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18 novembre 2016
Contro il debito come modalità di dominio, audit cittadino
I paesi sempre si sono indebitati, ma oggi il debito pubblico è un mezzo di dominio per controllare l'economia e la finanza. Già negli anni novanta è stato utilizzato il debito per obbligare l'America Latina ad attuare le politiche neoliberiste, oggi l'uso illecito del debito minaccia i paesi in Europa e peggiora lo stato sociale. La minoranza usa il debito e il controllo del deficit come trappole con la complicità dei governi, della Commissione Europea, della Banca Centrale Europea e del FMI.
Xavier Caño Tamayo
I paesi prendono in prestito dalle banche, perché le entrate dello Stato sono insufficienti. Questo perché a partire dagli anni ottanta del ventesimo secolo, grandi fortune, grandi aziende e multinazionali pagano sempre meno tasse, mentre banche e fondi di investimento speculano con le obbligazioni di debito pubblico e impongono un'austerità distruttiva.
Per opporsi a questo nuovo autoritarismo, una ventina di associazioni, movimenti laici e cattolico-progressisti italiani crearono pochi giorni fa a Roma, il Comitato per l'Abolizione del Debito Illegittimo Italia (CADTM). Comitato che si somma ai trentasei CADTM che ci sono nel mondo. Ricordiamo che, nel diritto internazionale, il debito illegittimo è quello che un governo ha contratto e utilizzato a prescindere dalla cittadinanza o contro di essa. E non è stato pagato.
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14 novembre 2016
L'Affermazione della sovranità popolare di fronte all’offensiva del capitale
Intervista a Samir Amin
Le analisi che vertono sulla crisi che scuote – in modo strutturale – l’attuale sistema capitalistico si rivelano essere di una sterilità miserevole. Bugie mediatiche, politiche economiche antipopolari, ondate di privatizzazioni, guerre economiche e “umanitarie”, flussi migratori. Il cocktail è esplosivo, la disinformazione totale. Le classi dominanti si fregano le mani di fronte ad una situazione che permette loro di conservare ed affermare il proprio predominio. Proviamo a capirci qualcosa. Perché la crisi? Qual è la sua natura? Quali sono attualmente e quali dovrebbero essere le risposte dei popoli, delle organizzazioni e dei movimenti preoccupati per un mondo di pace e di giustizia sociale? Intervista con Samir Amin, economista egiziano e pensatore delle relazioni di dominazione neocoloniale, presidente del Forum mondiale delle alternative.
Raffaele Morgantini: da molti decenni i vostri scritti e analisi ci consegnano elementi per decifrare il sistema capitalistico, le relazioni di dominazione Nord – Sud e le risposte dei movimenti di resistenza dei paesi del Sud. Oggi, siamo entrati in una nuova fase della crisi sistemica capitalistica. Qual è la natura di questa nuova crisi?
Le analisi che vertono sulla crisi che scuote – in modo strutturale – l’attuale sistema capitalistico si rivelano essere di una sterilità miserevole. Bugie mediatiche, politiche economiche antipopolari, ondate di privatizzazioni, guerre economiche e “umanitarie”, flussi migratori. Il cocktail è esplosivo, la disinformazione totale. Le classi dominanti si fregano le mani di fronte ad una situazione che permette loro di conservare ed affermare il proprio predominio. Proviamo a capirci qualcosa. Perché la crisi? Qual è la sua natura? Quali sono attualmente e quali dovrebbero essere le risposte dei popoli, delle organizzazioni e dei movimenti preoccupati per un mondo di pace e di giustizia sociale? Intervista con Samir Amin, economista egiziano e pensatore delle relazioni di dominazione neocoloniale, presidente del Forum mondiale delle alternative.
Raffaele Morgantini: da molti decenni i vostri scritti e analisi ci consegnano elementi per decifrare il sistema capitalistico, le relazioni di dominazione Nord – Sud e le risposte dei movimenti di resistenza dei paesi del Sud. Oggi, siamo entrati in una nuova fase della crisi sistemica capitalistica. Qual è la natura di questa nuova crisi?
