Una delle cose più sorprendenti che ho imparato sull' Olocausto è stato che i nazisti non si accontentarono solo di uccidere gli ebrei. Volevano rubare la loro dignità, disumanizzarli. Questa politica è stata particolarmente evidente nel modo in cui i nazisti idearono e diressero i loro ghetti infami. Uno dei più noti è stato il ghetto di Varsavia. Il ghetto di Varsavia è stato creato con la chiusura di una sezione della città e la cattura della popolazione ebraica all'interno delle sue mura. Il muro di cinta del ghetto era di 3,5 metri di altezza ed aveva il filo spinato e pezzi di vetro sulla parte superiore. Ci volle molto tempo e costò molto denaro. Le porte erano fortemente vigilate e le guardie sparavano a chiunque cercasse di entrare o uscire senza permesso. La politica era "sparare per uccidere", perché la vita di chi era all'interno del ghetto non aveva alcun valore. Morti che camminavano, abbandonati da norme sociali e leggi a tutela dei diritti umani.
di Noam Chomsky In These Times
A novembre c’è stato l’anniversario di due grandi avvenimenti del 1989: “il più importante anno nella storia mondiale dal 1945”, come lo storico britannico Timothy Garton Ash lo ha descritto.
Quell' anno “tutto cambiò”, scrive Garton Ash. Le riforme in Russia di Mikhail Gorbaciov e la sua “ impressionante rinuncia all’uso della violenza”, hanno condotto alla caduta del muro di Berlino il 9 novembre e alla liberazione dell’Europa dell’Est della tirannia russa.
Gli elogi sono meritati, i successi memorabili. Ma le prospettive alternative possono essere rivelatrici.
Il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha dato tale prospettiva- non intenzionalmente- quando ci ha esortato tutti ad “usare l’inestimabile dono della libertà per finire coi muri dei nostri tempi”.
Un modo per seguire i suoi buoni consigli sarebbe quello di smantellare l’enorme muro di Berlino, che ridimensionato in scala e lunghezza di Berlino, adesso serpeggia in territorio palestinese violando la legge internazionale.
Quinto anniversario della morte del leader storico dei Palestinesi.
Isabel Pisano con Yasir Arafat
Di Sandro Cruz
Ricordando il quinto anniversario della morte di Yasir Arafat, si pubblica la testimonianza di Isabel Pisano sulla vita dell’uomo che incarnava il combattimento del popolo palestinese. Per molti anni la giornalista latino americana- spagnola e il leader della OLP hanno vissuto in modo discreto una passione amorosa, un amore che ha attraversato il tempo e che è stato testimone di una tragedia storica. Questo libro dà una visione profondamente umana di un personaggio che ha segnato il nostro tempo e che i suoi avversari non hanno mai smesso di diffamare prima di assassinarlo per avvelenamento.
Sandro Cruz: Isabel Pisano lei è un' importante e famosa giornalista nel suo paese d’adozione (la Spagna) (1). Lei ha mantenuto un contatto privilegiato con Yasir Arafat per motivi professionali (giornalismo) ma anche una relazione sentimentale con lui. Perché gli ha consacrato una bibliografica che è stata pubblicata in francese e in castigliano?
Isabel Pisano: In vita e principalmente dopo la sua morte, l’insostituibile leader Yasir Arafat è stato calunniato ad oltranza. Ho voluto dare al mondo in generale, anche agli occupanti della Palestina, Iraq e Afghanistan, e senza dimenticare il martoriato Libano, la vera immagine di Abu Ammar (2). E ricordare inoltre che i progetti dei cinque proprietari del mondo non passeranno. Perché per sostituire Yasir Arafat, centinaia di bambini nei territori occupati stanno facendo la fila.E’ un libro utile anche, per i governanti smemorati che accettano passivamente l’olocausto del popolo palestinese.
L’ONU mette allo stesso livello i “crimini di guerra” di Israele e Hamas.
