzo 2012
La Missione Segreta dei Media Mainstream
“Rivelazioni” mediatiche: la NATO ha armato i ribelli libici
Dopo aver montato la propaganda della guerra contro la Libia di Muammar Gheddafi, i media mainstream occidentali fingono ora la neutralità “rivelando” fatti che sono già stati oggetto di numerosi reportages della stampa alternativa fin dall’inizio dei combattimenti, lo scorso anno: i paesi della NATO hanno armato l’insurrezione in Libia, garantendone la vittoria e i bombardamenti dell’Alleanza hanno ucciso molti civili.
Di Julie Lévesque
Il New York Times è il media di riferimento occidentale. Tuttavia il giornale è tristemente noto per aver avuto legami stretti con la CIA. Nell’ottobre del 1977, Carl Bernstein scriveva sul Rolling Stone:
“Di tutte queste associazioni (con la CIA), le più importanti erano di gran lunga quelle con il New York Times, la CBS e Time Inc.”
(Carl Bernstein, The CIA And The Media. How America’s Most Powerful News Media Worked Hand in Glove with the Central Intelligence Agency and Why the Church Committee Covered It Up, Rolling Stone, 20 ottobre 1977)
La propaganda della giornalista del Times, Judith Miller sulle armi di distruzione di massa irachene, punta di diamante della propaganda della guerra contro l’Iraq prima dell’invasione del 2003, costituisce una prova recente della disinformazione veicolata da questo quotidiano di un certo spessore nella sfera mediatica.
18 febbraio 2012
Da Ustica a Ramstein: la verità è sempre possibile
Esiste una concreta possibilità di arrivare a stabilire con precisione cosa è avvenuto e perché la sera del 27 giugno 1980 nel cielo di Ustica, quando venne abbattuto il DC-9 Itavia, sigla I-TIGI, causando la morte dei quattro membri dell'equipaggio e dei settantasette passeggeri, fra cui tredici bambini. Si tratta di un'opportunità da non perdere, fondamentale per comprendere la nostra storia recente.
Di G. Sinatti
L'ultima fase di un lunghissimo percorso giudiziario ha visto lo scorso 10 settembre 2011 il Tribunale di Palermo presieduto dal giudice Paola Proto Pisani, condannare, dopo tre anni di dibattimento, i ministeri della Difesa e dei Trasporti al pagamento di oltre 100 milioni di euro in favore di ottanta familiari delle vittime: una sentenza nelle cui motivazioni viene quanto meno messa in rilievo con dovizia di riferimenti documentali l'evidenza dei depistaggi, delle omissioni e delle coperture messi in atto lungo un trentennio di storia italiana da altissime cariche militari e civili, per impedire che venisse alla luce una verità che la ragion di Stato non può evidentemente rendere di pubblico dominio. Contro questa sentenza, infatti, si sono ancora appellati i ministeri condannati e proprio in questi giorni si sta celebrando a Palermo il processo di Appello.
3 febbraio 2012
GUERRA MONETARIA: Quali sono i reali obiettivi dell’embargo petrolifero dell’Unione Europea contro l’Iran?
Contro chi effettivamente è rivolto il cosiddetto “embargo petrolifero contro l’Iran”? Si tratta di una importante questione geo-strategica. Oltre a respingere le nuove misure dell’Unione Europea (UE) contro l’Iran come controproducenti, Teheran ha messo in guardia gli Stati membri dell’Unione Europea che l’embargo petrolifero dell’UE contro l’Iran farà molto più male a loro e alle loro economie che all’Iran.
Teheran ha così avvertito i leader dei paesi UE che le nuove sanzioni sono stolte e vanno contro i loro interessi nazionali e di blocco.
Ma tutto ciò è corretto? Alla fin fine, chi beneficerà della catena di eventi che stanno per essere messi in moto?
Strategic Culture Foundation
Teheran ha così avvertito i leader dei paesi UE che le nuove sanzioni sono stolte e vanno contro i loro interessi nazionali e di blocco.
