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2 febbraio 2018
Colombia: La strategia della paura, il nuovo genocidio e la difesa del potere
La Colombia è uno dei paesi più violenti e agitati della regione e sta vivendo una delle peggiori crisi politiche, economiche e sociali. Combina una crisi dello stato e delle sue istituzioni con una crisi politica di tale portata che, se ci fosse un vero scenario di cambiamento, lo sforzo per invertire ciò che è in atto non dovrebbe nemmeno essere eccezionale. Basterebbe un ampio movimento cittadino consapevole delle gravi crisi e dei problemi e pronto a lottare per cambiare.
Ma non dobbiamo dimenticare che non siamo più ai tempi della rivoluzione bolscevica, cubana o bolivariana. Potrebbero essere tempi peggiori, ma dove manca lo spirito rivoluzionario, e questa realtà facilita la strategia della paura, il nuovo genocidio in atto contro i leader sociali e l'opposizione e la conservazione del potere. Ciò sicuramente prefigura l'imminente fallimento degli accordi di pace.
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10 dicembre 2017
Sorpresa: Simòn Bolìvar è ancora qui
Ricorderete che questa estate non passava giorno che i giornali non ci informassero della devastante situazione in Venezuela – crisi economica, proteste violente, atti terroristici, centinaia di morti - sicura anticamera del rovesciamento del governo bolivariano di Nicolàs Maduro, il peggior “dittatore” al mondo (Eduardo Galeano, il grande scrittore uruguaiano, ricordava la stranezza di questa “dittatura”: elezioni ogni anno, questa è la 22°, e riconoscimento delle sconfitte quando sono avvenute).
Sono stati 120 giorni (da aprile a giugno) di brutale offensiva, una guerra fatta di terroristi perfettamente addestrati ed equipaggiati – stile truppe speciali statunitensi - paramilitari, uso di tecnologie di ultima generazione ed impiego di propaganda che ha visto la stampa globalizzata trasformata anch’essa in un esercito mediatico che combatteva la guerra psicologica. Questa è andata ad aggiungersi alla guerra economico-finanziaria – fatta di accaparramento e scarsità di generi alimentari e medicine organizzata da 20 multinazionali dei settori.
13 settembre 2017
L'eredità di Allende
Rovesciato l’11 settembre 1973 con un cruento golpe militare che né il suo governo né i partiti popolari erano in condizioni di affrontare, Salvador Allende entrò nella storia, tuttavia, con il piglio di un leader vittorioso. La sua eredità politica e morale fornisce insegnamenti importanti per i rivoluzionari di oggi.
In primo luogo, la sua coerenza politica ed il suo coraggio personale, che gli fecero impugnare il fucile per resistere alla Moneda insieme ad un pugno di coraggiosi. Con le sue stesse parole: pagava con la sua vita la lealtà del popolo.
La sua immolazione fu un atto cosciente di ribellione per non umiliarsi davanti al tradimento e al crimine dei generali e degli ammiragli. In altre circostanze avrebbe sicuramente guidato la resistenza di un popolo armato e di unità militari costituzionaliste. L’unica cosa che non passò per la mente di Allende nel palazzo in fiamme fu di arrendersi e di negoziare le condizioni di un onorevole esilio. I suoi ultimi messaggi per radio e la sua decisione finale lo coprirono di gloria e, allo stesso tempo, seppellirono nell’infamia i golpisti, la cui vigliaccheria morale venne confermata dai loro crimini e dall’arricchimento illecito dei terribili anni che seguirono.
Non fu solo il suo coraggio e la sua coerenza. Salvador Allende lasciò anche altri insegnamenti.
In primo luogo, la sua coerenza politica ed il suo coraggio personale, che gli fecero impugnare il fucile per resistere alla Moneda insieme ad un pugno di coraggiosi. Con le sue stesse parole: pagava con la sua vita la lealtà del popolo.