Non è una sorpresa: L' ONU è (ed è stata storicamente) uno strumento al servizio degli eventuali interessi dell’asse sionista USA-UE, che lo utilizza sia per legittimare le elezioni nei paesi militarmente occupati come l’Iraq o l’Afghanistan, sia per legittimare colpi di Stato mostrati come “ ribellioni democratiche” negli ex paesi sovietici, sia per giustificare l’uccisione del “surplus di popolazione”, sia per qualificare come “organizzazioni terroristiche” i movimenti nazionalisti che resistono con le armi all’espropriazione del loro petrolio e delle loro risorse naturali da parte delle potenze capitaliste e dei governi che le servono. Dietro un volto "umanista e democratico", l' ONU è un gendarme feroce politico e diplomatico del sistema capitalista imperiale che, attraverso l’uso del Consiglio di Sicurezza, impone le regole del gioco e gli interventi internazionali contro chi si ribella allo status quo del dominio sionista su scala globale. La sua ultima azione: portare il livello dello Stato genocida israeliano (invasore storico e sterminatore del popolo palestinese), sulla stessa scala di “crimini di guerra” con le organizzazioni di resistenza palestinesi che si oppongono a riconoscerlo e lottano per espellerlo dai loro territori invasi.
(Un poliziotto della frontiera israeliana trattiene un dimostrante palestinese)
di Thalif Deen
Analisti e difensori dei diritti umani hanno condannato gli sforzi degli Stati Uniti di ostacolare una azione contro Israele e Hamas (acronimo arabo di Movimento di Resistenza Islamica) per i crimini di guerra commessi durante l’ultimo conflitto a Gaza.
Il presidente del Movimento dei Paesi Non Allineati, composto da 118 membri, l’egiziano Maged Abdelaziz, ha insistito al Consiglio Di Sicurezza dell’ ONU di “considerare seriamente e di agire d’accordo sulle raccomandazioni” del rapporto presentato il mese scorso dalla Missione di Ricerca delle Nazioni Uniti per il Conflitto di Gaza, diretta dal giudice sudafricano Richard Goldstone.
Ma il governo del presidente Barack Obama insiste sul fatto che le accuse del dossier dovrebbero essere studiate dal Consiglio dei Diritti Umani, con sede a Ginevra. Giovedì, l' organismo dell' ONU si riunisce per analizzare il dossier.
Il Primo Ministro turco Recep Tayyip Erdogan e il Presidente israeliano Shimon Peres, durante l'ultimo World Economic Forum di Davos.
Come conseguenza dei segnali turchi di prendere distanza in modo sempre maggiore da Israele e rafforzare i suoi legami con la Siria e l'Iran, Israele ha avvertito che il governo di Recep Tayyip Erdogan si sta avvicinando sempre di più all’ “asse del male”. Le relazioni sono diventate estremamente tese dopo la decisione della Turchia di cancellare un esercizio militare congiunto con lo stato ebraico.
Il ministro di Relazioni Estere, Avigdor Lieberman, commentando il deterioramento dei rapporti con Ankara, giovedì ha fatto notare che “la situazione non dipende da noi”, aggiungendo che la decisione del governo turco lo avvicina all’ “asse del male”.
Il ministro, in visita in Kazakistan, ha detto che la politica della Turchia "tende a renderla più vicina alla Siria, Iran e Hamas.
Cecilie Surasky intervista Naomi Klein eYael LererUn'intervista con Klein e con l'editore israeliano Yael Lerer sul perchè boicottare Israele farà pressione sul Paese perchè rispetti la legge internazionale.
Poche campagne su un argomento di giustizia globale sono più accentratrici, anche esplosive, che l’intento di usare il boicottaggio, il disinvestimento e le sanzioni internazionali per fare pressione su Israele con lo scopo che metta fine all' occupazione, dopo 42 anni, nei territori palestinesi.
Dopo di essersi opposto inizialmente a questa tattica, si è convinto della sua utilità ed ha scritto che la pressione esterna è “l’ unico modo per salvare Israele da se stesso”.
