La Svezia è stata a lungo considerata una pioniera nell'abolizione del contante.Secondo un recente studio del Consiglio commerciale svedese, i contanti non avranno più un ruolo nelle transazioni di pagamento giornaliere già dal 2023. Le banche private svedesi avranno così terminato una campagna a lungo termine che annuncia una nuova era che potrebbe di fatto sigillare la fine del monopolio monetario dello Stato e quindi apre loro prospettive di reddito finora insospettate.Tuttavia, i rischi e gli effetti collaterali di questo sviluppo sono enormi e l'unico vantaggio possibile per il cliente finale è e rimane la "comodità". Di Jens Berger Schweden und die Abschaffung des Bargelds
Quando si tratta del trionfo dei sistemi di pagamento senza contanti, la Svezia viene spesso presentata come pioniera.In Svezia, puoi già pagare un parchimetro e servizi igienici pubblici tramite l'applicazione sul tuo smartphone e persino i senzatetto, secondo i resoconti dei media, hanno lettori di carte e terminali per pagamenti senza contanti.Resta da vedere se è vero, ma è cinico in tutto.
Recentemente, il Tribunale nazionale spagnolo ha accusato me e due compagni del reato di finanziamento al terrorismo. Gli eventi si sono svolti nel 2014 e 2015 quando, in occasione delle brutali invasioni di Gaza da parte dell'esercito israeliano, con terribili conseguenze di morte e distruzione, l'organizzazione politica Red Roja ha deciso di chiedere contributi finanziari per aiutare il popolo palestinese attraverso un conto corrente sul proprio sito web. I fatti sono gli stessi descritti nel documentario "Gaza", che ha ricevuto il premio Goya per il miglior cortometraggio dello scorso gennaio. Lo scorso giugno, il 6° tribunale istruttorio della Corte nazionale ha respinto l'archiviazione del nostro caso e la citazione ordinaria a comparire è stata emessa, presumibilmente per aver trovato "indici sufficienti di criminalità". La sua dichiarazione è arrivata dopo che la nostra difesa ha presentato un documento che accredita la destinazione finale dei fondi: la ricostruzione delle strutture sanitarie distrutte negli attacchi.
IL PARADISO PERDUTO: LE REALIZZAZIONI MONETARIE DEI ROMANI Tratto da: Money, the unauthorised biography, di Felix Martin, Random House, 2013, pag.74 Con ogni anno che passa, ci rendiamo conto che i risultati tecnologici del mondo romano sono più grandi di quanto pensassimo. Cinquant'anni fa, tendevamo a ritenere che Virgilio si diffondesse in un famoso passaggio dell'Eneide: che i romani potrebbero non essere stati molto bravi nella scienza, nella tecnologia o nelle arti, ma che avrebbero compensato eccellendo nel loro vocazione a costruire imperi e governare il mondo. 1 Ora sappiamo che i loro generali possiedono computer e che i loro imprenditori costruiscono fabbriche meccanizzate. 2 Ma se i risultati tecnologici di Roma erano impressionanti, non sarebbero stati nulla rispetto alla sua raffinatezza finanziaria. Nel giro di pochi secoli dalla sua nascita nell'Egeo, il denaro era ovunque a Roma. L'infrastruttura finanziaria era vasta e complessa.
Jeffrey Epstein era un nome poco conosciuto in Europa, prima del recente scandalo e arresto. I media europei stanno trattando il caso, a modo loro, come vedremo. Nel frattempo, negli Stati Uniti, la miccia del più grande scandalo di pedofilia della storia è acceso. L'imminente esplosione lascerà qualche vittima sul campo... Jeffrey Epstein ha 66 anni, prima di fondare una propria società di gestione ha avuto una carriera nella banca privata Bear Stearns. La sua discrezione con i clienti, e una rubrica molto ben fornita che lo porta a incontrare le personalità più ricche e famose del mondo - politici, uomini d'affari, star del cinema. Acquisisce preziosi mandati di gestione che lo rendono molto ricco. La sua attrazione per donne molto giovani, o piuttosto troppo giovani, non è un segreto per nessuno.
Il Consiglio europeo ha deciso di nominare alla presidenza della Commissione europea la tedesca Ursula von der Leyen e alla presidenza della Bce la francese Christine Lagarde.