La sua immolazione fu un atto cosciente di ribellione per non umiliarsi davanti al tradimento e al crimine dei generali e degli ammiragli. In altre circostanze avrebbe sicuramente guidato la resistenza di un popolo armato e di unità militari costituzionaliste. L’unica cosa che non passò per la mente di Allende nel palazzo in fiamme fu di arrendersi e di negoziare le condizioni di un onorevole esilio. I suoi ultimi messaggi per radio e la sua decisione finale lo coprirono di gloria e, allo stesso tempo, seppellirono nell’infamia i golpisti, la cui vigliaccheria morale venne confermata dai loro crimini e dall’arricchimento illecito dei terribili anni che seguirono.
Non fu solo il suo coraggio e la sua coerenza. Salvador Allende lasciò anche altri insegnamenti.
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23 agosto 2017
Il Venezuela oggi come il Cile nel '73. La denuncia del nipote di Salvador Allende
Pablo Sepúlveda Allende, nipote del presidente cileno vittima di un golpe fascista nel 1973, denuncia ai microfoni di teleSUR, che in Venezuela vengono applicate le stesse strategie golpiste di allora.
Pablo Sepúlveda Allende è un medico cileno, nipote del presidente Salvador Allende spodestato 43 anni fa da un colpo di stato fascista con il supporto degli Stati Uniti d’America. Intervistato da teleSUR, nell’ambito del programma ‘Siete Preguntas’, Pablo Sepúlveda Allende ha evidenziato come la guerra non convenzionale, l’accaparramento di prodotti di prima necessità, i sabotaggi e il contrabbando, facciano parte di quella stessa strategia applicata in Cile nel 1973 per rovesciare il legittimo governo guidato da Salvador Allende.
Pablo Sepúlveda Allende è un medico cileno, nipote del presidente Salvador Allende spodestato 43 anni fa da un colpo di stato fascista con il supporto degli Stati Uniti d’America. Intervistato da teleSUR, nell’ambito del programma ‘Siete Preguntas’, Pablo Sepúlveda Allende ha evidenziato come la guerra non convenzionale, l’accaparramento di prodotti di prima necessità, i sabotaggi e il contrabbando, facciano parte di quella stessa strategia applicata in Cile nel 1973 per rovesciare il legittimo governo guidato da Salvador Allende.
«Vi sono molte similitudini, molte somiglianze, soprattutto gli attacchi destabilizzanti della destra - spiega il nipote del presidente cileno - dell’oligarchia nazionale e del governo degli Stati Uniti. La guerra economica è molto simile, quello che sta accadendo attualmente in Venezuela, con la questione dei prezzi, la scarsità di cibo, l’accaparramento, il contrabbando, l’inflazione reale e indotta, è uguale a quello che accadde in Cile».
16 agosto 2017
C’é dittatore e dittatore: Maduro é brutto, Al-Sisi é bello
Slobodan Milosevic (1999), Saddam Hussein (2003), Muhammar Gheddafi (2011). Il prossimo obbiettivo è Nicolàs Maduro.
Nel 1999 avevo capito che gli americani avevano l’intenzione di attaccare la Serbia di Milosevic, che non era un dittatore ma un autocrate, tipo il Putin di oggi, ma aveva il gravissimo torto di essere il capo dell’unico Paese rimasto paracomunista in Europa, quando vidi che la CNN trasmetteva ogni giorno, ripresa senza nessuna verifica dalla Televisione italiana, gli eccidi che avvenivano quotidianamente in Serbia a danno degli albanesi. Le immagini erano autentiche, ma si riferivano ad un solo episodio, avvenuto nella cittadina di Račak (45 morti), ma opportunamente miscelate, riprese da varie angolazioni, sembravano appartenere ogni volta ad episodi diversi, per cui l’apparenza era che in Serbia fosse effettivamente in atto un genocidio ai danni dei serbo-albanesi. E arrivò, contro la volontà dell’Onu, la prevedibile aggressione americana, una grande e colta capitale europea come Belgrado bombardata per 72 giorni (5500 morti) con la complicità del governo italiano (premier D’Alema) che si prestò a fare la parte più ignobile, la nostra, come sempre, quella del ‘palo’ (gli F-15 e i Tornado partivano dalla base di Aviano).
