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14 febbraio 2018
Conosci la CIA: Armi, droga e denaro
Il 22 novembre 1996, il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti accusò formalmente il generale Ramón Guillén Dávila del Venezuela di introdurre cocaina negli Stati Uniti.
I procuratori federali hanno affermato che mentre guidava l'unità anti-droga del Venezuela, il generale Guillén ha fatto entrare più di 22 tonnellate di cocaina negli Stati Uniti e in Europa per i cartelli di Cali e Bogotà. Guillen ha risposto all'accusa dal suo asilo di Caracas, il cui governo ha rifiutato di estradarlo a Miami mentre lo onorava di una grazia per possibili crimini commessi nel compimento del suo dovere. Ha sostenuto che le spedizioni di cocaina negli Stati Uniti erano state approvate dalla CIA, e ha continuato dicendo che "alcune droghe sono andate perse e né la CIA né la DEA vogliono assumersi alcuna responsabilità a riguardo".
La CIA aveva ingaggiato Guillén nel 1988 per aiutarla a scoprire qualcosa sui cartelli della droga colombiani. L'Agenzia e Guillén stabilirono un'operazione di traffico di droga con agenti di Guillén nella Guardia Nazionale Venezuelana per comprare la cocaina dal cartello di Cali e inviarla in Venezuela, dove è stata immagazzinata in magazzini gestiti dal Centro di Intelligence Narcotici di Caracas, che era diretto da Guillén e totalmente finanziato dalla CIA.
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15 ottobre 2017
A 30 anni dalla morte di Thomas Sankara:
Sulle tracce della rivoluzione africana
Il nome di Thomas Sankara ancora oggi viene invocato in Africa quando si parla di riscatto e riaffermazione del continente: l'ex leader burkinabé tuttavia, a distanza di 30 anni è conosciuto anche in Europa e sono i suoi amici ed i suoi familiari a lavorare ogni giorno per farne conoscere la sua personalità ed il suo pensiero politico.
E' il 15 ottobre del 1987: nelle strade di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, blindati e carri armati presidiano ogni incrocio ed i militari fanno irruzione in tutte le sedi governative; in una stanza di un palazzo del centro della città, due compagni d’armi discutono animatamente: si tratta di Thomas Sankara e Blaise Compaoré, rispettivamente presidente e vice – presidente del paese africano e, ad un certo punto, il secondo spara al primo due colpi di pistola che gli risultano fatali. E’ la fine della rivoluzione africana per eccellenza, ma è l’inizio anche di un mito che ancora oggi nel continente nero è sinonimo di speranza mentre, al di là del Sahara e del Mediterraneo, nella vecchia Europa per alcuni inizia ad avere un valore più universale e non solo legato all’Africa; da quella sera di quasi trent’anni fa, sono cambiate molte cose sia nel Burkina Faso che nell’intero contesto internazionale ma, per certi aspetti, quei quattro anni di presidenza di Thomas Sankara sembrano in realtà ancora attuali e squisitamente contemporanei, per non dire forse futuristici.
E' il 15 ottobre del 1987: nelle strade di Ouagadougou, capitale del Burkina Faso, blindati e carri armati presidiano ogni incrocio ed i militari fanno irruzione in tutte le sedi governative; in una stanza di un palazzo del centro della città, due compagni d’armi discutono animatamente: si tratta di Thomas Sankara e Blaise Compaoré, rispettivamente presidente e vice – presidente del paese africano e, ad un certo punto, il secondo spara al primo due colpi di pistola che gli risultano fatali. E’ la fine della rivoluzione africana per eccellenza, ma è l’inizio anche di un mito che ancora oggi nel continente nero è sinonimo di speranza mentre, al di là del Sahara e del Mediterraneo, nella vecchia Europa per alcuni inizia ad avere un valore più universale e non solo legato all’Africa; da quella sera di quasi trent’anni fa, sono cambiate molte cose sia nel Burkina Faso che nell’intero contesto internazionale ma, per certi aspetti, quei quattro anni di presidenza di Thomas Sankara sembrano in realtà ancora attuali e squisitamente contemporanei, per non dire forse futuristici.