1 novembre 2016
La redistribuzione non basta, va affrontato il nodo della produzione della ricchezza
Il capitale non è più fattore di crescita ma di distruzione delle forze produttive della società
Nella presente fase storica di accumulazione capitalistica la questione centrale non è più soltanto quella della redistribuzione "equa" della ricchezza prodotta, classico tema della politica socialdemocratica, e della redistribuzione del lavoro (riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario), storico cavallo di battaglia del movimento operaio. Il perseguimento di questi due importanti temi, così come quello della inclusione dei migranti nella società europea, non può prescindere dall'affrontare il tema della produzione della ricchezza e quindi dei rapporti di produzione e del rapporto sta Stato e economia, che diventano la priorità e il tema centrale della lotta politica per una sinistra che voglia essere di classe e adeguata alle condizioni della realtà.
La crisi, iniziata nel 2007/2008 e ancora in corso, è di natura e profondità diversa rispetto a quelle che si sono verificate ciclicamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di una crisi che è manifestazione di una sovraccumulazione di capitale (cioè di un eccesso di investimenti di capitale sotto forma di mezzi di produzione) assoluta e senza precedenti. Tale crisi è irrisolvibile nell'ambito dell'attuale quadro di rapporti economici e politici se non mediante massicce distruzioni di capacità produttiva e capacità lavorative, che possono arrivare fino alla guerra. Come ho cercato di spiegare più ampiamente nel mio libro "Globalizzazione e decadenza industriale. L'Italia tra delocalizzazioni, crisi secolare e euro", ciò che caratterizza oggi il modo di produzione capitalistico, nei suoi punti centrali (la cosiddetta Triade: Usa, Europa occidentale e Giappone), è la separazione tra accumulazione (produzione di profitto) e crescita economica (misurata mediante il Pil).
Nella presente fase storica di accumulazione capitalistica la questione centrale non è più soltanto quella della redistribuzione "equa" della ricchezza prodotta, classico tema della politica socialdemocratica, e della redistribuzione del lavoro (riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario), storico cavallo di battaglia del movimento operaio. Il perseguimento di questi due importanti temi, così come quello della inclusione dei migranti nella società europea, non può prescindere dall'affrontare il tema della produzione della ricchezza e quindi dei rapporti di produzione e del rapporto sta Stato e economia, che diventano la priorità e il tema centrale della lotta politica per una sinistra che voglia essere di classe e adeguata alle condizioni della realtà.
La crisi, iniziata nel 2007/2008 e ancora in corso, è di natura e profondità diversa rispetto a quelle che si sono verificate ciclicamente dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Si tratta di una crisi che è manifestazione di una sovraccumulazione di capitale (cioè di un eccesso di investimenti di capitale sotto forma di mezzi di produzione) assoluta e senza precedenti. Tale crisi è irrisolvibile nell'ambito dell'attuale quadro di rapporti economici e politici se non mediante massicce distruzioni di capacità produttiva e capacità lavorative, che possono arrivare fino alla guerra. Come ho cercato di spiegare più ampiamente nel mio libro "Globalizzazione e decadenza industriale. L'Italia tra delocalizzazioni, crisi secolare e euro", ciò che caratterizza oggi il modo di produzione capitalistico, nei suoi punti centrali (la cosiddetta Triade: Usa, Europa occidentale e Giappone), è la separazione tra accumulazione (produzione di profitto) e crescita economica (misurata mediante il Pil).
20 aprile 2016
La banca nel sistema di sfruttamento capitalistico
La crisi del sistema capitalistico ha avuto enormi ripercussioni nel settore finanziario, che si sono tradotte in conseguenze drammatiche per i popoli del mondo, con l'impegno degli Stati nella salvezza e salvataggio di istituti bancari giganteschi, molti di loro parte di gruppi monopolistici che includevano o includono componenti finanziarie e non finanziarie. La fusione del capitale bancario (1) con il capitale produttivo (2) e la formazione del capitale finanziario (3) ha creato una composizione di capitale che interconnette indissolubilmente i suoi componenti. La funzione creatrice di plus-valore del capitale industriale è collegata e interdipendente alla funzione di appropriazione del capitale bancario, facendo si che l'ascesa dei grandi gruppi economici e dei monopoli abbia effetti che vanno ben al di là di quelli definiti di "concorrenza".