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28 luglio 2017
Venezuela - Assemblea Nazionale Costituente: Cosa si vota il 30 luglio?
"Il popolo del Venezuela è il depositario del potere costituente originale, nell'esercizio di tale potere può convocare un'Assemblea Nazionale Costituente, al fine di trasformare lo stato, creare un nuovo ordinamento giuridico e redigere una nuova costituzione". Art. 347, Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela.
Domenica prossima, in ognuno degli stati del paese caraibico, si terranno le elezioni per la formazione dell'Assemblea Costituente. E' il cosiddetto Potere Costituente Originario, che avrà il compito di portare avanti una nuova costituzione, migliorando quella del 1999 che ha adottato l'Eterno Comandante Hugo Chavez Frias. Vediamo di cosa si tratta.
Il 1° maggio, in concomitanza con un nuovo anniversario della Giornata Internazionale dei Lavoratori, nel contesto di un'escalation di violenza fascista effettuata dall'opposizione politica ed economica interna, che ha avuto inizio nel mese di aprile, il presidente Nicolás Maduro si è appellato al Potere Originario per discutere una nuova costituzione per superare i problemi che attraversa il Venezuela bolivariano. La chiamata si basa sull' Art. 348 della Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela, e in conformità degli articoli 70, 236 comma 1 e 347 ejusdem, al fine di assicurare la pace nel paese di fronte alle situazioni sociali, economiche e politiche attuali, che minacciano internamente ed esternamente la Rivoluzione Bolivariana da fattori antidemocratici. Il popolo, come Potere Costituente Originario dovrà esprimere la sua volontà e garanzia di difesa delle conquiste sociali e dei diritti conquistati in questi 18 anni.
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27 luglio 2017
Venezuela Cuore dell'America: Appello internazionale per l'Assemblea Costituente
In questo momento in Venezuela si gioca gran parte del destino dell'America Latina e dei Caraibi. Per questo motivo tutta l'artiglieria dei settori conservatori - in particolare i media - è volto a legittimare il sostegno delle azioni terroristiche e a rendere invisibile il popolo chavista. Le dichiarazioni di Trump e del senatore americano Marco Rubio; la partecipazione del Segretario generale dell'OSA (OEA), Luis Almagro, a una riunione al Senato degli Stati Uniti, e il recente piano presentato dal portavoce della destra venezuelana MUD sono tutti segnali molto chiari: stanno preparando il terreno per una guerra civile generalizzata e prendere il potere politico con la forza.
Nel mezzo di questo assedio senza precedenti, il 30 luglio il popolo venezuelano andrà alle urne per eleggere la composizione dell'Assemblea Nazionale Costituente. In questo contesto, ci sembra indispensabile unificare i nostri sforzi di comunicazione per rendere visibile una voce diversa nell'opinione pubblica internazionale.
20 luglio 2017
Referendum in Venezuela: la matematica è un'opinione?
Avviso importante per i lettori. Nell'articolo pubblicato su Blasting News, è stato inserito un link ad un'articolo che parla (senza nessuna fonte!) di "chavisti armati che seminano il terrore in Venezuela". Tengo molto a precisare che non ho inserito io quel link e che ieri (19 lug) ho chiesto ben due volte che fosse rimosso, oppure che fosse cancellato il mio articolo dal sito, fino a questo momento nessuno mi ha risposto e nulla è cambiato. Alba Canelli
Nessun esodo 'biblico' verso le urne, ma qualche miracolo sì: moltiplicazione dei voti, elettori di 10 anni e adulti che si recano alle urne 17 volte.