Ma tutto ciò è corretto? Alla fin fine, chi beneficerà della catena di eventi che stanno per essere messi in moto?
Strategic Culture Foundation
Gli embarghi petroliferi contro l’Iran sono una novità?
Gli embarghi petroliferi contro l’Iran non sono una novità.
Nel 1951, il governo iraniano del primo ministro Mohammed Mossadegh con il sostegno del parlamento iraniano nazionalizzava l’industria petrolifera iraniana. Come risultato del programma di nazionalizzazione del dr. Mossadegh, gli Inglesi militarmente bloccavano le acque territoriali e i porti nazionali dell’Iran con la Marina Reale Britannica ed impedivano all’Iran di esportare il suo petrolio. Inoltre impedivano militarmente gli scambi commerciali iraniani. Per di più, Londra congelava i beni iraniani e dava inizio ad una campagna per isolare con sanzioni l’Iran. Darius Nazemroaya
Leggi tutto...
Nel 1951, il governo iraniano del primo ministro Mohammed Mossadegh con il sostegno del parlamento iraniano nazionalizzava l’industria petrolifera iraniana. Come risultato del programma di nazionalizzazione del dr. Mossadegh, gli Inglesi militarmente bloccavano le acque territoriali e i porti nazionali dell’Iran con la Marina Reale Britannica ed impedivano all’Iran di esportare il suo petrolio. Inoltre impedivano militarmente gli scambi commerciali iraniani. Per di più, Londra congelava i beni iraniani e dava inizio ad una campagna per isolare con sanzioni l’Iran. Darius Nazemroaya
14 dicembre 2011
Gli Stati Uniti e gli stati client hanno utilizzato armi di distruzione di massa in Libia
Di Peter Eyre
Abbiamo sentito Cameron e Hague dichiarare con fermezza che l'azione che aveva avuto luogo e le ragioni dietro quell'azione avevano principalmente motivi umanitari! Quello che non abbiamo capito in Gran Bretagna è il fatto che il risultato finale non aveva nulla a che fare con il salvataggio di vite umane, ma piuttosto col mettere le mani sulle vaste proficue risorse naturali della Libia. L'intera campagna è diventata un bagno di sangue totale che avrebbe provocato più di 50.000 morti e molte molte migliaia di civili libici innocenti contaminati da radiazioni derivanti dalle armi usate dalle forze della coalizione. L'uso attivo di armi di distruzione di massa (ADM) ha praticamente ucciso la genetica della Libia, dei paesi limitrofi e oltre a causa dell'uso eccessivo di armi all'uranio impoverito.
Ho perso il conto di quanti missili da crociera hanno lanciato fino ad oggi ma so che nelle fasi iniziali della guerra superavano i 300. Ad un certo punto, mentre osservavo questo atto malvagio di aggressione, ho contato 18 missili cruise lanciati in una sola notte. L'obiettivo era una base militare che guarda caso si trovava proprio accanto ad un quartiere densamente popolato di Tripoli.
13 dicembre 2011
Il Generale Bouchard ammette che gli informatori della NATO in Libia erano giornalisti
“Le informazioni provenivano da molte fonti, compresi i media a terra, che ci passavano numerose notizie circa le intenzioni e la posizione delle forze di terra”. (Generale di Corpo d’Armata Charles Bouchard)
In un’intervista rilasciata il 31 ottobre 2011 a Radio Canada, il Generale di Corpo d’Armata Charles Buochard, che è a capo dell’Operazione “Unified Protector” in Libia, ha rivelato che una cellula di analisi era stata istallata presso il Quartier Generale della Nato a Napoli. Essa aveva come scopo di studiare e comprendere cosa avveniva in terra, cioè sia i movimenti dell’esercito libico che dei “ribelli”.