12 settembre 2017
Il consigliere di sicurezza del presidente Jimmy Carter: "Ho creato il terrorismo jihadista e non me ne pento!"
"Qual è la cosa più importante per la storia del mondo? I talebani o il crollo dell'impero sovietico?" È la risposta di chi era il consulente per la sicurezza del presidente Jimmy Carter, Zbigniew Brzezinski, alla domanda della rivista francese Le Nouvel Observateur (21 gennaio 1998) sulle atrocità commesse dai jihadisti di al-Qaeda. Un'aberrante mancanza di etica di individui che distruggono la vita di milioni di persone per raggiungere i loro obiettivi.
In questa intervista, Brzezinski confessa un'altra realtà: che i jihadisti non entrarono dal Pakistan per liberare il loro paese dagli occupanti sovietici infedeli, ma che sei mesi prima dell'ingresso dell'Armata Rossa in Afghanistan gli Stati Uniti hanno lanciato l'Operazione Ciclone, il 3 di Luglio 1979, inviando 30.000 mercenari armati anche di missili Stinger, in Afghanistan per devastare il paese, diffondere il terrore, rovesciare il governo marxista del dottor Nayibolá e piazzare una trappola per l'URSS: trasformandola nel suo Vietnam. E ci sono riusciti. Sul loro cammino, hanno violentato migliaia di donne, hanno decapitato migliaia di uomini e hanno causato la fuga di 18 milioni di persone dalle loro case. Caos che continua ancora oggi.
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23 agosto 2017
Il Venezuela oggi come il Cile nel '73. La denuncia del nipote di Salvador Allende
Pablo Sepúlveda Allende, nipote del presidente cileno vittima di un golpe fascista nel 1973, denuncia ai microfoni di teleSUR, che in Venezuela vengono applicate le stesse strategie golpiste di allora.
Pablo Sepúlveda Allende è un medico cileno, nipote del presidente Salvador Allende spodestato 43 anni fa da un colpo di stato fascista con il supporto degli Stati Uniti d’America. Intervistato da teleSUR, nell’ambito del programma ‘Siete Preguntas’, Pablo Sepúlveda Allende ha evidenziato come la guerra non convenzionale, l’accaparramento di prodotti di prima necessità, i sabotaggi e il contrabbando, facciano parte di quella stessa strategia applicata in Cile nel 1973 per rovesciare il legittimo governo guidato da Salvador Allende.
Pablo Sepúlveda Allende è un medico cileno, nipote del presidente Salvador Allende spodestato 43 anni fa da un colpo di stato fascista con il supporto degli Stati Uniti d’America. Intervistato da teleSUR, nell’ambito del programma ‘Siete Preguntas’, Pablo Sepúlveda Allende ha evidenziato come la guerra non convenzionale, l’accaparramento di prodotti di prima necessità, i sabotaggi e il contrabbando, facciano parte di quella stessa strategia applicata in Cile nel 1973 per rovesciare il legittimo governo guidato da Salvador Allende.
«Vi sono molte similitudini, molte somiglianze, soprattutto gli attacchi destabilizzanti della destra - spiega il nipote del presidente cileno - dell’oligarchia nazionale e del governo degli Stati Uniti. La guerra economica è molto simile, quello che sta accadendo attualmente in Venezuela, con la questione dei prezzi, la scarsità di cibo, l’accaparramento, il contrabbando, l’inflazione reale e indotta, è uguale a quello che accadde in Cile».
26 luglio 2017
"Non siamo più ai tempi del colonialismo". Maduro respinge il golpismo della CIA a pochi giorni dalla Costituente
"Domani si chiude una campagna elettorale che ha rimesso in moto le energie più feconde della società venezuelana" “Incontriamoci per evitare la catastrofe”. Dalla cerimonia per la nascita di Simon Bolivar che ha aperto la settimana storico-culturale per i 450 anni di Caracas, il presidente Nicolas Maduro
rivolge un appello solenne all'opposizione.