Il #referendum indetto dall'opposizione, tenutosi domenica 16 luglio, si è concluso nel caos più totale. Tra i tanti dubbi, l'unica certezza è che per il MUD (Mesa de la Unidad Democratica) la matematica è un'opinione, e che qualsiasi controllo e nuovo conteggio dei voti è impossibile. Dopo il rimbalzo di cifre e dichiarazioni incongruenti, i dubbi sul plebiscito sono venuti persino ai simpatizzanti e sostenitori dell'opposizione a Nicolas Maduro: perché bruciare pubblicamente i registri dei votanti? Cos'ha da nascondere l'opposizione borghese venezuelana? Può sembrare incredibile e senza senso, ma è proprio quello che è successo: dopo il referendum sono stati bruciati i registri dove erano segnati tutti i partecipanti al voto ed ora, dopo varie incongruenze, non è più possibile effettuare alcun controllo.
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Nessun esodo 'biblico' verso le urne, ma qualche miracolo sì: moltiplicazione dei voti, elettori di 10 anni e adulti che si recano alle urne 17 volte.
Il #referendum indetto dall'opposizione, tenutosi domenica 16 luglio, si è concluso nel caos più totale. Tra i tanti dubbi, l'unica certezza è che per il MUD (Mesa de la Unidad Democratica) la matematica è un'opinione, e che qualsiasi controllo e nuovo conteggio dei voti è impossibile. Dopo il rimbalzo di cifre e dichiarazioni incongruenti, i dubbi sul plebiscito sono venuti persino ai simpatizzanti e sostenitori dell'opposizione a Nicolas Maduro: perché bruciare pubblicamente i registri dei votanti? Cos'ha da nascondere l'opposizione borghese venezuelana? Può sembrare incredibile e senza senso, ma è proprio quello che è successo: dopo il referendum sono stati bruciati i registri dove erano segnati tutti i partecipanti al voto ed ora, dopo varie incongruenze, non è più possibile effettuare alcun controllo.
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18 luglio 2017
Venezuela, Oscar Perez: da attore mancato a terrorista di successo
Il latitante responsabile dell'attacco terroristico alla Corte Suprema del #Venezuela e al Ministero degli Interni, è apparso in Altamira, l'epicentro delle proteste dell'opposizione a Caracas. Si tratta di Oscar Perez, il pilota che lo scorso 27 giugno ha perpetrato gli attacchi contro la sede del Governo in Venezuela. Per tale attentato Perez dovrebbe essere ricercato dall'Interpol, ma evidentemente può permettersi di girare liberamente per Caracas e rilasciare interviste al canale spagnolo TVE, come è successo il 5 luglio.
L'ex ispettore aggregato della polizia venezuelana, la sera del 27 giugno ha rubato un elicottero di stato dalla base aerea Generalissimo Francisco Miranda, nota come "La Carlota", ha gettato 4 bombe presso la Corte Suprema dove era in sessione la Corte Costituente, poco prima invece aveva sparato 15 colpi preso la sede del Ministero degli Interni e della Giustizia, come riferito dal governo venezuelano.
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5 luglio 2017
Venezuela: la destra accelera il momento del Colpo di Stato
La destra accelera il momento, spinge il bottone di ognuna delle variabili, prova a spezzare la correlazione di forze, il Colpo di Stato. Lo hanno annunciato: hanno i mesi di giugno e luglio per ottenere l’obiettivo. Hanno dichiarato che, sotto la protezione dell’art. 350 della Costituzione, non riconoscono il Governo, non riconoscono l’appello all’Assemblea Nazionale Costituente e si organizzeranno per impedire che abbiano luogo le elezioni dei costituenti il 30 luglio.
La traduzione di queste parole è stato l’aumento degli scontri dei poteri statali attraverso il Procuratore generale e l’Assemblea Nazionale, tentativi senza troppo successo dell’Organizzazione degli Stati Americani, la pressione dei media, l’acutizzazione degli attacchi all’economia ed una accelerazione della violenza, il terrore nelle strade e l’attacco ai corpi di sicurezza delo Stato, in particolare la Forza Armata Nazionale Bolivariana (Fanb).
