Tagli draconiani a pensioni e stipendi, annunci di "massimo rigore" nella spesa pubblica, ma il nuovo governo non sembra intenzionato ad abbandonare il modello delle Grandi Opere di Berlusconi & soci. Il primo appuntamento del nuovo CIPE, il Comitato interministeriale per la programmazione economica, ha autorizzato il finanziamento di 4,8 miliardi di euro per il rilancio dei cantieri di alcune delle più controverse infrastrutture programmate dai precedenti esecutivi. Tra esse spiccano il secondo lotto della linea ferroviaria ad alta velocità Genova-Tortona (il cosiddetto "Terzo valico", 1,1 miliardi); la tratta Av Treviglio-Brescia (919 milioni); il Mose di Venezia (600 milioni). Opere che trasferiscono ancora una volta ingenti risorse pubbliche a favore della ristretta cricca di società di costruzioni e istituti bancari nazionali. Con gli immancabili conflitti d'interesse che però non sembrano turbare l'unanimismo pro-Monti di forze politiche e media.
"Quindici miliardi per le infrastrutture e lo sviluppo. È il nostro modo di essere banca", recitava l'inserzione pubblicata qualche tempo fa nelle maggiori testate nazionali da Intesa Sanpaolo, il grande gruppo bancario di cui è stato amministratore delegato il neo-superministro dell'Economia, delle infrastrutture e dei trasporti, Corrado Passera, nonché vicepresidente del consiglio di sorveglianza, la responsabile al Welfare Elsa Fornero. "Tanti progetti avviati anche grazie a BIIS, la banca del nostro Gruppo dedicata alle infrastrutture, l'innovazione e lo Sviluppo", chiariva la manchette.
Dal 14 febbraio 2011 il Venezuela è ufficialmente il paese con la maggiore riserva petrolifera accertata del mondo, con 296,5 miliardi di barili. Quel giorno sono stati pubblicati nella Gazzetta Ufficiale del Venezuela, (n. 39.615) i risultati delle indagini condotti, per anni, da un gruppo di società internazionali chiamate ad accertare le effettive riserve petrolifere del Venezuela.
Per decenni le grandi multinazionali del petrolio, dell’oro e degli altri settori hanno operato in Venezuela come se le risorse fossero di loro proprietà, pagando allo stato cifre irrisorie. Tutto ciò è stato possibile perchè i governi di turno che si sono succeduti in Venezuela fin dall’inizio del XX secolo, con poche eccezioni, erano dei burattini nelle mani delle stesse multinazionali, ovvero governi imposti dalle stesse multinazionali; questi governi in cambio del potere, che esercitavano spesso in maniera dittatoriale riservavano alle multinazionali il diritto di sfruttamento delle risorse del paese.
Questi governi, quando non erano delle dittature, ma assumevano la parvenza di una democracia, come nel caso del quarantennio della IV Republica (1961-1998) erano nei fatti delle dittature ed agivano indisturbati come spietate dittature, in cui era presente ogni sorta di violazione umana (stragi, persecuzioni, sparizioni, torture, arresti indiscriminati ed assassinato degli avversari politci erano all’ordine del giorno) grazie all’appoggio che ricevevano dagli Stati Uniti e dalle altre potenze interessate alle risorse del Venezuela.
Alla chiamata dei sindacati, migliaia di italiani sono scesi in strada per denunciare le misure di austerità sempre più opprimenti di cui sono vittime. Gli spagnoli hanno iniziato a sfilare da 18 ore.
Sono decine di migliaia, uniti, con lo stesso slogan, con la stessa rabbia: no all’austerità, no alla regola d’oro. E i loro rispettivi governi, non contenti di annegare i loro cittadini in misure di rigore sempre più soffocanti, si accusano l’un l’altro. A Madrid, Grecia e Italia vengono incolpate di essere la nuova causa del “panico dei mercati”.