Sul palco, i vertici del governo e delle Forze Armate. Gesti, discorsi e messaggi vertono sull'indipendenza e sulla determinazione a difenderla in un momento particolarmente delicato per la Repubblica bolivariana. “Non siamo più ai tempi del colonialismo”, dice ancora Maduro denunciando che “la Cia prepara un golpe in Venezuela con la complicità del Messico e della Colombia” e chiedendo ai due governi latinoamericani di esprimersi in merito.
5 luglio 2017
Venezuela: la destra accelera il momento del Colpo di Stato
La destra accelera il momento, spinge il bottone di ognuna delle variabili, prova a spezzare la correlazione di forze, il Colpo di Stato. Lo hanno annunciato: hanno i mesi di giugno e luglio per ottenere l’obiettivo. Hanno dichiarato che, sotto la protezione dell’art. 350 della Costituzione, non riconoscono il Governo, non riconoscono l’appello all’Assemblea Nazionale Costituente e si organizzeranno per impedire che abbiano luogo le elezioni dei costituenti il 30 luglio.
La traduzione di queste parole è stato l’aumento degli scontri dei poteri statali attraverso il Procuratore generale e l’Assemblea Nazionale, tentativi senza troppo successo dell’Organizzazione degli Stati Americani, la pressione dei media, l’acutizzazione degli attacchi all’economia ed una accelerazione della violenza, il terrore nelle strade e l’attacco ai corpi di sicurezza delo Stato, in particolare la Forza Armata Nazionale Bolivariana (Fanb).
Questo scenario violento ha mostrato elementi di novità nelle ultime settimane. Ha caratteristiche come l’attacco sistematico alla base militare di La Carlota a Caracas, con lo scopo di demoralizzare e spezzare la Fanb, la vicinanza di alcuni focolai di violenza al Palazzo di Miraflores, e il ritorno sulle scene dei danneggiamenti nelle città, come è successo all’inizio di questa settimana a Maracay e in località vicine, dove sono stati dammeggiati più di 40 stabilimenti, negozi privati e sedi di istituzioni pubbliche. Uno schema simile a quello impiegato in più di dieci località del paese nelle settimane precedenti.
27 aprile 2017
La rieducazione di Trump
Dopo aver concordato che l'attacco USA contro una base aerea siriana ha costituito una violazione del diritto internazionale, una violazione della sovranità della Siria, un professore di diritto della Ivy League ha detto al Partito Repubblicano di credere che tutto sommato un attacco preventivo fosse giustificato. Il professore l'ha paragonato all'alzare un segnale od una luce di stop in una situazione di emergenza.
Questo è il livello di tortuosa ipocrisia nella quale sono affogati le elite intellettuali USA.
Questo è il livello di tortuosa ipocrisia nella quale sono affogati le elite intellettuali USA.
Nello spettro delle corporation dei media simili irresponsabili "giustificazioni" dominano la conversazione, e così nel centrosinistra. Alcuni, come il già screditato, ma ancora accontentato, Brian Williams del MSNBC, ai confini della pazzia quando invoca il cantautore Leonard Cohen per meravigliarsi della "bellezza" del lancio dei missili da crociera.
21 marzo 2017
La Francia subirà un colpo di Stato oligarchico ?
Ci stiamo muovendo verso un futuro assai poco rassicurante. Il sistema è diventato tirannico e vorrebbe mettere in prigione le persone che non leggono Le Monde. Il trio satanico NATO-BCE-Bruxelles vuole imporre il suo Macron come in passato il suo Juppé. Candidato del triangolo magico Rothschild-Draghi-Soros, il venditore di Alstom è l’incudine sul quale il martello del capitalismo mondiale schiaccerà ciò che resta della Francia libera.
La nuova casta crudele che prende forma sotto l’etichetta di europea o di liberal-libertaria non teme gli ostacoli.
La nuova casta crudele che prende forma sotto l’etichetta di europea o di liberal-libertaria non teme gli ostacoli.