Gordon era preparato ad una reazione ma non a quella che ha subito in queste ultime settimane: membri del parlamento israeliano, il Knesset, hanno richiesto la sua destituzione immediata; il ministro dell’Educazione ha qualificato il suo articolo come ripugnante; e la presidentessa della sua università l’ha lasciato a piedi, affermando che invitava le personalità accademiche che condividessero quei sentimenti (come quelli di Gordon) a cercare altrove un'altra istituzione accademica e personale. Più tardi, ha fatto capire che le dichiarazioni di Gordon potevano costituire un atto traditore.
Evidentemente, la strategia del BDS, che è stata parte della denominata strategia Sud Africa, traccia una linea di sabbia affinché molti di quelli che credono che esercitare una pressione economica su Israele è necessariamente anti ebraica.
Come volevasi dimostrare le belle parole pronunciate martedì scorso dal presidente israeliano Shimon Peres, sulla ripresa dei colloqui di pace con i palestinesi e sulla fine della colonizzazione della Cisgiordania, si sono dimostrate prive di ogni fondamento. Secondo quanto riportato ieri dal quotidiano Maariv, l’entità sionista avrebbe siglato un accordo con gli Stati Uniti per continuare la costruzione di 2500 abitazioni negli insediamenti della Cisgiordania. Un’intesa che sarebbe stata raggiunta durante l’incontro avvenuto lunedì scorso a Londra tra il ministro israeliano della Difesa, Ehud Barak, il premier Benjamin Netanyahu (foto), con l’inviato degli Usa per il Vicino Oriente, George Mitchell, che come rappresentante della nuova amministrazione Usa era tornato a chiedere ai vertici dell’entità sionista di congelare la propria politica espansionistica. L’accordo toglie il velo di ipocrisia che nelle scorse settimane aveva coperto le belle parole con cui gli Usa affermavano che non avrebbero accettato la costruzione di nuovi insediamenti né l’espansione delle colonie esistenti.
BEIRUT24 giugno 2009 - Linguista di fama mondiale, studioso e analista politico il professore Noam Chomsky ha scritto ampiamente sul conflitto israelo-palestinese, e sulla politica estera degli Stati Uniti. Chomsky espone il suo punto di vista sui recenti sviluppi in Medio Oriente alThe Daily Star(ndt quotidiano libanese).
Noam Chomsky è stato intervistatoda Richard Hall
Domanda: Vede delle differenze fra le politiche dell'Ex Presidente degli Stati Uniti George W. Bush ed il suo successore Barack Obama per quanto riguarda il conflitto israelo-palestinese?
Chomsky: Fondamentalmente, c’è poca differenza. Obama ha ripetuto le posizioni di Bush, virtualmente nelle stesse parole. Come Bush, ha richiesto “uno stato palestinese” e come Bush, lascia interamente vago che cosa significhi. Può essere interpretata facilmente per essere la stessa posizione di Netanyahu nel 1996, quando è diventato il primo primo ministro israeliano a tollerare l'istituzione di uno stato palestinese, un fatto che sembra essere dimenticato. Shimon Peres aveva appena lasciato l’ufficio dichiarando che non ci sarebbe mai stato uno stato palestinese. Il Ministro delle informazioni di Netanyahu, una volta gli è stato chiesto se adotterebbe la stessa politica, rispose che se i palestinesi volevano denominare i frammenti lasciati a loro “uno stato”, allora benissimo. Oppure potrebbero denominarlo “pezzetti di pollo fritto”.
Non sappiamo se Obama intenda “il pollo fritto”. Sappiamo che ha eluso con molta attenzione il cuore dell'iniziativa di pace araba che approvò.
Gli abitanti di Rafah si sono svegliati ieri in un clima teso di fronte alla possibilità, dopo confermata, che militari israeliani ricominciassero ad attaccare con la scusa di distruggere dei tunnel da dove, affermano, vengono introdotte armi da contrabbando.
Questi sottopassaggi clandestini vengono utilizzati generalmente dai palestinesi per introdurre merce ed evadere al blocco imposto da quasi due anni da Israele, all’enclave con la chiusura degli incroci terrestri e restrizioni alla navigazione in acque giurisdizionali.
Sia l’aggressione di venerdì pomeriggio, che ha ferito 3 persone, sia quella di ieri sono state giustificate dal comando castrista sionista come risposta a spari con missili delle milizie palestinesi contro il territorio di Israele.