Berlusconi aveva promesso quest’estate un taglio di almeno 95 miliardi di Euro per cercare di raggiungere il pareggio nel 2013. Misure che il Senato italiano esamina questo martedì. Peggio ancora, Berlusconi e il suo governo si sono barricati nelle stanze di Roma per discutere su come aggravare la situazione:
Tra gli addetti ai lavori serpeggia una convinzione sull’attuale crisi dell’euro, alternativa a quella che ci viene trasmessa ogni giorno insieme alla nostra quotidiana razione di terrorismo psicologico. Pochi, però, avranno il coraggio di confermarvi, se non in via strettamente ufficiosa, la sensazione non ancora dimostrabile, che vi sia una manovra per far crollare l’euro e forse far fallire il progetto dell’unione monetaria. A ciò si aggiunga la recente pressione – o meglio, alta tensione – sulla situazione del debito in Italia che ha avuto però inizio con un attacco speculativo nei confronti del nostro Paese il febbraio 2010. Dunque, un anno e mezzo fa.
Che possa esistere un’intelligence di matrice angloamericana dietro il crollo finanziario attuale è sostenuto da politici di diversi schieramenti e da giornalisti per lo più stranieri. A lanciare l’allarme sulla crisi finanziaria che si sarebbe abbattuta sull’Italia e sul Governo Berlusconi è stato, in tempi ancora non sospetti, lo storico Webster Tarpley, che ha vissuto in Italia – per la precisione a Torino – per molti anni e conosce bene la situazione del nostro Paese.
Fino ad ora, il trionfante ritmo dell’Inno alla gioia portava milioni di europei a sentirsi identificati con l’Europa, un continente di benessere, progresso, tradizione, cultura e giustizia sociale. Ma le note dell’inno ufficiale dell’UE cioè la versione del classico di Beethoven, comincia a portare reminescenze più appropriate alla marcia funebre di Chopin.
L’appartenenza all’Unione è ora fonte di tensione per gli abitanti dei noti paesi periferici (Grecia, Irlanda, Portogallo, Spagna e Italia) che non vedono la fine della spirale di tagli sociali. Quello che l’Europa ha dato loro (miliardi di euro in fondi di coesione), adesso se li riprende con gli interessi, imponendo duri tagli chiamati, dicono, per salvare l’euro dalle grinfie dei mercati.
Un anno e mezzo dopo la prima ondata di adeguamenti (iniziata il 9 maggio 2010), l’Europaintraprende unsecondo tagliodi intensitàugualeo superiore allaprima. Ieri è stato il turno di Portogallo e l’Italia per più tagli e nel Regno Unito continuano le proteste per le misure approvate. Il Portogallo, l'ultimo salvato dai suoi partner, ha scelto di prendere la drastica misura di tagliare della metà la tredicesima a tutti i lavoratori che prendano uno stipendio al di sopra del minimo sindacale. Nessun paese era arrivato così lontano dato che i tagli, fino ad ora, erano stati imposti solo ai dipendenti pubblici.
Cosa succede quando in un summit quasi improvvisato si riuniscono i capi di Stato più controversi dell’UE? Che le loro decisioni riflettono lo stato della democrazia nei loro paesi. Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy il 26 aprile inviarono una lettera al presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, e al presidente della Commissione Europea, Josè Manuel Barroso, con la proposta per rivedere il trattato di Schengen firmato nel 1985 e che garantisce la libera circolazione di tutti i cittadini europei dentro l’Unione.
Sarkozy e Berlusconi hanno dimostrato varie volte che gli affari esteri dell’Unione e i diritti umani vengono dopo i loro problemi elettorali. Il contenuto della lettera riflette lo stato d’animo del presidente francese, la cui popolarità si sta sciogliendo di fronte ad un’estrema destra (FN) più forte che mai. Secondo gli ultimi sondaggi Nicolas Sarkozy si troverebbe al terzo posto dopo Dominique Strauss-Kahn (PS) e Marine Le Pen (FN) per le prossime elezioni generali del 2012. Per quanto riguarda Silvio Berlusconi ed i suoi alleati dell’estrema destra, hanno sempre manifestato il loro desiderio di modificare la legislazione europea in materia di immigrazione.