Come risultato della crisi mondiale che si rivela sul finire del 2007 e nel corso del 2008, il capitalismo ha intensificato la sua offensiva contro i lavoratori ed i popoli del mondo. Contrariamente a quanto molti si aspettavano, il capitalismo non era sull'orlo del collasso o di "crollare putrefatto". Al contrario, la natura aggressiva dell'imperialismo è peggiorata e nuove forme di accumulazione, speculazione e concentrazione sono state trovate per alimentare il funzionamento del sistema capitalistico, il cui centro nevralgico si è spostato al settore finanziario, risultato proprio della suddetta fusione fra capitale bancario e produttivo. Tuttavia, il funzionamento del sistema è sempre stato camuffato, nascosto, mascherato sia dalle banche propriamente dette, sia dagli Stati e dagli strumenti politici a loro disposizione.
Come risultato della crisi mondiale che si rivela sul finire del 2007 e nel corso del 2008, il capitalismo ha intensificato la sua offensiva contro i lavoratori ed i popoli del mondo. Contrariamente a quanto molti si aspettavano, il capitalismo non era sull'orlo del collasso o di "crollare putrefatto". Al contrario, la natura aggressiva dell'imperialismo è peggiorata e nuove forme di accumulazione, speculazione e concentrazione sono state trovate per alimentare il funzionamento del sistema capitalistico, il cui centro nevralgico si è spostato al settore finanziario, risultato proprio della suddetta fusione fra capitale bancario e produttivo. Tuttavia, il funzionamento del sistema è sempre stato camuffato, nascosto, mascherato sia dalle banche propriamente dette, sia dagli Stati e dagli strumenti politici a loro disposizione.
12 aprile 2016
“Ci impegniamo a favore della costruzione di un ampio movimento popolare, cosciente, critico e mobilizzato”: Jérôme Duval, del CADTM
Jérôme Duval
è un militante del CADTM, il comitato per l’annullamento del debito del terzo
mondo, fondato nel 1990 a Liegi in Belgio e divenuto oggi una rete
internazionale. Il CADTM ha partecipato in particolare all’audit del debito
pubblico in Ecuador e alla commissione parlamentare per la verità sul debito
pubblico in Grecia e partecipa ai movimenti contro gli odiosi debiti in
numerosi paesi. Gli siamo grati per aver risposto alle nostre domande, alla
vigilia dell’assemblea mondiale che si terrà a Tunisi alla fine di aprile di
quest’anno. Milena Rampoldi, ProMosaik/Tlaxcala
Quali sono gli obiettivi principali del CADTM?
Come previsto nei nostri testi di fondazione, il CADTM si impegna a favorire l’emergenza di un mondo più giusto nel rispetto della sovranità dei popoli, della giustizia sociale e dell’eguaglianza tra uomini e donne.
Quali sono gli obiettivi principali del CADTM?
Come previsto nei nostri testi di fondazione, il CADTM si impegna a favorire l’emergenza di un mondo più giusto nel rispetto della sovranità dei popoli, della giustizia sociale e dell’eguaglianza tra uomini e donne.
9 aprile 2016
Nuovo Piano Banche in arrivo?
Pare si siano accorti che il sistema bancario italiano non reggerebbe a un nuovo shock o a una nuova recessione. Quindi, al fine di trovare una soluzione per lo smaltimento delle sofferenze bancarie e per la ricapitalizzazione delle banche in stato di difficoltà (considerando la non soluzione trovata a fine gennaio. Leggi: Mi si è sgonfiata la bad bank) negli ultimi giorni si sono intensificati i colloqui e le trattative tra i maggiori banchieri italiani, la Cassa Depositi e Prestiti, il Governo, Bankitalia e ovviamente Bruxelles.