Questo scenario violento ha mostrato elementi di novità nelle ultime settimane. Ha caratteristiche come l’attacco sistematico alla base militare di La Carlota a Caracas, con lo scopo di demoralizzare e spezzare la Fanb, la vicinanza di alcuni focolai di violenza al Palazzo di Miraflores, e il ritorno sulle scene dei danneggiamenti nelle città, come è successo all’inizio di questa settimana a Maracay e in località vicine, dove sono stati dammeggiati più di 40 stabilimenti, negozi privati e sedi di istituzioni pubbliche. Uno schema simile a quello impiegato in più di dieci località del paese nelle settimane precedenti.
27 giugno 2017
Guerra psicologica in Venezuela
Il Venezuela è in guerra. Lo è da molto tempo, ma in questi ultimi mesi tutto indica che questa guerra è entrata in una nuova fase. Coloro che la provocano sembra che abbiano scommesso che questo sia il momento finale di questo scontro. Cioè: una guerra che deve avere uno sbocco; e come in ogni guerra, uno dei due lati che combattono deve vincere ma, in questo caso – da quanto si deduce dai fatti attuali – schiacciando il vinto, non negoziando ma neutralizzandolo completamente, senza lasciare spazio alcuno ad una reazione.
“Dove ci sono le pallottole, le parole sono di troppo”, si poteva leggere a volte sui muri di una strada anonima all’inizio di una dittatura sanguinosa, una delle tante che hanno popolato la regione latinoamericana. Quando si passa dalle parole – i simboli, la ricerca del consenso – al fatto concreto -le pallottole, la violenza dura e pura, l’intervento armato e sanguinario - l’unica cosa che conta è la forze bruta. E in Venezuela pare che si vada verso questo.
Ora: arrivare all’uso della forza bruta, almeno nei termini della dinamica socio-politica, non è qualcosa di semplice, richiede preparazione. Le guerre non spuntano per generazione spontanea. Sono possibili, senza dubbio, (“la violenza è la levatrice dell’umanità”, disse Marx), ma le popolazioni, o le forze armate, non fanno uso della violenza solo per un presunto “spirito aggressivo” sempre pronto ad entrare in azione: è necessario un condizionamento sociale-politico-ideologico-culturale che prepari le condizioni.
11 giugno 2017
Venezuela: E' morto Orlando Figuera, bruciato vivo dai “pacifici manifestanti” di opposizione
Orlando Figuera è morto oggi per arresto cardiaco. Il suo corpo non ha resistito alle terribili conseguenze a cui era stato sottoposto la mattina del 20 maggio. Quella mattina mentre si recava al lavoro, in moto, ha avuto la sfortuna di passare per la zona di Altamira. Il quartiere Altamira, nel più ricco Municipio del Venezuela, ovvero “Chacao”, è l’epicentro delle violenti manifestazioni contro il governo di Maduro.
Orlando Figuera è stato intercettato, linciato e poi bruciato vivo. Gli stessi manifestanti hanno poi diffuso nelle reti sociali le immagini del linciaggio e addirittura le foto dei festeggiamenti. Infatti, dopo il linciaggio hanno anche celebrato il loro atto (foto sotto).
Orlando Figuera è stato intercettato, linciato e poi bruciato vivo. Gli stessi manifestanti hanno poi diffuso nelle reti sociali le immagini del linciaggio e addirittura le foto dei festeggiamenti. Infatti, dopo il linciaggio hanno anche celebrato il loro atto (foto sotto).
31 maggio 2017
Caracas: Giovane bruciato da "manifestanti" anti-Maduro
Aveva finito la giornata di lavoro, tornava a casa, era di pelle scura, un afro-venezuelano. Carlos Ramirez cercava una stazione del metro. Dimenticò di trovarsi nella zona chic di Altamira e Chacao, quella dei piú benestanti e reazionari di Caracas. Lí vivono soprattutto i discendenti dei migranti Europei, Arrivarono con valigie di cartone e pantaloni rattoppati, ora vedono come un pericolo tutto il resto dei venezuelani, vale a dire il 95% della popolazione. Avevano le pulci, sono diventati una lumpen-borghesia improduttiva, peró si credono discendenti diretti dell'aristocrazia spagnola. Quella che perse l'impero su cui non tramontava mai il sole, per mano di un certo Simon Bolivar e degli antenati di questo giovane vilmente sacrificato. Questo lavoratore afro-venezuelano, ha commesso il terribile errore di imbattersi in un assembramento di estremisti facinorosi dell'estrema destra razzista.