La nomina delle due donne politiche evidenzia quattro importanti dati di fatto: La ulteriore dimostrazione che la Ue è un organismo intergovernativo e per nulla democratico, neanche in modo formale. Infatti, nella formazione delle decisioni della Ue prevalgono i governi nazionali: la nomina di von der Leyen e Lagarde è stata decisa dal Consiglio europeo, composto dai capi di governo e di Stato dei Paesi Ue. Il Consiglio europeo è l’organismo di gran lunga più importante della Ue, avendo compiti legislativi, di indirizzo politico complessivo, e di nomina dei membri della Commissione e della Bce. Le due nomine, fra l’altro, sono state fatte prima che il Parlamento europeo eleggesse il suo presidente e ormai il Parlamento può intervenire solo per ratificarle.
Quando ci si trova di fronte ad un problema insormontabile, le uniche alternative sono quelle di arrendersi all’evidenza o tentare di cavalcarlo trasformandolo in un’opportunità. Le multinazionali del petrolio, per nulla intenzionate a estinguersi in un futuro dove l’inquinamento e i cambiamenti climatici promettono di farla da padrone e i combustibili fossili siedono in prima fila al banco degli imputati, hanno senza dubbio realizzato come l’unica scelta fattibile fosse la seconda e occorresse attivarsi in fretta per perseguirla. Così, accanto agli sforzi ciclopici profusi nell’intento d’influenzare l’agenda politica mondiale...affinché ogni progetto che potesse ledere i loro interessi restasse impaludato nelle sabbie mobili della burocrazia e le controversie all’interno del mondo scientifico venissero esacerbate, producendo un immobilismo che potesse giocare a loro favore, hanno pensato bene di proporsi in prima persona come improbabili attori di una “rivoluzione verde” che per forza di cose non potrà mai essere nelle loro corde.
La Camera dei Deputati ha approvato all’unanimità una mozione che dà via libera all’introduzione dei minibot, titoli di Stato di piccolo taglio da utilizzare per pagare i debiti della pubblica amministrazione. Dalla Banca Centrale europea è arrivato un brusco stop, con il presidente Mario Draghi che li ha bollati come “valuta illegale” e “nuovo debito”. Nel governo il Premier Conte e il Ministro dell’economia Tria hanno già stoppato l’idea, tanto cara invece alla Lega, ed in particolare al Presidente della Commissione Bilancio di Montecitorio Claudio Borghi che è uno degli ideatori. Lo Speciale ha chiesto un commento in merito all’economista Antonino Galloni, già direttore generale del Ministero del Lavoro, della Cooperazione, dell’Osservatorio sul Mercato del Lavoro, Politiche per l’Occupazione Giovanile e Cassa Integrazione straordinaria nelle grandi imprese. Ha ricoperto anche l’incarico di sindaco all’INPDAP, all’INPS, all’INAIL in rappresentanza del Ministero del lavoro e all’OCSE. È presidente del Centro Studi Monetari, un’associazione per lo studio dei mercati finanziari e delle forme di moneta emettibili senza creare debito pubblico. La persona quindi più accreditata a parlare di minibot e di incidenza sul debito pubblico.
Se credevate che dopo il Trattato di Maastricht, il Fiscal Compact e l'Output Gap l'Entità Europoide avesse esaurito il suo già ricchissimo arsenale di proiettili da utilizzare contro l'Italia vi sbagliate di grosso. Andiamo con ordine: la Cassa Depositi e Prestiti è una fondamentale istituzione finanziaria italiana che dall'unità d'Italia amministra il risparmio postale generalmente finanziando gli Enti Locali ma anche acquistando quote di assets nazionali considerati strategici. Ormai si tratta di uno dei pochi polmoni finanziari in mano allo stato per indirizzare e coordinare l'attività economica della nazione. Altra cosa da aggiungere è che la sua proprietà è in buona parte in mano al Ministero del Tesoro ma ci sono anche delle piccole partecipazioni in pano alle fondazioni bancarie italiane.
Lettera aperta ai membri del Movimento 5 Stelle: Alberti, Fico, Pesco, Pisano, Ruocco, Villarosa
Egregi, vi informo del fatto che è pendente presso il Tribunale di Genova una causa civile (RG 2035/2018) volta a far riconoscere il ritrovamento di 25 miliardi di euro non contabilizzati da Banca CARIGE che, se opportunamente aggiunti nel bilancio, renderebbero superflue altre azioni del cosiddetto salvataggio.