1 dicembre 2011
MARCHIONNE FIGLIO DI PUTIN
Mentre da settimane si susseguono le voci più o meno ufficiali su un intervento del Fondo Monetario Internazionale "a favore" dell'Italia, in pochi hanno fatto caso ad un intervento autorevole a sostegno di questa macabra prospettiva, quello di Vladimir Putin, lo scorso 11 novembre. Putin ed il suo socio Medvedev si sono divisi il lavoro: mentre il primo avallava l'improbabile immagine di un FMI "salvatore" dell'Europa, il secondo incontrava il capo dello stesso FMI, Christine Lagarde.[1]
ComidadPare che la Russia abbia grosse riserve finanziarie, perciò in questa circostanza potrebbe agire addirittura da "banca" del FMI; e questo sarebbe l'oggetto dei colloqui fra Lagarde e Medvedev. Ma se la Russia ha davvero tutti questi soldi, perché non pensa di tagliare fuori il FMI, entrando direttamente nelle economie europee con propri acquisti di titoli del Tesoro?
Bella domanda, ma prima di azzardare una risposta, forse è il caso di mettere in rassegna altri fatti.
Nell'agosto del 2010 il primo ministro ungherese, Orban, aveva cacciato il FMI dal proprio Paese, ma ora, a poco più di un anno, deve tornare a testa bassa dal FMI a chiedere un prestito. [2]
17 ottobre 2011
"DALL'11 SETTEMBRE ALL'AGGRESSIONE ALLA LIBIA"
Incontro a Bologna, sabato 22 ottobre Dall'11 settembre all'aggressione alla Libia: un decennio di devastazioni criminali del mondo Giornata di discussione a Bologna, sabato 22 ottobre dalle 9 alle 19.30 presso il Centro Giorgio Costa, via Azzo Gardino 48, zona Porta Lame, vicino al Cinema Lumière
I nostri ospiti e interlocutori
Judy Wood, statunitense, già professoressa di ingegneria meccanica e scienza dei materiali all'università di Clemson (Carolina del Sud), è autrice del libro Where did the towers go?. Da diversi anni i suoi studi basati sulle evidenze e la sua voce fuori dal coro gettano una luce differente sugli eventi dell'11 settembre, in particolare sulle modalità con cui sono state dissolte in aria le torri e altri edifici del WTC di New York.
Andrew Johnson, dal 2004 critico della mitologia ufficiale sull'11 settembre e membro della prima ora degli Scholars for 911 Truth, insegna presso la Open University dello Yorkshire, in Inghilterra, ed è autore del libro 911. Finding the Truth.
I nostri ospiti e interlocutori
Judy Wood, statunitense, già professoressa di ingegneria meccanica e scienza dei materiali all'università di Clemson (Carolina del Sud), è autrice del libro Where did the towers go?. Da diversi anni i suoi studi basati sulle evidenze e la sua voce fuori dal coro gettano una luce differente sugli eventi dell'11 settembre, in particolare sulle modalità con cui sono state dissolte in aria le torri e altri edifici del WTC di New York.
Andrew Johnson, dal 2004 critico della mitologia ufficiale sull'11 settembre e membro della prima ora degli Scholars for 911 Truth, insegna presso la Open University dello Yorkshire, in Inghilterra, ed è autore del libro 911. Finding the Truth.
1 ottobre 2011
Sanzioni: Tagliare i globalisti fuori dall'umanità
L'Onu sanziona nazioni sovrane, Noi il Popolo Sanzioniamo l'Elite Globale: è tempo di tagliarli fuori dall'umanità.