Combattenti dei Comitati di Resistenza Popolare hanno rivendicato l'esplosione di tre bombe da mortaio contro una pattuglia delle forze speciali israeliane a Negev, senza causare vittime o danni materiali. Portavoci israeliane hanno confermato, da parte loro, che due proiettili hanno avuto un impatto in un’area non abitata del sud, anche se hanno evitato di precisare che l’attacco palestinese è stato la risposta da parte della resistenza ai bombardamenti di venerdì scorso.
Il governo israeliano contratta a 7 esperti per migliorare i risultati delle ricerche in rete.
I palestinesi hanno messo mano al canale di ricerca Google? Una semplice ricerca della parola "Israele" indica che non è così. Però, il Ministro degli Esteri di Israele, sembra essere convinto che esiste un complotto internazionale contro lo stato ebraico ed esige che vengano prese misure urgenti. Il mese scorso questo stesso ministro ha lanciato una campagna per reclutare a naviganti ebraici e non ebraici che siano disposti a dedicare parte del loro tempo libero a scrivere nei fori e blogs di internet difendendo Israele in tutte le lingue immaginabili. I volontari ricevono tramite posta elettronica l'informazione che devono introdurre in rete. La seconda parte della campagna, che inizia adesso, pretende di mettere a freno il teorico complotto internazionale di Google. Il ministero assicura che quando si mette nella barra di ricerca la parola "Israele" o altra simile, la prima cosa che appare sono immagini di distruzione che hanno causato nella striscia di Gaza. Il Ministero degli Esteri afferma che c'è un complotto su Google.
di Nizar Sakhnini L’influenza sionista sulla Palestina cominciò nel 1882. Ci sono state 6 ondate di immigrazione ebraica tra il 1882 ed il 1948. Come risultato, il numero di ebrei in Palestina aumentò di approssimativamente 650.000.
Durante la Conferenza di pace di Parigi nel 1919, i sionisti chiesero la creazione di uno stato nel territorio che includeva tutta la Palestina mandataria, il Libano meridionale fino al fiume Litani, le Alture del Golan e parte della Giordania occidentale lungo una linea parallela alla ferrovia di Hijaz fino ad Aqaba. Da lì, la linea piega a nordovest verso Al Arish in Egitto. (David McDowall, Palestine and Israel: The uprising and Beyond, Berkeley, Los Angeles: University of California Press, 1989, p. 20. Vedere anche: Simha Flappan, The Birth of Israel: Myths and Realities, New York: 1987, p. 17)
Sameer Dossani intervista Noam Chomsky
Foreign Policy in Focus
DOSSANI:Il governo israeliano e molti personaggi politici ufficiali, in Israele e negli Stati Uniti, sostengono che l'attacco a Gaza vuole por termine al lancio di missili Qassam su Israele. Ma diversi osservatori sostengono che, se questo fosse il problema, Israele avrebbe fatto maggiori sforzi per rinnovare l'accordo di cessate il fuoco, scaduto a dicembre, che aveva quasi fermato il lancio di missili. Secondo lei, quali sono I veri motivi delle attuali azioni israeliane?
CHOMSKY: Questo è un tema che risale fino alle origini del sionismo. Ed è assai razionale: “Ritardiamo negoziati e diplomazia quanto più possibile, e nel frattempo 'costruiamo fatti sul terreno'. Così Israele crea le basi che un qualche accordo alla fine ratificherà; ma più creano, più costruiscono, migliore sarà per loro l'accordo. Lo scopo è di portar via qualunque cosa abbia valore in quella che una volta era la Palestina, e di scardinare quel che resta della popolazione originaria..
Penso che uno dei motivi per cui negli Stati Uniti questo ha il sostegno popolare è che ricorda molto bene la storia americana. Come si sono costituiti gli USA? La tematica è simile.
Un ex membro di uno squadrone della morte israeliana ha rotto il silenzio per la prima volta: storia di un soldato.