Guy Debord: «Possiamo concludere che sia in atto un cambio imminente e ineluttabile nella casta cooptata che gestisce la dominazione, e notoriamente dirige la protezione della dominazione stessa. Questa novità ovviamente apparirà improvvisamente, come un fulmine. Questo cambio, che si sta completando in tempi straordinari, opera con discrezione, e benché coinvolga persone appartenenti alla stessa sfera di potere, non rinuncia alla cospirazione. Selezionerà coloro che prenderanno parte a questa fondamentale esigenza: mostrare agli altri di quali ostacoli si sono liberati, e di ciò di cui sono capaci».
Gli ostacoli di cui occorre liberarsi sono chiaramente le elezioni.
17 marzo 2017
Cuba: Washington sta preparando un "golpe morbido"?
La Rivoluzione Cubana costituisce una fondamentale pietra miliare nella storia dell'umanità che sfida la legittimazione del capitalismo globale. In tutte le maggiori regioni del mondo la Rivoluzione Cubana è stata una fonte di ispirazione nell'inarrestabile lotta contro la dominazione neocoloniale e l'imperialismo USA.
Il mondo è giunto ad un critico crocevia. In questo frangente della nostra storia, molti "reali" movimenti progressisti verso il socialismo sono stati distrutti e sconfitti attraverso le guerre guidate da USA e NATO, gli interventi militari, le campagne di destabilizzazione, i cambi di regime, i colpi di stato e i golpe "morbidi".
Altri movimenti progressisti, come le sinistre in Europa occidentale e negli USA, sono stati largamente cooptati, spesso finanziati dalle fondazioni delle multinazionali. Il progetto socialista a Cuba ha tuttavia ancora la meglio nonostante il blocco economico degli USA, le operazioni di intelligence e la politica sporca della CIA.
Mentre l'eredità di Fidel Castro continua a vivere, cerchiamo di non farci illusioni perché il fine di Washington non è solo quello di distruggere la Rivoluzione Cubana, ma quello di cancellare la storia del socialismo.
Il mondo è giunto ad un critico crocevia. In questo frangente della nostra storia, molti "reali" movimenti progressisti verso il socialismo sono stati distrutti e sconfitti attraverso le guerre guidate da USA e NATO, gli interventi militari, le campagne di destabilizzazione, i cambi di regime, i colpi di stato e i golpe "morbidi".
Altri movimenti progressisti, come le sinistre in Europa occidentale e negli USA, sono stati largamente cooptati, spesso finanziati dalle fondazioni delle multinazionali. Il progetto socialista a Cuba ha tuttavia ancora la meglio nonostante il blocco economico degli USA, le operazioni di intelligence e la politica sporca della CIA.
Mentre l'eredità di Fidel Castro continua a vivere, cerchiamo di non farci illusioni perché il fine di Washington non è solo quello di distruggere la Rivoluzione Cubana, ma quello di cancellare la storia del socialismo.
7 dicembre 2016
8 novembre 2016
Cosa sta accadendo in Venezuela?
2. Il suo principale obiettivo da quando si è insediata in parlamento è stato quello di rovesciare il Presidente Nicolas Maduro.
3. Per raggiungere tale obiettivo, la destra ha impiegato QUATTRO mesi di dibattito su quale dovrebbe essere il modo di disinsediare il Presidente, considerando alla fine le seguenti opzioni:
- Esigere le sue dimissioni.
- Accusarlo formalmente mediante la Procura.
- Dichiararne il suo stato di incapacità mentale.
- Annullare le elezioni asserendo che il presidente è di nazionalità colombiana.
- Modifica o riforma della Costituzione per accorciarne il periodo di mandato.
- Formare un'assemblea costituente.
- Esercitare pressioni sociali nelle piazze.
- Indire un referendum revocatorio (1)
4. Solo alla fine di aprile, ha deciso di attivare la procedura per l'indizione del referendum revocatorio della carica.
Attivando il meccanismo in aprile anziché in gennaio, quando era già compiuta la metà del periodo costituzionale di carica del Presidente, la destra non avrà il tempo per indire il referendum revocatorio entro il 2016, a causa dei termini stabiliti nella normativa che regola la sua attivazione e convocazione che prevedono una procedura della durata di almeno 260 giorni.