Editoriale di Tony Cartalucci
Land Destroyer Report
Il primo passo per distruggere un nemico trincerato è tagliarlo fuori dal resto del mondo. I globalisti della NATO, gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia, il Qatar e altri, hanno illustrato questo principio in Libia su più livelli. Prima hanno tagliato la nazione della Libia dal mondo esterno, imponendo embarghi sulle armi e commerciali al governo libico, bloccando le loro spiagge, e prendendo il controllo del loro spazio aereo. Mentre le brigate del terrore del Gruppo combattente islamico libico (LIFG) di Bengasi spazzavano tutto il paese sotto la copertura della Nato, seminando stupro, omicidio, e brutalizzazione sul loro cammino, i globalisti hanno iniziato ad organizzare l'accerchiamento e l'isolamento delle singole città libiche, permettendo (e dando sostegno) ai ribelli di tagliare cibo, forniture mediche, gas da cucina, elettricità e, inimmaginabile, persino l'acqua, per sottomettere le popolazioni affamandole letteralmente. Mentre il popolo della Libia ha dimostrato immensa decisione contro questa strategia, è solo per l'incompetenza della NATO e la mancanza di forza d'animo, carattere, o di qualsiasi desiderabile qualità umana tra i ribelli che questo processo di isolamento e assedio del popolo libico non è riuscito.
Editoriale di Tony Cartalucci
Land Destroyer Report
Il primo passo per distruggere un nemico trincerato è tagliarlo fuori dal resto del mondo. I globalisti della NATO, gli Stati Uniti, il Regno Unito, la Francia, il Qatar e altri, hanno illustrato questo principio in Libia su più livelli. Prima hanno tagliato la nazione della Libia dal mondo esterno, imponendo embarghi sulle armi e commerciali al governo libico, bloccando le loro spiagge, e prendendo il controllo del loro spazio aereo. Mentre le brigate del terrore del Gruppo combattente islamico libico (LIFG) di Bengasi spazzavano tutto il paese sotto la copertura della Nato, seminando stupro, omicidio, e brutalizzazione sul loro cammino, i globalisti hanno iniziato ad organizzare l'accerchiamento e l'isolamento delle singole città libiche, permettendo (e dando sostegno) ai ribelli di tagliare cibo, forniture mediche, gas da cucina, elettricità e, inimmaginabile, persino l'acqua, per sottomettere le popolazioni affamandole letteralmente. Mentre il popolo della Libia ha dimostrato immensa decisione contro questa strategia, è solo per l'incompetenza della NATO e la mancanza di forza d'animo, carattere, o di qualsiasi desiderabile qualità umana tra i ribelli che questo processo di isolamento e assedio del popolo libico non è riuscito.
25 settembre 2011
SACCHEGGIO O RIVOLUZIONE MONDIALE
1- I paesi egemonici hanno avuto, hanno, e avranno un altro metodo che non sia l’intervento militare per affrontare la loro stessa crisi e dei paesi periferici? La costruzione di armi muove l’industria. Il reclutamento di mercenari occupa e allontana i marginali. La distruzione dei paesi per dividersi le risorse anima l’assalto finanziario.
Di Luis Britto García2- Sarà sufficiente la guerra infinita per salvare l’imperialismo? La spesa in armi spezza le economie. Il deficit si mischia con tagli della spesa sociale che fomentano la sollevazione interna. L’economia dei casinò delle borse conduce da una crisi all’altra. La continua aggressione esterna impantana gli imperi in guerre che non possono vincere contro culture che non capiscono. Il saccheggio e spreco di idrocarburi finirà una volta esauriti. L’attuale stile della civiltà non sopravviverà all'esaurimento della fonte del più del 90% del consumo energetico. La corsa per il petrolio, acqua e biodiversità porta allo scontro tra le grandi potenze e alla Guerra Mondiale.
9 settembre 2011
L’ORO BLU SOTTO LA SABBIA LIBICA CHE FA GOLA ALLE MULTINAZIONALI
Il Cnt, il Consiglio nazionale transitorio libico si appresta a trasferirsi a Tripoli. Nella capitale tutto scarseggia. Moltissimi non hanno cibo e nemmeno più un tetto, l’acqua è diventata più preziosa del petrolio tanto che ormai costa più della benzina. Ed è la sete in un paese dove la temperatura raggiunge i 40 gradi, l’emblema dell’emergenza umanitaria che tormenta la Libia dopo sette mesi di guerra. Ma parra strano in un paese ricoperto di sabbia, l’acqua non scarseggia, anzi sotto le dune del Sahara si trova la riserva più grande del mondo tanto da spingere qualcuno a suggerire che non solo petrolio, uranio e gas sono il “premio” che gli alleati occidentali cercano in Libia.