Il Tribunale sino ad oggi ha rifiutato, nell'ordine: l'Accertamento Tecnico Preventivo (chiesto nel 2017), la nomina di un curatore giudiziario (nel 2018), l'istruttoria, la CTU, l'audizione dei testimoni e quant'altro avrebbe portato alla scoperta di detto patrimonio occultato il cui rinvenimento avrebbe salvato la banca. La causa è ancora in corso e farò il possibile perché il Tribunale si degni di guardare le carte, ovvero disponga apposita perizia contabile forense su tale ritrovamento.
Sta facendo molto
discutere il servizio di Alessandro Giuli sulle origini del debito
pubblico italiano andato in onda qualche giorno fa all’interno del
nuovo programma di Rai 2, “Povera Patria”. Secondo i critici –
tra cui luminari dell’economia come Riccardo Puglisi, Mario
Seminerio e, ça va sans dire, l’immancabile Luigi Marattin -, le
colpe del servizio sarebbe sostanzialmente tre: di aver
“propagandato” sulla televisione pubblica la presunta madre di
tutte le bufale economiche: il signoraggio (ussignor!); di aver
individuato nel cosiddetto “divorzio” del 1981 tra Banca d’Italia
(BdI) e Tesoro la causa principale della successiva esplosione del
debito pubblico italiano; e di aver insinuato – seppur
indirettamente – che la soluzione al problema del debito pubblico
sarebbe di tornare ad un regime simile a quello pre-divorzio, cioè
di monetizzazione (più o meno parziale) del deficit/debito pubblico
da parte della banca centrale.
Il presidente francese Emmanuel Macron, ex banchiere e agente del grande capitale, condanna i Gilet gialli come “violenti” e dice che “sono un gruppo di agitatori che vogliono rovesciare il loro governo” e il suo portavoce li definisce “un branco di cani pieni di odio”.
Non è violenza esigere un cambiamento sociale o delle riforme e resistere all’oppressione e all’abuso di potere. Violenza è, invece, il denaro nei paradisi fiscali, rubando ai contribuenti; è portare all’estero le fabbriche per pagare meno salari e per evitare i controlli sanitari ed ecologici, incoraggiando così una disoccupazione di massa che aiuta ad abbassare i salari in Francia.
Violenza è tagliare i servizi negli ospedali e nei ricoveri per gli anziani, eliminare scuole, cliniche , uffici pubblici nei piccoli comuni ai quali, oltretutto, si tagliano treni e trasporti obbligando tutti a dipendere dalle auto.
La prestigiosa rivista anglosassone MoneyWeek rende conto dell’attuale conflitto tra governo italiano e UE sul deficit di bilancio. Le richieste italiane sembrano assolutamente ragionevoli data la congiuntura economica e la situazione del paese, ma l’UE non vuole transigere dalla sua consueta richiesta di austerità. Le autorità europee contano solitamente sul fatto che “i mercati” costringano i paesi ribelli a piegarsi ai voleri di Bruxelles, ma stavolta le condizioni sono diverse, e le sanzioni UE non possono spaventare nessuno. L’Italia sta sfidando la UE sulla spesa pubblica. Ma, questa volta, i mercati non vengono in aiuto di Bruxelles. E questo sarà un bel problema per l’UE. Gli interessi sul debito pubblico esploderebbero. Le banche sarebbero in pericolo. Le aziende rimarrebbero senza liquidità e i capitali abbandonerebbero il Paese. In breve tempo, si instaurerebbe una spirale negativa. Mentre il sistema finanziario si avvierebbe verso il collasso, il governo “populista” italiano sarebbe costretto ad abbandonare le sue stravaganti promesse elettorali, abbassare i toni, e obbedire agli ordini della UE.
I trattati europei e l’euro, imponendo austerità e inibendo l’implementazione di politiche economiche su misura per le necessità dei singoli Paesi, hanno ottenuto il risultato opposto a quello previsto dai decisori politici e dalla dirigenza della Banca d’Italia negli anni’80 e ’90: il debito pubblico italiano è aumentato. Il debito pubblico è in Italia uno dei temi principali, se non il principale, attorno al quale ruotano il dibattito economico e le scelte politiche. Il debito pubblico, giudicato eccessivo, è stata una delle motivazioni per l’adesione all’euro e ai trattati europei, allo scopo di costringere governi e parlamenti a una maggiore disciplina di bilancio, incidendo anche oggi sulle scelte di spesa e di politica economica. La maggior parte del debito pubblico attuale si è formata tra l’inizio degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, raddoppiando dal 59,9% sul Pil del 1981 al 124,9% del 1994. Nonostante i vincoli europei alla spesa pubblica, oggi il debito risulta superiore ai livelli dei primi anni ’90, raggiungendo il 131,8% sul Pil contro il 75,7% della media Ue e il 79% della media dell’area euro, ed essendo inferiore in Europa al solo debito greco.