Con una risoluzione del Parlamento Europeo, l'Unione Europea chiede al Montenegro di pubblicare tutti gli allegati e i documenti collegati all'accordo raggiunto con l'Italia in merito alla realizzazione dell'elettrodotto Tivat-Pescara di Terna. Sembra che sia stata così ascoltata la battaglia portata avanti dalle ONG e i comitati di consumatori per fermare uno tra i più importanti progetti energetici italiani nei Balcani, sollevando il problema della tutela ambientale.
Un esito anticipato dalle analisi dell'Osservatorio Italiano, e che prende oggi delle sfumature molto particolari, in relazione al timore dell'insicurezza energetica creatasi dopo le rivoluzioni del Nord Africa, e al nuovo ruolo che i Balcani stanno assumendo nella cosiddetta 'nuova cortina di ferro' dell'energia. Da mesi, infatti, le varie organizzazioni ed associazioni erano in fibrillazione per preparare la campagna di dossieraggio e dissenso contro gli investimenti in Montenegro ed in tutti Balcani delle società italiane e russe, in antagonismo con le grandi multinazionali energetiche e le lobbies angloamericane. In prima fila la Rete per l'affermazione delle ONG, MANS, che ha aperto una dura campagna di anti-corruzione con la complicità di giornali cosidetti indipendenti, nei confronti del Governo Djukanovic, e soprattutto di A2A e Terna, sparando a zero su ogni tipo di programma di investimento.
Gheddafi non è sempre stato ciò che è (ed è stato) daalcunianni: undittatorecorrottoed estremamente repressivo. In realtà, nel 1969, il colonnelloGheddafi, allora aveva 27 anni, capeggiò un colpo di stato ad immagine e somiglianza del suo idolo il colonnelloNasserin Egitto,rovesciandoil monarcaIdris(cheerasottocure medicheinTurchia).
Neisuoi primi annifeceriformesostanziali, tra lequalic'è stata unariforma agrariae lanazionalizzazione del petrolio(maggiore risorsa delpaese), destinandogran parte deiproventiderivanti dallo sfruttamentodelpetrolioper miglioraresostanzialmenteil benesseredelle classi sociali popolarie,in particolarei servizi sanitarie l'istruzione.Stabilì anche formedipartecipazione dei lavoratorinei luoghi di lavoronelle imprese(più diduecento)chefurono nazionalizzate.I suoiprimi annisono staticaratterizzatiancheda uninterventismostatalenell'economiadi quel paese,compresalanazionalizzazionedelcreditoattraversolaBancaCentraledello Stato.Gheddafi presentòquell'esperienzacomelaterza viatra capitalismoe socialismo,associato all’epoca all’Unione Sovietica.
Nell’attuale smantellamento dello Stato sociale è stato il turno della pubblica istruzione, ed in primo luogo le superiori. In Italia, la riforma Gelmini, mira ad eliminare un gran numero di insegnanti e di ridurre considerevolmente i fondi destinati all’università e alla ricerca. Di fronte alle proteste degli studenti e gli insegnanti, Berlusconi ha detto: "I veri studenti sono nella loro casa a studiare, quelli che scendono per la strada sono facinorosi”.
L’altro fuoco di proteste è stata la Gran Bretagna, dove una proposta simile va accompagnata dall’annuncio di un aumento brutale delle tasse universitarie che lascerebbe l’istruzione superiore ridotta ad un privilegio per i figli delle classi superiori.
L’assalto non si riferisce soltanto alle università. Negli Stati Uniti- ed è bene vedere quello che succede lì, perché è l’annuncio di ciò che presto potrebbe arrivare- la scuola pubblica è attaccata su due percorsi differenti. In primo luogo, dal bisogno di ridurre le spese. Micheal Bloomberg, il miliardario sindaco di New York, ha assunto un ruolo guida nelle scuole di Cathleen Black, presidentessa del gruppo Hearst (che cura le pubblicazioni come il Cosmopolitan o Marie Claire), un’esecutivo senza nessuna preparazione nel campo dell’educazione, che ha già annunciato che il suo compito si focalizzerà sulla riduzione della spesa della scuola pubblica, che è quella utilizzata dai poveri.