La politica militare di Israele di assassini selettivi è stata descritta dall'interno per la prima volta. In un'intervista con l'Indipendent on Sunday, e nella sua testimonianza ad una organizzazione di ex soldati, Breaking the Silence (Rompendo il silenzio), un ex membro di uno squadrone della morte, ha parlato del suo ruolo in un'imboscata fallita nella quale morirono due passanti palestinesi così come i due combattenti attaccati. L'operazione, che ebbe luogo poco più di otto anni fa, all’inizio dell'attuale Intifada, causò traumi psicologici all'ex tiratore scelto. Fino ad oggi non ha mai raccontato ai genitori la sua partecipazione a quello che chiamò "il primo assassinio faccia a faccia dell'Intifada".
In questi giorni di crisi economica, di eccesso della spesa di bilancio, di stanziamenti, svariati milioni di dollari di riscatto, quando gli americani sono costretti a tirare la cinghia, uno degli stanziamenti più automatici - un salvataggio che si nota subito - va a un governo straniero, ma è poco conosciuto dalla maggior parte degli americani. L' aiuto militare degli Stati Uniti a Israele è stimato in incrementi annui di miliardi di dollari, ma praticamente non sono in discussione, mentre altri esborsi fiscali sono drasticamente tagliati. Stati Uniti e Israele firmarono nel mese di agosto 2007 un "Memorandum of Understanding" (Memorandum d'intesa), impegnandosi a dare ad Israele 30 miliardi di dollari in aiuti militari nel corso del prossimo decennio. Si tratta di un assegno versato in contanti all'inizio di ogni anno fiscale. L'unica clausola sull'uso di tale dono in denaro a Israele è che spenda il 74% per l'acquisto di beni e servizi militari statunitensi.
La conferenza tenutasi lo scorso Lunedi a Sharm el-Sheikh, in Egitto, non aveva nulla a che fare con un tentativo di alleviare la terribile crisi umanitaria a Gaza, né il suo scopo apparente era quello di ricostruire le case, fabbriche, scuole e infrastrutture distrutte da parte di Israele. Il suo scopo dichiarato era quello di fornire la copertura per la promozione degli interessi geopolitici di Washington nel Medio Orientericco di petrolio, ribaltamento di Hamas al potere e ripristinare il screditato presidente palestinese, Mahmoud Abbas, contribuendo così al controllo della regione in funzione degli interessi di Stati Uniti ed Israele. La riunione è avvenuta dopo la guerra di Israele contro Gaza che è durata venti giorni, con il sostegno degli Stati Uniti che ha avuto inizio alla fine dell'anno scorso, un attentato che ha ucciso oltre 1.300 palestinesi, molte migliaia di feriti e di sfollati, hanno perso casa più di 400.000 persone. La conferenza dei donatori, con l'assistenza del Segretario di Stato, Hillary Clinton è parte di un tentativo da parte della amministrazione Obama di sembrare più imparziale nel suo approccio verso il Medio Oriente in generale e per il conflitto israelo-palestinese in particolare. Ciò è essenziale per fornire la copertura della collusione dei regimi arabi con gli Stati Uniti nell'occupazione in Iraq, la guerra in Afghanistan e in qualsiasi offensiva contro l'Iran.
Comunicato Stampa No. 63 - 08.02.2009 1-Elezioni nello stato di Israele...
Martedì prossimo ci saranno le elezioni nello Stato di Israele. Secondo le ultime inchieste della Catena Diez della televisione israeliana, il favorito è il falco Benjamin “Bibi” Netanyahu del partito di estrema destra Likud che otterrà 27 dei 120 seggi, che diventerà il nuovo primo ministro di Israele, mentre Tzipi Livni, attuale cancelliere di Israele otterrà 25 seggi per il partito officialista di Kadima, e anche Israele Beitenu della estrema destra del partito Avigdor Lieberman otterrà 19 seggi.
Netanyahu ha dichiarato che darà un “importante ministero” a Israel Beitenu che “da impulso per un attacco più duro a Gaza e registra un consenso costante, specialmente tra i giovani”.