Il dibattito critico sull’euro è mainstream in Italia. L’attuale governo è una coalizione che comprende le tradizioni politiche sovraniste di sinistra e di destra. L’economia è l’epicentro della discussione. Fino all’inizio di questa settimana, il governo italiano ha tenuto fermi i suoi fondamentali impegni su una maggior redistribuzione e un minor carico fiscale. Tutto ciò ha spaventato i mercati, e da maggio 2018 i rendimenti dei titoli pubblici è raddoppiato. Le agenzie internazionali di rating e i mercati stanno esercitando ulteriori pressioni. La Commissione europea richiede, ancora una volta, disciplina fiscale. Il professor Cesaratto ha contribuito in maniera importante al dibattito post-keynesiano, concentrando l’attenzione sulla teoria della crescita e dell’innovazione, sulle riforme delle pensioni, sull’economia monetaria e la crisi europea. Per questa ragione, è anche una fonte spesso citata in quello che adesso è il dibattito euro-critico, ormai divenuto mainstream in Italia.
Alcuni di voi non sapranno che attualmente non è lo Stato a emettere la carta moneta ma sono delle banche private, sia pur denominate Banca d’Italia od attualmente BCE, che si sono appropriate del diritto di emettere carta moneta per conto dello Stato, il quale a sua volta ripaga questo debito con l’emissione di Buoni del Tesoro che vengono posti in vendita dalle banche stesse guadagnandoci ulteriormente. Perciò capirete che per risolvere il problema del debito pubblico e degli interessi pagati e restituire allo Stato la sua dignità ed autonomia finanziaria è assolutamente necessario che l’emissione cartacea del denaro ritorni allo Stato. Inoltre siccome attualmente non c’è più alcuna trasferibilità fra la moneta ed il suo equivalente in oro ciò significa che -di fatto- il denaro che circola è semplice carta colorata e che in qualsiasi momento il suo valore convenzionale può scomparire del tutto.
In questo articolo Zero Hedge nota come la grande banca speculativa Goldman Sachs si stia impegnando a tenere salde le mani sulle politiche finanziarie in Europa. Mentre Mario Draghi si accinge a terminare l’incarico alla BCE, Goldman Sachs colloca un altro dei suoi allievi nelle stanze dei bottoni, riuscendo a farlo nominare viceministro delle finanze del nuovo governo tedesco. Dopo aver collocato i propri allievi nella maggior parte delle banche centrali, Goldman Sachs sta ora puntando ancora più in alto: dritto ai governi nazionali. Lunedì mattina, un portavoce del ministero delle finanze tedesco ha affermato che il co-direttore della sezione tedesca di Goldman Sachs, Joerg Kukies, diventerà viceministro delle finanze nel nuovo governo tedesco.
Come costringere l’Italia a ridurre il suo debito pubblico, costi quel costi?
L’ossessione di Merkel e Macron emerge chiara, ancora una volta, dal documento firmato da quattordici economisti franco-tedeschi finanziati dal centro studi CEPR. Sergio Cesaratto, docente di “Politica Economica ed Economia dello Sviluppo” all’Università di Siena e ricercatore alla Sapienza, ci descrive l’ultima proposta di riforma dell’assetto europeo, un viaggio nel surreale che di nuovo non ha proprio nulla: “i mercati devono penalizzare i Paesi con alto debito pubblico, il surplus commerciale tedesco non crea danni e il problema della disoccupazione non esiste“.
Durante l'VIII e il XV secolo prevalse in Europa un sistema politico ed economico che ha ricevuto il nome di feudalesimo.Era un sistema organizzato attorno alla proprietà della terra, in cambio di schemi di vassallaggio, protezione, lavoro e distribuzione della produzione agricola.Nella classica descrizione di Marc Bloch, lo schema gerarchico ruotava attorno ai tre strati della società: nobiltà, clero e produttori rurali.In genere i signori feudali, saldamente alloggiati nei loro castelli, fornivano protezione ai produttori agricoli in cambio di lavoro diretto o di un tributo pagato in natura.