13 ottobre 2016
Brasile, la ragione e la storia
Il carattere anomalo dell’impeachment contro Dilma Rousseff -anomalo perché il fatto di aver rispettato ritualmente i passi costituzionali non è riuscito a occultare il dato fondamentale, cioè l’assenza del delitto- non deve impedirci di analizzare gli errori che lo hanno reso possibile, non per colpire il pugile già al tappeto ma per cercare di salvare il salvabile in un processo che merita attenzione.
E in questo senso la prima cosa che occorre mettere in evidenza è il cambiamento di contesto. Com’è noto, a partire dal 2002-2003 l’America Latina ha vissuto un decennio di alta crescita economica che in alcuni Paesi ha raggiunto tassi cinesi (anche se si dovrebbe rivedere questo paragone perché ormai la Cina non cresce più a tassi cinesi). Il Brasile, anche se è cresciuto a un ritmo più lento della media regionale, è cresciuto in modo sostenuto finché, a un certo momento tra il 2011 e il 2012, si è fermato. La risposta di Dilma a questo cambio di direzione del vento è stata la peggiore tra tutte quelle possibili: tradendo le sue promesse elettorali, ha imposto un aggiustamento ortodosso non molto diverso da quello che proponeva l’opposizione di destra durante la campagna elettorale, incaricando di questo compito il banchiere ultraliberale Joaquim Levy al quale dopo ha tolto l’appoggio, a tal punto che alla fine rifiutava di farsi fotografare con lui.
E in questo senso la prima cosa che occorre mettere in evidenza è il cambiamento di contesto. Com’è noto, a partire dal 2002-2003 l’America Latina ha vissuto un decennio di alta crescita economica che in alcuni Paesi ha raggiunto tassi cinesi (anche se si dovrebbe rivedere questo paragone perché ormai la Cina non cresce più a tassi cinesi). Il Brasile, anche se è cresciuto a un ritmo più lento della media regionale, è cresciuto in modo sostenuto finché, a un certo momento tra il 2011 e il 2012, si è fermato. La risposta di Dilma a questo cambio di direzione del vento è stata la peggiore tra tutte quelle possibili: tradendo le sue promesse elettorali, ha imposto un aggiustamento ortodosso non molto diverso da quello che proponeva l’opposizione di destra durante la campagna elettorale, incaricando di questo compito il banchiere ultraliberale Joaquim Levy al quale dopo ha tolto l’appoggio, a tal punto che alla fine rifiutava di farsi fotografare con lui.
2 settembre 2016
...E il golpe c’è stato in Brasile
Il sogno della destra brasiliana, dal 2002, si è realizzato. Non sotto le forme precedenti che essa ha provato. Non come quando cercò di far cadere Lula nel 2005, con un impeachment, che non andò a buon fine. Non con i tentativi elettorali, nel 2006, 2010 e 2014, quando fu sconfitta. Adesso hanno trovato la scorciatoia per interrompere i governi del PT (Partito dei Lavoratori), proprio quando avrebbero continuato a perdere le elezioni con Lula come prossimo candidato.
E’ stato tramite un golpe ‘bianco’, per il quale i golpe dell’Honduras e del Paraguay sono serviti da laboratorio. Sconfitta in 4 successive elezioni e con l’enorme rischio di continuare ad esserlo, la destra ha trovato la scorciatoia di un impeachment senza alcun fondamento, contando sul tradimento del vice-presidente, eletto due volte con un programma ma disposto invece ad applicare il programma sconfitto 4 volte nelle urne.
21 luglio 2016
Il ridicolo colpo di stato in Turchia in 17 riflessioni
Di Nazanìn Armanian
In base alla scarsa informazione disponibile sui fatti del 15 luglio, mi vengono le seguenti idee:
1. Anche se il regime di Recep Tayyip Erdogan è capace di commettere un attentato di “falsa bandiera” (aveva progettato di distruggere il mausoleo dello Sha Solimano, fondatore della dinastia ottomana, situato in Siria e di lanciare un missile sui propri cittadini, incolpando di entrambi gli atti il governo di Bashar al Assad, come ha rivelato nel marzo 2014), non lo farebbe partendo dall’esercito. Sarebbe un’operazione troppo arrischiata, con armi reali, tramite un’istituzione in cui il presidente turco non ha fiducia.