15 maggio 2017
La situazione in Venezuela: le violenze dell’opposizione, la contromossa di Maduro e la manipolazione dei media
Da circa un mese,
ed esattamente dal 6 aprile in alcune zone del Venezuela sono in corso
manifestazioni di protesta portate avanti dalla coalizione di partiti che si
oppongono al Governo di Nicolas Maduro.
Tali manifestazioni spesso sono sfociate in
violenti disordini che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33 morti,
centinaia di feriti, qualche migliaio di persone fermate ed arrestate, danni
ingenti per milioni e milioni di dollari.
Tranne rari casi, tali manifestazioni sono sempre
state concentrate nelle zone dei quartieri bene di Caracas e qualche altra
città del Venezuela. Fin da quando Hugo Chávez è salito al Governo nel 1999,
hanno protestato contro di lui sempre e solo le classi più ricche, la classe
alta e settori delle classi medie.
L’avversione
della classe media ai governi di Chávez e Maduro
Queste classi non hanno mai accettato la politica
di Hugo Chávez prima e di Nicolas Maduro poi, incentrata sulla redistribuzione in
maniera più equa delle ricchezze dello stato; non hanno mai accettato che il
Governo "sperperasse" - a loro dire - ingenti risorse per le classi
più povere, da sempre emarginate ed abbandonate a vivere nella più totale
miseria.
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12 maggio 2017
Venezuela Vs Mass Media: Apologia dei disordini
Ci raccontano la verità sulla violenza delle manifestazioni in Venezuela?
Le agenzie di informazione internazionali in questi ultimi giorni sono state intrise dai disordini sociali venezuelani, le manifestazioni dell'opposizione e la violenza nelle strade. Il tono dominante nei media è stato quello di un governo di Nicolás Maduro che reprime gli oppositori che chiedevano democratizzazione e dimissioni.
Tuttavia, nei social network e media comunitari sono apparsi segni di violenza da parte dei gruppi dell'opposizione ed azioni di polizia molto lontane dalla repressione che molti media spagnoli hanno proclamato.
Informazione in Spagna, apologia degli scontri:
Le forze di sicurezza venezuelane sono costantemente dipinte come repressori di pacifici manifestanti:
9 maggio 2017
Venezuela 2017: un giorno, e molte minacce, alla volta
Nei quattro anni dalla morte di Hugo Chavez nel marzo 2013, la rivoluzione bolivariana in Venezuela è invecchiata prematuramente. L'entusiasmo del popolo venezuelano ha lasciato il posto ad un clima tetro. Nella divergenza di opinioni su chi o cosa sia da biasimare, il fervore rivoluzionario o l'odio viscerale del "regime" lasciano il posto all'apatia e alla stanchezza rassegnata.
Di Supriyo Chatterjee সুপ্রিয় চট্টোপাধ্যায়
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Il paese ricorda quei vecchi alcolizzati felici (erano numerosi all'epoca in cui la birra era a buon mercato) che improvvisamente furono privati della loro bibita: almeno questa è l'impressione che ho avuto durante il mio recente soggiorno lì. Il calo del prezzo del petrolio ha provocato una recessione economica; l'abbondanza degli anni di Chavez è finita, e i venezuelani si sono rassegnati al fatto che quel periodo non tornerà mai più.
Di Supriyo Chatterjee সুপ্রিয় চট্টোপাধ্যায়
TLAXCALA
Il paese ricorda quei vecchi alcolizzati felici (erano numerosi all'epoca in cui la birra era a buon mercato) che improvvisamente furono privati della loro bibita: almeno questa è l'impressione che ho avuto durante il mio recente soggiorno lì. Il calo del prezzo del petrolio ha provocato una recessione economica; l'abbondanza degli anni di Chavez è finita, e i venezuelani si sono rassegnati al fatto che quel periodo non tornerà mai più.
