Dopo la controversa riunione del FMI che ha avuto luogo il 9 ed il 10 ottobre a Washington, la discesa verso una guerra monetaria e commerciale globale si è accellerata e gli USA giocano il ruolo di istigatore capo.
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Gli USA incoraggiano deliberatamente una vendita di dollari sui mercati valutari internazionali con lo scopo di far salire i tassi di cambio dei suoi principali rivali commerciali, aumentando così il prezzo effettivo delle sue esportazioni verso gli USA riducendo al contempo i prezzi delle esportazioni statunitensi ai loro mercati.
Anche se in gran parte il responsabile è il crescente disordine finanziario, Washington accusa la Cina, in particolare, di mettere in pericolo il recupero economico globale rifiutandosi di aumentare con più celerità il tasso di cambio della sua moneta, lo yuan. Agendo per ridurre il valore del dollaro, il governo degli Stati Uniti e la giunta dellaFederal Reserve fanno pressione sempre di più sui cinesi perché rivalutino, ignorando gli avvertimenti di Pechino, che un rapido aumento della sua moneta danneggerà le sue industrie di esportazione, provocando licenziamenti in massa e rivolte sociale.