Ieri il direttore generale della Banca d'Italia, Salvatore Rossi, aveva lanciato l'ennesimo monito a proposito delle norme sul bail-in, che mettono a rischio la stabilità sistemica.
"Lo schema unico di risoluzione delle crisi bancarie", ha osservato Rossi, "è in funzione da poco ed è diverso dal progetto originario. Presenta problemi di applicazione e rischi per la stabilità sistemica. Il sistema unico di tutela dei depositi non c'è e le discussioni sul suo disegno sono ancora accese". Fonte
4 marzo 2016
Brexit ovvero l'uscita della Gran Bretagna dall'UE: nebbia nella Manica, proletariato isolato!
Prendendo spunto dai titoli dei giornali britannici tra il 1930 ed il 1940, appunto "Fog in Channel, Europe cut off! – Nebbia nella Manica, Europa isolata!", la notizia della settimana scorsa sull'accordo tra Gran Bretagna ed Unione Europea, dimostra ancora una volta quale sia l'obiettivo del capitalismo internazionale in questo momento storico: confondere, isolare il proletariato nascondendo le proprie responsabilità nell'attuale crisi economica.
Dopo la vittoria elettorale del partito conservatore nel maggio scorso, una vittoria inaspettata da parte di tutti in Gran Bretagna [1], ma fortemente spalleggiata dalla City (la Borsa di Londra), dalle banche, e dalle compagnie di assicurazione, divenne chiaro che le politiche di austerità volute dalla Troika (Fondo Monetario Internazionale-FMI, Banca Cetrale Europea-BCE, Unione Europea-UE), a partire dalla crisi delle banche britanniche nel 2007-2008, trovarono in David Cameron il loro migliore esecutore.
Dopo la vittoria elettorale del partito conservatore nel maggio scorso, una vittoria inaspettata da parte di tutti in Gran Bretagna [1], ma fortemente spalleggiata dalla City (la Borsa di Londra), dalle banche, e dalle compagnie di assicurazione, divenne chiaro che le politiche di austerità volute dalla Troika (Fondo Monetario Internazionale-FMI, Banca Cetrale Europea-BCE, Unione Europea-UE), a partire dalla crisi delle banche britanniche nel 2007-2008, trovarono in David Cameron il loro migliore esecutore.
12 febbraio 2016
Perché gli esperti occidentali desiderano il fallimento della Cina
Fin dall'inizio del 2016, cè stato un vero e proprio proliferare di prognosi catastrofiche sullo stato asseritamente disastroso dell'economia cinese nei media occidentali. Noti organi di stampa come The Economist ed il Wall Street Journal hanno opinato che la domanda non è se, ma quando l'economia cinese andrà incontro ad una profonda recessione.
Il Wall Street Journal ha dato alla Cina cinque anni di tempo prima che l'intero sistema collassi. L'Economist sostiene che Pechino ha malgestito l'economia cinese, in particolare cercando di controllare la propria valuta, lo yuan, per troppo tempo. Si è aggiunta a queste pessimistiche previsioni anche la banca d'affari Goldman Sachs, che ha consigliato i propri clienti di abbandonare la nave cinese che affonda portando in salvo il proprio denaro.
Si è spinta sino ad affermare che "la Cina sta rischiando un insostenibile aumento del suo rapporto debito/PIL che potrebbe portare il paese ad oltrepassare il punto di non ritorno ed a precipitare nell'instabilità economica e, con ogni probabilità, politica.
Il Wall Street Journal ha dato alla Cina cinque anni di tempo prima che l'intero sistema collassi. L'Economist sostiene che Pechino ha malgestito l'economia cinese, in particolare cercando di controllare la propria valuta, lo yuan, per troppo tempo. Si è aggiunta a queste pessimistiche previsioni anche la banca d'affari Goldman Sachs, che ha consigliato i propri clienti di abbandonare la nave cinese che affonda portando in salvo il proprio denaro.