E’ ancora frequente ascoltare persone, anche intelligenti, che attribuiscono le colpe del decadimento civile e sociale della nazione “in primo luogo” o “principalmente” o “soprattutto” a Berlusconi. Nelle persone intelligenti, soltanto l’odio per il presidente del consiglio può giustificare asserzioni che sono palesemente prive di fondamento. Le persone non intelligenti, invece, per principio non ragionano; o meglio non ragionano bene; i loro discorsi sono lo specchio fedele dei “ragionamenti” che i tifosi delle squadre di calcio svolgono al bar dello sport: discorsi da tifosi, sragionamenti, sfoghi, sopravvalutazioni e sottovalutazioni alle quali si finisce per credere.
A due anni dalle trionfali dichiarazioni del Governo, l'emergenza rifiuti torna ad angosciare una parte della popolazione campana e ad occupare le prime pagine dei giornali. Breve riflessione su un problema mai risolto. Il caso Terzigno. Salerno, un esempio virtuoso (e per questo poco seguito). In Campania ogni settore pubblico fa rima con emergenza.
di Luca Troiano
A volte, guardando la tv, ho l'impressione di fare un viaggio indietro nel tempo.
Camion di rifiuti incolonnati verso la discarica, scortati da decine di blindati delle forze dell'ordine. Gruppi di giovani, tra cui molti minorenni, con il volto coperto da sciarpe che appiano e scompaiono nel buio. Manifestanti che prima sbarrano la strada rovesciano di tutto e di più e poi lanciano ordigni e fuochi d'artificio. Poliziotti in assetto antisommossa che caricano la folla per disperderla. A terra, feriti e contusi da ambo le parti. Calma piatta di giorno, guerra clandestina di notte.
Terzigno l'altra notte, come Pianura tre anni fa. Altro luogo, altro tempo. E stessa scena. Come se nulla fosse cambiato.
Se Teheran chiude l'ombrello: perché l'Italia ha voluto che Teheran partecipasse alla Conferenza sull'Afghanistan? La Conferenza di Roma ha visto la partecipazione di un delegato iraniano, a conferma del ruolo svolto dalla Repubblica Islamica nei delicati equilibri dello scacchiere mediorientale. Il regime degli ayatollah muove parecchi fili, soprattutto dove la situazione interna è affetta da cronica instabilità come l'Afghanistan. E le sorti dei nostri militari a Kabul non sono immuni dalle trame orchestrate da Teheran.
di Luca Troiano
Mentre continua la polemica “bombe si, bombe no” sugli aerei italiani d'istanza in Afghanistan, lunedì 18 ottobre ha preso il via a Roma la Conferenza degli inviati speciali per l'Afghanistan e il Pakistan (Srap). Tra i protagonisti del summit romano - appuntamento preparatorio del vertice Nato di Lisbona del 19-20 novembre - ci sono il ministro degli Esteri di Kabul, Zalmai Rassoul, il comandante di Isaf, Generale David Petraeus, l'inviato del presidente Obama, Richard Holbrooke, il rappresentante del segretario generale dell'Onu, Staffan De Mistura. A tenere gli onori di casa c'era il Ministro degli Esteri Frattini. La vera novità rispetto ai precedenti incontri tenutisi sulla questione afghana è la presenza di un delegato iraniano, Mohammad Ali Qanezadeh, che durante la sua visita ha partecipato anche un briefing con il generale Petraeus sulla strategia di sicurezza della transizione alle forze afghane.
La demenziale campagna promossa dai giornali di un Presidente del Consiglio in delirio vendicativo, ha sortito il prevedibile effetto di trasformare Gianfranco Fini in un eroe mediatico, che ha riscosso incredibili quote di ascolto nella diretta del suo discorso di Mirabello, teletrasmesso su Sky e su La7. Che la storia dell'appartamento di Montecarlo e del cognato del presidente della Camera potessero indignare un uditorio assuefatto alle corruzioni di giudici e testimoni - ed alle frequentazioni mafiose - del Presidente del Consiglio, costituisce un'ennesima prova del dilettantismo di Berlusconi e del suo entourage, che, nell'intento di liquidare un avversario interno, gli hanno conferito addirittura una "statura di statista".