Di Simonetta Cossu
E’ passata quasi in secondo piano, ma il mare di acqua dolce esteso quanto la Germania a soli 100 metri di profondità in terra libica, equivale ad un tesoro, non solo materiale ma anche politico in una regione dove l’acqua significa vita e sviluppo sia per la produzione agricola locale sia per l’esportazione in altre nazioni africane.
Si tratta del progetto GMMR (Great Man made River) mirato a portare l’acqua fossile dalla profondità del Sahara alla costa del Mediterraneo. Gheddafi aveva cominciato a costruirlo con ingegneri cinesi finanziandolo di tasca propria, senza cioè servirsi degli onerosi prestiti della Banca Mondiale ma anzi investendo generosamente nella Banca Africana e dando così un pessimo esempio per l’intero globo.
8 settembre 2011
Il metodo"libico" grave minaccia per l' America Latina
Con la formula utilizzata nell'aggressione contro la Libia dalla Nato si cerca di configurare un nuovo modello, applicabile ad altri paesi con alcune varianti. La questione fondamentale è ora la grave minaccia di ripetizione di questo ingannevole ed ambiguo schema in altri paesi con risorse d'interesse strategico per Washington e i suoi alleati o intollerabili posizioni politiche indipendenti, come quelle di alcuni in America Latina e nei Caraibi. Di Ángel Guerra Cabrera
(foto) Nei primi di gennaio del 1961 si evidenziava un'imminente intervento militare degli Stati Uniti contro Cuba. Fu annunciato, dal 31 dicembre 1960, lo "Stato di Allerta Combattiva in tutta la Nazione".
Con la formula utilizzata nell'aggressione contro la Libia dalla Nato si cerca di configurare un nuovo modello, applicabile ad altri paesi con alcune varianti. Come affermato da Ben Rhodes, vice presidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti in un'intervista a Foreign Affairs, il "metodo" utilizzato dall'amministrazione Obama nel paese nordafricano è "più efficace" rispetto al dispiegamento di truppe attuato da Bush in Iraq e in Afghanistan. Bisognerebbe aggiungere che è seguito dall'attuale inquilino della Casa Bianca, e superato nel secondo paese, ma non ci dobbiamo distrarre. La questione fondamentale è ora la grave minaccia di ripetizione di questo ingannevole ed ambiguo schema in altri paesi con risorse d'interesse strategico per Washington e i suoi alleati o intollerabili posizioni politiche indipendente, come quelle di alcuni in America Latina e nei Caraibi.
(foto) Nei primi di gennaio del 1961 si evidenziava un'imminente intervento militare degli Stati Uniti contro Cuba. Fu annunciato, dal 31 dicembre 1960, lo "Stato di Allerta Combattiva in tutta la Nazione".
Con la formula utilizzata nell'aggressione contro la Libia dalla Nato si cerca di configurare un nuovo modello, applicabile ad altri paesi con alcune varianti. Come affermato da Ben Rhodes, vice presidente del Consiglio di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti in un'intervista a Foreign Affairs, il "metodo" utilizzato dall'amministrazione Obama nel paese nordafricano è "più efficace" rispetto al dispiegamento di truppe attuato da Bush in Iraq e in Afghanistan. Bisognerebbe aggiungere che è seguito dall'attuale inquilino della Casa Bianca, e superato nel secondo paese, ma non ci dobbiamo distrarre. La questione fondamentale è ora la grave minaccia di ripetizione di questo ingannevole ed ambiguo schema in altri paesi con risorse d'interesse strategico per Washington e i suoi alleati o intollerabili posizioni politiche indipendente, come quelle di alcuni in America Latina e nei Caraibi.