Si è spinta sino ad affermare che "la Cina sta rischiando un insostenibile aumento del suo rapporto debito/PIL che potrebbe portare il paese ad oltrepassare il punto di non ritorno ed a precipitare nell'instabilità economica e, con ogni probabilità, politica.
22 dicembre 2015
Reinventare il sistema bancario: dalla Russia all'Islanda all'Ecuador
Gli sviluppi mondiali nel campo della finanza e della geopolitica stanno portando ad un ripensamento sia della struttura del sistema bancario che della natura stessa del denaro. In evidenza, fra le notizie più interessanti:
In Russia, la vulnerabilità alle sanzioni occidentali ha portato a proposte volte alla realizzazione di un sistema bancario indipendente da quello occidentale e fondato su principi diversi.
In Islanda, la forte espansione che si è conclusa con la crisi bancaria del 2008-09 ha spinto i legislatori a considerare la possibilità di togliere alle banche private il potere di creare denaro.
In Irlanda, Islanda e Regno Unito la carenza di credito a livello locale, indotta dalla recessione, ha portato a proposte volte alla realizzazione di un sistema di ‘banche d’interesse pubblico’, sul modello delle Sparkassen tedesche.
In Ecuador, la Banca Centrale sta rispondendo alla carenza di dollari, la moneta ufficiale dell'Ecuador, attraverso l’emissione di dollari digitali disponibili su conti correnti a cui tutti hanno accesso, diventando in questo modo una vera banca del popolo [1].
In Islanda, la forte espansione che si è conclusa con la crisi bancaria del 2008-09 ha spinto i legislatori a considerare la possibilità di togliere alle banche private il potere di creare denaro.
In Irlanda, Islanda e Regno Unito la carenza di credito a livello locale, indotta dalla recessione, ha portato a proposte volte alla realizzazione di un sistema di ‘banche d’interesse pubblico’, sul modello delle Sparkassen tedesche.
In Ecuador, la Banca Centrale sta rispondendo alla carenza di dollari, la moneta ufficiale dell'Ecuador, attraverso l’emissione di dollari digitali disponibili su conti correnti a cui tutti hanno accesso, diventando in questo modo una vera banca del popolo [1].
3 dicembre 2015
Come e perché si metterà fine al denaro contante
Ex collaboratore di primo piano di quattro presidenti spiega come e perché le Elites vogliono metter fine all'uso del denaro in contanti: La Guerra al Cash sta prendendo velocità.
Negli ultimi mesi:
1) La SEC e altri enti regolatori hanno messo in campo una serie di norme che consentono ai fondi del mercato monetario di tenere bloccato il denaro fino ad un massimo di 10 giorni se dovesse verificarsi una prossima crisi finanziaria (cioè non si potrebbero ritirare i propri soldi dalla banca).
2) La FDIC ha varato leggi che le consentono di conoscere quali sono le banche di "rilevanza sistemica" e convertire i loro depositi in titoli azionari (il tanto temuto "bail in" utilizzato a Cipro nel 2013).
3) JP Morgan e altre grandi banche hanno iniziato a non accettare grandi depositi.
4) La Francia ha vietato ogni transazione in denaro contante fisico superiore a € 1000. La Spagna ha già vietato le transazioni oltre € 2.500. L'Uruguay ha vietato le transazioni per più di $ 5.000. E così via.
Negli ultimi mesi:
1) La SEC e altri enti regolatori hanno messo in campo una serie di norme che consentono ai fondi del mercato monetario di tenere bloccato il denaro fino ad un massimo di 10 giorni se dovesse verificarsi una prossima crisi finanziaria (cioè non si potrebbero ritirare i propri soldi dalla banca).
2) La FDIC ha varato leggi che le consentono di conoscere quali sono le banche di "rilevanza sistemica" e convertire i loro depositi in titoli azionari (il tanto temuto "bail in" utilizzato a Cipro nel 2013).
3) JP Morgan e altre grandi banche hanno iniziato a non accettare grandi depositi.