2. E’ dubbio anche che Fathola Gülen, il religioso sunnita turco felicemente residente negli USA abbia potuto, come indica Erdogan, mobilitare migliaia di militari di un esercito profondamente laico. Oltretutto il suo metodo è prendere il potere infiltrandosi nei luoghi chiave del potere, non patrocinare una rivolta di amateurs.
3. E’ possibile organizzare un colpo di Stato in un paese della NATO (che non solo è ubicato nella regione più strategica del mondo ma che è anche in guerra) senza che il Pentagono lo sappia e lo autorizzi? Gli almeno 1.500 militari USA presenti nelle basi in Turchia avrebbero dovuto sapere qualcosa dei piano di alcuni golpisti che, oltretutto, hanno agito come dilettanti.
In base alla scarsa informazione disponibile sui fatti del 15 luglio, mi vengono le seguenti idee:
1. Anche se il regime di Recep Tayyip Erdogan è capace di commettere un attentato di “falsa bandiera” (aveva progettato di distruggere il mausoleo dello Sha Solimano, fondatore della dinastia ottomana, situato in Siria e di lanciare un missile sui propri cittadini, incolpando di entrambi gli atti il governo di Bashar al Assad, come ha rivelato nel marzo 2014), non lo farebbe partendo dall’esercito. Sarebbe un’operazione troppo arrischiata, con armi reali, tramite un’istituzione in cui il presidente turco non ha fiducia.
2. E’ dubbio anche che Fathola Gülen, il religioso sunnita turco felicemente residente negli USA abbia potuto, come indica Erdogan, mobilitare migliaia di militari di un esercito profondamente laico. Oltretutto il suo metodo è prendere il potere infiltrandosi nei luoghi chiave del potere, non patrocinare una rivolta di amateurs.
3. E’ possibile organizzare un colpo di Stato in un paese della NATO (che non solo è ubicato nella regione più strategica del mondo ma che è anche in guerra) senza che il Pentagono lo sappia e lo autorizzi? Gli almeno 1.500 militari USA presenti nelle basi in Turchia avrebbero dovuto sapere qualcosa dei piano di alcuni golpisti che, oltretutto, hanno agito come dilettanti.
20 luglio 2016
Brasile: "Il governo provvisorio è illegittimo e corrotto"
'A Verdade' ha intervistato Ivan Pinheiro, 70 anni, segretario-generale del Partito Comunista Brasiliano (PCB). Avvocato, Ivan ha iniziato la sua militanza politica fin dalla gioventù, nel movimento studentesco di Rio de Janeiro. Nel 1976, entrò nel PCB e fu eletto presidente del Sindacato dei Bancari, importante trincea di resistenza alla Dittatura Militare. In questa intervista, espone l'opinione del PCB sulla congiuntura nazionale, la lotta contro il governo golpista di Michel Temer e difende l'unità delle forze popolari nella costruzione di una alternativa a sinistra per la crisi capitalista.
19 luglio 2016
Consigli di un esperto greco ai golpisti turchi (ed altri...)
Turchia. L’errore più grande: non essere riusciti a neutralizzare Erdogan. A Cipro nel 1974 i golpisti hanno bombardato a lungo il palazzo presidenziale per uccidere il Presidente Makarios. Lui è riuscito miracolosamente (non a caso era arcivescovo) a fuggire: il governo golpista è crollato dopo cinque giorni, non appena i turchi hanno invaso l’isola.
Neanche i colpi di stato militari sono più quelli di una volta. Errori madornali, ingenuità, gravi, troppe negligenze hanno caratterizzato il tentato golpe in Turchia. Tanto che proprio la tecnica dilettantesca ne ha decretato anche il fallimento. Eppure, l’esercito turco ha una lunga storia di pronunciamenti militari, seguendo la gloriosa tradizione balcanica, che ha fatto scuola in Medio Oriente e in America Latina.
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