Da mesi Berlusconi è impegnato in una gara di servilismo con Fini per cercare di ingraziarsi i poteri sovranazionali, nella speranza di convincerli a continuare ad appoggiarlo. Qualcuno ricorderà le dichiarazioni di Berlusconi nel suo viaggio in Israele nei primi giorni del febbraio ultimo scorso, quando, dopo aver ringraziato Israele di esistere, il Presidente del Consiglio, unico fra gli esponenti politici "occidentali", si lanciò in una celebrazione entusiastica dell'operazione "Piombo Fuso", il martirio di Gaza della fine del 2008. Poi Berlusconi si esibì anche in attacchi all'Iran ed all'ENI, colpevole di continuare ad investire nello stesso Iran. Non contento di questa ed altre piaggerie, Berlusconi rilanciò anche la vecchia proposta Pannella-Bonino di invitare Israele a far parte dell'Unione Europea
Si erano inventati un emendamento proprio interessante...
Zitti zitti, nel disegno di legge sulle intercettazioni avevano infilato l'emendamento 1.707, quello che introduceva il termine di "Violenza sessuale di lieve entità" nei confronti di minori.
Firmatari, alcuni senatori di Pdl e Lega che proponevano l'abolizione dell'obbligo di arresto in flagranza nei casi di violenza sessuale nei confronti di minori, se - appunto - di "minore entità".
Ci stanno raccontando che non ci sono più risorse, che sono necessari ulteriori sacrifici ai cittadini... Basta menzogne! Le risorse per l'Italia ci sono
Basta con le marchette verso le lobby finanziarie, le banche e il sionismo di Israele. Le risorse finanziarie ci sono, per L'Aquila, per i lavoratori, per i precari, per le imprese sane, per i servizi pubblici, per le nuove generazioni, per l'ambiente e la salute.
I parlamentari e i giornalisti ritrovino dignità e amore per il loro paese.
di Ferdinando Rossi
169 miliardi di €, tra maggiori entrate e riduzioni di spesa risorse per governare la crisi e costruire più benessere per gli italiani
In mezzo al collasso generalizzato delle borse e dei mercati finanziari mondiali, l’Italia e la Gran Bretagna si aggiungonono ai piani dell' “adeguamento selvaggio” che l’FMI e la banca usuraria internazionale esigono dagli Stati europei per “rifinanziare” i loro debiti ed evitare un fallimento a catena del sistema finanziario.
Martedì l'Italia si è aggiunta al club europeo delle manovre economiche, tagliando il suo bilancio sugli stipendi, la spesa ed i piani di aiuti sociali, che avranno un impatto sui lavoratori dipendenti e sulla massa meno protetta della società italiana.
C’è un’ironica coincidenza nel fatto che un siluro verso il governo Berlusconi sia partito dalla casa che il ministro Claudio Scajola ha di fronte al Colosseo, dato che quel monumento costituisce uno dei principali bersagli delle privatizzazioni dei beni culturali che questo governo sta portando avanti. Il ministro alla privatizzazione dei Beni Culturali, Sandro Bondi - anche lui oggetto di un’inchiesta giudiziaria -, aveva appena impostato un piano di privatizzazione per gli scavi di Pompei, con un espediente già collaudato per la rapina dei patrimoni immobiliari delle Università e del Demanio dello Stato, cioè le fondazioni miste pubblico/privato, in cui il pubblico fornisce il bene pubblico in oggetto, ed il privato invece ci mette la manina che se lo frega.
Il lento smantellamento dello Stato sociale nelle economie metropolitane cammina parallelo all’indebolimento progressivo dello Stato di Diritto ed è sempre maggiore il divorzio tra l’ideologia liberale classica e le politiche concrete che regolano la vita quotidiana. Stiamo assistendo a una rinascita del fascismo?
Ovunque un’economia di guerra è giustificata dalla necessità di combattere un ipotetico nemico esterno di dimensioni apocalittiche (ieri era il comunismo, oggi, il terrorismo) e si rafforza un ordine sociale che promuove allo stesso tempo un feroce individualismo e un gregarismo alienante, instaurando il regno del più forte, la legge della selva, la competizione feroce ed il principio utilitarista secondo il quale il fine giustifica tutto.