4) La Francia ha vietato ogni transazione in denaro contante fisico superiore a € 1000. La Spagna ha già vietato le transazioni oltre € 2.500. L'Uruguay ha vietato le transazioni per più di $ 5.000. E così via.
10 novembre 2015
Come pianificare una crisi...
Cosa hanno imparato i governi dalla crisi finanziaria? Potrei scriverci un’intera rubrica specificandolo nel dettaglio, oppure potrei spiegarlo con una sola parola, niente. In realtà dire così è anche troppo generoso. Le lezioni imparate sono contro-lezioni, anticonoscenza, nuove politiche, che difficilmente potrebbero essere meglio progettate per garantire il ripresentarsi della crisi, questa volta con maggiore impulso e un minor numero di rimedi.
E la crisi finanziaria è solo una delle molteplici crisi - la riscossione delle imposte, la spesa pubblica, la salute pubblica, soprattutto tutta l’ecologia - che le stesse contro-lezioni stanno accelerando.
Un passo indietro e si può vedere che tutte queste crisi nascono da una stessa causa. Gli speculatori con enorme potere e portata globale vengono dispensati dalla moderazione democratica. Questo a causa di una corruzione di base nel cuore della politica. In quasi tutte le nazioni, gli interessi delle élite economiche tendono ad avere più peso sui governi rispetto a quelli dell'elettorato. Le banche, le aziende e i proprietari terrieri esercitano un potere inspiegabile, che funziona con un cenno del capo e un occhiolino, all'interno della classe politica. Il governo d’impresa sta cominciando a sembrare un Gruppo Bilderberg senza fine.
2 novembre 2015
Keynes: piena occupazione, senza valori niente crescita
L’asse portante della teoria macroeconomica dell’economista inglese degli anni Trenta John Maynard Keynes, tornato al centro del dibattito politico-economico nel pieno dell’attuale crisi economica e sociale prodotta dalla finanza internazionale libera da ogni vincolo e regola, è eliminare l’instabilità del mercato e le diseguaglianze economiche e sociali per realizzare “una buona vita e una buona società”. Il suo pensiero, basato sul rifiuto di una crescita economica priva di valori umani, della sostenibilità sociale e ambientale, lo portò a dire: «Noi economisti abbiamo la responsabilità non per la civiltà stessa ma per creare le possibilità che una civiltà possa realizzarsi». Ammonimento «accolto da un nucleo ristretto di eretici della sinistra» e poi «debitamente oscurato, quando non stravolto e opportunamente manipolato, da una sinistra attratta dalle sirene del pensiero unico neoliberista, linfa vitale della finanza internazionale», scrive Carlo Patrignani sull’“Huffington Post”, presentando l’ultimo volume che riassume il pensiero del grande economista inglese, archiviato dall’oligarchia planetaria.
A fare chiarezza sull’opera e la persona di Keynes, «la cui fama e importanza nel XX secolo è stata pari a quella di Carlo Marx nel XIX», è ora Jesper Jesperson, economista dell’università danese di Roskilde, che toglie Keynes «dall’uso contraffatto agito dai tutori del pensiero unico neoliberista». Un libro scorrevole e chiaro, “John Maynard Keynes.
27 ottobre 2015
Islanda: condannati 26 banchieri a un totale di 74 anni di carcere
In forte contrasto con il record per il basso numero di azioni penali contro amministratori delegati e dirigenti finanziari di alto livello negli USA, l'Islanda ha appena condannato 26 banchieri ad un totale di 74 anni di carcere.
La maggior parte di quelli condannati ha ricevuto pene detentive dai due ai cinque anni. Anche se in Islanda la pena massima per i crimini finanziari è di sei anni e sebbene le udienze siano ancora in corso, si sta valutando di estendere il massimo oltre i sei anni.
I processi sono il risultato delle manipolazioni del mercato finanziario islandese da parte dei bankster islandesi dopo che l'Islanda liberalizzò il proprio mercato finanziario nel 2001. Nel 2008, l’accumulo di debito estero ha determinato alla fine un tracollo dell’intero settore bancario.