Quindi, da martedì prossimo, lo Stato Terrorista di Israele rafforzerà e raddoppierà la sua politica di genocidio e di terrore, specialmente in quel grande campo di concentramento con 1.500.000 prigionieri civili, vero Auschwitz in pieno Medio Oriente e in pieno XXI secolo, nel quale gli israeliani hanno trasformato la striscia di Gaza- secondo le parole del Cardinale Renato Martino, Presidente del Consiglio per la Giustizia e la Pace nel Vaticano.
Non c'illudiamo: il “cessare il fuoco” dichiarato da Israele lo scorso 19 di gennaio è servito puntualmente solo per due scopi:
Negli Usa: Permettere la vittoria di Barack Obama e del suo gabinetto pro-Israele, senza che il genocidio portato avanti da Israele nella striscia di Gaza venisse riportato nelle prime pagine dei giornali, e
In Israele: Permettere che il 10 febbraio si portassero in modo ordinato le elezioni in Israele, consolidando così l' estrema sinistra al potere.
Ciò che sta arrivando…
-Rinnovati attacchi e uccisioni nella Striscia di Gaza da parte delle forze d' invasione terroristiche dello Stato di Israele, aumentando così l’Olocausto Palestinese.
-Rinnovati attacchi contro il sud del Libano e le forze di Hezzbollah e, ancora più importante,
L’inizio del lungamente pianificato e sperato attacco militare unilaterale dello Stato di Israele sostenuto dagli Usa contro la Repubblica dell’Iran non appena Netanyahu e i tre sionisti “chiave” nel governo di Obama (il vicepresidente Joe Biden, la segretaria di Stato Hillary Clinton e il capo del gabinetto nordamericano-israeliano Rahm Emanuel) abbiano finito di ordinare e consolidare la loro alleanza politico-militare.
Questo attacco utilizzerà nuove armi nucleari, motivo per il quale questo 2009 vedrà l’inizio di un confronto nucleare di portata e prospettive non calcolabili.
2-La Patagonia nuovamente nel mirino del sionismo internazionale.
Il Vice-comodoro Horacio Ricciardelli, presidente dell'”Agrupaciòn Condor Nacional”, ha emesso un importante comunicato mettendo in allerta la popolazione sulle dichiarazioni di Hernando Grousbau, console onorario dello Stato di Israele in Patagonia, e Presidente dell’Associazione israeliana a Neuquén, Cipolletti, Allen e anche la DAIA. Grossman ha espresso a nome della comunità ebraica di quella zona "la sua solidarietà con il popolo e con lo Stato di Israele, sottomesso al terrorismo del gruppo di Hamas, che ha lanciato mille di missili e mortai sulla popolazione civile israeliana durante quest’ultimi sette anni, incluso il periodo di tregua tra Israele e la stessa organizzazione di Hamas".
In questo modo, un agente di una potenza estera insieme a organizzazioni come la DAIA che sono agenti di una potenza estera, operano liberamente all’interno del nostro paese, con la pretesa di coinvolgere tutta la nostra comunità –ebraica- e allinearsi con la politica terroristica dello Stato di Israele.
Come abbiamo informato in pubblicazioni anteriori, la presenza di “mochileros (quelli che portano gli zaini) molti di loro dell’esercito israeliano, lungo tutta la Patagonia, Argentina e Cile, stanno facendo rilevamenti per future occupazioni, fanno temere per il futuro della nostra Patagonia.In più considerando che lo stesso padre del sionismo internazionale, Theodor Herzl, nel suo libro ”Lo stato ebraico” (Vienna.1896) propone esplicitamente la creazione di un secondo stato ebraico “in Argentina in cambio di un compenso economico” (Debito per territorio?)