Rimane molto poco dei segni esteriori della vita politica, che siano manifesti, striscioni o graffiti; è come se la politica fosse stata esorcizzata dalla strada. Le conversazioni che precedentemente finivano nel dibattito politico, oggi ruotano principalmente intorno alla ricerca di pane, zucchero o di mais, dove trovarli e a che prezzo. Ci sono code nei supermercati, ma meno di prima da quello che mi è stato detto, e i venditori del mercato nero, qui chiamati "bachaqueros", vendono i loro prodotti sulle bancarelle installate sui marciapiedi, esponendo i loro prezzi senza timore delle autorità.
4 dicembre 2015
L'importanza crescente di Chávez
Perchè le elites finanziarie lo detestano tanto? E' lo statista che ha anticipato di un decennio il cammino per mettere a salvo il suo Paese. Ha rimesso all'ordine del giorno valori come la sovranità, trasformandola in politica di Stato. Preambolo per recidere gli artigli con cui l'oligarchia finanziaria si appropriò delle risorse strategiche di tutti venezuelani. Nel 1989, il Venezuela ebbe la sventura di subire l'equivalente dell'assalto frontale di cui è vittima oggi l'Europa meridionale. La depredazione era motivata dalle medesime ideologie onnivore, confiscatorie, finalizzate a trasferire a "controllori esterni"
beni, risorse, autonomia e poteri istituzionali, propri delle nazioni e delle democrazie.
Chávez è il prodotto della sintesi tra le sollevazioni popolari spontaneedel febbraio del 1989, dilagate in tutte le principali città venezuelane -debellate con il fuoco delle armi dal governo-protesi del FMI e USA- e la ribellione del 1992 di quei militari utilizzati come cecchini contro i cittadini. Altro che golpe! Presero il controllo pieno delle cinque maggiori regioni, con la partecipazione di almeno 8000 soldati. Il movimento bolivariano è la ricomposizione della forza tellurica dei saccheggi, della sommossa popolare e della ribellione organizzata dei sottufficiali. In esso confluiscono le energie dell'equità sociale e quelle della sovranità, dell'antimperialismo e del nazionalismo (1), per aprire la prospettiva ad un altro Paese-possibile.
Chávez è il prodotto della sintesi tra le sollevazioni popolari spontaneedel febbraio del 1989, dilagate in tutte le principali città venezuelane -debellate con il fuoco delle armi dal governo-protesi del FMI e USA- e la ribellione del 1992 di quei militari utilizzati come cecchini contro i cittadini. Altro che golpe! Presero il controllo pieno delle cinque maggiori regioni, con la partecipazione di almeno 8000 soldati. Il movimento bolivariano è la ricomposizione della forza tellurica dei saccheggi, della sommossa popolare e della ribellione organizzata dei sottufficiali. In esso confluiscono le energie dell'equità sociale e quelle della sovranità, dell'antimperialismo e del nazionalismo (1), per aprire la prospettiva ad un altro Paese-possibile.
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12 aprile 2013
MORTO CHAVEZ, EVO MORALES E' NEL MIRINO DEI "GLOBALIZZATORI"
Com’è facile spingere la gente ... Ma com’è difficile guidarla
(Rabindranath Tagore, 1861 – 1941)
(Rabindranath Tagore, 1861 – 1941)
Evo Morales e Hugo Chavez |
L’agenda degli “illuminati” globalizzatori,
il cui vero fine è stabilire un controllo assoluto sulle risorse
natutrali del pianeta attraverso la lotta preventiva contro i
leaders che osano sfidare questo processo difendendo gli interessi
nazionali dei loro paesi, non ha mai riposo o intervallo. E’ permanente, irreversibile, spietata ed essi utilizzano tutti i
mezzi disponibili che vanno dai più rudimentali ai più sofisticati. Per
più di 14 anni hanno fatto una guerra “nascosta” contro il governo
bolilvariano di Hugo Chàvez, ma non hanno mutato le loro intenzioni
neppure dopo la sua morte annunciata.