13 ottobre 2015
Processo a Standard & Poor’s: Mario Draghi assente!
Dovrebbe essere su tutte le prime pagine dei giornali. E invece è solo QUI.
Doveva testimoniare, Mario Draghi, nel corso delle udienze al processo di Trani contro “Standard & Poor’s“. Era stato citato dal PM Michele Ruggiero, ma non verrà. Già, perché – ha detto – “è un momento delicato per l’economia mondiale” e “teme clamori mediatici“. Un altro modo per dire che più sali in alto, più sei intoccabile. E’ vero che l’imputato non era lui, ma l’agenzia di rating che il 21 maggio 2011 preannunciava in un report l’instabilità dell’Italia e che nel gennaio 2012 la declassava da A a BBB+, però nel corso di un’audizione un teste viene interrogato e potrebbe correre il rischio di rispondere a domande scomode, che poi verrebbero riprese dai giornali e – guarda un po’ – finirebbero in pasto all’opinione pubblica. Che non deve sapere, mi raccomando! Così bisognerà accontentarsi delle dichiarazioni che già aveva reso quando venne sentito, quattro anni fa a Roma, dal pm Michele Ruggiero e dalla Guardia di finanza di Bari in merito al pericolo di un contagio greco per il sistema finanziario italiano. Per l’occasione, aveva dichiarato che il sistema nazionale era solido (e quindi, perché declassarlo?).
6 luglio 2015
Rompere il Corralito* della BCE in Grecia!
A causa del controllo della Banca centrale europea sui conti bancari dei Greci, FairCoop vuole aiutare la popolazione rompere il “corralito”* ( la corsa al ritiro dei proprio risparmi dalle banche), offrendo la possibilità di scambiare una parte dei loro bilanci digitali di “Euro greci” in Faircoins. In modo che i cittadini greci possano diversificare i propri risparmi e cambiarli in una valuta che la BCE non può controllare e che è in sintonia con l’etica della cooperazione sociale di fronte al modello economico neoliberista che la troika vuole imporre.
In collaborazione con il Festival per la Solidarietà e l’Economia Collaborativa, FairCoop ha creato un conto corrente Greco attraverso il quale i cittadini possano comprare i Faircoin.
Se vuoi partecipare, ecco i passi da seguire:
30 giugno 2015
2 aprile 2015
La convenienza ad uscire dall'€uro
Sappiamo che in un sistema di moneta unica (un’Unione Monetaria) come l’Eurozona, i Paesi membri non si possono svalutare a vicenda. Una svalutazione (o una valutazione) della moneta puo’ verificarsi solo tra l’insieme dell’Eurozona e il “resto del mondo”.
In questa Unione Monetaria uno dei problemi principali è l’evoluzione della competitività dei Paesi membri. I Paesi, ormai, non possono più correggere le differenze di competitività con la svalutazione della moneta. Questa competitività puo’ essere calcolata rispetto all’economia dominante dell’Unione Monetaria, nel caso dell’Euro, la Germania. Se vogliamo misurare l’effetto dell’ Unione Monetaria sull’economia dei Paesi considerati, dobbiamo guardare come questa competitività ha potuto evolvere a partire dalla data dell’entrata in vigore dell’Unione Monetaria.
25 gennaio 2015
"Altri anni nell'€uro e l'Italia si trasformerà nel 'Mezzogiorno d'Europa"
“Una soluzione federale è auspicabile solo da chi pensa ad una dittatura tecnocratica imposta alle popolazioni dell’Europa” (Alessandro Bianchi)
Intervista a Ambrose Evans-Pritchard. International Business Editor of The Daily Telegraph
– Oggi si vota in Grecia e il giudizio si divide tra chi considera Tsipras un nuovo Papandreou o un nuovo Samaras che si piegherà presto ai voleri della Troika e chi, al contrario, la miccia in grado di far implodere la zona euro. Cosa comporterebbe una vittoria di Syriza e, più in generale, cosa rappresentano le elezioni in Grecia per il futuro della crisi europea in corso?