27 agosto 2011
I NUOVI VENDITORI DI PADELLE
Tripoli in mano ai ribelli ma nessuno sa dove sia Gheddafi. La caccia all'uomo è aperta, e i mercenari della NATO, da settimane del Paese, lo stanno cercando disperatamente. Sarà meglio trovarlo subito, altrimenti le borse cadranno in un abisso ancora più pericoloso. Gheddafi non è Mubarak né Ben Ali, è un militare votato alla lotta continua e al massacro, con un profilo perfetto per divenire una cellula terroristica fuori controllo.
Etleboro L'Occidente vuole Gheddafi adesso, vivo o morto, e il pericolo più grande delle intelligence è che Gheddafi possa prendere il postodi Bin Laden, ma stavolta da vero leader della resistenza araba, perchè non è mai stato un personaggio allineato agli schemi delle intelligence. D'altro canto, non dobbiamo dimenticare che è stato il Rais ad emettere il primo mandato di cattura contro Osama Bin Laden, quello strano sceicco terrorista, morto povero con un vecchio televisore.
15 maggio 2011
LIBIA: Russia e Cina sfidano la NATO
Si sperava che le consultazioni del ministro degli Esteri cinese Yang Jiechi a Mosca nel fine settimana preparassero il terreno per la visita del presidente Hu Jintao in Russia il mese prossimo. Infine si è scoperto, però, che hanno preso un carattere di immensa importanza per la sicurezza internazionale. I continui sforzi russo-cinesi per "coordinare" la loro posizione su questioni internazionali e regionali, hanno portato ad un livello qualitativamente nuovo rispetto alla situazione che si sviluppa in Medio Oriente.
M K Bhadrakumar
Asia Times OnlineL'agenzia di stampa ufficiale russa ha utilizzato un'espressione insolita - "stretta cooperazione" - per caratterizzare il nuovo modello che ha portato al coordinamento delle politiche regionali.
Questo tende a rappresentare una forte sfida per l'agenda unilaterale dell'Occidente in Medio Oriente. La visita di Hu in Russia è, in linea di principio, per aiutare il il lancio del summit di San Pietroburgo del 16-18 giugno, che il Cremlino sta coreografando attentamente come un evento annuale nello stile di una "Davos russa", dal titolo International Economic Forum. Entrambi i paesi sono molto eccitati per la possibilità che la visita di Hu possa essere un punto di svolta nella cooperazione energetica tra la Cina e la Russia.10 aprile 2011
UN COMANDANTE DELLA CIA PER I RIBELLI LIBICI
Di Patrick Martin
Il Consiglio nazionale libico, un gruppo con sede a Bengasi portavoce delle forze ribelli che combattono il regime di Gheddafi, ha scelto un collaboratore di lunga data della CIA per condurre le operazioni militari. La scelta di Khalifa Hifter, un ex colonnello dell'esercito libico, è stata riportata dal McClatchy Newspapers giovedì e il nuovo capo militare è stato intervistato da un corrispondente di ABC News domenica notte.
L'arrivo di Hifter a Bengasi è stato salutato in primo luogo da Al-Jazeera il 14 marzo, e ha quindi beneficiato del tabloid britannico pro-guerra Daily Mail, il 19 marzo. Il Daily Mail ha descritto Hifter come una delle "due figure militari di spicco della rivoluzione", "recentemente tornato dall'esilio negli Stati Uniti per dare alle forze ribelli di terra coerenza tattica". Il giornale non ha fatto riferimento ai suoi legami con la CIA.
L'arrivo di Hifter a Bengasi è stato salutato in primo luogo da Al-Jazeera il 14 marzo, e ha quindi beneficiato del tabloid britannico pro-guerra Daily Mail, il 19 marzo. Il Daily Mail ha descritto Hifter come una delle "due figure militari di spicco della rivoluzione", "recentemente tornato dall'esilio negli Stati Uniti per dare alle forze ribelli di terra coerenza tattica". Il giornale non ha fatto riferimento ai suoi legami con la CIA.