Si chiede così il VCom(R)VGM Horacio Ricciardelli: ”Sarà Grosbaum uno dei prossimi governati della Repubblica della Patagonia Andina? Il SIDE o SIE invece di spiare cosa fa l’opposizione o quelli che difendono l’interesse e il patrimonio nazionale argentino, starà investigando sulle denunce fatte da un anno da un Capo di di Stato Maggiore dell’Esercito? Motivo per il quale ha perso il posto, da un' ispezione totale della Patagonia e altre zone del territorio nazionale (Misiones) da parte di un gruppo di israeliani, così come lo fanno gli inglesi da secoli e gli statunitensi comprano grandi estensioni di terreno e inaugurano aeroporti? La Patagonia è territorio liberato? Sanno gli argentini che non possono essere collocati radars nella Patagonia per ordine dell’Inghilterra(Trattato di Madrid,1990), e che il controllo del Sud Atlantico potrebbe essere interpretato come un’aggressione al controllare le sue aree d’influenza verso le Falkland(Malvinas) e lo spostamento di navi e aeronavi militari? Sanno gli argentini che qualche anno fa è stato disattivata la più grande unità operativa aerea di combattimento, la XBrig Aérea con sede a Rio Gallegos, Santa Cruz, che inoltre era un’unità chiave per la connessione aerea verso l’Antartide Argentina?
Ciò che sta arrivando:
-La “palestinizzazione” della Patagonia Argentina e, per estensione, di tutto il nostro paese? Da qui l’importanza di prendere coscienza del pericolo che rappresentano gli obiettivi e interessi del sionismo internazionale sul nostro paese.
-Le due pinze del terrorismo intellettuale sionista che utilizzano per aggredire chi ha un’opinione diversa sono: l”antisemitismo” e il Mito dell’Olocausto, come drammatizzazione storica fino all’assurdo che ha permesso al sionismo di ottenere ampi consensi di simpatia e appoggio tra i grandi settori dell’opinione pubblica, che si traduce in appoggio concreto-e molto stretto nel caso degli Usa-agli obiettivi e interessi politici, militari, diplomatici ed economici dello Stato Terrorista di Israele.
-Avanza il Terrorismo intellettuale nel mondo e nell’Argentina.
Nel suo “proclama politico” numero 278 del 06-02.08, il Dr Juan Gabriel Labaké segnala il fenomeno della moderna Gestapo della signora Angela Merkel che esige al tedesco e impaurito papa Benedetto XVI far resuscitare l’inquisizione per vietare che la terra ruoti intorno al sole. Ma questa volta, non perché l’ha detto la Bibbia ebraica, chiamata Antico Testamento nella sua infantile leggenda sulla creazione del mondo (e di Abramo, Giacobbe, Mosè l’esodo e il diritto del “popolo eletto” di uccidere altri per togliere loro le terre), ma perché questo esigono i sionisti, padroni unici e assoluti della infantile “storia ufficiale” creata da Hollywood. Il sionismo internazionale batte i piedi, con tutto il suo potere politico (e finanziario, la Merkel e il Papa lo sanno) e tutti tremano in Germania e in altri paesi satelliti, come il nostro.
Per obbedire come si deve agli ordini del sionismo, il governo argentino è pronto ad inviare al Parlamento un progetto di legge con il quale sarà un delitto penale investigare se sono reali le cifre e metodi che la storia ufficiale sionistica ha imposto come dogma indiscutibile sul così denominato Olocausto.
Ci prepariamo, così, ad entrare in una nuova notte oscurantista e tenebrosa, simile alla vissuta (sofferta) durante la dittatura militare.
Di fronte all'ospedale Shifa di Gaza, uno dei tre principali nosocomi della Striscia, il muezzìn chiama alla preghiera di mezzogiorno del venerdì, tradizionalmente la più partecipata. Il traffico si interrompe quasi totalmente e il caos del mercato cittadino si tacita. La gente della zona e i dipendenti dell'ospedale affluiscono ordinatamente verso la moschea di Shifa. Solo che la moschea non c'è più.
E' stata rasa al suolo, come molte altre, dall'offensiva israeliana di gennaio. La moschea di Shifa sorgeva a pochi metri dall'omonimo ospedale sotto cui, secondo i servizi di intelligence israeliani, si nasconde la leadership di Hamas. Le macerie sono state in gran parte rimosse e al posto del santuario c'è una spianata, sopra la quale sono stati disposti teli e tappeti per la preghiera. Il sermone tra le macerie è un'immagine che ben rappresenta la situazione della Striscia di Gaza dopo l'operazione Piombo Fuso. Più di metà delle strutture del territorio, in gran parte civili, sono state almeno danneggiate. Secondo le ultime stime, ricavate dalle missioni di valutazione umanitaria giunte dopo l'offensiva, gli edifici completamente distrutti sono almeno 14mila. Circa 90mila le persone non hanno più una casa. Qua e là, gruppi di operai lavorano alla rimozione delle macerie, molti di loro indossano i berretti verdi distribuiti da Hamas per proteggerli da sole, ma soprattutto per segnalare la presenza del governo sul territorio. Ma i lavori di ricostruzione non sono nemmeno iniziati.