Sono un evento fondamentale per il futuro della zona euro. Ma non è ancora chiaro chi vincerà secondo gli ultimi sondaggi e gli scenari sarebbero diversi nel caso in cui Syriza dovesse ottenere una maggioranza assoluta o dovesse, al contrario, essere costretta ad una coalizione di governo, che complicherebbe inevitabilmente l’applicazione del suo programma.
Quello che nelle capitali europee (Berlino, Bruxelles e Francoforte) e nei mercati finanziari si pensa è che la vittoria di Tsipras sarà facilmente gestibile e che Syriza non sarà in grado di portare avanti i suoi obiettivi, in particolare la profonda ristrutturazione del debito della Grecia.
Intervista a Ambrose Evans-Pritchard. International Business Editor of The Daily Telegraph
– Oggi si vota in Grecia e il giudizio si divide tra chi considera Tsipras un nuovo Papandreou o un nuovo Samaras che si piegherà presto ai voleri della Troika e chi, al contrario, la miccia in grado di far implodere la zona euro. Cosa comporterebbe una vittoria di Syriza e, più in generale, cosa rappresentano le elezioni in Grecia per il futuro della crisi europea in corso?
Sono un evento fondamentale per il futuro della zona euro. Ma non è ancora chiaro chi vincerà secondo gli ultimi sondaggi e gli scenari sarebbero diversi nel caso in cui Syriza dovesse ottenere una maggioranza assoluta o dovesse, al contrario, essere costretta ad una coalizione di governo, che complicherebbe inevitabilmente l’applicazione del suo programma.
Quello che nelle capitali europee (Berlino, Bruxelles e Francoforte) e nei mercati finanziari si pensa è che la vittoria di Tsipras sarà facilmente gestibile e che Syriza non sarà in grado di portare avanti i suoi obiettivi, in particolare la profonda ristrutturazione del debito della Grecia.
20 gennaio 2015
Quel dragone cinese...
“Non è certo roba cinese!” strilla il commesso al
potenziale acquirente. Sì perché oggi la considerazione delle produzioni cinesi
in Europa non è delle migliori, e di tanto in tanto i media danno notizia di
casi di produzioni “pericolose”, specie di cosmetici e giocattoli.
Non si tiene conto che parecchi prodotti che non
riportano il “made in China” sono in realtà prodotti proprio da cinesi.
Addirittura persino prodotti che riportano la dicitura “made in Italy”
potrebbero essere stati lavorati da cinesi.
A questo proposito sono state fatte diverse
inchieste giornalistiche, soprattutto dalla trasmissione “Report”, che
documentano queste stranezze.
Dunque, nelle produzioni, e non solo, il rapporto
che ci lega ai cinesi è controverso: sappiamo che molti cinesi non lavorano in
condizioni sane e i loro diritti lavorativi e di salute non vengono rispettati.
Ciò nonostante, le nostre autorità non sono particolarmente efficienti a tale
proposito, e in Italia non sono poche le “fabbriche-tuguri” in cui si lavora
quasi ininterrottamente.
16 gennaio 2015
”L’occidente fra due opzioni: lento declino o guerra mondiale”
Saker Italia intervista Giulietto Chiesa
Alla fine degli anni venti del
secolo scorso l’opposizione trotskista chiamava la Russia “stato
laburista degenerato”, ne denunciava l’assolutismo il “burocratismo” e
chiamava gli operai ad una rivoluzione mondiale non solo contro la
borghesia, ma anche a contro i “burocrati” dei partiti che alla
borghesia erano assimilati. Oggi molte voci a sinistra tacciano la
Russia di essere un paese fascista ed assolutista, ne denunciano la
struttura economica liberista, tacciano di “rossobrunismo” i suoi amici,
e ritengono che il mondo vada cambiato non riequilibrando i rapporti di
forza fra le potenze e attraverso le organizzazioni politiche, ma con
“rivoluzioni” organizzate da movimenti improvvisati attraverso i quali
si dovrebbe imporre universalmente la concezione atlantica dei diritti
civili. Vede qualche similitudine?
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