6 aprile 2011
NEGOZIAZIONE O BALCANIZZAZIONE? LA COALIZIONE IMPERIALE NON RIESCE A FINIRE CON GHEDDAFI
Infine il “peggiore scenario” ha cominciato a prendere forma per gli USA e la coalizione imperiale che dopo 16 giorni di feroci e ininterrotti bombardamenti “umanitari” non ha potuto piegare la resistenza del leader libico che con i suoi eserciti (ancora deboli) continua a sottomettere ad un recinto e fuoco intenso i “ribelli” addestrati e armati dalla CIA e dai servizi britannici. In questo contesto, Gheddafi cerca di imporre un'uscita negoziata del conflitto mentre gli USA e le potenze imperiali propongono come condizione per un cessate-il-fuoco, dividere il greggio libico tra il regime e i ribelli, mettendo la Libia in una virtuale “balcanizzazione petrolifera”.
IAR NoticiasA 16 giorni dall’intervento militare, con una Libia sottomessa ad un brutale blocco economico e isolamento internazionale, con diverse ipotesi su una crisi umanitaria in corso, Gheddafi continua a contrattaccare e a braccare le forze sediziose nonostante l’appoggio aereo che ricevono dalle forze della NATO che bombardano notte e giorno i bersagli collocati anche nelle zone residenziali abitate da civili, principalmente nella capitale, Tripoli.
La NATO ha dallo scorso giovedì il comando totale sulle azioni militari internazionali (leggasi bombardamenti) in Libia, per completare la transizione della “coalizione imperiale”, che ha già lanciato migliaia di missili e bombe intelligenti, dalla guida della Francia, Regno Unito e USA l’Alleanza Atlantica.
4 aprile 2011
Lettera agli interventisti umanitari
Coloro che non sono interessati alla lettera guardino comunque il video linkato, relativo alle torture inflitte dai ribelli ai soldati libici
Spregevoli interventisti umanitari,
capirei se voi foste favorevoli a costituire una brigata di volontari e a partire per la cirenaica al fine di combattere accanto ai ribelli libici. Vi considererei degli stupidi ma capirei.
Vi considererei stupidi, in primo luogo, perché sareste mossi dalla falsa convinzione che coloro che combattono per liberarsi di un governo autoritario lo fanno sempre per instaurare una forma di governo democratica. Invece la logica e la storia ci dicono che un governo autoritario può essere combattuto per instaurare un governo autoritario di diversa natura (di stampo religioso, anziché laico, o viceversa; di stampo socialistico anziché capitalistico o viceversa; e così via); per mere ragioni di potere (per dare il potere a una persona, a un gruppo o a una tribù, anziché alla persona al gruppo o alla tribù dominanti); e infine per instaurare un forma di governo che riconosca le libertà fondamentali.
Spregevoli interventisti umanitari,
capirei se voi foste favorevoli a costituire una brigata di volontari e a partire per la cirenaica al fine di combattere accanto ai ribelli libici. Vi considererei degli stupidi ma capirei.
Vi considererei stupidi, in primo luogo, perché sareste mossi dalla falsa convinzione che coloro che combattono per liberarsi di un governo autoritario lo fanno sempre per instaurare una forma di governo democratica. Invece la logica e la storia ci dicono che un governo autoritario può essere combattuto per instaurare un governo autoritario di diversa natura (di stampo religioso, anziché laico, o viceversa; di stampo socialistico anziché capitalistico o viceversa; e così via); per mere ragioni di potere (per dare il potere a una persona, a un gruppo o a una tribù, anziché alla persona al gruppo o alla tribù dominanti); e infine per instaurare un forma di governo che riconosca le libertà fondamentali.
Iscriviti a:
Post (Atom)