Ora è il turno del primo presidente aymara della Bolivia, Evo
Morales, che ha osato dichiararsi “antimperialista” guidando il suo
popolo verso uno Stato del Buon Vivere, realizzando cambiamenti
sostanziali con nuovi impegni sulla qualità di vita e la protezione
della natura.
Negli ultimi mesi la guerra mediatica contro Evo Morales e il suo
governo si è intensificata; lo hanno definito comunista, dittatore,
chavista, fidelista, individualista, egocentrico, anticlericale,
narcisista, ecc. ecc. Ma c’è un elemento nuovo che consiste nel
corrompere, confondere e sviare le basi tradizionali di appoggio alla
gestione del presidente attraverso le Organizzazioni Non Governative
(ONGs).
8 aprile 2013
COME GLI USA HANNO UTILIZZATO LE ONG PER DESTABILIZZARE IL VENEZUELA
Un documento pubblicato da Wikileaks rivela la strategia in cinque fasi degli Stati Uniti per minare il chavismo del Venezuela utilizzando l'USAID ed altre organizzazioni non governative (ONG). In un messaggio inviato a Washington nel novembre 2006, l'ambasciatore degli Stati Uniti in Venezuela, William Brownfield, ha dettagliato i risultati del suo lavoro nel 2004, che aveva cinque obiettivi:
- 1) Rinforzare le istituzioni democratiche
- 2) Infiltrarsi nella base politica di (Hugo) Chavez
- 3) Disgregare il chavismo
- 4) Proteggere gli interessi vitali delle società statunitensi
- 5) Isolare Chavez a livello internazionale.
4 aprile 2013
GLI USA CERCANO DI RECUPERARE IL CONTROLLO SUL VENEZUELA
Poco
dopo la morte del leader della Rivoluzione Bolivariana e presidente
del Venezuela, Hugo Chàvez, alcuni media della destra statunitense
hanno lanciato una campagna di calunnie, descrivendolo come un
leader “autoritario” e “provocatore di divisioni”. Alcuni hanno anche
espresso la loro speranza che il progetto politico di Chàvez crollasse. Ma, come tutto il mondo può vedere, sono i governi di Stati Uniti e
Canada, e non Chàvez, quelli che sono isolati nel continente. I
presidenti di tutta l’America Latina sono andati a Caracas per
partecipare al funerale e a rendere omaggio a Chàvez. Lì molti di essi
hanno riaffermato il loro appoggio agli ideali di giustizia sociale e
sviluppo, integrazione e indipendenza per l’America Latina che il
leader venezuelano ha appoggiato per tutta la sua vita. Molti messaggi
di simpatia e solidarietà sono arrivati a Caracas, dal Messico
all’Argentina.
Di Yusuf Fernàndez
Vari governanti latinoamericani hanno affermato che, anche in assenza del leader della Rivoluzione Bolivariana, avrebbero continuato a lavorare insieme per sviluppare gli ideali di Hugo Chàvez, che sono stati messi in pratica con successo. Anche il capo di Stato della Colombia – un paese nemico del Venezuela durante il mandato dell’ex presidente Alvaro Uribe – José Manuel Santos ha elogiato l’impegno di Chàvez e del governo del Venezuela nel processo di pace nel suo paese.
Di Yusuf Fernàndez
Vari governanti latinoamericani hanno affermato che, anche in assenza del leader della Rivoluzione Bolivariana, avrebbero continuato a lavorare insieme per sviluppare gli ideali di Hugo Chàvez, che sono stati messi in pratica con successo. Anche il capo di Stato della Colombia – un paese nemico del Venezuela durante il mandato dell’ex presidente Alvaro Uribe – José Manuel Santos ha elogiato l’impegno di Chàvez e del governo del Venezuela nel processo di pace nel suo paese.
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