La creazione di Israele nel 1948 è stata accompagnata dalla pulizia etnica di oltre 750.000 palestinesi, più della metà della popolazione, cacciati dalle loro città e villaggi, con la forza o con la minaccia di massacri di civili, come il villaggio di Deir Yassin. Da allora, durante questi sessant' anni di storia, dai massacri di Sabra e Shatila nel 1982, alla carneficina che si svolge oggi a Gaza attraverso la distruzione del campo profughi di Jenin e la distruzione delle infrastrutture palestinesi West Bank nel 2002, ai massacri nel campo profughi Jabaliah nel 2005 e nel 2006, al massiccio bombardamento del Libano nel 2006 - Israele non ha smesso, con il pretesto della "difesa", di portare morte e devastazione ai vicini di casa, con tutto il suo fuoco aereo, la sua marina e i suoi carri armati.
Il 17 gennaio 2009 una missione di ricerca di Amnesty International è entrata a Gaza attraverso i valico di Rafah, dove i cessate il fuoco dichiarati unilateralmente da Israele e Hamas non erano ancora rispettati.
Le forze israeliane erano ancora presenti in diverse zone della Striscia di Gaza e la mattina del 18 gennaio, missili lanciati dalle forze israeliane hanno ucciso l'undicenne Angham Rif'at al-Masri e ferito sua madre a Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza. Allo stesso tempo i gruppi armati palestinesi hanno sparato diversi razzi contro le città e i villaggi del sud di Israele, ferendo tre civili israeliani.
Colpi di artiglieria, disegnati per essere utilizzati in scenari bellici tradizionali, sono stati sparati in aree residenziali densamente abitate. I delegati di Amnesty International hanno trovato numerose abitazioni, moschee, scuole ed edifici amministrativi distrutti.
Le infrastrutture di Gaza, già debilitate dai precedenti attacchi e dagli anni di sanzioni, si trovano adesso in condizioni disperate. I black-out prolungati sono la norma, decine di migliaia di persone non hanno accesso all'acqua potabile e i liquidi di scolo si riversano all'aperto dai condotti fognari rotti.
I civili colpiti, durante le tre settimane di attacchi non hanno potuto fuggire dai bombardamenti, in un luogo sicuro. Le scuole, le strutture sanitarie e gli edifici delle Nazioni Unite sono stati ugualmente colpiti.
Sono state riscontrate prove evidenti e incontestabili dell'uso massiccio di fosforo bianco in aree densamente popolate di Gaza City e in altre zone del nord della Striscia di Gaza. Tra le zone più colpite dal fosforo bianco vi è la sede dell'Unrwa, l'agenzia dell'Onu per i rifugiati a Gaza City, attaccata dalle forze israeliane il 15 gennaio. Sempre quel giorno, ordigni impregnati di fosforo bianco hanno colpito anche l'ospedale al-Quds di Gaza City, provocando un incendio che ha costretto lo staff sanitario a evacuare i pazienti.
Preso atto delle accuse di violazioni del diritto internazionale da parte di entrambe le parti in conflitto, delle reciproche recriminazioni che potrebbero minare l'imparzialità di inchieste nazionali e del insufficiente numero di indagini condotte da Israele sulle violazioni commesse dalle sue forze, Amnesty International chiede a tutte le parti di acconsentire, e alla comunità internazionale di predisporre, una missione per l'accertamento dei fatti, immediata, esaustiva, indipendente e imparziale che conduca una indagine sulle gravi violazioni dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale commessi durante il conflitto, in accordo ai più severi standard internazionali che regolano tali indagini e di rendere pubblici i risultati.